Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







giovedì 27 agosto 2020

La retorica del cambiamento

Non è infrequente sentir dire da un politico, a qualsiasi livello, che è necessario cambiare, che dobbiamo avviarci verso il cambiamento e via discorrendo. La retorica del cambiamento ha sempre avuto una certa presa sui cittadini. Se però guardiamo al significato stretto di quei concetti, ci dovremmo accorgere che sono troppo generici e che si basano su di un assunto che ben lungi dall’essere dato per scontato non risponde al vero, cioè che cambiamento e miglioramento siano quasi sinonimi.
Cominciamo quindi col dire subito che cambiamento e miglioramento non sono e non possono essere sinonimi, quindi non possono essere usati uno in luogo dell’altro.
Molti cambiamenti sono avvenuti nel corso della storia dell’uomo. In effetti la storia è un continuo cambiamento, però questi cambiamenti non sono statati sempre migliorativi, anzi in alcuni casi, per non dire in molti, hanno prodotto degli autentici disastri.
L’avvento del fascismo in Italia, quello del nazismo in Germania, sono solo degli esempi.
Dire che quindi una riforma costituzionale va nella direzione del cambiamento, non significa automaticamente che questo cambiamento sia migliorativo, esso potrebbe essere anzi peggiorativo, particolarmente se si può notare che il numero dei deputati cui si vuole arrivare corrisponde al numero voluto da Mussolini e che c’è in giro un’aria tendente all’autoritarismo.
Sarebbe necessario ricordare a noi stessi, ogni volta che sentiamo parlare di cambiamento, che cambiamento potrebbe significare peggioramento. Se non sussistono altri argomenti o elementi suscettibili di farci identificare il cambiamento con un miglioramento è quasi certo che il cambiamento sarebbe in peggio e non in meglio. Di fronte ad un discorso generico quindi, intanto è necessaria la prudenza, e subito dopo è fondamentale andare a comprendere in che cosa il cambiamento sussista. È ciò che ha fatto il fronte del NO alla riforma costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari, che in questa indagine ha scoperto che sostanzialmente le principali argomentazione del sì sono destituite di fondamento, in pratica false.
Per capire quanto le argomentazione del fronte del sì siano inconsistenti, si rimanda all’articolo precedente di questo Diario Elettronico.


martedì 25 agosto 2020

Schierato per il NO al referendum costituzionale sull'assurdo taglio del numero dei parlamentari

Nei giorni del 20 e 21 settembre si terrà il referendum costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari. L’informazione al riguardo è stata ed è scarsissima per un referendum di rango costituzionale, cosa molto grave, anzi gravissima, che ha già fatto intervenire duramente l’AGICOM.

Di seguito vi sono alcuni spunti di riflessione e alcuni buoni motivi per dire NO a questa riforma costituzionale.

a) Le ragioni del sì, anche ad essere gentili appaiono semplicemente inconsistenti e anche pretestuose, poi vedremo perché. Esse sono prevalentemente 3 e riguardano il risparmio dei costi, l’efficienza del processo legislativo e l’equiparazione del numero dei parlamentari a quello delle altre nazioni.
Per commentare questi 3 cavalli di battaglia del sì, cominciamo intanto col dire che una riforma costituzionale non si fa per risparmiare. In ogni caso il risparmio non ci sarebbe comunque, corrisponderebbe infatti ad un caffè all’anno a cittadino, non al giorno, nota bene, all’ANNO!!!

Anche l'efficienza non ci sarebbe perché un minor numero di parlamentari oltre a costituire di per sé una contrazione della rappresentanza preoccupante e quindi un impoverimento delle idee, dei contributi personali, depotenzierebbe le commissioni parlamentari, che si troverebbero così sguarnite, tale per cui si parla già di accorparle, cosa che condurrebbe semplicemente al caos, anche delle competenze che si accavallerebbero. Non efficienza, bensì caos!!!

