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venerdì 28 ottobre 2016

Un esperimento internazionale?

Sussiste il legittimo sospetto che questa Riforma Costituzionale sia stata progettata e sia vissuta come una sorta di esperimento internazionale, ordito cioè da più parti, non tutte residenti nel nostro Paese.
Questa Riforma Costituzionale potrebbe essere quindi una sorta di esperimento o forse di prova. Il terreno di prova per esempio delle multinazionali per capire quanto gli italiani siano disposti a rinunciare al diritto di voto in particolare e quindi estensivamente ai diritti in generale. In base al risultato del Referendum le multinazionali capiranno come stanno le cose. Se vincerà il sì e gli italiani dimostreranno di non avere a cuore il diritto di voto, si prenderanno gli spazi che tale assenza lascerà scoperti. Visto che poi capiranno che i diritti non stanno appunto a cuore agli italiani, procederanno con le misure concrete attraverso le quali accontentare questa esigenza così chiaramente espressa, l'esigenza cioè di avere meno diritti, mettendola in concreto e realizzandola sul campo senza tanti complimenti, ci potete scommettere. Una "esigenza", questa, stimolata dal Governo che pare abbia recepito, come appare sempre più chiaramente, le direttive della BCE (lettera del 5 agosto 2011) e di JP Morgan (documento del 28 maggio 2013) ma che sembra piuttosto sordo in vero alle esigenze del proprio popolo, l'autentico e solo sovrano.
Possiamo giustamente criticare l’invasione di campo di istituzioni europee che escono dai limiti del proprio mandato, esercitando il potere politico con lo spauracchio del ricatto (chiudere i rubinetti); possiamo criticare giustamente i contenuti del documento della JP Morgan, protestare e gridare allo scandalo (tutto comprensibilissimo e condivisibilissimo) e sono in prima fila per farlo, ma c'è un cosa che non possiamo fare: non possiamo fare a meno di riconoscere che le idee espresse in quel documento, sono espresse con grande chiarezza e trasparenza; in altri termini i contenuti sono criticabilissimi ma, nondimeno, in certo qual modo, sinceri, non c'è bluff. Sappiamo chi vuole perseguire cosa e possiamo acconsentire o dire NO.
Altro è invece l'atteggiamento del Governo, dei proponenti la Riforma, che alza cortine fumogene sulle reali intenzioni della stessa (spostare l'asse decisionale dall'Italia all'Europa e trasformare il Senato in un ispettorato della Troika), con la demagogica scusa della velocità, del risparmio e dell'efficienza che, peraltro, non ci sarebbero.
Idee sbagliate, si può dire alla JP Morgan, ma espresse con chiarezza, senza nascondimenti; nebulosità, nascondimento, scarsa trasparenza, demagogia e populismo per chi propone la Riforma, in Italia.

Votare NO è possibile, si può fare, non è vietato. In altri termini questo esperimento, questa prova, si basa sul presupposto che la debolezza è un peccato, anzi un peccato mortale.
Se l’Italia sarà debole e voterà sì, perderà i diritti secondo il testo della Deforma; se, viceversa, sarà forte e voterà NO, non perderà tali diritti! Cosa conviene votare dunque? Noi non abbiamo dubbi: è meglio votare NO! Il NO è il voto forte! Si può fare, non è peccato. Il peccato anzi, secondo costoro, è la debolezza! Si può essere d’accordo sui contenuti dei documenti, si può essere in disaccordo, tutte posizioni legittime. Ma una cosa è certa, quei documenti dicono ciò che vogliono, nel senso che esplicitano le proprie intenzioni, e noi non siamo obbligati a seguirli…



Chiediamo quindi a coloro che sono indecisi sul voto al Referendum, di riflettere su tutto questo e di aiutarci ad aiutare la nostra Nazione, l’Italia, a non cedere né diritti né sovranità, né a spostare l'asse decisionale, poiché avremmo meno forza e meno poteri, come popolo!
NOI DICIAMO NO, NOI VOTIAMO NO!
E' possibile, si può fare…


domenica 23 ottobre 2016

VALLONIA NON SEI SOLA, SEI TUTTI NOI!!!

La Vallonia non sta fermando Europa e Canada, sta fermando la disgregazione dell'Unione europea!


