Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







lunedì 31 dicembre 2012

La dolce Democrazia

Se la dittatura è amara, la Democrazia è dolce.
Chi ama la Democrazia ha un sorriso che chi non l'ama non ha!
Qualcuno potrebbe rimanere interdetto da una simile osservazione che sposta l'asse del ragionamento politico dal suo luogo precipuo ad un altro forse un po' troppo letterario o poetico o, addirittura sentimentale.
Non è quello che voglio, ma siamo fatti anche di sentimenti, e quale momento migliore per ricordarlo se non l'ultimo dell'anno?! L'ultimo dell'anno di un anno decisamente intenso, almeno per me!
Un anno importante, forse di transizione, nel quale tuttavia la transizione resta tutta da capire, quantomeno da approfondire. Un anno di critiche, anche molto aspre, alle politiche governative, critiche che sempre ho sperato costruttive e mai offensive ricordando tuttavia che le critiche non sono complimenti. Un anno di esperimenti, di esperienze di comunicazione, di tecniche miste su carta, un anno di cambiamenti alcuni dei quali restano probabilmente da assimilare pienamente.
Un anno di novità, di battaglie, di notti insonni, di frustrazioni, ma anche di scoperte e di gioie per fortuna. Un anno di alleanze e unità di intenti, così mi è sembrato,e tuttavia mai  formalmente sancite, e per questo probabilmente anche un anno di qualche rimpianto e dispiacere per cose non fatte, iniziative non intraprese. Un anno in cui ho fatto i conti con i miei limiti, che sono molti, ma anche con le mie possibilità, che sussistono nonostante i limiti. Un anno di possibili fraintendimenti, di suggerimenti che talvolta mi è sembrato di ricevere e che anche per questo penso di voler restituire con riconoscenza, e chissà se riuscirò nell'intento?
Un anno di strade che, se vanno veramente tutte nella stessa direzione, non è detto che prima o poi non si incontrino.
Ma questo anno sta per finire e un altro anno sta per cominciare, ed anzi si fa sera, una sera che accomuna milioni di persone sullo stesso meridiano e che sento essere piuttosto speciale, intrisa di un'atmosfera tutta sua. Ci si prepara ai festeggiamenti, io al mio sobrio ultimo dell'anno, come sempre sono i miei ultimi dell'anno, alla compagnia degli amici ecc. L'atmosfera si fa densa, le battaglie si abbandonano ma, s'intende, temporaneamente, le tensioni si sciolgono, così la stessa atmosfera che sembra alternare densità e rarefazione.
Si apre uno spazio che ha il sapore e la valenza di quello di un tè nel deserto.
Vado incontro ad una cena tra amici e penso al cibo ed a qualche proposito da esprimere.
Penso che nutrirsi di sorrisi e Democrazia possa rappresentare un buon proposito, ed è proprio con questa idea che mi avvicino alla cena.
E' bello andare incontro alla leggerezza e sentire che tutto sommato questa leggerezza  l'hai meritata. Forse il sapore speciale di questa sera stà proprio in questo, chissà?!
Ed è quindi con cuor leggero che mi concedo appunto qualche leggerezza distensiva. Ripenso un'ultima volta ai cambiamenti che quest' anno ha portato anche se non credo di poterli valutare ancora appieno, di renderemene esattamente conto, forse perchè sono ancora troppo coinvolto.
Ma dei cambiamenti naturalmente ci sono stati, nonostante la mia naturale tendenza ad osteggiarli.
Ci sono cose che non potrò fare senza rievocarne immediatamente altre, senza riportarne altre all'attenzione. Ci sono inevitabilmente dei collegamenti e delle associazioni che si sono stabilite tra le nozioni e le immagini talvolta ancora un po' confuse che possono affolare la mente di un neofita di certe materie, specialmente in certi momenti di particolare tensione.
Ma stavo parlando di leggerezze e non di tensione e queste osservazioni hanno un sapore forse troppo pedante.
No, se leggerezza deve essere che leggerezza sia!
E se appunto mi è concessa una leggerezza distensiva, che è leggerezza sì ma non per questo è priva di una sua verità e di una sua consistenza, penso anche, a proposito di cene e di cibo , che da quest'anno...non potrò più mangiare i sofficini ( D ) senza che la loro forma  richiami immediatamente alla mente la parola Democrazia, e il dolce sorriso di chi l'ama!
d..........D

Buon 2+01=3 a tutti!!!

domenica 30 dicembre 2012

Rappel à l'ordr

La poesia si può amare o si può odiare oppure si può provarne indifferenza, ad ognuno la sua reazione più o meno istintiva, ad ognuno la sua risposta o la sua scelta, se di scelta poi si tratta.
A volte mi dico che la poesia, se ti capita di poterla vivere, va colta lì per lì, va presa sul momento altrimenti il momento passa e tu non ne hai ricavato niente di che.
Una sorta di poetico ma tutto sommato modesto 'carpe diem' cioè letteralmente 'cogli il giorno', benchè tradotto per lo più con 'cogli l'attimo'.
Ma poi mi dico anche che, una volta vissuta, subito dopo sarebbe quantomai opportuno operare una sorta di  rappel à l'ordr (ritorno all'ordine), tornare coi piedi per terra, nel presente e soprattutto presenti a se stessi.
Il fatto è che la poesia apre degli spiragli talvolta impensabili e molto attraenti, soprattutto per una certa tipologia di persone, soprattutto quando a corroborarne l'azione subentra come alleata la musica per esempio e questa poi si fonde magari con immagini e pensieri, ricordi e altro e la poesia diventa così, in un certo senso, multimediale.
Il ritorno all'ordine dopo, appare semplice, fattibile anzi fattibilissimo, e ti tranquillizza. - Tutto è tornato al suo posto - ti dici, o almeno così sembra.
Infatti, ammonisce il proverbio, 'sembrare e non essere è come filare e non tessere'...

...E' mattino presto sull'autostrada. Sono ripartito dopo un sosta in Autogrill, un caffè e un bicchiere d'acqua naturale. Ecco il cartello, ancora qualche istante e lascierò dietro di me la Toscana per farvi ritorno nel tardo pomeriggio o la sera, adesso vedremo. Dalla Toscana all'Umbria, dall'Etruria all'Etruria, quasi gemelle...
Direzione sud, ho il sole davanti agli occhi e ascolto della musica, l'unica compagnia. E l'unica compagna tra l'altro, insieme a poche altre attività come per esempio la pittura, da quando mi  sono separato.
La musica mi piace sempre molto, ha un grande potere sui miei stati d'animo, accompagna o addirittura stimola pensieri di ogni tipo, spesso poi trasfigurandoli e generalmente in meglio.
E' così che con l'ausilio della più immateriale delle arti, quasi senza accorgermene, alcuni dei più recenti pensieri ed alcune delle più recenti impressioni, certamente le più forti tra quelle ricevute nell'arco dell'ultimo anno, cominciano a condensarsi inaspettatamente tutti insieme e ad attirare imperiosamente la mia attenzione. E' inutile resistere.
La mia attenzione precipita, non nel senso che svanisce, ma nel senso che precipita proprio lì in quel punto di condensazione, come attratta da una forza di gravità comparsa all'improvviso.
Questa volta la mia volontà, che generalmente di fronte a simili situazioni tenta sempre una sorta di anestetizzazione, si trova presa alla sprovvista, del tutto spiazzata, non può reagire, forse non ne ha neppure il tempo, certamente non ne ha voglia, anzi è quasi certo che stia lasciando del tutto il campo libero ai pensieri automatici e alle emozioni spontanee, non si oppone, non c'è niente da fare.
E che male c'è a lasciare il campo a pensieri automatici ed emozioni spontanee, ci si poptrebbe chiedere?
Nessuno credo, ma il fatto però, è che il mio centro emozionale si trova sollecitato quanto non lo era mai stato da non so quanto tempo a questa parte, e chiunque sappia, per esperienza personale che cosa queste sollecitazioni significhino...se devo dire la verità la cosa mi preoccupa un po'.
La domanda giusta è: che cosa stà succedendo? Che stia assistendo alla costituzione di un centro di gravità? Un centro di gravità lo sembrerebbe davvero effettivamente. Quanto al carattre permanente o impermanente è presto per dirlo, non posso ancora sapere, perchè per sapere questo ci vuole tempo ovviamente...
L'intensità è davvero forte e avrei quasi voglia di accostare la macchina in corsia d'emergenza, senza aspettare piazzole di sorta, e fare un sosta  e riprendere il fiato. Il fiato? Eh sì, proprio così, il fiato. Invece vado avanti, penso a quanti km ho percorso senza aver avuto una esatta consapevolezza delle mie azioni alla guida. Eppure tutto si è svolto in modo assolutamente razionale, assolutamente composto, non un'azione fuoriposto, non il minimo rischio corso, ne fatto correre.
Comincio a pensare alle concessioni fatte alla poesia, e a chiedermi se quelli che credevo essere ritorni all'ordine siano stati realmente tali o se pittosto non siano stati  soltanto apparenti ritorni all'ordine, o magari ritorni ad un ordine sì, ma diverso dal precedente.
Ma quello che comincia ad apparire abbastanza evidente è che quelli che avevo definito 'momenti di poesia' probabilmente avevano lasciato in qualche modo degli spiragli aperti, attraverso i quali aveva appena fatto breccia quel condesato di emozioni che mi ha colto di sorpresa.
E' stato imprudente concederseli? Non lo so.

L'attenzione si sposta rapidamene dal mondo interiore a quello esteriore e viceversa. Il traffico è scorrevole sull'autostrada, si viaggia bene. Preso da occupazioni pratiche di primaria importanza, cioè preso dalla guida, si affievolisce l'intensità emozionale e, tanto per dire come si può essere contraddittori con se stessi, ne sono quasi disturbato. Tutto sommato ne sento già la nostalgia e se potessi 'alzerei il volume' per così dire, per ritornare ad una intensità superiore.
Forse perchè mi sono accorto che ci sono delle informazioni nascoste la dentro e comincio a temere di perderle, ed 'alzare il volume' è un po' come prendere una lente di ingrandimento e andare a cercarle. Dunque dovrei alzare il volume, e fin qui va bene, ma come si fa?  Ecco che tuttavia in fondo in fondo credo di averle intercettate queste informazioni. Ogni emozione nasconde delle informazioni e le informazioni si possono leggere. Ripensando a quelle che erano state in passato sollecitazioni emozionali paragonabili a questa mi accorgo che ci sono delle differenze. Queste qui contengono delle informazioni che l'altra volta non c'erano. Forse ho potuto rendermene conto proprio perchè nella mia esperienza personale avevo già vissuto qualcosa di analogo ma diverso e queste informazioni supplementari sono potute emergere per un confronto e una opposizione che altrimenti non avrebbe potuto esservi. Chissà esattamente!
In ogni caso sentivo che non potevo proprio perderle. Intercettate!!!
Alcune sembrano essere risposte a domande che mi ero posto di recente, altre sembrano informazioni del tutto nuove. E naturalmente su questo vige il più assoluto silenzio. Non tutto si può dire.
Dico solo che valeva la pena cercarle. Senso di soddisfazione...
Dopo tutto questo, in una atomesfera rilassata l'attenzione si riporta al modo esteriore e mi costringe a riflettere su dove sono arrivato con l'ideale  tabella di marcia. Rifletto ancora sul fatto che una volta lasciata la Toscana ed entrati in Umbria non passa poi molto tempo che appare il Trasimeno, è una cosa quasi immediata, è lì sul confine. Qui invece è da un pezzetto che sono in Umbria e il velo argenteo del Trasimeno non compare. Ormai è evidente che ho sbagliato qualcosa, dovevo svoltare! già, dovevo svoltare e non l'ho fatto!!
Come non detto, pazienza. Il sole davanti agli occhi, la musica, la mia attenzione delocalizzata, c'era da aspettarselo. Era il minimo che potesse succedere.
Ad un certo punto mi rendo conto che stò percorrendo la strada che potrei percorrere dopodomani semmai mi decidessi ad andare ad un convegno di economia che si tiene a Sora, nel Lazio del sud.
Ma ancora non so, ho molte cose da vagliare e ciò di cui mi rendo immediatamente conto, seduta stante, è che l'esperienza appena vissuta ed i nuovi dati appena incamerati in qualche modo potrebbero incidere sensibilmente su ogni decisione futura, rallentandola, poichè la lista delle cose da passare al vaglio prima di prendere una qualsiasi decisione che non sia una decisione prettamente ordinaria, in qualche modo, e mio malgrado, adesso si è allungata.
Penso a una giornata di oltre venti anni fa passata con alcuni compagni e compagne di Accademia che ci aveva visti sostare anche sul Trasimeno. Così tanto è passato?
E il tempo passa sì. e anche lungo la strada, ormai ho quasi corretto l'errore, sono di nuovo in carreggiata.
Alla fine raggiungerò la meta cui sono diretto, Assisi, col ritardo di un ora sulla tabella di marcia.
Trascorrerò una piacevole giornata.

