Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







mercoledì 25 dicembre 2013

Buon Natale!!!

Buon Natale
a tutti!!!

Riflessioni

Riflettevo sul fatto che quest'anno sono comparse nel blog molte meno tecniche miste rispetto all'anno precedente. Non è una riflessione tipicamente natalizia...Penso sia meglio rinviarla ad un altro momento...

sabato 21 dicembre 2013

Strutture artificiali

Frutto di un intenso, lungo e laborioso lavoro, pubblico oggi una tecnica mista su carta: Strutture artificiali. Anche disegnare e dipingere non è una passeggiata. Concentrazione, tempi tecnici, e una continua lotta per non perdere il filo del discorso, e non sempre poi tutto questo può sortire risultati soddisfacenti. Anche fare l'operatore artistico ha i suoi lati difficili e comporta le sue fatiche...




Strutture artificiali
Tecnica mista su carta
2013


venerdì 20 dicembre 2013

Dobbiamo trovare il coraggio di dire basta alle operazioni masochistiche!

Svendere gli asset strategici del Paese è una follia. Oltretutto è molto triste notare come il governo abbia così grandi difficoltà a recepire che nella questione Telecom confluiscano questioni di sicurezza Nazionale. E dobbiamo sempre tenere presente che l'iniziativa economica privata ' non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.' (art. 41 della Costituzione) Il primo compito che un governo dovrebbe svolgere sarebbe quello di fare presente a chi viene ad investire in Italia che in questo Paese c'è una carta Costituzionale da rispettare, quindi di promuoverla, di farla conoscere. Questo articolo 41 va fatto presente a chiunque intenda investire in Italia.
In Italia abbiamo poi svariati casi nei quali la svendita a compagnie concorrenti ha arrecato danni sociali, ed è stata l'inizio dello smantellamento dell'acquisita, in alcuni casi della sua pura e semplice soppressione.
Questi non sono investimenti!
Che una compagnia indebitata per miliardi di euro (a quanto pare) abbia le carte in regola per salvare se stessa e l'acquisita suscita quantomeno perplessità. Ma pare che questa operazione sia un giochetto di prestigio cui concorra il famigerato ESM! Decine di miliardi di euro escono dall'Italia per confluire lì, mentre la disoccupazione aumenta, la domanda diminuisce e la gente comincia a morire di fame e di freddo. Questi soldi vengono dati anche alle banche spagnole.
La compagnia indebitata per miliardi di euro prende dalle banche questi soldi a prestito e con questi vorrebbe acquisire Telecom. Come dire che ci stanno comprando con i nostri soldi, e a debito! Come dire che siamo ancora in presenza di operazioni masochistiche e controproducenti per il nostro Paese da un lato e furbesche dall'altro!
Un motivo in più per diffidare dei un ESM che fa orecchie da mercante rispetto alla sentenza della Corte Costituzionale Tedesca!

lunedì 16 dicembre 2013

Richieste da inoltrare alla Corte Costituzionale

Sarebbe estremamente opportuno e quantomai auspicabile che il Parlamento chiedesse di passare al vaglio della Corte Costituzionale  il trattato ESM o Meccanismo di Stabilità Europeo, così chiamato con chiaro intento imbonitore e da strategia di mercato più che con intento descrittivo, poiché come emerge da molti studi, sono tanti i lati oscuri che lo accompagnano e vi si potrebbero scrivere fiumi di parole in proposito. Questa richiesta andrebbe incontro alle istanze estremamente preoccupate di moltissimi cittadini e ad un atteggiamento improntato al principio di prudenza, nonché ad un atteggiamento rispettoso delle istituzioni nazionali e della Democrazia. Che male c'è quindi ad inoltrare una simile richiesta?!
Anzi, una simile richiesta dovrebbe essere inoltrata anche per il Fiscal Compact, benché appaia chiaro, a questo punto, che il Pareggio di Bilancio in Costituzione, che tra l'altro un sempre maggior numero di economisti definiscono un 'economicidio', sia stato voluto proprio nell'intento di evitare l'incostituzionalità dello stesso, cioè a dire che senza quelle modifiche sarebbe stato certamente incostituzionale. E questo naturalmente significa anche che la Costituzione così com'era, rappresentava un vero e proprio scudo contro l'economicidio. Un motivo in più per diffidare dei cambiamenti che vi si vogliono ulteriormente apportare.
L'Italia smetta di essere masochista, smetta di ascoltare i 'consigli senza coda', e usi la propria testa!
Il Parlamento chieda di passare al vaglio della Corte Costituzionale il Fiscal Compact e il trattato ESM!!!

lunedì 2 dicembre 2013

Perché sono contrario al dimezzamento del numero dei parlamentari

Sono un cittadino che crede nella Democrazia e in chi la difende, nelle istituzioni e in chi le difende, nella Costituzione (l'inosservanza della quale ha portato a tale degrado) e in chi la difende, e come tale faccio mio l'invito di quest'ultima, specificamente nel suo art.4 che campeggia parzialmente qui sopra, di svolgere una funzione che concorra al benessere materiale o spirituale della società. E' così quindi che, sotto l'invito della Costituzione, ma anche sotto l'invito di chi chiede partecipazione e concorso di idee, di chi chiede molto saggiamente di esprimerle con schiettezza (lasciando presumere di fare altrettanto suppongo), che mi accingo con serenità e pacatezza, pacificamente e democraticamente, rispettoso delle altrui opinioni ma soprattutto di chi le esprime, a proporre le mie circa il tema del dimezzamento del numero dei parlamentari.
E' una questione molto delicata. mi rendo conto...
L'Italia ha una sua storia, per altro nobilissima e millenaria, sue caratteristiche, sue prerogative, sue specificità che non si possono ignorare. Se vogliamo ha una sua anima, un suo sentimento, ma soprattutto ha tutta la capacità di trovare le risposte giuste e appropriate secondo la propria personale esperienza e secondo il momento storico in corso, senza il bisogno di andare a scopiazzarle, anche perché queste risposte molto probabilmente vivono già tra le pieghe, per così dire, della Costituzione, basta andare a cercarle ed applicarle.
Andare a scopiazzare acriticamente soluzioni da altri Paesi è una operazione antistorica ma soprattutto priva di logica e di senso, nonché densa di rischi.
Ciò che funziona in un determinato contesto infatti non è detto che funzioni in un contesto completamente diverso solo perché lì funziona bene!
Quello che nasce in un determinato contesto è funzionale a quel contesto e naturalmente è stato pensato in quel contesto e per questo gli è congeniale. Importare pedissequamente soluzioni politiche tali e quali e pretendere che funzionino in un contesto completamente diverso è piuttosto bizzarro e pretenzioso e sottopone il Paese a tutta una serie di rischi inutili per non dire potenzialmente dannosi, che non è proprio il caso in questo momento di andare a correre. Oltretutto per certe iniziative è sempre meglio ricorrere al giudizio popolare, dopo aver fatto opera di divulgazione seria ed imparziale.
Troppo facile e troppo demagogico fare ricorso all'arma del risparmio per imporre l'idea di questo dimezzamento, quando ci sono decine di miliardi di euro che all'insaputa della stragrande maggioranza della popolazione lasciano l'Italia per finire dopo vari passaggi in banche straniere che poi  magari ti comprano le aziende nazionali!
Se si vuole veramente il risparmio si può facilmente dimostrare disponendosi ad impedire queste dinamiche che paiono decisamente perverse, questi giochi di prestigio e di potere, e questa emorragia di denaro che lascia a bocca asciutta l'Italia, che ne sarebbe così bisognosa, altrimenti il sospetto legittimo che si tratti solo di pura e semplice demagogia si rafforza. E se si tratta di demagogia allora vuol dire che non è quella del risparmio la ragione e così se non è quella del risparmio allora qual'è? Il fatto è che questa idea del dimezzamento è un' idea che sembra provenire da fuori d'Italia, non so esattamente da dove ma certamente non può nascere in Italia.
Si tratta pertanto probabilmente di ingerenze e si identificano probabilmente con i già citati 'consigli senza coda', consigli cioè dispensati per beneficiare non il consigliato ma il consigliere, consigli per avvantaggiare chi consiglia!
E l'Italia nel corso degli ultimi venti anni è stata letteralmente subbissata di consigli senza coda.
In effetti il dimezzamamento del numero dei parlamentari sembra rappresentare espressamente la prossima tappa di un processo che sembra sortire il risultato di smantellare il sistema Italia, processo che evidentemente rischia di indebolirla sempre più la nostra Italia, e di metterla in condizioni di non poter fare altro che tacere di fronte ai diktat esterni, processo che si somma a quello di deindustrializzazione dovuto alle svendite ai privati delle aziende pubbliche e alle politiche del ventennio appena trascorso, politiche nei confronti delle quali occorrerebbe una assoluta discontinuità. Non si può continuare sulla stessa linea sarebbe masochistico.
E' un processo che nel suo insieme sortisce l'effetto con ogni evidenza di sottrarre la sovranità al popolo italiano che nalla fattispecie vedendosi diminuire il numero dei parlamentari vede diminuire in modo direttamente proporzionale anche il grado di rappresentatività, e sì che la Costituzione dichiara espressamente la sua sovranità. Ma in barba al popolo si vuole dimezzare, una operazione che con ogni evidenza non ha niente ma proprio niente di sinistra. Neanche un bruscolino di questa operazione ha il benché minimo sentore di sinistra!!! Se ne compiacerà la destra!

Ma che ci sia una gran confusione oggi tra ciò che è di destra e ciò che è di sinistra lo si evince da tutta una serie di osservazioni così evidenti che sarebbe inutile stare qui a rimarcarli.
Ed è giusto quindi che da questa confusione ne tragga vantaggio il movimento cinque stelle, molto più coerente con se stesso.

Ma per capire meglio perché secondo me è dannoso dimezzare il numero dei parlamentari penso che sia utile fare un parallelismo.
Ciò a cui dobbiamo pensare quando ci riferiamo al Parlamento è ad un organo che equivale a quello che è il sistema nervoso centrale (SNC) per il corpo umano. E possiamo pensare ai parlamentari come ai neuroni di questo sistema nervoso centrale. Ora tutti noi sappiamo che maggiore è il numero dei neuroni e maggiore è il numero delle probabili connessioni sinaptiche tra gli stessi e di conseguenza maggiore è il grado di intelligenza di una persona.
Ne deriva che maggiore è il numero dei parlamentari e maggiore è il numero delle potenziali connessioni tra essi che ne può derivare, cosa che farebbero di un parlamento un organo veramente pensante e intelligente, capace non solo di rappresentare il popolo, ma anche di trovare la risposta creativamente più adatta ad una determinata situazione. Ecco che il parlamento mantenendo il numero dei parlamentari che gli sono stati assegnati dall'Assemblea Costituente, può trasformarsi con un po' di buona volontà in un luogo di grande opportunità creativa. Usando con un po' di disinvoltura alcuni concetti di Vygotskij, noto filosofo e pedagogista russo, potremmo affermare che il parlamento potrebbe rappresentare l'estensione di ogni 'zona prossimale di sviluppo' di ogni parlamentare.
Invece invocare il brusco dimezzamento del numero dei parlamentari con la semplice scusa del risparmio (piuttosto debole come scusa!), in altri termini sarebbe come invocare il dimezzamento del numero dei neuroni in un sistema nervoso centrale. Riflettiamoci, chi di noi sarebbe disposto dimmezzarsi il numero dei neuroni? Nessuno credo!
Viene così da chiedersi se per caso non sussista una volontà che agendo sotterraneamente cerchi di diminuire in generale la capacità di pensiero del parlamento stesso ma anche più in generale, per impedire alle critiche di esercitare il ruolo costruttivo che le contraddistingue e che ne fa degli elementi di irrinunciabile utilità. Nel mondo di oggi c'è infatti un forte bisogno di critiche e cercare di ghettizzarle non è utile per nessuno.
Ecco che quindi, con ogni evidenza, ci troviamo di fronte ad un altro processo masochistico, che rischia di danneggiare ancora una volta l'Italia, di ridurne la voce, già abbastanza fioca, come se non ci fossero già abbastanza problemi in Italia dovuti al suo spiccato masochismo.

