Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







martedì 30 gennaio 2018

Elettrovoto e Democrazia

La notizia del via libera al cambiamento dello statuto di Roma Capitale, da parte della giunta Raggi, con l’introduzione della sperimentazione del voto elettronico, ripropone di nuovo questo argomento agli onori della cronaca.
Due premesse. La prima è che in linea generale il cambiamento dello statuto di Roma Capitale mi vede abbastanza concorde tranne che per alcune cose tra le quali si pone questo specifico punto, il voto elettronico.
La seconda mi permette di specificare e chiarire fin da subito che sono sempre fedele alla linea: NO all’elettrovoto o voto elettronico, falso mito di progresso!

Società 2.0, innovazione, digitalizzazione, saranno queste le espressioni, questi i termini con i quali catturare mediaticamente l’attenzione dei più ingenui, insieme naturalmente a tante altre belle frasi, e illuderli di farli entrare in un era più democratica, più moderna, proprio mentre i sistemi opachi (ma permeabili, bada bene, da terze parti tecnologicamente istruite) della digitalizzazione, rischiano di poterla compromettere esattamente col voto elettronico.
Intendiamoci, se si tratta di votare elettronicamente per il vincitore di San Remo, e lo dico con tutto il rispetto per San Remo, sono d’accordo anch’io! Ma se si tratta di politica, di diritti fondamentali, di elezioni, di rappresentanti del popolo, in questi casi, bè… no, sono totalmente contrario.
Ma prima di continuare vorrei citare un personaggio, noto come Gurdjieff. Egli diceva ai suoi allievi nella Russia del 1916, in piena prima guerra mondiale: “[…] la gente crede nel progresso e nella cultura. Ma non vi è nessun progresso di nessun genere. Ogni cosa è esattamente com’era migliaia e decine di migliaia di anni fa. La forma esteriore cambia. L’essenza non cambia”. E a proposito dell’uomo poi: “ L’uomo resta esattamente lo stesso. Le persone colte e civilizzate vivono con gli stessi interessi dei selvaggi più ignoranti. La civiltà moderna è basata sulla violenza, la schiavitù e le belle frasi; ma tutte le belle frasi sulla civiltà ed il progresso non sono che parole”. (Gurdjieff)
Ecco, come premessa a tutto il resto vorrei mettere queste opinioni di Gurdjieff. Cerchiamo di tenerle presenti e proseguiamo.