La Vallonia sta fermando quella disgregazione che dopo la BREXIT, tutti hanno detto di voler evitare, salvo poi comportarsi in modo opposto alle dichiarazioni, salvo poi tentare di approvare un trattato, il CETA, che contiene il virus con cui l'Unione europea finirà.
E tutto questo senza alcuna informazione ai cittadini, senza nessun dibattito serio.
Infatti il trattato prevedrebbe nuovi arbitrati con cui le multinazionali vorrebbero fare causa agli Stati che secondo loro impediscono il profitto alle stesse. Si prevede già quindi che questi contenziosi ci saranno. E' da qui che partirebbe la disgregazione dell'Unione europea.
I veri antieuropeisti stanno nelle istituzioni europee, sono gli stessi che vorrebbero approvare il CETA, grimaldello che servirà per disgregare l'Ue.
In ogni caso la Vallonia non è sola, come i mezzi di informazione di massa vorrebbro farci credere, essa rappresenta centinaia di milioni di cittadini che non vogliono il CETA, ma a cui l'Ue non ha dato voce.
Non venitemi infatti a raccontare, per quanto riguarda l'Italia, che l'approvazione del Parlamento italiano corrisponde alla volontà popolare. Infatti il parlamento italiano è stato eletto con una legge giudicata incostituzionale dalla Consulta (Corte Costituzionale) poiché distorsiva della rappresentanza popolare per via delle liste bloccate (un problema che forse non è solo italiano) e dell'abnorme premio di maggioranza.
In simili situazioni, per trattati del genere, si può e si deve procedere con REFERENDUM popolare, proprio perché il Parlamento non è più in grado di rappresentare il Paese.
La Vallonia si è già espressa, ah già votato, ed ha detto NO, non si può quindi chiedere nouvamente un voto nell'immediato, se almeno non passa cioè un certo periodo di tempo necessario a dimostrare che il voto è stato recepito. 
La Vallonia non ceda alle pressioni indebite e alle ingerenze, pensi anche a tutti quei cittadini europei che non sono stati ascoltati da nessuno.

Il Canda rispetti il voto della Vallonia, si dimostri più democratico delle istituzioni europee, che non riescono nemmeno a comprendere che quando uno si è espresso, si è espresso.
E pensi anche che in Italia è stato approvato da un Parlamento senza più ormai legittimazione, per cui, fin da adesso, come cittadini italiani che ritengono che il Parlamento attuale, eletto con legge elettorale incostituzionale, non li abbia mai rappresenti, chiediamo comnque per il CETA un REFERENDUM popolare.

Ringraziamo la Vallonia di cuore, ringraziamola perché è riuscita a dare voce alla maggioranza della popolazione europea, quella voce che purtroppo viene sistematicamente esclusa.

mercoledì 19 ottobre 2016

Ennesima entrata a gamba tesa: un po' di sano orgoglio e votiamo NO!!!

