Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







domenica 30 settembre 2012

Intermezzo

Da quando ho cominciato a scrivere post relativi ai cambiamenti in atto in Italia e in Europa, dietro invito della stessa Costituzione Italiana, e nel tentativo di offrire punti di vista che potessero aiutare il pubblico ad orientarsi nella lettura di questi stessi cambiamenti, la percentuale dei post che contengono tecniche miste su carta  è diminuita. Per questo sentivo il bisogno di ritornare a pubblicarne qualcuna. Io stesso ricevo l'impressione che il dilazionamento dei post contenenti questi lavori li faccia quasi apparire come intermezzi che spezzano il più regolare flusso dei post che ne sono privi.
In effetti il blog ha assunto una fisionomia diversa da quella iniziale ma questo è nell'ordine delle cose, era possibile che ciò accadesse anche se non avrei potuto immaginare come. Lo vedo ora ed è un'esperienza interessante anche questa. Ecco come si spiega il titolo del post odierno.  
Con questo post pubblico quindi un'altra tecnica mista che ha un suo specifico titolo, diverso da quello del post, titolo che si trova, come di consueto, nella didascalia dell'immagine.



Tecnica mista su carta
2011-2012
Ricordi di vecchi studi: l'Agarttha

sabato 29 settembre 2012

Senso di responsabilità

Come ho già detto in un post precedente sono un operatore artistico, ed è con grande difficoltà che affronto tematiche lontane dal mio originario ambito di appartenenza, ma lo sento come un dovere. Dopotutto prima ancora che operatore artistico sono un cittadino della Repubblica Italina e come tale vivo le vicissitudini della mia nazione che non mi sono indifferenti.
Sono un cittadino che crede nella democrazia e in chi la difende, nelle istituzioni e in chi le difende, nella Costituzione e in chi la difende, e come tale faccio mio l'invito di quest'ultima, nel suo art.4 che campeggia parzialmente qui sopra, di svolgere una funzione che concorra al benessere materiale o spirituale della società'; questa è la speranza. E' così quindi che, sotto l'invito della Costituzione, ma anche sotto l'invito di chi chiede partecipazione e concorso di idee (e sono in molti), che mi accingo ancora una volta con serenità e pacatezza, pacificamente e democraticamente, rispettoso delle altrui opinioni ma soprattutto di chi le esprime, ed eventualmente delle istituzioni che chi le esprime rappresenta, a proporre a mia volta le mie circa il contesto storico nazionale ed europeo molto delicato che stiamo vivendo, così delicato da richiedere in tutti un supplemento di quelle qualità che sono tipicamente connesse a quell'utile e nobile atteggiamento che tutti conosciamo come senso di responsabilità, assolutamente certo di ricevere in cambio lo stesso trattamento e lo stesso rispetto.
Rispetto quindi, il che non significa assenza di fermezza nell'esprimere le proprie opinioni.
Dopotutto mi sono posto in una posizione apertamente critica nei confronti dell'attuale governo, nella speranza che le critiche siano utili e costruttive, benchè forse poco delicate per loro natura.
Ci sono vari problemi in Europa in generale, questo è evidente. Ma ve ne sono anche all'interno delle Istituzioni Europee. Forse questo è meno evidente, ma informarsi è possibile. Poi ce ne sono appunto sul fronte interno Italiano, dove pare sussista una certa mancanza di recettività da parte della politica ad ascoltare i cittadini, forse più che nella stessa Europa. In generale questi problemi hanno il comune denominatore di essere problemi di comunicazione a vari livelli, tra cittadini e politica, tra organismi intergovernativi e Corti Costituzionali e via dicendo, in una gran confusione.
Ed è su questo che vorrei concentrarmi un attimino.
In questo contesto storico così delicato sono in molti a tornare a ripetere che lasciare inascoltate le preoccupate voci dei cittadini è un errore gravissimo anche, e direi soprattutto, quando queste voci si concretizzano in domande costruttive civilissime e di senso compiuto, alle quali non rispondere è innanzitutto, prima di ogni altra cosa, pura e semplice scortesia!
In Italia per esempio non possiamo che concordare naturalmente con le affermazioni di chi sostiene che la Scuola deve essere rilanciata perchè abbiamo bisogno di cultura. Ma quando si tratta di usarla questa cultura perchè non va più bene? E a che cosa serve poi la cultura se alcuni dei suoi frutti migliori vengono del tutto ignorati consapevolmente o no?
A scuola ci hanno insegnato che quando non si capisce qualcosa si alza la mano e si chiede una spiegazione. Anche questa è cultura, cultura pedagogica.
Ma quando si esce dall'ambito scolastico che cosa succede? Queste regole smettono di valere? Dov'è la pedagogia? Dov'è la didattica? Si tratta forse di una pedagogia e di una didattica 'sui generis' che sfrutta il silenzio come forma di insegnamento? Che cosa dovremmo imparare da questo silenzio?
Il fatto è che abbiamo già imparato che l'insegnamento è un evento pedagogico quando determina apprendimento. E per determinare apprendimento in una fase emergenziale si cerca di rispondere con celerità, non di tacere. Altrimenti il legittimo sospetto è che questa emergenza sia fittizia, non reale.
Per quanto riguarda le problematiche del controverso ESM pur nella generale insoddisfazione, almeno da parte mia, della sentenza della Corte Costituzionale Tedesca, perchè speravo in qualcosa di più, obiettivamente bisogna ammettere che le condizionalità espresse dalla stessa Corte hanno una certa rilevanza! Hanno messo per esempio un tetto di 190 mld di euro alla contribuzione della Germania, ma cosa altrettanto  importante, se non di più, pare che si siano espresse sul fatto che la trasparenza in una democrazia sia la cosa più importante!
Questo mi procura una certa soddisfazione poichè nel post intitolato 'Passaggi storici delicati' avevo giusto messo in luce questo aspetto. Tuttavia ancora mi chiedo se qualcuno, anche tra i tifosi dell'ESM, si sia posto il seguente problema: le condizioni della Corte Costituzionale Tedesca ( l'ormai famoso 'si condizionato' all'ESM) non dovrebbero costituire una sorta di emendamento allo stesso trattato ed esservi quindi inserite nero su bianco? A che cosa servono le condizionalità espresse se non vengono scritte nero su bianco all'interno dello stesso trattato? E quando c'è un emendamento il trattato non deve essere riproposto all'approvazione? Che tipo di percorso legislativo è mai questo?
Forse mi sbaglio, almeno lo spero, ma la mia sensazione, e forse quella generale è che le si stia ignorando del tutto queste condizionalità!
Questa sensazione è corroborata dal fatto che c'è già chi sta pensando di quasi triplicare il fondo e passare da 700 a 2000 mld di euro, con grande leggerezza e distrazione rispetto alle realtà che si stanno manifestando in Europa.
Tutto questo avviene infatti mentre i cittadini della Spagna manifestano la propria sofferenza per l'attuale situazione nelle piazze, e  in Grecia altrettanto.
Se siamo cristiani mostriamoci capaci di ascoltare questa sofferenza. Ma anche chi non è cristiano, ed appartiene ad altre confessioni o addirittura è ateo, certamente è capace di raccogliere ugualmente le manifestazioni di sofferenza della gente. Dal punto di vista  di questi nostri concittadini europei penso che sia inspiegabile il fatto di dover versare valanghe di mld di euro, per riprenderli a debito, mentre le politiche di austerità non fanno altro che tagliare e tagliare.
La contraddizione  evidente che si pone come vero e proprio paradosso è che mentre viene chiesto alle fasce più deboli un ventennio di austerità con il 'Fiscal Compact', dall'altro lato si cerca di approntare un meccanismo di raccolta fondi per gettiti illimitati, il MES appunto.
Per tornare al parallelismo con la fisiologia umana di cui ho parlato nel post precedente, questo gettito illimitato significherebbe nientemeno che una emorragia continua ai danni di un paziente che, se è vero che soffre già di anemia (e forse soffre proprio di anemia!) non potrà farlo che  peggiorare.
Ascoltare le sofferenze della gente non è populismo, una parola sempre più spesso adottata da chi cerca forse troppo frettolosamente di etichettare realtà che invece dovrebbero essere esaminate con grande attenzione. Ci sono persone che si sono tolte la vita a causa della crisi, con quale coraggio o superficialità mi chiedo, si parla di populismo? Allora il fatto che stiamo ricordando queste realtà anche all'interno di questo blog, anche questo è populismo? Ne siamo proprio sicuri? Non c'è nemmeno un piccolo dubbio che affiora nella coscienza di chi taccia di populismo coloro che cercano di indicare realtà a forte rischio o politiche anti popolo?
La fretta sembra essere poi  il denominatore comune di tutto un contesto europeo che bando alle richieste e alle perplessità di una moltitudine di cittadini di tutta Europa, ma bando anche alle decisioni delle Corti Costituzionali Nazionali (vedi quella Tedesca) va avanti come se niente fosse, come se non facessero parte di questa Europa e non vedessero quello che gli sta accadendo intorno. Per chi vive in questo contesto decisamente altolocato è tutto urgente, fateci caso. Mentre dal mio punto di vista ciò che è urgente è l'ascolto dei cittadini, dare risposte alle loro domande e ancora e sempre l'aderenza all'art. A del trattato di Maastricht, forse già violentato all'interno dello stesso trattato.
Nel contesto italiano una domanda si impone su tutte e quasi non la si può più trattenere. E' arrivato davvero il momento di dare una risposta!
La domanda non è mia anche se nelle stesse intenzioni di chi l'ha formulata originariamente  certamente sussiste la speranza che ciascuno la faccia propria, così anch'io la faccio mia. La domanda, che circola da tempo e che nasce nell'ambito della ricerca economica è preceduta da una riflessione:
in questo contesto governativo italiano costituito da tecnici ciò che il cittadino si  sarebbe atteso è una risposta tecnica sulle cause che hanno portato l'economia in questo stato. Ecco quindi la domanda:

Potete finalmente spiegarci tecnicamente perchè l'ecomomia verte in questo stato di cose per favore?

