Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







venerdì 31 luglio 2020

Cosa continuo a capire del coronavirus


Nei casi di pandemia ognuno deve adottare un atteggiamento responsabile e responsabilizzante. Anche l'informazione è chiamata a responsabilizzarsi e a cercare di essere scientifica, di promuovere un linguaggio comune. In assenza di un linguaggio comune il rischio è di creare semplicemente confusione. Se poi si varano nuove categorie come quella dei negazionisti, si rischia semplicemente di esacerbare le contrapposizioni anziché favorire la comprensione del fenomeno.
Nonostante le numerosissime ore di televisione dedicate al coronavirus si confondono molte cose.
Per esempio si confonde la quarantena con la serrata del Paese, la chiusura totale.
La quarantena è quel periodo di 14 giorni in cui, dal momento dello sviluppo dei sintomi, il malato deve stare riguardato per evitare di contagiare altre persone. passato quel periodo, se non subentrano complicazioni, egli non può contagiare nessuno perché il virus è vinto.
Da qui si possono arguire varie cose, per esempio che le persone che non sviluppano sintomi e che quindi dimostrano di avere un sistema immunitario efficiente che non ha consentito al virus di farsi strada nel proprio organismo, ancorché positive, in quanto non malate non necessiterebbero di quel numero di giorni di quarantena, bensì di un numero inferiore. Infatti già da subito non sembrerebbero in grado di emanare dosi in grado di infettare qualcuno.

Coronavirus e informazione

L’informazione, in un momento del genere, avrebbe potuto mostrarsi qualitativamente migliore.
Dire, c’è un certo numero di nuovi casi non significa nulla, è una informazione scientificamente insulsa e suscettibile di creare semplicemente confusione e incomprensione.
Cosa sono i nuovi casi, persone con o senza sintomi?
La pessima gestione dell’informazione nei casi di pandemia può raggiungere livelli considerevoli, spesso involontariamente, anche per scongiurare questo si dovrebbe sforzarsi di essere precisi al massimo livello e cercare un linguaggio comune.
Se quelli che sono considerati nuovi casi sono persone che stanno bene, vuol dire che sono tecnicamente sane, poiché tecnicamente non malate. Infatti, tecnicamente il malato è chi sviluppa sintomi. Cosa significa quindi annoverare persone sane tra i nuovi casi? Non c’è nessuno che si chieda quali rischi si corrono e quali distorsioni si possono avere se tra i nuovi casi si annoverano persone sane, cioè se le persone sane vengono annoverate tra i malati di covid? perché il rischio è che i cittadini comuni percepiscano che il numero dei malati è maggiore del numero vero e questo potrebbe creare panico.
Probabilmente per una corretta informazione dovrebbero essere citati esclusivamente i casi di malati di covid evitando altre definizioni.
E il malato di covid è chi sviluppa i sintomi del covid.


sabato 18 luglio 2020

Cosa ho capito del coronavirus

Dopo mesi difficili fatti di rinunce, privazioni, limitazioni, paura, qualcosa dovremmo aver imparato del covid.
Mi chiedo per esempio se è stato compreso che positivo non significa malato, poiché il malato, tecnicamente, è la persona che sviluppa i sintomi del virus. Ci sono per esempio, dei positivi al riconoscimento molecolare del tampone, che stanno bene, alcuni benissimo. Non sempre però ho l’impressione che le persone in generale abbiano compreso questo.
Quindi, siccome mi sfugge che cosa a livello di massa sia stato compreso da questa esperienza, cercherò di illustrare quello che credo di aver compreso io, in un modo però non sistematico, anzi, direi a livello di tempesta d’idee. In ogni caso è una sintesi di quello che ho sentito dalla voce degli esperti che si sono avvicendati in televisione o in rete e che hanno risposto alle domande inerenti il coronavirus. Alcune idee sembrano condivise, altre invece no. Sono state espresse opinioni non sempre facili da conciliare e quindi una certa sintesi personale indubbiamente non può non esserci.