Ennesima entrata a gamba tesa: anche per questo io ribadisco il mio NO, e con più convinzione di prima.
Obama è in cerca di amici? Bene, ci fa piacere, ma proprio per questo è bene che si ricordi che il principale cemento dell’amicizia è il rispetto, il rispetto reciproco. Ieri invece ha dato prova di non rispettare l’Italia, non nella sua interezza, scegliendo solo la parte che vuole il sì al Referendum. Tutti gli italiani che voteranno NO, come il sottoscritto, dovrebbero vivere il ricatto morale e la violenza psicologica di fare una scelta contro gli Stati Uniti?
Ma cosa c’entra il votare NO con l’essere contro gli Stati Uniti? Ve lo dico io che cosa c’entra: un bel niente! Per questo dovrebbe vergognarsi il Presidente uscente degli Stati Uniti, a entrare a gamba tesa in una faccenda così delicata come quella del Referendum Costituzionale, che sta dividendo l’Italia, verso il quale avrebbe dovuto essere, per rispetto nei confronti del popolo italiano tutto, equidistante.
La dove non c’è il rispetto, non può esserci amicizia, a meno che per amicizia non si intenda una pseudo amicizia. Ma una pseudo amicizia può degenerare, assumere connotati patologici, l’uno può dire all’altro: se non mi dai la tua merenda non sono più tuo amico. Senza accorgersi che proprio questa richiesta denuncia in modo più che vistoso, e sotto tutti i punti di vista, che colui che chiede la merenda ha uno stranissimo concetto dell’amicizia. Vale così poco per lui l’amicizia con l’altro? Vale una merenda?
Italia e Stati Uniti sono già Paesi amici. Se un dubbio sopraggiunge quindi lo si deve espressamente al fatto che qualcuno di questi fattori amici pone un dubbio sulla reale sussistenza di questa amicizia in quanto mancante di rispetto nei confronti dell’altro. Certe pseudo amicizie ricordano quei rapporti un po’ patologici tra due sedicenti amici di cui uno, quello dalla stazza più imponente, comincia a un certo punto ad avere atteggiamenti vessatori nei confronti del più piccolo. Ricorda cioè quel tipo di rapporti che al di là delle apparenze una più approfondita indagine psicopatologica rivelerebbe essere un rapporto di bullismo/sudditanza/servilismo. Di fronte ad una situazione patologica del genere, l’intervento più sensato delle famiglie, dei servizi sociali e sanitari, degli organismi scolastici ecc. sarebbe quello di intervenire per separare i due sedicenti amici, nel reciproco interesse, poiché sarebbe chiaro ed evidente a tutti che nessuno dei due potrebbe aiutare l’altro a crescere correttamente ed anzi l’uno sarebbe di impedimento all’altro.
Amicizia è una parola grossa. Suggeriamo al Presidente Obama di aprire un qualsiasi vocabolario e di leggersi il significato della parola amicizia. Dopodiché suggeriamo di leggersi la Costituzione della Repubblica Italiana. Dopo ancora, nella speranza che non sia colto da conati di vomito, suggeriamo di leggersi la Riforma (Deforma) Renzi/Boschi/Verdini.  Oppure la consce già? Non saprei ma probabilmente gli è sufficiente conoscere un documento, che in fondo non deve essergli ignoto il documento della JP Morgan datato 28 maggio 2013 in cui si dice che " I sistemi politici dei paesi del sud, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea", e che queste Costituzioni sono troppo inclini a difendere i diritti dei lavoratori, che sono opinioni e come tali smentibili da altre opinioni ma che contengono tra le righe il suggerimento di stravolgerle con delle riforme. Ma insomma dopo la lettura potremmo chiedere:
E’ una bella Riforma? Cambia in meglio la Costituzione? Orbene, se è così bella, la assuma lei sig.r Presidente degli Stati Uniti, la assuma come propria Costituzione! Faccia fare lei al suo Paese questo grosso passo in avanti! No eh?! Chissà perché?!
Per quanto mi riguarda io voterò NO con più convinzione di prima e spero che come me facciano altri, soprattutto tra gli indecisi, ogni tanto un moto d'orgoglio non fa male. In ogni caso, se la conosce c’è dolo, l’ignoranza è l’unica attenuante.
Ragazzi qui c’è Obama che ci dice che dobbiamo perdere il diritto di voto, che non dobbiamo più votare i Senatori, dice che è un consiglio da amico, anzi, dice che è un consiglio dato da chi è in cerca di amicizia fidata, che facciamo, ci fidiamo? No non ci fidiamo perché la fiducia va conquistata, col rispetto e molte, molte altre cose…e il rispetto no lo vediamo.
Ragazzi, qui c’è Obama che ci dice che dobbiamo svendere la sovranità Nazionale ai burocrati dell’Ue e divenire lo zerbino della Troika!
No, no, forse Obama è informato, lo si deduce da questo riferimento alla Troika.
Perché la Troika comprende il Fondo Monetario Internazionale che, a trazione statunitense, aspira a governare l’Italia al posto dei governi democraticamente eletti! Che facciamo, gli diamo retta?
Non sentite quanta amicizia c’è in questi consigli?!
Si capisce così che la Riforma Costituzionale, cedendo la sovranità alla Troika assolve a questo compito!
Questa indebita e poco elegante intromissione in definitiva rivela esattamente le ragioni per cui è necessario votare NO: per difendere i NOSTRI interessi di popolo sovrano e non svendersi alla burocrazia!
Se Obama è alla ricerca di amici fidati deve innanzitutto fidarsi dei suoi amici, ma ancor di più deve fidarsi della Democrazia nei confronti della quale sembra divenuto diffidente. Deve lasciare che gli amici decidano autonomamente il proprio futuro. Ma così non è stato!
Obama dice che la Russia viola i principii di Democrazia e libertà. Ma perché la Riforma/Deforma/Schiforma/Renzi/Boschi/Verdini non fa forse lo stesso? Dunque dov’è la coerenza?
Errare è umano, l’ambasciatore statunitense Phillips, l’ha già fatto, e poi è tornato sui suoi passi, ma la notizia non ha avuto lo stesso risalto della prima che conteneva l’irrispettosa entrata a gamba tesa.
Errare è umano, perseverare…diabolico!
Anche da Obama ci aspettiamo delle scuse, del resto quando un amico sbaglia è giusto chiedere scusa!
Le scuse che ci aspettiamo da Obama sono legate non tanto all’errare, quanto al perseverare, così ci attendiamo delle super scuse!
Si dice che l’orgoglio sia il principale ambasciatore del diavolo, ma c’è un giusto orgoglio di cui si dice invece che sia il principale ambasciatore di Dio. Io credo che in questo caso si debba reagire anche con un po’ di orgoglio (del resto se non ora quando?!) perché non v’è dubbio alcuno che siamo nel secondo caso e non nel primo, siamo cioè nel caso in cui questo orgoglio è il giusto orgoglio, quel caso cioè che fa di questo orgoglio il principale ambasciatore di Dio!
Non dobbiamo avere dunque paura di usare questo orgoglio santo e sacro!
Diciamo No alle ingerenze, diciamo NO alle intromissioni, diciamo NO alle entrate a gamba tesa e…
…in ogni caso, anche per protesta contro questa ennesima ingerenza, armati di questo orgoglio che è il principale ambasciatore di Dio, VOTIAMO IN MODO COMPATTO NO!!! 

