Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







domenica 29 settembre 2019

LA COSTITUZIONE SI APPLICA NON SI CAMBIA!

La Costituzione non nasce dal nulla.
La Costituzione non nasce dal caso.
La Costituzione è per il cittadino, il civile italiano, ciò che il decalogo è per il cristiano.
La Costituzione è l'incontro degli alleati col popolo italiano redento, è l'incontro delle forze di Liberazione e partigiane con quelle cattoliche.
La Costituzione è il frutto di esperienze secolari inerenti la storia d’Italia e non solo, condensate in uno scrigno prezioso.
La Costituzione è stata scritta in un clima di svegliezza, dove le coscienze erano deste.
Si avevano ben impresse la guerra recente, le sopraffazioni, le violenze di ogni tipo, le privazioni, la fame, l’invasione nazista, gli errori e gli orrori del fascismo, la dittatura, le violenze fisiche e psicologiche, i campi di sterminio, l'applicazione pedissequa della legge del più forte.
Serviva qualcosa per evitare che tutto questo potesse tornare ad essere.
E nasceva così, dalla testimonianza di ogni Padre costituente che incorporava quelle esperienze, la nostra Costituzione. Tutti gli anticorpi destinati ad evitare il riproporsi di quegli eventi, di quegli errori, vi erano stati immessi. In essa confluivano comunque anche altre esperienze della storia d’Italia, una storia secolare. Le più recenti afferivano a Garibaldi, Cavour, Cattaneo, Mazzini e altri.
Ma la Costituzione è delicata. Vi è un delicato equilibrio al suo interno. Non puoi cambiarne una sezione senza che tutto il resto ne subisca gli effetti.
E poi la Costituzione da sola non basta, serve leggerla, comprenderla, viverla, serve la volontà di applicarla. Se il popolo italiano comprendesse questo, che essa deve essere applicata e non cambiata, se ciò venisse compreso pienamente, veramente, con ogni atomo del proprio essere, non tarderebbe a chiederne questa applicazione e dalla sua applicazione non tarderebbe ad appurare che ne scaturirebbe un miracolo, sì, proprio così.
Questo miracolo darebbe le risposte giuste alle sfide del presente e del futuro.
Ma essa è posta sul banco degli imputati! Sembra sussistere su di lei quasi una condanna preventiva. Quale distorsione può far sì che l’elemento di eccellenza di un popolo, il suo cuore pulsante, lo scrigno dentro al quale vivono tutte le risposte ai problemi presenti e futuri, sia costantemente posto sul banco degli imputati?
Ma gli Stati Uniti, si dirà, e via discorsi! Noi non siamo gli Stati Uniti, siamo l'Italia, abbiamo una storia diversa, una esperienza diversa, ci siamo dati un ordinamento diverso in un diverso contesto perché potesse corrispondergli. Ci sono delle analogie ovviamente tra il contesto italiano e le risposte che il popolo italiano ha dato.
Per chi ama prendere spunto dagli Stati Uniti tuttavia, si dica questo: non vi chiedete come mai essi non cambino mai la propria Costituzione?
Perché il popolo italiano non si rende conto di ciò?
Questa riforma Costituzionale è sbagliata! Blinda la casta che, in quanto tale, deve essere costituita da un numero inferiore di persone; in oltre, meno sono i parlamentari e meno sono le idee, più sono controllabili; collegi elettorali enormi non garantiscono il contatto con le situazioni locali; è una riforma tendenzialmente oligarchica; porta il numero dei deputati allo stesso del periodo fascista. Anche per questo i Padri costituenti vollero incrementare la rappresentanza.
Questa riforma costituzionale indebolisce le nostre radici, è uno schiaffo ai Padri costituenti.
Ma quel che è peggio è che sembra propedeutica ad ulteriori riforme costituzionali di cui non ci è dato sapere, di cui non si conosce esattamente il contenuto ma che si intravedono e già se ne parla, e che sembrerebbero indirizzate alla pedissequa demolizione della stessa, alla rimozione di ogni anticorpo utile a non riproporre gli errori e gli orrori del passato.
Sembra che si stia applicando la tecnica della rana bollita a ciò che abbiamo di più prezioso.
Si inizia con questa riforma e non si sa dove si andrà a finire, questo è il problema!
E l’informazione che cosa farà? Lascerà passare tutto sotto silenzio come per questa?
L’informazione sulla riforma costituzionale è stata praticamente assente, nulla. Perché? Gli italiani meritano una corretta informazione! Il codice deontologico dei giornalisti che cosa dice?
Verrebbe da chiedersi se gli italiani sappiano dell’esistenza di questa riforma. La risposta potrebbe essere sorprendente! E la responsabilità di questo di chi sarebbe?
Chi accenna alla riforma costituzionale ne parla solo come del taglio del numero dei parlamentari, anzi, come del “taglio dei parlamentari”, espressione sintomatica poiché intrinsecamente violenta!
Ma c’è ben altro: abrogazione del CNEL, riduzione dell’età utile per essere eletti senatori, riduzione dell’età per eleggerli e quindi sostanziale appiattimento tra Camera e Senato; depotenziamento della circoscrizione estero.
Chi ne accenna, non parla mai di riforma costituzionale; chi ne accenna, gioca solo sulla demagogia di un argomento, quello del taglio del numero dei parlamentari, che rischia di piacere ai cittadini, benché non a tutti, semplicemente perché non gli viene spiegato che il risparmio è sostanzialmente ininfluente, mentre la riduzione della rappresentanza è decisamente consistente. Non si dice ai cittadini che saranno malamente rappresentati.
Chi ne accenna, sebbene sia nel novero di un movimento che si richiama spesso alla democrazia diretta come sistema giudicato tra i migliori, e quindi all’appello diretto dei cittadini, non informa gli stessi sulla riforma, li lascia sostanzialmente disinformati, consapevolmente, scientemente, e si basa unicamente sull’idea del risparmio, che illude la fantasia dei cittadini meno informati e piace così tanto alla troika, questo sì, che utilizza lo stesso discorso per deprimere le democrazie e imporre riforme mai risolutive e quasi sempre peggiorative. Si hanno molte riprove al riguardo.
Chi ne accenna, nella passata legislatura si è opposto ad una deforma sostanzialmente simile, perché un così vistoso scostamento dal recente passato?
Se a qualcuno non sembra così simile è perché non si parla della riforma nel suo complesso ma solo di una piccola porzione di essa. Inoltre questa riforma va vista purtroppo nell’ottica di serie successive di riforme: si vuole evitare quello che si ritiene essere stato l’errore compiuto nella precedente legislatura, quello di avere voluto tutto e subito, e si preferisce agire per gradi. Ed ecco quindi la tecnica della rana bollita.
Chi accenna a questa riforma, accennandone solamente appunto, sembra fare affidamento sulla disinformazione dei cittadini, sembra auspicarla, sembra che desideri l’ignoranza degli stessi, sembra desideri rivolgersi a cittadini di cui spera non sia alto il grado di informazione, di comprensione, di coscienza.
Chi ne accenna in questo modo, spera nella meccanicità come sua alleata, non certo nella coscienza.
Ed ecco che quindi i messaggi si costruiscono bene, a sommo studio, per fare breccia nelle reazioni meccaniche di chi li osserva alla televisione. Ma ragioniamo su questo. Se chi è in forza a un governo, desidera l’ignoranza dei cittadini a cui si rivolge, come potrà garantire che lo stesso governo di cui è in forza, faccia una degna politica sull’ istruzione pubblica per esempio? Non desidererà piuttosto avere cittadini che non comprendano ciò che gli accade intorno? E non agirà in questo senso?
Chi ne accenna in questo modo, come può quindi richiamarsi ai cittadini e dire che le associazioni politiche devono fare un passo indietro mentre i cittadini devono fare un passo avanti? E' una bella frase sì, ma con questa deforma costituzionale i cittadini fanno consistenti passi indietro non certo in avanti!
Se davvero si amano così tanto i cittadini sì da desiderare che facciano passi in avanti, li si interpelli in un REFERENDUM in modo da consentire che possano esprimersi in proposito secondo quella formula di cui si dice che piaccia tanto ai pentastellati, quella della democrazia diretta. Ma questo amore sembra però essere smentito dal desiderio manifesto di parlare ad un pubblico disinformato e sostanzialmente plagiato da bei discorsi e belle immagini che non dicono niente sui contenuti reali della riforma.
E sembra essere smentito dalla speditezza dell'iter di questa riforma che non ha lasciato giusti tempi di sedimentazione delle informazioni, né ha coinvolto l'opinione pubblica in alcun modo.
Sempre il solito mantra, ossessivo, sì da imprimersi meglio nella mente di chi ascolta: taglio dei parlamentari, risparmio. Luci ben posizionate, bel vestito, bella camicia, bella cravatta, taglio fresco di capelli, monologo ben imparato, si gira? E'  venuta bene? Quindi mandiamola ai telegiornali.
Neanche una misera domandina! Sembra che i giornalisti oggi servano unicamente a prestare le telecamere ad uso e consumo del politico di turno. Ogni particolare è stato curato al dettaglio per fare impressione positiva sugli spettatori, per cavalcarne le reazioni meccaniche ma non la coscienza, la frase è stata pronunciata con sicurezza, il messaggio è arrivato, le immagini contribuiranno a descrivere una situazione rassicurante e se magari siedi su un tavolo in modo anche un po' informale, sembrerà quasi che tu parli ad un amico in un momento di pausa. Quale confidenza!
Sono tecniche studiate a tavolino di cui si consce esattamente l'esito meccanico, e se è così, è perché non si vuole che si parli dei contenuti ma che ci si basi unicamente su una impressione immediata ancorché intrinsecamente superficiale.
Se la riforma in questione piace alla troika e ai neoliberisti, che i pentastellati dichiaravano apertamente e con "onestah" di voler combattere, non piace però all'ANPI, l'Associazione Nazionale Partigiani Italiani.
Apprendiamo infatti con autentica gioia la notizia che l’ANPI ufficialmente SI SCHIERA CONTRO QUESTA DEFORMA COSTITUZIONALE!


