Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







mercoledì 29 maggio 2013

Articolo 3 e stato civile

Recita l'articolo 3 della nostra Costituzione Repubblicana:

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Tutti ovviamente sono tenuti a rispettare questo articolo, uno tra quelli maggiormente densi e significativi della Costituzione, e forse quello che più direttamente discende dalle conquiste della Rivoluzione Francese: liberté, égalité, fraternité.
Questo articolo sancisce che siamo tutti uguali davanti alla legge e che il ceto e le condizioni sociali così come gli altri fattori citati non possono essere considerati elementi di distinzione e discriminazione rispetto ad essa.
In tutti i settori della società, ivi compresi quelli strettamente legati alla vocazione che fonda la nostra Repubblica, cioè il lavoro, e quindi anche quelli nei quali si decide l'assegnazione del lavoro stesso, questo articolo è quello che immette criteri di uguaglianza e di giustizia imprescindibili.

Ora, ci sono molte condizioni personali e sociali. Lo stato civile di una persona è una di queste condizioni personali e sociali.
Esaminiamo per un attimo le varie tipologie di stato civile. Ci sono evidentemente celibi e nubili oppure coniugati.
I coniugati possono esserlo religiosamente (il che implica poi l'unione  anche civile) o solo civilmente ( il che non comporta l'unione religiosa) a seconda delle scelte personali compiute.
Ma ci sono anche coppie di fatto da cui nascono famiglie di fatto.
Da un matrimonio ci si può poi separare fino a chiedere il divorzio.
Così abbiamo anche persone coniugate ma legalmente separate e tuttavia non divorziate (quindi sempre sposate benché separate), oppure coppie ex coniugate in quanto divorziate.
Se prendiamo questo caso vediamo poi che nei casi dei matrimoni religiosi (e insieme civili) la separazione o il divorzio non annullano o modificano la valenza religiosa ma solo quella civile. Per la dichiarazione di nullità del matrimonio religioso si attuano dei percorsi specifici di ambito strettamente religioso, almeno per la religione cattolica.
Così la lista delle condizioni personali e sociali, anche guardando soltanto a quello che è il solo stato civile, si allunga di molto rispetto ad un seplicistico nubile/celibe, coniugato. La situazione reale è quindi ben più complessa.
Ma una cosa è certa, cioè che l'art.3 della Costituzione Repubblicana stabilisce senza ombra di dubbio che anche lo stato civile, come condizione personale di ogni singolo cittadino, non possa essere oggetto di discriminazione in nessun ambito della società e in nessun caso.
Cioè a dire che un coniugato non può essere discriminato rispetto ad un celibe o ad una nubile, né un celibe o una nubile possono essere discriminati rispetto ad un coniugato.
E ancora che un divorziato non può essere discriminato rispetto ad un separato non divorziato o ad un coniugato, né questi ultimi possono essere discriminati rispetto al divorziato; una coppia di fatto non può essere discriminata rispetto alle altre categorie elencate ecc. ecc.
Ogni singola categoria di stato sociale insomma non può quindi essere discriminata rispetto a nessuna delle altre, quindi non si danno casi nei quali si possa fare delle parzialità tra le varie condizioni personali e tra i vari stati civili altrimenti, se questo avvenisse, l'art. 3 della Costituzione sarebbe calpestato per non dire del tutto stracciato. Avremmo così un esempio di inosservanza della Costituzione, che per altro sembra essere un male che ammorba la nostra società.
Se simili discriminazioni sussistono allora subentra l'arbitrio, e l'arbitrio e la discriminazione sono ostacoli che impediscono di fatto il pieno sviluppo della personalità di chi li subisce, e che di fatto annichiliscono questo sublime articolo della nostra preziosa Costituzione.

Concludo con alcune osservazioni di carattere generale sulla Carta Costituzionale. Molti dei mali che l'Italia sta vivendo derivano dall'inosservanza della Costituzione, ivi compreso lo smantellamento industriale.
La Costituzione Repubblicana infatti è un gioiello forgiato dalla storia, un gioiello di inestimabile valore che tutela e valorizza il lavoro e non lo smantella.
Ma non è facile viverla profondamente e sentirla pulsare in se stessi e questo dimostra come sia ancora molto attuale e profonda. Sono le cose profonde infatti che sono difficili da vivere pienamente e non quelle superficiali.
Occorre migliorare molto se stessi per viverla appieno e questo dimostra in modo inequivocabile quanto essa abbia ancora da dare. In altri termini si tratta di una Costituzione per così dire esigente, ed è questa caratteristica che forse rende difficile la sua piena osservanza.
Ma questo non significa che non si debbano compiere sforzi per aderirvi appieno.
L'Assemblea Costituente ha svolto un lavoro eccellente e lungimirante per il bene collettivo e la Democrazia.
Essa contiene, per altro, tutti gli anticorpi necessari per impedire ai totalitarismi, alle dittature, ed all'arbitrio di inserirsi nuovamente ad alti livelli nella società ( poichè per l'arbitrio, in forme ridotte e circoscritte è quasi giocoforza che vi si trovi ancora, data la natura umana), e questo impedisce di riproporre gli errori e gli orrori del passato.
Cambiarla significherebbe rischiare, anche inconsapevolmente, di ledere questi anticorpi e di sottoporla ad una sorta di immunodeficienza acquisita, e rischiare quindi di aprire consistenti brecce attraverso le quali gli orrori del passato, come pericolosi virus, potrebbero riproporsi, vanificando così di fatto  alcune delle più alte conquiste che siano state raggiunte nel corso della storia umana.

