Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







sabato 31 dicembre 2016

Pensieri di fine anno e propositi per il nuovo

Effettivamente l'appagamento determinato dalla vittoria del NO, che era probabile ma non scontata, ha indotto una certa rilassatezza e personalmente sono stato quasi un mese senza pubblicare niente, ma fare parte di un fronte comune significa proprio questo: che per uno che si rilassa c'è qualcuno che rimane vigile! E sono in molti a farlo per fortuna...
Così sono lieto di apprendere da Scenari Economici che la Corte Costituzionale ha emesso una storica sentenza sul Pareggio di bilancio. Era necessario inquadrare nel giusto modo la questione per evitare che una lettura restrittiva di questo fatidico pareggio di bilancio in Costituzione andasse a detrimento dei diritti dei cittadini.
In effetti il pareggio di bilancio come già espresso da Valerio Onida, deve essere un obiettivo politico e non un obbligo giuridico. La sentenza sembra venire incontro a questa concezione, pur senza rimuovere l'obbligatorietà giuridica, che deriva dalla costituzionalizzazione di tale pareggio (cosa che si potrebbe fare solo abolendo l'articolo che lo costituzionalizza).
Essa sembra infatti ribadire quello che è la non comprimibilità dei diritti espressi dalla Costituzione. Questa incomprimibilità significa che non si può risparmiare sui diritti, a spese dei diritti, che si deve necessariamente trovare una strada diversa.
La concezione secondo la quale il pareggio di bilancio deve essere "un obiettivo politico e non un obbligo giuridico" significa proprio questo, che l'elasticità del buon senso, pur cercando di evitare gli sprechi, deve lasciare indenni i diritti fondamentali dei cittadini.
Ciò che prima era affidato al buonsenso adesso viene sancito da una sentenza della Consulta.
Per maggiori dettagli aspetto di leggere la sentenza per esteso e mi propongo di farlo il prossimo anno che bussa alle porte.
Ma in quest'ultimo dell'anno, adesso è giusto lasciare il passo  anche alla leggerezza e ad altri pensieri...Buon fine anno e miglior principio!

Il Referendum è vinto dal fronte del NO!

Il Referendum Costituzionale è stato vinto dal fronte del NO.
Lo sforzo collettivo ha poi sortito il risultato sperato: è stata una grande vittoria della Democrazia, dei diritti e dei cittadini italiani.
Non ha vinto chi è "contro", ha vinto chi è "pro",chi è a favore, in
questo caso delle conquiste sociali inscritte nella Carta Costituzionale.
Anche oggi, nell'ultimo giorno dell'anno, è bello ripensare a questa grande vittoria, che è una vittoria di tutti, ed è bello finire l'anno con questo sapore in bocca!!!

venerdì 2 dicembre 2016

Uno sforzo collettivo del fronte del NO al di là delle divergenze ideologiche

Di fronte all'offensiva di tipo mediatico e clientelare, al populismo dei soldi a pioggia del fronte del sì, il fronte del NO deve comportarsi come un esercito di Sparta, serrare le fila, stare coeso, non arretrare di un millimetro dinanzi all'avversario e anzi, cercare di conquistare metro su metro gli indecisi, un passettino alla volta, anche ora, a due giorni dal voto!
Ciò che si raccomanda al fronte del NO è la coerenza e la compattezza, la decisione nell’affermare il proprio NO, la decisione nell’andare in cabina elettorale a votare NO a questa Deforma inaccettabile, che ridicolizza la nostro storia!
Questo per le diecimila motivazioni che nell’arco di questi mesi sono emerse, per evitare uno scempio storico, di proporzioni incalcolabili.
Il fronte del NO è composto prevalentemente dalle forze di opposizione, con alcuni della maggioranza che si allineano al NO: vedi D’Alema, Bersani, ecc. Ma ci sono anche molti, nel fronte del NO, che del PD lo sono stati, vedi per esempio Fassina, Civati, D’Attorre e tanti altri…
E’ vero poi che ci sono alcuni dei partiti di opposizione che a differenza delle indicazioni di partito sarebbero favorevoli al sì, ma anche in questo caso, rappresentano la minoranza rispetto al proprio partito o movimento di appartenenza.
Ora, questo è in certo qual modo normale, comprensibile, fa parte dello stato ordinario delle cose, e tuttavia a seconda dei partiti o dei movimenti certe defezioni appaiono più o meno comprensibili, si possono operare dei distinguo.
Per esempio per quanto riguarda la Lega mi sembra che, rispetto ad altri partiti, sia assai meno comprensibile che ci sia una minoranza, per quanto esigua, che sarebbe propensa al sì, e questo perché storicamente la Lega è sempre stata diverso-europeista o, se preferite, euro-scettica, ma anche federalista. Questa Riforma/Deforma da un lato trasforma il Senato in un ispettorato della Troika (Banca Centrale Europea, Commissione europea, Fondo Monetario Internazionale), dall’altro strappa alle regioni le prerogative conquistate faticosamente nel tempo e grazie a Riforme Costituzionali andate in porto, come quella del 2001, che questa nuova Riforma/Deforma tende a smontare, per la serie: fare e disfare l’è tutto un lavorare!
Specialmente dopo l’intervento di Prodi, già colpevole di averci promesso un’Europa dove sarebbero scorsi latte e miele, e che invece si è rivelata un incubo, spero che gli amici della Lega tutti, nessuno escluso, si sentiranno motivati ad autodeterminarsi al No, anche gli indecisi o i propensi al sì; spero che ascolteranno il proprio segretario e andranno tutti compatti e coesi a votare NO al Referendum Costituzionale.
Sono molto sorpreso, lo dico sinceramente, di apprendere che ci sono ancora alcuni leghisti che non si sono decisi a questo passo. Che cosa ostacola questa decisione?
La fedeltà al proprio Segretario è in questo momento un punto essenziale se non vogliamo rischiare di farci sfuggire di mano la situazione, soprattutto di fronte all'offensiva del sì che le sta tentando tutte ma proprio tutte. Questa del REFERENDUM è anche una occasione storica per far cambiare verso all’Unione europea. Questa compattezza sarebbe uno dei punti di forza utili a bilanciare la disparità di mezzi e di presenze televisive, e può addirittura fare la differenza!
Lo stesso dicasi per il movimento 5 stelle che nasce come movimento critico nei confronti dello status quo politico europeo e quindi anch'esso diverso-europeista o, se si preferisce euro-critico. Le ragioni sono quindi più o meno le stesse: una Riforma/Deforma come questa che in modo ancor maggiore rispetto a prima, assoggetta l’Italia ai burocrati dell’Ue , anche da un punto di vista formale, rendendo il Senato alle dirette dipendenze di Bruxelles, un Senato peraltro non più eleggibile, nonostante le arrampicate sugli specchi di chi tenta la bufala di far credere che sia elettivo. Essere fedeli all’indirizzo e alle indicazioni del movimento 5 stelle da parte di tutti i sostenitori del movimento stesso, in questo momento è essenziale, un punto fondamentale per controbilanciare la macchina mediatica messa in moto dal fronte del sì che si appoggia sui vantaggi tipici che il palazzo notoriamente ha di partenza.
E non capisco la posizione monolitica di Confindustria. Quali vantaggi deriverebbero all'industria da questa Riforma? Non si capisce. Spero che anche all'interno di Confindustria ci sia qualcuno che apprezzi la Costituzione Italiana e che crede che nella sua applicazione ci sia il superamento della lotta di classe per il supremo fine del benessere sociale collettivo, a partire da questa riaffermazione è possibile sviluppare una strategia per portare la pressione fiscale al 18, 20 % ma prima dobbiamo riaffermare il diritto, la sua importanza, perché il diritto da sicurezza e la sicurezza sviluppa creatività e benessere sociale da investire anche in industria. Sia del NO anche Confindustria.

I cittadini italiani grazie a tutto il fronte del NO e per le ragioni espresse sopra, grazie particolarmente alla fedeltà della Lega e del movimento 5 stelle possono divenire protagonisti di un cambiamento storico, epocale, che solo il NO è in grado di attuare: cambiare l’indirizzo dell’Unione europea.
E’ proprio così e il momento è ora e non tornerà mai più! Se perdiamo questo momento storico non avremo un seconda occasione. E’ ora l’occasione di attuare un NO che equivale ad una Rivoluzione, ma a una Rivoluzione tranquilla!!!
Del resto dopo il "golpe tranquillo" che scalzò Berlusconi nel 2011 (e qui chiamo in causa Forza Italia) è giusto rispondere con una RIVOLUZIONE TRANQUILLA!
Vorrei esortare tutti gli indecisi che si riconoscono nei rispettivi partiti ad ascoltare i propri segretari di partito e ad esservi fedeli, solo così si potrà vincere il Referendum Costituzionale.
Qui non si chiede di essere come i cittadini britannici che hanno votato per uscire dall’Ue, una decisione radicale che qui non si pone, qui si chiede di non genuflettersi all’Unione europea, penso che si possa fare…si tratta di decidere se essere schiavi dell’Unione europea oppure NO…
Ma sarebbe disdicevole notare che mentre in Gran Bretagna il popolo ha avuto il coraggio di dire NO al bullismo di Bruxelles, il Italia il popolo si piega ai ricatti, agli spauracchi, alle minacce velate e meno velate, e si genuflette dicendo sì ad una Riforma/Deforma che è anche un sì alla propria schiavizzazione formalmente sancita rispetto a Bruxelles.
Il Mondo direbbe: ma come, in Gran Bretagna dicono NO al bullismo di Bruxelles e in Italia si dice sì alla schiavizzazione voluta da Bruxelles? Che differenza!
E’ questa la dimensione internazionale del REFERENDUM che domenica ci sarà in Italia; non un fatto meramente nazionale, bensì un fatto internazionale perché se l’Italia dice No a questa Deforma che toglie diritti ai cittadini, dice contestualmente NO a quelli che questa Deforma l’hanno voluta e proposta, come JP Morgan e la BCE, uscendo quest'ultima peraltro dai confini del proprio mandato istituzionale.
Chi dice NO a questa Deforma dice NO all’assenza di Democrazia e rappresentanza che attualmente impera nell’Ue, e blocca il tentativo di estenderla ovunque, a macchia d’olio. Altri Paesi si stanno attrezzando rispetto a questa triste realtà, perché l’Italia non dovrebbe fare altrettanto?
Cittadino italiano, il mondo ti guarda! Che impressione vuoi dare, quella di uno che lotta per perdere diritti e partecipazione?
Pensi che il mondo ti stimerebbe?
Cittadino italiano, il mondo ti guarda! Non pensi che sia giusto fargli vedere di che pasta sei fatto? Non pensi che sia giusto far vedere al mondo che hai la spina dorsale, che difendi i tuoi diritti, la tua autonomia dall’invadenza della burocrazia europea, che non ci stai a farti scippare il diritto di voto?
Se mantenere la propria bella Costituzione manda in crisi l’Unione europea, l’Ue si dimostra ben poca cosa e si evidenzia il fatto che c’è qualcosa che non va nella stessa. Ma questo qualcosa può essere curato esattamente dalla Costituzione Italiana!
Se essa viene stravolta, non ci sarebbe più possibilità di cura per l’Ue e a lungo andare essa deflagrerebbe, si annienterebbe da sola, su questo non c’è alcun dubbio.
Il No è dunque una possibilità offerta all’Ue per rettificare i propri errori e cambiare marcia!
Il NO è il voto dell’autentico cambiamento.
Per cui ripeto la mia preghiera a tutto il fronte del No e, per le ragioni suesposte, in modo particolare agli amici della Lega e del movimento 5 stelle, diversi ma uniti nel ritenere che queste nuove regole del gioco non si possono accettare, che questa Riforma è irricevibile, li invito ad ascoltare i propri vertici, a seguire l’indirizzo di partito.
Se ciò avverrà, le probabilità di vittoria del NO aumenterebbero considerevolmente e in caso di vittoria del NO, scriveremmo la storia d’Europa, noi italiani, con la nostra Costituzione!!!
Perché rinunciare a scrivere la storia d’Europa? Andiamo a votare determinati e VOTIAMO NO!