Per tornare quindi più esattamente all’elettrovoto, i problemi a detta di molti, sorgono proprio nel momento in cui si entra nella disciplina politica (e meno male, mi verrebbe da dire!). Possono essere vari i sistemi di voto elettronico, da quelli con le schede perforate a quello coadiuvato dalla rete, dall'uso di PC e programmi gestionali per memorizzare ed effettuare il conteggio delle preferenze espresse dagli elettori. Eppure (io dico: per fortuna!) pare che questi sistemi fatichino ad affermarsi proprio perché permangono alcuni timori, sulla correttezza, sulla trasparenza della procedura di voto e soprattutto su quello che viene visto come il delicato aspetto legato alla riservatezza. 
L’approccio con il voto digitale sia negli USA sia in Europa non è stato dei più semplici benché negli USA si sia poi affermato (in Europa meno). Sull’argomento si sono scatenati diversi dibattiti dalle molte sfaccettature, e sfumature. Essi vertono principalmente sull’effettiva valenza di tali sistemi, del metodo di calcolo utilizzato, degli errori degli elettori, dei possibili malfunzionamenti del programma o della macchina informatica, o delle schede ecc. ma anche sulla possibilità di manomissioni da parte di terze parti, cioè di pirati informatici. Tra gli episodi che hanno smosso maggiormente la sensibilità pubblica in tema di elezioni vi è probabilmente l’episodio accaduto durante le elezioni presidenziali del 2000 in Florida quando le schede perforate riportarono un errore, episodio di cui riparleremo tra un attimo.
Come apprendo da un articolo in rete (DDay.it) In Europa la Germania e la Norvegia sono i Paesi più diffidenti rispetto al sistema elettronico di voto. Dopo un periodo sperimentale iniziato nel 2003 Il Ministero degli Enti Locali e dello Sviluppo Regionale norvegese ha deciso nel 2014 di interrompere ogni forma di elettrovoto. Ciò sembra sia dovuto all’impossibilità di trovare d’accordo le varie componenti parlamentari sulla sicurezza del sistema nonostante le continue discussioni. Secondo molti parlamentari non si sarebbe potuta garantire la sicurezza del sistema e particolarmente una precisa autenticazione dei voti e così si è tornati al sistema tradizionale.
Non facciamoci illudere né imbambolare troppo facilmente quindi dal dolce suono (quasi di flauto magico) di espressioni come società 2.0, svolta digitale, progresso tecnologico e via discorrendo. In questa vicenda all’avanguardia non ci sono i sistemi 2.0, al contrario si situa un’altra cosa, una Nazione: la Germania. La Germania sì (oggi alle prese con gli scandali delle sperimentazioni sui diesel, ma che c’entra?), la prima Nazione in cui su tale questione si è espressa la Corte Costituzionale che, commisurandosi con la propria Costituzione, ne ha dichiarato l’incostituzionalità!
Avete capito bene: in Germania il voto elettronico è INCOSTITUZIONALE! Punto.
Nel 2009 infatti essa ha stabilito che il voto digitale fosse incompatibile con una procedura corretta nello svolgimento delle elezioni! N.b. INCOMPATIBILE! Negli anni precedenti lo Stato tedesco aveva sperimentato la validità di simili procedure elettroniche di voto e si erano scatenate (i tedeschi sanno mostrarsi svegli!!!) una serie di preoccupazioni nei cittadini circa il funzionamento e l’affidabilità dei programma gestionali. La Corte ha tagliato la testa al toro con una sentenza storica, avanguardistica.
Per uno come me che vede nel rispetto e nell’applicazione della Costituzione Italiana il fulcro del funzionamento di una Nazione, sarebbe triste apprendere che in Italia possa scaturire, da un’eventuale ricorso alla Consulta, una sentenza non in linea con quella tedesca! Comincerei a pensare che la Costituzione Tedesca sia migliore di quella italiana.
Come si può capire sono molti e seri i dubbi espressi al riguardo di tali sistemi elettronici di voto e sarebbe interessante entrare nel tecnico. Non è questa l’occasione però.
Ricordiamoci in ogni caso che le criticità sono tali e tante che il principio di prudenza e di precauzione dovrebbero pur giocare un qualche importante  ruolo sulla questione.


E, già che siamo ad incitare al ricordo,  tra le cose da ricordare c'è n'è da indicare una curiosa! Ricorda! Uno schermo ti può spiare! Così, nella cabina con schermo tattile, ultra-elettronica, si potrà inficiare il vecchio detto democristiano: ricordati che Dio ti vede, Stalin no! Infatti oltre a Dio anche altri potrebbero vederti e potrebbero essere piuttosto contrariati se non voti ciò che essi si aspettano!
Insomma è evidente che di carne al fuoco se ne può mettere tanta sull’argomento, è evidente che vi è chi è favorevole e chi è contrario, come in tutte le cose. In ogni caso discuterne fa sempre bene. Discutiamone quindi, almeno prima di mettere i cittadini di fronte al fatto compiuto (e prima di metterli di fronte a risultati elettorali già stabiliti dai sistemi informatici!).
Tra coloro che sono favorevoli a questi sistemi elettronici di voto si sprecano le sottolineature di arretratezza che una Nazione la quale decidesse di non adottarle, susciterebbe nei più aggiornati cittadini magari statunitensi o più particolarmente della Florida. Peccato però che proprio in Florida (e così mi riaggancio a quanto ricordato più sopra) alcuni disguidi del sistema elettronico di voto sembrano aver favorito l’elezione di Busch al posto di Al Gore. Del resto sappiamo tutti che l’elezione di un Presidente democratico e filoambientalista (il secondo), rispetto ad uno repubblicano e guerrafondaio (il primo), non fa differenza sullo scacchiere internazionale, giusto? (scusate l’ironia)!