Visti e considerati i rischi che il dimezzamento del numero dei parlamentari comporta, ritengo che sia estremamente più saggio e responsabile, nonché rispettoso, rimanere nel solco di una tradizione autenticamente autoctona, che trae origine dal territorio, dalla vita politica vissuta, masticata e digerita in diretta, meglio mantenersi nel solco della Costituzione e dell'Assemblea Costituente, memore dell'esperienza della seconda guerra mondiale e del ventennio fascista, e quindi anche per questo capace di forgiare una Costituzione che contiene tutti gli anticorpi necessari per impedire che simili derive ritornino, ma depositaria di tutta l'esperienza immediatamente precedente ivi compresa quella del Risorgimento. E' di un nuovo Risorgimento che abbiamo bisogno non del dimezzamento del numero dei parlamentari!

Concludendo e riassumendo, le ragioni per cui sono contrario al dimezzamento del numero dei parlamentari sono le seguenti:
1) Ci sarebbe una minore rappresentatività del popolo italiano;
2) Ci sarebbe un minor apporto creativo, una minore ricchezza e varietà di pensiero, minori risorse umane;
3) Sarebbe più facile selezionare (magari da qualche scuola e università privata particolarmente costosa!), imporre, e far eleggere soggetti scelti dall'alto e quindi conseguentemente imporre scelte dall'alto in generale! Soprattutto in un sistema  elettorale privo di 'preferenze'!
4) Sarebbe tutto quanto maggiormente elitario, ove l'elemento discriminante dell'elite sarebbe la ricchezza monetaria e non quella intellettuale, in totale difformità con la Costituzione;
5) Sarebbe minore l'energia da spendere se malauguratamente si volesse comprare, corrompere eventuali parlamentari. La storia insegna e nessuno si scandalizzi  perché abbiamo degli esempi recenti.
6) Sarebbe più facile quindi soverchiare una maggioranza, e più semplice controllare, influenzare e dirigere dall'esterno determinate scelte, magari contro la volontà popolare, con conseguente instabilità politica.

Ora mi chiedo: c'è qualcosa di sinistra in tutto questo?
E c'è qualcuno di sinistra che in tutta onestà se la sente di dire che tutto questo è di sinistra?
Inoltre non ho mai avuto il piacere di sentir dire a chi proclama il dimezzamento del numero dei parlamentari come se fosse la panacea di ogni male, perché si dovrebbe dimezzare, quali sono le ragioni. Il risparmio? Abbiamo già appurato che non è così, e quindi cosa? Tutti coloro a cui ho sentito dire con grande leggerezza che occorre dimezzare non hanno mai, e dico mai e poi mai, spiegato il perché! E sì che avrei ascoltato con grande interesse! In ogni caso sembra piuttosto evidente il timore di innescare un serio dibattito sull'argomento e non basta certo a dirimerlo un semplicistico: perché là ne hanno meno!
L'Italia non è là, l'Italia è qua! Ed ha la sua storia che non può essere né violentata né misconosciuta!!!

Radici

Come credente laico sento che è molto utile rintracciare quelle che sono le nostre radici giudaico-cristiane.
E' sufficente leggere la Bibbia per ricollegarsi a queste radici e poterle così rivedere da vicino.
Ma la Bibbia è vasta e spesso non facile da assimilare e per molti la sua lettura si presenta quasi proibitiva e devo dire che questo non stupisce trattandosi di una moltitudine di pagine densissime e ricchissime di dati, di nomi, di nozioni, di leggi, di storie ecc. Ma proprio per queste ragioni credo che sia molto utile un suggerimento, quello di concentrarsi su alcune parti specifiche di essa invece di leggerla estesamente come se si trattasse di un romanzo.
Sarebbe molto proficuo per esempio concentrare la propria attenzione su quelli che sono definiti i 'libri sapienziali ', che rappresentano un condensato veramente interessante di saggezza e di storia della saggezza, ricco di stimoli interessantissimi anche per chi si dichiara refrattario a qualsiasi tipo di contatto con la religione in generale o per chi si dichiara adirittura ateo. Anche per un ateo infatti penso che sia estremamente saggio sapere le cose cui dice di non credere.
Molti dei  suggerimenti che si trovano in questi libri sono per altro elargiti in funzione anche di un buon governo dello Stato oltre che di se stessi.
Talvolta ci si può scoprire in disaccordo su certe questioni specifiche, su alcuni specifici punti, ma in linea di massima anche un convinto laicista potrebbe trovarsi in accordo con moltissimi di questi preziosi versetti.
Ci si chiede spesso, in un mondo che si rende estremamente sfaccettato e complesso, come poter aumentare le occasioni di dialogo e sviluppare un linguaggio comune per aumentare la reciproca comprensione. Io penso che quello di riscoprire le proprie radici possa rappresentare esattamente una di queste occasioni.
Ritengo poi che la lettura di questi libri fornirebbe un'utile suggestione a tutti coloro che sono interessati a riscoprire non solo le proprie radici e matrici culturali, ma anche a coloro che desiderino approfondire la conoscienza di sé e degli altri e che trovandosi in luoghi deputati alla gestione della cosa pubblica desiderino governare con saggezza e buon senso.

venerdì 29 novembre 2013

Come adopero il concetto di 'sintomale'

Il concetto di 'lettura sintomale' è maggiormente complesso rispetto al modo con cui io sono abituato a trattarlo. Diciamo che quella mia è una versione semplificata e un po' popolare del concetto in questione, sempre amesso che si possa parlare di 'popolare' per un concetto che invero di così popolare non ha niente.

lunedì 25 novembre 2013

Messaggistica e letture sintomali

Essere un operatore artistico ha le sue implicazioni, come quella di avere a che fare col mondo dei messaggi, visivi prima di tutto, ma direi estensivamente col mondo dei messaggi in generale.
Questo in qualche modo acuisce una certa sensibilità al messaggio ed alla sua gestione.
Capita quindi, anche per questa attitudine, di notare cose che altrimenti sarebbero difficilimente avvertibili.
Si nota per esempio con la complessificazione generalizzata del mondo contemporaneo, anche quella della messaggistica in generale, del segno, del 'sema', che tende oggigiorno a privilegiare la multimedialità e quindi la complessità strutturale del messaggio.
Alla complessità di questo mondo contribuiscono molte cose e molte funzioni del linguaggio, come quella conativa, tanto per fare un esempio, il primo che mi viene in mente tra quelli possibili.
E vi contribuiscono altresì l'esistenza dei messaggi subliminali, quelli che tendono a parlare più all'inconscio che alla coscienza vigile e attiva, esistenza che è stata studiata e acclarata. Molti fattori ancora vi contribuiscono come quelli specificamente relativi al linguaggio ed alla sua evoluzione come la sua tendenza semantica e onomasiologica, la polisemia ecc.
Ma per fare un esempio di più immediata comprensione pensiamo all'esistenza dei messaggi in codice, anche e soprattutto di ambito militare ( pensiamo ai vari film di guerra ) basati su vari livelli di complessità della cifratura.
Oltretutto sempre maggiore è il grado di intreccio ed interrelazione tra i diversi tipi di messaggio e i diversi tipi di 'veicoli' utilizzati dai messaggi per giungere al destinatario o ai destinatari e questo anche grazie alle moderne tecnologie informatiche. Anche questo dà il suo contributo a questa complessificazione.
Tutta questa complessità può avere il difetto di dare luogo alla creazione di messaggi involontari e casuali, presunti o reali, ad una messaggistica non convenzionale basata su vari livelli di lettura e di condivisione e pertanto in qualche modo talvolta da 'lessico familiare' se mi si passa l'espressione, talaltra da lessico anche più ristretto, ove possibile, poiché basata magari su connotazioni di senso estremamente soggettive anziché su denotazioni estensive ed estendibili o, se preferite, generalizzabili;
E così tutta questa complessità presta purtroppo il fianco ancora a qualcos'altro, ad un' arma tra le più temibili nel mondo dell'informazione, qualcosa che si può definire strumentalizzazione!
Come quando si cerca di far dire a qualcuno qualcosa che in realtà non dice e/o non ha detto, e magari non direbbe mai, e tutto questo perché, per qualche ragione, è utile far pensare questo a qualcuno.
Siamo così a citare nuovamente le famigerate 'letture sintomali'!
Ma come tutto questo entra a far parte del nostro quotidiano e questione abbastanza difficile da spiegare.
Dunque, ognuno di noi nel proprio quotidiano compie un certo numero di scelte rispetto ad un ventaglio di possibilità e di alternative. Spesso si presentano molteplici opzioni, ma stringi stringi le alternative veramente apprezzabili si riducono sovente a due o tre al massimo.
Ogni scelta può presentare degli aspetti secondari e non immediatamente valutabili, legati ad una serie di interpretazioni semantiche secondarie. Sono proprio questi aspetti che entrano in gioco nel fornire appigli e opportunità alle 'letture sintomali'.
Ci si può trovare così di fronte ad una situazione tale per cui prendendo una direzione si da luogo alla possibilità di una certa lettura sintomale e prendendo l'altra, parimenti, si da luogo ad un'altra di queste famigerate letture. Qualsiai sia la scielta vi è sempre, nell'ambito del possibile, la possibilità di una 'lettura sintomale'.
E si può far dire di tutto!
Per esempio fatta una certa scelta la possibile lettura sintomale che si può verificare potrebbe essere riassunta dall'espressione: ecco come ti faccio offendere qualcuno!
Oppure prendendo l'altra strada della biforcazione ci si può trovare di fronte alla generazione di un messaggio la cui lettura sintomale può essere riassunta dall'espressione: ecco come ti rendo reo! Ecco come ti rendo colpevole di qualcosa!
E questi sono solo degli esempi tra i molti possibili. Sono aspetti che giocano anche sulla funzione psicologica legata al destinatario. Ma questo aspetto ci porterebbe troppo lontano dal nostro discorso e non possiamo approfondirlo adesso.
Fantascienza? Forse, chissà. Qualcuno potrebbe rispondere di sì. Ma nell'ambito del possibile ciò è possibile!
Dopotutto con ogni probabilità ci si sentirebbe dare dell'ingenuo se pensassimo che tentativi di questo genere non sussistano nella realtà, tentativi cioè di far dire a persone cose che in realtà non dicono e non direbbero mai. Ingenuo infatti è pensare che non si verifichino anche piuttosto abitualmente. Questo è infatti sotto gli occhi di tutti! Pensate a quanti personaggi anche famosi dopo un'intervista protestano per essersi visti affibbiare opinioni nelle quali non si riconoscono o che dicono di non aver espresso! E poi chi può negare che di fronte alla possibilità di acquisire il potere di far dire a qualcuno cose che in realtà non dice, qualcuno non sarebbe tentato di mettervi la firma?!
Per fare una ipotesi un po' fanta-politica pensate come potrebbe essere usato questo potere in una campagna elettorale.

Ma forse per essere più chiari potrebbe essere maggiormente utile paradossalmente una lettura basata su esempi meno specifici, un esame più generico della questione, non saprei, vediamo...