TUTTI UNITI A VOTARE NO!!!

mercoledì 30 novembre 2016

Informazioni di servizio

Ho una concezione sacrale della parola in senso scritto e in senso orale. Questo significa che ciò che dico e scrivo non può e non deve essere letto diversamente da quello che è. Perché scrivo questo? Perché esistono delle tecniche, dei sistemi semantici sofisticati che tendono ad ingannare i cittadini circa la veridicità di ciò che una persona scrive e dice, insinuando dubbi su di lei e sulle sue frasi e opinioni, cercando di modificarle e cambiarle per dirigerle a proprio piacimento, forse perché non allineate.
Chiunque intenda fare questo sulla mia persona,  mente sapendo di mentire e, com'è ovvio e scontato che sia (sono leggi antiche e sempre vere) ne renderà conto a Dio!!!

domenica 27 novembre 2016

Volete che altri decidano il vostro futuro per voi?

Pensando alla Riforma Costituzionale spesso mi viene fatto di accostarla ad altre cose e avvenimenti sia in senso sincronico, sia in senso diacronico. In senso diacronico non posso per esempio slegarla da quella grande stagione storica che è stata la Resistenza che poi ha condotto alla creazione della Costituzione del 1948 che oggi vive rinnovata dei molteplici aggiornamenti, molti dei quali apportati negli ultimi decenni. Una stagione che l'ANPI è qui per testimoniare con grande coerenza.

In senso sincronico non posso fare a meno di accostarla al discorso di papa Francesco tenuto a Cracovia piuttosto di recente, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, e non posso fare a meno di sentire riecheggiare nella mente quella domanda che ne rappresenta in un certo qual modo la sintesi: <<Volete che altri decidano il futuro per voi?>>.

Mi viene spontaneo questo accostamento perché nel profondo della mia coscienza avverto la presenza di una domanda simile, ed avverto un dolore, una sottile e costante angoscia che ha accompagnato questi ultimi due anni e mezzo in cui ho deciso di seguire l’iter di questa Riforma Costituzionale avendone peraltro avvertito la presenza di elementi poco rassicuranti fin da subito.
Quel discorso di papa Francesco ha la caratteristica di essere molto contemporaneo, molto attuale, e di prendere in considerazione quello che si può definire l’addormentamento delle coscienze anche a causa di distrattori di massa ma anche di intenzioni ben definite.
Il pericolo di addormentarsi incombe sempre e per questo dobbiamo tenerci svegli e comprendere bene quello che ci capita attorno, altrimenti il prezzo da pagare è alto e corrisponde spesso alla perdita della stessa libertà.
Dobbiamo essere svegli rispetto agli inganni del nostro tempo.
Non è facile riassumere un discorso come quello naturalmente, ma ne estrapolerò alcune frasi pronunciate direttamente dal papa.
Eccone alcune citazioni:
<<Sicuramente per molti è più facile e vantaggioso avere dei giovani imbambolati, intontiti, che confondono la felicità con un divano.>>
<<Per molti questo risulta più conveniente che avere giovani svegli, desiderosi di rispondere, di rispondere al sogno di Dio e a tutte le aspirazioni del cuore.>>
<<Voi, vi domando… Domando a voi: volete essere giovani addormentati imbambolati e intontiti?>>.Segue dalla folla un << NOOO >>.
<<Volete che altri decidano il futuro per voi?>>. La folla risponde: << NOOO>>.
<<Volete essere liberi?>>. La risposta:<< SIII>>
<<Volete lottare per il vostro futuro?>>. E ancora: <<SIII>>.
<<Non siete troppo convinti eh!>>, ammonisce papa Francesco di fronte a un calo di volume della folla e così chiede di nuovo:
<<Volete lottare per il vostro futuro?>>. E la platea di ascoltatori, giovani e giovanissimi, si rischiara la voce e risponde più intensamente.
Prosegue poi il Santo Padre:
<<Ma quando scegliamo la comodità […] allora il prezzo che paghiamo è molto ma molto caro: perdiamo la libertà! Non siamo liberi per lasciare un’impronta, perdiamo la libertà! Questo è il prezzo!>>
Nel mondo purtroppo vi sono persone che traggono vantaggio dall’addormentamento, dall’incapacità di dire NO a chi cerca di spodestarci del diritto di decidere il nostro futuro.
Papa Francesco ne indica la presenza:
<<E c’è tanta gente che vuole che i giovani non siano liberi. C’è tanta gente che non vi vuole bene, che vi vuole intontiti, imbambolati, addormentati. Ma mai liberi!>>
<<No, questo no, dobbiamo difendere la nostra libertà!!!>>.

Non posso non considerare che la Costituzione è la Carta della nostra libertà!
E a proposito di giovani ci sono altri memorabili discorsi rivolti ai giovani, penso per esempio, anche a proposito di giovani e di Costituzione a Calamandrei, riascoltiamolo:


Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa Costituzione…
Dietro a ogni articolo di questa Costituzione o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze…Che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta…”


Siamo ancora in grado di capire il peso specifico di questa Carta, di conferirgli il giusto valore, o i distrattori del progresso, lucenti, edulcorati, attraenti, o gli stessi divani, anche quelli che addormentano la mente, ci hanno cauterizzato e resi insensibili?
Trattasi dell'anestesia morale?
Qualsiasi sia la causa del nostro affievolimento della coscienza, è per questo cari giovani che dobbiamo darci una scossa, dobbiamo essere svegli e riconoscere gli inganni del nostro tempo, i falsi miti di progresso, gli specchietti per allodole e i pericoli connessi agli inganni programmati, quelli orditi da chi non ci vuole bene.
Ma per tornare alle parole del papa, una domanda mi sorge spontanea: che cosa ne pensa il Primo Ministro di questo discorso?
La domanda sorge spontanea perché ricordo bene che, quando si trattava di presentare al popolo italiana il nuovo Primo Ministro -che il popolo non aveva scelto- la propaganda, per imbonirselo (il popolo), diffondeva immagini che lo ritraevano giovane esploratore (boy scout) in varie occasioni tra cui anche una Giornata Mondiale della Gioventù, se non ricordo male. Cosa ci può essere di più rassicurante?
Ma ciò che rassicura purtroppo ha anche un difetto spesso, e questo difetto è che addormenta!
Ciò che rassicura addormenta! Purtroppo è così, sarà un caso?
Se stiamo a quello che è successo sembrerebbe proprio che questo addormentamento fosse programmato al fine di attaccare la Carta della nostra libertà, la Costituzione.
Un Primo Ministro che non è stato scelto dagli elettori ha guidato una maggioranza eletta con una legge giudicata incostituzionale, per stravolgere la Costituzione! No, non possiamo dormire di fronte a questo!
L’angoscia che mi ha accompagnato da due anni e mezzo a questa parte è un sensore che risveglia, non ci sono dubbi. Ma come fare per trasferire agli altri la stessa sensazione di angoscia che significa pericolo? E' difficile anche perché le persone non vogliono provare angoscia. E’ difficile, ci ho provato scrivendo, partecipando ad iniziative e quant’altro. Posso solo sperare che ciò abbia contribuito anche se in minima parte al risveglio delle coscienze di qualcuno. L'angoscia ci avverte di un pericolo e questo pericolo di cui ci avverte se rimosso ci salverà da un'angoscia maggiore e peggiore, quella che deriverebbe dagli scenari che si disegnerebbero in futuro, scenari che non prevedono la nostra partecipazione, disegnati da persone che non sentono di doverci rappresentare! E la crisi della rappresentanza è quella che molti politologi additano come la principale crisi politica di oggi a livello continentale, se non mondiale!
Ecco, penso a questo punto che un discorso come quello di papa Francesco debba fare presa su chi ha mostrato tanta attenzione alle parole dei suoi predecessori nelle altre Giornate Mondiali della gioventù, su chi si manifesta apertamente cattolico e lo vuol far sapere in giro. Invitiamo quindi il Primo Ministro a riascoltarselo il discorso di Cracovia di papa Francesco e a farsi un esame di coscienza...
Sono condivisibili le cose che il papa dice? Si è rimasti fedeli alle Giornate  Mondiali della Gioventù?
E se non è così dobbiamo porci una domanda: che qualcuno abbia voltato le spalle alla propria religione e alla propria coscienza nonché al proprio passato?


Ma vorremmo concludere rivolgendoci ai giovani cattolici, ma anche a tutti i giovani in generale e anche a tutti i cattolici di tutte le età, persone che credono nelle parole del papa.
Cari giovani, cari concittadini, dobbiamo impedire lo scempio della Costituzione!!!
Non dobbiamo credere a chi ci chiede di sputare sulla nostra storia e sulle nostre conquiste, conquisite importantissime, come il diritto di voto.
L’art. 58 della Costituzione con questa Deforma viene cancellato di netto, ed è questo:
“I senatori sono eletti a suffragio universale e diretto […]”. Questo articolo non esisterebbe più!
Il nuovo articolo 57 dice questo: “I Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano eleggono, con metodo proporzionale, i senatori fra i propri componenti […]”
Se passasse la Riforma/Deforma, non sarebbero più i cittadini a eleggere i Senatori ma i consigli regionali a farlo e questo non è tollerabile. Non è la risposta ai problemi che i politologi individuano come fattori di crisi: l'assenza di rappresentanza in politica e nelle istituzioni nazionali e internazionali, anche nell'Ue, cui questa riforma si genuflette!
Eppure i senatori manterrebbero l’opportunità di intervenire su moltissime leggi, perfino sulle revisioni costituzionali.
Capite bene che cosa questo significhi?!
Le prossime riforme costituzionali sarebbero decise da persone scelte nel palazzo perché siano funzionali al palazzo che si blinda e che si chiude per poter agire indisturbato senza cittadini fastidiosi e nel mero interesse della CASTA!
Questo significa mettere il nostro futuro nelle mani di politici con i quali non avremo più rapporti, che si rinnoveranno e si succederanno senza alcuna nostra partecipazione. In pratica si avvererebbe il timore che il papa esprime e di cui ci avverte con il suo discorso!
Significa, insomma, che potranno decidere il nostro futuro Senatori che non potremmo più eleggere!
Ecco che ritorna ancora una volta la domanda di papa Francesco: <<Volete che altri decidano il vostro futuro per voi?>>
No, non lo vogliamo! Non è sano volerlo, non è comprensibile che un popolo lotti per perdere diritti!
Chi lo ha addormentato? Chi lo a stregato? Chi lo ha messo sotto incantesimo fino a questo punto?
E per questo non dobbiamo credere a chi cerca di convincerci che le nostre conquiste non valgono niente, che le nostre conquiste sono vecchie, sorpassate…questa è pura violenza! E' inganno!
E allora ripensiamo alle parole di papa Francesco: << Dobbiamo difendere la nostra libertà!>>.


Non dobbiamo permettere che altri decidano al nostro posto ma se questo qualcun altro non è eletto da noi, non si sentirà mai in dovere di rappresentarci. Del resto oggi assistiamo ad un fenomeno: quello secondo il quale anche chi è eletto da noi per qualche ragione da approfondire, ad un certo punto non sente più di doverci rappresentare e comincia a rappresentare altri…
<< Volete che altri decidano il futuro per voi?>>. NOOOOOO!!!