Ai concittadini europei greci e spagnoli, ai quali manifesto la mia solidarietà, chiedo intanto di manifestare pacificamente, di tenere duro, ma soprattutto di porre ai propri governanti lo stesso quesito: perchè l'economia verte in questo stato? E' una domanda legittima.
Infatti se chi ci governa conosce la risposta perchè non ce la dice? E se non la sanno come fanno a stabilire le politiche risolutive?
Tutti capiscono infatti, è una questione elementare, che se non si sa di che cosa soffre il malato, non si possono adottare le cure necessarie. Se invece si sa di che cosa soffre il malato allora lo si dica apertamente.
Se le domande non sono comode è bene ricordare che nemmeno questa realtà lo è per una moltitudine di persone. La questione è difficile naturalmente, bisogna ammetterlo e bisogna esserne consapevoli, per questo occorre comprensione anche nei confronti degli stessi governanti che tuttavia essendosi proposti per dei ruoli di responsabilità hanno tra i loro doveri quello di non sottrarsi al dibattito stesso soprattutto nel momento del bisogno.
E poi avere comprensione non significa rinunciare al diritto-dovere di porre domande utili per il proprio paese. Per il cittadino italiano è un dovere farlo, ce lo chiede la nostra Costituzione. Spero che sia così anche per gli altri concittadini europei. Per concludere vorrei dire che sarebbe importante riconoscere la propria difficoltà ad affrontare il problema se c'è ( e pare a tutti che ci sia dal momento che di risposte non ce ne sono), invece di sbandierare soluzioni incomprensibili, che un numero crescente di persone addita come interessate e opinabilissime, e forse la soluzione si avvicina.

giovedì 27 settembre 2012

Circolazione, Re-distribuzione, Re-Paideia!

Riallacciandoci alla concezione del parallelismo della circolazione della moneta con la circolazione del sangue, trattato in questo blog nei post intitolati 'Le ragioni del lavoro', si può intanto dire che un organismo sia sano quando il sangue circola in determinate condizioni ottimali. Così pure per l'economia questo è vero: finchè la moneta circola essa crea benessere, ma deve circolare in determinate condizioni favorevoli.
La moneta diviene così il convenzionale sangue della società.
Il grande sperpero di denaro pubblico, le grandi perdite di denaro sia pubblico che privato dovute a spericolate operazioni speculative possono essere paragonate ad emorragie. Uno dei mali della nostra economia attuale, e mi riferisco anche all'economia reale, pare essere determinato proprio dal fatto che l'organismo-società soffre di anemia da emorragia. Nell'organismo umano quando sussiste questo stato patologico le risposte possono essere principalmente di due tipi: fisiologiche e meccaniche.
a) Fisiologiche ad opera delle cellule staminali emopoietiche del midollo osseo (che servono alla creazione di nuove componenti del sangue da reimmettere in circolo nell'organismo). Oppure b) di tipo meccanico cioè si interviene con una trasfusione meccanica di sangue. E così parallelamente nel mondo dell'economia quando ci sono forti perdite di denaro si interviene generalmente reimmettendo una medesima quantità di moneta nei mercati. E' la famosa formula del grande economista inglese J.M.Keynes che in generale sosteneva che nei periodi di crisi la reimmissione di liquidità in circolo nei mercati avrebbe favorito la domanda e quindi la ripresa economica. E questo pare abbia funzionato per un certo periodo.
Perchè non funziona oggi? E'la domanda che gli economisti si stanno facendo.
La crisi c'è e va superata, il problema è: come?
Bisogna conoscere la malattia per stabilire la cura. Ma i governi stanno zitti al riguardo. Che fare allora? Qualche proposta è possibile avanzarla.
Chi ama l'Italia, per esempio, può aiutarla acquistando titoli di stato al tasso di interesse minore possibile.
E' vero che questo sembra contraddire la logica del profitto, ma talvolta è proprio la logica del profitto che mette in crisi una nazione e la stessa economia e questo pare evidente sopratutto oggi.
Potrà sembrare strano ma è così! Che male c'è in un periodo di crisi a rinunciare ad un lauto profitto che indebita il tuo stato, la tua nazione, quando un profitto minore ti aiuterebbe comunque senza mettere in crisi il paese nel quale vivi e lavori e nel quale vivono e lavorano i tuoi concittadini?
Sarebbe così spiacevole aiutare la propria nazione a riemergere? Amare la propria nazione non significa odiare l'Europa, al contrario. E' l' Europa stessa che sottolinea l'importanza del rispetto per le singole specificità culturali e le singole tradizioni costituzionali.
La storia non si cancella e con la propria storia generalmente ci si identifica.
Oltretutto in questo caso si darebbe prova di una grande maturità civica e politica e l'esempio potrebbe essere seguito da altri. In un periodo di crisi si può fornire eccezionalmente e temporaneamente un aiuto che, non solo non costa niente (semplicemente fa guadagnare un po'di meno), ma che può fruttare alla collettività un minor indebitamento del proprio stato o nazione, e quindi un guadagno di ordine sociale e benessere generale! Non è una brutta prospettiva. E'così fattibile poi, Basta volerlo!
I veri profitti se proprio vogliamo, cerchiamo di farli nel mondo dell'economia produttiva, reale, lasciando perdere il profitto nel mondo del finanziamento degli stati.
Le banche in questo senso potrebbero svolgere un ruolo importante nel rivitalizzare le imprese, riacquistando quel ruolo storico che gli è stato proprio dal momento della loro creazione.
Questo costituirebbe una bella assunzione di responsabilità e un passo avanti nella soluzione della crisi.
Ma vediamo un attimo meglio il discorso dell'acquisto dei Titoli:
l'esempio dell'acquisto di Titoli di Stato sembra esemplare, estremamente esplicativo per capire le dinamiche dell'indebitamento.
Infatti maggiore è il tasso di interesse che noi percepiamo dall'acquisto di questi Titoli e maggiore sarà l'indebitamento dello stato. Lo stato si indebita con i privati cittadini per avere i soldi che gli sono utili, così che all'asta successiva dovrà aumentare il numero di Titoli di Stato stessi da vendere ai cittadini per avere i soldi utili sia per le politiche che intende fare sia per gli interessi che deve pagare a coloro che avevano acquistato i titoli precedentemente. E tutto questo porta ad un circolo vizioso difficilmente arginabile.
Da questa situazione la politica se ne esce con le proposte di austerità, che in una ottica Keynesiana rappresenta l'esatto opposto di ciò che si dovrebbe fare, perchè determina una contrazione dei mercati. La domanda svanisce, la produzione rallenta, l'occupazione è a rischio. Un altro circolo vizioso.
L'indebitamento degli stati ed il rapporto debito/pil diventa allora il cavallo di battaglia, ma direi più esattamente la scusa, per la creazione di strutture che nelle intenzioni o nella propaganda avrebbero la funzione di aiutare il pareggio di bilancio e riequilibrare il suddetto rapporto debito/pil, con dubbia efficacia, ma con certezza della perdita della sovranità nazionale.
E'ciò che stà avvenendo con l'ESM.
Chi ama l'Italia può aiutarla quindi acquistando titoli di stato a tassi di interesse minori.
In termini generali, minori sono i tassi di interesse e minore è l'indebitamento pubblico e privato. Seguendo questa traiettoria, la teoria della società-organismo e del concomitante concetto di circolazione della moneta come circolazione del sangue, troverebbe nelle sue estreme conseguenze applicative un suo ideale un po' utopistico, date le circostanze, che forse potrebbe spaventare qualcuno, ma che offriamo a livello di semplice concorso di idee e per cominciare a familiarizzare con alcuni concetti che potrebbero essere estesi e sviluppati con maggiore pertinenza da esperti di settore, ricercatori e studiosi di economia e finanza. Si tratta della circolazione del denaro se non a tasso zero, ad un tasso bassissimo o quasi inesistente; in altri termini della sua pura e semplice circolazione!
Ci vorrebbe una fiducia fortissima nell'idea che circolazione è benessere in sè. Ce lo insegna l'organismo sano, che in una situazione di normalità deve fare fronte con le cellule staminali emopoietiche soltanto al decadimento e invecchiamento naturale dei componenti del sangue come per esempio i globuli rossi, le piastrine ecc.
Ma torniamo ancora su ciò che si può fare per risolvere la crisi.
Qualcosa di interessante potrebbe scaturire da quello che potremmo definire il progetto trasparenza, il progetto Glasnost direi. Per esempio sarebbe interessante avere una totale trasparenza sui flussi di denaro relativi alle accise sui carburanti. Una volta ottenuta la quale si potrebbe capire come usare meglio per il bene comune questo gettito. E' solo un esempio.
Un'altra cosa ancora sarebbe una equa ed adeguata redistribuzione del denaro, dai luoghi nei quali oggi esso si addensa infruttuoso oltre ogni limite a quelli periferici attraverso opportune e mirate, ancorchè eque, politiche sociali adottate nell'interesse comune. In altri termini una patrimoniale di solidarietà.
Ricordate la parola d'ordine della precedente campagna elettorale del Presidente degli Stati Uniti d'America Obama? Re-distribuzione! A tale proposito apro una piccola parentesi perchè vorrei ancora una volta far notare che se si è alleati degli Stati Uniti, non lo si deve essere soltanto quando si tratta di mandare truppe in missione di pace, o all'atto dell'acquisto di caccia militari, lo si deve essere anche nel momento della Re-distribuzione!
Se questi aiuti venissero coadiuvati da un aumentato senso di responsabilità internazionale, dovuto ad una espansione dello stato di diritto in modo paritetico all'espansione delle politiche economice, se questi aiuti venissero supportati da serie politiche di reindustriallizzazione, per fare leva sull'economia reale che tenga conto anche dell'ambiente, parte della crisi se ne andrebbe da sè. Così in Europa sarebbe possibile riprendere il cammino dell'integrazione europea su una base diversa da quella attuale che ha questa connotazione così emergenziale, forse interessatamente emergenziale. Si potrebbe ripartire da una base più naturale e meditata in accordo con il tanto bistrattato articolo A del trattato di Maastricht, senza soluzioni affrettate che, tra i loro effetti collaterali non esplicitati ( perchè non esplicitarli?) vedrebbero quello della perdita di sovranità nazionale delle singole nazioni. Così sarebbe possibile riprendere il cammino su basi diverse e facendo leva sulla cultura e sulla consapevolezza che oggi pare essere sopportata con un malcelato senso di fastidio.
L'evoluzione sociale potrà mostrare i suoi benefici solo e soltanto se verrà preceduta da una preparazione specifica al cambiamento a cui deve essere deputata principalmente la scuola. Viceversa sembra che oggi si preferisca fare leva sull'inconsapevolezza, sull'assenza di dibattito, e su una forza muscolare che ha la funzione di mettere i cittadini dinanzi al fatto compiuto ignorando le miriadi di proteste, di richieste, di domande, di proposte ecc.
E' la preparazione culturale una delle chiavi fondamentali attraverso le quali l'integrazione europea potrà avvenire nei giusti modi e nei giusti tempi, senza fretta, che è sempre una cattiva consigliera. Ce lo dicono molti detti popolari, e per chi è credente lo dice la Bibbia.
E a tale proposito dobbiamo riconoscere alla Scuola, particolarmente quella pubblica, e agli insegnati, anche loro un po' bistrattati oggigiorno, il ruolo fondamentale che essi in realtà hanno già adesso, ma che potrebbe addirittura aumentare, essere rivalutato, rivalorizzato, per essere rilanciato energicamente, perchè è anche di questo che abbiamo bisogno.
E' per le ragioni sopra esposte che dobbiamo investire nella cultura e riportare in auge la Scuola e l'educazione civica e morale che essa sa impartire per la formazione del nuovo cittadino europeo che deve saper amare l'Europa perchè sa amare anche il proprio territorio e la propria specifica cultura.
Una nuova educazione in un ottica europea, per la formazione del cittadino europeo di un' Europa democratica e rispettosa delle diversità culturali. L'educazione del cittadino è stato un ideale della stessa antica Grecia. La chiamavano Paideia.
Ancora educazione quindi, di nuovo educazione, di nuovo Paideia, Re-Paideia!
Anzi direi: Circolazione, Re-Distribuzione e Re-Paideia!!!

