Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







giovedì 26 maggio 2016

Euro o non euro?

Esisteva un tempo un dibattito

Visto che si è tenuto il 21 maggio 2016, un dibattito sull'euro a Napoli, colgo l'occasione per spendere due parole su tale rilevante questione, prima di tornare a scrivere di TTIP.
Dunque, c’è stato un periodo nel quale l’argomento euro era dibattuto quotidianamente anche in televisione. Era interessante seguire il dibattito. Poi però tutto quanto si è sopito, per non dire esattamente spento. E’ divenuto difficile sentirne parlare, e questo non è un bene poiché questo affievolirsi, se in parte può essere dovuto ad un processo spontaneo (tutto si affievolisce...) non sembra, in questo caso, esserlo del tutto. L’argomento è senz’altro uno di quelli maggiormente rilevanti e, visto che i cittadini non hanno preso parte alcuna nel deciderne l’uso di questa moneta sostanzialmente imposta da sapienti imbonitori, e visto anche che, molti degli argomenti usati per far passare liscia l’operazione euro sono stati almeno un tantino ingannevoli, forse è bene che almeno se ne torni a discutere.

Euro o non euro dunque?

Questo è il problema da rilanciare!

Ma, quali sono le opinioni dei rispettivi schieramenti in campo, molto sinteticamente?

C’è chi dice: uscire dall’euro sarebbe un disastro!

C’è chi risponde: il disastro è quello attuale!

Difficile dare torto ai secondi! Comunque la si pensi tuttavia, e comunque stiano le cose, credo che il vero disastro legato all’ipotetica uscita dall’euro sarebbe rappresentato non tanto dall’uscita in sé e per sé, quanto piuttosto dalle ritorsioni che i fautori dell’euro ad ogni costo (pensiero unico dell'euro) metterebbero in campo contro lo Stato che eventualmente ne uscisse.
Siamo sotto ricatto, non dimentichiamocelo: se uscissimo dall’euro sarebbero sonore mazzate! Dopo di che, a mazzate elargite, si direbbe: visto che avevamo ragione, che uscire dall’euro era un disastro?!
Se solo si provasse a non comminare simili mazzate le conseguenze sarebbero decisamente inferiori e solo allora si potrebbe veramente verificare in modo effettivamente scientifico la veridicità dell’una e dell’altra ipotesi.  E’ un po’ come se durante un esperimento scientifico, magari di fisica delle particelle, si andasse a perturbare lo stesso esperimento immettendo improvvisamente negli acceleratori, particelle aggiuntive non richieste e non contemplate inizialmente: i dati sarebbero falsati!
Ma, per tornare all’euro, è abbastanza presumibile supporre che il millantato disastro relativo alla sola uscita(senza mazzate aggiuntive, intendo), sempre ammesso che si possa parlare di disastro, sarebbe radicalmente inferiore a quanto ci viene prospettato dagli stessi fautori dell'euro ad ogni costo, senza considerare il fatto che c’è modo e modo di uscire dall’euro naturalmente e che un’ uscita potrebbe essere fatta in modo concordato, potrebbe e dovrebbe essere fatta con metodo scientifico appunto e non improvvisando ovviamente, proprio per mitigarne gli effetti negativi e favorire il fiorire di quelli positivi tra i quali si può annoverare la ritrovata sovranità monetaria, per esempio.
Ma purtroppo ci sono le mazzate e quelle sì che fanno la differenza! Son quelle che fanno la differenza!!
E son quelle che impediscono l’approccio scientifico!!!

sabato 21 maggio 2016

Un ciao anche da me!