Per chi è stato in Polonia ed ha ascoltato direttamente la voce del papa, per chi ha risposto già NO, a questa domanda del papa, si sappia che questa domanda può trovare una sua validazione e oggettivazione anche in questo momento storico della nostra Nazione, anche oggi, e particolarmente in questo Referendum Costituzionale dove è in gioco esattamente questo: il rischio di lasciare che altri (non eletti dai cittadini) decidano il futuro per noi, al posto nostro.
Se non siete stati in Polonia ma anche voi rispondereste NO a questa domanda del papa qualora vi venisse posta, penso che ci sia un solo modo per essere coerenti con questa risposta rispetto alla Riforma Costituzionale e questo modo è votare NO!
Esattamente come risponderemmo al papa che ci interpellasse su questa vicenda.
Ma in realtà il papa ci ha interpellati tutti su tale questione, nessuno escluso.
Se anche voi non volete che siano altri a decidere il futuro per voi, dovete dire NO a questa Riforma iniqua che tende proprio a questo, a lasciare che altri decidano per noi (nel palazzo) il nostro futuro.
Se non diremo NO in modo unito, in modo compatto, Senatori che non potremmo più votare decideranno al posto nostro le prossime Riforme Costituzionali! Sarebbe l’inizio della fine!
Perché è questo che la CASTA vuole! E’ questo che la Deforma vuole!
Mostratevi più intelligenti di chi vi vuole incastrare!
IO VOTO NO!!!

mercoledì 23 novembre 2016

Quello che i promotori del sì non ti dicono e non ti diranno mai

Nella promozione del sì alla Riforma Costituzionale si è sentito dire di tutto di più ma raramente si è sentito parlare del merito, cioè del contenuto effettivo. Nella maggior parte dei casi si è sentito spesso usare questi argomenti: avremo più efficienza, più velocità, più risparmio.
Eminenti giuristi e costituzionalisti (ma anche la Corte dei conti) si sono ampiamente espressi, con ogni tipo di dimostrazioni, per far comprendere agli italiani che la Riforma non rende più efficiente, non velocizza, non fa risparmiare.
Quindi perché usare tali argomenti? Perché hanno presa mediatica naturalmente, ma essenzialmente su una platea disinformata, cioè su un numero cospicuo di italiani. Chi è orientato al sì ma poi si informa, generalmente cambia idea e si orienta al NO!
Gli argomenti usati dal fronte del sì, sono paragonabili a fumo gettato negli occhi per non far emergere le reali intenzioni della Riforma che però sono note da tempo a chi ha seguito lo sviluppo della Riforma/Deforma, per la verità, e che sono sintetizzate tecnicamente e molto meglio in un documento ufficiale denominato “Relazione illustrativa al disegno di legge di revisione costituzionale” in cui si legge che la Riforma persegue:


Lo spostamento del baricentro decisionale connesso alla forte accelerazione del processo di integrazione europea e, in particolare, l’esigenza di adeguare l’ordinamento interno alla recente evoluzione della governance economica europea e alle relative stringenti regole di bilancio (quali le nuove regole del debito e della spesa); le sfide derivanti dall’internazionalizzazione delle economie e dal mutato contesto della competizione globale”.


Argomenti che i promotori del sì non vi hanno detto e che non vi diranno mai ovviamente poiché giudicano controproducente il diffonderli e quindi parlano di tutt’altro attraverso il mantra cui ci hanno abituato, ma che essi stessi hanno presentato al Senato con questo documento ufficiale l’8 aprile 2016.


In pratica chi vota sì dice sì all’allontanamento da sé del baricentro decisionale a favore della burocrazia europea!
Chi vota sì dice sì all’austerità!
Chi vota sì dice sì acriticamente alla globalizzazione! L’accetta così com’è, senza la minima legittima pretesa o speranza di poterla guidare, cambiare o semplicemente contrastare.


In sintesi chi vota sì dice sì a tutto ciò che l’Unione europea vuole imporci da tempo servendosi anche di lettere segrete che poi sono divenute note (come la ben nota lettera della BCE del 5 agosto 2011 aI Primo Ministro italiano) e senza una seria e corretta informazione ed un serio dibattito.
Per questo noi diciamo che la Riforma rende l’Italia lo zerbino della Troika (BCE, Commissione europea, Fondo Monetario Internazionale) e lo diciamo a ragion veduta ma soprattutto a Riforma/Deforma letta.
Non puoi cambiare l’Ue se ti fai cambiare da lei, questo è evidente, è ovvio.
Non puoi cambiare l’Ue se ti fai cambiare da lei, ma puoi invece contribuire a cambiarla in meglio con un NO, con un semplice NO!
Chi vota NO infatti dice NO, non solo all'accentramento dei poteri nelle mani di "un uomo solo al comando" e a tutti gli altri pasticci che da essa derivano, ma anche a tutte queste imposizioni europee, a questi metodi bulleschi, illegittimi, che nessuno sanziona peraltro (ma si può aprire una speranza in questo senso) e questo NO blocca quindi il processo involutivo di cui l’Ue stessa si è resa protagonista da molti anni a questa parte. Qui non si tratta di essere anti europeisti ma diverso-europeisti, si tratta cioè di essere per una Unione europea diversa da quella attuale e finalmente democratica e rappresentativa.
Che il documento ufficiale di presentazione della Riforma sopracitato sia esattamente quello che rappresenta il contenuto della Riforma lo si capisce da come è stato recepito dalla stessa.
Si legge per esempio nell’art. 117 Cost. come modificato: “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea e dagli obblighi internazionali.
Si creano dei vincoli che determinerebbero una subordinazione.
Ma avrebbe dovuto essere l’Unione europea a rispettare la Costituzione, tutte le Costituzioni nazionali senza imporne modifiche. Purtroppo questo alla luce dei fatti non è successo ed è grave naturalmente, ma proprio per questo e per diminuirne la gravità nonché acquisire un alibi, si cerca di ottenere la legittimazione di questo mancato rispetto con l’inserimento in Costituzione di questi vincoli.
Che l'Ue avrebbe dovuto attuare il rispetto della Costituzione italiana è peraltro affermato da documenti ufficiali dell’Unione europea. Si legge infatti nel preambolo della “Carta dei diritti fondamentali dei cittadini dell’Unione europea”:
La presente Carta riafferma, nel rispetto delle competenze e dei compiti della Comunità e dell'Unione e del principio di sussidiarietà, i diritti derivanti in particolare dalle tradizioni costituzionali e dagli obblighi internazionali comuni agli Stati membri, dal trattato sull'Unione europea e dai trattati comunitari, dalla convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, dalle carte sociali adottate dalla Comunità e dal Consiglio d'Europa, nonché i diritti riconosciuti dalla giurisprudenza della Corte di giustizia delle Comunità europee e da quella della Corte europea dei diritti dell'uomo.”


La riaffermazione dei diritti derivanti dalle tradizioni costituzionali, tradizioni tra cui quella italiana si distingue per livello e qualità, viene quindi inficiata da questa Riforma poiché inverte le carte, le ribalta: non è il diritto europeo che si uniforma alle Costituzioni vigenti ma sono le Costituzioni vigenti che si devono omologare alla normativa europea. E il proposito del preambolo è già bello che saltato.
Il figlio (Ue) detta legge sui padri e sulle madri (Nazioni fondatrici e partecipanti).
Trattasi anche in questo caso di giovanilismo, di una sorta di giovanilismo per così dire di livello continentale.
Per tornare alla Riforma vi si legge inoltre che “Le leggi che autorizzano la ratifica dei trattati relativi all’appartenenza dell’Italia all’Unione europea sono approvate da entrambe le Camere. “(art. 80 come modificato)
Quindi l’autorizzazione alla ratifica la potranno fare anche Senatori i quali però non potranno più essere eletti da noi cittadini, infatti si dice ancora nella Riforma: “I Consigli regionali e i Consigli delle Province autonome di Trento e di Bolzano eleggono, con metodo proporzionale, i senatori fra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno, fra i sindaci dei comuni dei rispettivi territori” (art. 57 Cost. come modificato). Che cosa poi significhi il metodo proporzionale per 11 regioni che eleggeranno solo due Senatori è tutto da capire...
Comunque questa è la Costituzione ed è superiore a qualsiasi legge ordinaria anche di una legge elettorale.
Che i Senatori poi non siano eletti più dai cittadini lo dimostra il fatto che, sempre secondo la Riforma, il Senato non da più la fiducia al Governo proprio perché esso è pensato come non elettivo.
Altrimenti sarebbe logico aspettarsi che anch'esso debba continuare a dare la fiducia.
Sono molte evidentemente le cose che i promotori del sì non ci dicono. Non ci dicono che con questo vincolo creato dall’art. 117 (come modificato) ci leghiamo mani e piedi e ci subordiniamo alla legislazione europea verso cui spostiamo il baricentro decisionale, mentre dovremmo tutti quanti sforzarci di fare valere i diritti costituzionali italiani e le ragioni del popolo italiano a tutti i livelli in Europa invocando proprio quel preambolo che abbiamo citato.
Trattasi peraltro di un vincolo esterno: chi potrà mai rimuoverlo?
Significa divenire schiavi dell’Ue e non poterci fare più niente anche perché una volta che i burocrati europei (Dio non voglia) avessero incassato il risultato (l’acquisizione del vincolo esterno), farebbero di tutto per allontanare i politici italiani dai settori chiave che potrebbero permettere la rimozione dello stesso: quando hai fatto uno schiavo te lo tieni stretto! Con la Riforma facciamo quindi l'incontrario di quello che dovremmo!


Per fare ciò che dovremmo, cioè farci valere con i nostri diritti costituzionali in Europa dovremmo votare NO! Ed è quello che noi faremo!


Lontanissimi burocrati incapaci di comprendere le realtà dei cittadini italiani potranno prendere decisioni su questioni italiane e sul nostro futuro.
Primo passo per cambiare realmente questo stato di cose: bloccare questa deriva… e lo fai col NO alla Riforma Costituzionale. Il sì è per la CASTA europea.
Chi vota sì cambia inoltre il Paese in peggio!
Chi vota NO cambia l’Unione europea in meglio!
E’ il NO il voto più creativo, è il NO il voto del vero cambiamento!
AL REFERENDUM DEL 4 DICEMBRE VOTA NO!



sabato 19 novembre 2016

Regioni a statuto speciale, allarme rosso!!!

Stiano particolarmente attente le regioni a statuto speciale rispetto a questa Riforma/Deforma pasticciata, confusa e contraddittoria, poiché dalla sua eventuale approvazione potrebbero innescarsi dinamiche perverse che potrebbero rivelarsi molto dannose per le stesse. Si sente intanto dire da parlamentari della maggioranza che la Riforma/Deforma è incompleta e che avrebbero voluto fare di più ma che intanto bisogna accontentarsi. Ma in che cosa consisterebbe questo “fare di più”? Per taluni parlamentari interpellati, consisterebbe proprio nella capacità dello Stato centrale di intervenire con clausola di supremazia su tutte le regioni anche quelle a statuto speciale, ma si sono dovuti fermare di fronte all’assenza dei numeri. Una parlamentare del PD, la Morani, interpellata su tale questione ha ribadito che avrebbero voluto fare 100, ma sono riusciti soltanto a fare 80, e questo perché altrimenti non avrebbero avuto i numeri per approvare la Riforma/Deforma in Senato. Ecco di che cosa sono alla ricerca, dei numeri. Ma dei numeri per fare cosa, quindi? Per ridimensionare le regioni a statuto speciale, sembra evidente! Ma col combinato disposto i numeri forse li raggiungerebbero, da che se ne evince che li userebbero (o li potrebbero usare) per ridimensionare le regioni a statuto speciale secondo i propri auspici e recuperando quel 20 perso per contrattazione parlamentare. Gli abitanti delle regioni a statuto speciale dovrebbero quindi stare molto attenti a queste manovre un po' subdole, perché forse hanno solo un modo per preservare la propria autonomia e questo modo è quello di votare NO!