Dicevamo che ognuno di noi nel proprio quotidiano compie un certo numero di scelte.
In ogni caso le celte che vengono compiute rispetto ad un ventaglio di possibilità, sono determinate da esigenze soggettive e personali di vario genere e ti avvicinano a determinati contesti non abituali e quindi per certi versi sconosciuti.
L'abbinamento simbolico della tua persona ad un determinato contesto sconosciuto, contesto che si identifica con tutta una serie di 'segni' e di 'simboli' particolari, può determinare la generazione casuale, spontanea e incontrollata di un determinato numero di messaggi involontari.
A questo punto nell'ambito del 'possibile' si concretizza la possibilità reale di 'letture sintomali' compiute rispetto a questi messaggi involontari. Terze persone potrebbero cioè leggere in modo 'sintomale' (Umberto Eco specificherebbe probabilmente: in modo 'cattivo'!) determinati messaggi come se fossero il sintomo prima di tutto di una volontà esplicita, e secondariamente di una volontà atta a lanciare deliberatamente ben specifiche informazioni in una determinata direzione.
Mi rendo conto che non è semplice spiegare queste cose, ma ritengo che nel mondo di oggi questo tipo di ricerche diventino sempre più importanti anche per mantenere alti i livelli di Democrazia e che sia quindi comunque importante provarci.

Comunque sia, per queste ragioni ci tengo a precisare che non sono responsabile della generazione di messaggi secondari o soggiacenti a una mia scelta scevra in verità e in tutta onestà da qualsivoglia volontà di determinarli.
Se questi messaggi sono rienuti fonte di plauso ecco che non lo merito; se sono ritenuti fonte di biasimo non merito neanche questo! Sono e mi ritengo semplicemente estraneo a questo gioco.
Ciò che ho da dire e che voglio dire non lo affido a messaggi sui generis ma lo rendo esplicito in forma semplice e ordinaria se e quando lo ritengo opportuno, in un linguaggio da leggere nella sua forma semplice e naturale.
Così invitavo a fare, per esempio, nel post " Meglio una lettura semplice".
E poi talvolta è estremamente opportuno non fare alcuna dichiarazione.
Certamente più complesso si presenta il panorama delle produzioni visive, che tuttavia non posso trattare adesso.

Concludendo: letture sintomali relative a simboli, acronimi, sigle e quant'altro un eventuale 'lettore sintomale' ritenesse di voler affibbiare alla mia volontà per i propri scopi, sono destituite in quanto tali di ogni fondamento, e in ogni caso non sono appunto frutto della mia volontà!!!

giovedì 14 novembre 2013

Unione europea come somma di inconsapevolezze?

Costruire una Unione europea attraverso una somma di inconsapevolezze, a quale Unione europea darebbe luogo? Forse a una unione che non è cosciente di sé, che contraddice se stessa e molti dei princìpi nei quali dice di credere! Eppure sembra che la strada imboccata sia proprio questa e ci sono vari campanelli di allarme a confermarlo purtroppo. E' questo infatti che emerge, almeno in Italia, da tutta una serie di segnali corroborati poi perfino da interviste dirette fatte a parlamentari della scorsa legislatura,  in merito per esempio al trattato ESM.
Emerge cioè, come essi stessi hanno confermato, che non lo hanno nemmeno letto questo trattato europeo  ma che lo hanno votato e approvato lo stesso, senza la consapevolezza di ciò che si andava approvando.
Intanto suggerirei di farlo adesso, di dare finalmente questa lettura, così da acquisire la consapevolezza delle proprie azioni e del loro peso, la consapevolezza di ciò che si è fatto!
Come cattolico insistere sulla consapevolezza e sulla coscienza rappresenta un punto fondamentale e sono certo pertanto che almeno le componenti cattoliche della società saranno propense a considerare che questo sforzo di presa di coscienza sia comunque qualcosa che va nella direzione giusta e che sia uno sforzo che vale la pena compiere.
Ma la coscienza è qualcosa che abbiamo tutti e che parla a tutti ed è quindi ragionevolmente legittimo pensare che tutti possano ricevere questo semplice suggerimento che pone la stessa cosienza al centro della nostra attenzione. E' precisamente cercando di ascoltare le reazioni della propria coscienza e cercando poi di tradurle sulla carta che scrivo in generale i miei articoli. Non dico che l'esito sia sempre dei migliori o sempre aderente al massimo grado, però ci provo.
Ma continuiamo...
L'emergere di azioni inconsapevoli in Parlamento fa subito pensare a diktat ricevuti dall'alto.
Ma fa anche pensare al 'giochetto' della pseudo fiducia, di cui non possiamo approfondire adesso la tematica, ma che possiamo sintetizzare con: vota così e non leggere, se leggi vuol dire che non hai fiducia!
E di rimando questo fa subito pensare anche al fatto che nella questione dei diktat un ruolo ce l'ha e ce lo potrebbe aver avuto l'attuale legge elettorale che non consente le preferenze e che quindi fa nominare i candidati solo dall'alto. Sarebbe così fuori luogo infatti ipotizzare il fatto che di fronte ad un posto sicuro in Parlamento qualcuno sia disposto anche ad assecondare, sempre ipoteticamente, una possibile richiesta di questo tipo: io ti candido, ma mi devi essere riconoscente, e votare come io ti dico di votare, soprattutto in certi momenti?!
E questo naturalmente sminuirebbe il ruolo della coscienza oltre a quello dell'impegno con i propri elettori.
Anche molti cittadini sono inconsapevoli di ciò che è contenuto in questo trattato, ma sono anche presi dalle beghe di tutti i giorni, dai problemi, dalle contingenze e per quanto auspicabile possa essere un'adeguata informazione non sono tenuti a farlo quanto un parlamentare.
I parlamentari sono invece lautamente pagati per sapere ciò che è contenuto nei trattati che ratificano, sono tenuti a sapere e ad informarsi ed hanno per giunta il tempo per farlo, sono lì apposta!
I cittadini comuni presi, come abbiamo detto dalle proprie beghe, non ce la fanno ad informarsi adeguatamente leggendo un trattato peraltro difficile, ma chi dovrebbe vigilare su di loro come può ritiene superfluo informarsi su di un trattato che altrimenti viene approvato nella totale inconsapevolezza?
Capita però di accorgersi degli effetti deleteri di questi trattati, effetti derivanti dalle decine di mld di euro che escono dall'Italia e di cui nessuno o pochi ci informano. Si preferisce dire ciò che entra naturalmente ma non ciò che esce!
E facendo poi le debite operazioni si scopre che si va in rosso o, se preferite, che l'Italia è contributore netto dell'Unione europea!!!
Escono dunque molti miliardi di euro per rimpinguare le casse di questo organismo, per altro solo parzialmente intergovernativo, e comuque non elettivo e dotato di immunità e privilegi di casta inauditi, che fanno pensare ai privilegi nobiliari medioevali. Tutti soldi che invece potrebbero essere usati subito per approntare un serio piano industriale, per rilanciare l'economia, gli investimenti, la ricerca, la scuola, per pagare le aziende che ancora aspettano di essere pagate!
Ma è tollerabile tutto questo?
Nessun cittadino italiano merita che il suo destino sia deciso da qualcuno che vota senza sapere che cosa vota!
E questo, nella fattispecie, dovrebbe bastare ad inficiare questo voto, il voto cioè su un trattato che potrebbe essere addirittura anticostituzionale!
Ora, io ritengo che il senso di responsabilità di cui dovrebbero essere dotati coloro che guidano o aspirano a guidare l'Unione europea, nonché il livello di consapevolezza dei princìpi che l'Ue stessa dice di condividere, dovrebbe essere abbastanza alto da ritenere nulla una votazione nella quale non c'è stata la consapevolezza di ciò che si è votato.
Altrimenti sottoponiamolo a referendum!

Sempre riguardo all'ESM, ci sarebbe poi da citare la questione riguardante la sentenza della Corte Costituzionale Tedesca del 12/09/2012, tutt'altro che lusinghiera nei confronti dello stesso.
Ebbene che cosa è successo dopo questa sentenza? Il minimo che ci si potesse aspettare è che venisse riscritto il trattato. E' per caso stato riscritto? No!
Sarebbe stato meglio considerare una sentenza che si è espressa nel senso di una limitazione dei poteri di un organismo che certamente è pensato per rendere i forti ancora più forti un domani!
Si dice che il dialogo sia importante per comprendersi reciprocamente, chi potrebbe negarlo?!
Ma il punto di partenza fondamentale per cominciare un dialogo è innanzitutto la capacità di considerare le istanze dell'interlocutore!
Che cosa è stato considerato di questa sentenza?
Considerare è faticoso e non sempre c'è la voglia o l'energia per volerlo o saperlo fare.
In ogni caso questa non può essere una giustificazione, soprattutto non può essere considerata tale per chi è pagato profumatamente per farlo.
La mancanza di dialogo è una fonte di incomprensioni e di oscuramento della coscienza e quindi potrebbe essere la fonte principale di una costruzione inconsapevole anche dell'Ue.
Chiedeiamoci quindi: una Unione europea costruita attraverso una somma di inconsapevolezze che Unione europea è?
Vogliamo davvero una Ue costruita sull'ignoranza e sull'inconsapevolezza?