Del covid ho capito che appartiene alla famiglia dei coronavirus, la stessa dei raffreddori, ho capito che non ha DNA, poiché è costituito da un filamento di RNA cioè da uno solo dei due filamenti che costituiscono l’elica dell’acido desossiribonucleico. Ho capito che è un virus fragile, che nell’ambiente non resiste. Questa resistenza può dipendere da vari fattori, per esempio materiali diversi determinano gradi di resistenza diversi. In ogni caso la resistenza dell’ambiente va da una mezz'ora a qualche giorno al massimo. I raggi ultravioletti del sole disattivano il virus in pochi secondi. Nell'ambiente non resiste, però è abbastanza contagioso. Organismi sani sono tuttavia in grado di vincerlo autonomamente senza bisogno di cure e si è stimato che nel 90 per cento dei casi le guarigioni sono spontanee. La grande emergenza è stata determinata dall’afflusso in contemporanea di un grande numero di pazienti che ha intasato letteralmente gli ospedali. In questo stato di ansia si è cercato di dare risposte rapide a un virus sconosciuto, facendo quel che si poteva. Col passare del tempo e un maggior numero di conoscenze, per esempio dopo l'individuazione della proteina d dimero, suscettibile di creare coaguli nel sangue, le cure si sono fatte maggiormente mirate, si è capito che in molti casi non si trattava di polmonite interstiziale bensì di trombo embolia polmonare. Si è cominciato quindi a parlare di idrossiclorochina, di eparina di attivatori del plasminogeno, di plasma iperimmune e di altre terapie. Quindi, se nel 90 per cento dei casi le guarigioni da questo virus sono spontanee, per i restanti casi esistono adesso cure efficaci, non sempre però determinano guarigione, particolarmente se il soggetto è fragile e presenta altre patologie.
Adesso sembra che molti indicatori si orientino al bello, il peggio sembra essere passato, il virus è clinicamente inesistente, il che non significa che non esista in senso assoluto, bensì clinicamente appunto, cioè non arrivano nuovi pazienti in ospedale, non si redigono nuove cartelle cliniche inerenti al virus.
Siamo in estate, il periodo in cui il sole ha maggior impeto e i raggi ultravioletti esercitano la propria funzione, aiutando a sanificare in modo naturale gli ambienti. In questo periodo è meno probabile essere contagiati però la prudenza è sempre ben accetta purché non raggiunga gli estremi che abbiamo visto nel periodo di picco, con scene di improbabili inseguimenti in elicottero a corridori solitari in spiagge deserte.
Positivo non vuol dire quindi malato, poiché il malato sviluppa sintomi. I pazienti che sviluppano sintomi sono quelli in cui il virus ha trovato meno resistenze. Chi è positivo però senza sintomi ha probabilmente già vinto la propria battaglia contro il virus o la sta vincendo, è difficile che possa contagiare qualcuno poiché, proprio il fatto di non avere sintomi dimostra che il suo organismo ha reagito con prontezza al virus, denotando una buona difesa immunitaria.
La dose virale che può trasmettere una persona senza sintomi che ancora stia lottando col virus non è tale da poter impensierire alcuno. Si tratta spesso di persone con poche decine di migliaia di repliche del virus nel proprio organismo, incapaci di dosi infettanti.
Se un atteggiamento prudenziale ha reso improbabile il contagio anche nei momenti di massima virulenza, adesso che siamo in estate, coadiuvati dai raggi del sole, un medesimo atteggiamento prudenziale rende meno probabile il venire contagiati e in particolare essere contagiati da dosi infettanti.
In pratica un organismo sano che dovesse essere contagiato dal covid, potrebbe non mostrare sintomi proprio perché dotato di un efficiente sistema immunitario, efficienza per via della quale le repliche del virus all’interno di quell’organismo potrebbero appunto non superare alcune decine di migliaia cioè non rappresentare un pericolo per quanto riguarda la trasmissione a terzi.
Questo è quello che credo di aver capito sul coronavirus.


