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sabato 30 settembre 2023

Rappresentanza, autorevolezza e autoritarismo in sistemi sui generis

Sembra ad un numero crescente di persone, dotate spesso di una preparazione e una cultura generale non proprio comune, che l’Occidente si trovi attualmente in una fase di declino, per varie ragioni.
Tra le ragioni del declino occidentale cosa potremmo annoverare?
Per esempio una scollatura piuttosto evidente e profonda tra popolo e rappresentanti dello stesso, tra elettori ed eletti, se preferite. In pratica cioè si tratta di un qualcosa che implica una riduzione dei livelli di rappresentanza degli stessi cittadini il che è alla scaturigine di varie problematiche come si può facilmente intuire. Ciò comporta per esempio che le decisioni politiche non vanno incontro alle esigenze degli stessi cittadini i quali subiscono anzi l’iniziativa dall’alto di singoli detentori di potere, ovvero di istituzioni politiche che, date le verticalizzazioni avvenute e in corso, calano sempre più dall’alto i propri diktat e rispondono ad esigenze che non corrispondono appunto a quelle del popolo. Ne nasce un problema non da poco che può essere risolto solo intervenendo sull’organizzazione stessa del sistema politico, cambiandolo. Ora, per esempio, quello dell’Ue è un sistema che, come riporta il sito ufficiale stesso, sempre che non sia stato modificato nel frattempo, è definito sui generis, cioè a dire non tipico, non usuale, che si pone fuori dai soliti generi, non trova cioè molti corrispettivi al mondo, e che necessiterebbe di essere approfondito, di essere studiato a fondo per individuarne i punti critici ed eventualmente intervenire su di essi con opportune migliorie.

Chi impone una decisione dall’alto non tiene spesso conto delle conseguenza che questa implica sul piano pratico ai singoli cittadini, i quali si trovano a subire questa decisione senza peraltro poter contare su degli interlocutori che possano farsi carico delle proteste giacché in molti casi dinanzi a queste, soprattutto se istintive o estemporanee, o anche quando sono riflessive e circostanziate, spesso ottengono poco come risultato, poiché la risposta che si dà, per fare un esempio, è che si tratta di una decisione che è stata prese in altre sedi, cioè non quella comunale o regionale o nazionale,  e sulle quali non è possibile quindi intervenire, se non nella stessa sede di origine. In pratica i cittadini non trovano l'interlocutore giusto, non nell'immediato. Protestare con un sindaco potrebbe ottenere come risposta semplicemente che non si stanno rivolgendo a chi di dovere, perché si tratta di una decisione inerente ad una normativa europea. Quindi il discorso rischia di concludersi lì, rimanendo in sospeso e si danno pochi appigli. Eppure se esistesse un effettivo sistema di rappresentanza politica quelle istanze e quelle proteste dei cittadini troverebbero espressione nelle giuste sedi, così da essere rappresentate degnamente, anche anticipate se vogliamo in un certo senso. Invece non sembra proprio che prima di tali decisioni di ambito europeo, dalle quali scaturiscono poi le normative, quelle istanze emergano, a imbasture una azione preventiva, tesa cioè a prevenire quelle proteste in anticipo, questo non sembra trovare espressione, forse perché gli stessi rappresentanti politici non hanno saputo o potuto cogliere i disagi che sarebbero scaturiti, forse anche per la presenza di poco dibattimento in sede di Parlamento europeo. Così le normative si trovano a non essere espressione del popolo e dinanzi alle proteste ci si limita sovente a spostare semplicemente la patata bollente, alzando le mani e dichiarando che no, non è colpa del sindaco o del presidente del Parlamento regionale, bensì della normativa europea che doveva essere recepita e applicata, rinunciando peraltro allo sforzo di comprenderne le ragioni, nonché a quello di immedesimarsi nei cittadini stessi che lamentano il disagio. Da ciò deriva che solo un ripensamento dei criteri di rappresentanza potrebbe forse correggere questo tipo di dinamiche. Naturalmente un ripensamento dei criteri di rappresentanza non è cosa di immediata risoluzione, giacché implicherebbe dei passaggi complessi, difficili, incerti, sempre ammesso poi che sussista la giusta condivisione in generale sull'idea di apportare modifiche in primis e poi sulle specifiche modifiche da apportare, scusate il gioco di parole.
Insomma siamo di fronte a dei sintomi che attestano come una contrazione dei livelli di rappresentanza, quindi dei livelli di Democrazia, alberghi in strutture politiche occidentali quali sono quelle dichiaratamente sui generis dell’Unione europea.
Comunque la si voglia pensare non è proprio possibile ignorare il problema innescato dalla contrazione di rappresentanza, e per fortuna dei segnali che esso stia emergendo come tale, cioè come problema, è confermato a vari livelli, anche dal fatto che un numero sempre crescente di cittadini di variegati settori e ambiti culturali, provenienti anche dal mondo giuridico sottolinea il problema.

