Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







venerdì 30 novembre 2018

Il mandato elettorale non è stato conferito per evitare provvedimenti di infrazione

Non credo che il Governo dovrebbe lavorare per evitare un iniquo provvedimento di infrazione tutto politico e niente affatto giustificabile da un punto di vista tecnico. Dovrebbe lavorare per affermare principii inderogabili come quello del diritto a manovre espansive il che coincide con la volontà popolare che lo ha sostanzialmente richiesto il 4 marzo con il voto delle politiche.
Non si deve quindi guardare alla eventuale procedura di infrazione come ad un ponto fondamentale nel proprio operato, anche per una questione di principio, vorrei dire, di difesa dei principii. Ma se vogliamo guardare oltre e considerare anche altri aspetti della questione non inerenti le questioni di principio, si potrebbero scoprire dei vantaggi politici non indifferenti derivanti dall’ignorare la minaccia di procedimento di infrazione, infrazione tutta da dimostrare! Per esempio la risposta elettorale alle elezioni europee, se essa dovesse essere avviata, si farebbe enormemente sentire e poi a procedura avviata si potrebbe rispondere con un ulteriore aumento del deficit per far passare la manovra da modestamente espansiva ad estremamente espansiva. Poiché diciamocelo francamente l’Italia avrebbe bisogno di essere rilanciata da una manovra anche più ambiziosa in termini espansivi e passare quindi da una manovra modestamente espansiva ad una estremamente espansiva non solo sarebbe auspicabile ma potrebbe realmente far un gran bene al nostro Paese!
Ricordiamoci il mandato elettorale. Che cosa hanno chiesto gli italiani in particolar modo? Hanno chiesto di non essere governati da regole e parametri europei (peraltro rispettati con questa manovra) che giudicano assurde e invalidanti, controproducenti ed autolesioniste, ma di guardare al bene del Paese e dei suoi cittadini, visto che a torto o a ragione si è diffusa la convinzione che nelle istituzioni europee a questo bene si guardi molto poco!!!


martedì 13 novembre 2018

Il Governo sbaglia a cedere su privatizzazioni e dismissioni


Il Governo sbaglia a cedere su privatizzazioni e dismissioni.
Il fine, si lascia intendere, sarebbe quello di rientrare dal debito pubblico. Dovrebbe però essere ormai noto ai più che non appena c'è un cenno di ripresa nelle finanze degli Stati, FMI ed altri organismi (perfino istituzioni) richiedono l'immediato rientro dal debito pubblico. Una domanda dovrebbe seguire immediatamente: perché? E sarebbe da stigmatizzare chi dovesse rispondere, seguendo un legittimo sospetto, che ciò avviene, poiché questo modo di procede è funzionale alle politiche deflattive che tengono gli Stati in stallo e sempre sotto costante ricatto. In effetti è così che funziona la politica del debito!
Il debito pubblico è funzionale a chiedere "liberalizzazioni", "privatizzazioni" e "dismissioni" e quindi serve, politicamente parlando, per perseguirle. Di conseguenza come si può stigmatizzare chi, seguendo questo ragionamento, dovesse interpretare gli incrementi cospicui del debito pubblico avvenuti in concomitanza dei Governi Monti e successivi, come funzionali a questo scopo?
Sembra legittimo anche il sospetto che le politiche deflattive servano anche per impedire ad uno Stato di rialzarsi poiché, se in assenza di tali politiche, le condizioni economiche migliorano,  non appena esse migliorano qualcuno chiede subito il rientro dal debito pubblico. Cosa che non sarebbe necessaria se le politiche deflattive, svolgendo la funzione cui sono demandate, impedissero la crescita. Salvo poi dare la colpa a qualcun altro. Anche questo è funzionale a privatizzare e dismettere poiché il mantra che ci hanno inculcato è: lo Stato è cattivo, non riesce a fare politiche di espansione economica, getta il Paese nella recessione, servono "liberalizzazioni", "privatizzazioni" (poiché invece il privato è buono) e "dismissioni". Anche il sospetto che tutto ciò sia orientato a dissolvere gli Stati per erigere un monolitico e antidemocratico sistema in cui non c'è ombra di rappresentanza, è legittimo. E se è legittimo sospettarlo, evidentemente è altrettanto legittima la domanda politica che segue: vogliamo accondiscendere a questo?