In apparenza la Riforma /Deforma Costituzionale favorirebbe tali regioni, anche con una certa sovra rappresentanza. Queste concessioni apparenti (poi vedremo perché sono apparenti) sono avvenute per ottenere i numeri in Senato appunto, numeri per far approvare la Deforma, che altrimenti non sarebbe passata.
Ora, perché le concessioni sono apparenti e non reali, non effettive? Le concessioni sono apparenti e non effettive a causa di una svista o di una apparente svista (nel qual caso potrebbe esserci del dolo)! Questo perché ci si sarebbe dimenticati che gli statuti delle regioni a statuto speciale dichiarano la non compatibilità tra la carica di parlamentare (genericamente intesa, cioè sia di Senatore sia di Deputato) e quella di consigliere regionale, omologandosi in questo all’art. 122 della Costituzione che ovviamente la Deforma cambia ma solo nella Costituzione appunto e non negli statuti regionali che rimangono tali e quali. Non basta aver cambiato l’Art. 122 della Costituzione, serve cambiare anche ogni singolo statuto delle regioni a statuto speciale e questo non è stato fatto. Ne deriva che i consiglieri regionali delle regioni a statuto speciale non possono fare i Senatori poiché decadrebbero immediatamente.

In pratica i Senatori di queste regioni non arriveranno mai in Senato e non potranno difendere gli interessi delle rispettive regioni.
Proprio ieri sera, durante un dibattito tra il sì e il NO alla Deforma, ho chiesto appunto se i Senatori delle regioni a statuto speciale, per le ragioni sopra espresse, arriveranno mai in Senato.
L'esponente promotore del NO ha risposto coerentemente con quanto affermato in questo articolo, che cioè non ci arriveranno per ovvie ragioni, mentre l'esponente promotore del sì ha glissato completamente, facendo finta di essersi scordata la domanda che avevo posto (che era principalmente rivolta a lei) sperando che il pubblico non si accorgesse. Ma il pubblico si è accorto...
Questo dimostra che il tema è sentito e conosciuto ma che imbarazza, e non poco, il fronte del sì e i suoi esponenti.


Cosa accadrà quindi? Accadrà che tali regioni si troveranno con i fianchi esposti e indebolite rispetto alle altre regioni e rispetto a prima, almeno fino a che non vengano cambiati anche gli statuti che hanno dignità costituzionale e che quindi richiedono un certo tempo e un certo impegno, nonché un certo numero di letture per essere cambiati.

Per quanto tempo il Senato sarà menomato nel numero dei suoi Senatori?

Sarà comunque funzionale benché menomato e ridotto di numero, magari in nome di un irrinunciabile dovere di legiferare per le leggi (molte) di sua competenza?

Oppure non sarà operativo fino a che gli statuti speciali non saranno cambiati?

Sembra evidente (ed è qui che le regioni a statuto speciale dovrebbero stare particolarmente all’erta!) che in qualche misura il Senato debba funzionare ugualmente, altrimenti l’impasse sarebbe irrisolvibile, visto che il cambiamento degli statuti dovrebbe passare necessariamente anche dal Senato.

Ma se il Senato, ancorché menomato, sarà funzionale, quali decisioni potrebbe prendere in seno alle regioni a statuto speciale (prive temporaneamente dei propri senatori) se è vero, come dichiarato, che il Governo avrebbe voluto fare 100 e non l’ha potuto fare (essendosi dovuto accontentare appunto dell’80 seconde le dichiarazioni della stessa Morani)? Il recupero di quel 20 % perduto inizialmente, che avrebbe permesso per esempio la clausola di supremazia anche sulle regioni a statuto speciale, verrà recuperato proprio in quel frangente che intercorre tra l’avvio di quello che sarebbe il nuovo Senato e le modifiche degli statuti speciali?

Il Governo e il parlamento succube del Governo (secondo le intenzione di questa Deforma) approfitteranno del temporaneo (ma lungo) periodo di défaillance delle regioni a statuto speciale per imprimere quel ridimensionamento invocato da taluni parlamentari e da altre realtà regionali?



Per questo suggerirei, per precauzione e autodifesa, a tutti ma proprio tutti i cittadini delle regioni a statuto speciale di votare precauzionalmente NO a questa Deforma, che è così pasticciata da innescare dinamiche di questo tipo, e tutto ciò probabilmente grazie alla fretta e ai tempi contingentati per approvarla, oppure a dolo.

E' un rischio che io personalmente non correrei mai e che suggerisco pertanto anche agli altri di non correre.

Chi scrive si è sempre detto rispettoso delle regioni a statuto speciale e riconosce le cause storiche che hanno indotto alla creazione di questo tipo di regioni né è propenso a cambiarle.



domenica 6 novembre 2016

Tutte le modifiche alla Costituzione

I promotori del sì, che hanno purtroppo cominciato la campagna referendaria con la personalizzazione del voto rispetto al Primo Ministro, ma anche con offese dirette ai senatori (rappresentanti della Repubblica), e velate e ambigue minacce, non si sono fatti mancare le inesattezze e le imprecisioni, ai confini della mistificazione, che è un fatto gravissimo per chi promuove una Riforma che cambia 47 art. della Costituzione. Chi si accinge a mettere mano e a promuovere una Riforma così corposa ci dovrebbe tenere innanzitutto ad informare i cittadini correttamente. Invece pare proprio che i rappresentanti del sì abbiano scelto la strada opposta e che puntino sulla disinformazione, sui distrattori e sulle inesattezze.
Tra le varie letture false, ma così false che gridano allo scandalo, ve n’è una particolarmente rilevante, e che hanno scientemente immesso nel circuito mediatico allo scopo di convincere il cittadino non particolarmente attento che tende a fidarsi della prima informazione che gli giunge; essi dicono:
Nei decenni precedenti non è stato fatto niente; la Costituzione è stata intoccabile; poi per fortuna è arrivato l’uomo della provvidenza (vogliamo chiamarlo l’unto del Signore?) che, a differenza dei precedenti Primi Ministri, sta facendo le cose, sta dimostrando che si può cambiare la Costituzione, che essa non è intoccabile. Egli sta riuscendo là dove i predecessori hanno fallito, a dimostrazione del fatto che l’olio di cui è unto non è olio di sansa, né il più pregiato ma pur sempre prosaico extravergine d’oliva, e nemmeno olio tunisino la cui importazione il Primo Ministro si è tanto prodigato a far approvare (velocemente peraltro) a discapito delle colture di qualità italiane, ma autentico olio sacro.
E’ per tale ragione che ci premuriamo di fornire le informazioni correttive; ci premuriamo di fare cioè quello che dovrebbe fare il Governo in primis, ma che purtroppo non fa: informare adeguatamente e degnamente il cittadino rinunciando alla mera pubblicità interessata.
Di seguito riportiamo quindi l’introduzione di ogni Costituzione Italiana in cui è presente l’elenco di tutte le modificazioni della stessa nel corso degli anni, quelle modificazioni che hanno permesso di aggiornarla volta per volta, talvolta bene, altre volte magari peggio:

Modificazioni introdotte con le leggi costituzionali 9 febbraio 1963, n. 2:
«Modificazioni agli articoli 56, 57 e 60 della Costituzione»
(G.U. n. 40 del 12 febbraio 1963); 27 dicembre 1963, n. 3: «Modificazioni
agli articoli 131 e 57 della Costituzione e istituzione della Regione
Molise» (G.U. n. 3 del 4 gennaio 1964); 22 novembre 1967, n. 2:
«Modificazione dell’articolo 135 della Costituzione e disposizioni sulla
Corte costituzionale» (G.U. n. 294 del 25 novembre 1967); 16 gennaio
1989, n. 1: «Modifiche degli articoli 96, 134 e 135 della Costituzione
e della legge costituzionale 11 marzo 1953, n. 1, e norme in materia
di procedimenti per i reati di cui all’articolo 96 della Costituzione»
(G.U. n. 13 del 17 gennaio 1989); 4 novembre 1991, n. 1: «Modifica dell’articolo
88, secondo comma, della Costituzione» (G.U. n. 262 dell’8 novembre
1991); 6 marzo 1992, n. 1: «Revisione dell’articolo 79 della Costituzione
in materia di concessione di amnistia e indulto» (G.U. n. 57
del 9 marzo 1992); 29 ottobre 1993, n. 3: «Modifica dell’articolo 68 della
Costituzione» (G.U. n. 256 del 30 ottobre 1993); 22 novembre 1999, n. 1:
«Disposizioni concernenti l’elezione diretta del Presidente della
Giunta regionale e l’autonomia statutaria delle Regioni» (G.U. n. 299
del 22 dicembre 1999); 23 novembre 1999, n. 2: «Inserimento dei princı`
pi del giusto processo nell’articolo 111 della Costituzione» (G.U.
n. 300 del 23 dicembre 1999); 17 gennaio 2000, n. 1: «Modifica all’articolo
48 della Costituzione concernente l’istituzione della circoscrizione
Estero per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti
all’estero» (G.U. n. 15 del 20 gennaio 2000); 23 gennaio 2001,
n. 1: «Modifiche agli articoli 56 e 57 della Costituzione concernenti il
numero dei deputati e senatori in rappresentanza degli italiani all’estero
» (G.U. n. 19 del 24 gennaio 2001); 18 ottobre 2001, n. 3: «Modifiche
al titolo V della parte seconda della Costituzione» (G.U. n. 248 del 24
ottobre 2001); 23 ottobre 2002, n. 1: «Legge costituzionale per la cessazione
degli effetti dei commi primo e secondo della XIII disposizione
transitoria e finale della Costituzione» (G.U. n. 252 del 26 ottobre 2002);
30 maggio 2003, n. 1: «Modifica dell’articolo 51 della Costituzione»
(G.U. n. 134 del 12 giugno 2003); 2 ottobre 2007, n. 1: «Modifica dell’articolo
27 della Costituzione, concernente l’abolizione della pena di
morte» (G.U. n. 236 del 10 ottobre 2007); 20 aprile 2012, n. 1: «Introduzione
del principio del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale»
(G.U. n. 95 del 23 aprile 2012).
       —————————

Speriamo con questo di aver fornito una adeguata informazione al cittadino italiano in modo tale da consentirgli di rendersi conto autonomamente della realtà dei fatti, e in modo tale da potersi anche disincantare rispetto alle narrazioni assolutamente inverosimili e anzi piuttosto fantasiose, la cui fonte è probabilmente da ricercarsi nella fase rem di un momento di riposo.


giovedì 3 novembre 2016

Viva i giovani ma non il giovanilismo!

Ripensando al Confronto televisivo tra Zagrebelsky e Renzi, ma anche a quello successivo e più recente tra De Mita e lo stesso Renzi, sulle ragioni del NO e del sì al Referendum Costituzionale, ma pensando anche a confronti che avvengono magari a distanza, ma che mantengono tuttavia la caratteristica della diversa età dei contendenti, più giovene l’uno, più maturo l’altro (pensiamo allo stesso Primo Ministro e a D’Alema), ci vengono alla mente molte, moltissime cose. Tra queste cose c’è senz’altro la questione che potremmo denominare del giovanilismo, cioè la questione di quell’autentico flagello sociale che tende a sostituire la maturità posata e la saggezza dell’esperienza all’esuberanza giovanilistica con tutti i rischi ad essa collegati.
A proposito di giovanilismo e dei suoi “nobili” portati quindi, tra i quali possiamo annoverare attualmente la fatidica rottamazione, e gli atteggiamenti concomitanti, annessi e connessi, l’atteggiamento giovanilistico anche in riferimento al Referendum Costituzionale, al di là di una consueta e vorremmo dire scontata buona dose di ingenuità, ravvisabile quasi sempre in molti, moltissimi giovani, mi fa venire in mente quanto possa essere assurda la pretesa di comprensione da parte del di meno nei confronti del di più, nella fattispecie della pretesa da parte della minor esperienza di giudicare la maggiore esperienza, come se il di meno potesse contenere il di più e non viceversa, come sarebbe invece logico e ragionevole aspettarsi anche da un punto di vista essenzialmente logico-matematico. A tale proposito la cosa che ci è venuta subito alla mente, e che ripropone più o meno lo stesso modello, è ciò che René Guénon (scrittore e intellettuale francese, esperto di simboli e religioni) scrisse nel suo celebre libro pubblicato nel 1924, Oriente e Occidente, a proposito delle pretese di comprensione dell’Occidente nei confronti dell’Oriente. Pensiamo innanzitutto al fatto che l’Occidente, dice Guénon, <<dimentica di non aver avuto nessuna esistenza storica in un epoca in cui le civiltà orientali avevano già raggiunto il loro pieno sviluppo>>”
(Questa osservazione è corredata da una nota, nel testo originale, che riportiamo qui sotto:
E’ possibile tuttavia che siano esistite civiltà occidentali anteriori, ma quella attuale non ne è l’erede, e anche il loro ricordo si è perduto; non dobbiamo perciò occuparcene in questa sede.
Riportiamo la nota per il semplice fatto che, nonostante costituisca una divagazione dal tema centrale, nondimeno potrebbe risultare per taluni lettori di una qualche suggestione…).
E subito dopo conclude il discorso dicendo che “con le sue pretese esso (l’Occidente, ndr) appare agli Orientali come un bambino che, orgoglioso di aver imparato velocemente qualche rudimentale conoscenza, pensi di possedere il sapere totale e voglia insegnarlo a vegliardi pieni di saggezza ed esperienza.”