lunedì 4 novembre 2013

Non possiamo non manifestare sgomento e preoccupazione

Alcune considerazioni di carattere generale circa la notizia che in Grecia sia stata approvata una legge che sanzionerebbe gli 'atti contrari all'Unione Europea' anche con due anni di reclusione.
E' difficile giudicare una legge approvata da un parlamento che non è quello tuo o, per meglio dire, quello della tua nazione, cioè quello di cui hai eletto deputati e senatori e con il quale hai quindi un certo rapporto di contiguità, se così si può dire.
Infatti c'è chi è istintivamente portato ad avere tali forme di rispetto dell'altro, in senso lato, che si manifestano anche con atteggiamenti di astinenza, continenza e di non ingerenza negli affari altrui o interni di un altra nazione.
Non c'è alcun dubbio che questa legge sia stata approvata da un parlamento di uno stato sovrano, la Grecia e che quindi questa legge riguardi espressamente il popolo greco che reagirà secondo la propria auto-determinazione, la propria coscienza, la propria volontà, il proprio istinto ecc.
E' anche difficile poi giudicare una legge che non si conosce direttamente, pare addirittura imprudente farlo, da qui tutta una serie di incertezze e di reticenze. E' poi un richiamo sempre giusto quello di adottare criteri scientifici nel proprio operare e sarebbero certo in molti a ritenere che è più scinetifico andare direttamente alle fonti per formarsi una opinione personale sulla materia dell'indagine in corso.
Ma in questo momento non ho la legge in questione sotto mano e mi fido delle impressioni ricevute e raccolte da persone maggiormente competenti di me su questioni giuridiche.
Sentirei tra l'altro la necessità di capire meglio il significato di questa definizione di 'atti contrari', nel senso che ci sono degli atti che possono essere violenti e che se per 'contrari' si intende violenti orbene, in quanto tali, sono certamente da stigmatizzare, ma questo generalmente avviene indipendentemente dal fatto che siano pro o contro una determinata cosa, in questo caso l'Unine Europea; é l'atto violento in sé che viene sanzionato.
Per cui viene fatto di pensare che sia il pensiero che vi è collegato più che l'atto in sé ad essere l'oggetto dell'attenzione della legge in questione, cioè il pensiero critico nei confronti dell'Unione Europea.
E quindi, se questo dovesse essere confermato, sarebbe veramente difficile non provare un istintivo moto di sgomento. E' questo sgomento appunto che ci chiama in causa, che chiama in causa le nostre coscienze.
Oltretutto questa legge evidentemente pare che aspiri a regolare i rapporti con l'Unione Europea, anche se all'interno di un singolo stato e quindi possiamo legittimamente pensare che provenga dai fautori del cosiddetto europeismo.
E' quindi una legge che acquista per sua natura e per sua proveninza una fisionomia che la mette in modo quasi del tutto naturale in relazione con l'UE, che ne richiama l'attenzione.
Anche questa dimensione, diciamo così, europea, insieme con l'istintivo sgomento di cui sopra ci autorizza in qualche modo a non sentirci del tutto fuori luogo nel manifestare alcuni pensieri e alcune impressioni di carattere generale che si producono istintivamente in noi.
E' qui che sentirei il bisogno di una lettura diretta della legge perchè non vorrei aver capito male.
Ma se non ho capito male dirò che dispiace veramente molto notare che ci siano delle inflessioni del senso sociale e di partecipazione, che si notano quando in certe nazioni si approvano leggi che sembrano determinate dalla paura di fronteggiare opinioni contrarie al 'pensiero unico'sull'Europa.
Sono atteggiamenti che sembravano far parte di un lontano passato e che invece rispuntano improvvisamente fuori suscitando effettivo stupore e che fanno pensare ad una regressione sociale appunto, regressione sociale che era stata temuta e intravista già da qualche tempo da persone dotate di sensibilità e intuito.
Suscita un vero e proprio sgomento e fa tristezza notare che i cosiddetti 'europeisti' sentano il bisogno di approvare leggi, di cui ho capito che la redazione sia volutamente imprecisa, ma che proprio per questa imprecisione corrono il rischio di venire applicate secondo una interpretazione eccessivamente estensiva e che rischia di andare contro la libertà di espressione cioè contro una libertà fondamentale dell'essere umano in quanto tale (se ho capito bene), libertà a cui la stessa UE si è invece giustamente uniformata.
Da qui un paradosso. Infatti è estremamente singolare e paradossale che un parlamento di uno stato sovrano, benché liberamente membro dell'UE, approvi leggi che evidentemente spera europeiste ma che tuttavia potrebbero dimostrarsi nella loro applicazione estensiva in contrasto con ciò a cui l'UE stessa si è uniformata e a cui dice di credere. E' un vero paradosso.
Infatti chi è veramente europeista nel senso più alto e democratico del termine, sa che nell'UE vige la libertà di espressione e non la mette minimamente in discussione.
E libertà di espressione significa anche sentirsi liberi di criticare l'UE stessa.
La libertà di espressione fonda la partecipazione creativa di tutti i cittadini europei alla costruzione dell'Unione Europea.
Sembra oltretutto un atto di grande insicurezza nei confronti delle proprie posizioni e delle proprie idee, quella di temere la libertà di espressione.
Quelle di questo articolo sono idee espresse sull'onda istintiva di questo sgomento ma non intendono essere irrispettose o lesive dell'autonomia del parlamento greco che naturalmente può legiferare ciò che ritiene meglio si adatti alle esigenze del proprio popolo, dei propri cittadini elettori, senza chiedere il permesso a terze parti e ben consapevole del fatto, ritengo, che in ogni caso, come in tutte le democrazie, queste scelte saranno giudicate dal popolo elettore.
Non avendo letto direttamente la legge non posso essere sicuro al cento per cento di aver visto giusto e mi riservo eventuali correzioni, per cui non so se è questo il caso in questione ma dirò che se in un momento di smarrimento mi mettessi a legiferare senza accorgermi che lo sto facendo contro determinati principi comunemente accettati (e magari anche da me), non mi dispiacerebbe che qualcuno mi dicesse: legifera pure se vuoi ma consentimi di chiederti se sei certo di quello che stai facendo!
Nessuna ingerenza quindi, mi dispiacerebbe se venisse vista così, ma non possiamo non manifestare il nostro istintivo sgomento.
Nessuna ingerenza quindi ma una sincera manifestazione di dispiacere, e sottolineo sincera, amplificata, per altro, dal fatto che tutto questo avvenga nella patria storica della filosofia e della Democrazia.
Non ho altre parole da aggiungere in questo momento ma concluderò dicendo che questa decisione del parlamento greco, sembra comunque corroborare l'idea sempre più diffusa in Europa, soprattutto tra i giovani, di una UE sempre più autoritaria.

giovedì 31 ottobre 2013

Si parla ancora di svendite?

L'Italia deve semplicemente smetterla di farsi del male da sola, di agire masochisticamente, e questo purtroppo sotto molti, anzi moltissimi punti di vista.
Un Paese che vuole rilanciare il proprio turismo, se proprio lo vuole rilanciare, deve poter contare su una compagnia aerea guidata da italiani che così diverrebbe un asset strategico di primaria importanza.
Pare che dall'11 settembre, giorno degli attentati alle torri gemelle invece, Alitalia non abbia più guardato ai voli a lungo raggio, quelli che secondo molti analisti sono quelli che rendono maggiormente in termini economici. E' giusto o non è giusto chiedersi come mai si sia rinunciato alle tratte redditizie mantenendo solo quelle che creano perdite? E' chiaro per chiunque, e non occorre essere dei geni per capirlo, che così una azienda non cresce ed anzi decresce. Da cui tutti i relativi problemi.
E pare che questo abbia coinciso, per altro, anche con una perdita in termini di turismo.
E' casuale la cosa?
Ora, nel recente post intitolato "Svendite" del 27/10/2013 scrivevo che svendere gli asset strategici nazionali non significa essere svegli, come qualcuno vorrebbe farci credere, ma, al contrario, dormire come ghiri. Credo si tratti di una opinione ampiamente condivisibile, correggetemi se sbaglio.
E chiedevo di fare attenzione ai 'consigli senza coda'.
Che cosa siano i 'consigli senza coda' e che cosa significhi questa espressione lo si desume dal post intitolato appunto 'Consigli senza coda' del 4/10/2012 (che naturalmente, come l'altro, è rintracciabile in questo blog). Rileggerlo soddisferebbe sicuramente ogni possibile e legittima curiosità in proposito.
Per adesso mi limeterò a precisare che si tratta di consigli dati non per beneficiare il consigliato ma  piuttosto a beneficio del consigliere stesso. Il nome deriva da una fiaba di Esopo che si intitola "La volpe senza coda". La coda a cui si allude è dunque una coda di volpe, non altro.
Nell'ambito delle letture sintomali o maliziose potrebbe sussistere infatti il caso in cui la si voglia far passare per coda di qualcun' altro, tentando di conferire alla cosa un ambiguo significato.
Orbene, ripeto, di volpe si tratta, e non d'altro!
Precisato quanto sopra riprendo il discorso inerente questo tipo di consigli e la relazione che questi potrebbero avere con la situazione italiana attuale.
Il fatto è che l'Italia già da molto tempo sembra essere stata subissata di 'consigli senza coda'.
Che siano del primo, del secondo o del terzo tipo, non è qui necessario specificarlo, a ciascuno le sue personali conclusioni.
Quello che invece pare importante far notare è che questo tipo di consigli sembrano avere avuto effettivamente una parte rilevante nell'aver determinato la situazione di deindustrializzazione del Paese che molti analisti politici denunciano con preoccupazione.
Deindustrializzazione con conseguente progressivo impoverimento del Paese e con la conseguente diffusione a macchia d'olio di disperazione e malessere.
Continuare sulla stessa lunghezza d'onda non serve a niente, i risultati che un simile attegiamento ha prodotto li abbiamo sotto i nostri occhi, siamo certi di avere proprio bisogno di conferme?
E comunque è meglio invertire la marcia e andare in avanti anziché indietro.
E' meglio rialzare la testa e guardare con fiducia al futuro, perché il nostro Paese fatto di gente per bene, di grandi imprenditori, di bravissimi e laboriosissimi operai, merita il suo futuro.
Smettiamola di essere masochisti, facciamo attenzione ai 'consigli senza coda', e guardiamo con coraggio al futuro.
E se vogliamo invertire la marcia dobbiamo smettere di svendere le nostre industrie.
Guardate che qui non si tratta di un bieco nazionalismo, magari xenofobo e razzista, no!
Qui si tratta innanzitutto di sopravvivenza e poi semmai di un sanissimo amor di Patria, sanissimo sì!
Perché c'è ancora posto oggi, intendo nell'Europa di oggi e nel mondo che cambia, per questo concetto di amor di Patria e forse gli ultimi ad essersene accorti siamo proprio noi italiani, spesso troppo esterofili per accorgercene altro che xenofobi! Infatti gli altri paesi sembra che vivano questa dimensione di amor di Patria legittima, per altro, noi no. E' giusto naturalmente amare gli altri paesi, su questo niente da dire, anch'io ne amo molti, ma l'amore per un altro paese non può spingersi fino al disamoramento del proprio!
Su questo concetto di Patria comunque c'è un post specificamente dedicato, sempre in questa sede, che si intitola appunto " Il rulo del concetto di Patria nell'Europa di oggi e nel mondo che cambia" datato 19/09/2012 che consigliamo di andare a rileggere.
Nella nostra Costituzione ci sono due articoli  degni di nota e che possono gettare una giusta luce su questa situazione, l'art. 41 e l'art. 52 che cito di seguito:
Art. 41:

"L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà,  alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali."

Art. 52 che cito parzialmente, cioè nella parte inerente e funzionale a questo discorso:

"La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. [...]"

Non voglio stare adesso a spiegare come questi due articoli siano in stretta relazione tra di loro, poiché sarebbero troppe le parole da spendere in questo momento, ma sarebbe un discorso interessante da affrontare.

Concludo dicendo soltanto che rilanciare il turismo è una cosa saggia naturalmente ma da solo il turismo non basta, c'è bisogno anche di industria. Spesso anche in televisione si sente dire che in Italia non c'è un serio piano di sviluppo industriale, che forse non c'è proprio questo piano.
Nessuno stenta a crederlo visti i risultati. Ma la domanda è: che cosa si aspetta a creare questo piano di sviluppo industriale?
Comunque sia se vuoi rilanciare il turismo, come dicevamo sopra, avere una compagnia aerea a maggioranza italiana è strategicamente importantissimo. E se vuoi un piano di rilancio industriale quella di unire il rilancio del turismo con l'appoggio di una azienda ad alto contenuto tecnologico e con alto bagaglio tecnico-esperienziale è una occasione unica. Merita fare tutto quanto il possibile per salvare Alitalia e merita farlo sprattutto in questa ottica di rilancio del turismo in un piano a lungo termine o, se preferite, a lungo raggio.

lunedì 28 ottobre 2013

E' sempre meglio agire saggiamente


La cosa più saggia e responsabile che un alto rappresentante delle istituzioni possa fare è certamente quella di rientrare e rimanere nell'alveo del proprio mandato costituzionale!

Ritengo che sia un dovere quello del cittadino, di riferire le impressioni che si producono spontaneamente in lui circa una data situazione.
Ma è sempre con grande e dogmatico rispetto per le alte figure istituzionali e per le istituzioni stesse dello Stato, che parlo e scrivo.
Il fatto è che stiamo vivendo un momento storico molto incerto, critico e delicato sotto molti punti di vista, in cui i cambiamenti costanti, e talvolta anche troppo repentini, quando non addirittura invisibili ( salvo poi trovarsi di fronte all'atto compiuto) creano un clima di forte incertezza ( e pensare che si fa spesso appello alla stabilità!), e contraddistinto da una forte crisi economico-finanziaria.
Cambiamenti, crisi economico-finanziaria, smarrimento culturale (tutti strettamente interconnessi), sono fattori che determinano un clima di particolare incertezza e smarrimento nei cittadini, molti dei quali cominciano a chiedersi che ruolo stia avendo l'art. A del trattato di Maastricht, sì, proprio quello che dice sostanzialmente che nell'Unione europea 'le decisioni verranno prese il più vicino possibile ai cittadini', creando l'illusione, poiché forse solo di illusione si tratta, di riecheggiare quella sovranità popolare sancita in Italia dal primo articolo della nostra Costituzione.
La sensazione invece è che le cose possano prendere pieghe inaspettate e indesiderate, e che non ci siano strumenti per affrontare eventuali derive (magari della Democrazia) e un'altra ancora è quella di sentirsi spettatori impotenti e sostanzialmente inascoltati. E' sempre un grave errore non ascoltare la voce del popolo, concetto che è ben espresso dal detto popolare: Vox populi, vox Dei!
Avvolte ci si può chiedere che valore abbia il ruolo di 'garante' e in quale contesto storico questo ruolo possa assumere una rilevanza particolarmente importante, sì da rassicurare la popolazione.
Ecco io ritengo che in momenti come quelli che stiamo vivendo oggi, in cui per molti, molte certezze e perfino la propria identità sembra vacillare, questo ruolo diventi maggiormente importante, anche perché la piena adesione a questo ruolo di 'garante' costituirebbe un esempio di coerenza e anche di fedeltà da seguire e imitare.