C'è sempre qualche rischio nell'affrontare delle autobiografie, nell'esporre le proprie esperienze, e se devi raccontare di una tua giornata forse non devi dire proprio tutto di quella giornata, magari non subito.
Sento che potrebbero esserci pareri discordi al riguardo, chissà!
Comunque si può giocare con questo. La vita è anche gioco, sebbene alcuni momenti non sembrino esattamente indicati per giocare. Ma ci sono giochi e giochi.
Quindi potrei dire che forse questi non sono nemmeno elementi autobiografici, forse sono elementi biografici, o forse sono tracce di una storia inventata o magari solo un sogno, perchè no?
Forse un sogno...
Suona la sveglia, mi alzo dopo un sonoro sbadiglio. Ho cose da fare e già penso se negli spazi di tempo lasciati tra un' occupazione e l'altra riuscirò a concedermi dei momenti di poesia.
Poi penso a quella storia che stavo scrivendo su quel viaggio in Umbria. Dove sono quei fogli?
Non so, pazienza!
Spazi di poesia, momenti di poesia, forse potrei concedermeli tra questa occupazione e quest'altra, sì, tanto poi subito dopo farò seguire un rappel à l'ordr! Sempre che poi funzionino questi rappel à l'ordr...

giovedì 27 dicembre 2012

Imparare a conoscere chi si appoggia

Leggo su 'Virgilio notizie' una notizia secondo la quale il Vaticano sceglierebbe di appoggiare determinate figure tecniche o tecnico-politiche a discapito di altre. Mi chiedo il perchè di certe scelte e provo a riflettere sul significato di tutto ciò. Spero che se sono in errore qualcuno mi soccorra e mi spieghi in che cosa consista l'errore. Dopotutto per un fratello correggere il proprio fratello significa oltretutto salvarlo e se ciò avviene civilmente con una spiegazione verbale ne sarei lieto.
Il mio ragionamento è questo:
La Religione Cattolica è Religione della responsabilità e della coscienza. Ogni volta che un uomo aumenta la propria capacità di coscienza e il proprio senso di responsabilità presumo che un cattolico debba essere lieto di ciò. E tutto ciò dovrebbe essere altrettatnto vero se non di più per strutture complesse nelle quali operano moltitudini di persone dove, si spera che si possa sommare coscienza a coscienza.
Io come cattolico, personalmente sarei lieto se ciò avvenisse e non credo che miei correligionari potrebbero rattristarsi per questo.
Ne consegue che tutto ciò che costituisce una fonte di responsabilizzazione dovrebbe essere ben accetto ai cattolici e che viceversa, tutto ciò che costituisce una fonte di deresponsabilizzazione dovrebbe essere stigmatizzato come fattore regressivo e come tale rigettato. Correggetemi se sbaglio.
Per cui appoggiare figure tecniche o tecnico-politiche che hanno fatto approvare nel corso del proprio governo trattati che tendono per esempio alla deresponsabilizzazione delle Banche anzichè alla loro responsabilizzazione, in quanto tendono a formare meccanismi di perpetua e permanente ricapitalizzazione delle stesse, a  danno dei cittadini, indipendentemente dagli attegiamenti virtuosi o meno che esse adottano nell'ambito delle proprie scelte operative, credo che sia in totale contraddizione con lo spirito responsabilizzante che generalmente la religione Cattolica ha sempre adottato con grande coerenza nel corso della sua storia.
Per cui sapere che il Vaticano appoggierebbe ufficialmente figure tecniche o tecnico-politiche che cercano di instaurare meccanismi che portano alla deresponsabilizzazione di certi settori critici e strategici e importantissimi della nostra società, cosa che ricadrebbe sui cittadini dei ceti sociali più deboli, che dovrebbero essere difesi invero, è una notizia che mi rattrista molto. Io penso, se la notizia è vera, che certe scelte dipendano dal fatto che si ignori  che l'ultimo governo abbia portato all'approvazione di trattati molto opinabili che sostanzialmente fanno ciò che ho descritto sopra, altrimenti non mi spiego il perchè di una simile presa di posizione.
Credo che si debba innanzitutto imparare a conoscere chi si appoggia, andando a leggere i trattati, articolo per articolo, che chi si appoggia ha fatto approvare, trattati che hanno subìto l'imbarazzante fermo di Corti Costituzionali Nazionali, come quella tedesca per esempio e sucessivamente una sentenza tutt'altro che positiva ed anzi con ferme condizionalità.
Sono abbastanza sbigottito sinceramente e lo sono da cattolico. Credo che questo non aiuti il  Paese e spero in un cambio di posizione e prego per questo. Non credo oltretutto che questa posizione rappresenti la totalità dei cattolici. Io non mi ci sento rappresentato e come me forse non vi si sentono rappresentati neanche altri cattolici.
Il fatto è che oggi più che mai si sente il bisogno di responsabilità in ogni settore della società e che la Chiesa potrebbe fare molto a riguardo insitendo appunto sul senso di responsabilità e  questo con i mezzi che gli sono propri e sono molti. E' davvero potenzialmente enorme l'aiuto che potrebbe derivare dalla Chiesa in questo senso.
Spero, anche per questo, di avere presto dei riscontri positivi al riguardo e di notare un cambio di posizione. 

mercoledì 19 dicembre 2012

Un anno di post

Un anno fa, cominciai questo blog, con un post intitolato "L'importanza che talvolta assume l'esplicitare".
Tra i concetti che vi si esprimevano, seppure in modo forse un po' acerbo, c'era quello secondo il quale sarebbe stato opportuno rovistare tra gli scarti di significato per recuperare un maggior senso di aderenza alla realtà.
Oggi potrei dire, a distanza di un anno, che questi scarti altro non sono in un certo senso che il 'non detto', o il 'sottaciuto' di ogni discorso o di ogni comunicazione in generale. Che cosa intendevo dire esattamente? Intendevo dire che la nostra cultura ci ha portato a considerare indistintamente come una cosa positiva la capacità di sintesi, anche e soprattutto nell'ambito della comunicazione.
Quella di sintetizzare un concetto o un discorso rinunciando a tutto ciò che appare superfluo è ritenuta una spece di arte, e forse magari lo è davvero, ma spesso nel fare questo si rinuncia anche a tutta una serie di informazioni supplementari che magari non sono così superflue e che in ogni caso fanno parte della realtà e rinunciando alle quali quindi la rappresentazione della realtà stessa si impoverisce.
I tempi della televisione che dettano legge in ogni dibattito sono paradigmatici di questa realtà e di questa situazione. Se da un lato hanno fatto sviluppare questa grande capacità di sintesi, dall'altro impediscono giocoforza di arrivare ad un reale approfondimento delle varie realtà di cui si vuol discutere incernierando i vari discorsi su formule un tantino prefabbricate e dagli esiti più o meno scontati ancorchè prevedibili, salvo che poi a lungo andare tutto questo si sente e insieme a questo si comincia anche a sentire l'esigenza di una informazione diversa.
E' chiaro che in televisione ci sono tempi che devono essere rispettati e che quella di essere sintetici diventa un aspetto al quale è difficile se non impossibile rinunciare.
La soluzione non è semplice. Gli stessi spot pubblicitari sono esempi di capacità di sintesi spesso di altissimo livello anche estetico e artistico. E sulla base di questi esempi noi ci formiamo non solo i nostri gusti, ma anche la nostra capacità di comunicare. Siamo insomma avvolti da un mondo della comunicazione che avendo adottato la capacità di sintesi come carattere imprescindibile omologa a questa realtà tutti coloro che vi possono attingere e che di fatto ne usufruiscono, cioè la maggior parte delle persone.
Siamo così abituati a tutto questo che neanche ci accorgiamo di tutto ciò che non viene detto e purtroppo non è facile far capire quanto sia importante il non detto.
Una dimostrazione di tutto questo l' abbiamo avuta quest'anno, per esempio, a proposito del trattato ESM. Si potrebbero scrivere fiumi di parole su questo trattato ed anche questo blog nel suo piccolo ha cercato di farlo, eppure non c'è ancora stato un serio dibattito televisivo sul contenuto di questo stesso trattato che viene generalmente e sinteticamente nonchè sistematicamente liquidato con due o tre parole in tutto.
Che questa cultura dell'informazione sintetica abbia cercato deliberatamente e lentamente ma progressivamente di influenzare la capacità di lettura della realtà da parte dei suoi fruitori cioè di noi comuni cittadini che sempre siamo raggiunti dall'informazione e in dosi sempre più massicce? Salvo poi rinunciare a chiedere a noi stessi: ciò di cui siamo stati informati risponde veramente alla nostra reale esigenza di informazione oppure no? Naturalmente le eccezioni non mancano.
Tuttavia è per questo, credo che parallelamente ai mezzi di informazione tradizionali la rete internet va a mano a mano acquistando sempre maggiore spazio e importanza tra le persone e soprattutto tra i giovani che rappresentano realmente il futuro del nostro Paese e di tutti i Paesi del mondo.
E' un elemento di speranza. Il Web insomma raccoglie esattamente quegli scarti, che in realtà poi scarti non sono, di cui avevo accennato nel primo post pubblicato in questo blog e ne fa un elemento di forza, una forza che attualmente, fatte le debite eccezioni, sembra essere assente generalmente nei mezzi di informazione tradizionali, efficenti e sintetici quanto si vuole, ma talvolta un po' distratti rispetto a quelle che sembrano essere delle legittime richieste di informazione su trattati che potrebbero incidere molto pesantemente sugli assetti politici del futuro.
Informazioni sull'ESM, seri ed approfonditi studi, risultati proposti all'attenzione del navigatore internet, dove possono trovarsi se non in rete?
Per questo ancora una volta ringrazio tutti coloro che hanno speso il loro tempo nel dedicarsi con autentica passione e autentico amore per la Democrazia alla diffusione dei contenuti dello stesso. Io per parte mia ho fatto ciò che mi è stato possibile.
Si conclude così un ciclo di post e un altro ciclo comincia...

lunedì 17 dicembre 2012

Due nature di un blog

Siamo agli ultimi post dell'anno.
Talvolta si riaffaccia imperiosa  l'ansia creativa. Dopotutto questo blog è nato sotto questo segno anche se, come ho già segnalato altre volte, si è trasformato lentamente strada facendo sotto l'impulso di altri fattori che un po'  mi hanno colto di sorpresa, ma che sono contento di aver seguito.
Ma la natura di un blog non può dissolversi nel nulla, soprattutto se, come spero, questa natura era ed è autentica, ma forse non stà a me dirlo. Io sento solo che non è facile dare ad uno stesso blog due faccie così diverse, ma più che essere preoccupato o turbato da questioni che potrei definire tra il serio e il faceto di natura schizofrenica, mi piace pensare a come eventualmente armonizzare le due cose. Cerco in sostanza di vivere la questione come un problema si, ma semplicemente creativo.Tra l'altro il blog ha quasi un anno e visto che un ciclo annuale si stà chiudendo un ritorno alle origini è alquanto appropriato ritengo. Che cosa significa che lascio le battaglie civili contro una certa visione oligarchica dell' Unione europea?
Certamente no!
Qui stà il difficile, qui stà la sfida: armonizzare questi due aspetti e tenerli in equilibrio.
Oggi pubblico una tecnica mista...