L’equiparazione del numero dei parlamentari italiani a quello delle altre nazioni non è assolutamente necessario, se non nel senso inverso a quello proposto.  Stando alla propaganda per il sì al taglio, il Parlamento italiano sarebbe ipertrofico, affollato. FALSO. L'Italia infatti ha un rapporto tra elettori ed eletti che la colloca al 23° posto in Europa per rappresentanza, in questo momento. Stando ai dati quindi già vediamo che in pratica già non è messa benissimo, perché avere 22 stati meglio rappresentati di te su 27 non depone a favore della tesi del parlamento ipertrofico. Con la riforma che cosa accadrebbe dunque? Che l'Italia scivolerebbe all’ultimo posto, e non è proprio un primato di cui vantarsi. Come si può ben capire non ci sarebbe equiparazione bensì distanziamento dalla media con un repentino scivolamento.


Di seguito altre buone ragioni per dire NO.

b) Se vuoi parlamentari meno assenteisti e politici migliori, ledere la rappresentanza portando l’Italia all’ultimo posto, non serve proprio. Per questo servirebbero invece le PREFERENZE, quindi via le liste bloccate!!!


c) Se vuoi risparmiare sui costi della politica, ci sono sistemi migliori, come riduzione degli stipendi, dei rimborsi, delle consulenze, dei costi di funzionamento. Qui invece, pare proprio che ci sia il moltiplicarsi delle commissioni di esperti, naturalmente molto ben pagati, e molti indizi lasciano presagire che le cose continueranno così. Perché, nonostante la buona fede e le migliori intenzioni, anche le commissioni aggiuntive di esperti sono un modo per dire agli elettori che nonostante i voti espressi a decidere non saranno i politici eletti, bensì qualcuno che i politici avranno scelto per decidere al proprio posto, forse perché ritenuti maggiormente competenti, non si sa se a torto o a ragione.  Quindi sostanzialmente questo modo di procedere si configurerebbe come un modo per trascinare il volere del popolo in una direzione che il popolo non avrebbe minimamente immaginato e sulla quale quindi non si è certo potuto esprimere.


d) Se, come stiamo vedendo, le ragioni ufficiali del sì sono evidentemente inconsistenti, le ragioni per le quali questo fronte è favorevole alla riforma, devono stare necessariamente altrove. Dove?
Cominciamo col dire che in pratica la posta in gioco è ben maggiore di quello che vogliono far trasparire. Peraltro l’assenza di informazione sugli argomenti relativi al referendum, già evidente in sede di raccolta firme per l'indizione del referendum,  avrebbe, in base ad alcune interpretazioni, proprio lo scopo di impedire che i veri motivi emergano in modo evidente.
Infatti questa riforma consentirebbe ai pochi parlamentari che rimarrebbero blindati nel palazzo, come una vera e propria casta tra le caste, di farsi le prossime riforme costituzionali a suon di maggioranze di due terzi, facili da trovare, particolarmente se non ci saranno leggi elettorali con le preferenze. Quindi ogni riforma costituzionale che verrà dopo, passerebbe SENZA PASSARE PER L’APPROVAZIONE DEL POPOLO, cioè senza passare per i REFERENDUM.
Sembra essere questo lo scopo principale della riforma sul taglio del numero dei parlamentari, cosa che ovviamente non può essere dichiarata apertamente. Questo significa che se venisse approvata questa riforma, per la Costituzione non ci sarebbe pace!!!


E qui c'è una questione che vale la pena indicare. E' paradossale che proprio un movimento che fa della Democrazia diretta il suo cavallo di battaglia, di fatto ottenga il risultato opposto, cioè faccia allontanare il popolo da quell’esercizio della Democrazia diretta che è costituito proprio dallo strumento del referendum.
Giova ricordare che nella nostra Repubblica parlamentare, l'esercizio del referendum pone l'elettore nella condizione di assurgere a legislatore, divenendo proprio come un parlamentare. Se tu allontani i cittadini da questo esercizio, come puoi dirti per la Democrazia diretta?
E' un fatto sconcertante, preoccupante, anche alla luce dell'antiparlamentarismo imperante.