In Italia coloro che si occupavano dell’argomento "elettrovoto" prima del referendum costituzionale e che erano (legittimamente, per carità!) evidentemente favorevoli ad esso, nel cercare di fare perno sull’argomento “arretratezza” potevano però spingersi a dire cose abbastanza superficiali del tipo che Il 4 dicembre andremo a votare con carta e matita (sai che scandalo! ndr) proprio come nel secolo scorso (sai che gigantesco scandalo ancora! ndr). Che la modernità consista nell'emendarsi dal rischio di entrare in contatto con carta e matita sembra piuttosto sciocco.
Ora, il 4 dicembre è passato e vorrei aggiungere che in quella data non solo abbiamo votato come nel secolo scorso ma abbiamo fatto tante altre cose come le facevamo nel secolo scorso (e nessuno ha gridato allo scandalo), cioè abbiamo mangiato (almeno i più fortunati di noi) e abbiamo bevuto, proprio come nel secolo scorso! Ma che dico, come nel secolo scorso? Di più, proprio come 10 000, 100 000 e un milione di anni fa quando “c’era chi parlava al cielo ed alle stelle” (ricordate la sigla di Ryu?). Cose che facciamo oggi e che facevamo in quel lontano passato, identiche, in un mondo materialmente ed esteriormente molto diverso, questo sì, ma nella sua essenza NO.
Ricordate Gurdijef?


A proposito di 4 dicembre, io il 4 dicembre ho votato NO! E dirò NO anche e sempre ad ogni proposta di voto elettronico, così come cercherò di dire sempre NO ad ogni falso mito di progresso. Perché la Democrazia è importante, e la Democrazia è proporzione (il maggiore e il minore non li determini senza una proporzione). E in Grecia proporzione si diceva e si dice “analogia”. Analogia quindi, o meglio, analogico, e non digitale!!!


martedì 16 gennaio 2018

Troika = ESM = FME

Se il FME (Fondo Monetario Europeo) è l’evoluzione dell’ESM (Meccanismo di Stabilità Europeo, ma si può anche leggere, più realisticamente, come Fondo strappa sovranità!)  probabilmente è una istituzione che agisce al di fuori del diritto comunitario poiché l’ESM agisce al di fuori di tale diritto.
Non si sottolinea mai abbastanza in generale, come L’ESM e le sue possibili evoluzioni rappresentino il fallimento personificato della Democrazia e del diritto di voto in Ue, incidendo negativamente sul rapporto di rappresentanza tra cittadini e istituzioni sia a livello nazionale sia a livello europeo. Infatti tali organismi tendono a sostituirsi agli organismi democraticamente eletti, per governare al loro posto pur non essendo l’ESM e il FME elettivi.
Avviene proprio questo, che un organismo non eletto dal popolo si sostituisce nel governo di una Nazione ad organismi democraticamente eletti. E’ tollerabile un simile schiaffo alla Democrazia in una Ue che si dichiara (erroneamente a quanto pare) democratica e ispirata allo stato di diritto? C’è una sola risposta possibile, NO!
C'è poi bisogno di sottolineare anche il fatto che la presenza di questi organismi (Troika, ESM, FME) introduca in Ue un grandissimo e potenzialmente devastante conflitto d'interessi. Infatti organismi che sussistono per prestare soldi in cambio di un programma d'intervento e sostituirsi così a governi democraticamente eletti, scalpitano per entrare in azione e, visto che essi entrano in azione se un Paese va in crisi, rischiano di vedere con una certa simpatia l'entrata in crisi di un Paese. Come biasimare chi arrivasse a sospettare che sotto sotto, magari in sinergia con la BCE e il suo potere di ricatto, non si disponga di fare in modo che un Paese ci vada in crisi? l'Europa deve essere onesta e deve anche sembrarlo, non dovrebbe immettere nel proprio sistema un meccanismo anche minimamente sospettabile di agire in questo senso.
Ma perché non si sente mai parlare di questi temi? E' un mistero! Oltre a non sentirne parlare,cosa che impedisce l’emancipazione dei cittadini italiani e europei, l’Ue fa ancora orecchie da mercante e fa finta di non sentire le critiche costruttive di chi da anni, e son in molti, indica quali sono le anomalie democratiche e rappresentative dell’Europa. Neanche la decisione della Gran Bretagna di uscire dall’Ue è riuscita a sturare queste orecchie. Eppure si sarebbe potuta evitare la Brexit se l’ascolto di certe voci avesse smosso certe coscienze europee ed europeiste. Così non è stato e una Nazione ci ha salutato, e adesso si persiste nell’errore, si continua a non ascoltare, a non vedere, a girare la testa dall’altra parte.
Per tornare all’ESM e al FME, se un Paese è in crisi, si dice, interviene l’ESM (cioè la Troika, che comprende le influenze del FMI) oppure interviene il FME (nuova veste per la quale sembra ci si sia emendati dall’influenza e dalla presenza del FMI, ma potrebbe all’atto pratico non essere così), che presta i soldi necessari per rimuovere la crisi.
Attenzione però, perché si tratta di un prestito vincolato ad un programma di interventi, per la serie: o fai così o non percepisci niente. E’ chiaro che un Paese che ha rinunciato alla sovranità monetaria si vedrà costretto ad accettare il programma, anche se si tratta di tagliare stipendi, servizi, svendere aziende pubbliche a privati e quant’altro ancora. Ed ecco quindi come avviene lo spodestamento degli organismi democraticamente eletti per governare che, da quel momento in poi, si vedono parcheggiati ed esautorati, svuotati di senso e di potere e sostituiti da funzionari mai visti né conosciuti né tantomeno votati.
Che cosa ha mai potuto dire il cittadino europeo su questi temi? Niente! Il cittadino in Europa è parcheggiato nell’angolo esattamente come i Governi che egli elegge ma che si vedono costretti a ricorrere alla Troika-ESM-FME e che quindi vengono spodestati.
Nell’evoluzione dell’Unione europea purtroppo si registra ancora, come al solito, il fatto che il cittadino comune non tocca palla. C’è un gravissimo problema democratico in Ue e prima o poi dovrà pur essere affrontato.
Potrebbe essere vista, nel frattempo, come un’azione di buon senso da parte delle istituzioni europee quella di sottoporre l’idea del FME al vaglio del popolo europeo.
Quindi, per il FME si proceda con un REFERENDUM!