martedì 24 settembre 2019

Non contro la casta ma contro i cittadini

A proposito della riforma costituzionale, si dice che sia una riforma anti casta in realtà è una riforma che salda la casta la quale diviene più ristretta come è tipico delle caste. Infatti una casta allargata sarebbe quasi un ossimoro. Il Parlamento è tale perché rappresenta il luogo dove i rappresentanti dei cittadini discutono le leggi dello Stato. Un buon numero di parlamentari non solo non rovina la Nazione ma non incide in modo consistente sulle spese dello stato.
L’idea del vincolo esterno, quasi un’ammissione di stato di minorità, il divorzio tra Banca d’Italia e ministero delle finanze, la perdita della sovranità monetaria e il conseguente abuso del mantra del “risparmio” e dello Stato come “buon padre di famiglia che risparmia” rischiano di compromettere la giusta via indicata dai Padri costituenti e di deprimere la rappresentanza.
Inoltre non è giusto ratificare una riforma costituzionale complessa senza sapere come sarà la legge elettorale. Il buon gusto istituzionale vorrebbe che riforma costituzionale e elegge elettorale viaggino di pari passa essendo l’una strettamente legata all’altra e non potendo comprendere esattamente l’una senza l’altra. Spero che il parlamento voglia dare prova di buon gusto istituzionale procedendo alla legge elettorale prima dell’approvazione della riforma costituzionale.
Spero che esistano forze politiche in Parlamento in cui l’onore e il rispetto per la storia dello stesso e per il lavoro dei Padri costituenti costituisca un esempio a cui guardare.


sabato 21 settembre 2019

PER UNA RIFORMA COSTITUZIONALE SERVE UN CLIMA COSTITUENTE, QUI C'E' SOLO UN GRAN CASINO!