Ieri Marco Pannella ci ha lasciati.
Interrompo così temporaneamente, il ciclo degli articoli incentrati sul TTIP, per un doveroso saluto; un doveroso saluto ad un personaggio politico italiano certamente di prim'ordine, un personaggio che ha contribuito in maniera rilevante, direi decisiva, a scrivere la storia d'Italia degli ultimi decenni, soprattutto per quanto riguarda tutta una serie di battaglie civili e per la difesa dei diritti del cittadino.
Sono molte, in vero, le idee che mi separano da lui: dall'idea, per lui centrale, del bipartitismo, per me invece così pericolosamente vicina all'idea di monopartitismo (soprattutto con la Troika oggi così vicina e strutturata), all'idea dell'interdipendenza degli Stati, per lui auspicabile e per me, anche per deformazione professionale, da aborrire poiché in contrasto evidente con l'idea di pensiero autonomo da sviluppare per esempio nei discenti, come sancito dalla stragrande maggioranza dei POF (Piani dell'Offerta Formativa) di ogni Istituto scolastico e quindi con quella concomitante di indipendenza delle idee e di giudizio, cui la didattica deve appunto mirare e cui fa eco l'idea della libertà di pensiero sancita dalla Costituzione. Ritengo infatti che l'idea di interdipendenza, spesso implicitamente evocata dal fatidico: <<nessuno si salva da solo>>, sempre così intriso di un certo tono bullistico e abbastanza surreale, particolarmente se sentito pronunciare da chi magari si proclama 'non religioso' essendo per lo più una espressione legata al concetto di salvezza e quindi ad un concetto che è tipicamente religioso (ma non mi riferisco in questo caso a Pannella), e quella di indipendenza, cui uno Stato sovrano deve secondo me mirare, per difendere i propri principii, le proprie leggi, la propria cultura, la propria storia politica e civile (che potrebbero non coincidere con quelle di altre Nazioni), siano idee diametralmente opposte e, per certi versi, inconciliabili.
Quindi, come dicevo, sono molte le idee che mi separano da lui, idee diverse quindi che sono andate aumentando col tempo. Ma non può essere una onesta e schietta divergenza di idee ad impedire un saluto ad un personaggio che rimane per certi versi straordinario e che mi ha affascinato molto, particolarmente quando ero più giovane.
Va riconosciuta a Pannela e al Partito Radicale, quella forza derivante dal fare appello alla coscienza, che ho sentito spesso assai meno presente in altri partiti e in altri esponenti politici benché magari più titolati di lui che, da questo punto di vista, avrebbe meritato una maggiore considerazione da parte di tutti. Quella forza in particolare è stata forse il suo carisma principale, quel carisma che lo ha accompagnato e gli ha fatto combattere battaglie numerose e dificili, battaglie che spesso ha vinto. Anche noi nel nostro piccolo stiamo combattendo delle battaglie. Non so se piacerebbero a Pannella. Una su tutte, quella per il mantenimento dei più alti livelli possibili di Democrazia. Sentiamo infatti che da più parti essa, la Democrazia, è minacciata.
Ho sofferto nel constatare che intravedevo, ed intravedo, minaccie alla Democrazia in quella strutturazione poco partecipativa (il che non è un fattore irrilevante evidentemente) e poco rappresentativa che è l'attuale Unione europea, cioè dove lui, Pannella, vedeva invece un'espressione, magari potenziale se non in atto, della Democrazia stessa.
Era chiaro per me che altri fattori si andavano quindi ad aggiungere a quelle differenze di idee che già sentivo di avere.
Ma per queste nostre battaglie, anche se non sono quelle che magari avrebbe combattuto lui, quello spirito civile, quell'onestà intellettuale, quella forza della ragione e della coscenza che ha contraddistinto Marco Pannela, speriamo siano presenti anche in noi.
Così, anch'io, mi vorrei unire al coro di saluti che da ieri purtroppo ha accompagnato la dipartita di Marco Pannella!
Un ciao anche da me!