martedì 7 luglio 2020

In cosa consiste il buono della Democrazia

La Democrazia, gli effetti dell'applicazione o non applicazione dei suoi prìncipi, si riverberano necessariamente ed automaticamente nella vita di tutte le persone. Cosa pensiamo oggi della Democrazia? Già alcune opinioni gettate apparentemente a casaccio nel calderone mediatico, tenderebbero ad inficiarne la valenza, essendo la Democrazia, in base a queste opinioni, rea di far partecipare alla vita politica e sociale, persone non particolarmente acculturate o competenti. Se il problema è la cultura e la competenza la risposta dovrebbe essere quella di muoversi nella direzione di colmare queste lacune in una ottica illuministica di diffusione della cultura, della conoscenza, della luce, allo scopo di squarciare le tenebre dell’ignoranza, tenendo conto che i mezzi ci sono, a cominciare dalla scuola e sarebbero anche abbastanza potenti e funzionali allo scopo. La risposta alla partecipazione alla vita politica e sociale del Paese di persone non particolarmente acculturate o competenti dovrebbe essere quindi una azione illuministica di diffusione della conoscenza non l’abolizione della Democrazia, come qualcuno suggerisce, cosa peraltro incostituzionale. La Democrazia è una importante, singolare e delicata conquista dell’Occidente, uno dei vanti della nostra cultura. La nostra è una Democrazia rappresentativa, l’Italia è una Repubblica democratica, non una oligarchia. La nozione di Democrazia è ancora capace di smuovere le nostre coscienze, di avere ancora un qualche ruolo nelle nostre vite di cittadini oppure ci siamo lasciati persuadere da opinionisti forse non disinteressati che la Democrazia è un pericolo?
Che la Democrazia venisse percepita come un pericolo anche anticamente è noto, per esempio era temuta dall’aristocrazia greca del V secolo a.C., poiché temeva di vedere diminuito il proprio potere. Eppure senza la Democrazia, per quanto sia stata vista con sospetto, la Grecia non avrebbe resistito ai colpi inferti dalle invasioni persiane e anche gli aristocratici avrebbero patito la dominazione persiana, ogni drastico mutamento che l’assoggettamento all’Impero Persiano avrebbe comportato.
Perché è grazie alla Democrazia che è potuto emergere la figura di Temistocle, il vero artefice della vittoria definitiva dei Greci sui Persiani. Se i Greci avessero ascoltato l’aristocrazia non avrebbero vinto e la nostra stessa cultura occidentale sarebbe stata diversa.
La nostra storia stessa sarebbe stata molto diversa.
Quella che è generalmente ritenuta la prima forma democratica pienamente applicata sorse in Grecia, si tratta della Democrazia diretta di Clistene.
Egli era un aristocratico illuminato che aveva individuato nella Democrazia una strada diversa, migliore, per il governo della polis.
Senza la Democrazia diretta di Clistene non ci sarebbe stato Temistocle, perché Temistocle, a differenza di Clistene, non era un aristocratico e non avrebbe avuto voce senza uno strumento che gliela desse. E senza quest’ultimo non ci sarebbe stata la vittoria definitiva sui Persiani.
La Democrazia è una buona cosa perché allarga la platea dei partecipanti alla vita pubblica e dà voce a persone che altrimenti non l’avrebbero. Ecco dove sta il buono della Democrazia. Emblematico è appunto il caso di Temistocle. Maggiore è il numero dei partecipanti all'assemblea, e maggiormente probabile è che possa trovarsi la voce migliore per argomentare sulle varie situazioni.
La voce di un singolo può risvegliare gli animi, sollecitando e stimolando idee che trovano una eco nelle persone che ascoltano questa voce, perché magari embrioni di queste stesse idee già vivono in ognuno degli individui che insieme formano questa platea di uditori, però magari sono come soffocate, stentano ad emergere all’attenzione e alla coscienza di chi le coltiva in embrione, forse perché nel turbinio della vita moderna non è stato possibile quel contatto che a volte è un’alchimia, una piccola magia. Le ragioni per cui può essere difficile questo contatto della nostra coscienza con idee che vivono in embrione in noi possono essere molte. Però non c'è dubbio che una voce esterna possa stimolarle, aumentando la percezione che di esse possiamo avere.

Oggi, stiamo vivendo un periodo di crisi, acuita dalla recente emergenza relativa al coronavirus, dalla quale non stiamo imparando molto, purtroppo.
Mi sembra anche che oggi stiamo vivendo una situazione analoga a quella della Grecia del V secolo a. C. in un certo senso, nella quale poteri tendenzialmente oligarchici o di natura vagamente aristocratica rischiano di farci sbagliare strada, poiché stanno influenzando il mondo della politica sospingendolo verso una contrazione della rappresentanza, che è un errore sotto molti punti di vista. Serve una maggiore fiducia nella Democrazia. Invece anche la riforma costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari va in questa direzione di riduzione della rappresentanza. E questo è oggettivo. La politica ascolta l'aristocrazia e non i Temistocle. Questa riduzione di rappresentanza è funzionale a rafforzare un certo tipo di potere oligarchico. Opinione personale che mi fregio però di veder corrispondere a certe opinioni di costituzionalisti di prestigio, per esempio ad alcune opinioni di recente espresse da Sabino Cassese in alcune trasmissioni.