Dovrebbe esistere una norma, anche se non scritta, una di quelle norme che si basa sull’onore, sul rispetto di modi e tempi opportuni, che si affida alla signorilità, per cui non si dovrebbe procedere ad una riforma costituzionale, se nella precedente legislatura si è tentata una riforma costituzionale, non importa con quale risultato. Dovrebbe esistere una norma, anche se non scritta, che dovrebbe impedire di procedere ad una riforma costituzionale se la si è tentata nel precedente governo, non importa con quale risultato. Qui siamo in un governo preceduto da un altro che ha tentato una riforma costituzionale e in una legislatura che è stata preceduta da una legislatura che ha tentato una riforma costituzionale.
I pentastellati per la prima volta al governo, dopo aver giurato di “essere fedeli alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione” sono partiti in quarta con una riforma costituzionale mai annunciata in campagna elettorale e che i cittadini peraltro non hanno richiesto, contrariamente a quanto si va propagandando. Anzi, i cittadini che hanno votato i pentastellati sapevano di essere usciti da una dura battaglia combattuta contro una riforma costituzionale al suono di: non si fa una riforma costituzionale per risparmiare. Ma anche: la Costituzione non si cambia si applica. Perché mai avrebbero dovuto aspettarsi una riforma costituzionale, mai annunciata in campagna elettorale, che nega questi punti? I cittadini non l’hanno quindi richiesta.
Si abbia quindi il buon gusto di dire la verità: questa riforma non la vogliono i cittadini. Anzi piace così tanto alla troika che forse si può capire chi la vuole veramente. Sì, il movimento che si professava antisistema, che mandava tutti a quel paese, che gridava onestah, fa riforme che piacciono alla troika, intercetta il dissenso e convoglia al consenso!
Si vedono poi molte contraddizioni. Perché negli enunciati propagandistici sempre e solo dei pentastellati, che parlano unicamente di taglio del numero dei parlamentari e non di riforma costituzionale complessa in cui il taglio del numero dei parlamentari è solo uno dei tanti punti, si pone sempre l’accento sul risparmio.
È l’argomento che piace appunto alla troika.
Questo argomento cozza con quello usato per impedire la riforma costituzionale precedente: non si fa una riforma costituzionale per risparmiare!
Non entriamo nel merito del risparmio in sé, che sarebbe cosa veramente marginale e sostanzialmente ininfluente per il bene del Paese. Anzi, semmai sono soldi che non circolerebbero più, a fronte di una consistente riduzione di rappresentanza. Dov’ è il guadagno per il Paese?
A fronte di un risparmio marginale ci sarebbe una consistente perdita di rappresentanza, per tutti, e in particolar modo per la circoscrizione estero che viene sostanzialmente falcidiata.
Agire così è furbo ma certamente non onesto. E non sembra neanche aderire al giuramento appena pronunciato.
Se chi vuole la riforma costituzionale lo fa veramente per i cittadini, non li conduca ad un salto nel vuoto e prima di approvare in via definitiva ci faccia vedere come sarà la riforma elettorale da affiancarvi.
Non si può chiedere ai cittadini di fare un salto alla cieca! Prima la legge elettorale, vogliamo vedere!
Agite per il bene dei cittadini? Io sono un cittadino e vi dico: nessun salto nel buio, prima la legge elettorale!
Sono un cittadino, rispettatemi!
Dunque i pentastellati subito dopo il giuramento sono partiti a razzo con la riforma costituzionale inaspettata, discussa velocissimamente, senza il necessario coinvolgimento dell’opinione pubblica cui viene esposta solo come taglio del numero dei parlamentari ed anzi più spesso semplicemente come “taglio dei parlamentari".
Vi è stato già chi ha fatto notare come le inesattezze lessicali siano isomorfe alla disarmonia interiore di chi le esprime, sintomo di confusione.
Che dire dell’espressione usata in luogo di "taglio del numero dei parlamentari" dunque, cioè dell’uso dell’espressione “taglio dei parlamentari”? Sono semplici negligenze di linguaggio o stanno ad indicare altro? Sono semplici negligenze nell’uso delle parole o sono il sintomo preoccupante della confusione che regna particolarmente nel mondo della politica, visto che il linguaggio in fondo non fa che rappresentare lo stato degli animi?
E che ci sia una grande confusione nel Paese lo si capisce da tante cose purtroppo. Rimanendo semplicemente nel mondo della politica, l'impressione è di un mutamento incessante, continuo. Vi era un governo costituito da due forze politiche vincitrici delle elezioni, ma con all’interno il terzo partito, quello definito del Presidente, che non ha passato le elezioni; questo governo che non c’è più, anche grazie al terzo partito, sostituito di recente da un altro che non rappresenta la maggioranza degli italiani, costituito da uno dei due precedenti e dal PD, sconfitto alle elezioni ma tornato al governo, ponendo grossi dubbi democratici e di rispondenza ai cittadini, alla volontà popolare. I pentastellati camaleonticamente mutevoli hanno profondamente deluso il proprio elettorato, perdendo milioni di voti e schierandosi col nemico dichiarato, il PD, che si scinde nuovamente mentre si cominciano a sentire voci di scissione anche tra i cinque stelle. Conte si smentisce molte volte, non porta documenti fondamentali come l’ESM in Parlamento ma si vanta di aver parlamentarizzato la crisi, cambia molto anche lui in breve tempo e fondamentalmente la sua immagine è rapidamente mutata anche agli occhi dei cittadini più ingenui e da "avvocato del popolo" sembra per molti divenuto "l’avvocato della troika". Bel cambiamento e bella coerenza. Insomma nel mondo politico non regna l’onestah, neanche nel movimento cinque stelle anzi, particolarmente in quel movimento e tutti sembrano mentire a tutti in nome di spericolatissimi tatticismi. Tutto si muove rapidamente, niente rimane al suo posto. Sembra non potercisi fidare di nessuno.
La domanda a questo punto è: ma vi sembra un clima costituente?
Ma vogliamo rispettare veramente l’assemblea costituente per favore?
Vogliamo rispettare una tradizione nobile nella sua essenza, quella democratica parlamentare e rappresentativa in cui la sovranità appartiene al popolo e in cui la Costituzione che garantisce tutti non si cambia senza un clima appropriato? Lo dobbiamo ai Padri costituenti!
Se volete una lista di cittadini che hanno fatto realmente il bene degli italiani la potrete trovare nell’Assemblea costituente stessa, non nelle fila dei pentastellati che prima dicono di aver impedito una riforma costituzionale fatta in nome del risparmio, cosa che non si deve, e poi propongono una riforma costituzionale in nome del risparmio.
Qualche autorevole costituzionalista dovrebbe alzarsi e dire con autorità che la riforma costituzionale lampo, in queste condizioni non può proseguire, che in un clima del genere che a tutto somiglia tranne che a un clima costituente non si può minimamente pensare neanche nell'anticamera del cervello di fare una riforma costituzionale.
Chi volesse proseguirla contro ogni buon senso dovrebbe, in nome di quei cittadini ai quali sovente si richiama, e in nome di quegli altri che hanno costituito l’Assemblea costituente, che non ci sono più ma a cui si deve sempre del rispetto, come minimo dovrebbe, dicevamo,  PRIMA DELL’APPROVAZIONE DEFINITIVA, IMPORSI DI FARCI CAPIRE COME SARA’ LA LEGGE ELETTORALE CHE VI SI VUOLE ASSOCIARE, ALRIMENTI E’ UN SALTO NEL BUIO INACCETTABILE!!!


mercoledì 18 settembre 2019

Non c'è un clima sobrio né costituente per una riforma peraltro iniqua, sbagliata e a cavallo di due governi: una cosa mai vista!

Per costruire un capolavoro come la Costituzione italiana ci sono voluti secoli di storia, un accumulo di esperienze unico, il dramma della seconda guerra mondiale, del fascismo e del nazismo, una Assemblea costituente di uomini veri, diciassette mesi di intenso lavoro di cittadini dal nobile animo che amavano veramente l’Italia, riuniti in assemblea. Calamandrei sottolinea che nella Costituzione si è riversata la storia d’Italia. Egli vi intravede Mazzini, Cavour, Cattaneo, Garibaldi e Beccaria.
Per distruggerla potrebbero bastare pochi mesi al comando dei pentastellati, una riforma mai annunciata in campagna elettorale, fatta di corsa, senza il necessario coinvolgimento dei cittadini, dell’opinione pubblica, senza la necessaria sedimentazione e meditazione delle informazioni, senza un adeguato supporto dei mezzi di informazione ed annunciata unicamente e demagogicamente come "taglio dei parlamentari", benché vi sia ben altro. Il solo taglio del numero dei parlamentari comunque è sufficiente da solo a sconsigliare una persona che ama la rappresentanza a non volere una riforma del genere, col resto poi!
La riduzione della rappresentanza è per altro in contraddizione con chi dice di amare la Democrazia e in particolare quella diretta, dove si dovrebbe tendere al massimo della rappresentanza quindi ad aumentarla non a diminuirla.
Quello del risparmio, cerchiamo di capirlo amici italiani, è l’argomento della troika, della deflazione, delle politiche del rigore, che deprimono la domanda e quindi l’offerta, che vogliono la riduzione dei salari, politiche contro le quali si era levato un vastissimo numero di italiani fiduciosi di avere trovato chi potesse tenere testa alle inique imposizioni della Unione europea. Cittadini che se comprendessero che il taglio del numero dei parlamentari piace alla troika perché deprime la rappresentanza e comprime la Democrazie e rende maggiormente permeabile il nostro Paese alle influenze esterne così da imprimere maggiore forza ai diktat esterni, non approverebbero mai.
I piedi che corrono in fretta al male sono stigmatizzati anche nelle sacre scritture, sia detto per i credenti.
Invece vediamo il movimento dei pentastellati che cerca di tirare la corsa ad una riforma costituzionale che, intanto non prevede solo il taglio del numero dei parlamentari, ma anche l’abolizione del CNEL, l’appiattimento di Camera e Senato.
I continui sommovimenti della politica italiana stanno ad indicare che non siamo in un momento sobrio. La Costituzione nelle intenzioni dei Padri costituenti doveva proprio servire per questi momenti. Non si può procedere ad una riforma costituzionale in un clima del genere, e particolarmente senza sapere com’è la legge elettorale che vi si vuole affiancare. Un riforma costituzionale a cavallo tra due governi, non si fa.
In ogni caso, prima di approvare definitivamente la riforma costituzionale è necessario sapere come sarà la legge elettorale altrimenti si potrebbe configurare o il caos istituzionale o uno stravolgimento antidemocratico in cui il combinato disposto potrebbe generare il tracollo democratico ed essere fatto espressamente su misura per alcuni e a danno di altri. Non si fa così!
Le opposizioni protestino! L'ANPI faccia sentire la propria voce e ci guidi a salvarci dell'ennesimo obbrobrio che mina il lavoro dei Padri costituenti!!!