E' un po' la stessa impressione che si prova dai confronti di cui sopra.
Ma soffermiamoci adesso per un momento specificamente sul confronto tra Zagrebelsky e il Primo Ministro. Senza considerare la maleducazione della battuta sulla calvizie, veramente singolare per un Primo Ministro, una lezione (scusate l’ironia) di educazione e di stile (trattasi appunto di esuberanza giovanile), passiamo ad alcuni esempi.
Zagrebelsky dopo avere spiegato al Presidente del Consiglio, con molta calma e molta pazienza, con argomenti logici, comprensibili a tutti, chiari, elementari, che le due Camere hanno sì gli stessi poteri ma non fanno la stessa cosa, il Primo Ministro continua a fare finta di niente e va dritto con il solito mantra (e chiedo scusa alla parola mantra) del <<le due camere fanno la stessa cosa>>. Falso, basta pensare al fatto che mentre l’una si occupa di una legge, l’altra si occupa di un’altra legge (esse si occupano per altro di due leggi contemporaneamente, il che rende il sistema molto efficiente!); che una controlla l’esuberanza giovanile dell’altra, ecc. ecc. Ci si chiede se il Primo Ministro sieda nella stessa stanza di Zagrebelsky oppure in un mondo a parte, forse parallelo, non si sa. A cosa si deve una tale ostinazione? Ad incomprensione o ad altro? Forse la si deve al fatto di non voler perdere un argomento elettorale ma l'effetto è un altro.
Lo stesso dicasi per il paragone tra sistema del senato in Germania e in Italia. Renzi sostiene che il Senato italiano funzionerebbe come quello tedesco (la cosa è oggettivamente assurda!!!???). Zagrebelsky, Presidente emerito della Corte Costituzionale, gli spiega che non è così perché i Senatori tedeschi Rappresentano i governi locali e non le regioni, che possono essere sostituiti (questo è il punto principale di differenza), e che hanno vincolo di mandato. Dopo una eminente e inconfutabile dimostrazione che cosa accade? Che il Primo Ministro ribadisce indefesso che in Italia funzionerebbe come in Germania. Ostinazione giovanile? Incapacita di comprensione? Balzano alla testa molti quesiti…
Zagrebelsky si spinge poi a spiegare che con i vincoli giuridici e gli obblighi di presenza che avrebbero i nostri Senatori sarebbe impossibile trovare, tra 21 Consigli regionali, un giorno in cui incontrarsi che vada bene per tutti, che essi farebbero male in sostanza il proprio lavoro che è un obbligo giuridico, senza potersi far sostituire da alcuno. Ma ci rendiamo conto?!
Obbligo di doppio e forse in qualche caso di triplo mandato. Ma niente da quel lato non ci si sente proprio...
Insomma sarà o non sarà un difetto giovanilistico ma il Primo Ministro sembra non conoscere la propria Riforma che forse, proprio per questo, si può definire più propriamente Deforma.
In definitiva Zagrebelsky chiarisce senza tema di smentita che questa Riforma non funzionerà, per tante ragioni ma anche perché appunto non sarebbe come in Germania, nonostante l’ostinazione inspiegabile del Primo Ministro.
Il Presidente del Consiglio che dice poi a Zagrebelsky che è contraddittorio (e così portiamo un ulteriore esempio di ciò che è il giovanilismo) è poi oggettivamente esilarante, quasi non ci si crede, per la serie “da che pulpito viene la predica”! Senza considerare il fatto che il concetto di continenza svela in modo chiaro ed inequivocabile che la contraddizione in Zagrebelsky non c’è. Mentre il Primo Ministro non può avvalersi dello stesso concetto per le proprie molteplici, quasi infinite contraddizioni. Una delle tante che mi viene in mente così, sulle prime: <<o passi dal consenso popolare o non sei credibile>>. Ecco, non è credibile, verrebbe da dire, per questa contraddizione e anche perché dimostra di non conoscere la propria Riforma. Con le sue stesse parole si è giudicato, con il suo metro di giudizio! Ve ne sono tantissime altre naturalmente, come molti, moltissimi sanno ma per adesso fermiamoci qui.
Dobbiamo però dire, in tutta onestà, che quello avvenuto a SI O NO, sembra sia stato uno scontro tra saccenteria e Sapienza.
Ma torniamo per un attimo a Guénon. Nel procedere con la dissertazione l’intellettuale sottolinea il fatto che se gli Occidentali “non avessero a disposizione la forza bruta (questa loro pretesa, di giudicare l'Oriente, ndr) sarebbe di per sé una bizzarria piuttosto inoffensiva della quale sorridere […]”
Una pretesa sbagliata, per non dire bizzarra e in sé risibile, quando è coadiuvata dalla forza bruta, si trasforma in qualcosa di potenzialmente pericoloso, molto pericoloso.

Ciò che dobbiamo appunto chiederci in questo contesto è se la bizzarra pretesa giovanilistica di spiegare la Costituzione e la Riforma a costituzionalisti di prestigio che hanno raggiunto la maturità intellettuale e professionale in un periodo in cui i giovani stessi non erano neppure nati, oltre ad essere oggettivamente pretenziosa e per certi versi ridicola, non sia corredata e affiancata da una qualche forma di invisibile violenza, e se sì da quale forma di violenza.

A tale proposito potrebbe non dimostrarsi del tutto inutile una esperienza legata ad un recente episodio cui sono stato testimone personalmente durante un incontro tra il sì e il NO alla Riforma Costituzionale, nel Comune in cui abito.
La sala era gremita e molti dei presenti erano giovani, il che rappresenta un bene naturalmente, anche perché è il sintomo di un interesse rispetto a ciò che accade nel Paese. Ma non vi erano soltanto giovani ovviamente, vi erano persone di tutte le età, insomma vi erano anche i meno giovani, tra i quali potrei annoverare me stesso, nonché (spero che non me ne vogliano) i relatori, gli esperti che sedevano dietro il tavolo e che spiegavano le ragioni uno del NO, l'altra del sì.
Per arrivare al dunque, dopo il mio intervento e la mia domanda, segue l’intervento di un giovane che prima di entrare nello specifico della sua domanda fa una considerazione piuttosto gratuita per la verità dicendo più o meno così: <<Ci terrei a dire, che per me come giovane non è una sorpresa che ci siano tanti miei coetanei qui (in sala, ndr), forse è più una sorpresa vedere (in sala, ndr) chi un giovane lo è stato un tempo e che ora magari parla di questi temi più su facebook>>. Al di là delle contraddizioni immediatamente avvertibili (non si capisce per esempio perché chi parla di questi temi su facebook non dovrebbe interessarsene e parlarne anche altrove, al di fuori! Tanto per dirne una) è sembrato a molti che si affermasse che chi ha fatto il suo tempo, debba lasciare stare, particolarmente la Riforma Costituzionale, debba mettersi in disparte, rinunciare ai relativi dibattiti, alla vita sociale, debba ritirarsi magari in una casa di riposo e non disturbare, come se la Riforma fosse di esclusiva pertinenza dei giovani e non debba riguardare né interessare nessun altro che i giovani. Piuttosto bizzarro, direi…che senso della Democrazia!
E comunque anche qui non si capisce quali sarebbero i criteri per discernere ciò che ha fatto il suo tempo e ciò che non lo ha fatto, né chi e con quali criteri può assurgere a giudice di chi o che cosa ha fatto il suo tempo. Sarebbe forse il mero dato anagrafico?
La concezione secondo la quale il proprio tempo è legato essenzialmente alla giovinezza, mi sembra del resto un po’ riduttiva soprattutto se si considera il fatto che, esclusa l’infanzia, la gioventù è il periodo più breve della vita di una persona e che la maturità simboleggiata dal superamento di quella linea d’ombra di Conradiana memoria, rappresenta invece il periodo non solo più maturo appunto ma anche il più esteso, temporalmente parlando…
La rottamazione renziana ha fatto evidentemente proseliti e contibuito così a generare per imitazione una autentica piaga sociale che si innesta sull’onda della maleducazione, della superficialità nonché dei più naturali conflitti psicologici generazionali.
E ci si chiede; ma come li vuole i giovani questo Governo? Confusi e rottamatori? Cioè praticamente degenerati? Questo Governo, piuttosto che fare leva sulle più alte zone dell’intelletto, ha certamente bisogno di interlocutori immaturi e inesperienti che non abbiano i mezzi per rilevare le inesattezze della Deforma, che non sappiano avvertirne le contraddizioni e la forte contrazione dei diritti in essa presenti, per capirci.
E' del tutto chiaro che Zagrebelsky, De Mita e D’Alema in questo senso, non sono certo interlocutori ideali evidentemente…

Ma per tornare alla domanda sulla presenza o meno di violenza, e dirimere tale questione, rispondiamo che la violenza quindi c’è, perché è violenza manifesta quella che vorrebbe escludere generazioni intere di cittadini all’ascolto delle ragioni dei due diversi schieramenti o semplicemente dal prendere parte a uno dei due schieramenti. E’ un lapsus fortemente rivelativo, quello del giovane presente all’incontro.
Potremmo certamente identificare questa violenza con la violenza psicologica, forse proprio con la famosa rottamazione che è diventata una bandiera (di cui vergognarsi!), violenta fin dal nome stesso, poiché sono le macchine che si rottamano e non gli esseri umani, a meno che non li si consideri macchine, a meno che cioè di deprivarli della propria dignità di esseri umani.
Ma forse possiamo identificare questa violenza (anche per uscire dal contesto del dibattito di cui sono stato spettatore), pure con le pressioni di tutti i tipi, con le ingerenze, le indebite intromissioni, particolarmente quelle internazionali, annesse e connesse, derivanti anche dagli appoggi esterni, quelli delle banche d’affari magari che hanno addirittura contribuito a scrivere la Deforma, come sta emergendo con sempre maggiore chiarezza. 

I giovani hanno molti pregi, e una certa energia che essi manifestano sovente, potrebbe addirittura risultare positiva, purché ad essa vi si affianchi la matura saggezza, a mitigarne le asprezze più acerbe e l’ingenuità, di cui non ci si deve stupire e di cui non ci si accorge prima di aver varcato la fatidica linea d’ombra. Quando si manifesta da sola, questa energia, senza questo affiancamento, si trasforma appunto in giovanilismo, in una vera e propria piaga sociale capace di fare danni infiniti. Sarebbe un po' lo stesso difetto di avere una giovanilistica Camera dei Deputati senza un adeguato Senato della Repubblica a fare da contraltare e a mitigarne l'esuberanza. 
Viva i giovani quindi, ma non il giovanilismo, autentica piaga sociale!
P.S.: personalmente non sono mai stato iscritto a facebook, né prevedo di farlo, non devo quindi essere io evidentemente il destinatario del messaggio relativo alla gratuita premessa del giovane, né l'ho mai creduto.


venerdì 28 ottobre 2016

Un esperimento internazionale?