Ricordiamo, a tale proposito, che c’è chi auspica l’abolizione del Parlamento, e questa riforma sembra propedeutica anche a questo!!!


e) In generale, con il taglio, avremmo un accentramento dei poteri, dinamiche oligarchiche e una riduzione delle garanzie democratiche, un sostanziale allontanamento dei cittadini dalle istituzioni democratiche e dalla vita politica. Questa riforma sarebbe una minaccia anche al pluralismo.


Per queste ragioni consiglio di votare NO al referendum costituzionale!!!


Se l'eventuale gentile lettore dovesse essere ancora incerto, indeciso, un’argomentazione ulteriore potenzialmente dirimente potrebbe essere che il NO è un voto estremamente equilibrato e democratico e, da questo punto di vista, è molto meglio del sì. perché se voti sì, vai a ridurre il potere di voto anche di chi vota NO; se invece voti NO mantieni il potere di voto anche di chi vota sì. Se sei indeciso quindi, dai un voto equilibrato, dacci una mano e vota NO!!!
In ogni caso, Buon voto!!!

martedì 11 agosto 2020

Del riconoscimento molecolare

Molti chiedono di collaborare alla soluzione del problema pandemico. È possibile partecipare a questo sostegno in vari modi, con donazioni per esempio, oppure offrendo preghiere o spunti di riflessione, perché c’è anche chi crede che questo problema si vinca con la cultura.
Ho spesse volte chiesto come avviene il riconoscimento molecolare del coronavirus. Certo non posso pretendere che la domanda sia giunta a chi ha le competenze per rispondere così da sospingerlo ad adoperarsi nel fornire questa risposta. In ogni caso risposte non ce ne sono state e il tempo passa inesorabile e i problemi non si risolvono anzi per certi versi sembrano aggravarsi. Così diviene necessario far fronte all’esigenza di avere una risposta facendo personalmente delle ipotesi, delle congetture.
Inizialmente sento l’esigenza di cominciare dal definire a me stesso la nozione di riconoscimento molecolare.
Cosa potrebbe mai essere il riconoscimento molecolare?
Riconoscere è conoscere nuovamente, quindi a cominciare da un modello di riferimento già conosciuto.
Molti sanno che cos’è una molecola, per esempio la molecola dell’acqua è composta da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. Ecco, l’RNA, l’acido ribonucleico, che costituisce una componente del coronavirus, cioè il suo genoma, è una macromolecola cioè una grande molecola costituita da componenti di grandezza inferiore come i nucleotidi quali adenina, uracile, citosina e guanina.
Quindi il riconoscimento molecolare deve riconoscere in questo caso nel campione biologico del tampone la presenza della macromolecola di RNA del coronavirus covid. I saggi molecolari mirano a dimostrare la presenza nel campione biologico di sequenze specifiche del virus. Presumibilmente si avvale quindi di un campione che diviene il modello da riconoscere, a questo deve servire tra le altre cose l’isolamento del virus. E quando i tamponi vengono esaminati se si scorgono macromolecole identiche al modello, ecco che avviene il riconoscimento. Nel momento in cui avviene il riconoscimento sappiamo che in quel tampone vi era il coronavirus e che quindi colui al quale il tampone era stato fatto ha nelle mucose entrate in contatto col tampone il virus in questione, per cui risulta positivo al riconoscimento molecolare del tampone.
Sappiamo però che il coronavirus è un virus mutante per cui è necessario chiedersi, come fare ad avere un campione modello? Se il virus muta, non potrà mai adattarsi al modello iniziale di riferimento perché col tempo si trasforma in un’altra cosa che può essere simile naturalmente eppure diversa dal modello stesso. Potrebbe essere poco, abbastanza o molto diversa. Come si può quindi verificare la presenza nel campione biologico di sequenze specifiche del virus se questo, mutando, dimostra di non avere in effetti sequenze specifiche. È proprio il concetto di sequenza specifica che è messo in dubbio, poiché se muta, quale potrebbe essere la sequenza specifica? Specifico significa proprio di quel virus e che non può sussistere in altro virus.
Visto che la variazione del virus è la variazione della sequenza, la domanda di una certa urgenza che si pone è se può esistere una sequenza specifica in caso di virus mutante.
Se la procedura per il riconoscimento molecolare adottasse un unico modello di sequenza, una persona che avesse il coronavirus mutato, non risulterebbe mai positiva da cui il rischio di falsi negativi.
È possibile presumere che non si ritenesse opportuno rischiare di dichiarare negativa una percentuale notevole di potenziali positivi, così l’impostazione del riconoscimento molecolare non ha potuto basarsi sull’identificazione di sequenze identiche al modello, è dovuta cambiare.