Ciò che sostengo

Sempre al sostegno di chi critica da tempi non sospetti, pareggio di bilancio come obbligo giuridico anziché come obiettivo politico (pareggio di bilancio in Costituzione), trattato e organismo ESM, Fiscal compact, e Deforma Costituzionale.

E difendici...

E difendici: dalle letture sintomali, dai lettori sintomali, dai signori dell’umiliazione, dai ricercatori di ricattabilità, dai tessitori di catene di condizionamento, e da quanti sono all’incessante, spasmodica ricerca di scuse per sottrarre diritti e compiere il male, ciò che è male ai tuoi occhi, oh Signore...

domenica 16 ottobre 2016

Se la NATO non fa la NATO

Per un cittadino italiano e, in quanto tale (e solo in quanto tale) cittadino dell'Unione europea, fare parte della NATO è certamente un valore aggiunto, e come tale la maggior parte dei cittadini italiani lo sente. Il livello di difesa che questa appartenenza conferisce è senza dubbio un fattore di sicurezza.
La NATO, l'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord, è nata per precise ragioni storico-politiche, un trattato che risale al 1949. Esistono ancora queste ragioni? Difficile a dirsi, certo è che il mondo è molto cambiato e con esso è cambiata la Russia con cui veniva identificata spesso l'URSS l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. L'era di Mikhail Gorbachev, con la Glasnost (trasparenza) e la Perestrojka (la ristrutturazione, ma forse anche il disgelo), hanno prodotto un nuovo scenario nel mondo. L'URSS si è sciolta e le Repubbliche che ne facevano parte, come la Lettonia, sono divenute indipendenti, inizialmente con qualche contrasto ma poi il passaggio è avvenuto in modo molto democratico.
Ora, in questi giorni apprendiamo che un contingente militare italiano per volere della NATO deve essere dislocato proprio in Lettonia, ufficialmente per ragioni di difesa.
Per molti è stata una notizia scioccante, anzi, tanto scioccante quanto ingiustificata. Che cosa, di grazia, dovrebbe giustificare una simile operazione? Siamo certi di non essere di fronte ad un abbaglio? Siamo sicuri che la NATO non stia varcando i limiti del proprio mandato? Sono tutte domande legittime.
Facciamo dunque una premessa:
se la NATO non fa la NATO, si possono muovere legittimamente delle obiezioni.
Se poi queste obiezioni afferiscono alla sfera della coscienza si può e si deve parlare di obiezione di coscienza.
Personalmente, per quanto mi ritrovi nell'Alleanza Atlantica, dopo il disgelo e lo scioglimento dell'URSS, sono sempre stato scettico riguardo agli allargamenti dell'Alleanza che comprendessero stati direttamente confinanti con la Russia e che in passato sono stati parte integrante dell’URSS stessa.
L’obiezione che tenderei a muovere è la seguente: tra due entità politiche (mettiamo due Nazioni) che fanno scintille (USA e Russia, per esempio) occorre frapporre un cuscinetto e non metterle direttamente in contatto, per evitare esattamente che dalle scintille divampi un fuoco e dal fuoco un incendio.
Ciò detto chiediamoci: quando la NATO fa la NATO?
Per rispondere a questa domanda è necessario considerare qual è il concetto guida dall'Alleanza stessa.
Il concetto fondamentale dell’Alleanza Atlantica è sempre stato quello di difesa collettiva.
Per questo non gli si addice minimamente il ruolo di provocatore o di attaccante. La NATO quindi fa la NATO quando difende e solo quando difende, non certo quando attacca. Si potrebbe obiettare che la NATO non sta attaccando. Apparentemente no, ma che differenza passa tra una difesa collettiva eccessivamente preventiva e un attacco collettivo? Probabilmente non molta. Tirare troppo sul concetto di difesa collettiva fino a trasformarlo in qualcosa di molto diverso, rischia di far perdere di vista i paradigmi storici dell'Alleanza, quelli che ne giustificavano l'esistenza e anzi ne conferivano dignità e spessore.
Come fare dunque a rimanere indifferenti rispetto a quella che sembra essere a tutti gli effetti una mutazione di paradigma, di fronte a quello che sembra essere un diverso modo di concepire ed usare l’Alleanza?
Mi auguro che, allo stato dei fatti, dato il mutato ruolo della NATO, che dal paradigma della difesa collettiva, passa ad altro, a qualcosa di non meglio definito (e quindi in certo qual modo pericoloso anche nella misura in cui è incerto) non risulti del tutto fuori luogo l’apposizione di alcune obiezioni da tradursi anche in domande come la seguente:

