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sabato 31 luglio 2021

La scuola non è mai stata luogo di contagio


Si punta molto sui "vaccini" come soluzione al problema coronavirus. Se li scrivo tra virgolette è perché quelli di consumo in Italia adesso, sono delle terapie geniche sperimentali, non sono dei vaccini tradizionali cioè con virus inattivo o attenuato. Alcune delle persone che ho sentito e che hanno fatto questa terapia dicevano che se è questa l'unica via d'uscita bisognava pure farla questa "vaccinazione". Capisco il punto di vista, nel senso che se ritieni veramente che questa sia l'unica via d'uscita probabilmente sei onestamente convinto anche di dare un contributo alla soluzione del problema. C'è una domanda che mi sorge spontanea però, perché uno dovrebbe ritenere la terapia genica sperimentale l'unica soluzione? Mai sentito parlare dell'avvocato Erich Grimaldi e delle terapie domiciliari covid precoci? E di ippocrate.org? Di mille medici per la Costituzione? Di mille avvocati per la Costituzione? Dell'associazione l'Eretico?

Idrossiclorochina, eparina, cortisone, ibuprofene, remdesivir, ivermectina, azitromicina, indometacina, plaquenil, attivatori del plasminogeno come l'urochinasi, niente di tutto ciò è pervenuto all'attenzione di chi si inocula perché non c'è, a suo giudizio, altra via?

Non c'è dubbio che l'informazione non abbia tenuto fede al proprio mandato di fare da contraltare al potere politico e che non si sia prodigata adeguatamente per informare il cittadino sull’esistenza di alternative al "vaccino" e che, insomma, le cure esistono e funzionano.

La narrazione in base alla quale le terapie geniche sperimentali sono l’unica panacea ad un male altrimenti incurabile, ancorché false, hanno preso piede purtroppo, grazie anche ad una informazione che davvero, non si è mostrata all’altezza del compito che è tenuta ad assolvere e per il quale si definisce tale. È così che sembra giustificarsi la legge 76 del 28 maggio 2021, sull’obbligo “vaccinale” per gli esercenti le professioni sanitarie, col fatto che il "vaccino" sia ritenuto l'unica soluzione.

Capita di sentir ventilare l’ipotesi di estendere l’obbligo ad altre categorie ed anche la geniale, si fa per dire, idea del passaporto vaccinale sembra essere un modo surrettizio per costringere in qualche modo alla “vaccinazione”.

Anche la Scuola era comparsa nel mirino e francamente non si capisce perché.

Intanto il contesto è completamente cambiato, gli ospedali e le terapie intensive si stanno svuotando, la famigerata variante delta, sempre che non sia mutata in ulteriori varianti, non sembra avere nella maggioranza dei casi di contagio conclamato effetti paragonabile all'originale, se così si può dire.

In Gran Bretagna sono state abolite le restrizioni, in Svezia in pratica non ci sono mai state e Singapore smette di contare i casi di covid poiché declassato quasi a una normale influenza.

In Italia si sono avute le riaperture da coprifuochi e confinamenti quando le terapie intensive erano al 30 per cento e adesso non siamo al 3, il caldo svolge il suo ruolo naturalmente, con i raggi solari che annientano il virus in pochi secondi aiutando a non diffonderlo. Insomma siamo animati da quieto ottimismo, le cose sembrano volgere al bello. Porre obblighi "vaccinali" in una situazione simile sembra semplicemente sproporzionato, fuori luogo, soprattutto per un ambiente che è frequentato da quelli che si sono mostrati essere la categoria con meno rischi in assoluto, capaci di non infettarsi e nei casi sfortunati in cui può essere successo sempre nella forma senza sintomi, il che significa che una eventuale trasmissione a terzi, avviene nella identica forma, cioè senza sintomi.

