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domenica 29 settembre 2019

LA COSTITUZIONE SI APPLICA NON SI CAMBIA!

La Costituzione non nasce dal nulla.
La Costituzione non nasce dal caso.
La Costituzione è per il cittadino, il civile italiano, ciò che il decalogo è per il cristiano.
La Costituzione è l'incontro degli alleati col popolo italiano redento, è l'incontro delle forze di Liberazione e partigiane con quelle cattoliche.
La Costituzione è il frutto di esperienze secolari inerenti la storia d’Italia e non solo, condensate in uno scrigno prezioso.
La Costituzione è stata scritta in un clima di svegliezza, dove le coscienze erano deste.
Si avevano ben impresse la guerra recente, le sopraffazioni, le violenze di ogni tipo, le privazioni, la fame, l’invasione nazista, gli errori e gli orrori del fascismo, la dittatura, le violenze fisiche e psicologiche, i campi di sterminio, l'applicazione pedissequa della legge del più forte.
Serviva qualcosa per evitare che tutto questo potesse tornare ad essere.
E nasceva così, dalla testimonianza di ogni Padre costituente che incorporava quelle esperienze, la nostra Costituzione. Tutti gli anticorpi destinati ad evitare il riproporsi di quegli eventi, di quegli errori, vi erano stati immessi. In essa confluivano comunque anche altre esperienze della storia d’Italia, una storia secolare. Le più recenti afferivano a Garibaldi, Cavour, Cattaneo, Mazzini e altri.
Ma la Costituzione è delicata. Vi è un delicato equilibrio al suo interno. Non puoi cambiarne una sezione senza che tutto il resto ne subisca gli effetti.
E poi la Costituzione da sola non basta, serve leggerla, comprenderla, viverla, serve la volontà di applicarla. Se il popolo italiano comprendesse questo, che essa deve essere applicata e non cambiata, se ciò venisse compreso pienamente, veramente, con ogni atomo del proprio essere, non tarderebbe a chiederne questa applicazione e dalla sua applicazione non tarderebbe ad appurare che ne scaturirebbe un miracolo, sì, proprio così.
Questo miracolo darebbe le risposte giuste alle sfide del presente e del futuro.
Ma essa è posta sul banco degli imputati! Sembra sussistere su di lei quasi una condanna preventiva. Quale distorsione può far sì che l’elemento di eccellenza di un popolo, il suo cuore pulsante, lo scrigno dentro al quale vivono tutte le risposte ai problemi presenti e futuri, sia costantemente posto sul banco degli imputati?
Ma gli Stati Uniti, si dirà, e via discorsi! Noi non siamo gli Stati Uniti, siamo l'Italia, abbiamo una storia diversa, una esperienza diversa, ci siamo dati un ordinamento diverso in un diverso contesto perché potesse corrispondergli. Ci sono delle analogie ovviamente tra il contesto italiano e le risposte che il popolo italiano ha dato.
Per chi ama prendere spunto dagli Stati Uniti tuttavia, si dica questo: non vi chiedete come mai essi non cambino mai la propria Costituzione?
Perché il popolo italiano non si rende conto di ciò?
Questa riforma Costituzionale è sbagliata! Blinda la casta che, in quanto tale, deve essere costituita da un numero inferiore di persone; in oltre, meno sono i parlamentari e meno sono le idee, più sono controllabili; collegi elettorali enormi non garantiscono il contatto con le situazioni locali; è una riforma tendenzialmente oligarchica; porta il numero dei deputati allo stesso del periodo fascista. Anche per questo i Padri costituenti vollero incrementare la rappresentanza.
Questa riforma costituzionale indebolisce le nostre radici, è uno schiaffo ai Padri costituenti.
Ma quel che è peggio è che sembra propedeutica ad ulteriori riforme costituzionali di cui non ci è dato sapere, di cui non si conosce esattamente il contenuto ma che si intravedono e già se ne parla, e che sembrerebbero indirizzate alla pedissequa demolizione della stessa, alla rimozione di ogni anticorpo utile a non riproporre gli errori e gli orrori del passato.
Sembra che si stia applicando la tecnica della rana bollita a ciò che abbiamo di più prezioso.
Si inizia con questa riforma e non si sa dove si andrà a finire, questo è il problema!
E l’informazione che cosa farà? Lascerà passare tutto sotto silenzio come per questa?
L’informazione sulla riforma costituzionale è stata praticamente assente, nulla. Perché? Gli italiani meritano una corretta informazione! Il codice deontologico dei giornalisti che cosa dice?
Verrebbe da chiedersi se gli italiani sappiano dell’esistenza di questa riforma. La risposta potrebbe essere sorprendente! E la responsabilità di questo di chi sarebbe?
Chi accenna alla riforma costituzionale ne parla solo come del taglio del numero dei parlamentari, anzi, come del “taglio dei parlamentari”, espressione sintomatica poiché intrinsecamente violenta!
Ma c’è ben altro: abrogazione del CNEL, riduzione dell’età utile per essere eletti senatori, riduzione dell’età per eleggerli e quindi sostanziale appiattimento tra Camera e Senato; depotenziamento della circoscrizione estero.