Paesaggio
Tecnica mista su carta
2011-2012

venerdì 14 dicembre 2012

Una email ad Europa Direct

Ho inviato una email al servizio Europa Direct, che si trova sul sito ufficiale dell'Unione Europea ed al quale è facilissimo accedere. Una volta giunti alla home page del sito è sufficente guardare in alto a sinistra dove campeggia il titolo del capitolo 'Funzionamento dell'UE'; immediatamente sotto vi è il primo paragrafo intitolato Informazioni di base; ecco, è sufficente cliccarvi sopra per ritrovarsi nella pagina che ci interessa.
In questa pagina in alto a destra c'è una enorme chiocciola che è evidentemente un link attraverso il quale si accede alla pagina di compilazione, basta riempire tutti i campi obbligatori e si può spedire l'email.
Oppure campeggia più sotto il titolo 'Aiutaci a migliorare il sito' con dei campi da riempire ed ancora più sotto il pulsante virtuale invia. Chi accede da qui si ritrova in una pagina al cui centro, è il terzo link dall'alto, si legge: inviarci una email. Cliccando qui sopra si va alla compilazione.
Non sono certo del buon esito dell'invio poichè nessuna scritta è apparsa dopo che ho cliccato su invia.
Una precedente email, da me spedita, è giunta a destinazione correttamente e ad essa ha fatto seguito la risposta del personale incaricato di riceverla.
Se è andato tutto bene nei prossimi giorni arriverà su un mio account di posta elettronica la risposta.
Il personale è gentilissimo e si può certo contare sulla loro risposta che tuttavia naturalmente, come specificato,  non è giuridicamente vincolante. Speriamo che sia andato tutto bene. Comunque, a scanso di equivoci  ho salvato la stessa in un file così da poterla eventualmente spedire in un secondo momento tale e quale.
La forma non è forse bellissima ma il numero dei caratteri è limitato e quindi certe soluzioni stilistiche un po' stringate si spiegano così. E  adesso la propongo anche nel blog con tutti i suoi difetti, eccola:

Gentile personale incaricato, vorrei sapere qualcosa sulle recenti decisioni sull'Unione Bancaria:
qual'è stato il ruolo del Parlamento? E' stato messo ancora una volta nell'angolino, per non dire completamente emarginato? E'così o ha avuto un ruolo? E se non ce l'ha avuto, perchè?
In questo clima tra cosiddetti "europeisti" e "antieuropeisti",il fatto che certi cittadini si chiedano se il Parlamento funga da semplice comparsa non va certo a rafforzare le tesi dei cosiddetti "europeisti"!
E' possibile che simili decisioni vengano prese senza neanche una votazione del Parlamento? Non è un po' strano?
Un'altra sensazione è che un ristretto gruppo di persone non elette dai cittadini europei per rivestire i ruoli che attualmente rivestono (che derivano spesso da "seconde elezioni interne") si arroghino il diritto di cedere sovranità nazionale delle rispettive nazioni senza una legittimazione democratica per farlo! E' una sensazione sempre più diffusa,ve lo segnalo.
Vorrei poi sapere: come è stata recepita la sentenza della Corte Costituzionale Tedesca in merito all'ESM dai promotori dello stesso ESM?
Non abbiamo saputo più niente! Chi può spiegarcelo?
Anche qui la sensazione (e la scarsissima informazione non aiuta) è che sia stata del tutto ignorata.
E'così o mi sbaglio? E se non è così, verrà riscritto?
Anche qui la sensazione è che alcuni politici si siano arrogati il diritto di cedere sovranità nazionale senza esserne stati legittimamente e democraticamente incaricati dai rispettivi popoli. Le procedure sulla ratifica sono state aspramente criticate,a ragion veduta. E'sufficente modificare l'Art.136 per approvare un trattato in cui le parti essenziali sul gettito e sugli strumenti, si dice, devono essere riscritte dai membri del MES in un secondo momento? Non è una delega in  bianco? E le deleghe in bianco possono sussistere in uno stato di diritto?
Ringraziandovi per la cortese attenzione, e anticipatamente per le risposte, porgo i miei più cordiali saluti!
Alessio Abbarchi


Pubblico questa email perchè vorrei invitare tutti coloro che condividono le mie stesse idee, chiaramente critiche, circa i trattati ESM e Fiscal Compact a fare lo stesso.
Spesso qualcuno chiede cosa possiamo fattivamente e concretamente fare per manifestare il proprio dissenso a proposito di questi trattati dai lati oscuri e che sembrano redatti per mettere in ginocchio le nazioni europee. La mia risposta è che una iniziativa come questa, pur nel suo piccolo, è comunque qualcosa di concreto. Chi vuole può copiare la lettera  pari pari non è coperta da copyright. Oppure prenderne semplicemente ispirazione. E' solo una proposta, a voi decidere se vale la pena tentare oppure no.
Io dico soltanto: perchè non farlo dal momento che il sito stesso invita molto democraticamente a scrivere le proprie opinioni e dice che se abbiamo  domande o osservazioni su questo sito, ma anche sull'UE e le sue politiche in generale, possiamo inviare una email? 

sabato 8 dicembre 2012

Nessun "pensiero unico" alla soluzione delle crisi!