Ero incerto se pubblicare o no questo articolo il cui 'nocciolo' già albergava da giorni sotto forma di file nel mio calcolatore.
Tuttavia mi ero ripromesso di farlo e quindi fedele al libro Biblico di Qoelet che recita al versetto quarto del quinto capitolo: "E' meglio non far voti, che farli e poi non mantenerli", che può essere letto estensivamente anche come: "E' meglio non promettere che promettere e non mantenere", ho deciso finalmente di pubblicarlo ritenendo così di ottemperare a quanto mi ero ripromesso ed evitando così, per altro, le sanzioni previste per chi promette e non mantiene.

Ero praticamente già vincolato dai miei stessi principi...

lunedì 21 ottobre 2013

Ripetere giova


Dobbiamo osservare che in generale, ancora oggi, nel terzo millennio, le critiche anche quando si presentano costruttive sia nelle intenzioni che di fatto spesso non sono gradite, ma è compito del cittadino promuoverle nel rispetto delle opinioni altrui e soprattutto di chi le esprime.
Le critiche sono esposizioni di idee e servono a mettere al corrente gli interlocutori di ciò che si è prodotto nella propria mente. Infatti le idee è vero che spesso arrivano dopo un attento esame e un duro e attivo lavoro di ricerca ma altre volte vengono da sé, si producono spontaneamente e l'individuo non deve fare altro che essere il fedele testimone del loro prodursi e semplicemente trascriverle, quindi eventualmente esporle.
Questo secondo tipo di idee sono quelle che ritengo essere le migliori anche perché neutrali in quanto non c'è dubbio che l'apporto personale di preconcetti o pregiudizi non prende parte alcuna o, qualora anche in questo caso ne prendesse, in modo certamente minore rispetto al primo.
Le critiche sono quindi esposizioni di idee per mettere al corrente gli eventuali interlocutori di diò che si è prodotto nella mente di chi le espone, per rendere anche gli altri ugualmente testimoni delle stesse in un modo solo un po' diverso da quello che ne è stato il primo testimone.
<< In me si è pensato questo, ecco che ve lo espongo nella spranza di fare cosa gradita, e in modo tale da rendere testimoni anche voi!>> si potrebbe riassumere...
E questa proprietà non è qualcosa di esclusivo ma appartiene a tutti, solo che non in tutti si producono gli stessi tipi di pensiero ma pensieri con sfumature diverse anche quando tendono a descrivere una medesima realtà. Ne consegue che soltanto raccogliendole tutte insieme queste sfumature di una medesima realtà si può avere della stessa una esaustiva resa. E se vuoi prendere decisioni che incidano sulla realtà, quella di avere una esaustiva resa della stessa è una occasione da non perdere.
Per questo ritengo che dovrebbero essere accolte con favore e attentamente vagliate.
Spesso tuttavia non è così e naturalmente capisco benissimo che le critiche non sono complimenti e che i complimenti fanno sempre piacere, le critiche meno.
Capita quindi, e la storia ce lo insegna, che esse vengano rigettate talvolta anche in malo modo.
Ritengo che si tratti di errori. Eppure è sempre la storia a insegnare che non solo spesso esse sono rigettate e perfino in malo modo ma che si arrivi anche a tentare di dividere un gruppo o insieme di persone che ne condividono la testimonianza, che se ne fa portavoce e che le ritiene degne di essere portate all'attenzione di organi che possano incidere fattivamente sulla realtà, anche in termini legislativi, oppure di renderne edotta la popolazione, di informare i propri concittadini.
Da qui, il tentativo di dividere ( ricorderete senz'altro il 'Divide et Impera', massima militare), frammentare e instillare diffidenza, cose che generalmente sono ritenute efficaci per tenere a freno una opposizione che si riconosca in certe idee.
Ora, per quanto io talvolta ritenga addirittura un pregio l'ingenuità, dirò che sarebbe ingenuo credere che coloro che rigettano la testimonianza di una idea su una data realtà ( soprattutto se in malo modo) non siano tentati poi anche di avvalersi del tentativo di dividere, frammentare e instillare diffidenza nei più svariati modi dai più semplici ai più complessi, da quelli tradizionali a quelli recenti anche , per esempio, attraverso l'uso di linguaggi non convenzionali o di una messaggistica sui generis e quant'altro ancora il repertorio delle moderne tecnologie e dei linguaggi che gli sono propri, mette a disposizione del comunicatore moderno, nonché attraverso tutto ciò che può essere ritenute idoneo ad ottenere questo scopo.
Concludo dicendo che ci sono certo molte valide ragioni per ribadire alcune posizioni o alcuni concetti che si reputano importanti, o entrambe le cose insieme, e quella di evitare questo tipo di situazioni e di divisioni o anche semplicemente il sospetto del loro sussistere è una di queste.
Non è un disco che si incanta ma una esigenza di chiarezza superiore alla possibile e semplicistica critica di ripetermi.
Per cui ripetere giova o, se preferite, repetita juvant!
Così ancora una volta ribadisco con estrema serenità la mia vicinanza morale e spirituale a quanti criticano costruttivamente Pareggio di Bilancio in Costituzione, Fiscal Compact e Trattato ESM, nonché a tutti coloro che ravvisano che è nell'inosservanza della Costituzione che si annidano tutta una moltitudine di problemi e noccioli della questione che stanno purtroppo sfaldando l'Italia e rendendola soltanto l'ombra di se stessa.
Ribadisco la mia vicinanza anche a tutti coloro che mettono la Democrazia ai vertici dei propri valori politici e sociali anche perché magari avvertono che ci sono strade pericolose imboccate le quali sarebbe estremamente difficile non temere una qualche lesione della stessa.
E quando la Democrazia comincia  a essere lesa...

giovedì 17 ottobre 2013

Sfere di energia

Pubblico oggi una tecnica mista su carta. Sono contento perchè effettivamente la pubblicazione di questo tipo di lavori si è fatta un po' rara.
Dunque, che cosa si vede? No, non è una bolla, anche se potrebbe andare d'accordo con l'idea di bolla speculativa evidentemente, la cui esplosione nel 2008 ha contribuito a generare l'attuale crisi  economico-finanziaria.
No, si tratta di sfere di energia. Tutto il resto è lasciato alla fantasia ed alla creatività del riguardante.
Solo pochi altri accenni...
Il problema dell'energia è un problema di primaria importanza come tutti sanno, soprattutto in un mondo che ne richiede un sempre maggiore quantitativo ed è una delle chiavi attraverso le quali si può guardare al futuro.
Un argomento certamente molto complesso.
Come operatore artistico lo interpreto così: forme di energia non meglio specificate che si addensano in strutture sferoidali. C'è l'idea della sfera come forma perfetta che si associa a quella di energia quindi.
Ma c'è anche l'idea della doppia faccia della medaglia, cioè del buono o del pessimo uso che se ne può fare di questa energia, e quindi in senso lato anche del buon o del cattivo governo.
E questa idea della doppia faccia ritengo che affiori da questa sensazione di forza latente che la sfera principale, solo parzialmente visibile, emana anche per questo suo soffio che frantuma e volatilizza le formazioni rocciose, nonostante la sua innoqua sfericità, una forza capace di incidere sulla natura circostante anche con una certa violenza.
Il paesaggio dal canto suo è caratterizzato da un insieme di formazioni  rocciose con dirupi ed orridi che amplificano e riecheggiano la sensazione di asprezza e di frammentazione delle stesse rocce.


Sfere di energia
Tecnica mista su carta
2013
 

lunedì 14 ottobre 2013

La smodata grandezza del mondo della finanza

"Ripristinare il primato della politica rispetto alla finanza"! Questa frase è apparsa spesso in questo blog con un senso ben preciso, quello che deriva da una sua lettura diciamo così, di buon senso.
Il significato di questa frase doveva essere infatti inteso in senso generale come un invito al ripristino del primato della politica sì, ma intesa nella sua accezione più alta, rispetto alla finanza speculativa, e anche rispetto alle svariate altre ingerenze che spesso la stessa è capace di esercitare sulla sfera politica. Oltretutto molti economisti additano la finanza speculativa come la reale responsabile della crisi attuale, cosa che la inquadra come un elemento in grado  di incidere più che sensibilmente, nel bene o nel male, nelle politiche anche interne degli stati nazionali.
Ma mi rendo conto che la frase in questione si presta a svariate interpretazioni, alcune delle quali pur legittime se si sta al senso proprio della frase in sé, vanno nella direzione esattamente opposta  rispetto a quella che speravo e auspicavo.
Il fatto è che la realtà è talmente complessa ed intrecciata che possiamo notare come si presentino i casi più svariati con molteplici gradi e sfumature. In altri termini si può notare come talvolta la politica sia troppo presente là dove dovrebbe esserlo di meno e scarsamente presente là dove dovrebbe esserlo di più.
Quando si pensa al mondo della finanza poi, si pensa ad un mondo estremamente complesso e così vasto, soprattutto oggi, che a ragion veduta lo potremmo definire un mondo sovranazionale, ma con quale legittimazione politica?
Un mondo sovranazionale dove il liberismo, divenuto poi 'eccesso di liberismo' o 'liberismo sfrenato' come spesso gli stessi mass-media ce lo presentano, che sembra impostato in modo tale da favorire il più forte tanto che si è perfino tentati di credere, a torto o a ragione, che vi siano delle regole che il più forte scrive per se stesso senza interpellare il più debole. Il che potrebbe anche apparire scontato a qualcuno o a molti, e magari potrebbe non scandalizzare affatto il cittadino informato, navigato e disincantato, ma vuoi che la cosa desti scalpore vuoi che lasci del tutto indifferenti qualche riflessione dovrebbe scaturirne ugualmente.
Intanto Se così fosse, cioè se le regole fossero scritte dal più forte per se stesso e senza interpellare il più debole ci troveremmo di fronte ad un grave errore, almeno dal nostro punto di vista, perché il principio primo della Democrazia è la partecipazione, in ogni paese che la adotta come proprio valore, partecipazione dicevamo di ogni cittadino alla vita politica e sociale indipendentemente dalla sua forza e questo perchè si dovrebbe ritenere una fonte di ricchezza culturale ogni pensiero creativo che dagli stessi può scaturire.
Un'altra riflessione potrebbe essere la seguente: abbiamo imparato a ritenere che lo 'stato di diritto' sia stato ( e sia ) una delle più grandi conquiste che l'essere umano abbia ottenuto nel corso della storia, e questo perché lo 'stato di diritto' si contrappone proprio alla 'legge del più forte' e la storia ci ha insegnato che non sempre il più 'muscoloso' è quello che ha la soluzione migliore e che, anzi, è vero spesso il contrario. E ancora che per favorire l'emergere delle soluzioni migliori lo 'stato di diritto' è un terreno privilegiato poichè garantendo uguali diritti per tutti, favorisce l'emergere delle voci meno appariscenti e roboanti ma non per questo meno efficaci e creative.
In ogni caso, comunque stiano realmente le cose la domanda che certe realtà impongono è la seguente:
Lo stato di diritto è ancora considerato una conquista o cominciano a sussistere dei dubbi al riguardo?
Il fatto è che questo mondo della finanza si è così talmente ingrandito che necessiterebbe di un corrispettivo appropriato e proporzionato in termini di coscienza di sé e di relativa responsabilità e responsabilizzazione cosa che in questo momento non ci pare sussistere. Ci sono addirittura delle scelte politiche (vedi ESM) che vanno esattemente nella direzione opposta quella cioè di legittimare la deresponsabilizzazione particolarmente delle banche ( altro che responsabilità!) poiché la ricapitalizzazione delle stesse a danno dei cittadini, cioè di coloro che vi rimettono dentro i soldi, sembra prescindere dall'uso virtuoso o non virtuoso che le stesse fanno dei soldi, i quali spesso vengono investiti in spericolate e rischiosissime speculazioni.
E l'atteggiamento di investire in rischiose speculazioni o, come si sente spesso dire, in titoli tossici, non può certo essere considerato un atteggiamento responsabile. Gli economisti cosa dicono al riguardo?
Ma per tornare al concetto di ripristino del primato della politica sulla finanza in questo specifico caso mi chiedo se è la politica che mantendeno un suo primato leggittima meccanismi assai poco virtuosi o se è la finanza che si impone sulla politica dettando le regole del gioco. Non saprei esattamente...
Esistono poi altri casi. Mi vengono in mente casi anche molto diversi nei quali aziende sane e che fatturano piuttosto bene minacciano la chiusura e mandono in cassa integrazione i propri dipendenti nonostante un stato di salute eccellente.
In questo caso che cosa dobbiamo pensare? E' l'impresa che fa impresa o è l'impresa che fa politica?
E come potremmo chiamare questa politica? Non saprei esattamente ma sembra una cosa piuttosto masochistica!