Odio la didattica a distanza, che si è mostrata fallimentare sotto molti punti di vista, per me la didattica è presenza ed è quindi giusto pensare ad un bell'inizio di anno scolastico a settembre in presenza. Io personalmente ho lavorato quasi tutto l'anno scolastico in presenza, per le prime totalmente in presenza e non temo minimamente i ragazzi non vaccinati, la paura che ho ad insegnare in presenza di alunni non vaccinati è sostanzialmente equivalente a zero.
Per quello che ho potuto vedere i pochi alunni che sono risultati positivi alla PCR cui sono stati sottoposti per contatto a rischio esterno alla scuola e che per questo sono stati costretti a casa vedendo compromesso e ridimensionato il proprio diritto allo studio e la propria preparazione, scoppiavano letteralmente di salute e sarebbero stati l’immagine perfetta da usare per una eventuale pubblicità sullo stato di salute ottimale. Da cui il sospetto legittimo che questo esame molecolare nascondesse dei seri difetti. Cosa che è stata puntualmente confermata prima dal tribunale di Lisbona, poi da quello di Vienna e adesso dalla FDA e dai CDC stessi. Purtroppo I nostri mezzi di informazione, come dicevamo, neanche quelli che prendono il canone, informano circa queste sentenze e decisioni, o danno una scarsissima informazione, impedendo così, al popolo dei contribuenti, che ha il diritto di essere adeguatamente informato, di acquisire quei dati che sono fondamentali per costruirsi una opinione. Se ci guardiamo in giro affidandoci ai nostri sensi la percezione del disastro epidemiologico non c'è.
La Scuola non ha mai costituito un pericolo per nessuno e non è mai stata un luogo di contagio.

Prima di proporre obblighi "vaccinali", facciamoci qualche domanda sui sistemi diagnostici e sull'informazione. Perché il problema che abbiamo vissuto e stiamo vivendo è naturalmente sì, un problema virale, però è anche un problema della diagnostica e poi un problema dell'informazione.


venerdì 16 luglio 2021

Se aggiungi al lessico parole ambigue

Che sia difficile comprendersi gli uni gli altri è noto, oggigiorno però si sono aggiunti degli ostacoli ulteriori. Mi riferisco all'uso di parole che servono a etichettare in una accezione negativa e senza troppi distinguo chi esercita il proprio diritto di critica nei confronti di determinate tematiche. Nel lessico attuale troviamo parole come negazionista e complottista. Negazionista ha sempre designato chi ha tentato di ridimensionare o di negare l'olocausto mentre oggi è stato completamente decontestualizzato e designa colui che negherebbe l'esistenza del nuovo coronavirus; complottista si confonde col significato primario, che è quello che designa chi ordisce complotti, mentre oggi è quasi esclusivamente inteso per indicare chi intravede o crede di intravedere complotti e pensa quindi di smascherarli additandoli con l'aggravante di vederli un po' ovunque. Non si ha l'impressione che l'uso di questi vocaboli avvenga in funzione di una migliore comprensione di un determinato fenomeno quanto per screditare l'avversario, colui col quale ci si pone in rapporto dialettico, senza tanti complimenti e senza operare, appunto, i debiti distinguo. Questo è incentivato dalle dinamiche tipiche delle piattaforme sociali con le relative notifiche di gradimento, i vari mi piace, che i propri seguaci amano apporre sotto ogni pubblicazione gradita e che, naturalmente creano spirito cameratesco, talché vengono espressi gradimenti quasi automaticamente per sottolineare l’appartenenza ad una determinata compagine con la quale sussiste un certo legame, insomma col proprio gruppo, con la propria squadra.
Purtroppo l’effetto che questi vocaboli, usati in modo così disinvolto, hanno sull'esito della discussione, unitamente alle dinamiche del mi piace, è decisamente negativo e non contribuiscono quasi mai ad affrontare un argomento con il giusto atteggiamento, se per giusto atteggiamento si intende quell’atteggiamento che tende a voler realmente approfondire un certo argomente per una migliore e proficua comprensione.