E' sempre più evidente e sempre più palpabile la distanza che esiste tra il Parlamento ed il popolo Italiano. Possiamo tranquillamente affermare che questa distanza aumenta di giorno in giorno ma a partire da livelli di scollamento che sono marcatissimi almeno già da un anno.
Ci troviamo spesso a sostenere un concetto molto semplice, ma non per questo di facile applicazione evidentemente, lo riconosciamo, quello secondo il quale rappresenta un grave errore mostrarsi incapaci di ascoltare il popolo, che la nostra Costituzione definisce tra l'altro sovrano, e questo soprattutto quando la parola del popolo è verace, sincera, schietta, e soprattutto propositiva.
Ancor più difficile è forse far capire che la volontà popolare non si esaurisce con il semplice voto ma che continua anche dopo il voto stesso.
Sarebbe sbagliato inascoltarlo perfino se la Costituzione non lo definisse così, cioè sovrano, figuriamoci con questa legittimazione costituzionale! Diventa così un errore non solo grave ma addirittura anticostituzionale.
Nessuno dovrebbe ignorare questa sovranità popolare, soprattutto il mondo della politica che nasce per rappresentarla.
Il livello della capacità di ascolto è rimasto sostanzialmente invariato nel tempo, anche se talvolta ci sono state delle eccezioni, che tuttavia nel contesto generale obiettivamente non sono riuscite a compensare un granchè. Sono sforzi comunque apprezzabili benchè insufficienti.
E' per questo che la distanza tra il popolo e quelli che dovrebbero essere i suoi rappresentanti è sempre più ampia. Ormai il Parlamento non rappresenta più il popolo Italiano questo è evidente. Nè il popolo può essere rappresentato da un governo che non è stato eletto. Se il governo non rappresenta il popolo vuol dire che rappresenta qualcos'altro, che cosa poi rappresenti, lo lascio alle singole interpretazioni.
Lo sfondo sul quale certe opinabili e, per certi versi, scusate la parola, assurde decisioni sono state prese, è costituito da uno scenario che ha poco di legittimazione democratica e popolare e che ha invece molto del "pensiero unico".
Il "pensiero unico" è sempre un cattivo consigliere, ce lo insegna la storia.
Come il "pensiero unico" sull'Unione europea per esempio secondo il quale chi non vi aderisce in toto è un antieuropeista. Credo che ci siano vari modi di sentirsi europeisti e chi può assurgere a giudice per dirimere le controversie su quale è il migliore?
Che sia legittimo portare avanti un progetto politico nessuno lo nega, negarlo significherebbe mettere in dubbio diritti inalienabili. Tuttavia è possibile avere punti di vista diversi circa le modalità attraverso le quali un progetto possa e debba svilupparsi. Il pensiero unico in questo caso può rivelarsi controproducente poichè impedisce ad un pensiero maggiormente creativo di svilupparsi e di trovare le migliori risposte possibili per la risoluzione di determinate problematiche più o meno contingenti. Quello che serve è insomma un vero e proprio pensiero divergente, altro che "pensiero unico".
E' noto a molti, soprattutto a insegnanti e pedagogisti che il pensiero divergente, concetto di ambito tipicamente pedagogico appunto, serve a sviluppare quell'attitudine dell'allievo a trovare soluzioni varie, molteplici e originali ad uno stesso problema. Questo pensiero già di per sè è l'indice del fatto che varie soluzioni sono ritenute possibili generalmente di fronte ad uno stesso problema, anche da parte dei pedagogisti che lo insegnano e lo promuovono.
In questo senso si avverte un certo scollamento anche tra quello che è il mondo dell'insegnamento e quindi della scuola in generale, mondo nel quale vengono insegnati e vissuti certi valori molto importanti, e quello che è il mondo reale che vive al di fuori di questo, nella più ampia società, nella quale si fa molta fatica a riconoscere gli stessi valori. E i ragazzi sono ovviamente disorientati.
Il "pensiero unico" invece, da par suo, è sempre stato un ostacolo alle soluzioni creative e quindi alle soluzioni stesse in generale ed è caratterizzato da vistose rigidità molto difficili da accettare da parte di chi ha una certa idea di Democrazia.
Da questo si comprende bene quanto sarebbe opportuno, in termini generali, abbandonare le modalità del "pensiero unico" ovunque esse si manifestino ed aprire spazi sempre più ampi allo sviluppo creativo di un numero maggiore di soluzioni possibili ai vari problemi che si presentano. In Italia questa creatività è molto presente e pulsante ma purtroppo emerge a fatica. Questa creatività è una delle grandi risorse del Paese e dovrebbe essere favorita e incoraggiata con fiducia, non ostacolata con scetticismo.
Ma è chiaro che tutto questo non può avvenire senza la capacità di ascolto da parte della classe politica.
Che ascoltare sia difficile non v'è dubbio, così come non v'è dubbio che molte conquiste debbano ancora essere fatte in questa direzione sulla quale non si insiste mai abbastanza, ripeto, mai abbastanza.
Ascoltare è faticoso, anzi faticosissimo, ed anche per questo risulta così difficile farlo.
D'altro canto se sull'altro piatto della bilancia vi fosse il "pensiero unico" e le sue conclamate rigidità, la scelta anche semplicemente razionale dovrebbe dirigersi ancora una volta necessariamente, e saggiamente sul disporsi all'ascolto per faticoso che possa essere.
Il pensiero unico dovrebbe essere quantomeno spiegato, ma ciò non avviene e se ciò non avviene si deve necessariamente prendere atto di questo e chiedersi che cosa questo significhi.
Partire poi dal presupposto secondo il quale le crisi aiutano, può essere magari il risultato di una attenta analisi politica, sociale ed economica di certe realtà ormai storicizzate e che quindi anche per questo è possibile analizzare.
Ma fare diventare questo presupposto teorico un "progetto" ha i suoi ben evidenti rischi oltre che  i suoi ben evidenti limiti.
Insomma è assolutamente necessario, credo, operare una distinzione nettissima tra analisi e progetto e gurdarsi bene dal confondere l'uno con l'altro.
Dall'analisi di certe realtà si può dunque notare che le crisi, in senso generale, sono risposte  sane ed appropriate a determinate condizioni e sollecitazioni esterne ma anche interne. E questa è l'analisi.
Ma coltivare l'idea secondo la quale, siccome dopo una crisi c'è una risposta positiva alla crisi stessa, si debba cedere deliberatamente spazi alla crisi  ed al suo possibile ingresso e radicamento nel mondo sociale è un meccanismo troppo artificioso, per certi versi prefabbricato se non addirittura un tantino arzigogolato per non dire perverso, troppo per garantire risposte positive e sane ma soprattutto naturali e spontaneamente appropriate o per lasciare spazio al pensiero divergente.
Se una crisi ha una origine prefabbricata si capisce bene come quegli spazi creativi e quell'elasticità necessaria che in un contesto più naturale costituirebbero gli strumenti opportuni per la ricerca della migliore soluzione possibile, non si trovino più, anche perchè sono sostituiti o impediti da una rigidità strutturale di partenza. Quando una crisi si maniestà con tali livelli di rigidità è giocoforza pensare che abbia una orgine un tantino prefabbricata. 
La struttura prefabbricata in quanto tale manifesta da sè il proprio carattere grazie alle sue rigidità intrinseche a cui accennavamo sopra e che non consentono alle soluzioni creative ne a quelle naturali di svilupparsi opportunamente.
In altri termini le strutture prefabbricate possono soltanto portare a soluzioni altrettanto prefabbricate cioè preconfezionate, forse addirittura prestabilite, perchè quella è la loro natura.
E' evidente quindi il perchè quando una soluzione è prefabbricata gli spazi per la naturalezza e la creatività non sussistano più.
In generale questi prodotti preconfezionati rappresentano e testimoniano, forse dovrei dire denunciano, anche loro malgrado, la presenza di un pensiero pregiudiziale su un determinato argomento o questione in ballo, un "pensiero unico" appunto. La Democrazia avrebbe, tra le altre cose il compito di favorire attraverso il confronto delle idee e il contraddittorio la nascita della soluzione migliore.
I prodotti preconfezionati tolgono questa opportunità ed anche per questo evidenziano la loro sostanziale antidemocraticità, e rivelano palesemente di non partire dal popolo sovrano ne dalle sue reali esigenze ma di partire quindi da altri contesti.
Va poi da sè che in questi altri contesti il livello del contraddittorio sembra essere praticamente assente e le decisioni assumono quindi le sembianze di veri e propri diktat che vengono calati dall'alto, per non dire imposti, come se ci trovassimo in presenza di una monarchia assoluta, neanche parlamentare, ma di una di quelle monarchie vecchio stampo o, per capirsi bene medievali, il chè è evidentemente abbastanza assurdo nel terzo millennio.
Detto questo vorrei aggiungere soltanto che da qui a dire che le crisi siano necessarie ce ne corre.
Infatti le crisi non sono affatto necessarie di per sè, e il compito della politica dovrebbe essere esattamente quello di evitarle. Ci sono sviluppi che si compiono al massimo grado delle proprie potenzialità esattamente in assenza di crisi e non in presenza di esse. Se poi una crisi avviene naturalmente ci si adopera per fronteggiarla,  proprio perchè non solo non è necessaria ma perchè può essere addirittura dannosa.
La presenza di una crisi evidenzia che c'è stato qualcosa nella lettura della realtà che non è stato ben compreso o ben digerito, per cui da fattori sconosciuti o imprevisti magari perchè imprevedibili la crisi stessa è emersa.
Da questa analisi dovrebbero poi svilupparsi gli anticorpi necessari ad impedire l'insorgere di una crisi analoga in futuro.
Dire quindi che una crisi è necessaria è un punto di vista assai opinabile chiaramente, ma arrivare a dire addirittura che ne abbiamo bisogno, questa è una affermazione che si commenta da sola.
Spiace dirlo, ma è giusto o non è giusto chiedersi quanto sia opportuno affidare le redini dell'Italia a chi è persuaso da una simile idea? Dopotutto non è destituito di fondamento, a ragion veduta, formulare il pensiero immediatamente concomitante, quello secondo il quale cioè, chi è disposto a ritenere una crisi necessaria o addirittura a  dichiarare che ne abbiamo bisogno, probabilmente non farà esattamente tutto il necessario per impedire che la crisi stessa si manifesti e alberghi nel paese che governa!
E ci sono dei dati che parlano da soli!!
Si può pensare obiettivamente di voler bissare risultati del genere?
Responsabilità significa anche riconoscere di aver espresso opinioni sbagliate, e ripensare anche le proprie posizioni, e usare il proprio prestigio per il reale interesse del popolo sovrano. Difficile forse, ma non impossibile.
Credo che questo momento debba essere vissuto con grande senso di responsabilità si, ma da parte di tutti, nessuno escluso, e cominciando anche a fare delle autocritiche, nonchè a fare propri alcuni punti che dovrebbero assurgere a punti di riferimento primari, imprescindibili e inalienabili delle prossime politiche nazionali ed estere.
Il primo dei quali è appunto l'ascolto di soluzioni alternative ai vari problemi e particolarmente a quelli finanziari che incidono così pesantemente sulle vite dei sempre più stremati cittadini.
Non vogliamo più scenari come quelli della Grecia, né credo che alcuno li voglia, né che le legittime domande dei cittadini vengano eluse con tanta sufficienza. E il compito di fare questo spetta esattamente alla Democrazia e alla politica che dovrebbe garantirla. Quante volte ci sarebbe stata l'opportunità di rispondere alle legittime interrogazioni dei cittadini attoniti e di venirgli incontro? E se questo non è avvenuto a chi lo dobbiamo imputare?
Per questo sarebbe necessario in questa delicata fase storica per la stessa Unione europea che il tentativo di rinvigorire la Democrazia venisse spalleggiato da campioni di Democrazia e alleati storici come gli Stati Uniti d'America per esempio, ma anche da chiunque creda fermamente nei valori della Democrazia stessa.
C'è chi molto responsabilmente chiede di fare riforme per fronteggiare la crisi, ma senza una accurata analisi del perchè la crisi sussista è difficile capire quali siano le misure giuste da prendere. Potremmo cercarle insieme. Ma quanto si è disposti a entrare nel dibattito su come uscire dalla crisi? Quanto si è disposti a riconoscere che dalla crisi si esce solo e soltanto qualora se ne trovino le cause?
Torniamo dunque a rivalutare l'importanza della Democrazia e delle istituzioni che gli sono proprie perchè, come detto qui e altrove, e altrove anche da parte di persone più qualificate di me, la Democrazia è l'unica forma di governo che garantisca tutti e non è cosa così scontata.
Io nel mio piccolo ho messo la Democrazia ai vertici dei miei interessi perchè sono oltremodo convinto che solo grazie ad essa potremo vincere le sfide del futuro, viceversa chissà... E' solo una opinione e sarebbe mio onore sapere che essa viene presa in considerazione e fattivamente condivisa.
Qualora questo avvenisse anticipatamente e umilmente ringrazio.

giovedì 29 novembre 2012

Est modus in rebus

Est modus in rebus, ecc. ecc.
Questa massima di Orazio è piuttosto funzionale, presa nella sua interezza, a descrivere le difficoltà che possono derivare dall'erosione dei confini nazionali, cosa di cui ci occuperemo prossimamente.
Ci tengo a precisare che qui non stiamo facendo l'apologia  dei nazionalismi, qui stiamo facendo delle semplici considerazioni circa il fatto che taluni studiosi affermino che da questa erosione nascano per il futuro i più conreti rischi di conflitti armati.
Si tratta quindi di pace, non di nazionalismo, di prevenzione e non di passatismo.

Riosservo

Riosservo, riascolto...

martedì 27 novembre 2012

Per chiarezza

Se può essere utile a dirimere qualche dubbio, cosa che spero non necessaria, molto serenamente confermo la mia linea critica nei confronti di pareggio di bilancio in Costituzione ( e quindi imposto come obbligo giuridico anzichè come obiettivo politico), Fiscal Compact e trattato ESM, e in generale su tutta una linea di impostazione dell'attuale gruppo dirigente, al quale non ho risparmiato le mie aperte e, spero, costruttive critiche. Confermo altresì la mia solidarietà a quanti si sono posti già prima di me e a quanti si pongano tuttora in una posizione altrettanto critica.
Raccolgo gli spunti di riflessione proposti senza una posizione pregiudiziale di partenza ma partendo da una posizione di ascolto e meditandoli, ed anzi ringrazio per ogni spunto offerto alla meditazione personale e collettiva.
Vorrei suggerire di non arrivare a troppo rapide conclusioni rispetto a quelle che potrebbero essere, e magari mi sbaglio, talune aspettative.  La realtà è molto complessa, le persone lo sono altrettanto, non è facile giudicare, abbiamo difetti e limiti, ma anche pregi e possibilità, e tuttavia fare passi avanti talvolta può essere difficoltoso. Rimanere dove si è arrivati nel proprio percorso, attestarsi sulle proprie posizioni, forse un po' meno, sempre meglio di andare a ritroso. Il mio suggerimento è di procedere serenamente nel proprio percorso, con fiducia.

giovedì 22 novembre 2012

Spiegare la bontà della Democrazia

Con lo stesso spirito espresso nel post "Ancora due parole sull'ESM" mi accingo a spendere questa volta due parole anche su un altro argomento di fondamentale importanza ai giorni nostri, un argomento che riguarda aspetti tra i più importanti e dibattuti e  maggiormente presenti nella vita di ogni singola persona di qualsiasi sesso ed età o classe sociale o nazionalità: la Democrazia.
Gli effetti della sua applicazione o della sua non applicazione, si riverberano necessariamente ed automaticamente nella vita di tutte le persone.
L'argomento si presenta molto sostanzioso, e spaventerebbe chiunque, così come spaventerebbe la mole di parole che si potrebbero spendere su di esso, troppe per un semplice post.
Ci tengo quindi a precisare che questo post ovviamente non pretende in alcun modo di trattare l'argomento in modo esaustivo, sarebbe un obiettivo esagerato, decisamente superiore alle mie forze. Quello che questo post si prefigge di fare piuttosto, è di fornire alcuni spunti di riflessione, e solo quelli, su aspetti inerenti la Democrazia che potrebbero essere particolarmente significativi e che io ho ritenuto nel mio recente passato e ritengo tuttora personalmente interessanti. Per questo, del tutto istintivamente, ritengo che possano essere di una qualche utilità o rivelarsi interessanti anche per gli altri e soprattutto penso che lo possano essere esattamente in questa particolare fase storica molto ma molto delicata, nella quale certi valori sembrano essersi affievoliti o quasi scomparsi del tutto, come fossero in via di estinzione, lasciando spesso esterrefatti coloro che gettando uno sguardo sulla società contemporanea penserebbero ancora di poterli trovare così facilmente.
Per questo credo sia importante oggi più che mai riportare la nostra attenzione sui valori fondamentali nei quali crediamo o diciamo di credere, uno dei quali è la Democrazia appunto, allo scopo di saggiarne la consistenza in rapporto a noi stessi e alla società, e appurare così se essi siano ancora capaci di smuovere le nostre coscienze, di persuaderci della loro bontà, di avere ancora un qualche ruolo nelle nostre vite di cittadini presi sia singolarmente sia come collettività, cosa che auspichiamo vivamente.
E'importante infatti che si sia effettivamente persuasi per se stessi della bontà di un valore per poter pensare di persuadere gli altri ed estenderne così in qualche modo la portata e la comprensione se possibile.
Quindi a volte mi chiedo: cosa potrei mai dire ad un eventuale interlocutore per convincerlo dell'importanza della Democrazia?
Quello che segue può essere abbastanza rappresentativo della risposta che potrei dare.