domenica 15 maggio 2016

Ancora a proposito di TTIP

Da recenti trasmissioni televisive si apprende che il trattato TTIP, trattato Transatlantico sul commercio e gli investimenti, non avrebbe più parti secretate da tempo. In vero c'è chi afferma questo e chi afferma il contrario. Difficile farsi una opinione in proposito se le versioni non collimano almeno sui dati di fatto.
Vi è chi da il merito di aver tolto i sigilli a Greenpeace, chi lo da alla Commissione, ecc.
In ogni caso è comunque abbastanza inquietante che un trattato di così vasta portata, che un trattato che coinvolgerebbe milioni di cittadini da entrambi i lati dell'oceano, abbia contenuto parti secretate e che si sia dovuto spendere enormi dosi di energia per poterlo leggere inegralmente.
In ogni caso prendiamo atto del fatto che le carte adesso, così ho capito, non sono più segrete.
Qual'è la mia opinione in propostio mi sembra che si possa evincere abbastanza chiaramente dall'articolo precedente ma mi premurerò di fornire opinioni più autorevoli delle mie. Detto questo, se guardiamo a ciò che accade in Europa, alle manifestazioni, ai dibattiti che sono attualmente in corso, ci si accorge di essere di fronte a due posizioni diametralmente opposte, con poche vie di mezzo (pur non essendo del tutto assenti). Queste posizioni appaiono per certi versi inconciliabili. E' per questo stato di cose che si dovrebbe dare voce al popolo attraverso un REFERENDUM.
Cerchiamo quindi di sollecitare, per il trattato TTIP, attraverso tutti i mezzi democratici possibili l'indizione di un REFERENDUM. E' il solo mezzo che possa togliere di mezzo ogni diatriba e molte polemiche.
Questa è la forza dei REFERENDUM!!!