Tra le file oligarchiche servirebbe un Clistene probabilmente, una figura illuminata a suggerire l’importanza di dare fiducia alla Democrazia. Quanto a Temistocle, beh, la funzione che potrebbe svolgere oggi un personaggio come lui, praticamente è già stata ampiamente svolta dai componenti dell’Assemblea costituente, che ha lasciato risultati duraturi, condensati nella Costituzione. In sostanza noi i Temistocle li abbiamo già avuti, si chiamano Padri costituenti, è sufficiente seguire per tradizione, cioè per trasmissione, gli insegnamenti che ci hanno impartito e che sono contenuti nella Costituzione per ricevere in un certo qual modo costantemente i migliori suggerimenti, paragonabili a quelli di Temistocle. Questo significa che è sufficiente mantenere e conservare questa nostra stupenda Costituzione, la migliore del mondo, quella che è stata di stimolo per la redazione della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, perché la funzione di Temistocle venga a svolgersi costantemente. Spetta a noi il compito di vigilare e proteggere la Costituzione da ogni rimozione degli anticorpi specificamente pensati per impedire che gli errori e gli orrori del passato potessero tornare. E uno di questi anticorpi è la rappresentanza, rimossa la quale potrebbe innescarsi una sistematica erosione della Costituzione senza limiti, con un conseguente declassamento culturale e sociale del nostro meraviglioso Paese che oggi si mantiene all’avanguardia, nonostante i pesanti colpi che gli sono stati inferti.
La risposta a questa crisi sociale e politica, nonché economica, che è precedente all’evento pandemico benché da esso acuita, non è la diminuzione della Democrazia, bensì una maggiore Democrazia. Quindi la riforma costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari non può rappresentare una risposta a questa crisi, al contrario esso acuirà ulteriormente e significativamente questa crisi, che è una crisi principalmente culturale e, politicamente, da deficit di Democrazia.
Per questo è necessario risvegliare le nostre coscienze, richiamarsi alla nostra tradizione culturale e democratica, ai sublimi consigli dei Padri costituenti e dire NO al taglio del numero dei parlamentari.
L’Italia è un baluardo dell’Occidente e in questo momento è all’avanguardia, in prima linea nella difesa delle conquiste del mondo Occidentale. La difesa di ciò che la costituisce come Repubblica e come Democrazia, cioè la difesa della Costituzione, è la premessa indispensabile per la difesa stessa dell’Occidente.
Come le politiche di destra perseguite da una certa sinistra hanno favorito le destre e non la sinistra, così le politiche tendenzialmente autoritarie in luogo di quelle democratiche favoriranno i totalitarismi e chi li vuole instaurare a danno delle democrazie. Purtroppo il taglio del numero dei parlamentari va in questa direzione.

È così che l’Occidente si accinge a perdere la sfida con i propri competitori.


Se però sapremo dire NO allo scempio della rimozione della rappresentanza, avremo qualche speranza.
Viva la Democrazia!!!


venerdì 3 luglio 2020

Dell'ESM

Sembra che solo in Italia possano svilupparsi surreali dibattiti su strumenti di cui non abbiamo bisogno. Prima di spiegare il perché di questa affermazione però, facciamo un po' di chiarezza intorno all'ESM e ripercorriamo le tappe della sua genesi, anche per migliorare la visione di un inquadramento storico che è sempre suscettibile di fornire supplementi di informazione, utili a farne comprendere meglio taluni aspetti.


Questo organismo, è stato approvato il 23 marzo 2011 dal Parlamento europeo e ratificato dal Consiglio europeo il 25 marzo 2011. Per l’Italia il trattato è stato firmato dal PdC Monti a Bruxelles nel febbraio 2012 e ratificato nello stesso anno, il 12 luglio al Senato e il 19 luglio alla Camera, con numeri plebiscitari e specificamente 325 sì, 53 no e 36 astenuti, e questo ha completato l’iter di ratifica per l’Italia, con la conseguente adesione del nostro Paese all'ESM.
Sempre nel 2012, precisamente il 27 settembre, l'ESM entra in vigore.