mercoledì 19 settembre 2012

Il ruolo del concetto di Patria nell'Europa di oggi e nel mondo che cambia

L'Europa e il mondo stanno cambiando, questo è evidente per tutti, e con essi i loro abitanti.
I cambiamenti in atto sono molteplici e complessi ma non è in questa sede che li esamineremo, limitandoci a prendere atto che ciò è vero e che questa verità pervade ogni settore dell'attività umana. Questi cambiamenti sono tali e tanti che spesso il cittadino si sente disorientato di fronte ad essi anche perchè possono mettere in crisi sistemi di valori fino ad adesso comunemente condivisi e accettati e che apparentemente, ma in realtà solo apparentemente, sembrano costituire il retaggio di qualcosa che con troppa superficialità e faciloneria e forse interesse viene tacciato come antiquato.
La domanda che questo breve scritto si pone è: esiste ancora oggi un ruolo per il concetto di Patria? Oppure questo ruolo è sorpassato?
Vorremmo rispondere subito con un si, che esiste ancora oggi un ruolo per questo concetto che, per certi versi, e soprattutto nella sua accezione più alta, simbolica e originale (tradizionale direi) sembra anzi essere in qualche modo eterno, esattamente come il 'Padre' da cui in ultima analisi questo stesso concetto prende le mosse, e a cui in ultima istanza lo possiamo far risalire.
Ma naturalmente, seppure in qualche modo la prima immediata risposta non sia del tutto priva di una sua consistenza, non lascermo questa risposta priva di ulteriori argomentazioni. Anzi sono proprio le argomentazioni che seguiranno che ci interessano particolarmente e che speriamo possano offrire al lettore spunti su cui riflettere e magari su cui stendere un approfondimento.
Cominciamo col dire, e credo si sia già intuito, che il concetto di Patria non è privo di una sua sacralità, neanche nalla sua più moderna accezione di nazione. Che Dio stesso abbia a cuore le nazioni credo che lo si possa appurare da tutta una serie di eventi storici nei quali è ravvisabile ad un occhio attento la traccia di un tocco soprannaturale. Uno di questi episodi storici esemplari è ravvisabile secondo me in quella azione bellicosa da parte della Spagna ai danni dell'Inghilterra che vide mettere in campo da parte della stessa Spagna una superba flotta così superba che fu chiamata l'Invencible Armada. Questo episodio si presenta per un cattolico non privo di qualche asperità e  anzi direi piuttosto spinoso. La questione è delicata, ma lo scopo per il quale lo citiamo ci sembra tale da indurci comunque a trattarlo.
Apro a questo riguardo una piccola parentesi per dire che nella sua lunga storia talvolta la Chiesa si è lasciata trarre in inganno e non ha operato sempre al meglio delle sue possibilità.
Chi fosse pronto a scandalizzarsi per questa affermazione ricordi con quanta umiltà papa Giovanni Paolo II abbia chiesto scusa per gli errori della Chiesa. Egli ha chiesto sette volte scusa per gli 'errori della Chiesa', in una stessa cerimonia specificamente preposta a questo scopo, cerimonia che costituisce a detta di molti uno dei momenti maggiormente rilevanti di tutto il suo pontificato. Si è trattato di un atto di grande importanza e rilevanza storica, di un atto di riconciliazione, un atto certamente non facile soprattutto non scontato, estremamente condiviso anche se non da tutti, ci è stato fatto osservare.
Ci sono stati dunque degli errori commessi nel corso della storia da parte della Chiesa, errori spesso legati a violenze e soprusi, anche queste ricordate da Giovanni Paolo II.
Benchè questo specifico episodio non sia stato citato, anche in virtù del fatto che è stato addebitato alla Spagna e non alla Chiesa, benchè sia stata rilevata una certa influenza della stessa,  questa umile e riconciliante ammissione, frutto di grande saggezza, ci autorizza di fatto a ritenere che la dove si manifestano violazioni, prepotenze e violenze non si stia operando secondo il più alto mandato di pace e di fratellanza, e neanche la dove si violano gli stati nazionali.
Concentriamo quindi la nostra attenzione un attimo sull'episodio dell'Invencible Armada.
Con questa azione si voleva aggredire uno stato sovrano, l'Inghilterra, in quel momento governato da una regina protestante, Elisabetta I.
Eppure obiettivamente sembra proprio che l'aiuto offerto da Dio - che Egli possa perdonare il mio ardire- in quel momento non sia stato destinato alle forze cattoliche (e lo dico da cattolico), bensì a quelle protestanti.
Come mai? Che cosa significherebbe questo che Dio preferisce i protestanti ai cattolici? Non credo. Anzi credo che si tratti di una domanda mal posta o di una conclusione quantomeno affrettata.
Questo episodio invece, ci dimostra che probabilmente Dio stesso difende gli Stati Sovrani, gli Stati Nazionali, difende il loro suolo. Non ha guardato al tipo di religione, sembrerebbe, quanto piuttosto alla nazione! Non ha fatto preferenze in nome dell'una o dell'altra confessione, ha guardato alla difesa del suolo patrio, e ha consegnato la vittoria all'Inghilterra.
Io sono cattolico ma se guardo con obiettività e sincerità a questa famosa vicenda storica dico che non esiste cattolico sulla faccia della terra che possa convincermi a 'tifare' per  l'Invencible Armada!
Anche questo episodio corrobora dunque la tesi secondo la quale Dio difende gli Stati Nazionali.
E' possibile trovare un legame scritturale tra questo atteggiamento divino e appunto, le Sacre Scritture?
E se si, dove?
Intanto diciamo subito che se citassimo l'Antico Testamento, di episodi nei quali l'intervento Divino subentra a determinare una vittoria anche militare del suolo patrio ce ne sono molti. Ma nei Vangeli?
Anche nei Vangeli è possibile rintracciare i segni di ciò che costituisce la legittimazione di questo atteggiamento. Naturalmente il messaggio evangelico nella sua interezza valica qualsiasi tipo di confine anche nazionale ed è rivolto a tutti gli esseri umani. Ma questo non significa che una nazione non sia autorizzata a difendersi da aggressioni esterne.
Avviciniamoci per gradi e proviamo a seguire il discorso seguente:
Il concetto di Patria è connesso al concetto di 'prossimità'.
Già, ma che cos'è la 'prossimità'? La 'prossimità' è la proprietà di ciò che è prossimo, di ciò che è vicino.
Questa proprietà è quell'elemento discriminante secondo il quale per il Vangelo i credenti possono riconoscere ciò che dovrebbe essere amato:
'Ama il prossimo tuo come te stesso.' (parziale citazione dal cap. 19, versetto 19 del Vangelo
secondo Matteo, edizione della CEI). Il prossimo tuo!
Se infatti non siamo in grado di amare ciò che ci è vicino, come potremmo pensare di poter amare ciò che ci è lontano? Se non siamo in grado di amare ciò che vediamo, come potremmo pensare di amare ciò che non vediamo?