se la NATO non fa la NATO, le Nazioni che ne fanno parte, sono tenute ad una pedissequa obbedienza?

Probabilmente no ed anzi, l’obiezione di coscienza, che deve essere sempre giustificata in questi casi, soprattutto se deputata alla salvaguardia degli equilibri internazionali e quindi, in definitiva, alla salvaguardia della pace, diviene un atto necessario.
Mi auguro quindi che il Governo Italiano non invii il contingente di 150 militari.
I rischi in simili operazioni ci sono, ci sono sempre. Un incidente, una incomprensione, possono far degenerare velocemente una situazione e creare il presupposto per ulteriori sviluppi.
E’ imbarazzane per chi pensa che la Russia non solo non sia una nemica, ma che debba e possa essere una amica, assistere al proprio Governo che invia un contingente, per quanto esiguo, ai confini con essa.
Ma se il Governo non dovesse sentire di dover opporre questa giustificatissima obiezione di coscienza, e non sente come questa obiezione trae forza e motivazione da un immotivato e imprevisto cambiamento di statuto, peraltro mai formalizzato, a quanto ne sappiamo, probabilmente accetterà l’incarico supinamente.
In questo caso mi sentirei di suggerire sommessamente alla Russia, per quanto possibile, una chiave di lettura, quella di vedere questa cosa come un cinico, maldestro e goffo nonché ingiustificato tentativo di terze parti (che sfruttano certi automatismi dell'Alleanza), di creare inimicizia tra due Nazioni, Italia e Russia, e due popoli, che non si sentono affatto nemici e che desiderano anzi essere amici.
E se la NATO decide di cambiare strategia, statuto e modus operandi, senza sentire nemmeno il dovere, non dico il bisogno, di informare preventivamente i suoi alleati non ci si stupisca se gli spazi per una seria e motivata obiezione di coscienza si aprono improvvisamente. Che dei cambiamenti nella NATO siano avvenuti, non c’è dubbio e sembra quasi naturale. Abbiamo citato l'era di Gorbacev, ma potremmo citare la caduta del muro di Berlino (che ne è connessa) un ulteriore mutamento è forse avvenuto dopo l’11 settembre. Dei mutamenti ci sono stati ovviamente e siamo i primi a dire che non poteva essere altrimenti ma, cambiare impostazione radicalmente, e trovarsi agli antipodi di quanto giustificava l'Alleanza, in modo diametralmente opposto, cambiare paradigma e passare da quello di difesa collettiva a quello che sembra essere di attacco collettivo, sembra francamente troppo.

Né ci si deve stupire se porzioni cospicue di opinione pubblica ne chiedono le ragioni e invitano ad atteggiamenti più seri e responsabili, il che significa invitare a non essere provocatori né aggressivi.
La strategia della provocazione da cosa dovrebbe essere giustificata?
E’ demandato alla coscienza di ognuno chiedere che si rifletta molto attentamente prima di agire in modo avventato e irresponsabile, prima di cambiare strategia, prima di cambiare paradigma.


Questa operazione di cui abbiamo suggerito una chiave di lettura nel tentativo di seminare zizzania e creare artificiosamente inimicizia tra due Nazioni che non si sentono affatto nemiche, sembra trovare, ad una attenta lettura, un suo antecedente nella illegittima sostituzione del Governo Berlusconi con un Governo non eletto dai cittadini, nel 2011, attraverso quello che taluni hanno definito un golpe tranquillo.