mercoledì 11 settembre 2019

Di quale Nuovo umanesimo stiamo parlando?

Ci sarebbe proprio bisogno di fare chiarezza sull’uso dell’espressione “nuovo umanesimo”. Non si tratta di riscoprire i testi classici antichi, le humanae litterea, ma l’uomo stesso, ci pare di intuire, come autore della propria storia, probabilmente. Porre l’uomo al centro del discorso, di ogni discorso, è un buon proposito. Peccato però che sia poco credibile come proposito di questo governo, che nasce senza il consenso della maggioranza degli uomini di questa Nazione ai quali è sostanzialmente impedito, in questo preciso modo, di divenire autori della propria storia.
Strano per chi mette al centro l’uomo.
Sorge il dubbio che l’uso di quella espressione sia un uso mimetico e il dubbio si rafforza a mano a mano che il discorso dell’avvocato procede.
Che l’uso dell’espressione “nuovo umanesimo” sia un’operazione espressamente mimetica, tesa a gettare fumo negli occhi e ad illudere i cittadini della presenza di qualcosa che non c’è, è facilmente comprensibile da vari indizi e contraddizioni palpabili. Particolarmente lo si capisce quando vengono menzionate le politiche per la scuola, durante il discorso, dove l’accento è posto non sugli studenti, futuri uomini, non sui contenuti, ma sugli strumenti da far utilizzare agli studenti per l’acquisizione dei contenuti. Qui la maschera cala e lascia intravedere la vera fisionomia del governo e di chi lo guida.
Purtroppo sappiamo bene che lo strumento vincola, illude, dispone, impone, riflette l’ideologia di chi lo costruisce, ingabbia. Non fa solo questo, ma anche questo, e la scuola si trova così ad essere pesantemente condizionata dall’esterno, e poco ascoltata dall’interno.
È l’essere umano che deve essere posto al cento e i profondi contenuti dello stesso, che già risiedono in lui, che devono essere i veri protagonisti di un nuovo umanesimo, altrimenti il nuovo umanesimo non c’è e non ci potrà essere. Nell’ambito scolastico al centro deve starci lo studente, pensato come essere umano, e futuro uomo, futuro adulto.
G. Manacorda in Storia della scuola in Italia, Il Medio Evo, scriveva che la Scuola “come riceve l’impronta e avviamento dalla società in mezzo alla quale vive, così, a sua volta irradia correnti di pensiero, imprime impulsi efficaci, informa di sé anche fatti politici e sociali.”
Ma questo equilibrio oggi sembra essere compromesso e l’influenza sembra essere unilaterale: dall’esterno verso la scuola, semplicemente questo.
Con questo governo che idolatra le tecnologie l’influenza dall’esterno sembra poter arrivare al parossismo e al centro si mettono gli strumenti, non l’uomo.
Di quale nuovo umanesimo si sta discutendo quindi?
Sono già molte le contraddizioni elencate e purtroppo fanno capo al ribaltamento di un paradigma che ci viene offerto niente meno che da Cristo quando rispose a chi lo interrogava sulla liceità di fare le cose di sabato, giorno consacrato a Dio e al riposo: << il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato >> Egli rispose.
Questo governo ribalta il paradigma, giacché di ribaltoni s'intende!
Se l’umanesimo è l’uomo che costruisce i propri passi, non c’è umanesimo nell’impedire alla maggioranza degli uomini di andare nella direzione che avevano scelto; se l’umanesimo è lo studente al centro della scuola, non c’è umanesimo nel porre al centro della scuola gli strumenti; se l’umanesimo è riconoscere che il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato, non c’è umanesimo nel dichiarare implicitamente che l’uomo è fatto per i mercati e non i mercati per l’uomo, che l’uomo è fatto per le regole e non le regole per l’uomo.


Siamo abbastanza sicuri che altre contraddizioni si paleseranno sempreché, saggiamente, non si decida di restituire la parola a colui a cui è stata tolta: il popolo.
Ci sono governi geneticamente incapaci di generare l’umanesimo.
Dai frutti riconosceremo la pianta, da quelli vedremo, perché dalle querce non nascono limoni.


martedì 10 settembre 2019

Perché non chiedere agli italiani se vogliono questo Governo?

Anche oggi in Parlamento, i grillini dichiarano la propria convinzione nella democrazia diretta. E sembrano convinti delle proprie affermazioni.
Ma in realtà essi temono la vera democrazia diretta, ed è molto facile da dimostrare.
Ai pentastellati direi: se amate così tanto la democrazia diretta perché non indire un REFERENDUM consultivo per chiedere agli italiani se vogliono questo Governo oppure NO?
Cosa pensate che risponderebbero a questa proposta di ricorrere a ciò che maggiormente somiglia alla democrazia diretta, pensate che risponderebbero sì?