Ecco che allora  amare il 'prossimo tuo' diventa quasi il richiamo ad una pedagogia dell'amore fraterno che si applica e si impara a partire da ciò che ci è vicino, anche per essere estesa a ciò che ci è lontano (che non viene escluso), e tuttavia proprio a cominciare da ciò che ci è vicino. Se non si colma prima questa misura difficilmente potremmo pensare di colmare l'altra.
Se poi ogni uomo impara ad amare il prossimo vicino, anche l'uomo lontano potendo contare sulla presenza e sulla vicinanza di qualcuno potrà essere amato. Ecco perchè è più necessario, oltre che più naturale amare chi è prossimo rispetto a chi non lo è.
Nel corso della sua lunga storia la Chiesa ha offerto potenziali e parziali estensioni di questo concetto.
San Francesco, in particolare, ci ha insegnato che è possibile estendere questo amore anche alla natura.
E allora non dovrebbe essere arduo operare il passaggio successivo, quello secondo il quale anche per quest'ultima (per la natura) dovrebbe essere spontanea, l'applicazione di questo precetto di amore per ciò che è prossimo. E si può così cominciare ad amare la natura circostante.
C'è una distinzione evidentemente, anche marcata se proprio vogliamo, tra l'oggetto cui rivolgere il proprio amore nel contesto Evangelico e quello a cui rivolgere il proprio amore in questa specifica accezione francescana. Ma non una contraddizione, poichè quest'ultima non nega la prima, anzi la comprende. Semplicemente estende il concetto. E procedendo per estensioni, e passando quindi dall'uomo alla natura, si può arrivare ad amare il territorio, la terra, la propria terra, la Patria. Anzi direi proprio: la terra che ci è prossima e che è stata prossima ai nostri padri, quella dove sono nati i nostri padri e che per questo appunto prende il nome di Patria. E ricordiamoci che i padri hanno un rapporto di similitudine attraverso la proprietà della paternità col 'Padre Celeste' pur con le debite differenze qualitative e quantitative.
L'amore per il territorio vicino, quello che puoi vedere e toccare, quello di cui puoi saggiare altre propietà come il calore, l'umidità, il profumo, non ultimi i suoni e tutto ciò che i tuoi sensi possono percepire, non è un amore per del semplice fango o della polvere.
L'amor di patria stabilisce un rapporto, un legame affettivo tra il singolo uomo e la terra in cui egli vive, ma stabilisce anche un legame tra tutti gli uomini che condividono lo stesso sentimento e che sono 'prossimi' (vicini) alla stessa terra, e diviene quidi sentimento collettivo e unificante. Stabilendo un legame tra tutti gli uomini che condividono questo stesso nobile sentimento li 'rilega' insiema ed è quindi in qualche modo sentimento 'religioso', parola che deriva da 'rilegare', appunto.
E naturalmente è un amore che si rivolge a tutto ciò che quel territorio rappresenta anche in termini culturali.
E la cultura di un territorio, sappiamo bene, costituisce una parte fondamentale della nostra identità.
L'amore per la Patria acquista così una sua ben evidente sacralità, in stretta relazione con lo stesso Vangelo e con la stessa pedagogia evangelica.
Chi cercasse di perturbare questo stato di cose ed il sentimento ad esso collegato commetterebbe nientemeno che un sacrilegio.
Per questo non dobbiamo stupirci di notare questo aiuto divino prestato all'Inghilterra, nell'episodio dell'Invencible Armada.
E non dobbiamo dubitare, soprattutto per chi ha fede, che un simile aiuto non possa essere nuovamente dispiegato a quelle nazioni che potrebbero essere ingiustamente minacciate da forze disgreganti, antinazionali, se non addirittura antidemocratiche.
La sacralità del concetto di Patria è anche ribadita dalla Costituzione Italiana che con il suo articolo 52  che (cito parzialmente) recita:

'La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.'

Non si dice semplicemente 'dovere del cittadino', si dice espressamente 'sacro dovere del cittadino'. Sacro!
La nozione di sacralità della Patria trova qui una sua alta legittimazione e comprovazione istituzionale.
Auspichiamo la presenza in parlamento di persone che tengano ben fermo davanti agli occhi questo articolo della Costituzione.
Questo articolo è alla base di quella che fino a qualche anno fà è stata la chiamata alla leva militare. Ma questo stesso articolo non significa che la Patria deve essere difesa soltanto da attacchi portati con armi convenzionali, o da eserciti in mimetica, per così dire tradizionali.
La difesa della Patria si opera in ogni ambito e settore nel quale la Patria e i suoi cittadini si trovano ad operare, e ciò da cui dovrebbe essere difesa oggi potrebbe estendersi a tutta una serie di ambiti di aspetto assai diverso esteriormente da quello di una guerra convenzionale'.
Eppure potrebbero avere nelle conseguenze effetti assai simili a quelli di una guerra convenzionale, tale che non sarebbe del tutto furi luogo chiamare pure queste situazioni guerre.
Un aspetto certamente inquietante e in qualche modo subdolo di questo tipo di guerre non convenzionali, è costituito dal fatto che non vengano neppure dichiarate. Così la spia dell'esistenza di questo tipo di guerre è data da tutta una serie di conseguenze che possiamo avvertire come disagi sociali, economici e politici.
Spie che, quando vengono avvertite, lasciano spesso la triste sensazione che poco o niente si possa ormai fare. Mai cedere di fronte ad una così nefasta tentazione!
L'amore del cittadino verso la propria Patria, diventa allora la molla della difesa della stessa in questa estesa accezione, cui la Costituzione stessa ci richiama. Ed è dovere!
C'è chi si chiede se citando la patria o la nazione, non si corra il rischio di riproporre vecchi errori nazionalisti. La preoccupazione è legittima ma bisognerà pur operare dei distinguo. Qui non si tratta di certo di riproporre niente del genere.
Sarebbe un grave errore invece quello di assimilare l'amore per ciò che è prossimo ad un cieco nazionalismo del tipo di quelli che ci sono stati alcuni decenni fà in Europa, dove altri fattori condivano l'amor Patrio mutandone il sapore e rendendolo indigesto, non ultimo quello di una presunta superiorità, non ultimo quello dell'assenza di democrazia e di libertà.
L'amor Patrio che è l'oggetto della nostra indagine invece si accompagna imprescindibilmente all'amore per la democrazia e per i diritti umani fondendosi con loro in un unica entità.
Non è un amore che chiede di dominare, è un amore che chiede il rispetto della democrazia e dei diritti fondamentali dell'uomo e del cittadino, e della libertà prima di tutto riconoscendoli agli altri popoli e nazioni. Altrimenti ci sarebbe una evidente contraddizione.
In un contesto come quello attuale che guarda all'Europa bisogna chiarire subito che questo amore non solo non è in contrasto con la stessa Europa ma anzi costituisce esattamente quello che dovrebbe essere alla base dell'Europa dei Popoli; non solo non è in contraddizione con l'Europa, ma è ciò che lo avvicina all'Art. A del trattato di Maastricht che cito parzialmente:

'Il presente trattato segna una nuova tappa nel processo di creazione di un'unione sempre più stretta tra i popoli dell'Europa, in cui le decisioni siano prese il più vicino possibile ai cittadini.'

Torno a fare notare: 'in cui le decisioni siano prese il più vicino possibile ai cittadini.' Anche in questo che è il primo articolo di questo trattato riecheggia il concetto di prossimità, così significativo e che abbiamo già incontrato nientemeno che nel Vangelo.
Eppure talvolta abbiamo la netta sensazione che si passi sopra questo articolo con grande superficialità e talvolta, pare, menefreghismo.
Stabilito questo legama tra il concetto di 'prossimità' e il sacro amor patrio chiediamoci:
E' superato il precetto evangelico? Se non lo è, neppure questo lo è!
Chiediamoci ancora: è superato l'articolo 52 della Costituzione?
Se non lo è, neppure questo atteggiamento costituzionale lo è. la verità è che, anche in un contesto europeo, se non si è in grado di amare ciò che ci è vicino non saremmo mai in grado di amare ciò che ci è lontano.
Se non si da prova di amare ciò che ci è vicino come potremmo pensare di convincere qualcuno di essere in grado di amare ciò che ci è lontano?
Conoscete la fiaba di Esopo che si intitola 'Il capraio e le capre selvatiche'? Leggetela!
Pur con qualche debito aggiustamento potrebbe rilvelarsi di una qualche efficacia nella decifrazione di questa realtà.
E chi pensa di aver superato il concetto di Patria e la sua sacra e pedagogica utilità contrapponendovi un superficiale e magari interessato, ancorchè vago concetto di internazionalità, che l'amor patrio tra l'altro non esclude ( come spero di aver dimostrato) o di contrapporvi altresì un cosmopolitismo di facciata unito a falsi miti di progresso, probabilmente non ha compreso appieno la profondità di questo concetto e del sentimento che gli è proprio e lo invito quindi a riflettervi sopra. Probabilmente non ha ancora compreso bene qual'è il luogo sacro da dove esso scaturisce. Certo forse non è così scontato saperlo, ma lo invito a rifletterci sopra.
Provate a chiedere agli inglesi se siano privi di questo sentimento. Cosa pensate che vi risponderebbero?
E allora chiendo ancora: vi sembra forse l'Inghilterra un luogo di passatismi e di antiquati valori? Vi sembra un luogo che ripudia la modernità?
Esiste dunque ancora oggi un ruolo per il concetto di Patria?
Certo che si, e può essere riscoperto alla luce del Vangelo!
Esiste dunque ancora oggi un ruolo per questo concetto?
Certo, e può sposarsi al concetto di democrazia, e rispetto dei popoli!
Chiedo ancora una volta: esiste oggi un ruolo per il concetto di Patria?
Certo, e si può accompagnare al ruolo dei diritti umani, e del cittadino europeo!

Concludo dicendo che ci sono delle sfide per il futuro che dovranno essere affrontate e che non possiamo rimandare ulteriormente. Queste sfide sono difficili, anzi difficilissime e riguardano tutti, nessuno escluso. Alcune delle più importanti riguardano l'ambiente e i suoi cambiamenti, anche climatici. Dobbiamo affrontare la questione dell'inquinamento,dei disboscamenti, dell'aumento della temperatura terrestre con conseguente scioglimento dei ghiacci.
Gli esperti del settore ci informano per esempio che lo scioglimento dei ghiacci con la susseguente immissione di acqua dolce negli oceani è uno dei problemi attualmente più preoccupanti anche perchè tra le conseguenze a cui può dare luogo c'è quella sulla possibile modificazione della Corrente del Golfo che potrebbe avere conseguenze disastrose.
Per affrontare bene questi problemi due cose sono fondamentali:
La prima è quella di fare tesoro delle conquiste del passato, conquiste come la democrazia, con tutti i benefici che questa arreca.
La seconda è di non ripetere gli errori del passato, come per esempio i totalitarismi, con tutte le nefaste conseguenze e gli oscurantismi che questi si trascinano dietro.
Queste due condizioni sono indispensabili per la serenità del genere umano, e per il suo sereno sviluppo. Abbiamo bisogno di idee per le sfide del futuro. Senza le condizioni sopra descritte rischieremmo di non avere la serenità giusta perchè queste si sviluppino.
Senza queste due condizioni rischieremmo di perdere queste importanti sfide. L'amor patrio entra in gioco, o dovrebbe entrarvi, come valore aggiunto che aiuta queste due condizioni a realizzarsi o a mantenersi.
Impariamo dunque a difendere sempre le conquiste umane, impariamo a riconoscere i pericoli che le minacciano, impariamo a salvaguardare la democrazia di cui l'amor patrio non è un nemico,ma anzi un amico, e la spia di un amore che può ben valicare anche i confini nazionali, e spingersi ancora oltre.

mercoledì 12 settembre 2012

Insoddisfatti e amareggiati!

La Corte Costituzionale Tedesca dice il suo 'si condizionato' alla ratifica del trattato ESM (o MES).
Il punto sul quale la stessa Corte esprime le condizionalità sembra riferirsi essenzialmente alla quantità di miliardi di euro, che non dovrebbero superare il numero di 190, secondo questo parere.
Attendo di avere un maggior numero di informazioni e di conoscere i dettagli, per capire se ci sono delle altre condizioni nella sentenza, cosa che io spero.
Non conosco la Costituzione Tedesca ne la sentenza nella sua totalità e  quindi non posso esprime giudizi di merito. Ma la questione ESM non è questione soltanto tedesca. E' questione anche italiana e, ovviamente europea. Per questo ribadiamo il diritto di esprimere le nostre libere opinioni, nel rispetto delle opinioni contrarie naturalmente, e tuttavia nella piena libertà di opinione.
Auspico che simili decisioni siano accompagnate da valutazioni e comparazioni specifiche il più scentifiche possibili, e che siano fornite di esempi esplicativi, al fine di far riconoscere al cittadino la volontà, da parte delle istituzioni, di essere comunicative e persuasive al massimo grado.
Tuttavia ritengo questa decisione una sconfitta personale.
Anche se le mie opinioni sono potenzialmente osservabili e leggibili da una quantità imprecisabile di persone, poichè vivono in un blog, la scarsa visibilità delle stesse non è tale da farle entrare nel dibattito pubblico.
La scarsa visibilità del blog è in parte da attribuirsi alla mia diretta responsabilità ma sarebbe lungo adesso spiegarne i motivi. Mi limito, per il momento a far osservare che questo nasce da osservazioni di carattere generale che in parte sono già presenti nei primi post pubblicati.
Tuttavia ripeto, mi dichiaro apertamente sconfitto! Almeno nella giornata di oggi.
Ma credo che lo sia l'Europa intera, in realtà.
Ogni qual volta si fà un passo nella direzione della consegna delle redini dell'Europa nelle mani di un organismo finanziario non istituzionale e non elettivo, strappandole da quelle del parlamento, non c'è di che essere felici. Perchè una delle conseguenze non esplicitate, forse perchè non a sufficenza osservata, è proprio questa! Perchè uno dei rischi, forse non ben calcolato dai redattori del trattato, è proprio questo!
Io non giudico, e anzi rispetto la Corte Costituzionale Tedesca. Non  ho la competenza per giudicare un organo di un altro stato e ripeto, non conosco la Costituzione Tedesca. Ma conosco il trattato ESM.
Questo è sufficente a rendermi insoddisfatto della sentenza, che mi rattrista molto!
Auspico ancora una volta che anche la Corte Costituzionale Italiana si esprima in proposito.
E mi chiedo fin da subito: come conciliare il primo articolo della Costituzione Italiana che afferma la sovranità del popolo, con la cessione di sovranità nazionale in materia di politica economica che è una delle conseguenze non esplicitate del trattato ESM?
E mi chiedo ancora una volta: Quali parlamentari  hanno ricevuto mandato da parte dei cittadini di cedere la sovranità nazionale? C'è qualcuno che può alzare la mano e dire: Si, io l'ho recevuto questo mandato?
Il trattato ESM così come si presenta adesso, continua a mantenere tutti i suoi lati oscuri che, se non sono in contraddizione con la Costituzione Tedesca non è detto che non lo siano con altre Costituzioni appunto, quelle stesse Costituzioni che l'Europa stessa afferma di voler salvaguardare. Noi speriamo sempre nella coerenza.


lunedì 10 settembre 2012

Ci sono già FESF e EFSM!