Non quando le sequenze del virus del campione biologico del tampone sono uguali identiche al modello di sequenza di riferimento, bensì quando sono semplicemente simili, ecco, in quel caso la macchina deve dichiarare che il paziente da cui il tampone proviene è positivo.


Dentro la macchina non c’è Dio, la macchina è costruita e programmata dall’uomo. Quindi deve essere stata questa l’idea generale che ha animato gli scienziati e predisposto la macchina, in un momento in cui si sapeva che il virus è mutante, e poco altro si sapeva. Probabilmente si è dovuti pervenire a stabilire quanto simile al modello iniziale dovessero essere le sequenze virali presenti nei tamponi per fare dichiarare alla macchina predisposta per il riconoscimento che ci si trovava di fronte al coronavirus.
Qualcuno avrà optato di far dire alla macchina di trovarsi in presenza del famigerato virus quando la sequenza del tampone sarebbe stata molto simile al modello. Forse, per un atteggiamento prudenziale, qualcuno avrà pensato che la macchina avrebbe dovuto fare quella dichiarazione, quando la sequenza sarebbe stata abbastanza simile. E magari vi è stato anche chi avrà pensato che sarebbe stato opportuno far fare alla macchina quella dichiarazione in presenza di una sequenza un po’ simile, poiché sappiamo che muta, però, quanto muta?

Ora, è chiaro che così il rischio di passare dai falsi negativi ai falsi positivi aumenta e in proporzione al fatto che si imposti la macchina per dichiarare che ci si trovi dinanzi al coronavirus in base al minor grado di similitudine.

Ora, sappiamo che il coronavirus appartiene a una famiglia di altri virus tra cui quello del raffreddore.
Se appartengono alla stessa famiglia è perché sono virus simili, che hanno delle componenti in comune, RNA e delle sequenze di nucleotidi di questo acido simili.
Se impostiamo la macchina per dichiarare che siamo dinanzi al coronavirus anche in caso di poca similitudine c’è il rischio che il virus del raffreddore che, essendo della stessa famiglia è in qualche modo simile, forse anche nelle sequenze di nucleotidi, a quello del famigerato cugino, venga quindi dichiarato coronavirus?
In altre parole potrebbe essere questa la causa di ipotetici falsi positivi?

È una questione di una certa importanza ovviamente poiché questa evenienza rischia di far lievitare il numero dei falsi positivi che, una volta dichiarati positivi dai mezzi di informazione di massa, contribuirebbero a falsare il dato realistico in senso negativo, drammatizzando una situazione già difficile per molte ragioni, e comunque a creare panico sociale e stato di allerta.

La retrotrascrizione è, in biologia, la capacità da parte di particolari enzimi di sintetizzare una molecola di DNA a partire da RNA. E' con questo metodo che si verificano le similitudini delle sequenze virali. se però non possono sussistere sequenze specifiche per il coronavirus covid, qualcuno ce lo deve dire.
La scienza fornisca risposte chiare, poiché ne abbiamo bisogno, è una richiesta dell'intero Paese!!!