lunedì 1 gennaio 2018

Settantesimo anniversario dell'entrata in vigore della Costituzione


70 anni fa, il primo gennaio del 1948, entrava in vigore la Costituzione della Repubblica Italiana. Negli ultimi tempi si affaccia sempre più spesso alla mente un pensiero generale: il mondo deve, e può, migliorare sotto molti aspetti. Per farlo ha bisogno di strumenti e fonti di ispirazione consoni allo scopo. La Costituzione della Repubblica Italiana può benissimo essere considerata uno di questi strumenti. Da qui un pensiero concomitante: abbiamo una Costituzione in grado di cambiare in meglio il mondo da un lato, e abbiamo un mondo che potrebbe cambiare in peggio la Costituzione.
Nasce quindi sempre più spesso anche una domanda: noi in questa dialettica da che parte stiamo?
Personalmente non ho dubbi, io sto dalla parte della Costituzione che può cambiare in meglio il mondo. Per questo diffido dei discorsi secondo i quali essa deve cambiare perché il modo è cambiato.
Troppo semplicistico! Prima di una simile affermazione sarebbe opportuno chiedersi se i cambiamenti del modo ci piacciono o meno. Ne potremmo trovare di buoni e di meno buoni o di pessimi. Non dico che la Costituzione non debba aggiornarsi (di fatto è stata aggiornata molte volte), dico che ogni cambiamento, che ogni aggiornamento, qualora avvenisse, debba essere compiuto con grande attenzione e delicatezza, con grande ponderazione, poiché ogni cambiamento porta con sé un rischio, esattamente quello di inficiare il potenziale stesso della nostra Costituzione, potenziale che si può esprimere anche nel cambiare il mondo in meglio, sotto molti punti di vista. 
L'ultima riforma costituzionale proposta aveva molti difetti, tra i quali proprio quello di ridurre drasticamente questo potenziale, quello di inficiare l'efficacia di questo strumento di potenziale cambiamento migliorativo del mondo. Per fortuna la riforma (che non a caso molti costituzionalisti e uomini di pensiero avevano chiamato "deforma") non è passata, grazie alla grande, storica vittoria del NO!
Ricordiamoci poi che la Costituzione non viaggia da sé ma che essa ha bisogno, come sosteneva Calamandrei, che vi si immetta costantemente benzina. Piuttosto che stravolgere una delle più belle costituzioni del mondo quindi, impegniamoci ad applicarla, impegniamoci ad immettervi benzina affinché essa possa esprimersi al meglio e contribuire così al cambiamento migliorativo del mondo.
Ecco il pensiero che si affaccia così spesso nella mia mente.

Buon 2018

Buon nuovo anno! In particolare a chi difende la Democrazia e la Costituzione (che compie oggi 70 anni) che è stata pensata come uno strumento utile a questo scopo, a difenderla.
E che questo nuovo anno possa portare una maggiore consapevolezza dell'importanza che Democrazia e Costituzione hanno (o dovrebbero avere) nella vita di ognuno di noi.