 


lunedì 9 settembre 2019

SENATORI, NON DATE LA FIDUCIA A QUESTO GOVERNO

PER IL BENE DELLA NOSTRA NAZIONE, ma soprattutto per il bene della Democrazia in Italia, in Europa e nel mondo, spero che domani i senatori della Repubblica Italiana, non votino la fiducia a questo governo che nasce senza il necessario consenso del popolo sovrano e anzi, del tutto in antitesi alle richieste degli elettori. E’ un fatto gravissimo che sta creando una spaccatura profonda nel tessuto sociale italiano, indignazione, rabbia e frustrazione. Non avallare la nascita di questo governo che i cittadini non voterebbero mai, è anche un modo per dimostrare che non è in Europa che si decide come deve essere il Governo italiano, ma in Italia, grazie a quel popolo italiano, ai cittadini elettori, che decidono come deve essere il Governo e qual è l’indirizzo che deve avere. Deve rendersi evidente, per il rispetto che dobbiamo ai cittadini italiani, che il voto degli italiani non può e non deve essere tradito. Per un vero sovranista l’occasione di manifestare queste cose è un’occasione d’oro.
Chiederei ai senatori di guardarsi dentro, di interrogare la propria coscienza, di chiedersi se veramente il proprio mandato può essere espletato al meglio in un Governo che è l’esatto opposto di quello che gli italiani speravano. I danni che un Governo non sostenuto dalla maggioranza del popolo può fare al proprio Paese sono immensi e difficilmente correggibili.
Il momento è grave nel Paese e la battaglia di domani in Parlamento è una battaglia epocale.
Sarà la Costituzione a cambiare l’Europa, o sarà l’Europa a cambiare la Costituzione? Cosa dovrebbe rispondere un vero italiano? Questa è l’immensa partita e quello del Senato è il luogo dove questa immensa partita si gioca. Se vincerà il Governo, se cioè otterrà la fiducia del Senato, l’Europa vincerà sulla Costituzione che rischierebbe di essere stravolta, Dio non voglia. Se invece il Governo sarà sconfitto, e può esserlo, la Costituzione vincerà sull’Europa e si potrà pensare ad una Unione europea più giusta e che cresca in armonia con la nostra Costituzione. Questo è un progetto di pace, di giustizia, che guarda al futuro senza distruggere il passato che ci hanno lasciato i padri costituenti verso cui dovremmo essere eternamente grati. Ed, anzi, la Costituzione, può divenire lo strumento più importante da usre per cambiare l’Europa e il mondo in meglio.
SENATOREI DELLA REPUBBLICA ITALIANA, SE CREDETE NELL’ITALIA, NELLA SUA STORIA, NELLA SUA CULTURA, NELLA SUA POSSIBILITA’, CHE C’E’, DI ESSERE LA PROTAGONISTA DEL CAMBIAMENTO NEL MONDO, NON DATE LA FIDUCIA A QUESTO GOVERNO CHE IL POPOLO NON VUOLE.

 


domenica 8 settembre 2019

C'è un Nuovo spettro che si aggira per l'Europa!

Si chiama TECNO FEUDALESIMO!!!
E' IL FEUDALESIMO MODERNO, TECNOLOGICO.
In una Unione europea concepita dalle classi dominanti, molto diversa da quella che si poteva ipotizzare essere l’Europa dei popoli; in una Ue volta al consolidamento del potere delle stesse e schiava di concezioni economico finanziarie neo liberiste, foriere di politiche economiche volte scientificamente alla deflazione; in una Ue che, essendo volta a questo, perora la causa della disinformazione culturale, particolarmente in materia di cultura economica, coltiva il divario culturale tra le classi e si avvale dei sistemi di informazione di massa non per informare ma per disinformare; sta arrivando il TECNO FEUDALESIMO. Chi è a favore dell'Europa dei popoli, non può volere il TECNO FEUDALESIMO.
Questo è un regime che si avvale delle nuove tecnologie per consolidare il potere delle classi dominanti che cercano vassali, valvassori e valvassini, indipendentemente dalla Nazione di appartenenza; è quella strutturazione feudale della società moderna, per quanto paradossale possa sembrare, che si avvale delle tecnologie per controllare ogni passo dei cittadini, ogni mossa degli stessi; è quella società in cui le tecnologie sono volte a carpire surrettiziamente ogni informazione personale relativa ai cittadini per dirigerne e condizionarne le scelte, per affiancare alla manipolazione di massa la manipolazione individuale.
Questo TECNO FEUDALESIMO rispetta la forma e tradisce la sostanza, erode i confini nazionali, per togliere il potere agli Stati nazionali e depotenziare le Costituzioni il cui potere giuridico può solo espletarsi all’interno di confini definiti; così da restituirlo alle classi dominanti transnazionali; cerca negli Stati uomini disposti a permettere questo in cambio di lauti stipendi, riflettori, posti di prestigio, adulando, corrompendo le menti, illudendo con l'uso sapiente della retorica, sventolando ricompense illusorie, piatti di lenticchie in cambio di primogenitura, specchietti per allodole, falsi miti di progresso, tecniche per rendere schiavi i cittadini che sono nati liberi.
Cittadini italiani, se volete questo TECNOFEUDALESIMO probabilmente è sufficiente perorare la causa di questo nuovo governo che, ricordiamocelo, nasce senza il necessario sostegno popolare e in contraddizione con l’articolo 1 della Costituzione, che pare incline ad instaurare, forse suo malgrado, il regime TECNOFEUDALE e per fare ciò, deve, nel migliore dei casi, distruggere la Costituzione italiana che i padri costituenti ci hanno lasciato come un immenso tesoro da difendere e applicare! Dobbiamo impedirlo!!
Mi appello quindi a quanti tra i senatori della Repubblica, siano animati da uno spirito costituzionale, autenticamente patriottico, non nostalgico o anacronistico, ma etimologicamente patriottico, volto a difendere la terra dei padri, i doni dei padri, i nostri più nobili principi, le nostre libertà, la nostra Democrazia e i nostri diritti. La storia ci insegna che Dio ama gli Stati nazionali.
Non toccare l’antico confine, posto dei tuoi padri, Egli ci dice!
Ma anche la nostra storia e la nostra cultura sono a rischio, perché si corre sempre un grande rischio quando esse, minate dall’interno da un esecutivo che sembra essere eterodiretto e sostanzialmente prono alle richieste esose delle classi dominanti europee, sono oggetto di attacchi continui, perpetui.
Se il TECNOFEUDALESIMO è per le classi dominanti in cerca di vassalli, valvassori e valvassini, e infine schiavi, non può guardare con favore alla volontà popolare né alle Costituzioni che ne sostengono l’importanza. Esso perciò ha bisogno di governi che nascano senza il sostegno popolare. E' un caso?
Cittadini italiani, e senatori, se invece non volete questo TECNOFEUDALESIMO, impedirlo si può! Dovete semplicemente dare fiducia alla Democrazia e soprattutto all’articolo 1 della Costituzione, che ci insegna che deve sempre sussistere una reale e palpabile sintonia tra il popolo e i suoi rappresentanti, cosa che in questo momento non c’è! Dovete guardare nelle vostre coscienze e dire NO ad un Governo che nasce senza il sostegno popolare, una cosa inaudita, gravissima!
Se non volete il TECNOFEUDALESIMO è sufficiente non sostenere questo Governo, che nasce per instaurarlo.


sabato 7 settembre 2019

Cosa ci dice la coscienza?