Uno dei capolavori politici di Berlusconi era stato infatti quello di aver portato la Russia al vertice con la NATO, il 28 luglio 2002, a Pratica di Mare, vertice in cui si riunirono 20 capi di stato, tra cui la Russia appunto, una svolta importante per il bene del pianeta, con la ratifica della Dichiarazione di Roma, che costituì un nuovo consiglio a 20. L'abbattimento di quel Governo sembra coincidere con molte cose, legate per esempio al consolidamento di una Ue che non riesce a consolidarsi democraticamente, ma solo con l'uso strumentale dell'euro, ma probabilmente significa simbolicamente, e forse psicanaliticamente, la dichiarazione di avversione verso quel risultato di Pratica di Mare.

Il mondo sembra colto attualmente da un senso di smarrimento, da una ventata di follia.
Speriamo che questa emergenza rientri presto, ma chi può dirlo?! Ciò sarebbe auspicabile prima che si arrivi ad una degenerazione della situazione con conseguenti possibili scontri militari.
Rischiare un conflitto armato ai confini dell'Ue, non sembra molto saggio francamente.


Come ultima considerazione vorremmo fare notare una cosa importante dal nostro punto di vista. Anche per questi inquietanti venti di guerra che tirano, è bene dire NO a questa Riforma Costituzionale con la quale diviene più facile (e forse non è un caso) arrivare ad una dichiarazione di Stato di Guerra, come sanno bene coloro che si informano leggendo molto e come probabilmente non sanno invece coloro che si basano solo sulle enunciazioni pubblicitarie dei promotori del sì, che non toccano mai il merito della stessa Riforma, e ripetono incessantemente sempre lo stesso mantra, quasi a scopo ipnotico, quelli che ripetono cioè che la Riforma serve per modernizzare, per semplificare, per velocizzare (chissà forse per velocizzare la dichiarazione di Stato di Guerra!), un mantra peraltro smentito da eminentissimi costituzionalisti e giuristi, che hanno spiegato bene come al di là delle intenzioni, per come è scritta, essa non velocizza, non semplifica, non modernizza, anzi...Ma le intenzioni sono importanti e, lette alla luce dei recenti fatti, acquistano una sinistra parvenza!



lunedì 10 ottobre 2016

Il pericolo è quello dell'uomo solo al comando!

Tra le varie opinioni che sono emerse di recente, anche in seguito al confronto tra Zagrebelsky e Renzi in televisione su LA7, ve n’è una di Eugenio Scalfari, personaggio che non ha certo bisogno di presentazioni, il quale afferma che Zagrebelsky non terrebbe abbastanza conto del fatto che Democrazia e oligarchia potrebbero coincidere piuttosto spesso sia oggi sia nella storia e questo perché gli sfuggirebbe il fatto di cosa sia veramente una oligarchia. Spero di aver sintetizzato bene il concetto. Ora, sia detto col dovuto rispetto, e anche senza alcun tono polemico ma, a differenza di quanto afferma Eugenio Scalfari, Zagrebelsky sa molto bene che cosa sia una oligarchia e come funzioni nonché come abbia funzionata in passato, perfino nel passato remoto. Una prova (non ce ne dovrebbe essere bisogno) è data dal suo libro (piuttosto recente) “La maschera democratica dell’oligarchia” scritto a quattro mani con Luciano Canfora. Qui c’è scritto tutto quello che non avrebbe mai potuto dire al Presidente del Consiglio in sole due ore di trasmissione neanche se avesse parlato ininterrottamente solo lui, cose che farebbero certamente cambiare idea a Scalfari, cui non fa certo difetto l’onestà intellettuale, almeno sulla questione dell’oligarchia.


Scalfari poi, nello stesso articolo, esprime un auspicio, una speranza, afferma cioè di sperare che il Primo Ministro alla fin fine senta la necessità di avere intorno a sé una classe dirigente che discuta e a volte contrasti le sue decisioni per poi cercare la necessaria sintesi e unità d'azione. In altri termini, sembra che speri che alla fine si circondi esattamente di quelle oligarchie che sarebbero secondo lui così vicine alla Democrazia. A parte il fatto che il Primo Ministro non pare proprio incline ad ascoltare opinioni non dico contrarie ma semplicemente diverse dalle sue, e questo lo sa bene la minoranza del PD, c’è una prova abbastanza inconfutabile che non depone certo a favore di questa speranza.
Vorremmo infatti fare notare il fatto, anche a chi esprime simili auspici, che la Riforma voluta dal Primo Ministro vuole abolire il CNEL, (ripeto: vuole abolire il CNEL) e questo dimostra in modo inconfutabile e stabilisce proprio il fatto che egli non vuole attorno a sé l’espressione della classe dirigente del Paese. Che cos’è infatti il CNEL se non l’espressione delle energie sane del Paese, quelle che Scalfari spera circondino il Primo Ministro con suggerimenti ed opinioni?!