Per quanto riguarda i voti in Parlamento riportiamo di seguito alcune considerazioni circa il voto alla Camera dei Deputati.

La Lega Nord Padania che era all’opposizione, fu l'unico partito ad esprimersi contro, Italia Dei Valori, si astenne, gli altri espressero voto favorevole, con vari assenti e varie astensioni e qualche voto contrario tra cui famoso è rimasto quello dell'onorevole Crosetto, motivato da un suo, peraltro condivisibile, intervento specifico.
Per la cronaca e per fugare alcuni dubbi che talvolta vengono alimentati su alcune piattaforme sociali in rete, i pentastellati non erano in Parlamento e quindi non poterono opporsi all'approvazione di questo famigerato organismo, benché si rendesse evidente già dai mesi precedenti che ne erano fermamente contrari.


L'ESM è un ente intergovernativo istituito da un omonimo trattato firmato dai Paesi della zona euro, che nelle intenzioni dichiarate dovrebbe servire per mantenere stabile la zona euro stessa dando sostegno finanziario ai Paesi che ne fanno richiesta e che attraversano momenti finanziariamente difficili. Per questa ragione è noto anche come Fondo Salva Stati. Questa espressione un po' propagandistica serve forse a rendere simpatico uno strumento che in vero presenta molti punti critici. Qualcuno preferisce infatti chiamarlo Fondo Salva Banche, altri Fondo Strappa Sovranità. In effetti le rigide condizioni che esso stabilisce per ricevere l'assistenza finanziaria sono tali per cui sostanzialmente i governatori dell'ESM finiscono per dettare l'agenda di politica economica al posto degli organismo democraticamente eletti per fare questo. L'agenda di politica economica e finanziaria è talmente rilevante da influenzare sostanzialmente l'agenda politica generale di un Paese.
In pratica un organismo non elettivo, quindi non democratico, finisce col sostituirsi ad organismi democratici ed elettivi, annullando il principio democratico che è alla base dei moderni Stati occidentali. Questa tendenza di organismi sostanzialmente tecnici a fare politica del resto, era già emersa con chiarezza dalla famosa lettera del 5 agosto 2011 della BCE, indirizzata al Governo italiano per stabilire, uscendo chiaramente dal proprio mandato, una serie di richieste volte a condizionare il sostegno europeo all'Italia a drastiche misure di risanamento economico in chiave neo liberista. Quello cioè che può essere sintetizzato dall'espressione "Fate le riforme", tormentone che è possibile sentirsi rivolgere anche oggi da figure che confermano l'invalsa tendenza a non disdegnare di uscire dal proprio mandato per influenzare intere popolazioni e dirigerne le scelte che invece devono fare capo ad altre dinamiche elettive e rappresentative, cioè democratiche.


Che i programmi di assistenza finanziaria si leghino quindi ad una cessione del diritto di governare è quindi uno degli aspetti critici maggiormente rilevanti quando si deve discutere se chiedere questa assistenza oppure no.
Per questo oggi, molti di quelli che vorrebbero, non si sa bene per quale ragione, chiederne l'assistenza, sostengono che l'ESM è cambiato, che non è lo stesso. Eppure la modifica al TFUE e in particolare l'aggiunta del comma 3 dell'articolo 136, pensata per istituire questo organismo, è sempre lì, non è cambiata e ci parla di rigorose condizioni. Ed il trattato stesso che istituisce l'ESM, non è cambiato. Come si fa a cambiare senza cambiare? E un mistero a cui i nostri politici dovrebbero rispondere.
Tra quelli che cercano di dare una risposta c'è chi indica un Eurogruppo di aprile di quest'anno in cui è stato menzionato il piano di Supporto alla Crisi Pandemica da coronavirus. Però l'Eurogruppo è un organo informale che non può prendere decisioni mentre i trattati sono lì e non sono cambiati.
La propaganda dell'ESM cerca di cambiare l'immagine di questo ente e quindi per suffragare la tesi del cambiamento ci indica una lettera di Gentiloni e Dombrovskis nella quale promettono l'allentamento del regime di sorveglianza rafforzato. Rimane però il sistema di allerta.
Quindi, ci viene fatto notare, quanto una lettera di due persone per quanto rispettabili, che sono soggette ad essere sostituite nelle proprie cariche da normali avvicendamenti politici, sia effettivamente ed oggettivamente poca cosa rispetto ad un regolamento e ad un trattato.
Qualcuno chiede in cosa consista la sconvenienza dell'ESM, anzi usa proprio l'espressione la fregatura.


