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sabato 12 settembre 2020

Pericolo per la Costituzione!!!

La nostra Costituzione è stata definita la più bella del mondo, anche da noi stessi, forse con una certa enfasi e magari con un po’ di autocompiacimento, però non è un’espressione esagerata. Esserne fieri è giusto, perché essa è veramente una delle migliori Costituzioni del mondo, prova ne sia il fatto che è stata uno dei principali riferimenti per la redazione dei Diritti universali dell’uomo, cosa di cui essere veramente orgogliosi..
Se volessimo un altro indizio che ce ne desse conferma, cioè che ci confermasse il suo essere un’ottima Costituzione lo si potrebbe rintracciare nel fatto che è molto esigente con i cittadini a cui si rivolge, quelli italiani, essa dà molto e chiede molto.
Chiede un impegno, quello di essere primariamente conosciuta, poi compresa, poi applicata. Essa può essere alla scaturigine di un grande lavoro interiore e spingere verso il cambiamento di se stessi in senso migliorativo. Con le parole del Presidente emerito dell’ANPI, Carlo Smuraglia, estrapolate da una lettera alle Sardine si può affermare che “La vera rivoluzione pacifica è la piena attuazione della Costituzione”.  E questo ci dà il senso del potenziale di cambiamento che essa racchiude in sé, un cambiamento rivoluzionario e al contempo pacifico. Per una piena attuazione però, non basta conoscerla e comprenderla. Visto lo sforzo interiore che richiede, serve probabilmente una preparazione specifica, per poterla applicare al meglio, serve la disposizione a compiere uno sforzo, a durare fatica. Forse il fatto che sia sovente posta sul banco degli imputati si deve all'insofferenza che essa genera in chi non è disposto a questo sforzo, e che ci siano persone non disposte a questo sforzo forse dipende dal fatto che non è stata impartita questa preparazione specifica. Come si impara a leggere e a scrivere, cioè compiendo una sforzo, così si impara ad applicare la Costituzione, compiendo uno sforzo analogo, simile e diverso, che necessita della disposizione appunto a faticare. Chi dovesse trovare eccessivo questo sforzo potrebbe essere tentato di cambiare l’oggetto che impone questo sforzo, cioè la Costituzione stessa. Se non sei disposto a faticare, a lavorare, a sudare, la Costituzione può mettere in imbarazzo. Sembra abbastanza logico aspettarsi da persone che non sono disposte a faticare, a sudare, che esse desiderino cambiare la Costituzione, cioè proprio ciò che gli impone il vero cambiamento, quello interiore. Ebbene sì, la nostra Costituzione è un eccellente motore del cambiamento e dell’evoluzione interiore dell’uomo. In questo senso è un patrimonio inestimabile, che dobbiamo difendere in ogni modo, con ogni cellula di noi stessi. Proprio perché essa è un eccellente strumento del cambiamento interiore può essere soggetta agli attacchi del gattopardismo cioè di quel fenomeno politico che si basa sul cambiamento esteriore, perché nulla cambi nella sostanza.
A proposito di gattopardismo, la recente riforma costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari o, se preferite, sul taglio del numero dei seggi di rappresentanza, sembra andare proprio in questa direzione e cercheremo di spiegare perché. Le tre tesi ufficiali per le quali ci vien detto che è stata approntata, discussa e approvata, sono talmente inconsistenti da sembrare semplicemente pretestuose.

Chi propone la riforma sostiene che ci sarà risparmio di denaro pubblico ed esagera palesemente nel quantificare questo denaro. Se infatti andiamo a guardare esso ammonterebbe ad un caffè all’anno per persona, una cifra esigua. Senza considerare che una riforma costituzionale non si fa mai per questioni di risparmio. Non esiste miglior denaro di quello speso per la Democrazia e la rappresentanza, sancite dalla Costituzione.

