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domenica 26 febbraio 2017

Due parole sui democratici e progressisti, Dp

Comunque la si guardi la nascita di Dp è profondamente sintomatica e significativa: esprime l’esigenza attuale di una sinistra diversa, visto che quella odierna sembra ancora tentata dal prendere una piega definitivamente neo-liberista. Se la sinistra sbaglia strada un ritorno all’ordine di una parte di essa, anche se qualcuno esprime scetticismo e dubbi, non può che coincidere con un ritorno ai vecchi principii, ma questo non significa misconoscere il mondo attuale né il concetto di "cambiamento". Il discorso sarebbe lungo e complesso e comprenderebbe anche l’argomento “globalizzazione”. Siamo in una fase di messa in discussione della sopracitata “globalizzazione”, per fortuna (era l’ora!) e per il momento questa sembra generare una rivalutazione del concetto di nazione, il che rappresenta un bene naturalmente, almeno dal mio punto di vista  ma, per gli amanti dell’internazionalismo a tutti i costi, sembrerà più appropriata forse una risposta democratica internazionale, la nascita di un movimento di democrazia planetaria, magari. Già, Democrazia Planetaria, DP! Trattasi dello stesso acronimo di Democratici e progressisti, Dp… Chissà forse un giorno Dp, Democratici e progressisti si evolverà in DP, in Democrazia Planetaria… In ogni caso, comunque la si pensi, siamo attualmente orfani di una sinistra che sia veramente tale e qualsiasi tentativo di ripristinarla non può che rappresentare un bene per il Paese…

martedì 14 febbraio 2017

A proposito di CETA

Si dice che in gioco ci sia l’immagine dell’Ue e più precisamente di una Unione europea aperta, per così dire, all’internazionalismo. Io dico che in gioco c’è l’economia e la qualità dei prodotti europei e delle singole nazioni che compongono l’Unione europea. Io dico che sono proprio l’internazionalismo di facciata e la retorica internazionalista in generale che stanno alla base del depauperamento, per esempio, del territorio italiano e delle industrie italiane; io dico che è proprio la misconoscenza dell’importanza dei confini che è alla base della crescente disoccupazione.
Forse l’immagine dell’Ue è in gioco sì, ma non nel senso in cui si propone sulla stampa ufficiale, comunque non nei termini suesposti. E’ in gioco l’immagine di una Ue che non riesce a non firmare un trattato a lei sfavorevole.
Io dico che questo trattato è tutto in favore del Canada e per niente in favore dell’Ue e se questa è la vocazione internazionalista, quella di portarti a firmare accordi svantaggiosi, meglio non essere internazionalisti.
Il Canada conta circa 36 milioni di abitanti; l’Ue ne conta 503 milioni. E’ sufficiente conoscere le tabelline per capire che il vantaggio è tutto e solo per il Canada!
Il mercato infatti è rappresentato dalla popolazione, tutti potenziali acquirenti dei prodotti che vengono commercializzati; facciamoci quindi qualche domanda:
1) di quanto si estende il mercato dell’Ue?
2) di quanto si amplia il mercato del Canada?
Dopo aver risposto, con dati matematici alla mano, a queste domande chiediamoci ancora: qual è quindi il mercato che si amplia di più?
Risposto a quest’ultima domanda non rimarrebbe che appurare che l’ampliamento del mercato non è paritetico per le parti in causa...
Dati alla mano, il mercato del Canada si amplierebbe del 1397 %, quello dell'Ue si amplierebbe del 7 %.
Chiunque può notare una qual certa differenza tra il 1397 % e il 7%!
Se poi si considera che l'Italia partecipa all'unione europea con 60 milioni di abitanti su 503 circa complessivi si scopre che questi 60 milioni di abitanti rappresentano circa il 12 % della popolazione complessiva dell'Ue,
quindi in pratica il guadagno dell'Italia sarebbe di un 12 % di quel 7% cioè dello 0,84 % a fronte di un 1397 % canadese.
Qualcuno potrebbe dire che con 60 milioni di abitanti a fronte di un Canada con 36 milioni di abitanti l'Italia incrementerebbero il mercato di potenziali acquirenti del 60 %, ma questo potrebbe avvenire solo e soltanto se sussistesse un accordo commerciale tra Canada e Italia sole; mentre essendo invece tra Canada e Ue tutta, con gli altri stati europei che sono peraltro concorrenti nell'esportazione, il raffronto più realistico che si può portare per capire il vantaggio (in realtà lo svantaggio) dell'Italia sull'estensione del mercato sarebbe proprio tra il 1397 % del Canada e lo 0,84 % dell'Itala. Ora, 1397 : 0,84 fa circa 1663. Questo significa che il CETA è 1663 volte più favorevole al Canada che all'Italia; francamente troppo! Perché mai dovremmo ratificare un trattato che è 1663 volte più favorevole alla controparte?
In pratica il trattato CETA all'Italia non conviene minimamente!
Perché dunque dovremmo fare un simile favore l Canada? In cambio di che cosa?
Qualcuno tra i "rappresentanti" del popolo italiano, se le pone queste domande?

E’ del tutto evidente che questo trattato va a danno dell’Ue e delle singole Nazioni componenti, e chi non riesce a vedere (o non vuole vedere) questo danno è esattamente chi ne propone l’approvazione. Chi propone l’approvazione del CETA, questo l’acronimo del trattato. Costoro si renderanno responsabili dinanzi a tutti i cittadini dell’Ue dei danni che questo sproporzionato trattato provocherà, ed io spero che i cittadini europei se lo ricordino bene, in modo tale che quando appureranno il danno – e lo appureranno – sapranno con chi rifarsela, disinformazione e bufale più o meno ufficiali e più o meno di regime permettendo!
L’Unione europea tutta tesa a difendere gli interessi delle multinazionali, tutta tesa a “garantire il mercato” e gli investitori dalle proprie perdite dovute al rischio d’impresa (di cui dovrebbero assumersi le responsabilità le aziende stesse), facendo addirittura pagare ai cittadini le politiche fallimentari delle stesse, è una delle responsabili dell’aumento del debito pubblico italiano. Così vi è peraltro il paradosso di una Ue che contribuisce a questo aumento del debito e che poi chiede agli italiani di ridimensionarlo. Ora, queste politiche che danneggiano il nostro Paese sono il frutto esattamente della retorica internazionalista che in ultima analisi si può identificare con l’internazionalismo delle multinazionali, con la globalizzazione e il mercato selvaggio e deregolamentato.
Questo trattato purtroppo è esattamente sulla stessa lunghezza d’onda; è un errore che si sommerebbe agli altri errori se venisse approvato. Le vecchie politiche fallimentari dell’Ue, quelle che portano all’austerità in periodi di crisi (dove servirebbero politiche espansive, nota bene!), vorrebbero riproporsi e proseguire con il CETA.
E’ del tutto evidente quindi che personalmente spero che il CETA non passi!!!
Forse c'è in gioco l'immagine dell'Ue sì...così domani il mondo osserverà il Parlamento europeo e se ne farà un'immagine, cercondo di capire se in Parlamento europeo si conoscono le tabelline oppure no e chiaramente l'immagine di un Parlamneto europeo che non conosce le tabelline agli occhi del mondo non è proprio una bella immagine e il mondo saprà da questo come relazionarsi ad una Ue che non conosce le tabelline...ma il danno che questa immagine provocherà ai cittadini europei e all'Europa tutta, chi lo risarcirà?