Il CNEL è infatti composto così:


il Presidente, nominato con decreto del Presidente della Repubblica, al di fuori degli altri componenti;
10 «esperti, qualificati esponenti della cultura economica, sociale e giuridica» di cui: 8 nominati direttamente dal Presidente della Repubblica, 2 nominati dal Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri;
48 «rappresentanti delle categorie produttive di beni e servizi nei settori pubblico e privato», di cui: 22 rappresentanti dei lavoratori dipendenti, tra i quali 3 «rappresentano i dirigenti e i quadri pubblici e privati»;
9 rappresentanti dei lavoratori autonomi e delle professioni;
17 rappresentanti delle imprese.
6 rappresentanti delle associazioni di promozione sociale e delle organizzazioni del volontariato.




Potremmo forse ridurre di qualche numero il CNEL, renderlo migliore, più efficiente, e via discorrendo, ma debellarlo del tutto non sembra coincidere né con la volontà di sviluppare una seria politica industriale del Paese, né sembra favorire il dialogo tra forze sane del Paese e Primi Ministri.


Abolendo il CNEL resta comunque il CESE che ne è il corrispettivo al livello Europeo.
Anche quest'ultima considerazione dovrebbe far riflettere tutti sull'acritica adiacenza alla burocrazia europea di chi ci governa e che si riflette anche nella Riforma stessa.


Dunque egli non vuole attorno a sé la classe dirigente del Paese, le energie sane, il corpo produttivo, altrimenti non lo abolirebbe nella sua funzione propositrice per le politiche industriali. Forse perché preferisce i consigli di amministrazione delle sole banche, quelle in cui pullulano i suoi amici.
E’ giusto formulare degli auspici naturalmente ma temiamo proprio che gli auspici di Scalfari, e speriamo che ce lo riconosca, in questo caso non siano proprio ben riposti.
E, scusatemi l’ironia, chissà poi perché?!


A pensarci bene il pericolo non è tanto la vittoria dell’oligarchia sulla Democrazia, ma direttamente quella dell’uomo solo al comando, che qualche tempo fa andava in giro dicendo che se vince il sì al Referendum <<avremo davanti a noi anni di governo>>, riferendosi al proprio partito e al combinato disposto Riforma/Legge elettorale.
Ma in tanto, nel frattempo, i venti sono cambiati, i 5 stelle, in crescita nel Paese, vincerebbero ogni ballottaggio, e gli anni al governo sembrano non esserci più, svaniti come una chimera, comunque vada…
In ogni caso ribadiamo: il pericolo dell'oligarchia che vuole sostituirsi alla Democrazia sussiste, secondo noi ma, a pensarci bene, forse il problema principale (e il pericolo reale) non è tanto quello dell’oligarchia, bensì direttamente quello dell’uomo solo al comando!



venerdì 7 ottobre 2016

Se vince il sì svanisce il sogno di una Europa democratica

Se vince il sì si cristallizza in Costituzione il fatto che l’Unione europea detterà legge in Italia per sempre, spodestando di fatto il popolo italiano. Essendo peraltro l’attuale Ue priva di rappresentanza questo significa all'atto pratico che persone non elette da nessuno e non italiane, che burocrati insensibili alle istanze degli italiani, prenderanno la supremazia sulle decisioni relative alla nostra Nazione.
Il sì consegna di fatto l'Italia nelle mani della troika, un vero smacco per chi cerca di cambiare l'Europa in meglio, in un senso più Democratico, secondo il concetto di Europa dei popoli, piuttosto diverso da quello di Europa delle banche.
Del resto la soppressione del CNEL ma il mantenimento del CESE (che sostanzialmente è il corrispettivo del CNEL a livello europeo) è sulla stessa lunghezza d'onda: si sopprimono gli organismi rappresentativi della Nazione per consegnare la Nazione ad organismi che in teoria dovrebbero rappresentare tutti gli stati membri, ma che in pratica hanno già dimostrato di non voler fare minimamente gli interessi italiani, mentre sembrano sostanzialmente più propensi ad umiliare la nostra Nazione ad ogni occasione propizia.