Sussiste il legittimo sospetto che questa Riforma Costituzionale sia stata progettata e sia vissuta come una sorta di esperimento internazionale, ordito cioè da più parti, non tutte residenti nel nostro Paese.
Questa Riforma Costituzionale potrebbe essere quindi una sorta di esperimento o forse di prova. Il terreno di prova per esempio delle multinazionali per capire quanto gli italiani siano disposti a rinunciare al diritto di voto in particolare e quindi estensivamente ai diritti in generale. In base al risultato del Referendum le multinazionali capiranno come stanno le cose. Se vincerà il sì e gli italiani dimostreranno di non avere a cuore il diritto di voto, si prenderanno gli spazi che tale assenza lascerà scoperti. Visto che poi capiranno che i diritti non stanno appunto a cuore agli italiani, procederanno con le misure concrete attraverso le quali accontentare questa esigenza così chiaramente espressa, l'esigenza cioè di avere meno diritti, mettendola in concreto e realizzandola sul campo senza tanti complimenti, ci potete scommettere. Una "esigenza", questa, stimolata dal Governo che pare abbia recepito, come appare sempre più chiaramente, le direttive della BCE (lettera del 5 agosto 2011) e di JP Morgan (documento del 28 maggio 2013) ma che sembra piuttosto sordo in vero alle esigenze del proprio popolo, l'autentico e solo sovrano.
Possiamo giustamente criticare l’invasione di campo di istituzioni europee che escono dai limiti del proprio mandato, esercitando il potere politico con lo spauracchio del ricatto (chiudere i rubinetti); possiamo criticare giustamente i contenuti del documento della JP Morgan, protestare e gridare allo scandalo (tutto comprensibilissimo e condivisibilissimo) e sono in prima fila per farlo, ma c'è un cosa che non possiamo fare: non possiamo fare a meno di riconoscere che le idee espresse in quel documento, sono espresse con grande chiarezza e trasparenza; in altri termini i contenuti sono criticabilissimi ma, nondimeno, in certo qual modo, sinceri, non c'è bluff. Sappiamo chi vuole perseguire cosa e possiamo acconsentire o dire NO.
Altro è invece l'atteggiamento del Governo, dei proponenti la Riforma, che alza cortine fumogene sulle reali intenzioni della stessa (spostare l'asse decisionale dall'Italia all'Europa e trasformare il Senato in un ispettorato della Troika), con la demagogica scusa della velocità, del risparmio e dell'efficienza che, peraltro, non ci sarebbero.
Idee sbagliate, si può dire alla JP Morgan, ma espresse con chiarezza, senza nascondimenti; nebulosità, nascondimento, scarsa trasparenza, demagogia e populismo per chi propone la Riforma, in Italia.

Votare NO è possibile, si può fare, non è vietato. In altri termini questo esperimento, questa prova, si basa sul presupposto che la debolezza è un peccato, anzi un peccato mortale.
Se l’Italia sarà debole e voterà sì, perderà i diritti secondo il testo della Deforma; se, viceversa, sarà forte e voterà NO, non perderà tali diritti! Cosa conviene votare dunque? Noi non abbiamo dubbi: è meglio votare NO! Il NO è il voto forte! Si può fare, non è peccato. Il peccato anzi, secondo costoro, è la debolezza! Si può essere d’accordo sui contenuti dei documenti, si può essere in disaccordo, tutte posizioni legittime. Ma una cosa è certa, quei documenti dicono ciò che vogliono, nel senso che esplicitano le proprie intenzioni, e noi non siamo obbligati a seguirli…



Chiediamo quindi a coloro che sono indecisi sul voto al Referendum, di riflettere su tutto questo e di aiutarci ad aiutare la nostra Nazione, l’Italia, a non cedere né diritti né sovranità, né a spostare l'asse decisionale, poiché avremmo meno forza e meno poteri, come popolo!
NOI DICIAMO NO, NOI VOTIAMO NO!
E' possibile, si può fare…


domenica 23 ottobre 2016

VALLONIA NON SEI SOLA, SEI TUTTI NOI!!!

La Vallonia non sta fermando Europa e Canada, sta fermando la disgregazione dell'Unione europea!


La Vallonia sta fermando quella disgregazione che dopo la BREXIT, tutti hanno detto di voler evitare, salvo poi comportarsi in modo opposto alle dichiarazioni, salvo poi tentare di approvare un trattato, il CETA, che contiene il virus con cui l'Unione europea finirà.
E tutto questo senza alcuna informazione ai cittadini, senza nessun dibattito serio.
Infatti il trattato prevedrebbe nuovi arbitrati con cui le multinazionali vorrebbero fare causa agli Stati che secondo loro impediscono il profitto alle stesse. Si prevede già quindi che questi contenziosi ci saranno. E' da qui che partirebbe la disgregazione dell'Unione europea.
I veri antieuropeisti stanno nelle istituzioni europee, sono gli stessi che vorrebbero approvare il CETA, grimaldello che servirà per disgregare l'Ue.
In ogni caso la Vallonia non è sola, come i mezzi di informazione di massa vorrebbro farci credere, essa rappresenta centinaia di milioni di cittadini che non vogliono il CETA, ma a cui l'Ue non ha dato voce.
Non venitemi infatti a raccontare, per quanto riguarda l'Italia, che l'approvazione del Parlamento italiano corrisponde alla volontà popolare. Infatti il parlamento italiano è stato eletto con una legge giudicata incostituzionale dalla Consulta (Corte Costituzionale) poiché distorsiva della rappresentanza popolare per via delle liste bloccate (un problema che forse non è solo italiano) e dell'abnorme premio di maggioranza.
In simili situazioni, per trattati del genere, si può e si deve procedere con REFERENDUM popolare, proprio perché il Parlamento non è più in grado di rappresentare il Paese.
La Vallonia si è già espressa, ah già votato, ed ha detto NO, non si può quindi chiedere nouvamente un voto nell'immediato, se almeno non passa cioè un certo periodo di tempo necessario a dimostrare che il voto è stato recepito. 
La Vallonia non ceda alle pressioni indebite e alle ingerenze, pensi anche a tutti quei cittadini europei che non sono stati ascoltati da nessuno.

Il Canda rispetti il voto della Vallonia, si dimostri più democratico delle istituzioni europee, che non riescono nemmeno a comprendere che quando uno si è espresso, si è espresso.
E pensi anche che in Italia è stato approvato da un Parlamento senza più ormai legittimazione, per cui, fin da adesso, come cittadini italiani che ritengono che il Parlamento attuale, eletto con legge elettorale incostituzionale, non li abbia mai rappresenti, chiediamo comnque per il CETA un REFERENDUM popolare.

Ringraziamo la Vallonia di cuore, ringraziamola perché è riuscita a dare voce alla maggioranza della popolazione europea, quella voce che purtroppo viene sistematicamente esclusa.

mercoledì 19 ottobre 2016

Ennesima entrata a gamba tesa: un po' di sano orgoglio e votiamo NO!!!

Ennesima entrata a gamba tesa: anche per questo io ribadisco il mio NO, e con più convinzione di prima.
Obama è in cerca di amici? Bene, ci fa piacere, ma proprio per questo è bene che si ricordi che il principale cemento dell’amicizia è il rispetto, il rispetto reciproco. Ieri invece ha dato prova di non rispettare l’Italia, non nella sua interezza, scegliendo solo la parte che vuole il sì al Referendum. Tutti gli italiani che voteranno NO, come il sottoscritto, dovrebbero vivere il ricatto morale e la violenza psicologica di fare una scelta contro gli Stati Uniti?
Ma cosa c’entra il votare NO con l’essere contro gli Stati Uniti? Ve lo dico io che cosa c’entra: un bel niente! Per questo dovrebbe vergognarsi il Presidente uscente degli Stati Uniti, a entrare a gamba tesa in una faccenda così delicata come quella del Referendum Costituzionale, che sta dividendo l’Italia, verso il quale avrebbe dovuto essere, per rispetto nei confronti del popolo italiano tutto, equidistante.
La dove non c’è il rispetto, non può esserci amicizia, a meno che per amicizia non si intenda una pseudo amicizia. Ma una pseudo amicizia può degenerare, assumere connotati patologici, l’uno può dire all’altro: se non mi dai la tua merenda non sono più tuo amico. Senza accorgersi che proprio questa richiesta denuncia in modo più che vistoso, e sotto tutti i punti di vista, che colui che chiede la merenda ha uno stranissimo concetto dell’amicizia. Vale così poco per lui l’amicizia con l’altro? Vale una merenda?
Italia e Stati Uniti sono già Paesi amici. Se un dubbio sopraggiunge quindi lo si deve espressamente al fatto che qualcuno di questi fattori amici pone un dubbio sulla reale sussistenza di questa amicizia in quanto mancante di rispetto nei confronti dell’altro. Certe pseudo amicizie ricordano quei rapporti un po’ patologici tra due sedicenti amici di cui uno, quello dalla stazza più imponente, comincia a un certo punto ad avere atteggiamenti vessatori nei confronti del più piccolo. Ricorda cioè quel tipo di rapporti che al di là delle apparenze una più approfondita indagine psicopatologica rivelerebbe essere un rapporto di bullismo/sudditanza/servilismo. Di fronte ad una situazione patologica del genere, l’intervento più sensato delle famiglie, dei servizi sociali e sanitari, degli organismi scolastici ecc. sarebbe quello di intervenire per separare i due sedicenti amici, nel reciproco interesse, poiché sarebbe chiaro ed evidente a tutti che nessuno dei due potrebbe aiutare l’altro a crescere correttamente ed anzi l’uno sarebbe di impedimento all’altro.
Amicizia è una parola grossa. Suggeriamo al Presidente Obama di aprire un qualsiasi vocabolario e di leggersi il significato della parola amicizia. Dopodiché suggeriamo di leggersi la Costituzione della Repubblica Italiana. Dopo ancora, nella speranza che non sia colto da conati di vomito, suggeriamo di leggersi la Riforma (Deforma) Renzi/Boschi/Verdini.  Oppure la consce già? Non saprei ma probabilmente gli è sufficiente conoscere un documento, che in fondo non deve essergli ignoto il documento della JP Morgan datato 28 maggio 2013 in cui si dice che " I sistemi politici dei paesi del sud, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea", e che queste Costituzioni sono troppo inclini a difendere i diritti dei lavoratori, che sono opinioni e come tali smentibili da altre opinioni ma che contengono tra le righe il suggerimento di stravolgerle con delle riforme. Ma insomma dopo la lettura potremmo chiedere:
E’ una bella Riforma? Cambia in meglio la Costituzione? Orbene, se è così bella, la assuma lei sig.r Presidente degli Stati Uniti, la assuma come propria Costituzione! Faccia fare lei al suo Paese questo grosso passo in avanti! No eh?! Chissà perché?!
Per quanto mi riguarda io voterò NO con più convinzione di prima e spero che come me facciano altri, soprattutto tra gli indecisi, ogni tanto un moto d'orgoglio non fa male. In ogni caso, se la conosce c’è dolo, l’ignoranza è l’unica attenuante.
Ragazzi qui c’è Obama che ci dice che dobbiamo perdere il diritto di voto, che non dobbiamo più votare i Senatori, dice che è un consiglio da amico, anzi, dice che è un consiglio dato da chi è in cerca di amicizia fidata, che facciamo, ci fidiamo? No non ci fidiamo perché la fiducia va conquistata, col rispetto e molte, molte altre cose…e il rispetto no lo vediamo.
Ragazzi, qui c’è Obama che ci dice che dobbiamo svendere la sovranità Nazionale ai burocrati dell’Ue e divenire lo zerbino della Troika!
No, no, forse Obama è informato, lo si deduce da questo riferimento alla Troika.
Perché la Troika comprende il Fondo Monetario Internazionale che, a trazione statunitense, aspira a governare l’Italia al posto dei governi democraticamente eletti! Che facciamo, gli diamo retta?
Non sentite quanta amicizia c’è in questi consigli?!
Si capisce così che la Riforma Costituzionale, cedendo la sovranità alla Troika assolve a questo compito!
Questa indebita e poco elegante intromissione in definitiva rivela esattamente le ragioni per cui è necessario votare NO: per difendere i NOSTRI interessi di popolo sovrano e non svendersi alla burocrazia!
Se Obama è alla ricerca di amici fidati deve innanzitutto fidarsi dei suoi amici, ma ancor di più deve fidarsi della Democrazia nei confronti della quale sembra divenuto diffidente. Deve lasciare che gli amici decidano autonomamente il proprio futuro. Ma così non è stato!
Obama dice che la Russia viola i principii di Democrazia e libertà. Ma perché la Riforma/Deforma/Schiforma/Renzi/Boschi/Verdini non fa forse lo stesso? Dunque dov’è la coerenza?
Errare è umano, l’ambasciatore statunitense Phillips, l’ha già fatto, e poi è tornato sui suoi passi, ma la notizia non ha avuto lo stesso risalto della prima che conteneva l’irrispettosa entrata a gamba tesa.
Errare è umano, perseverare…diabolico!
Anche da Obama ci aspettiamo delle scuse, del resto quando un amico sbaglia è giusto chiedere scusa!
Le scuse che ci aspettiamo da Obama sono legate non tanto all’errare, quanto al perseverare, così ci attendiamo delle super scuse!
Si dice che l’orgoglio sia il principale ambasciatore del diavolo, ma c’è un giusto orgoglio di cui si dice invece che sia il principale ambasciatore di Dio. Io credo che in questo caso si debba reagire anche con un po’ di orgoglio (del resto se non ora quando?!) perché non v’è dubbio alcuno che siamo nel secondo caso e non nel primo, siamo cioè nel caso in cui questo orgoglio è il giusto orgoglio, quel caso cioè che fa di questo orgoglio il principale ambasciatore di Dio!
Non dobbiamo avere dunque paura di usare questo orgoglio santo e sacro!
Diciamo No alle ingerenze, diciamo NO alle intromissioni, diciamo NO alle entrate a gamba tesa e…
…in ogni caso, anche per protesta contro questa ennesima ingerenza, armati di questo orgoglio che è il principale ambasciatore di Dio, VOTIAMO IN MODO COMPATTO NO!!! 