Chi ne accenna, non parla mai di riforma costituzionale; chi ne accenna, gioca solo sulla demagogia di un argomento, quello del taglio del numero dei parlamentari, che rischia di piacere ai cittadini, benché non a tutti, semplicemente perché non gli viene spiegato che il risparmio è sostanzialmente ininfluente, mentre la riduzione della rappresentanza è decisamente consistente. Non si dice ai cittadini che saranno malamente rappresentati.
Chi ne accenna, sebbene sia nel novero di un movimento che si richiama spesso alla democrazia diretta come sistema giudicato tra i migliori, e quindi all’appello diretto dei cittadini, non informa gli stessi sulla riforma, li lascia sostanzialmente disinformati, consapevolmente, scientemente, e si basa unicamente sull’idea del risparmio, che illude la fantasia dei cittadini meno informati e piace così tanto alla troika, questo sì, che utilizza lo stesso discorso per deprimere le democrazie e imporre riforme mai risolutive e quasi sempre peggiorative. Si hanno molte riprove al riguardo.
Chi ne accenna, nella passata legislatura si è opposto ad una deforma sostanzialmente simile, perché un così vistoso scostamento dal recente passato?
Se a qualcuno non sembra così simile è perché non si parla della riforma nel suo complesso ma solo di una piccola porzione di essa. Inoltre questa riforma va vista purtroppo nell’ottica di serie successive di riforme: si vuole evitare quello che si ritiene essere stato l’errore compiuto nella precedente legislatura, quello di avere voluto tutto e subito, e si preferisce agire per gradi. Ed ecco quindi la tecnica della rana bollita.
Chi accenna a questa riforma, accennandone solamente appunto, sembra fare affidamento sulla disinformazione dei cittadini, sembra auspicarla, sembra che desideri l’ignoranza degli stessi, sembra desideri rivolgersi a cittadini di cui spera non sia alto il grado di informazione, di comprensione, di coscienza.
Chi ne accenna in questo modo, spera nella meccanicità come sua alleata, non certo nella coscienza.
Ed ecco che quindi i messaggi si costruiscono bene, a sommo studio, per fare breccia nelle reazioni meccaniche di chi li osserva alla televisione. Ma ragioniamo su questo. Se chi è in forza a un governo, desidera l’ignoranza dei cittadini a cui si rivolge, come potrà garantire che lo stesso governo di cui è in forza, faccia una degna politica sull’ istruzione pubblica per esempio? Non desidererà piuttosto avere cittadini che non comprendano ciò che gli accade intorno? E non agirà in questo senso?
Chi ne accenna in questo modo, come può quindi richiamarsi ai cittadini e dire che le associazioni politiche devono fare un passo indietro mentre i cittadini devono fare un passo avanti? E' una bella frase sì, ma con questa deforma costituzionale i cittadini fanno consistenti passi indietro non certo in avanti!
Se davvero si amano così tanto i cittadini sì da desiderare che facciano passi in avanti, li si interpelli in un REFERENDUM in modo da consentire che possano esprimersi in proposito secondo quella formula di cui si dice che piaccia tanto ai pentastellati, quella della democrazia diretta. Ma questo amore sembra però essere smentito dal desiderio manifesto di parlare ad un pubblico disinformato e sostanzialmente plagiato da bei discorsi e belle immagini che non dicono niente sui contenuti reali della riforma.
E sembra essere smentito dalla speditezza dell'iter di questa riforma che non ha lasciato giusti tempi di sedimentazione delle informazioni, né ha coinvolto l'opinione pubblica in alcun modo.
Sempre il solito mantra, ossessivo, sì da imprimersi meglio nella mente di chi ascolta: taglio dei parlamentari, risparmio. Luci ben posizionate, bel vestito, bella camicia, bella cravatta, taglio fresco di capelli, monologo ben imparato, si gira? E'  venuta bene? Quindi mandiamola ai telegiornali.
Neanche una misera domandina! Sembra che i giornalisti oggi servano unicamente a prestare le telecamere ad uso e consumo del politico di turno. Ogni particolare è stato curato al dettaglio per fare impressione positiva sugli spettatori, per cavalcarne le reazioni meccaniche ma non la coscienza, la frase è stata pronunciata con sicurezza, il messaggio è arrivato, le immagini contribuiranno a descrivere una situazione rassicurante e se magari siedi su un tavolo in modo anche un po' informale, sembrerà quasi che tu parli ad un amico in un momento di pausa. Quale confidenza!
Sono tecniche studiate a tavolino di cui si consce esattamente l'esito meccanico, e se è così, è perché non si vuole che si parli dei contenuti ma che ci si basi unicamente su una impressione immediata ancorché intrinsecamente superficiale.
Se la riforma in questione piace alla troika e ai neoliberisti, che i pentastellati dichiaravano apertamente e con "onestah" di voler combattere, non piace però all'ANPI, l'Associazione Nazionale Partigiani Italiani.
Apprendiamo infatti con autentica gioia la notizia che l’ANPI ufficialmente SI SCHIERA CONTRO QUESTA DEFORMA COSTITUZIONALE!