In base alle nozioni che io possiedo, e che potrebbero essere ampliate naturalmente, se per caso dovessi spiegare a qualcuno in che cosa consista la bontà della Democrazia, in che cosa consistano i suoi vantaggi e le ragioni per le quali la sua applicazione pratica nel mondo reale sarebbe quantomai auspicabile e opportuna, nonchè preferibile a qualsiasi altra forma di governo, certamente non potrei che parlare dell'antica Grecia e di quella che è generalmente ritenuta la prima forma democratica pienamente applicata, cioè la Democrazia diretta di Clistene.
Ma lo farei non tanto soffermandomi sugli aspetti tecnici di questa specifica forma di Democrazia, quanto piuttosto, in termini generali, mettendone in luce altri aspetti tra i quali gli esiti positivi che da questa sono scaturiti per la Grecia di allora, poichè, per esempio, non c'è alcun dubbio che è stato grazie alla Democrazia che la Grecia ha potuto salvarsi dall'invasione persiana.
La cosa potrebbe non essere subito così percepibile o così immediata, così automatica, eppure ritengo che, per poco che ci si sforzi di comprendere queste ragioni, esse non tarderebbero ad apparire progressivamente sempre più lampanti e persuasive, perfino senza entrare troppo nei dettagli.

Da quella giovane democrazia greca del V secolo a.C. infatti sono scaturite tutta una serie di conseguenze in virtù delle quali poterono mettersi in atto le misure e gli uomini giusti e necessari per affrontare il grave pericolo che quella invasione avrebbe rappresentato per la sopravvivenza della civiltà greca nella sua interezza.
Dalla storia si possono imparare molte cose perchè la storia, come sappiamo, insegna e spetta all'uomo secondo le proprie possibilità, cercare di trarne il maggior numero di benefici o comunque degli insegnamenti utili. Tuttavia ci sono dei passaggi storici particolarmente salienti e quello che stiamo trattando è forse uno di quelli.
Ciò che questa storia in particolare ci insegna è che la fiducia ben riposta nella Democrazia, non può portare che buoni frutti ai suoi estimatori ma anche a coloro che suoi estimatori magari non sono. La Democrazia insomma porta buoni frutti indistintamente a chiunque, cosa che è difficile poter dire per altre forme di governo.
Ma vediamo meglio quali sono le ragioni per le quali la vittoria greca sui persiani fu determinata dalla Democrazia, cosa che, come abbiamo detto, potrebbe non essere così evidente in un primo momento.

Innanzi tutto potrebbe risultare utile capire la portata di questa vittoria greca sui persiani, o per meglio dire di queste vittorie perchè le vittorie furono due a distanza di dieci anni l'una dall'altra. Mentre la prima tuttavia con ogni probabilità sarebbe arrivata ugualmente anche in assenza della giovane Democrazia ateniese la seconda, di gran lunga più importante, certamente no.
Ma cerchiamo dunque di capire la portata di queste vittorie. Per farlo dobbiamo cercare di renderci conto della disparità delle forze in campo. L'impero persiano era un impero immenso, sconfinato.
Il re Dario lo aveva portato ad una tale estensione che per dare una idea rispetto agli odierni territori esso comprendeva Egitto, Palestina, Libano, Siria, Giordania, Iraq, Iran, Turchia, Armenia, Pakistan, parti dell'Afghanistan e del nord dell'India, nessun altro impero era stato così vasto e così ricco,  i persiani rappresentavano la potenza in assoluto più grande al mondo.
La Grecia, dal canto suo, era invece piccola, divisa e frammentata in tante piccole città stato spesso in lite fra loro. Questo da solo dovrebbe rendere abbastanza bene l'idea di questa disparità.
Qualsiasi pronostico sarebbe stato sfavorevole alla Grecia.
Durante la prima guerra persiana nel 490 a.C., il contingente persiano ebbe dimensioni doppie rispetto a quello greco e tuttavia lo possiamo definire relativamente modesto rispetto a quella che era la reale possibilità bellica persiana.
Nonostante questa superiorità numerica la guerra si concluse con la vittoria dei greci guidati da Milziade nella piana di Maratona. L'elezione di Milziade a stratega (generale) di questa impresa viene favorita dalla saggia decisione di Temistocle e dei democratici di ritirarsi in favore del primo, valente uomo di guerra.
Temistocle parteciperà comunque alla battaglia.
Anche questa rappresentò comunque una dura prova per i greci e per la nuovissima democrazia ateniese, contro un esercito assai più nutrito. Si trattò di una vittoria memorabile anche in virtù dell'inferiorità numerica dei greci.
Ma se i greci lottarono in inferiorità numerica nella prima guerra persiana, che dire allora della seconda, dieci anni più tardi, dove questa inferiorità numerica si manifestò in modo assai più marcato?
La vittoria greca, in questa seconda guerra persiana,  dove gli stessi persiani impiegarono oltre 250000 uomini, fu dovuta alle intuizioni e alla lucidità razionale di Temistocle. Ed è qui che entra in gioco, prestiamo bene attenzione, l'importanza della Democrazia.
Infatti potremmo definire Temistocle una creazione della democrazia di Clistene.
Consideriamo per esempio che egli non apparteneva all'aristocrazia terriera, cosa che gli avrebbe precluso l'accesso al potere. Senza la democrazia di Clistene egli non avrebbe potuto affermare la propria personalità e non sarebbe mai emerso. Niente Democrazia = niente Temistocle, e niente Temistocle = niente vittoria.
Questo impedimento sarebbe potuto arrivare da parte dell'aristocrazia terriera stessa, benchè in modo indiretto. Sarebbe dico, poichè dobbiamo riconoscere alla stessa aristocrazia in realtà il merito, nella fattispecie, di aver letto i propri tempi  in modo esemplare e di aver dato fiducia all'uomo giusto del momento: Clistene.
Ma facciamo quindi una ipotesi controfattuale: che cosa sarebbe successo alla Grecia se l'aristocrazia terriera si fosse opposta alla nascita della democrazia e avesse optato ancora una volta per la detenzione personale del potere?
Se questa aristocrazia terriera, tradizionalmente sempre al potere (Milziade ne era un rappresentante) non fosse stata così lungimirante da concedere a Clistene di pensare ad una nuova forma di governo e non avesse posto in lui la propria fiducia tutto sarebbe andato perduto, se non nella prima, quantomeno nella seconda guerra persiana.
Se l'aristocrazia avesse osteggiato la nascita della democrazia forse si sarebbe temporaneamente rafforzata per se stessa ma solo temporaneamente appunto e solo per soccombere successivamente, poco più avanti di fronte all'Impero persiano insieme a tutti gli altri cittadini di Atene e di tutta la Grecia.
Questo rafforzamento in altri termini non sarebbe stato che una pia illusione capace forse di determinare un temporaneo appagamento ma che in realtà avrebbe celato un pericolo immenso poichè avrebbe costituito esattamente la premessa della successiva sconfitta.
E' qui che dovremmo fermarci un po' di più a riflettere sull'importanza che ha avuto la Democrazia di Clistene per la Grecia! Per la Grecia soltanto? Certamente no, gli esiti di questo epico conflitto rappresentato dalla seconda guerra persiana avrebbero segnato il corso di tutto l'Occidente per i secoli a venire.

Riflettiamo molto attentamente, dunque, su questo poichè ci sono delle sfide che ci aspettano nel futuro che non potranno essere né affrontate né vinte senza una forte e seria Democrazia e senza quelle opportunità che essa sola sa dare, opportunità come per esempio quella di far emergere le idee migliori e le persone giuste e meritevoli, nonchè  di consentire a ciascuno di esprimere il meglio di sé e di sviluppare le proprie  peculiarità, caratteristiche e prerogative.
Perchè il futuro sia ricco di speranza ci sono almeno due cose quindi che devremmo tener presente al massimo grado:
a) non disfarsi delle proprie conquiste, soprattutto di quelle più grandi e importanti, come per esempio appunto la Democrazia;
b) non ripetere gli errori del passato, soprattutto i più gravi, totalitarismi, dittature, anomale distribuzioni del potere, e tutto ciò che da esse deriva: ricatto, schiacciamento della personalità, assenza dello stato di diritto, dilagare delle ingiustizie e dell'arbitrio ecc.

Se osserviamo il presente invece notiamo  purtroppo che si affacciano all'orizzonte pericoli di primissimo livello, pericoli rappresentati per esempio dal fatidico trattato denominato ESM e dalla casta che vorrebbe istituire.
Questo trattato, la casta  e il meccanismo che vorrebbe istituire sono un esempio di qualcosa che marcia esattamete nella direzione inversa a quella di un naturale sviluppo democratico.
Questo è segnalato da un numero crescente di intellettuali, ed anche da una sentenza della Corte Costituzionale Tedesca, benchè personalmente non riesca ancora a capire molto bene come questa stessa sentenza sia stata recepita dai promotori dell'ESM.
L'istituzione di questo organismo ci costringerebbe a perdere le sfide del futuro poichè sostanzialmente rischierebbe di riportarci indietro nel tempo ad uno stato di oligarchia dove i membri dello stesso ESM godrebbero di privilegi che in passato sono stati riservati alla sola nobiltà feudale.
Ora, si chiedono spesso all'Unione europea prove di coesione, così mi dico: sarebbe questa la prova di coesione dell'Europa? Il ritorno al feudalesimo?

Non distruggiamo dunque questo immenso patrimonio che si chiama Democrazia.
Dimostriamo invece che ci sta a cuore imparando a riviverne il più sacro dei valori che è quello dell'ascolto della voce del popolo sovrano.

mercoledì 7 novembre 2012

Congratulations!

Gli Stati Uniti d'America scelgono la continuità e nell'Election Day rinnovano ad Obama il mandato per altri quattro anni.
In una sfida al cardiopalma alla fine la spunta il Democratico contro il Repubblicano Romney che si è rivelato veramente un degno avversario.
Quello che faceva temere maggiormente per i Democratici era forse il personale carisma del Repubblicano capace di mitigare perfino le varie controproducenti uscite dei giorni di campagna elettorale.
Ma alla fine il popolo degli States ha deciso ed ha dato ai Democratici la vittoria.
Personalmente condivido questa scelta del popolo statunitense e non ho mai fatto mistero della mia simpatia per Obama e per il suo concetto di Re-Distribuzione.

Congatulations! Re-Distribution, Re-Paideia, Re-Election! 

mercoledì 31 ottobre 2012

Secondo intermezzo

Dopo un post abbastanza impegnativo eccone arrivare uno che contiene una tecnica mista su carta. Dopotutto mi definisco spesso all'interno del blog un operatore artistico, che è la veste con la quale mi trovo maggiormente a mio agio e quindi è bene di tanto in tanto farsi vedere cosi, come operatore artistico appunto.
Il post intitolato 'Intermezzo' , il mese scorso, era così chiamato poichè rompeva il flusso dei post che erano privi di tecniche miste. Anche questo ha le stesse caratteristiche anche se non dubito che la pubblicazione di lavori artistici in generale  possa trovare una maggiore costanza e regolarità. Chissà!