Ciò che sostengo

Sempre al sostegno di chi critica da tempi non sospetti, pareggio di bilancio come obbligo giuridico anziché come obiettivo politico (pareggio di bilancio in Costituzione), trattato e organismo ESM, Fiscal compact, e Deforma Costituzionale.

E difendici...

E difendici: dalle letture sintomali, dai lettori sintomali, dai signori dell’umiliazione, dai ricercatori di ricattabilità, dai tessitori di catene di condizionamento, e da quanti sono all’incessante, spasmodica ricerca di scuse per sottrarre diritti e compiere il male, ciò che è male ai tuoi occhi, oh Signore...

domenica 16 ottobre 2016

Se la NATO non fa la NATO

Per un cittadino italiano e, in quanto tale (e solo in quanto tale) cittadino dell'Unione europea, fare parte della NATO è certamente un valore aggiunto, e come tale la maggior parte dei cittadini italiani lo sente. Il livello di difesa che questa appartenenza conferisce è senza dubbio un fattore di sicurezza.
La NATO, l'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord, è nata per precise ragioni storico-politiche, un trattato che risale al 1949. Esistono ancora queste ragioni? Difficile a dirsi, certo è che il mondo è molto cambiato e con esso è cambiata la Russia con cui veniva identificata spesso l'URSS l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. L'era di Mikhail Gorbachev, con la Glasnost (trasparenza) e la Perestrojka (la ristrutturazione, ma forse anche il disgelo), hanno prodotto un nuovo scenario nel mondo. L'URSS si è sciolta e le Repubbliche che ne facevano parte, come la Lettonia, sono divenute indipendenti, inizialmente con qualche contrasto ma poi il passaggio è avvenuto in modo molto democratico.
Ora, in questi giorni apprendiamo che un contingente militare italiano per volere della NATO deve essere dislocato proprio in Lettonia, ufficialmente per ragioni di difesa.
Per molti è stata una notizia scioccante, anzi, tanto scioccante quanto ingiustificata. Che cosa, di grazia, dovrebbe giustificare una simile operazione? Siamo certi di non essere di fronte ad un abbaglio? Siamo sicuri che la NATO non stia varcando i limiti del proprio mandato? Sono tutte domande legittime.
Facciamo dunque una premessa:
se la NATO non fa la NATO, si possono muovere legittimamente delle obiezioni.
Se poi queste obiezioni afferiscono alla sfera della coscienza si può e si deve parlare di obiezione di coscienza.
Personalmente, per quanto mi ritrovi nell'Alleanza Atlantica, dopo il disgelo e lo scioglimento dell'URSS, sono sempre stato scettico riguardo agli allargamenti dell'Alleanza che comprendessero stati direttamente confinanti con la Russia e che in passato sono stati parte integrante dell’URSS stessa.
L’obiezione che tenderei a muovere è la seguente: tra due entità politiche (mettiamo due Nazioni) che fanno scintille (USA e Russia, per esempio) occorre frapporre un cuscinetto e non metterle direttamente in contatto, per evitare esattamente che dalle scintille divampi un fuoco e dal fuoco un incendio.
Ciò detto chiediamoci: quando la NATO fa la NATO?
Per rispondere a questa domanda è necessario considerare qual è il concetto guida dall'Alleanza stessa.
Il concetto fondamentale dell’Alleanza Atlantica è sempre stato quello di difesa collettiva.
Per questo non gli si addice minimamente il ruolo di provocatore o di attaccante. La NATO quindi fa la NATO quando difende e solo quando difende, non certo quando attacca. Si potrebbe obiettare che la NATO non sta attaccando. Apparentemente no, ma che differenza passa tra una difesa collettiva eccessivamente preventiva e un attacco collettivo? Probabilmente non molta. Tirare troppo sul concetto di difesa collettiva fino a trasformarlo in qualcosa di molto diverso, rischia di far perdere di vista i paradigmi storici dell'Alleanza, quelli che ne giustificavano l'esistenza e anzi ne conferivano dignità e spessore.
Come fare dunque a rimanere indifferenti rispetto a quella che sembra essere a tutti gli effetti una mutazione di paradigma, di fronte a quello che sembra essere un diverso modo di concepire ed usare l’Alleanza?
Mi auguro che, allo stato dei fatti, dato il mutato ruolo della NATO, che dal paradigma della difesa collettiva, passa ad altro, a qualcosa di non meglio definito (e quindi in certo qual modo pericoloso anche nella misura in cui è incerto) non risulti del tutto fuori luogo l’apposizione di alcune obiezioni da tradursi anche in domande come la seguente:

se la NATO non fa la NATO, le Nazioni che ne fanno parte, sono tenute ad una pedissequa obbedienza?

Probabilmente no ed anzi, l’obiezione di coscienza, che deve essere sempre giustificata in questi casi, soprattutto se deputata alla salvaguardia degli equilibri internazionali e quindi, in definitiva, alla salvaguardia della pace, diviene un atto necessario.
Mi auguro quindi che il Governo Italiano non invii il contingente di 150 militari.
I rischi in simili operazioni ci sono, ci sono sempre. Un incidente, una incomprensione, possono far degenerare velocemente una situazione e creare il presupposto per ulteriori sviluppi.
E’ imbarazzane per chi pensa che la Russia non solo non sia una nemica, ma che debba e possa essere una amica, assistere al proprio Governo che invia un contingente, per quanto esiguo, ai confini con essa.
Ma se il Governo non dovesse sentire di dover opporre questa giustificatissima obiezione di coscienza, e non sente come questa obiezione trae forza e motivazione da un immotivato e imprevisto cambiamento di statuto, peraltro mai formalizzato, a quanto ne sappiamo, probabilmente accetterà l’incarico supinamente.
In questo caso mi sentirei di suggerire sommessamente alla Russia, per quanto possibile, una chiave di lettura, quella di vedere questa cosa come un cinico, maldestro e goffo nonché ingiustificato tentativo di terze parti (che sfruttano certi automatismi dell'Alleanza), di creare inimicizia tra due Nazioni, Italia e Russia, e due popoli, che non si sentono affatto nemici e che desiderano anzi essere amici.
E se la NATO decide di cambiare strategia, statuto e modus operandi, senza sentire nemmeno il dovere, non dico il bisogno, di informare preventivamente i suoi alleati non ci si stupisca se gli spazi per una seria e motivata obiezione di coscienza si aprono improvvisamente. Che dei cambiamenti nella NATO siano avvenuti, non c’è dubbio e sembra quasi naturale. Abbiamo citato l'era di Gorbacev, ma potremmo citare la caduta del muro di Berlino (che ne è connessa) un ulteriore mutamento è forse avvenuto dopo l’11 settembre. Dei mutamenti ci sono stati ovviamente e siamo i primi a dire che non poteva essere altrimenti ma, cambiare impostazione radicalmente, e trovarsi agli antipodi di quanto giustificava l'Alleanza, in modo diametralmente opposto, cambiare paradigma e passare da quello di difesa collettiva a quello che sembra essere di attacco collettivo, sembra francamente troppo.

Né ci si deve stupire se porzioni cospicue di opinione pubblica ne chiedono le ragioni e invitano ad atteggiamenti più seri e responsabili, il che significa invitare a non essere provocatori né aggressivi.
La strategia della provocazione da cosa dovrebbe essere giustificata?
E’ demandato alla coscienza di ognuno chiedere che si rifletta molto attentamente prima di agire in modo avventato e irresponsabile, prima di cambiare strategia, prima di cambiare paradigma.


Questa operazione di cui abbiamo suggerito una chiave di lettura nel tentativo di seminare zizzania e creare artificiosamente inimicizia tra due Nazioni che non si sentono affatto nemiche, sembra trovare, ad una attenta lettura, un suo antecedente nella illegittima sostituzione del Governo Berlusconi con un Governo non eletto dai cittadini, nel 2011, attraverso quello che taluni hanno definito un golpe tranquillo.


Uno dei capolavori politici di Berlusconi era stato infatti quello di aver portato la Russia al vertice con la NATO, il 28 luglio 2002, a Pratica di Mare, vertice in cui si riunirono 20 capi di stato, tra cui la Russia appunto, una svolta importante per il bene del pianeta, con la ratifica della Dichiarazione di Roma, che costituì un nuovo consiglio a 20. L'abbattimento di quel Governo sembra coincidere con molte cose, legate per esempio al consolidamento di una Ue che non riesce a consolidarsi democraticamente, ma solo con l'uso strumentale dell'euro, ma probabilmente significa simbolicamente, e forse psicanaliticamente, la dichiarazione di avversione verso quel risultato di Pratica di Mare.

Il mondo sembra colto attualmente da un senso di smarrimento, da una ventata di follia.
Speriamo che questa emergenza rientri presto, ma chi può dirlo?! Ciò sarebbe auspicabile prima che si arrivi ad una degenerazione della situazione con conseguenti possibili scontri militari.
Rischiare un conflitto armato ai confini dell'Ue, non sembra molto saggio francamente.


Come ultima considerazione vorremmo fare notare una cosa importante dal nostro punto di vista. Anche per questi inquietanti venti di guerra che tirano, è bene dire NO a questa Riforma Costituzionale con la quale diviene più facile (e forse non è un caso) arrivare ad una dichiarazione di Stato di Guerra, come sanno bene coloro che si informano leggendo molto e come probabilmente non sanno invece coloro che si basano solo sulle enunciazioni pubblicitarie dei promotori del sì, che non toccano mai il merito della stessa Riforma, e ripetono incessantemente sempre lo stesso mantra, quasi a scopo ipnotico, quelli che ripetono cioè che la Riforma serve per modernizzare, per semplificare, per velocizzare (chissà forse per velocizzare la dichiarazione di Stato di Guerra!), un mantra peraltro smentito da eminentissimi costituzionalisti e giuristi, che hanno spiegato bene come al di là delle intenzioni, per come è scritta, essa non velocizza, non semplifica, non modernizza, anzi...Ma le intenzioni sono importanti e, lette alla luce dei recenti fatti, acquistano una sinistra parvenza!



lunedì 10 ottobre 2016

Il pericolo è quello dell'uomo solo al comando!