Tra due giorni la Corte Costituzionale Tedesca si esprimerà in merito al trattato ESM (o MES).
La questione è: questo trattato è compatibile con la Costituzione Tedesca oppure no?
Dubbi sulla costituzionalità di questo trattato anche rispetto alla Costituzione Italiana sono stati espressi in vari momenti e da varie persone, in modo trasversale direi, ma sono stati scarsamente considerati.
Credo che anche la Corte Costituzionale Italiana dovrebbe esprimersi in merito, sarebbe un segnale importante quello di voler venire incontro ai dubbi espressi dalla popolazione. Io ancora ci spero, e so che la mia, non solo non è una voce e una speranza isolata, ma che, al contrario è molto diffusa ed è latente anche in chi non la esprime a voce aperta!
Tra coloro che vogliono il MES (nelle intenzioni: meccanismo di stabilità europeo) sono state espresse opinioni secondo le quali senza questo organismo ci sarebbe lo scompiglio.
La mia opinione è che non ci sarebbe nessuno scompiglio poichè dei meccanismi di stabilità ci sono già e sono addirittura due. Si chiamano: Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria (FESF) e European Financial Stabilisation Mechanism (EFSM).
Quindi suggerirei a chi teme questo di considerare l'esistenza di questi due organismi.
Poi suggerirei anche di considerare il fatto che fino a che esisterà la volontà umana e politica di lavorare per il bene comune dei cittadini dell'Unione europea, questa stessa volontà terrà in piedi l'Unione europea. Il MES rappresenta invece una radicalizzazione del FESF e dell'EFSM, una radicalizzazione piena di lati controversi e oscuri, una radicalizzazione che va in una direzione che lo allontana sempre più marcatamente dall'art, A del trattato di Maastricht, rileggiamolo:

'Con il presente trattato, le Alte Parti Contraenti istituiscono tra loro un'Unione europea, in appresso denominata «Unione».
Il presente trattato segna una nuova tappa nel processo di creazione di un'unione sempre più stretta tra i popoli dell'Europa, in cui le decisioni siano prese il più vicino possibile ai cittadini.'

Nota bene: ' in cui le decisioni siano prese il più vicino possibile ai cittadini'!
Questo trattato appunto si allontana dai cittadini. Meglio allora i trattati già esistenti.
In ogni caso non c'è niente da temere nella non entrata in vigore di questo trattato.
Anzi questo avrebbe la funzione di poter approfondire meglio i singoli aspetti anche quelli più controversi (e sono molti) e di poter offrire una alternativa efficace.
La fretta è una cattiva consigliera. Lo spirito di prudenza è sempre il benvenuto. Prevenire è meglio che curare.
Quindi la non entrata in vigore del MES non solo non arreca danni a nessuno, ma al contrario, apre opportunità e sviluppi interessanti, dando potenzialmente voce a quelle idee che non hanno avuto l'opportunità di potersi esprimere appieno in questo attuale contesto politico, per quanto ci abbiano provato.
La non entrata in vigore del MES non solo può essere ben supportata dalla presenza degli altri due organismi (FESF e EFSM) ma consentirebbe di costruire altresì una alternativa nel rispetto del vero spirito europeista, quello espresso dall'art. A del trattato di Maastricht appena citato,
articolo sottoscritto dalle Alte Parti contraenti nel nome della democrazia e del proprio popolo!

domenica 9 settembre 2012

Chi ha ragione?

E recentissima la notizia del piano della Banca Centrale Europea su possibili acquisti calmieranti di titoli di stato.
Se ricordate bene, nei giorni scorsi e particolarmente ad agosto, tra le opinioni che circolavano a proposito di questa possibile iniziativa, c'era quella secondo la quale questa stessa iniziativa sarebbe stata oltre il mandato della BCE.
Oggi altre opinioni si accavallano e dicono il contrario. Chi ha ragione?Intanto quando le opinioni sono divergenti è probabile che dei dubbi sussistano al riguardo e che le opinioni in campo indichino semplicemente le rispettive volontà.
In ogni caso difronte a due opinioni divergenti, il cittadino che vuole formarsi un idea in proposito, ha solo un modo per uscire dall'imbarazzo, ed è quello di muoversi autonomamente. E le fonti a cui attingere naturalmente sono i documenti e i trattati europei.
E'quindi giusto cercare di formarsi una opinione autonoma attraverso la lettura di questi trattati.
C'è una domanda comunque che intanto affiora spontanea: Esiste in europa una istituzione che ha l'autorità per dirimere simili controversie?
Oltre a ciò una cosa che desta abbastanza clamore tra la gente comune è questa:
Il consiglio della BCE si riunisce, decide, e la politica dell'Europa cambia!
E'possibile questo? E'così che funziona?
Non devono essere interpellate altre istituzioni europee per delle decisioni sulle politiche europee?
Ma per tornare ai possibili acquisti calmieranti di titoli di stato, teoricamente questo, per l'Italia, dovrebbe voler dire l'abbassamento del famoso spread. Intanto la conoscenza di questa parola relativamente nuova, e del suo significato dovrebbe essere approfondita da parte dei cittadini, me compreso.
Poi, posto che l'abbassamento dello spread è un obiettivo che tutti speriamo di raggiungere, le opinioni che si esprimono sulle modalità attraverso le quali questo potrebbe avvenire sono diverse. Si ritiene che non esista un solo modo per ottenere questo. Molti cittadini costruttivamente critici ( anch'io spero di esserlo) nei confronti di certe politiche europee offrono interessanti punti di vista.
Quindi sarebbe auspicabile, ritengo, aprire tavoli di discussione per ascoltare le diverse argomentazioni, invece di spingere sull'acceleratore per allontanarsi il più velocemente possibile dalle voci di dissenso, voci che se sono preoccupate, hanno il diritto di esserlo.
Dopotutto quello di allestire tavoli di discussione sarebbe un indice indiscusso di democrazia e di pluralismo che è ciò che l'Europa dei Popoli chiede accoratamente.
Quando invece constatiamo che una simile ricchezza di idee rimane sostanzialmente inascoltata, la mente si rivolge subito all'art.A del trattato di Maastricht dove si dice che nell'Unione europea le decisioni saranno prese il più vicino possibile ai cittadini.
Credo che sia compito di grande responsabilità da parte di qualsiasi istituzione Europea, mantenersi vicina a questo articolo, e questo è quello che in molti chiedono, me compreso.
Credo anche che sia inappropriato, se non addirittura dannoso, ancorchè legittimo s'intende, porre questo tipo di problematiche su un piano di tipo calcistico. Il calcio, beninteso è uno sport bellissimo, di grande richiamo, uno sport che adoro, e se l'intento è quello di richiamare l'attenzione di una moltitudine di persone su questi temi mediante il parallelismo con questo sport l'intento è perfino lodevole. Tuttavia ritengo che il calcio in questo contesto non c'entri perchè i valori in campo non sono riassumibili con uno schematico semplicistico Italia V/s Germania. I valori in campo sono invece trasversali, direi trans-nazionali, ed implicano cose di natura assai diversa: equilibri di forze, politica, etica,economia,deontologia,democrazia, istituzioni ecc.
Così si potrebbero schierare tra coloro che condividono una certa opinione persone e dell'una e dell'altra nazionalità insieme e questo per ogni opinine esprimibile su questi temi.
Auspico invece che li si affrontino questi temi cercando di approfondire gli argomenti che sono difficili e rilevanti, anche e soprattutto lasciando spazio alle opinioni originali ancorchè critiche.