Ma riprendendo l'idea di estensione del corpo del mondo della finanza, direi che è qui, in questo luogo della sovranazionalità, che la politica, intesa come luogo di esercizio dell'alto pensiero a favore del 'buon governo', intesa cioè nella sua accezione più alta, potrebbe esercitare la sua presa sulla realtà, svolgendo un ruolo regolatore, discutendo e ridiscutendo leggi e regole per equilibrare ( e riequilibrare) la situazione nella direzione della giustizia, dell'equità e, in ultima analisi, dello 'stato di diritto', verso cioè delle garanzie che garantiscano tutti e non solo il più forte o i più forti.
Per capire l'esempio dell'ingrandimento del corpo del mondo della finanza e degli effetti che questo potrebbe comportare, ci serviremo di un esempio:
è come se un corpo umano cominciasse ad ingrandirsi a dismisura senza mutare atteggiamenti, senza divenire cioè più maturo, consapevole e responsabile ed anzi approfittando addirittura della propria smodata grandezza talvolta per lasciarsi andare ad una sorta di arbitrario potere o magari anche a pressioni se non addirittura a delle intimidazioni.
Eppure la vera forza dell'uomo, ci insegnerebbe la storia ( e l'esperienza in generale lo conferma), non risiede nei muscoli per quanto utilissimi ovviamente nel loro specifico, ma nel cervello e nella coscienza.
Se un corpo normale di un uomo in un momento di stizza sferrando un colpo magari su un tavolo fa sobbalzare le stoviglie e quant'altro vi si trova adagiato, un corpo smisuratamente più grande in un momento di analoga stizza nello sferrare un simile colpo scoperchierebbe forse i tetti delle case e farebbe tremare un intero paese procurando effetti simili a quelli paragonabili ad un terremoto.
La stizza è la stessa, il gesto pure, ma gli effetti sono molto più devastanti e marcati ed è evidente il perchè.
E' chiaro infatti a questo punto che a un corpo maggiore deve corrispondere una coscienza maggiore o, se preferite, una più grande anima, cosa che se non avviene rischia di procurare danni incalcolabili!
Invece la sensazione ( e la speranza sarebbe sempre quella di sbagliarci ) è che a questo corpo ingrandito della finanza non corrisponda un' adeguata anima o una adeguata coscienza o maturazione.
Ecco su cosa bisognerebbe lavorare quindi, su regole o quantomeno norme internazionali, su codici deontologici e professionali, che suppliscano a questa assenza di anima che fa di questo mondo della finanza troppo spesso un vero e proprio far west.
Una semplice e immediata norma comportamentale, deontologica e professionale sarebbe quella di marcare l'accento sul cocetto di rispetto dei popoli e di rispetto delle nazioni, soprattutto di quelle che consideriamo amiche e della cui amicizia quindi spesso ci fregiamo.
Ma come esattamente? Per esempio attraverso una azione culturale, invitando innanzitutto a conoscere il paese nel quale si investono le somme di denaro e mi riferisco non solo alla conoscenza della sua cultura in senso lato, cosa sempre e comunque auspicabilissima naturalmente, ma particolarmente alla conoscenza delle varie carte costituzionali nei principi generali che esse esprimono e da cui sono ispirate ma soprattutto direi negli articoli che riguardano specificamente le questioni relative al lavoro ed agli investimenti.
Nella Costituzione Italiana per esempio ci sono degli articoli che sarebbe bene tutti quanti conoscessimo, ma la cui conoscenza sarebbe opportuna particolarmente per coloro che vogliono investire nel nostro paese. La conoscenza di questi articoli, così come la conoscenza degli articoli corrispettivi delle altre carte costituzionali, verrebbe senz'altro incontro ad ogni sano proposito di rispetto dei popoli e delle nazioni nei quali si desidera investire somme di denaro più o meno cospicue.
Sarebbe in ogni caso un onore e un privilegio notare che sussistono risposte positive all'invito di approfondire la conoscenza del paese ospitante e particolarmente della sua Carta Costituzionale, prima ancora che un dovere da parte dello stato o della finanziaria anche multinazionale ospitata.
Ma questa conoscienza ancor prima di un dovere dovrebbe essere un piacere, questo almeno è ciò che auspichiamo.
A tale proposito cito l'Art. 41 della Costituzione della Repubblica Italiana:

"L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali."

E' un bellissimo articolo che pone l'accento sul ruolo positivo che l'iniziativa economica può esercitare nella società in cui si trova ad espletarsi, cioè sull'utilità rispetto al territorio in cui si svolge concretamente, un territorio che gli è prossimo e che è fatto di tante cose ma soprattutto di cittadini.
In qualche modo qui viene riecheggiato il concetto di 'prossimità', che abbiamo già affrontato almeno in un altro post, in quello intitolato "Il ruolo del concetto di Patria nell'Europa di oggi e nel mondo che cambia" ( settembre 2012 ) che invitiamo a rileggere.
Riteniamo che questo articolo della Costituzione possa  fornire una giusta inquadratura del significato che dovrebbe avere l'espressione 'fare impresa' e di come questa è stata sentita dall'Assemblea Costituente e successivamante dal popolo italiano che l'ha recepita.
Troppo spesso infatti in Italia assistiamo a forme di pseudo-investimento che non hanno niente a che fare con questi principi. Cosa significa infatti investire quando gli investimenti servono ad assumere quote di maggioranza in imprese che poi vengono smantellate e portate a casa, o chiuse ( per concorrenza), o gli utili non vengono reinvestiti in loco o vengono fatte declinare lentamente?
E' un argomento molto aspro e difficile, che merita di essere approfondito ed esaminato.

venerdì 27 settembre 2013

Svendite

Svendere gli asset strategici nazionali non significa essere svegli, come qualcuno vorrebbe farci credere, ma, al contrario, dormire come ghiri.
Attenzione ai 'consigli senza coda del terzo tipo'!L'Italia dovrebbe smettere di essere masochista...
Il segreto, come è ovvio che sia, e basta un po' di buon senso a capirlo, non è nella svendita ovviamente ma nel rimettere in attivo le aziende, e ciò è possibile, basta volerlo!

martedì 24 settembre 2013

Deindustrializzazione

Che l'Italia stia vivendo una vera e propria deindustrializazione è una notizia che non dovrebbe sorprendere nessuno oramai. Che una volta assimilata questa notizia, invece di cercare di ovviare a questa realtà si proceda ad ulteriore deindustrilizzazione con la cessione della Telecom invece sorprende eccome!
Sembra di assistere impotenti ad uno stillicidio inesorabile. Sono tutte notizie che fanno male.
E la classe politica che fa? A nessuno in Italia importa di questo stillicidio?
Oppure questo stillicidio è funzionale a qualcosa ed è per questo che si lasciano andare le cose così?
E a che cosa dovrebbe essere funzionale? Per esempio a fare indebitare l'Italia nei confronti dell'Europa in modo da sottoporla alle sue condizionalità! Sarebbe così sorprendente se qualcuno si chiedesse se per caso tra i fautori del cosiddetto 'europeismo' non ci sia qualcuno che pensi che sia facendo indebitare l'Italia a livello centrale europeo che si rafforzi l'Europa?
Si si, proprio così!
Non sarebbe sorprendente credo.
Noi invece pensiamo che possa esserci un altro modo per costruire l'Europa, ed è necessario pensarlo, perché il primo è troppo pericoloso!
E' pericoloso perché questa strada porta ad una Ue tendenzialmente sempre meno democratica e sempre più oligarchica nonchè sempre più lontana dai cittadini, e ad una Italia sempre più debole e sempre più priva di sovranità!
A proposito di debolezza, c'è qualcos'altro di debole in Europa ed è la concezione di 'stato di diritto'.
Una 'debole' concezione di 'stato di diritto' unitamente all'uso del denaro allo scopo di dettare regole e condizioni, stà facendo naufragare l'idea di Europa dei Popoli! Un pericolo per la Democrazia.
Molti si chiedono se vogliamo una Ue forte o una Ue debole.
Io credo che prima di chiederci se vogliamo una Ue forte o debole dovremmo chiederci se vogliamo una Ue giusta o ingiusta. Cosa importa maggiormente, la forza o la giustizia?
Io credo che l'Ue debba crescere ricevendo supplementi di forza in funzione e in premio ai raggiunti livelli di giustizia. Cosa fa la forza senza la giustizia dovremmo averlo già osservato, c'è bisogno di ripetere la lezione?
Non può esserci Ue forte senza Democrazia. E queste dinamiche ledono la Democrazia!
Per tornare in Italia penso che la domanda che tutti dovrebbero porsi è: ma quali sono le dinamiche  attraverso le quali questa deindustrializzazione è potuta avvenire?
E si dovrebbero spendere tutte le energie fisiche e psichiche nel tentativo di dare delle risposte a queste domande, invece ciò di cui si parla in televisione e sotto gli occhi di tutti!
Purtroppo temo che una certa idea di costruzione dell'Ue molto radicata a livello politico anche e forse soprattutto in Italia non aiuterà a dare queste risposte così necessarie al Paese!
Si pensa che la deindustrializzazione sia il frutto della 'crisi'?
Beh, allora chiediamoci: chi è disposto a ritenere che una crisi sia necessaria o addirittura a  dichiarare che ne abbiamo bisogno, farà esattamente tutto il necessario per impedire che la crisi stessa si manifesti e alberghi nel Paese? Questo chiedevo in post di circa un anno fa. E adesso? Adesso se chi ha preso le redini del governo  fosse per caso sulla stessa lunghezza d'onda come potremmo aspettarci risposte fattive e concrete?
Io credo che questa deindustrializzazione sia funzionale a chi ha una certa idea di costruzione dell'Ue, idea sbagliata secondo me e tuttavia legittima naturalmente ma anche opinabile e criticabile come tutte le idee.
Purtroppo dobbiamo renderci conto che per coloro che credono che l'Europa si rafforzi nel momento in cui gli stati sono costretti a chiedere dei prestiti, questa deindustrializzazione è estremamentre funzionale!
Estremamente funzionale!!
 