Dicono che la riforma sia pensata per portare efficienza al processo legislativo. Qui ci sarebbe molto da dire, cosa che però rischierebbe di far diventare questo articolo eccessivamente faticoso.
Facciamo solo presente che il depotenziamento delle commissioni parlamentari rischierebbe di far dipendere la maggioranza delle stesse da un esiguo numero di componenti, forse facilmente influenzabili. Probabilmente per ovviare a questa critica qualcuno ha pensato all’idea di accorparle, un po’ come le elezioni e il referendum prossimi, per capirci. Si evidenzia come l’idea dell’accorpamento, divenga una sorta di pensiero di base, di impostazione, di una classe politica che ha in mente l’idea del risparmio ovunque assimilando il Parlamento ad una azienda, errore spesse volte segnalato. Se cominci a risparmiare sulla Democrazia, questa comincia seriamente a deprimersi. In ogni caso l’accorpamento delle commissioni, quindi dei temi, potrebbe dare luogo alla confusione delle competenze, per cui qualcuno competente per una determinata commissione finirebbe per mettere bocca in quella che un tempo sarebbe stata un’altra commissione. Questa non è efficienza, questo è il caos.
Quindi non ci sarebbe maggior efficienza, quanto una maggior confusione. Del resto confusione, etimologicamente significa proprio “fondere insieme”.
Se accettassimo la tesi che si può depotenziare il nostro Parlamento nazionale perché tanto c’è quello europeo, accetteremmo al contempo la tesi che le decisioni di Bruxelles prevalgono su quelle nazionali consegnando le chiavi di casa a chi non eleggiamo, perché la compagine italiana da sola non è sufficiente a reggere la burocrazia e il sistema dei poteri europei.

Dicono poi che dobbiamo portare il nostro Parlamento allo stesso livello di quelli europei.
Per chi ha tempo di andare a controllare si suggerisce un approccio personale al problema per una migliore autopersuasione. Per chi non ha tempo di andare a controllare personalmente si anticiperà che l’Italia per livello di rappresentanza è in questo momento 23^ tra i paesi dell’Unione europea, e che, se la riforma dovesse passare, la nostra Nazione finirebbe ultima in base a certe stime, penultima in altre. Non ci sembra proprio una medaglia da puntare alla propria giacca nelle parate ufficiali e di cui andare orgogliosi. Anzi, per chi ha un po’ di sano orgoglio, questo dovrebbe destare indignazione e un moto di repulsione nei confronti di questa riforma.

I dati che vengono forniti dal fronte del sì, a proposito, sono spesso privi di fondamento, e vengono proposte tabelle inverosimili in cui non vengono conteggiati i senatori dei vari parlamenti.
Nessuna di quelle motivazioni è persuasiva, ed è anzi facilmente smentibile, così che vi è chi propende a pensare che esse siano semplicemente pretestuose e che le vere ragioni per cui si muove ad una riforma costituzionale debbano rintracciarsi in scopi non proprio limpidi.
In pratica nessuno di quei presunti vantaggi millantati dal fronte del sì vi sarebbero, se dovesse passare questa ingiustificata, iniqua e irresponsabile riforma costituzionale. Se ci sono altri scopi e non vengono dichiarati ci troviamo di fronte ad una scorrettezza.
 