mercoledì 5 settembre 2012

Passaggi storici delicati

In questo passaggio storico molto delicato dove l'identificazione con la propria nazione si scontra con la creazione di altri organismi politici sovranazionali i cittadini si sentono disorientati. Questo disorientamento dovrebbe entrare a buon diritto nell'analisi sociologica della contemporaneità, e divenire così un termine di riferimento costante, certamente da non sottovalutare. Soprattutto coloro che hanno a cuore il bene comune dei propri concittadini oltre al naturale bene per se stessi dovrebbero tenere altamente presente questo dato.In questa fase delicata dunque non deve sembrare superflua la domanda: l'Unione europea come risponde a questo disorientamento?
Una prima risposta potrebbe essere questa: con i  Diritti fondamentali.
Intanto spendo ancora qualche parola per sottolineare l'importanza che l'identificazione con la propria cultura e con la propria nazione ha per un qualsiasi individuo. Questa identificazione che naturalmente può avere vari gradi e livelli risulta importante per determinare la propria identità. Faccio soltanto notare come generalmente si sia concordi nel ritenere la propria identità una cosa di importanza assoluta per la salute fisica e psichica. Basti pensare a quali e quante patologie può dar luogo la perdita della propria identità.
Queste sono concezioni di carattere estremamente generale che credo trovino d'accordo senza troppi problemi i medici,gli psicologi,gli psicoterapeuti e via dicendo. Per questa ragione ritengo che un punto di riferimento importante possa essere costituito proprio da un sistema di valori simili a quelli che possiamo ritenere i valori delle singole nazionalità, valori con i quali ci identifichiamo e che ci fa piacere ritrovare anche altrove. Non solo ma questo porta ad accomunare, a costituire unità tra i popoli anche grazie ad un linguaggio comune tra gli stessi.
In questo senso si tratta di un documento di eccezionale valore.
Ecco perchè è importante che questi valori siano difesi seriamente e assiduamente e che non sussistano mai dubbi sul fatto che essi  siano ritenuti autentici ed effettivamente validi da tutte le istituzioni europee e da tutte le cariche politiche dell'Unione europea. Insomma sui valori e i diritti fondamentali è certamente bene che non sussista dubbio alcuno.
Detto questo vorrei far notare come il trattato che istituirebbe il MES ( nelle intenzioni Meccanismo  Europeo di Stabilità) contenga degli elementi in contraddizione con  i Diritti fondamentali. Ne metto in luce uno:
Articolo 42  dei Diritti fondamentali dell'Unione europea:
                             
                                                        Diritto d'accesso ai documenti

Ogni cittadino dell'Unione nonché ogni persona fisica o giuridica che risieda o abbia la sede sociale in uno Stato membro ha il diritto di accedere ai documenti delle istituzioni, organi e organismi dell'Unione, a prescindere dal loro supporto.

Confrontiamolo con questo articolo del MES (o ESM):

                                                                     Articolo 32
                                          Status giuridico, privilegi e immunità                                           

5. Gli archivi del MES e tutti i documenti appartenenti al MES o da esso detenuti sono inviolabili.

Cosa si vuole creare? Costoro ritengono davvero di non essere stati abbastanza fortunati sì da pretendere ulteriori privilegi? Altre domande fioccherebbero spontanee come per esempio: tra le cause delle anomalie politiche non ci sono proprio i privilegi di casta?
Ma quello che volevo mettere in luce è: c'è adesione con i Diritti fondamentali? Oppure no?
Riterrei di no. E allora tutti quei dubbi espressi da una moltitudine di cittadini sui lati oscuri dell'ESM non sono destituiti di fondamento!
Credo che il principale senso del dovere di ogni istituzione comunitaria sia quello di dare valore alle cose a cui dice di credere. Se questo non dovesse succedere la responsabilità civile e morale delle conseguenze di una simile delegittimazione dei diritti fondamentali dove potrebbe portarci?
Il rischio è di perdere la grande opportunità democratica rappresentata dall'Europa dei Popoli.
Ci appelliamo al senso di responsabilità civile, politico e morale delle istituzioni europee, e chiediamo che simili contraddizioni non abbiano a sussistere, per il bene della stessa Unione europea.

lunedì 3 settembre 2012

Verso quale Europa?