Argomentazioni contro il TTIP

Da dove affrontare l’argomento TTIP, Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti? Si potrebbero ribadire forse certi concetti, quelli espressi circa i contenuti noti (poiché alcuni contenuti sono ignoti, purtroppo, come sappiamo, e ce ne dispiace di non essere messi a parte di questioni così importanti, che ci riguardano così da vicino).
L’assenza di glasnost forse è una spia che la dice lunga al riguardo.
Vi è chi dice che un americano su sei si ammala per intossicazioni alimentari. Ecco, si vorrebbe liberalizzare la vendita anche di quei prodotti che sortiscono questi effetti sulla salute, in assenza di una visione comune sulla stessa salute: finiremo forse per mangiare schifezze che, essendo magari a basso costo – con la crisi imperante – sembreranno appetibili, ma solo economicamente parlando, e lo sembreranno alla classe media in costante discesa. Mancherebbe in questo caso tuttavia, alla classe media una visione lungimirante, ma giustificatamente, poiché chi è in crisi vive alla giornata: quello costa poco, lo compro! Quanto alla salute, beh, ci penserò poi, quando i problemi si manifesteranno...
Ma le cure per gli effetti sulla salute di queste schifezze chi le paga?
Ci informano che tra le parti non c'è neanche una visione comune sui diritti legati al lavoro e che per esempio gli USA hanno ratificato solo due delle otto convenzioni per noi fondamentali sul lavoro. Firmare e condividere anche le altre costituirebbe un passo avanti neel trattative. Altrimenti com’è pensabile di spalancare le porte alla cieca, sul commercio, a chi ha una visione tanto diversa dei diritti sul lavoro? E infatti ci si chiede: non verrebbero ridimensionati anche da noi, questi diritti?
Senza una visione comune sul lavoro, proporre un patto transatlantico di commercio sembra essere del tutto fuori luogo, e dovrebbe essere ritenuto impossibile e inapplicabile da un qualsiasi pensatore di buon senso. Infatti, in generale, mediando tra due posizioni opposte si ottiene una via di mezzo che in materia di diritti, non può essere accettata da chi vedesse deprimere i diritti già esistenti. Questo lo comprende bene chiunque, credo.
Prima di un qualsiasi patto transatlantico quindi, sarebbe bene sviluppare una visione comune su tutti i fronti, tutti, nessuno escluso, e se la visione comune non emerge, non affiora, allora sarebbe bene che ognuno applicasse a casa propria le leggi e le restrizioni, i controlli alimentari e quant’altro ancora ritiene di dover applicare per la salvaguardia della salute dei cittadini, sancita per noi italiani dall’art.32 della Costituzione.
E’ chiaro altrimenti che si andrebbe dritti diritti verso una serie di contraddizioni stridenti e inaccettabili, o verso un allentamento dei controlli o dei parametri sulla salute che diverrebbero più morbidi, abbassando i livelli di guardia e perfino consentendo ciò che oggi, a ragion veduta (e con le leggi vigenti), è vietato. Un po’ come quei cibi per cani e gatti che contengono sostanze cancerogene, ma che sono consentiti dalle leggi perché anche nella civilissima Europa si dormono sonni profondi su tali questioni o si chiude un occhio o forse tutti e due, forse per le solite connivenze. Saranno mica gli stessi a decidere sul TTIP?!
Certo sarebbero tutti argomenti interessanti da approfondire ma quello che vorremmo fare adesso è di osservare la cosa da un’altra angolazione, dall’angolazione della partecipazione alla vita politica e sociale nell'Ue e dell’Ue stessa.
D’altronde per il pieno esercizio del diritto di cittadinanza il punto di vista del cittadino non può e non deve essere ignorato, anche in sede elettorale ed eventualmente referendaria.
E’ inutile, riteniamo, riempirsi la bocca di frasi ad effetto o sollecitare il cittadino al pieno esercizio della cittadinanza, anche attraverso l’acquisizione delle competenze di cittadinanza o delle competenze per l’apprendimento permanente, se poi viene negato di fatto il diritto di votare su questioni sostanziali e di primissimo piano, su questioni fondamentali; la contraddizione è evidente, anzi, stridente!
Affrontiamo quindi l’argomento TTIP dal punto di vista dell’elettore europeo. Se il TTIP è cosa davvero cosa buona e saggia, che male ci sarebbe a proporre un REFERENDUM sul TTIP stesso, da sottoporre ai cittadini europei? Sapranno pur riconoscere cosa è buono e saggio!
Molto spesso ci sono accuse nei confronti dell’Ue e del suo autoritarismo, e del fatto che essa fugga i REFERENDUM come il diavolo l’acqua santa; ecco che l’Ue avrebbe l’occasione d’oro per smentire simili opinioni, proponendo un REFERENDUM sul TTIP, così da far vedere a tutti che quelle sono solo illazioni.
Inoltre, le ragioni di chi chiede un REFERENDUM sono nella fattispecie più che valide dal momento che il TTIP condizionerebbe una moltitudine di scelte di vita dei cittadini europei, se non gli stessi diritti, senza considerare il fatto che alcuni esperti economisti prevedono per via di questo trattato una diminuzione per l’Europa di circa 1 milione di posti di lavoro, anche a fronte di un aumento del PIL, cosa che sembra contraddittoria, ma che contraddittoria non è se si tiene conto del fatto che la robotizzazione distruggerà più posti di lavoro di quanti ne creerà. Quindi vi sono conseguenze dirette e conseguenze indirette, tali da giustificare, ed anzi richiedere a gran voce, l’indizione di un REFERENDUM!
Chi si dichiara a favore della Democrazia ha la possibilità di dimostrare a tutti, quanto effettivamente si creda in questa stessa Democrazia.
La perplessità però nasce dal fatto che questo Trattato ha delle parti segrete!
Ma vi siete mai chiesti come mai vi sono delle parti segrete?
Firmereste mai una cambiale in bianco o un contratto con clausole segrete, così, alla cieca?
Chi si dichiara a favore della Democrazia dovrebbe essere tenuto a dimostrarlo coi fatti e non a parole. Ma chi è autenticamente a favore della Democrazia aspira in modo del tutto naturale ad informare a dovere tutti i cittadini (il maggior numero possibile) sui contenuti di ciò che è oggetto di discussione democratica. Se non si sa neanche ciò di cui si discute come si può prendere una posizione?
Per questo è abbastanza chiaro che il TTIP non è, almeno nelle intenzioni iniziali, qualcosa che si voglia far divenire oggetto di discussione democratica, e questo già stride con le dichiarazioni di principio della stessa Ue, cosa che dovrebbe mettere sull’allarme e far drizzare le antenne. Anzi, appare abbastanza evidente che fin dalle prime battute questo trattato è ritenuto oggetto di discussioni elitarie, da ristretto circolo di sedicenti intenditori.
Ma il fatto che il TTIP non sia almeno nelle intenzioni iniziali qualcosa che sia oggetto di dibattito aperto e democratico, non è detto che non lo possa divenire, almeno così si spera…
Tra i promotori, è inutile dirlo tanto è palese, in gioco c’è la stessa immagine di paesi democratici.
Democrazia, non può essere soltanto la parola magica che fa strappare l’applauso nelle piazze o nei congressi, deve essere qualcosa di autentico e di concreto, deve coincidere con la nozione di diritto e di rispetto, in tutte le sue declinazioni possibili e immaginabili. Se così non dovesse essere prima o poi i cittadini se ne accorgerebbero, avvertendo la palese dissonanza.
Chi si proclama campione di Democrazia (e ancor di più, esportatore di Democrazia), non può non tener conto del fatto che un trattato di così vasta portata, non può essere discusso soltanto da un ristretto gruppo di persone, forse neanche disinteressate, ma deve diventare oggetto di discussione anche tra il popolo, e non solo, deve essere il popolo a decidere su di esso, deve essere il diretto interessato a decidere se deve essere sì o deve essere no!
D’altro canto esportare Democrazia ed esportare prodotti non è esattamente la stessa cosa.
Si faccia dunque partecipare il diretto interessato, il popolo!
Chi si proclama campione di Democrazia ha quindi un’occasione d’oro per manifestare la sua fede nella stessa, un’occasione concreta per dimostrare l’amore che si ha nei suoi confronti! E lo si può fare innanzi tutto togliendo il segreto da quelle parti del trattato che sono ancora attualmente secretate e poi proponendo che su tale questione (TTIP) si interpellino i cittadini, si interpelli il popolo.
Altrimenti se per qualcuno si deprime l’immagine di campione di Democrazia, se essa ne risulta drasticamente ridimensionate se non del tutto evaporata, quantomeno non ci si stupisca troppo!
Per il TTIP sia indetto un REFERENDUM!!!