giovedì 5 settembre 2013

Comunicazione e responsabilità

Dopo quasi due anni di esperienza nella gestione del mio blog, mi rendo conto di alcune cose. Per esempio di aver scritto un numero di articoli tale da imporre qualche riflessione. Quando si scrive un articolo che può essere letto da un numero potenzialmente alto di persone, il che in realtà non avviene mai nel mio caso, penso che si debba prestare una certa attenzione a come si scrive.
Personalmente cerco sempre di scegliere con attenzione le parole da utilizzare. Le scelgo in modo che siano efficaci ad esprimere i concetti che intendo esprimere, utili a questo scopo ed anche rispettose di qualsiasi potenziale interlocutore.
Quando ho maggior tempo a disposizione le scelgo anche in modo tale che non siano facilmente fraintendibili. Ma talvolta ci sono delle condizioni in cui la fretta ti spinge a trovare nell'immediato una soluzione o una conclusione ad un certo discorso, sia verbale sia scritto. Sono condizioni odiose che mal si adattano alla mia personalità.
Nel caso del discorso scritto penso a quando sei col tuo portatile per esempio sulla spiaggia, in una situazione diversa dal solito, con condizioni di luce molto diverse rispetto a quando ti trovi a casa, al chiuso.
Condizioni che rendono più difficile leggere e scrivere, per via dei riflessi che invadono lo schermo, per via della sabbia, per non dire del fatto che sei lontano da prese di alimentazione della corrente elettrica. Così ti può capitare che la batteria residua non sia sufficente a garantirti una durata tale da permetterti di dirimere un certo discorso come vorresti.
Se poi in quel caso specifico ti sei prefissato di portare comunque a conclusione il discorso ecco che subentra la possibilità di commettere degli errori. Si tratta in effetti di situazioni forzate, e poco importa in questo caso se a forzarle sei tu stesso piuttosto che qualcun altro, poiché il rischio d'errore e il potenziale effetto 'non voluto' sussistono ugualmente.
Facciamo il caso, non di un post, ma di una email (nel qual caso il colore del testo è sempre in verde per me, salvo magari accorgersi a giorni di distanza di aver usato un verde troppo chiaro, a causa dei suddetti riflessi di luce oltre che della fretta: un errore e solo uno dei tanti!) da spedire entro la giornata.
Non hai corrente elettrica e ti accorgi che la batteria residua non ti da certezze sulla durata dell'operatività del tuo portatile.
Ti affretti, cerchi di arrivare ad una conclusione della stessa prima che il computer si spenga e pur di spedirla non rileggi nemmeno il testo.
Poi quando l'hai spedita ti tranquillizzi poiché hai fatto a tempo. Hai battuto sul tempo la batteria! Provi anche un senso di soddisfazione. Così con maggior calma di prima, vai a vedere quello che hai scritto, lo rileggi e magari ti accorgi della presenza di certi errori ( o orrori!).
Cerchi di non drammatizzare ma ti dispiaci di quelli e pensi che sarebbe stato facile eliminarli se solo non fossi stato colto dall'ansia di concludere.
Poi magari successivamente pensi anche al fatto che nell'ambito del possibile sussiste anche la possibilità dell'esistenza e dell'utilizzo di linguaggi non convenzionali nel settore della comunicazione.
Oltretutto ti rendi immediatamente conto che questo tema è tra quelli che ti stanno a cuore, per cui dovresti prestare una attenzione maggiore rispetto a chi non si pone nemmeno il problema di non incorrere in qualcuno di questi linguaggi non convenzionali.
Così ti dici che quell'errore dovuto in vero alla fretta difficilmente non potrà non essere scambiato per un tentativo di messaggio non convenzionale, soprattutto da parte di chi sa che è un argomento che ti sta a cuore, ma in realtà si tratta semplicemente di un errore dovuto alla fretta. Pura e semplice verità.
Ecco perchè odio così tanto la fretta, e a questo odio si è aggiunto ancora un motivo!
Questo è soltanto un esempio, per quanto rispettosamente non esplicitato, di ciò che può succedere nell'ambito della comunicazione privata e anche non privata. E ce ne possono essere tanti e tanti altri anche molto variegati.
E la responsabilità dove la mettiamo? Quale ruolo gioca? Quali sono i suoi limiti, i suoi confini?
Sarebbe un discorso complesso e difficile. Non lo affronto adesso.
Rivolgendo a me stesso e al mio operato il concetto di responsabilità tuttavia, dirò che in ogni caso non ho eletto araldi, non ho eletto portavoce, né ambasciatori. Se ho da dire qualcosa la dico a voce, con semplicità, oppure la scrivo. In questo caso mi sento responsabile di ciò che dico e di ciò che scrivo.
Sono, e mi sento, responsabile cioè delle parole che escono dalla mia bocca, e anche di quelle che scrivo naturalmente ma non della loro errata interpretazione soprattuto se l'errore dell'interpretazione è dovuto ad una evidente forzatura, soprattutto se c'è stata una 'lettura sintomale', forzosa, talvolta, chissà, magari interessata. E mi riferisco, qualora sussistessero dei dubbi a casi diversi da quelli sopracitati.
Ma anche nel caso di parole che escono dalla tua bocca non è sempre detto che tu ne sia responsabile al cento per cento. Poniamo infatti il caso in cui tu stia leggendo qualcosa scritto da altri, il che può succedere spessissimo. Sei responsabile in questo caso delle parole che escono dalla tua bocca? Forse si perché sei responsabile delle scelte dei testi che leggi. Ma si da anche il caso in cui si leggano testi il cui contenuto si ignori del tutto. Certo si tratta in questo caso di imprudenza ma anche di ignoranza di cui sono certamente un portatore, e l'ignoranza gioca un suo ruolo. Ma in questi casi, quanto alla responsabilità, bisognerà pur convenire che se si è responsabili lo si è in una misura inferiore rispetto a quei casi nei quali sei tu stesso a sciegliere le parole, personalmente.
Comunque la si voglia mettere vorrei semplicemente far notare come oggi, nel mondo della comunicazione, si assista in generale, ad un intensificarsi dei casi in cui un qualsiasi messaggio possa essere mal interpretato o travisato, talvolta anche deliberatamente travisato, cioè coscientemente, intenzionalmente.
Ancora una volta a scanso di equivoci ci tengo a sottolineare che mi riferisco a casi diversi da quello sopracitato! Non vorrei che sussistessero dubbi al riguardo!
Ma riprendiamo...
In questo caso la responsabilità somiglia un po' a quella che può essere definita dall'espressione: non sono responsabile delle parole che altri mi mettono in bocca!
Quanto ai linguaggi non convenzionali essi prestano il fianco purtroppo a tutta una serie di inconvenienti.
Tra i vari messaggi, quelli non convenzionali sono infatti quelli maggiormente fraintendibili e quelli nei quali è maggiormente possibile insinuare consapevolmente o no delle anfibologie il che può succedere spesso e volentieri (inconsapevolmente, s'intende).
Non solo, sono anche quelli tra i quali è più facile che terze parti possano subentrare, anche a modificarne il senso e dirigerne l'esito.
Attraverso l'uso dei linguaggi non convenzionali è facile per le forze del Divide et Impera svolgere il proprio gioco.
Di contro c'è da dire che essi presentano talvolta un lato piacevole e singolare, a causa della loro intrinseca indeterminatezza, indeterminatezza di sapore quasi leopardiano.
Così questa indeteminatezza li rende particolarmente attraenti e saresti tentato di lasciarti naufragare in questo mare, colmando l'indeterminatezza con frammenti di te. Cosa pensare dunque? La bellezza vale il fraintendimento?
Forse si, forse no. Credo che ci siano situazioni però sulle quali è bene essere 'prudenti come serpenti'.
Per questo ritengo in definitiva che sarebbe quantomai utile ridurne al minimo l'uso e la frequenza.
Ma abbiamo già detto altrove che il linguaggio ha le sue regole e che queste regole non è possibile eluderle, e che dei risultati casuali sono sempre possibili. L'unico modo per eluderle, ci insegnerebbe tra gli altri l'ultimo Federico Fellini, sarebbe forse quello di non usare il linguaggio, di fare un po' più di silenzio e di mettersi  'in ascolto'. Ma Qoelet ammonisce  e insegna: << C'è un tempo per tacere e  un tempo per parlare>>.  Che fare dunque, tacere o parlare?
Forse è il momento di parlare, non so... Ma se è davvero  il momento di parlare ecco che torni ad assoggettarti volente o nolente alle regole del linguaggio, e quindi anche al caso in una certa misura.
Infatti, comunque sia, sussiste sempre la possibilità dell'errore casuale anche perché oltre al linguaggio c'è l'uomo che è una creatura imperfetta, e l'errore per lui è sempre dietro l'angolo.
Ma continuerò a sostenere le cose che ritengo debbano essere sostenute e a non sostenere le cose che ritengo non debbano essere sostenute, in ossequio all'art.4 della Costituzione, per venire incontro a quanti richiedono partecipazione e concorso di idee, e questo naturalmente nonostante il caso, gli errori, le ingenuità, la fretta, i colori sbagliati, i potenziali fraintendimenti, la chiarezza, la foschia, la realtà reale e la realtà immaginata...
...ma per gli errori personali di cui poi mi rendo conto (e nel momento in cui me ne rendo conto) non posso che chiedere scusa!
Dispiaciuto ma non giudico...

lunedì 19 agosto 2013

Riflessioni e distrazioni

Sono dunque molte le riflessioni che affollano la mente in questo agosto, e non le ho citate tutte! Così penso all'uso che si fa spesso della mente, del fatto che si tratta di uno strumento incredibile, di una immensa fortuna, ma anche al fatto che non si può oberare di troppi pensieri, non tutti in una volta, non tutti insieme e che deve pur riposare, deve pur sospendere temporaneamente il continuo susseguirsi dei pensieri, soprattutto quando tendono ad affollarsi e a divenire caotici, come l'intreccio di certi inestricabili vicoli, come in un labirinto.
Spesso un tuffo ristoratore nel Tirreno, è un utile stacco e contribuisce a rinfrescare la stessa mente, a fare un po' d'ordine. Un piccolo scossone termico distrae mente e corpo...
E la distrazione può giocare un ruolo importante.
Quando ritorni sugli argomenti che hai lasciato, dopo esserti distratto, è come se li vedessi per la prima volta, ed il loro potenziale comunicativo ne risulta aumentato, comprendi meglio...
Fare il vuoto nella mente può quindi essere utile.
Penso ad artisti che hanno saputo sfruttare il senso della sorpresa, e quello che deriva dall'osservare per la prima volta una data situazione. Decontestualizzazione, sospensione temporale ( ma anche del giudizio, epochè ) , sorpresa, anche spaesamento. Penso a De Chirico per esempio, il pittore metafisico.
Un personaggio singolare e profondo, un artista intenso, sublime. E come spesso capita in simili casi, con dei vezzi tutti suoi. Se aveste provato ad usare l'espressione 'a prescindere' in sua presenza, o il termine 'foschia' probabilmente lo avreste visto stizzirsi alquanto. Ma era anche un tipo spiritoso, che sapeva stare agli scherzi...forse...diciamo...a modo suo.
Ma non dovevo sospendere i pensieri? Già facile a dirsi...
Comunque allo scopo di sospenderli e non solo mi può capitare di passare ore sdraiato supino la notte all'aperto, ad osservare la volta celeste, le stelle fisse, le costellazioni. Quale migliore distrazione?
Guardare la costellazione del Cigno, così immensa, sorvolare l'estivo cielo notturno, passarti sopra la testa in un magico planare è qualcosa di incredibile, come una immensa astronave...
So bene naturalmente che è la Terra a muoversi e non le costellazioni, ci arrivo anch'io, ma l'illusione è perfetta, assolutamete suggestiva e l'osservatore modello  in questo caso è quello che si lascia suggestionare dalle prime impressioni senza farsi troppe domande, non quello che le esamina scientificamente.
La scienza è quindi utile, ma talvolta gli è preferibile la fantasia, dipende.
Idee, riflessioni, suggestioni ma anche timidi scossoni termici e distrazioni 'stellari', così trascorre lento questo agosto un po' sornione, con l'aggiunta di qualche dubbio irrisolto e di altro ancora. Qualche reticenza, qualche indecisione, incertezza, cose da vincere, cose da affrontare.
Forse mi inganno, ma se questo agosto è un po' come un tè nel deserto, sembra di poter prendere un po' di tempo prima di tornare, ciascuno con i mezzi propri, alle battaglie che ci stanno a cuore, magari a settembre. Chi lo fa da esperto del settore, chi da operatore artistico, chi è mosso da un suo senso civico, chi ha le proprie motivazioni personali, emozionali, intellettuali e via discorrendo.
Le battaglie sono serie anche quando sfruttano le pacifiche armi delle idee. Ne ho alcune da approfondire, di idee, altre da confrontare,  e penso così anche alle zone di sviluppo. Dove sono?
Mai sottovalutare l'importanza del confronto nell'evoluzione personale e interiore, al modo di favorirla. Cosa gli è utile? Cosa gli è dannoso?
In ogni caso, viste le difficoltà che ogni battaglia comporta, credo che sia sempre importante ribadire alcune impostazioni e alcune posizioni. Colgo così ancora una volta l'occasione per ribadire la mia vicinanza a tutti coloro che credono fermamente e sinceramente nella Democrazia...a prescindere dalla chiarezza e...mi scusi De Chirico, a prescindere dalla foschia!