Tra le varie opinioni che sono emerse di recente, anche in seguito al confronto tra Zagrebelsky e Renzi in televisione su LA7, ve n’è una di Eugenio Scalfari, personaggio che non ha certo bisogno di presentazioni, il quale afferma che Zagrebelsky non terrebbe abbastanza conto del fatto che Democrazia e oligarchia potrebbero coincidere piuttosto spesso sia oggi sia nella storia e questo perché gli sfuggirebbe il fatto di cosa sia veramente una oligarchia. Spero di aver sintetizzato bene il concetto. Ora, sia detto col dovuto rispetto, e anche senza alcun tono polemico ma, a differenza di quanto afferma Eugenio Scalfari, Zagrebelsky sa molto bene che cosa sia una oligarchia e come funzioni nonché come abbia funzionata in passato, perfino nel passato remoto. Una prova (non ce ne dovrebbe essere bisogno) è data dal suo libro (piuttosto recente) “La maschera democratica dell’oligarchia” scritto a quattro mani con Luciano Canfora. Qui c’è scritto tutto quello che non avrebbe mai potuto dire al Presidente del Consiglio in sole due ore di trasmissione neanche se avesse parlato ininterrottamente solo lui, cose che farebbero certamente cambiare idea a Scalfari, cui non fa certo difetto l’onestà intellettuale, almeno sulla questione dell’oligarchia.


Scalfari poi, nello stesso articolo, esprime un auspicio, una speranza, afferma cioè di sperare che il Primo Ministro alla fin fine senta la necessità di avere intorno a sé una classe dirigente che discuta e a volte contrasti le sue decisioni per poi cercare la necessaria sintesi e unità d'azione. In altri termini, sembra che speri che alla fine si circondi esattamente di quelle oligarchie che sarebbero secondo lui così vicine alla Democrazia. A parte il fatto che il Primo Ministro non pare proprio incline ad ascoltare opinioni non dico contrarie ma semplicemente diverse dalle sue, e questo lo sa bene la minoranza del PD, c’è una prova abbastanza inconfutabile che non depone certo a favore di questa speranza.
Vorremmo infatti fare notare il fatto, anche a chi esprime simili auspici, che la Riforma voluta dal Primo Ministro vuole abolire il CNEL, (ripeto: vuole abolire il CNEL) e questo dimostra in modo inconfutabile e stabilisce proprio il fatto che egli non vuole attorno a sé l’espressione della classe dirigente del Paese. Che cos’è infatti il CNEL se non l’espressione delle energie sane del Paese, quelle che Scalfari spera circondino il Primo Ministro con suggerimenti ed opinioni?!


Il CNEL è infatti composto così:


il Presidente, nominato con decreto del Presidente della Repubblica, al di fuori degli altri componenti;
10 «esperti, qualificati esponenti della cultura economica, sociale e giuridica» di cui: 8 nominati direttamente dal Presidente della Repubblica, 2 nominati dal Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri;
48 «rappresentanti delle categorie produttive di beni e servizi nei settori pubblico e privato», di cui: 22 rappresentanti dei lavoratori dipendenti, tra i quali 3 «rappresentano i dirigenti e i quadri pubblici e privati»;
9 rappresentanti dei lavoratori autonomi e delle professioni;
17 rappresentanti delle imprese.
6 rappresentanti delle associazioni di promozione sociale e delle organizzazioni del volontariato.




Potremmo forse ridurre di qualche numero il CNEL, renderlo migliore, più efficiente, e via discorrendo, ma debellarlo del tutto non sembra coincidere né con la volontà di sviluppare una seria politica industriale del Paese, né sembra favorire il dialogo tra forze sane del Paese e Primi Ministri.


Abolendo il CNEL resta comunque il CESE che ne è il corrispettivo al livello Europeo.
Anche quest'ultima considerazione dovrebbe far riflettere tutti sull'acritica adiacenza alla burocrazia europea di chi ci governa e che si riflette anche nella Riforma stessa.


Dunque egli non vuole attorno a sé la classe dirigente del Paese, le energie sane, il corpo produttivo, altrimenti non lo abolirebbe nella sua funzione propositrice per le politiche industriali. Forse perché preferisce i consigli di amministrazione delle sole banche, quelle in cui pullulano i suoi amici.
E’ giusto formulare degli auspici naturalmente ma temiamo proprio che gli auspici di Scalfari, e speriamo che ce lo riconosca, in questo caso non siano proprio ben riposti.
E, scusatemi l’ironia, chissà poi perché?!


A pensarci bene il pericolo non è tanto la vittoria dell’oligarchia sulla Democrazia, ma direttamente quella dell’uomo solo al comando, che qualche tempo fa andava in giro dicendo che se vince il sì al Referendum <<avremo davanti a noi anni di governo>>, riferendosi al proprio partito e al combinato disposto Riforma/Legge elettorale.
Ma in tanto, nel frattempo, i venti sono cambiati, i 5 stelle, in crescita nel Paese, vincerebbero ogni ballottaggio, e gli anni al governo sembrano non esserci più, svaniti come una chimera, comunque vada…
In ogni caso ribadiamo: il pericolo dell'oligarchia che vuole sostituirsi alla Democrazia sussiste, secondo noi ma, a pensarci bene, forse il problema principale (e il pericolo reale) non è tanto quello dell’oligarchia, bensì direttamente quello dell’uomo solo al comando!



venerdì 7 ottobre 2016

Se vince il sì svanisce il sogno di una Europa democratica

Se vince il sì si cristallizza in Costituzione il fatto che l’Unione europea detterà legge in Italia per sempre, spodestando di fatto il popolo italiano. Essendo peraltro l’attuale Ue priva di rappresentanza questo significa all'atto pratico che persone non elette da nessuno e non italiane, che burocrati insensibili alle istanze degli italiani, prenderanno la supremazia sulle decisioni relative alla nostra Nazione.
Il sì consegna di fatto l'Italia nelle mani della troika, un vero smacco per chi cerca di cambiare l'Europa in meglio, in un senso più Democratico, secondo il concetto di Europa dei popoli, piuttosto diverso da quello di Europa delle banche.
Del resto la soppressione del CNEL ma il mantenimento del CESE (che sostanzialmente è il corrispettivo del CNEL a livello europeo) è sulla stessa lunghezza d'onda: si sopprimono gli organismi rappresentativi della Nazione per consegnare la Nazione ad organismi che in teoria dovrebbero rappresentare tutti gli stati membri, ma che in pratica hanno già dimostrato di non voler fare minimamente gli interessi italiani, mentre sembrano sostanzialmente più propensi ad umiliare la nostra Nazione ad ogni occasione propizia.


Qui non si tratta di essere antieuropeisti, al contrario, si tratta di essere diverso-europeisti, significa quindi capire che l’Europa, specie dopo la BREXIT, si salva solo se essa si corregge e si democratizza, magari sulla scorta dell’esempio della Costituzione italiana, purché la Costituzione rimanga intatta.
Una Europa che ostinatamente non vuole cambiare, nonostante le defezioni già avvenute e quelle promesse, cerca di cambiare tutto intorno a sé perché tutto gli somigli, deprimendo gli spazi democratici e rappresentativi.
Un prova è data proprio dall'esistenza di questa Deforma Costituzionale.
Noi pensiamo che debba accadere il contrario e che debba essere l'Ue a cambiare in senso democratico e rappresentativo. La Resistenza italiana e l’ANPI, con la propria storia e i propri principii, possono giocare un ruolo decisivo in questo.
Questi straordinari anziani dell’ANPI sono nell’animo più giovani è più svegli dei giovani effettivi!
Un sincero e sentitissimo grazie!


giovedì 6 ottobre 2016

Ai promotori del sì non sta a cuore il risparmio

Che i promotori de sì alla Riforma Costituzionale non abbiano a cuore il risparmio lo si capisce da molte cose ma oggi vorremo concentrarci particolarmente sulla seguente...

A settembre doveva andare in aula una legge proposta dal movimento 5 stelle con la quale si sarebbe ottenuto un risparmio annuo 6 volte superiore a quello che si ottiene con la Riforma Costituzionale.
Se i promotori del sì, e il PD in prima linea (benché non tutto) ci tenessero veramente così tanto al risparmio, tanto quanto dicono, avrebbero fatto in modo di avere questa legge a settembre in aula, così da mostrare ai cittadini la bontà delle proprie intenzioni. Invece l’atteggiamento del PD è stato ostruzionistico e questa legge in aula non c’è ancora arrivata. Forse perché sarebbe stato imbarazzante per il PD discutere in aula e magari bocciare, una legge che fa risparmiare 6 volte tanto quello che fa risparmiare la Riforma Costituzionale senza peraltro la necessità di violentare la Costituzione.
Anche da questo si capisce che il Risparmio con la Riforma non c’entra proprio un bel niente. E’ semplicemente uno specchietto per le allodole (con tutto il rispetto per le allodole), un articolo civetta (con tutto il rispetto per le civette), che sta lì per nascondere altro, evidentemente, come un distrattore.
Il vero scopo della Riforma, come molti stanno capendo (per fortuna) è il più servile asservimento ad una Unione europea di nominati, non eletti da nessuno, lontanissimi dai cittadini (in barba all’art. A del trattato di Maastricht) che decidono il destino di milioni di cittadini europei nella totale indifferenza rispetto alle sofferenze che essi stessi causano o progettano di causare con le proprie decisioni.
La Gran Bretagna è uscita dall’Ue proprio per queste ragioni, ricordiamocelo.
Ora, nessuno pretende che gli italiani dimostrino il carattere mostrato dai britannici, di fatto questo non è possibile, tuttavia perlomeno cerchiamo almeno di non dimostrarci così servili da approvare una Riforma che è semplicemente un tappetino rosso per la Troika, altro che risparmio.
Qui non siamo, come i britannici, a chiedere l’uscita dall’Ue con il NO al Referendum Costituzionale, ma chiediamo perlomeno che la Riforma più asservita ai poteri forti della storia d’Italia non venga approvata.
Con questa Riforma i cittadini italiani perderanno il diritto di voto, il diritto cioè di votare i senatori, sebbene i senatori siano chiamati a compiti comunque importanti e gravosi come le prossime riforme costituzionali.
Il senso profondo di questa Riforma è una cessione di sovranità e di diritti quale mai si è vista concedere nella storia dell’umanità da Nazione alcuna, da parte dei suoi rappresentanti. E vogliono ottenerla parlando di risparmio, quando ciò che lo farebbe ottenere (il risparmio) viene tenuto scientemente fuori dall'aula?! 
Il risparmio che essi propongono poi è il risparmio degli spiccioli peraltro, rispetto all’incremento per esempio del debito pubblico!!! Vogliamo chiederci almeno per un momento quanto ci costa questo risparmio!?! E’ un prezzo troppo alto da pagare per risparmiare una manciata di miseri spiccioli…
Siete ancora indecisi? Non avete ancora capito che ci stanno prendendo in giro? Non sapete ancora se rinunciare al diritto di voto oppure no? E in nome di che cosa?
Non avete ancora deciso se votare sì e perdere il diritto di voto oppure votare NO e mantenerlo?
Pensate forse che rinunciando al diritto di voto acquisterete il plauso del mondo che vi osserva? Il mondo sta già ridendo invece e cerca di non farsene accorgere, per galanteria!
Oppure avete capito che ai diritti non si deve e non si può rinunciare mai?
Questa Riforma (Deforma) voluta da passatisti nostalgici del pre-costituzionalismo, e amanti unicamente del potere e dell’uomo solo al comando, merita unicamente il vostro NO!