Non ha niente da temere il contesto internazionale, ma proprio niente, da un’Italia che mantiene salde e forti le sue prerogative democratiche sancite dalla sua Costituzione! Quella stessa Costituzione che le forze di liberazione hanno reso possibile. Quelle forze erano costituite anch’esse da quello che potremmo definire, il contesto internazionale di quei tempi. Anzi, il contesto internazionale stesso, quello di oggi, deve considerarlo un bene perché dove sussiste una Democrazia vi è il diritto, e dove sussiste una flessione della Democrazia, lo stato di diritto si dissolve o rischia di dissolversi e questa flessione si riverbera nella società e nel mondo creando il disordine.
La prerogativa maggiormente interessante della Costituzione, la principale, è quella espressa nell’articolo 1, quella che dichiara il popolo come il sovrano della Repubblica democratica. Non c’è niente di male nel mantenere questo legame democratico col popolo, né per il contesto nazionale, né per il contesto internazionale.
Ma perché ciò sia reso possibile, perché questo legame sussista e prosperi, serve un’autentica rispondenza tra gli elettori e i rappresentanti così come auspicato dall’Assemblea costituente che spesse volte ha fatto notare proprio questo: che il popolo deve avere una degna rappresentanza e che quando la sintonia col popolo svanisce è opportuno ripristinarla con le elezioni. Gli altri articoli della Costituzione sono importantissimi ovviamente ma seguono, il primo di essi è quello a cui tutti gli altri articoli si devono accordare.
Serve una maggiore fiducia nell’Italia, nel popolo italiano. Serve una maggiore fiducia nella sua Democrazia, nella sua Costituzione, la cui nascita avviene in un periodo storico in cui l’Italia trova la sua collocazione geopolitica internazionale, mantenuta costante e stabile nel tempo proprio grazie ad essa, e mai messa in discussione. L’Italia è sempre stata fedele a questa collocazione, né si intravedono ragioni per cui non dovrebbe esservi fedele.
Questa collocazione è un fattore di stabilità nell’ambito internazionale. Ciò che è nato in quel periodo, e in particolare si deve pensare alla Costituzione e alla collocazione geopolitica italiana appunto, è fortemente legato assieme e non è possibile toccare una cosa senza ledere l’altra.
Mantenere quindi una forte impronta democratica, che implica rispetto per il lavoro dei padri costituenti, che implica riconoscenza e riconoscimento del profondo significato del lavoro dell’Assemblea costituente, consapevolezza di inserirsi a pieno titolo in una tradizione, nell’alveo dei paesi sviluppati spiritualmente e materialmente, democratici, costruttori di pace e giustizia, diviene quindi una missione imprescindibile per ogni cittadino italiano così come imprescindibile è la Costituzione stessa.
Mantenere una forte Democrazia è saggio.
In primo luogo però, per fare ciò, si devono tenere presenti gli ammonimenti della stessa Assemblea costituente, la quale non si esprimeva a favore di una porzione del parlamento specifica, della sinistra, del centro o della destra, ma dell’interesse comune e generale, principalmente della stessa Democrazia, ponendo le basi per regole equidistanti per ogni formazione politica e collocazione parlamentare.
C’è un primo punto imprescindibile quindi da rispettare che fa capo all'articolo 1 della Costituzione, quello maggiormente importante: la sintonia tra i rappresentanti del popolo e quest’ultimo. La voce del popolo, si dice, è la voce di Dio, e non ascoltare la voce del popolo è un po’ come non ascoltare la voce di Dio, che parla nelle coscienze di ognuno di noi, di tutti gli uomini. Dalle raccomandazioni dei padri costituenti, e anche dalla saggezza popolare, che ci parlano all’unisono, si evince l’importanza di sintonizzarsi col popolo, che la Costituzione definisce non a caso sovrano. Questo, hanno ritenuto i padri costituenti, di porre in primo piano, come prerogativa indispensabile, elemento imprescindibile, conditio sine qua non, per il mantenimento del maggior grado possibile di Democrazia nel nostro Paese: la maggiore sintonia possibile col popolo. Ciò aiuta l’Italia ad essere una Nazione e uno Stato che ama mantenersi nell’alveo geopolitico in cui la storia lo ha collocato alla fine della seconda guerra mondiale, cosa che ritengo di fondamentale importanza per gli equilibri internazionali.
Per tornare alla Costituzione, l’Assemblea Costituente ha ritenuto di porre l'accento su questa sintonia, ed insieme ha disposto una degna rappresentanza numerica in Parlamento, proporzionata alla popolazione italiana.
Ma questa sintonia in questo preciso momento non c’è. Nessuna persona coscienziosa può impedire a se stessa di denunciare che il legame di rappresentanza col popolo italiano è in questo momento incredibilmente compromesso, che non ha mai toccato livelli così infimi e che non è da ritenersi responsabile perseguire questa assenza di sintonia. Qualcuno le deve pur dire queste cose e lasciare una testimonianza!
Alcune coscienze avvertono il pericolo di compromettere secoli di conquiste.
Le preoccupazioni che fanno propendere un certo contesto internazionale a preferire una maggioranza parlamentare ad un’altra, sono destituite di fondamento sostanziale ancorché legittime, come lo sono tutte le opinioni, ma il rispetto di uno Stato sovrano come l’Italia è sacro.
Questo dovrebbe spingere alla massima equidistanza particolarmente in un momento così delicato come quello che sta vivendo la nostra Nazione, dove la disarmonia che sussiste tra il popolo, una sua cospicua maggioranza, e il governo che si vuole formare, è ragione di fortissime preoccupazioni e di aspre tensioni sociali.
Non appaiono quindi consoni, rispettosi, appropriati, i numerosi interventi dall’esterno, in un simile momento. Sono interventi che scontentano milioni di persone. Milioni di persone, non poche decine o centinaia o migliaia o decine di migliaia di persone. Milioni! E tutto questo perché non si vuole riconoscere che derogare alla regola della Democrazia, secondo la quale è il pensiero della maggioranza dei cittadini che deve plasmare il Governo, non è saggio. È giusto ricordare che tra amici, ci si rispetta a vicenda e ci si sforza di non creare tensioni e aporie nel popolo della Nazione amica, che farlo non è saggio.
In Democrazia, si dice, la maggioranza vince.
Sento già che si risponderà che in Parlamento un’altra maggioranza è stata trovata e che quindi formalmente la Costituzione è rispettata, e che è quella la maggioranza che oggi ha vinto.
È vero, formalmente è rispettata, ma non nella sua sostanza. E' il rispetto della sostanza che si deve cercare. Questa esperienza, ci sta insegnando, per quanto lo si sapesse già, che tra il rispetto formale e il rispetto sostanziale della Costituzione può correrci un abisso! La maggioranza che deve essere rispettata è quella del popolo. Questo ci insegna l'Assemblea costituente.
La spiegazione quindi è semplice e la si ha proprio per bocca di alcuni degli stessi esponenti della nuova maggioranza. Concluse le ultime elezioni politiche, esponenti di primo piano del PD avevano espressamente dichiarato che non era serio governare avendo perso le elezioni. Cioè si riconosceva apertamente ed onestamente, che le elezioni il PD le aveva perse. Quando le vinse senza una maggioranza assoluta ma relativa, alle precedenti elezioni politiche, sono stato il primo a riconoscere che il PD aveva vinto, anche quando esponenti di primo piano come Bersani parlavano di mezza sconfitta o mezza vittoria. Per me il PD aveva vinto e lo dicevo e scrivevo. Ma alle ultime elezioni politiche il PD ha perso, e anche questo si può e si deve dire.