Scenari involutivi
Tecnica mista su carta
2011-2012


lunedì 29 ottobre 2012

Ancora due parole sull'ESM

Riprendo oggi a parlare del trattato denominato ESM (Meccanismo di Stabilità Europeo, nelle dichiarazioni).
Metterne in luce i lati già da molti definiti oscuri ritengo che sia un servizio reso alla democrazia e all'informazione, che della democrazia è un sensore e un indice ben evidente come tutti sanno. Oltretutto rendere un servizio alla Democrazia significa rendere un servizio all'Occidente ed alla sua grande cultura. Salvaguardare questi valori per altro è indispensabile per affrontare le sfide del futuro.
Come credente ancorchè laico in questa  causa non disdegnerei di accettare, per quanto immeritatamente, l'apporto di influssi spirituali di Principi della Giustizia quali il profeta San Daniele e l'Arcangelo Michele, che spero possano intercedere in mio e nostro favore,  ma soprattutto in favore di questa causa, presso l'Altissimo, qualora ritenessero la stessa giusta e degna di riceverne , e inclinare la mente e i cuori di tutti alla perspicacia ed alla comprensione in generale ed anche reciproca, ma soprattutto all'ascolto, atteggiamento dispensatore di frutti la cui bontà sembra essere stata dimenticata purtroppo in questo recente frangente storico. E per questo aiuto umilmente ringrazio.
Anch'io da parte mia accompagnerò le iniziative inerenti questa causa anche con preghiere rivolte all'Altissimo affinchè possa concederci il supporto dei Campioni di Giustizia che ho appena citati.
Ancora una volta, con le pacifiche e democratiche armi delle idee, e solo con quelle, mi accingo così ad esprimere la mia libera opinione, che è l'opinione di un operatore artistico, circa questo trattato, una opinione costruttivamente critica che, sono certo, sarà vissuta come tale da qualsiasi lettore indipendentemente dalla posizione di partenza e come tale rispettata. Lo faccio utilizzando i doni che il Signore ha voluto concedere a tutti noi affinchè fossero usati, doni come per esempio il discernimento, ma senza affidarmi ad essi, bensì affidandomi alla Sua intercessione, poichè memore dei versetti Biblici del Libro dei Proverbi che recitano (Proverbi capitolo 3, versetti da 5 a 7):

"Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza;
in tutti i tuoi passi pensa a Lui ed Egli appianerà i tuoi sentieri.
Non credere di essere saggio, temi il Signore e stà lontano dal male."

Utilizzando quindi quei doni, concessi perchè fossero usati, ma senza appoggiarmi ad essi mi premuro nel mio piccolo, con questa impostazione di spirito, e nel rispetto dei doveri costituzionali che come cittadino della Repubblica Italiana sono tenuto ad onorare, ad informare gli eventuali gentili lettori di quelle che ritengo essere importanti notizie riguardo ai contenuti del trattato denominato ESM e notizie concomitanti.

Ormai non ci sono dubbi, è in continuo aumento il numero di coloro che ritengono il trattato ESM un trattato inaccettabile, e mi sentirei uno scellerato se anch'io non tentassi, come per altro ho già fatto, una opposizione a questo stesso trattato, visto che da analisi già compiute pare più che fondato il sospetto che la sua applicazione potrebbe danneggiare enormemente i cittadini europei, poco importa di quale nazionalità essi siano, per favorire un ristrettissimo gruppo di persone, le quali rischierebbero di assumere un ruolo di egemonia sull'Unione Europea, per altro totalmente immuni da qualsiasi procedimento giudiziario in merito ad azioni relative al contesto ESM.
Ormai molti sembrano essersi resi conto che con questo trattato si rischia di andare incontro ad una sorta di oligarchia finanziaria, che non può proprio coesistere con la Democrazia, perchè se c'è l'una non può esserci l'altra. E' un rischio.
Sappiamo bene infatti dalla storia, che ce lo insegna, che in presenza di una oligarchia la Democrazia non può sussistere e nella fattispece il rischio sarebbe quello di vedere la Democrazia divenire soltanto apparente per la persistenza del Parlamento Europeo che rischierebbe tuttavia di vedersi a mano a mano esautorato da un effettivo potere o  presa reale sull'Europa.
Che un Parlamento come quello europeo, che dovrebbe rappresentare i popoli dell'Europa, rischi di essere relegato a ruolo di semplice comparsa paventa uno spettacolo veramente orribile, direi  ripugnante.
Esistono studi e approfondimenti  un po' in tutti gli stati europei su questo trattato, alcuni anche relativamente datati oramai, come per esempio uno studio fatto in Austria da varie personalità e rivolto a tutte le istituzioni di quel paese, studio di cui sono venuto a conoscenza di recente, che dice esattamente le stesse cose e che aveva già usato l'espressione oligarchia finanziaria, per esempio.
Non solo ma in questo studio si parla esplicitamente di rischio di messa in schiavitù dei popoli dell'Europa!
I redattori di questo studio si sono poi lamentati, e giustamente ritengo, di essere stati inascoltati dalla classe politica e questa è, per altro, un'altra testimonianza e un'altra conferma dell'attuale difficoltà generalizzata che le alte sfere hanno nell'ascolto della voce dei popoli in Europa. Altro che Europa dei popoli!
Ma l'esistenza di questi studi, fa capire che giocoforza prima o poi questa consapevolezza non poteva che affiorare ed estendersi.
C'è stato e c'è ancora poi un lodevole impegno da parte di studiosi e studiose in Italia, autentici apripista nella nostra nazione, che mossisi con passione a studiare questo trattato anche prima dello studio appena citato, si sono adoperati in vario modo nell' approfondire la conoscenza dello stesso e nella diffusione dei risultati delle loro ricerche, uscendo con difficoltà da uno stato di inziale isolamento, e con altrettanta difficoltà, ma senza demordere, sono riusciti a fare breccia in quello che possiamo definire un muro di silenzio, trovando di quando in quando anche spazi in televisione.
A costoro va il mio più sentito grazie! Devo precisare, per correttezza ed onestà, che se condivido quasi al 100% l'analisi, altrettanto non posso dire per le soluzioni, sulle quali andrei assai più cauto. Ma riprendiamo.
Anche in virtù di questo impegno quindi, il numero di coloro che si stanno rendendo conto di come stiano effettivamente le cose a proposito dell'ESM aumenta di giorno in giorno e così aumenta anche la speranza di trovare una via d'uscita.
In rete o, se preferite, nel web, ci sono preziose fonti di informazione che riguardano questo fatidico trattato ESM e tutti i cittadini sono invitati ad informarsi e molti vi stanno in effetti attingendo copiosamente per fortuna. Esiste per esempio sul sito youtube un video intitolato: "MES il nuovo dittatore Europeo". Perchè non guardarselo intanto? E perchè non esplorare poi nei dintorni?
E' necessario informarsi in questi casi, e per chi lo fa già, è importante continuare ad attingere alle fonti di informazione così preziose e magari rendere partecipi anche gli altri.
Ma chi fosse prevenuto nei confronti del web ha una semplice e insostituibile e pacifica arma a disposizione ed è quella di leggersi il trattato personalmente, che in fondo è anche la cosa migliore.
C'è stata poi, come già detto in altri post, una sentenza della Corte Costituzionale Tedesca, che limita, il gettito della Germania a 190 mld di euro e che inoltre dichiara che in una democrazia la trasparenza è tutto.
Non conosco nel dettaglio questa sentenza ma è evidente che si allude a tutte quelle parti del trattato, e sono molte, che sono assai oscure e poco definite, a quelle parti in sostanza che lasciando ampi margini di ambiguità, potrebbero essere colmate dall'arbitrio che,in quanto tale, sarebbe del tutto antidemocratico.
Ma chiediamoci, è successo qualcosa da allora?
Il trattato è stato forse cambiato?
E' stato riproposto all'approvazione di ogni singolo parlamento?
O, piuttosto, si fa finta di non sentire e si va avanti come se niente fosse?
Dal giorno di quella sentenza cosa cambia concretamente?
Su questo punto non è facile attingere notizie e così la sensazione è che non cambi niente e non è una bella sensazione francamente.
Questo per forza di cose sospinge a riprendere in mano il trattato ESM e a ristudiarlo a comprenderlo meglio e a cercare confronti e approfondimenti, e anche possibili soluzioni.

Il dibattito comunque, anche se a fatica, si stà ampliando benchè in ritardo rispetto per esempio alla Germania, e chissà se qualcosa di più potrà essere offerto al pubblico anche da parte delle televisioni, benchè naturalmente i problemi siano molti in Italia ma anche nel resto d'Europa, basti guardare a Grecia e Spagna. Quindi gli argomenti per i telegiornali o le rubriche di  approfondimento sono abbondantissimi, così è difficile magari inserire nella propria scaletta, o più in generale nel proprio palinsesto anche quest'altro argomento. Tuttavia, farlo, dando voce alle opinioni costruttivamente critiche, sarebbe cosa utilissima oltre che giusta. E qualcosa in questa direzione si è mossa.
Sappiamo bene l'alto grado di professionalità di questo personale televisivo che si espleta anche nel rispetto di un codice deontologico, delle scalette, del palinsesto e dei piani direttivi, dei colleghi ecc. e mi riferisco anche alle televisioni commerciali ovviamente, e non è possibile certo biasimare chi si comporta con professionalità. Tuttavia non posso proprio non dire quanto sarei felice personalmente di notare una maggiore visibilità di questo specifico argomento, con particolare riferimento alle voci critiche naturalmente.
In ogni caso c'è chi porta a compimento appunto, una propria ricerca e un proprio studio personale.
Data la difficoltà ad informarsi sulle novità circa questo trattato, quello di andare avanti nella ricerca personale è una scelta quasi obbligata e comunque insostituibile dal punto di vista della presa di coscienza dei contenuti reali dello stesso.
I lati oscuri dell'ESM sono stati esposti parzialmente anche in questo blog  a più riprese, e ripeto sono molti a partire dall'errore esiziale, cioè dal grave errore iniziale, o, se preferite dal grave errore di impostazione, almeno secondo me ( e naturalmente secondo altri), di affidare ad un organismo finanziario le sorti degli stati europei e dei loro cittadini.
Errore esiziale si, perchè è chiaro per un numero sempre crescente di persone tra le quali possiamo annoverare economisti, politici, politologi, sociologi, e persone di ogni settore che la vera risposta all'attuale crisi è il ripristino del primato della politica sulla finanza, e questo trattato va esattamente nella direzione opposta.
In ogni caso mai e poi mai dovremmo accettare un trattato che, anche se non esplicitamente, di fatto, per i meccanismi che intende creare, sembra proprio invitare, sospingere, stimolare a sperare il default di uno stato, a rendere questo default appetibile, auspicabile perchè in seguito a questo gli stati perderebbero, insieme alla propria dignità e identità politica, sociale e probabilmente anche culturale, la propria sovranità nazionale in favora degli stessi membri dell'ESM. Credo che nella redazione di questi trattati ci debba essere molta attenzione e direi perfino zelo nell'evitare di stimolare simili appetiti.
E non sarebbe neanche il caso di accettare trattati che siano favorevoli solo per una delle parti contraenti.
In questo caso una contro diciasette. In effetti se non vado errato quando un contratto o un trattato è favorevole solo per una delle parti non si parla forse di contratto capestro?
E i contratti capestro non sono forse illegittimi e illegali?

E se non è illegittimo un contratto capestro lo sarebbe forse rivelare una sensazione che ritengo sempre più diffusa poi, la sensazione cioè che il Fiscal Compact (trattato concomitante all'ESM) possa essere sfruttato non tanto per l'ottenimento del pareggio di bilancio di ogni singolo stato ( obiettivo per altro difficilissimo anche per il più virtuoso degli stati) o almeno non solo, quanto piuttosto per rimpinguare le casse di questo organismo denominato ESM?
Attraverso politiche fatte di tagli che costringono gli stati a tirare continuamente la cinghia, e con una pressione fiscale altissima, ciò potrebbe avvenire. Non solo, ma con queste premesse, l'economia non può che rallentare. Nel frattempo le casse dell'ESM si accrescono e quando saranno a regime saranno pronte ad offrire agli stati (ad interesse) i soldi che questi gli hanno dato.
In altri termini: le economie degli stati rallentano per i tagli e per le tasse; se fosse per due mesi sarebbe tollerabile, ma purtroppo questo è previsto per un ventennio, e così gli satati si impoveriscono naturalmente, e questo lo ribadisco, per inseguire il pareggio di bilancio ( forse una chimera) e per rimpinguare le casse dell'ESM, e quando l'ESM sarà a regime, gli stessi stati saranno per forza di cose sufficentemente poveri da dover chiedere all'ESM i propri soldi in prestito, a debito naturalmente. Non è assurdo tutto ciò?
Pensate al fatto per esempio che l'Italia dovrebbe versare qualcosa come 125 mld di euro e solo inizialmente! E ditemi voi se vi pare una cifra indifferente! E tutto questo mentre ci sono imprenditori che si lamentano perchè rischiano di chiudere e che ancora non riscuotono dallo stato ciò che questi gli deve. Forse si preferisce prima rimpinguare  le casse dell'ESM?!
Da questo si capisce bene come rinunciare a questo trattato e al meccanismo che vuole istituire significhi sostanzialmente liberarsi da un giogo fiscale opprimente e poter pensare realmente a serie politiche di crescita, a serie politiche industriali.
Dopotutto ci sono già FESF e EFSM per la stabilità.