La risposta a quest'ultima domanda non dovrebbe essere che no! Per cui da tutto questo ragionamento discende l'opinione, naturalmente, secondo la quale è un errore cedere a queste richieste.
Non ci sarebbe da sorprendersi se taluni ricevessero la sensazione che ancora una volta la politica del nostro Paese la decida chi non è mai stato eletto per deciderla, FMI, BCE, e Commissione europea, così orientate e proclivi a dissolvere in vario modo gli Stati, che Dio invece ama.
Questo è il Governo che agli occhi di molti che hanno votato le forze politiche che lo costituiscono, rimette in pista il ruolo e il concetto stesso di Stato, di Democrazia, di rappresentanza, il peso della nostra specifica Costituzione della Repubblica Italiana.
E’ qui la vera partita. E’ qui che si gioca la credibilità del Governo che, se è il governo del cambiamento, nella percezione di molti lo è proprio perché è in controtendenza rispetto ai soliti mantra di “liberalizzare”, “privatizzare”, “dismettere”, ecc. I quali mantra sono estremamente funzionali al dissolvimento degli Stati.
E col dissolversi degli Stati si avvierebbero processi deleteri. In Italia la dissoluzione dello Stato coinciderebbe con la dissoluzione stessa della sua Costituzione per esempio, che ha valore giuridico entro i suoi confini.
Questi mantra sono quelli tipici di BCE e Commissione europea, nonché della finanza speculativa.
Ricordate la lettere del 5 agosto 2015, firmata dall’allora presidente della BCE Jean Claude Trichet e da Mario Draghi?
Quella lettera non chiedeva forse liberalizzazione, privatizzazioni, dismissioni, in sostanza?
Non è forse vero che le critiche nel metodo e nel merito a queste richieste hanno costituito la piattaforma di partenza per unire in sinergia, energie e intelligenze del nostro Paese, che hanno portato al cambiamento attuale?
Non è forse vero che quella piattaforma di partenza costituisce l’essenza stessa del risultato elettorale del 4 marzo?
Porrei quindi la mia attenzione sul rischio di vanificare una percezione, quella di cui sopra, che è il vero propulsore di questa rivoluzione culturale, sociale e politica!
Perché la storia che l’Italia sta scrivendo è stato possibile scriverla proprio perché c’è stata una condensazione di energie in una specifica direzione, una direzione giusta, pacifica, armata di idee, ma determinata.
Se tale determinazione cede, si rischia di vanificare proprio questo: la possibilità di scrivere la storia, quella che vorremmo noi!
Quella in cui Democrazia e rappresentanza, idee e cultura, valgono più dei condizionamenti degli interessi finanziari di pochi.
Nel frattempo è possibile raccogliere notizie circa tendenze in sintonia con quelle generali espresse da questo movimento di sinergie, di intelligenze, ma anche di popolo, unite in un comune sentore, avvenuto in Italia.
Ecco un sintomo, rilevato da un articolo che ci informa che in Gran Bretagna avvengono critiche simili a quelle che hanno mosso gli italiani: “Privatizzazioni, la Gran Bretagna si pente e rivuole i servizi pubblici”.
E’ solo un articolo, ma evidentemente si sta diffondendo la percezione che “liberalizzazioni”, “privatizzazioni” e “dismissioni”, quelle che vogliono BCE e Commissione europea, non sono ritenute più le ricette migliori possibili, neanche in Gran Bretagna! E scusate se è poco!
Questo Governo incarna una grande speranza, grande!
Questa speranza è una grande ricchezza!!
Porrei attenzione a non deluderla, questa speranza, e a non disperdere questa ricchezza, a non dissiparla, a non disperderne le energie. Eviterei di insinuare venefici dubbi.
Il rischio è evidente: rendere una possibile Rivoluzione, pacifica ma determinata, l’ombra di se stessa!
Rendere la possibilità di un reale cambiamento, nel senso del miglioramento, una mera illusione, trasformare una spinta propulsiva in una implosiva, mutare la possibilità di scrivere realmente la storia (di farla effettivamente e materialmente), in quella di subirla così come la subisce chi, incapace di avere il coraggio di affidarsi alla propria intelligenza, la rigetta ponendosi in uno stato di minorità.
Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! E’ questo che il popolo ci chiede!!
E’ questo che ci chiede l’Illuminismo e la Rivoluzione italiana!!!