Quindi un partito che ha perso le elezioni sta al governo. Questo è strano!
Con chi? Con un movimento che è cambiato. Mi rendo conto che è un’analisi impietosa quella che sto per fare di questo movimento ma gli elementi ci sono tutti e non è colpa mia perché se ci sono è perché sono stati forniti dai pentastellati stessi. Questo movimento è camaleonticamente cambiato, disorientando milioni di sostenitori, creando tensioni al suo interno, abbandoni, delusioni, mal di pancia a non finire. Un movimento che aveva intercettato il dissenso, che poi ha dirottato non verso la naturale direzione creativa corrispondente, ma verso il consolidamento dello status quo; un movimento che si dichiarava antisistema e che secondo molti è divenuto prosistema, utilizzando i voti di chi aveva creduto che il sistema lo volesse, democraticamente, combattere e cambiare. Questa operazione di trasformismo ha fatto perdere milioni di voti ai pentastllati ma il palesarsi più esplicito della metamorfosi, la si è avuto evidentissimo al Parlamento europeo dove, per una manciata di lenticchie è stata svenduta la primogenitura e ci si è convertiti a quell’asse francotedesco che si diceva essere l’avversario politico responsabile delle politiche da cambiare. Non si vede la coerenza. Che delusione, per gli alleati e per alcuni esponenti dei pentastellati stessi, nonché per ulteriori elettori del movimento. Ma torniamo al contesto nazionale. Qualcuno del movimento rimasto vicino a posizioni iniziali, ha dichiarato che non si possono prendere voti dai cittadini, criticando aspramente il PD, dichiarandosene geneticamente diversi, e poi fare un’alleanza col PD. Altri hanno affermato che la cosa emersa con ogni evidenza dalle elezioni era che il popolo italiano avesse deciso con chiarezza di non voler essere governato dal PD. Ed è vero. La maggioranza del popolo la pensa così, ha chiesto questo. Quegli elettori non avrebbero mai votato i pentastellati se avessero mai supposto che ci sarebbe stata un’alleanza del genere e il governo non avrebbe quei numeri che oggi ha.
Riassumendo, si ha quindi che in questo Governo sono confluite due forze: una che ha perso le elezioni, dichiarandolo apertamente; l’altra che si è completamente trasformata divenendo molto simile a quella che ha perso le elezioni, cioè al PD che criticava.
La Costituzione è stata rispettata? Formalmente sì, perché in Parlamento ci sono i numeri. Non ci sarebbero stati però se gli elettori avessero saputo prima. C'è forse quindi spazio, Dio lo voglia, per una obiezione di coscienza.
Ma sostanzialmente no, nella sua essenza la Costituzione non è stata rispettata!!!
Questo perché non c’è alcuna sintonia tra questo governo e la maggioranza dei cittadini italiani che chiedevano una svolta rispetto alle politiche del PD stesso. Questo chiedevano. E non c'è rispondenza neanche rispetto alle tendenze di questo preciso momento.
Rispettare formalmente la Costituzione ma non sostanzialmente, può dare esiti molto diversi da quelli auspicati dal popolo sovrano e dalla stessa assemblea costituente, che è sempre saggio ascoltare, così ci viene insegnato. Ecco che l’ammonimento dei padri costituenti di sempre mantenersi in sintonia col popolo, coi cittadini della Repubblica, diviene illuminante. Essi sapevano che in Parlamento era possibile creare maggioranze che formalmente rispettavano la Costituzione ma sostanzialmente no, ed è per questo che si sono espressi apertamente, argomentando la questione e scrivendone.
È sempre bene ascoltare i padri costituenti.
Se tu dimostri di amare e avere in alta considerazione i doni che ti sono stati consegnati dalle generazioni precedenti, come la Costituzione, per citare il maggiore di questi doni, sei un discendente degno della tradizione, ti guadagnerai il rispetto di molte persone, nella tua Nazione e al di fuori di essa. Renderai noto a tutti che ti senti un componente di una tradizione che rispetti e che ti inserisci in un solco che i tuoi “padri” hanno tracciato per il tuo bene e per quello dei tuoi concittadini, riconoscendone e stimandone il profondo significato.
Ma se disprezzi i doni che ti sono stati lasciati e dimostri irriconoscenza verso chi te li ha lasciati, potrai solo contare sul finto apprezzamento di chi te li vede sciupare e può approfittare di questa situazione a tuo danno.
Ma in verità potresti essere considerato un distruttore delle tradizioni, delle colonne della propria Nazione, dei capisaldi che ci hanno dato forza e indicato una via.
La Costituzione è troppo spesso sul banco degli imputati pur essendo innocente dei mali di cui la si accusa, e di quelli che affliggono gli italiani, mali che stanno altrove.
Chiunque sia capace di avere un funzionamento oggettivamente imparziale del proprio pensiero logico, non può ritenere onestamente che la Costituzione sia colpevole di alcun male degli italiani.
Generalmente le accuse rivolte alla Costituzione sono strumentali, servono a depotenziarla, a deprimerne gli anticorpi che sono necessari per vincere i regimi che non sono democratici, particolarmente quando cercano di imporsi senza consenso popolare nella tua Nazione; uno strumento che è così grande da poter cambiare in meglio non solo il Paese che lo ha forgiato, l’Italia, ma il mondo intero. In meglio, non in peggio! Perché temere la Democrazia?
Mostriamoci degni di questo immenso regalo che i padri costituenti ci hanno lasciato, mostriamo di riconoscerne l’importanza, di saper applicare degnamente uno strumento pensato per lo sviluppo armonico della persona umana e della società che la persona umana costruisce con grande fatica.
Le sfide del futuro non saranno vinte senza la Costituzione. Ma avere una Costituzione e non cercare il significato profondo e sostanziale di ciò che contiene, e non applicarla o decidere di cambiarla ad ogni legislatura, ad ogni governo, perché ad ogni legislatura e ad ogni governo è posta sul banco degli imputati, è sostanzialmente come non averla. Abbiamo una Costituzione, la migliore del mondo, ma non ci si sente tutelati da essa. Si tratta di un utentico spregio nei confronti di chi ce l’ha consegnata pensando di farci il miglior regalo dell’universo.
Quindi non posso far tacere la mia coscienza, perché mi impone di rendere noto che secondo lei si sta commettendo un gravissimo errore di valutazione, che non è saggio creare governi con le minoranze sconfitte dalle elezioni, perché il popolo aveva chiesto espressamente di non voler essere guidato da esse, o far passare il messaggio che le intenzioni del popolo sovrano e il voto corrispondente non valgono niente, particolarmente in un momento in cui la disaffezione verso la politica crea astensionismo; mi impone di dire che il Paese potrebbe soffrirne moltissimo.
Quello che dovevo dire io l’ho detto, anzi l’ho scritto, e nessuno potrà dire che non è stato scritto.
Io lascio una testimonianza, perché sono sinceramente convinto che il momento sia grave nel Paese che io amo. 
E a questo potrebbe porre rimedio un gesto nobile, così dovrebbe intendersi, quello di chi, rendendosi conto di questa situazione, della sostanziale ingiustizia, dell’evidente forzatura, del rischio non certo recondito di tensioni sociali, di incomprensioni, di frustrazioni cui potrebbe andare incontro il Paese, decidesse nell’interesse di ogni cittadino di ricorrere al massimo mezzo di espressione della Democrazia, alle elezioni e perciò di FARE UN PASSO INDIETRO E CONSENTIRE AL PAESE DI ESPRIMERSI CON LE VOTAZIONI.