Queste dovrebbero già essere delle ragioni sufficenti per rifiutare questo trattato. Ma pare non siano bastate.
E anche per questo, viene da pensare che non sia stato nemmeno letto da coloro che lo hanno approvato, altrimenti non si capisce il perchè di questo dilagante masochismo, ne che fine abbia fatto il buon senso dei parlamentari! Per questo vorrei invitare gli stessi parlamentari, almeno coloro che non l'hanno fatto, con grande serenità a leggere il trattato in questione affinchè possano prendere atto del contenuto reale dello stesso, e rendersi conto personalmente di queste cose e di che cosa hanno approvato!
Forse sono stati vittime anche loro della cultura della pseudo-fiducia, di una cultura un tantino coercitiva cioè che impone di votare sulla fiducia, senza leggere? Chissà!
Ma può darsi che vi siano stati parlamentari realmente fiduciosi di fare la cosa giusta.
Tuttavia alcune spie hanno indicato un non alto grado di serenità nelle scelte operate in parlamento in talune circostanze, e questa potrebbe essere una di queste.

Nel mio personale studio poi, sono pervenuto a una conclusione abbastanza definitiva sull'intera faccenda grazie all'analisi di alcuni articoli in particolare, e non dubito che altri vi siano giunti prima di me. Comunque personalmente li espongo qui per la prima volta.

Prendiamo per esempio l'art.10 e l'art.19 del trattato ESM e leggiamoli:

ARTICOLO 10, Adeguamenti del capitale autorizzato

1. Il consiglio dei governatori riesamina periodicamente e, almeno ogni cinque anni,
la capacità massima erogabile e l’adeguatezza del capitale autorizzato del MES.
Esso può decidere di adeguare il capitale autorizzato e di modificare di conseguenza
l’articolo 8 e l’allegato II. Tale decisione entra in vigore dopo che i membri del MES
hanno notificato al depositario l’avvenuto completamento delle procedure nazionali
applicabili. Le nuove quote sono assegnate ai membri del MES in conformità al modello
di contribuzione di cui all’articolo 11 e all’allegato I.

ARTICOLO 19, Revisione dell’elenco degli strumenti di assistenza finanziaria

Il consiglio dei governatori può rivedere l’elenco degli strumenti di assistenza
finanziaria di cui agli articoli da 14 a 18 e decidere di modificarlo.

Prima di commentare questi articoli è doveroso e necessario ricordare quanto campeggia nel sito ufficiale dell'Unione europea e cioè che:

"L'Unione europea si fonda sul principio dello stato di diritto[...]"

Nota bene: sul principio dello stato di diritto!

Ed anche che, e cito sempre dal sito ufficiale, uno degli obiettivi dell'Ue:

"[...]è la protezione dei diritti umani, sia al suo interno che nel resto del mondo.
Dignità umana, libertà, democrazia, uguaglianza, stato di diritto e rispetto dei diritti
umani sono i valori fondamentali dell'UE. Dalla firma del trattato di Lisbona, nel 2009,
la Carta dei diritti fondamentali sancisce tutti questi diritti insieme. Le istituzioni
dell'UE hanno l'obbligo giuridico di difenderli, e altrettanto sono tenuti a fare i paesi
membri quando applicano la legislazione europea."

Premesso e acquisito questo, io credo che firmare un trattato o un contratto in cui vi siano degli articoli come il 10 e il 19 del trattato ESM, significhi espressamente firmare un contratto o un trattato sostanzialmente da scrivere. Si si, proprio così, da scrivere!
Tradotto in altri termini significa firmare un contratto in bianco, o nello specifico, dato il carattere finanziario del trattato, firmare una cambiale in bianco!
Ora, dal momento che qualsiai contratto chieda di fare una cosa del genere è considerato tecnicamente da un punto di vista giuridico vessatorio nei confronti dei firmatari e che i contratti vessatori non hanno diritto di sussistere in uno stato di diritto, ne consegue che il trattato è nullo, o quantomeno sono nulli gli articoli specifici. Ma se non è possibile emendarli dal testo integrale, allora è il testo integrale che dovrebbe essere considerato nullo, e, in questo caso ribadisco, esso si annulla de sè. Non lo annullo io ne coloro che la pensano come me, si annulla esattamente da sè!
Ora, mi chiedo: quando un trattato si rende nullo da sè, sarebbe così scandaloso stabilire che esso diventa sostanzialmente pura e semplice carta straccia? Se è nullo è nullo!
E ancora: sarebbe così scandaloso ritenere che, se esso è carta straccia, poco importa se è stato approvato oppure no, poichè l'approvazione della carta straccia non rende la carta straccia più di ciò che essa è?
Esattamente così, per fare un paragone, come la firma di un contratto vessatorio non vincola minimamente il firmatario agli obblighi di quel contratto.
Dobbiamo così necessariamente riportarsi ad una situazione anteriore rispetto all'uscita di questo trattato!

Le istituzioni europee che hanno l'obbligo giuridico di difendere i valori di cui sopra conoscono questi articoli? Presumo di no, ma se la risposta fosse si, che cosa ne pensano?
E che cosa ne pensano le stesse istituzioni a proposito dei contratti capestro in genrale?

Io credo che sia veramente singolare che in una Europa che si dichiara protesa alla protezione dei diritti umani, alla salvaguardia della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, un trattato del genere con degli articoli del genere, abbia avuto un percorso così spianato, una strada così aperta.
Credo che in questa Europa sussistano ampi margini di migliorabilità.
Come è possibile che ciò sia potuto succedere?
Nell'esaminare, da vari esempi del passato, le ragioni per le quali alcuni contratti o trattati vessatori, siano riusciti ad imporsi, si può notare che ciò è stato possibile non senza una qualche forza muscolare, non senza una qualche pressione psicologica e talvolta addirittura coercizione o intimidazione.
Questo nel passato, e adesso come è stato possibile?
Nasce abbastanza spontaneamente un interrogativo inerente al metodo adottato per riuscire a far procedere così speditamente questo trattato. E' forse questo ciò a cui alludeva Nigel Farage quando parlava di golpe silenzioso? Dovremmo ripercorrere tutta la storia dell'approvazione di questo trattato.
Se non ricordo male dubbi sul metodo attraverso il quale è stato modificato l'Art 136 del trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea che ha spianato la strada ai due trattati (ESM e Fiscal Compact) erano stati sollevati già da tempo da qualcuno. Che risposte sono state date a questi dubbi?
Può anche darsi che questa controversia sia stata appianata, non saprei esattamente, ma questo non toglie che possano sussistere procedure che abbiano la capacità di elevarsi al di sopra di ogni sospetto e che questo non è stato il caso.
In generale si ravvisa una evidente contraddizione tra ciò che propone il trattato ESM e i valori europei, cosa per altro espressa nello studio austriaco.
Come dicevo, Viene da pensare che non sia stato nemmeno letto da coloro che lo hanno approvato.
Ma il Parlamento europeo lo ha approvato? O il Parlamento, bistrattato e relegato in secondo piano rispetto alle Commissioni è soltanto servito per modificare l'at.136 del trattato sul Funzionamento dell'Unione europea? Perchè se è stato usato solo per questo è chiaro che quando ciò è avvenuto non potevano esserci i mezzi per rendersi conto di dove si volesse andare a parare.
Probabilmente è stato sufficente dichiarare che questa modifica serviva per salvare gli stati e il gioco è stato fatto.
Chi è che non vorrebbe salvare gli stati?
Il discredito che un simile trattato getta sull'Europa intera, con le evidenti e palesi contraddizioni che contiene rispetto ai veramente sani valori e principi europei, rappresenta un danno incalcolabile in termini di immagine anche rispetto, non solo ai propri concittadini, ma all'intero resto del mondo. E il danno psicologico che esso infligge ai suoi stessi cittadini dove lo mettiamo?
Chi ci rifonderà da questi danni? Come è potuto avvenire tutto questo?
Il rischio di vedere scindersi l'identificazione Occidente/Democrazia, una autentica bandiera per l'intero Occidente, è altissimo e potrebbe avere effetti devastanti incalcolabili a livello internazionale e nei singoli stati. E' leggittimo o no chiedersi: che cosa è successo?
Credo che sia necessario, per non dire indispensabile, approfondire bene ogni singolo aspetto di questa situazione europea poichè merita veramente di essere studiata a fondo, dettagliatamente, non limitandosi ad ascoltare le opinioni altrui ma impegnandosi nella lettura diretta di questo stesso trattato, oltre che delle realtà concomitanti, come già suggerito qui e altrove.
Nel frattempo penso che sia necessario riportarsi ad una posizione anteriore rispetto all'uscita di questo trattato, ma senza scossoni e soprattutto senza scendere a rapide conclusioni o soluzioni improvvisate.
Il momento è molto delicato e richiederebbe da parte di tutti un supplemento di responsabilità oltre che un supplemento d'anima probabilmente.
E' tutta la situazione europea nel suo complesso che dovrebbe essere ristudiata, allo scopo intanto di pervenire a soluzioni che mettano in futuro al riparo dal rischio di vedersi ripresentare davanti agli occhi trattati del genere, e poi anche per andare incontro alla vera Europa dei popoli, sogno che non deve tramontare nonostante tutto.
Nel riportarsi indietro rispetto a questo trattato l'Europa non corre alcun pericolo dal momento che comunque, come già ricordato, ci sono già FESF e EFSM, e che sussiste un'ampia volontà politica all'unione dell'Europa anche monetaria, ossia al mantenimento dell'euro come moneta.
Ma sono proprio trattati come questo che la mettono in pericolo questa unità monetaria, visto che sembrano formulati in modo tale da suscitare reazioni stizzite ma anche liti e incomprensioni e successivamente diaspore!
Se qualcuno mi chiedesse di scrivere un tattato che nessuno fosse tentato di sottoscrivere io non saprei proprio pensare che a questo trattato ESM. E magari non fosse stato accettato fin dall'inizio.
Infatti il rischio di danni sarebbe stato minore se fosse stato ripudiato fin dall'inizio. Invece ha fatto una lunga strada senza che un serio dibattito si sia nemmeno sviluppato.
Il ritardo è enorme, e adesso c'è un rischio maggiore per varie ragioni, per esempio perchè per molti la soluzione consisterebbe nell'uscita dall'euro, ed è comprensibile dal loro punto di vista dal momento che questo trattato è troppo esoso per non sospingere a chiedere questo.
E quindi, se ancora mi chiedessero di scrivere un trattato che spingesse i vari stati europei a chiedere di uscire dall'euro non potrei scrivere niente di diverso da questo trattato ESM, visti i paradossi che contiene!
Talvolta sono stato tentato di credere che questo trattato fosse la manifestazione di una didattica sui generis, decisamente sui generis, puo essere? Non so!
Comunque le opinioni secondo le quali sarebbe meglio uscire dall'euro, che naturalmente sono legittime ancorchè legittimate dai rischi contenuti nello stesso trattato, e che personalmente rispetto anche se non condivido, stanno prendendo campo e non è chiaro per me se siano appoggiate o meno dai nuovi movimenti. Io invece ci andrei più cauto e ritengo che uscire dall'euro, sarebbe come fare un passo indietro e  che quindi ciò debba essere evitato anche perchè eccessivamente oneroso.
Credo che si dovrebbe cominciare a ragionare invece proprio a partire dall'euro ma senza per questo sentirsi in dovere di accettare trattati inaccettabili o addirittura masochistici ovviamente.
Sono favorvole all'euro infatti ma non a qualsiasi costo, non al prezzo della Democrazia. Se l'alternativa fosse o euro o Democrazia, l'euro a lungo andare ne uscirebbe perdente!