L'assenza di una Costituzione europea ci autorizza e ci spinge  a chiedere a noi stessi ancora una volta quale Europa vorremmo.
Io non ho dubbi al riguardo: vorrei l'Europa dei Popoli e dell'art.A del trattato di Maastricht!
Sarebbe già molto. Si perchè non tutto sembra rispettare il principio delle decisioni più vicine possibili ai cittadini. E l'Europa degli inesplicabili tecnicismi e degli addetti ai lavori sempre più lontani dai cittadini non è l'Europa dei Popoli. Con questo non intendo dire che non debbano esservi degli addetti ai lavori ovviamente. Siamo pienamente consapevoli di questo, sarebbe assurdo. E'infatti necessario che degli addetti ai lavori occupino le rispettive posizioni per operare al meglio secondo le proprie prerogative e competenze, è naturale.
Quello che intendiamo dire è che gli addetti ai lavori, nell'esercizio delle loro funzioni devrebbere attenersi ad uno stretto codice deontologico che preveda prima di tutto il rispetto della democrazia e delle sue istituzioni ma, direi, anche e forse soprattutto, della sua storia, per non dire della storia di chi l'ha costruita e diffusa questa democrazia.
Non c'è liberismo nel nome del quale questo codice deontologico essenziale debba venir meno, ed anzi sono sempre più numerose le persone che si chiedono se liberismo ( liberismo sfrenato) non significhi assenza di codici deontologici fondati sul rispetto dell'altro, quel rispetto che dovrebbe garantire anche all'altro gli stessi diritti e le stesse opportunità che vorremmo per noi stessi.
Sono sempre più numerose le persone che si chiedono se liberismo non significhi assenza di codici e di regole che determinano un vuoto che viene colmato semplicemente dalla legge del più forte, e quindi dall'assenza dello stato di diritto.
Quello che intendiamo dire altresì, è che gli 'addetti ai lavori', nell'esercizio delle loro funzioni dovrebbero essere sempre consapevoli  che l'Europa è stata pensata e proposta come l'Europa dei Popoli vicina ai cittadini e che questo rappresenta la vera forza e la vera natura dell'Unione europea.
Naturalmente è possibile ristudiare questi trattati per metterne in luce le eventuali contraddizioni anche in vista di un loro miglioramento ed è stato proposto. Ma quando si tratta di esprimere delle concezioni di carattere generale, concezioni così di buon senso da essere ritenute universalmente accettabili, come il fatto che le decisioni debbano essere prese il più vicine possibile ai cittadini ( Art.A,Maastricht) ci sembra di individuare in queste proprio quelle parti fondative che non cambieremmo mai, ed anzi ravvisiamo in queste proprio quelle parti che semmai dovrebbero fungere da termine di paragone e di costante confronto proprio per discernere quali sono le parti dei trattati in contraddizione con queste, quelle si eventualmente da cambiare.
Queste concezioni fondative di carattere generale ci sembrano quelle più democratiche perchè non escludono nessuno.
Se ad alti livelli istituzionali europei non si è più d'accordo con l'art.A del trattato di Maastricht lo si dica chiaramente. Altrimenti quello che ci attendiamo è un comportamento coerente con questo articolo.
Per esempio, che la figura istituzionale del Presidente del Consiglio europeo possa svincolarsi da qualsiasi interrogazione da parte del Parlamento europeo sembra essere in totale contraddizione con l'Art.A del trattato di Maastricht.
In ogni caso l'atteggiamento degli addetti ai lavori non deve essere quello di chi esclude o tenta di innalzare barriere anche psicologiche ma, al contrario deve essere quello di chi include, rende partecipi, informa, stimola partecipazione e quanto altro ancora le conquiste democratiche dell'uomo mettono a disposizione dei propri simili.
Ma come si deve fare per includere? Che cosa vuol dire includere?
Includere vuol dire appunto rendere partecipi, condividere, accogliere, spiegare, dialogare, qualche volta anche pazientare probabilmente, se necessario ecc.
Per questo è necessario che aumentino le situazioni nelle quali questi atteggiamenti possano manifestarsi e proporsi. Includere vul dire infatti anche che la partecipazione dei cittadini di ogni stato membro trovi maggiori occasioni di manifestarsi e di essere ascoltata anche attraverso gli strumenti della democrazia come per esempio i referendum.
A tale proposito è molto triste constatare che qualcuno ami considerare e spingere a considerare il ricorso al referendum come un abuso di fiducia.
Cosa vuol dire Intanto l'espressione 'abuso di fiducia'? Questa espressione è tale da implicare alcuni margini di ambiguità che necessitano di un chiarimento. Infatti penso che, per la maggior parte delle persone, con questa espressione si intenda ciò che si verifica quando ti viene accordata della fiducia e tu ne approfitti per andare oltre e per fare anche quello che non era negli accordi. In qualche modo quindi è così che viene tradita la fiducia stessa: hai abusato della mia fiducia, si dice in questi casi.
In quest'altro caso invece suppongo che l'espressione che debba intendersi come la mancanza di fiducia nei confronti di un progetto politico che viene presentato.
Per cui si da il caso in cui il proponente, singolo o gruppo che sia, per avere campo libero e nel tentativo di evitare per questo gli strumenti che la democrazia mette a disposizione, strumenti quali per esempio lo stesso referendum, dice: è un abuso di fiducia! Espressione secondo me un po' impropria per dire che si stà manifestando sfiducia nei confronti dello stesso progetto e quindi in qualche modo anche nei confronti di chi lo propone, come se si trattasse di una offesa personale e inaccettabile o in altri termini di lesa maestà.
Questa è una ben nota tecnica psicologica che cerca di sfruttare la buona educazione di certe persone, che mai vorrebbero offendere i propri interlocutori.
E il buon gusto di queste persone e la loro educazione verranno ripagate con la stessa moneta?
Questa tecnica infatti intimidendo vorrebbe spingere costoro a non usare gli strumenti della democrazia. E' quindi una tecnica non democratica. E una tecnica che esclude idee. Ma noi abbiamo bisogno di idee!
Ora, quando ad alti livelli istituzionali, anche se magari inconsapevolmente, si  frena l'uso degli strumenti della democrazia che, al contrario dovrebbero essere incoraggiati e incentivati, vuol dire che qualche problema nel modo di vivere la democrazia c'è, e come! E allora in conformità alla Carta dei diritti fondamentali è giusto farlo notare. Qualche parlamentare lo ha fatto. E quindi sarebbe il caso di fermarsi un poco e riflettere.
Includere vuol dunque dire che si cerca di affermare la democrazia e di renderla sempre più solida,e non di allontanare i cittadini o i parlamentari dall'uso degli strumenti  che questa mette loro a disposizione. Errare è umano, ma auspichiamo la presenza di alte cariche europee che incoraggino e incentivino l'uso degli strumenti democratici e non che li disincentivino con la scusa che sennò viene recata loro un'offesa, che ci pare la ragione meno pertinente! La democrazia non dovrebbe essere confusa con il personalismo o con il culto della personalità, soprattutto della propria. La storia ci insegna che da tali culti escono cose piuttosto diverse dalla democrazia. Non dobbiamo dimenticare.
Viceversa, quando si nota, e viene fatto notare, che si  indeboliscono le strutture della democrazia e che le si rendono meno efficaci, allora non fosse altro che per un principio di prudenza si dovrebbe quantomeno interrogarsi, fermarsi e riflettere, si dovrebbe mettere un freno, uno stop.
Se qualcuno a livello europeo si chiede dove stiamo andando, questa perplessità non dovrebbe essere vissuta come un intoppo ai propri progetti ma come una utile occasione di approfondimento degli stessi.
Sembra che ci sia oggi una certa confusione sul significato di democrazia e di partecipazione purtroppo.
Anche se le eccezioni fortunatamente non mancano, sono troppe le occasioni nelle quali si registra la sensazione che queste richieste di approfondimento vengano vissute con un malcelato senso di fastidio. Purtroppo anche alti livelli istituzionali non sembrano immuni da questo.
L'Unione europea costituisce una grande ed eccezionale opportunità per costruire occasioni di incontro tra i popoli che la costituiscono, e per crescere insieme nel rispetto reciproco e nella condivisione dei valori democratici. Non sprechiamo questa opportunità!
Tra i maggiori insegnamenti che possiamo trarre dai nostri alleati Stati Uniti d'America c'è quello di difendere la democrazia sempre e comunque, ogni qual volta la si vede indebolita. E' giusto che ci si lasci guidare da questo spirito.
Non sprechiamo dunque questa fantastica opportunità che è rappresentata dall'Europa dei Popoli.
E difendiamo la democrazia attraverso un sereno (e sottolineo sereno), confronto. Via tutto ciò che ostacola questa serenità piuttosto.
L'Unione europea costituisce dunque una eccezionale opportunità di crescita, ma non dobbiamo dimenticare che solo meno di ottanta anni fà l'Europa era dilaniata da una guerra feroce che vedeva i popoli della stessa combattersi armi in pugno.
E' bene che questo brutto periodo del passato sia stato superato, ma è bene anche imparare dall'esperienza e dalla memoria. E' bene ricordare che esistono all'interno dell'uomo manifestazioni inferiori e deteriori che spesso affiorano sull'onda della volontà di potenza e sul desiderio personalistico od elitario di prevalere gli uni sugli altri.
E' giusto ricordare a se stessi e agli altri che la natura dell'uomo molte volte ha manifestato livelli di aggressività inauditi e che dovremmo essere tutti concordi nel ritenere che, quando qualcosa sembra appoggiarsi su qualcuna di queste manifestazioni inferiori della complessa personalità umana, specie quelle che fanno leva sull'aggressività e sulla volontà di potenza appunto, che si stà prendendo una direzione sbagliata.
E' fantascienza? No, ce lo dice la storia!
Ora, ci sono stati vari sistemi per fronteggiare questo tipo di situazioni e per far si che questo tipo di manifestazioni deteriori non trovasse ulteriori vie per manifestarsi, svilupparsi e imporsi.
Sono stati sviluppati fortunatamente gli anticorpi necessari a far sì che tutto questo non avesse a ripetersi, come auspicato dallo stesso Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz nel suo discorso del 12 agosto 2012 a Sant'Anna di Stazzema.
Per esempio in Italia uno di questi anticorpi è rappresentato dalla Costituzione. E vorremmo che le cose rimanessero così.
Dico questo perchè la Costituzione Italiana oggi corre il pericolo di essere cambiata senza tanti complimenti e senza che i cittadini quasi se ne accorgano.
Anzi è esattamente in corso di cambiamento e nessun dibattito particolarmente approfondito sembra scaturire da questa situazione, e pochi sono informati dei fatti. E' brutto dirlo ma sembra quasi che si punti proprio sulla non informanzione e sull'assenza di dibattiti pubblici. Anche se qualcosa si muove, ancora non si muove in modo proporzionato all'entità della cosa.
Per fortuna la Costituzione Italiana è sana e robusta e si spera possa non esserne stravolta.
Si dice che c'è fretta. Credo che si tratti di una tecnica eristica, forse nota nell'ambiente, o forse no. Ma generalmente si dice: è necessaria. Naturalmente la fretta non è affatto necessaria.
L'unico risultato che questo tipo di fretta può ottenere, e di cui gli assertori della stessa sembrano non avvedersi purtroppo, è quello di far sì che non si stabiliscano i giusti tempi di sedimentazione di una informazione a livello personale, e altresì che non si stabiliscano i giusti tempi di sedimentazione delle informazioni anche a livello collettivo e popolare.
Sono numerosi i detti popolari che ci mettono in guardia dalla fretta: La furia la vuol l'agio; la gatta frettolosa fece i gattini cechi, la fretta è una cattiva consigliera ecc. ecc.
E anche nella Bibbia sono presenti dei proverbi che ci ricordano, per esempio, che le mani frettolose corrono al male. versetti che stigmatizzano l'atteggiamento frettoloso per sottolineare la positività di quello calmo e riflessivo.
Anche la saggezza popolare in quanto tale è capace di fornire elementi utili alla decifrazione della realtà e dare risposte utili. E per chi è credente esiste la Bibbia appunto dove una saggezza millenaria affiora costantemente. Cose che credenti cristiani come il Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy dovrebbero saper bene. Ed è quindi con fraterna simpatia che invito anche lui (semmai questo scritto gli giungesse) a riflettere su questi valori. E invito me e tutti i credenti ma anche i non credenti a rileggersi i Libri Sapienziali. Ma insomma credenti e non credenti hanno fonti abbondanti da cui attingere, fonti che portano a conclusioni analoghe e convergenti per quel che riguarda l'argomento 'fretta'.
Ora, se la Costituzione rappresenta uno di questi anticorpi è necessario porre molta attenzione ai cambiamenti che vi si apportano, altro che fretta! Infatti questi cambiamenti potrebbero rappresentare la rimozione di quegli stessi anticorpi così faticosamente conquistati e riaprire la strada a quelle manifestazioni deteriori della personalità che si sviluppano sulla scia della volontà di potenza e del culto della personalità, che proprio quegli anticorpi erano depuati a contrastare. Sono convinto che anche gli assertori della fretta non vorrebbero questo e allora cerchiamo di essere prudenti quantomeno e cerchiamo di non arrecare danno a noi stessi.
A proposito di sfiducia, abuso di fiducia ecc. è la 'volontà di potenza' la prima manifestazione di sfiducia nei confronti del prossimo! Ed è pure la prima e più importante manifestazione di sfiducia nei confronti della democrazia!!
Quando ci troviamo di fronte alla 'volontà di potenza' dovremmo far scattare un campanello di allarme in noi e negli altri, e cercare di mettersi in civile e rispettoso dialogo con tutti, anche con coloro che manifestano questo tipo di atteggiamenti, nel tentativo di fare opera di convincimento con le pacifiche armi delle idee.