mercoledì 4 settembre 2019

IL POPOLO SOVRANO HA DATO ALTRE INDICAZIONI

Ciò che il POPOLO SOVRANO ha chiesto alle ultime elezioni, corrisponde a ciò che chiede oggi, stando ai sondaggi: una svolta rispetto al governo che ha preceduto le elezioni.
Per questa ragione non è possibile procedere ad un governo che corrisponde a quello che ha preceduto le elezioni, come si sta facendo, e al contempo rispettare la volontà popolare: le due strade non coincidono.
Non piace il governo giallorosso agli italiani, il centrodestra ha un consenso maggiore, un governo sedicente di svolta ha lo stesso primo ministro del precedente, la volontà popolare viene umiliata creando notevole scontento. E' una gravissima responsabilità quella che ci si sta assumendo, che nega l'essenza della Costituzione.
CONTE FACCIA UN PASSO INDIETRO E CONSENTA AL PAESE DI ESPRIMERSI CON LE ELEZIONI PER IL BENE DI CIASCUNO!!!


lunedì 2 settembre 2019

La strada maestra sono le elezioni!

Dove sarebbe il sogno?
Sognare lo scollamento tra gli elettori e i rappresentanti significa sognare qualcosa di negativo. Cambiare non significa cambiare per il meglio; riformare non significa riformare per il meglio. Ricordiamo la lettera della BCE che conteneva i suggerimenti per le riforme? Non erano buoni suggerimenti perché erano suggerimenti dati a beneficio del consigliere e non del consigliato! Chi conduce il Paese in questa direzione si assume una grave responsabilità. L'Italia non è mai uscita dall'Europa, come si sta tentando di far credere. Si tratta semplicemente di decidere se l'Italia debba essere un interlocutore forte o un interlocutore debole per l'Unione europea. Si sta andando verso questa seconda ipotesi; qualcuno sta decidendo al posto degli elettori che l'Italia debba essere un interlocutore debole. Perché? A chi giova? Non giova certo all'Europa dei popoli! Non era quello che aveva chiesto il Paese, il suo popolo sovrano, alle ultime elezioni politiche. Intanto il malcontento serpeggia nel Paese. Ed è per queste ragioni, che è di fondamentale importanza ripristinare il prima possibile la sintonia con gli elettori, e quindi andare il prima possibile ad elezioni. La nostra Costituzione, nella sua essenza, è incentrata sulla sintonia tra il popolo sovrano e i suoi rappresentanti, che deve essere costante. Se non si consente di andare al voto le conseguenza per il Paese potrebbero essere gravissime. I paesi democratici non temono le elezioni.
CHIEDIAMO A GRAN VOCE CHE SI VADA AD ELEZIONI!!!


domenica 1 settembre 2019

Non c'è un clima costituente

C’è un clima pesante nel Paese. Ma per chi ha le proprie energie rivolte alla nascita di un nuovo Governo non è possibile rendersene conto. Per chi lavora in quella direzione si sente un certa euforia. Quando questa euforia lascerà il posto al raziocinio puro e semplice forse ci si renderà conto di aver commesso un grave errore che non fa bene alla Democrazia: quello di esser andati nella direzione opposta a quella che chiedevano i cittadini a gran voce, cittadini che si erano espressi alle ultime elezioni politiche. Non sono cose che fanno bene al Paese. Né è giusto che si debba governare sia quando si vincono le elezioni sia quando si perdono, come molti nel PD sarebbero disposti ad ammettere. È un errore perché questo crea gravi problemi nel Paese e un senso di sfiducia generalizzato nella politica; è un errore perché molti cittadini si chiedono: come potrei mai essere rappresentato? È un errore perché blocca sul nascere alcune interessanti novità, tra le quali una nuova stagione della sinistra, rinnovata.
Per chi crede che l’arco costituzionale abbia bisogno di una sinistra che faccia la sinistra sembrava infatti che si stesse aprendo una pagina forse interessante. Erano anni che l’Italia aspettava una polarizzazione a sinistra del principale partito di sinistra, il PD.
Le accuse recenti e meno recenti rivolte allo stesso, vertevano proprio su questo, che non sembrava più un partito di sinistra. Ora quello che ci si aspetta da un partito che si ripolarizza e si ricolloca nel proprio alveo è di difendere le proprie radici, la Liberazione, la Resistenza, che hanno forgiato l’Assemblea costituente che a sua volta ci ha dato la Costituzione che i pentastellati vogliono calpestare. Pretendere di mettere al primo posto una deforma costituzionale, forgiata in un clima non certo costituente, una riforma che riduce drasticamente la rappresentanza nel Paese, una riforma fatta in tutta fretta, senza lasciare i giusti tempi di decantazione e di sedimentazione delle informazioni, non è nell’interesse dei cittadini.
Mentre sarebbe nell’interesse di una sinistra rinnovata difenderla con vigore.
Ma è normale parlare di riforma Costituzionale in un clima del genere e in un momento del genere?
E poi una persona che giura dinanzi alla Nazione di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le proprie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione, può in un momento che definisce di emergenza pensare di mettere al primo posto del programma una deforma costituzionale?
I cittadini che cosa dovrebbero pensare se li si disorienta sempre con simili incongruenze e incoerenze?
Ed è giusto o non è giusto chiedersi e considerare se i pentastellati stiano progettando una serie successiva di riforme costituzionali per giungere a depotenziare il Parlamneto se non ad esautorarlo completamente, per immettere nel Paese quella che essi designano come democrazia diretta? Consistente mgari nel premere un pulsantino da casa, il famoso voto elettronico, che darebbe sempre l'esito desiderato dai pentastellati stessi?
Essi sembrano avere un progetto, dietro alla deforma costituzionale, assecondarli non sembra saggio.
Per questo, esercitando le mie prerogative di cittadino, esercitando il diritto costituzionale alla libera espressione, desidero affermare con chiarezza che questo nuovo Governo non nasce nel nome di questo cittadino che qui scrive: non nel mio nome! Sono solo un cittadino in mezzo ad altri cittadini i quali sono liberi di pensare ciò che vogliono e di esprimere le proprie idee liberamente quanto me. Ma io mi sento di dover affermare con estrema chiarezza la mia distanza da questa operazione per non essere responsabile di aver dirottato la volontà popolare dove non voleva andare.
E la mia posizione rimane la stessa dall’inizio della crisi e credo che sia la cosa migliore per il Paese: andare il prima possibile ad elezioni per risintonizzarsi coi cittadini.