Dovrà pur esserci un' altra soluzione, una alternativa razionale e praticabile che non determini scossoni così grandi. Io sono tra coloro che sospingono a cercarla con impegno e serietà, prima di passare a soluzioni più drastiche.
Così intanto mi sentirei di suggerire, col dovuto rispetto naturalmente, a coloro che sono per la soluzione drastica dell'uscita dall'euro che forse sarebbe il caso di considerarla solo come extrema ratio e non come priorità.
Oggi più che mai servono calma e lucidità, nervi saldi e responsabilità, non fretta.
Se si lavora seriamente, tutti quanti assieme, in questa direzione, senza trincerarsi sulle posizioni di forza acquisite bensì rimettendosi in gioco, se ci si rende conto di quanto sia importante tutto questo, penso che la soluzione potrebbe arrivare e che l'Europa potrebbe raggiungere comunque la sua stabilità.
In questo i nostri alleati storici gli Stati Uniti potrebbero darci una mano, invitando a non speculare su momenti di crisi e coprendoci le spalle nel mentre che una soluzione si trova.
Dopotutto da stati amici il minimo che ci si possa aspettare è un comportamento amichevole.
E di questo anticipatamente ringrazio.
Che Dio benedica l'Italia e che Dio benedica l'Europa!

domenica 14 ottobre 2012

Energie

Forse sappiamo dove siamo arrivati, forse sappiamo dove dobbiamo andare.
Le nuove energie accumulate aiutano a migliorare la propria visione del mondo, la sua chiarezza, la sua nitidezza, come fonti di luce supplementari, preziose compagne di sguardi sul mondo reale.
Eppure talvolta regna un silenzio che non sembra così reale...ma anche questo in fondo ci aiuta.
Lodevole l'impegno di coloro la cui concentrazione può resistere ai rumori di sottofondo, ma c'è chi preferisce la quiete e il silenzio per la propria concentrazione. Ognuno ha un suo modo di porsi di fronte alle cose, ognuno ha un suo modo di capire, ognuno è intelligente a modo proprio.
Ci sono cose, per esempio, che non comprendo pienamente prima che il nostro pianeta abbia fatto un giro completo su se stesso, dal momento in cui mi vengono comunicate.
Forse è strano, forse no. Per comprendere bene ci vuole tempo.
Ancora un po' di ordine, ancora riflessioni. La mente ritorna spesso sulla parola Democrazia, eccezionale eccezione della storia!
Ci sono valutazioni in corso che necessitano di un approfondimento.
Ancora una pausa di riflessione, ma poi subito dopo una distrazione che chiama ancora un' altra distrazione ed è bello tutto sommato lasciarsi distrarre, tutto è pervaso da un senso di leggerezza. Strano ma vero, date le circostanze. Senti un rumore, ti volti di scatto, ed ecco il suggerimento che non ti attendevi.
Anche la distrazione gioca un suo ruolo. Come non detto!

venerdì 12 ottobre 2012

Un post leggero

Dopo alcuni post che non esiterei a definire abbastanza impegnativi, eccone uno decisamente leggero, una necessaria pausa di riflessione.
E' importante fermarsi per qualche istante ogni tanto, distrarsi, fare un po' di ordine nei pensieri e nella vita concreta, reale, e raccogliere le energie...

giovedì 11 ottobre 2012

Stato di diritto e legge del più forte

Col precedente post ci siamo lasciati col proposito di esaminare alcune frasi che compaiono nel sito ufficiale dell'Unione Europea. Apprestiamoci dunque a farlo. Intanto vorremmo invitare gli eventuali gentili lettori a prendere contatto e magari anche confidenza con il sito europa.eu , che si presenta molto ricco, molto complesso, piuttosto esaustivo e ben costruito nell'insieme, obiettivamente parlando.
Tuttavia, come sappiamo, la migliorabilità, quella bella caratteristica immanente alle cose migliorabili, è certamente propria a molte cose appunto, a quasi tutte direi, ivi incluso questo sito.
E chissà se nel nostro piccolo anche noi non possiamo dare una mano in questo con opportuni suggerimenti, che il sito stesso per altro invita molto democraticamente a dare. Auguriamoci dunque che il miglioramento si estenda a tutti, compreso a chi scrive, e che questo sito stesso possa migliorare conformemente e parallelamente al miglioramento e perfezionamento della stessa Unione Europea (anch'essa migliorabile) di cui il sito è evidentemente e necessariamente un riflesso.
Quello che vorremmo fare, nello specifico è commentare un brano in particolare, poichè ci sembra che nel farlo si possa pervenire a qualche utile supplemento di verità.
Intanto, dove trovare questo brano? é piuttosto semplice...
Una volta giunti alla home page del sito è sufficente guardare in alto a sinistra dove campeggia il titolo del capitolo 'Funzionamento dell'UE'; immediatamente sotto vi è il primo paragrafo intitolato Informazioni di base; ecco, è sufficente cliccarvi sopra per ritrovarsi nella pagina che ci interessa.
Ora, circa a metà della pagina, più o meno all'altezza della fotografia, molto bella tra l'altro della bandiera dell'Unione europea, c'è il brano che ci interessa, eccolo:

"L'Unione europea si fonda sul principio dello stato di diritto. Questo significa che tutti i suoi poteri riposano sui trattati europei, sottoscritti volontariamente e democraticamente dai paesi membri. Questi accordi vincolanti fissano anche gli obiettivi dell'UE nei suoi numerosi settori di attività."

Intanto prendiamo atto che lo stato di diritto è un principio fondante per l'UE e ce ne rallegriamo, non possimo infatti che condividere questa posizione.
Tuttavia è esattamente in questo brano che ravvisiamo qualcosa che forse può configurarsi come una involontaria lacuna di tipo concettuale, e naturalmente ci premuriamo immediatamente di andare a segnalarla, nella speranza di fare cosa gradita o quantomeno utile.
La frase in sè non è sbagliata, intendiamoci, ma offre forse una visione riduttiva del concetto di stato di diritto e, se lacuna vi è, forse è in questo che affiora.
Qual'è dunque questa lacuna?
Se andiamo a rileggerlo notiamo che dopo la prima proposizione: 'L'unione europea si fonda sul principio dello stato di diritto', ne segue una seconda la quale dovrebbe spiegare il senso del contenuto della precedente, dovrebbe cioè spiegare che cosa significhi fondarsi sul principio dello stato di diritto. E' proprio questo passaggio che non è convincente, rileggiamolo:

"Questo significa che tutti i suoi poteri riposano sui trattati europei, sottoscritti volontariamente e democraticamente dai paesi membri."

Ora, se è vero come è vero che uno stato di diritto riposa su leggi e trattati stipulati  democraticamente, cosa tanto scontata quanto difficile da mettere in dubbio e che quindi potremmo naturalmente sottoscrivere senza alcun problema e pacificamente accettare, è pur vero che questo non coglie il senso pieno e più vero del concetto di stato di diritto.
Infatti a nostro modo di vedere manca un passaggio fondamentale, quello che specifica appunto che accogliere il principio dello stato di diritto significa rifiutare lo stato di brutalità, la legge del più forte e quindi la violenza in generale, le prepotenze, il bullismo e tutto ciò che ne deriva.
Quello che viene colto con questo brano è il senso più esteriore, più essoterico potremmo dire che, pur non negando l'altro, non sembra tuttavia capace nella fattispecie di sfiorarlo.
Infatti il senso pieno del concetto di stato di diritto poggia sull'identificazione dello stato di diritto col rifiuto in toto della legge del più forte. Se esiste l'uno l'altra, la legge del più forte, non c'è o non c'è più.
Riteniamo che sia cosa utilissima insistere sull'identificazione dello stato di diritto col  rifiuto in toto della legge del più forte, almeno finchè questi due significati non appaiano assolutamente indissolubili e imprescindibili l'uno dall'altro. E' questo che nel brano non emerge. Doveva esserci per forza? No, semplicemente sarebbe stato meglio, naturalmente dal nostro punto di vista.
Poniamoci ora una domanda:

Quale stato di diritto potrebbe mai essere quello che lascia spazio all'arbitrio della violenza sia essa fisica o psicologica, e all'arbitrio della forza bruta, pur avendo delle leggi sulle quali poggiarsi?

E' questo il principio fondamentale dello stato di diritto, preso nella forma più pura e originale, dalla quale tutte le altre, che ne costituiscono in un certo senso una emanazione nel mondo reale, derivano.
La storia ci insegna che non sempre il sedicente stato di diritto si è mostrato all'altezza della situazione. Anche questo naturalmente sottolinea una volta di più che quando le leggi promulgate non aderiscono al principio fondamentale testè espresso e si lasciano aperte, volontariamente o no, delle brecce dalle quali filtra l'arbitrio, tendenza che a livello popolare viene espressa dal ben noto detto 'fatta la legge trovato l'inganno', lo stato di diritto si trasforma in uno stato di pseudo-diritto.
Questo ci dimostra altresì che può esserci distanza anche in termini generali tra quello che è il valore incorrotto del principio fondamentale nel suo stato originale, quello che si trova nel mondo delle idee e la sua corruttibilità susseguente alla sua immissione nel mondo reale del manifestato.
Pertanto quello che in ultima analisi ravvisiamo è una certa fretta nel passaggio dal primo al secondo periodo, la quale da luogo a una lacuna che è costituita espressamente dall'omissione dell'espressione del principio primo dello stato di diritto e che  speriamo, almeno in parte, di aver colmato.

Ci spiacerebbe di essere tacciati di gratuita pedanteria. Quello che abbiamo cercato di fare, al contrario, oltre a essere stato sentito come un dovere, speriamo che possa essere di una qualche utilità, soprattutto oggi che certi valori sembrano subire una specie di sbiadimento.

Dopotutto questa frase si trova in un sito ufficiale nientemeno che dell'Unione europea, in un paragrafo chiamato informazioni di base, dove è evidente per tutti che base significa simbolicamente, esattamente piattaforma di appoggio, punto di partenza, al di sopra della quale si erge tutto il resto, come una conseguenza.
Non solo ma lo si dice nella prima proposizione del brano stesso che "l'Unione europea si fonda sul principio dello stato di diritto". Per questa ragione è necessario far sentire bene quanto questo è fondamentale e trattarlo come merita, attribuendogli il peso specifico che esso in effetti ha, piuttosto che trattarlo frettolosamente.
Per ribadire quindi diciamo che 'stato di diritto' e 'legge del più forte' non vanno insieme.
Supponiamo che questo concetto sia ben assorbito dai politici e dai funzionari di tutte le nazioni e quindi anche dai parlamentari nazionali ed europei, dai membri della Commissione, del Consiglio e di tutte le istituzioni europee. In altri termini crediamo che su questo punto non sussistano dubbi e ci si trovi tutti d'accordo.
E allora se ci troviamo d'accordo su questo punto dovremmo certamente trovarci d'accordo anche con l'affermazione secondo la quale: lo stato di diritto non è semplicemente la dove sussistano leggi e trattati sui quali poggiarsi, bensì è la dove le leggi e i trattati sui quali  ci si poggia siano stati promulgati in modo da riflettere profondamente l'essenza del principio  secondo il quale stato di diritto equivale espressamente ed esattamente ad assenza della legge del più forte, tale che queste stesse leggi non lascino spazio o brecce dalle quali possano riaffiorare come ospiti indesiderati la brutalità e l'arbitrio in nessuna delle loro manifestazioni.