Del resto scorrettezze istituzionali e comportamenti poco limpidi ne abbiamo visti durate l’arco del processo di approvazione della riforma e anche dopo. Viene subito da pensare che questi comportamenti siano tipici di chi non sa argomentare e difendere le proprie proposte e cerca di prevenire il rischio di doverlo fare.
Diciamo subito che la riforma è stata discussa e approvata da un Parlamento eletto con una legge elettorale incostituzionale e quindi privo di legittimazione costituente. Ogni legge elettorale in cui non vi siano le preferenze è incostituzionale come ha chiarito la sentenza n 1 del 2014 della Corte costituzionale. E' un parlamento di nominati selezionati dalle segreterie, fedelissimi al cosiddetto capobastone, selezionati forse proprio per questo scopo, cioè approvare una riforma iniqua, demagogica, antidemocratica, salvo poi ravvedersi per questioni di coscienza, che per fortuna ci sono.
Compare nel programma elettorale dei pentastellati, benché in base alle dichiarazioni di vari militanti, gli stessi militanti non l’avessero approvata, come recentissime testimonianze confermano; è stata tra i primi provvedimenti ad essere discussi, ha viaggiato velocissima con poca informazione, quasi alla chetichella; dopo l’approvazione chi l’ha fortemente voluta ha cercato di impedire e ha reso difficile e farraginosa la raccolta firme in Senato per indire il referendum, arrivando ad apporre alcune firme solo alo scopo di ritirarle alla consegna in Cassazione, in modo da far venir meno il numero legale; Contemporaneamente nessuno dei proponenti si è adoperano per informare i cittadini della raccolta firme per indire il referendum, raccolta che quindi non ha avuto successo tra i cittadini, e questo argomento viene utilizzato ad arte adesso, per far passare il concetto che non c'era interesse tra i cittadini a raccogliere le firme, quando l'interesse ci sarebbe anche stato se solo l'informazione ne avesse parlato; è stata cambiata la data del referendum che era un singolo giorno esclusivamente pensato per il quesito referendario, senza indicare contestualmente un nuovo giorno, creando un gravissimo precedente; poi è stato spostano, spalmandolo su due giorni e accorpandolo a Regionali, Comunali e Suppletive, cosa mai vista, costringendo alla campagna referendaria in piena estate, e non una semplice estate, bensì una stagione che coincide con uno dei momenti maggiormente critici della storia repubblicana, in un momento cioè in cui si è invitati a non creare assembramenti causa covid, quindi rendendo difficilissima una adeguata informazione nelle piazze, nei comizi, impedendo anche la costruzione di un sentimento comune, impedendo di fatto una adeguata campagna referendaria e soffocandola con quella elettorale delle amministrative; questa tornata unica elettorale è stata approvata ricorrendo indebitamente al voto di fiducia; nonostante l’impegno preso ad informare nessuno per adesso si è mosso adeguatamente; solo recentissimamente dopo l'intervento dell’AGCOM  l’informazione pubblica ha lievemente incrementanto i tempi dedicati alla non irrilevante questione.

Chi agisce in modo scorretto, rivela la sua forma mentis, che probabilmente resterebbe la stessa, una volta ricevuta una dose maggiore di potere. Perché una delle conseguenza di questa riforma è proprio che un minor numero di parlamentari gestiranno una fetta maggiore di potere. Per fare cosa?
Se il buongiorno si vede dal mattino, per perseguire ulteriormente il depotenziamento del Parlamento, forse allo scopo di dirottare nelle piattaforme digitali private, quelle il cui risultato corrisponde sempre a quello voluto da chi le possiede, le decisioni politiche, innescando una deriva autoritaria molto pericolosa, perché nascosta dietro una formale Democrazia, quella diretta.

Quella diretta dai proprietari di queste piattaforma, si direbbe. Tra chi è propenso a votare sì, si scorgono quelli un po' nostalgici, che desiderano l'uomo forte al comando e quelli che vorrebbero superare il Parlamento, appunto; tra i litiganti potrebbe spuntarla la compagine che vuole la rinascita della monarchia. A questo proposito si fa presente che esiste un noto Piano di rinascita monarchica e aristocratica, che prenderebbe avvio proprio dalla riduzione del numero dei parlamentari. C'è n'è abbastanza per esercitare prudenza e non cedere alla demagogia che mai è stata così pericolosa come in questa occasione.
In questo grave momento serve il massimo della fiducia nei Padri costituenti, i quali hanno inserito in Costituzione i giusti anticorpi per impedire che gli errori e gli orrori del passato potessero tronare!!
Prenditi il tempo di informarti prima di votare, sbagliare questa volta potrebbe essere veramente rischioso, per la Costituzione e forse per la stessa Repubblica!!!