lunedì 27 maggio 2013

Ancora a proposito di Libertowngradurbeburg

Circa un anno fa, sempre nel mese di maggio, scrissi un post intitolato "A proposito di Libertowngradurbeburg".
Il post commentava in modo piuttosto stringato, devo dire, ma spero non inefficacie il senso del nome di questa città.
Esisteva, ed esiste ancora in questo blog, anche una tecnica mista su carta intitolata Libertowngradurbeburg, a chiusura del post precedente a quello citato.
Allora scrivevo che Libertowngradurbeburg rappresenta la città della libertà.
Tuttavia esistono varie interpretazioni e varie sfumature che si possono dare della parola libertà anche molto soggettive e quindi molto diverse le une dalle altre.
Così precisavo che il senso di questa parola non doveva essere inteso troppo semplicisticamente e convenientemente come libertà di fare sostanzialmente quello che ci pare, benchè in Libertowngradurbeburg sussistano naturalmente tutti i diritti dell'uomo libero e la distinzione tra reato e peccato è nettissima, ma che quella parola, libertà, traeva la sua maggiore nobilitazione da un significato diverso: in Libertowngradurbeburg la libertà è quella che nasce dalla cosciente rinuncia alla violenza. Soltanto quando la cosciente rinuncia alla violenza sarà vissuta come un valore assoluto a livello individuale prima ancora che collettivo, ma anche collettivo, l'essere umano vivrà la vera libertà.
E' chiaramente una città utopistica, infatti siamo ben lungi dal vivere pienamente il senso di questa concezione di libertà, e nella società sussistono ancora oggi che siamo nel terzo millennio livelli altissimi di violenza.
Ma anche la violenza ha avuto una sua evoluzione nel corso del tempo esattamente come tutte le cose e si nutre delle novità e delle scoperte scientifiche e culturali, di nuovi strumenti pratici e concettuali esattamente con la stessa intensità con la quale vi si nutrono altri aspetti della società meno deleteri ed anzi per lo più utili e positivi.
Così la violenza ha assunto forme che oggi sono tanto più pericolose, quanto più si nutrono di tecnologie e conoscienze sofisticate di ogni ambito ed altresì quanto più  riescono a rendersi sostanzialmente invisibili.

Così oggi, vorrei aggiungere qualche dettaglio a proposito di questa città utopistica.
In Libertowgradurbeburg non vivono i ricercatori di ricattabilità né i signori dell'umiliazione, perchè ogni cittadino di Libertowngradurbeburg ha capito pienamente che ricercare la ricattabilità degli altri è violenza, e che pure la ricerca dell'umiliazione degli altri è violenza, e come tale è aborrita e rigettata.
In Libertowngradurbeburg ogni pensiero che si pensa nella mente di ogni singolo cittadino che intenda poi manifestarlo non è visto con sospetto, è anzi ben accetto e vissuto come un dono e una ricchezza da tesaurizzare.
Siamo molto lontani da questo risultato purtroppo.
Cerchiamo almeno di fare tesoro dell' esperienza personale e collettiva e della memoria storica anch'essa personale e collettiva e di non disfarsi delle conquiste di civiltà che abbiamo così faticosamente ottenuto nel corso del tempo.

giovedì 16 maggio 2013

Difficilmente gli sforzi coscienti vanno sprecati

Avvolte sembra di seminare nel vuoto, di parlare al vento.
Non è una bella sensazione effettivamente, me ne rendo conto, ma potrebbe non essere esattamente così.
E' sempre molto difficile sapere con esattezza infatti quali effetti può produrre, in generale, la propria azione.
Anche se avvolte non è facile, non dovremmo temere che le nostre parole possano essere come foglie che un qualsiasi vento può spazzare via; che la fatica fatta per raccoglierle, organizzarle, che la forza trovata per pronunciarle e condividerle, possano essere azioni vane e che le energie spese in queste azioni siano energie sprecate, no.
Nessuno sforzo cosciente è mai sprecato...
Quello che ci vorrebbe in questi momenti credo che sia invece una profonda fiducia nelle proprie idee e nel proprio operato passato, presente e futuro, e in quella che comunque potrebbe essere una vera e autentica azione culturale che potrebbe sedimentare e avere già sedimentato alcuni importanti valori, alcune importanti informazioni e conoscienze, così da favorire la creazione di un terreno fertile magari per un futuro che si spera non troppo lontano.
Quello che si dovrebbe fare in questi momenti è di ancorarsi a queste consapevolezze anche quando le sensazioni che si ricevono sono quelle di aver ottenuto risposte insufficenti rispetto a quanto seminato.
Continuare a promuovere le proprie idee, soprattutto quelle di cui si è assolutamente e sinceramente convinti, farlo con serenità, con pacatezza, con costanza e coerenza e magari anche con modestia e nel ripetto delle opinioni diverse dalle proprie ma sopratutto nel rispetto di chi le esprime, è spesso l'unica cosa da fare in certi momenti.
Portare avanti le proprie idee e farlo rinunciando interiormente a quelli che potrebbero essere i frutti dell'azione stessa, a talune aspettative, ritengo che sia un buon modo di dirigere la propria azione.
Il che non significa poi, deprivarsi della gioia di eventuali risultati positivi qualora essi dovessero manifestarsi.
Rinnovo il mio sostegno morale a tutti coloro che si adoperano in questa azione culturale e a quanti criticano costruttivamente Pareggio di bilancio in Costituzione, Fiscal Compact e Trattato ESM, che rappresentano secondo me, ancora oggi, il vero nocciolo di molte questioni italiane ed europee.