sabato 7 maggio 2016

Sempre al sostegno delle critiche costruttive

Il ruolo dell'insegnante, richiede ovviamente i suoi sforzi, i suoi tempi, le sue energie. Tuttavia mentre cerco di interpretare al meglio il ruolo di docente supplente dell' organico potenziato, non dimentico di essere un cittadino della Repubblica italiana, e in quanto tale (e solo in quanto tale) cittadino dell'Ue, e non perdo di vista gli interessi e le passioni civili che in vario modo hanno contraddistinto gli articoli di questo Diario. E certamente cerco di farlo coerentemente con quanto espresso fin'ora. E' chiaro però che il tempo che potevo dedicare prima alla stesura degli stessi articoli si è abbastanza ridotto, così non è pensabile di riuscire a pubblicare con la stessa intensità di prima a meno di non trovare delle energie supplementari o qualche tecnica speciale o semplicemente una maggiore capacità di sintesi. Ma spesso scrivo anche al di fuori del Diario Elettronico, magari in forme provvisorie che richiedono una limatura, e tuttavia che si depositano nella memoria del calcolatore, nutrendosi in qualche modo con gli altri documenti precedentemente depositati, in attesa di questo perfezionamento in vista di una sempre possibile pubblicazione. Sono magari appunti fugaci, brevi ragionamenti, mappe concettuali e via discorrendo, sempre utili a fornire stimoli di vario genere. A volte penso che le giornate dovrebbero essere di quarantotto ore!

Ma vorrei in ogni caso ribadire un concetto altre volte espresso:

sono sempre vicino e al sostegno di chi critica costruttivamento, pareggio di bilancio in Costituzione, Trattato ESM, Fiscl Compact, TTIP, riforme costituzionali ecc. e in generale l'assetto attuale dell'Unione europea; e sono sempre al sostegno di chi critica costruttivamente anche chi avalla, volente o nolente, consapevolmente o no, gli assetti attuali dell'Unione europea, che sono spesso caratterizzati da una certa avversione all'ascolto della popolazione, da una certa avversione al concetto di rappresentatività, e pure da una certa avversione ad uno strumento chiamato REFERENDUM!