Qui non si tratta di essere antieuropeisti, al contrario, si tratta di essere diverso-europeisti, significa quindi capire che l’Europa, specie dopo la BREXIT, si salva solo se essa si corregge e si democratizza, magari sulla scorta dell’esempio della Costituzione italiana, purché la Costituzione rimanga intatta.
Una Europa che ostinatamente non vuole cambiare, nonostante le defezioni già avvenute e quelle promesse, cerca di cambiare tutto intorno a sé perché tutto gli somigli, deprimendo gli spazi democratici e rappresentativi.
Un prova è data proprio dall'esistenza di questa Deforma Costituzionale.
Noi pensiamo che debba accadere il contrario e che debba essere l'Ue a cambiare in senso democratico e rappresentativo. La Resistenza italiana e l’ANPI, con la propria storia e i propri principii, possono giocare un ruolo decisivo in questo.
Questi straordinari anziani dell’ANPI sono nell’animo più giovani è più svegli dei giovani effettivi!
Un sincero e sentitissimo grazie!


giovedì 6 ottobre 2016

Ai promotori del sì non sta a cuore il risparmio

Che i promotori de sì alla Riforma Costituzionale non abbiano a cuore il risparmio lo si capisce da molte cose ma oggi vorremo concentrarci particolarmente sulla seguente...

A settembre doveva andare in aula una legge proposta dal movimento 5 stelle con la quale si sarebbe ottenuto un risparmio annuo 6 volte superiore a quello che si ottiene con la Riforma Costituzionale.
Se i promotori del sì, e il PD in prima linea (benché non tutto) ci tenessero veramente così tanto al risparmio, tanto quanto dicono, avrebbero fatto in modo di avere questa legge a settembre in aula, così da mostrare ai cittadini la bontà delle proprie intenzioni. Invece l’atteggiamento del PD è stato ostruzionistico e questa legge in aula non c’è ancora arrivata. Forse perché sarebbe stato imbarazzante per il PD discutere in aula e magari bocciare, una legge che fa risparmiare 6 volte tanto quello che fa risparmiare la Riforma Costituzionale senza peraltro la necessità di violentare la Costituzione.
Anche da questo si capisce che il Risparmio con la Riforma non c’entra proprio un bel niente. E’ semplicemente uno specchietto per le allodole (con tutto il rispetto per le allodole), un articolo civetta (con tutto il rispetto per le civette), che sta lì per nascondere altro, evidentemente, come un distrattore.
Il vero scopo della Riforma, come molti stanno capendo (per fortuna) è il più servile asservimento ad una Unione europea di nominati, non eletti da nessuno, lontanissimi dai cittadini (in barba all’art. A del trattato di Maastricht) che decidono il destino di milioni di cittadini europei nella totale indifferenza rispetto alle sofferenze che essi stessi causano o progettano di causare con le proprie decisioni.
La Gran Bretagna è uscita dall’Ue proprio per queste ragioni, ricordiamocelo.
Ora, nessuno pretende che gli italiani dimostrino il carattere mostrato dai britannici, di fatto questo non è possibile, tuttavia perlomeno cerchiamo almeno di non dimostrarci così servili da approvare una Riforma che è semplicemente un tappetino rosso per la Troika, altro che risparmio.
Qui non siamo, come i britannici, a chiedere l’uscita dall’Ue con il NO al Referendum Costituzionale, ma chiediamo perlomeno che la Riforma più asservita ai poteri forti della storia d’Italia non venga approvata.
Con questa Riforma i cittadini italiani perderanno il diritto di voto, il diritto cioè di votare i senatori, sebbene i senatori siano chiamati a compiti comunque importanti e gravosi come le prossime riforme costituzionali.
Il senso profondo di questa Riforma è una cessione di sovranità e di diritti quale mai si è vista concedere nella storia dell’umanità da Nazione alcuna, da parte dei suoi rappresentanti. E vogliono ottenerla parlando di risparmio, quando ciò che lo farebbe ottenere (il risparmio) viene tenuto scientemente fuori dall'aula?! 
Il risparmio che essi propongono poi è il risparmio degli spiccioli peraltro, rispetto all’incremento per esempio del debito pubblico!!! Vogliamo chiederci almeno per un momento quanto ci costa questo risparmio!?! E’ un prezzo troppo alto da pagare per risparmiare una manciata di miseri spiccioli…
Siete ancora indecisi? Non avete ancora capito che ci stanno prendendo in giro? Non sapete ancora se rinunciare al diritto di voto oppure no? E in nome di che cosa?
Non avete ancora deciso se votare sì e perdere il diritto di voto oppure votare NO e mantenerlo?
Pensate forse che rinunciando al diritto di voto acquisterete il plauso del mondo che vi osserva? Il mondo sta già ridendo invece e cerca di non farsene accorgere, per galanteria!
Oppure avete capito che ai diritti non si deve e non si può rinunciare mai?
Questa Riforma (Deforma) voluta da passatisti nostalgici del pre-costituzionalismo, e amanti unicamente del potere e dell’uomo solo al comando, merita unicamente il vostro NO!