Per esempio Vincenzo Baldini, costituzionalista, dice che ormai l’impatto della politica europea su quella nazionale e sulla portata dei diritti fondamentali nello Stato è talmente intenso che si pone con forza e in modo addirittura indifferibile la questione del deficit di legittimazione democratica degli organi del governo sovranazionale.

Questo deficit di legittimazione democratica risulta quindi evidente agli occhi degli esperti oltre che nella percezione istintiva dei cittadini in generale.

È quindi auspicabile che si raccolgano questi segnali e si ragioni intorno a tale questione, ad un ripensamento della natura giuridica e istituzionale dell'Unione europea, prima che lo scollamento a cui abbiamo accennato aumenti in misura tale da determinare uno stato politico e sociale che assuma delle sembianze autoritarie. E credo che dalla percezione del deficit democratico di rappresentanza non sia difficile passare a quella dell'autoritarismo. Nel corso della sua storia l'Ue ha mostrato in alcune circostanze di preferire l'autoritarismo all'autorevolezza. E la storia ci insegna che dove c’è autoritarismo spesso ciò avviene proprio perché non c’è vera autorevolezza, se non apparentemente. È proprio la questione dell' apparenza che potrebbe assumere un ruolo negativo, costituire un problema tale per cui le masse di persone incolpevolmente non preparate potrebbero non distinguere tra questi fattori, quello rappresentato dall’autoritarismo e quello rappresentato dall’autorevolezza, confondendoli, forse perché la confusione tra gli stessi è coltivata ‘scientificamente’ dai detentori di potere e portata avanti al riparo da processi di partecipazione e appunto rappresentanza. Potremmo dire che anzi, sono i processi dell'informazione e dei mezzi di informazione di massa che entrano in gioco deformando la percezione dei cittadini con sistemi propagandistici tesi a sovrapporre autoritarismo ad autorevolezza. Comparire dinanzi ad una telecamera con giacca e cravatta o un bel vestito firmato, sotto i giusti riflettori, dietro il giusto pulpito e sotto la giusta insegna,in un servizio televisivo ben confezionato, può far sembrare un gigante anche chi tale non è. Ne scaturisce una falsa attestazione di autorevolezza. Mentre da quel tipo di situazione propagandistica e da quel pulpito si annunciano magari decisioni dubbie, sproporzionate, ingiuste, in modo autoritario. Ciò che si cavalca insomma è una sorta di ipnosi delle masse che abituate a prendere per vero quello che dice la televisione e non essendo state dotate di una preparazione suscettibile di conferire strumenti concettuali utili, capaci di leggere i processi comunicativi e l'uso strumentale delle immagini, rimangono spesso persuase che ciò che da quei pulpiti si va propagandando non possa che essere la cosa giusta, e invece potrebbe non essere così. 

Se l'assenza di rappresentanza non permette di intervenire nella redazione delle normative, in questa alienazione trova una breccia l'autoritarismo che, attraverso le verticalizzazione degli impianti istituzioni che danno luogo a strutturazioni sui generis, e scambiato attraverso gli artifici mediatici a cui abbiamo accennato per autorevolezza, giunge a fenomeni di manipolazione delle masse tali che vistose contrazioni di diritti fondamentali vengono addirittura ritenute necessarie e pertanto accettate.

È ciò a cui abbiamo assistito con la cosiddetta "vicenda covid" sulla quale speriamo che si aprano studi e approfondimenti che una volta diffusi possano aiutare i cittadini a dotarsi di quegli strumenti concettuali e di quella consapevolezza di cui sono stati evidentemente sprovvisti all'alba della stessa. Non possiamo rinunciare a questo auspicio e sappiamo che qualcosa si sta muovendo in questa direzione.