domenica 18 agosto 2013

Riflessioni di agosto

Tra le varie riflessioni che si sono affacciate alla mente durante quest'ultimo agosto, quasi affollandola, ce ne sono alcune che sembrano avere un comune carattere e che sembrano perciò gravitare intorno ad un unico centro , centro di relativamente recente formazione, o che, per meglio dire, è ancora in via di formazione; forse dovrei dire di strutturazione.
Un centro di gravità il cui carattere permanente o impermanente è ancora tutto da stabilire.
Riflettevo per esempio sul fatto che sono contrario al cambiamento dell'art. 138 della Costituzione, e che voterei anche una petizione per impedirlo, ma mai da una piattaforma che inneggia al contempo al dimezzamento del numero dei parlamentari, perché sarebbe un po' come votare anche questo, mentre personalmente sono contrario al dimezzamento del numero dei parlamentari.
Questione di metodo! Naturalmente sono certo che si tratta di un caso, che non c'è intenzionalità, in questa specie di doppia richiesta, purtroppo però anche in assenza di intenzionalità l'effetto, da un punto di vista strettamente tecnico-scientifico è oggettivamente quello tipico delle cosiddette anfibologie, sulle quali tuttavia non posso dilungarmi adesso. In ogni caso se qualcuno mi avvisasse che inavvertitamente ho prodotto una anfibologia lo ringrazierei e provvederei a correggere. Ma la mia posizione è chiara in merito alla questione!

Riflettevo sull'ultima commemorazione dell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema, la sessantanovesima, a cui sono stato presente come spesso mi capita negli ultimi anni, che ha visto la partecipazione di numerose personalità tra le quali il Ministro Maria Chiara Carrozza il cui discorso, imperniato sul ruolo dell'insegnamento della storia e impreziosito da citazioni delle Indicazioni Nazionali relative allo atesso ambito, è stato degno di nota anche per l'originalità.
Cose che vanno riconosciute anche da chi si pone in un rapporto critico ( per quanto costruttivamente critico) nei confronti dell'attuale governo.

Riflettevo anche sul fatto, per esempio, di aver molto insistito sull'inquadrare questa crisi come crisi culturale, e non soltanto come crisi economica o economico-finanziaria, sull'aver indicato le ragioni per le quali era possibile inquadrala così, e sono svariate. Ho insistito molto quindi sì, ma l'ho fatto da questo piccolo e modesto spazio che è il mio blog.
Quindi mi chiedo: e' molto? E' poco? Non so...
E'ciò che è! Nè poco, nè molto probabilmente.

Riflettevo ancora sul fatto che non so quali soglie abbia potuto varcare questo modesto blog, in ogni caso, sia come si vuole, non mi sono sentito solo nell'affrontare la questione, ed anzi, avere notato la condivisione e la sostenibilità di queste tesi da parte di persone competenti e preparate anche nello specifico ambito dell'economia e del diritto, per me che sono un operatore artistico, o di persone dotate di un alto senso civico ha costituito un elemento di grande incoraggiamento. Quando i pensieri sono condivisibili vuol dire che in ciascuno di coloro che li hanno prodotti e condivisi alberga un medesimo sentore e modo di pensare, o che probabilmente ha albergato già un simile pensiero.
La speranza è che il dibattito si estenda e tocchi personalità di alta cultura in senso trasversale.
L'invito è poi quello di cogliere tutti quei suggerimenti che, se adottati prontamente, possono contribuire fattivamente ad un cambiamento, anche quando si tratta di  un cambiamento di costume, o di vocabolario.
La variazione del vocabolario, del lessico, personale prima, familiare poi e magari chissà...in prospettiva pure della stessa società, è sempre molto importante, e non va assolutamente sottovalutato, che anzi, lì si nascondono questioni essenziali. Le espressioni che si usano denunciano sempre il pensiero soggiacente e quando questo è lesivo della dignità della persona, in generale, è importante ricorrere ad una nuova espressione. Questo è un cambiamento culturale!
Questa battaglia culturale si gioca anche su questo!
E' una battaglia molto aspra, dura e difficile, forse più di quanto  si possa immaginare.
L'opposizione è forte e talvolta invisibile.
Quali sono le armi di questa battaglia? Le semplici armi delle idee!
Ma realisticamente non è possibile pensare che questa possa risolversi nel breve tempo, ed in effetti non credo che ci sia alcuno che possa pretendere o auspicare questo! Ci vuole tempo!
Ma proprio per questo ogni piccolo cambiamento che vada nella direzione giusta deve essere ben accolto da coloro che credono che questa battaglia possa e debba essere portata avanti.
Le battaglie culturali sono per loro natura lente e difficili, e la fretta, oltre a non essere una buona consigliera, non lascia spazi alla corretta sedimentazione delle nuove nozioni, dei nuovi concetti, delle nuove espressioni, degli strumenti del pensiero ecc.
I processi attraverso i quali il pensiero fa breccia nelle coscienze sono molto complessi.
Occorre una grande sensibilità, un grande rispetto e una vera unione di intenti per sortire un risultato positivo. Non è facile ottenere tutto questo, ma occorre insistere ognuno come può. E' in gioco la Democrazia! Quindi...come dire...si fa quel che si può, ma quel che si fa, per poco o per molto che sia, va preso così com'è, positivamente!

sabato 3 agosto 2013

Zone di sviluppo

Talvolta sentiamo di doverci sospingere verso esperienze che sembrano costituire almeno potenzialmente un'occasione di importante sviluppo personale e interiore. Zone prossimali di sviluppo. L'espressione non è mia e lascio agli eventuali gentili lettori il compito di rintracciarne l'autore.
Il termine 'prossimali' deriva naturalmente da 'prossimo' cioè vicino e indica la loro vicinanza rispetto a colui che potrebbe usufruirne. Ma ci si riferisce ad una vicinanza fisica primariamente, come nel 'prossimo' evangelico, prima ancora che spirituale. La vicinanza fisica, reale, di un soggetto che sente ed ha la possibilità di uno sviluppo personale, a una di queste zone, rende le possibilità concretamente realizzabili, viceversa le cose si fanno complesse...
L'applicazione di questo concetto è relativa soprattutto all'ambito della pedagogia e quindi allo sviluppo del bambino, ma credo che la si possa estendere tranquillamente anche a quella dell'essere umano in generale.
E tuttavia questo aprossimarsi  può avvenire non senza la presenza di punti interrogativi anche abbastanza pressanti, di incognite che conferiscono a queste potenziali esperienze alcuni margini di indeterminatezza e perfino una certa aura di mistero, perfino per chi, un po' disincantato, è consapevole del rapido alternarsi di poesia e prosaicità.
Da qui deriva comunque anche la possibile presenza di momenti di incertezza e forse una sottile inquietudine, fattori che complicano sensibilmente la scelta sul da farsi.
Talvolta i tempi sembrano maturi, talaltra non ancora, eppure...Colpa mia forse, quella di non essere riuscito recentemente a cogliere un momento propizio anche dal mio punto di vista, punto di vista che certo presenta talora qualche grado di complessità, lo ammetto.
Ma non sussisterebbe alcun grado di complessità se non dessi importanza a certe cose.
Rimane poi il fatto che ci sono cose che devono essere affrontate in modo ottimale direi e con un certo grado di preparazione, ma senza pregiudizi, preconcetti e preimpostazioni. Dal punto di vista del grado di preparazione  forse sono stato e sono tuttora carente, carente!
Fattori umani, rumori di sottofondo e quant'altro ancora, hanno turbato alquanto uno stato che avrebbe dovuto mantenersi legato a quello 'originario' che non saprei esattamente come definire.  Lavoro al ripristino di uno stato originario, sono fiducioso!

Spesso ci sono delle ragioni particolari per le quali qualcosa non avviene esattamente nel momento in cui si vorrebbe che avvenisse. La vita è molto complessa. E la sua complessità a chi può essere imputata?
Ragioni che un'ipotetica controparte ( in un contesto di scambio culturale ed esperienziale reciproco)probabilmente non sa e non può sapere, ragioni che sono importanti o addirittura importantissime per chi le sente proprie, e che magari sono anche difficili da spiegare, da comunicare, e che anche per questo la prudenza spingerebbe a non sindacare, il che costituirebbe per altro una manifestazione di grande rispetto apprezzabilissima.
Ma il fatto appunto è che ci sono delle cose che devono essere difese, e anche con zelo possibilmente, cose rispetto alle quali la prudenza non è mai troppa, visto e considerato che la prudenza in ogni caso costruisce e non distrugge niente, no, non distrugge niente. Difficile da spiegare forse...
Il suggerimento, in questi casi, è quello di indirizzare i propri stati d'animo in una condizione di imperturbabilità e di sostanziale epochè , di sospensione del giudizio, almeno temporaneamente.
Infatti il giudizio, o, per meglio dire, il giudicare, in questi casi potrebbe essere controproducente. Potrebbe costituire anche uno sfogo legittimo probabilmente sì, ma sostanzialmente inutile o addirittura dannoso.
Nel momento in cui si cerca di tenere conto di un numero elevato di fattori senza escluderne alcuno, il minimo che può succedere è che qualcosa slitti. 
Il tutto si fa un po' farraginoso probabilmente ma anche più ricercato, e forse prezioso.
Ma provo un senso di amarezza, e non so nemmeno quanto giusto sia, nel considerare il fatto di aver forse turbato, per quanto involontariamente s'intende, uno stato di grazia, benché debba ammettere di non esserne esattamente sicuro. Ma c'erano delle ragioni. Quando sei nel labirinto, tutto proteso a cercare l'uscita, quando il momento si attarda e subentra la stanchezza, la realtà si permea di inintellegibilità e i dubbi ti invadono. Tu non vorresti averne, temi addirittura che possano offendere qualcuno, ma in realtà non puoi farci niente, i dubbi ci sono e te li tieni e fare finta di non averne non serve a niente, forse anzi a complicare ulteriormente le cose.
Zone prossimali di sviluppo? Possono essere potenzialmente utili! In un contesto di stati d'animo ripristinati, non senza prudenza, non senza rispetto reciproco delle parti, non senza uno scopo comune. Molte cose devono collimare, non è facile, ripeto, non è facile, non è nemmeno impossibile...