L’ESM è uno strumento nato per aiutare finanziariamente uno Stato il cui accesso ai mercati risulti o rischi di essere compromesso. Utilizzarlo quando questo accesso ce l’hai è quindi di per sé assurdo e il paradosso è che se vi accedi è proprio l’ESM che potrebbe costituire un ostacolo per l’accesso ai mercati perché potrebbe essere l’allarme lanciato sul nostro debito dal sistema di allerta che attivi nel momento dell’accesso a comprometterlo. In pratica se accedi all’ESM attivi i sistemi di sorveglianza e altri sistemi di allerta, e questi potrebbero portarti fuori dai mercati.
E così, in caso di richiesta di assistenza finanziaria all'ESM, l'Italia, cioè il Paese che avendo pieno accesso ai mercati non ha bisogno di questa assistenza, grazie ai sistemi di allerta di questo organismo e sulla scorta del potenziale declassamento del debito causa pandemia, potrà salutare i mercati.
E questa è quella che prosaicamente viene definita la fregatura.
C'è anche da dire che l'Italia con il trattato del 2012 si è impegnata a versare a questo ente la consistente cifra di 125 395 900 000 euro, oltre 125 miliardi per il fondo di dotazione che complessivamente, e a regime, ammonterebbe a circa 700 miliardi di euro. Non sono mai stati chiesti integralmente all'Italia, che ne ha versati circa il 10 per cento, stando ad alcune fonti.
Forse perché il dibattito è sempre stato aspro circa questo famigerato organismo, forse perché ne siamo stati fuori come debitori. Che cosa accadrebbe però se ci avvalessimo di una inutile assistenza finanziaria a questo ente? E' possibile che ci vengano richiesti.
Mi sembra già di poter prevenire alcuni argomenti come "Ah, bravi gli italiani sì, quando si tratta di prendere, però quando si tratta di dare, non hanno mica versato quanto richiesto".
Insomma c'è anche questo rischio. Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino.


Queste sono alcune questioni che potremmo definire tecniche. Però la questione veramente importante non è tanto tecnica, quanto piuttosto politica.
C'è un popolo sovrano che alle politiche del 2018 ha conferito un indirizzo politico ben preciso contro questo organismo.
Infatti è bene ricordare che gli italiani hanno già deciso, circa la questione ESM, poiché le forze politiche che acclamavano questo famigerato organismo, hanno avuto una vistosissima riduzione di sostenitori nelle politiche del 2018 e quelle contrarie a quell’organismo hanno avuto uno strabiliante aumento dei consensi, assolutamente sorprendente, premiati appunto dal fatto di avere osteggiato l’ESM. Ci sono i pentastellati per esempio, una di quelle forze che hanno avuto una considerevole affermazione elettorale nel 2018, che hanno chiaramente scritto nel programma elettorale, sezione esteri, che si sarebbero opposti in ogni modo ai ricatti dei mercati e della finanza internazionale e che in particolare si sarebbero impegnati alla liquidazione dell’ESM.   E' il socio di maggioranza del governo che ha offerto questo programma ai propri elettori.
L'indirizzo del popolo sovrano non può essere cambiato a piacimento in corso d'opera, se non si vuole gettare il totale discredito sulla politica e relegare la Costituzione a cui preme il legame tra eletti ed elettori a ruolo di comparsa.
Chi ritiene che si debba chiedere assistenza finanziaria ad esso, non dovrà che fare campagna elettorale alle prossime politiche dichiarando con grande chiarezza di volervi accedere, e se il popolo sovrano dovesse premiare questa scelta di programma, a quel punto il mandato per la richiesta di assistenza potrebbe avere una adeguata investitura democratica.




Nessuno a cui stia a cuore il buon nome della politica può spingere il proprio compagno di strada a tradire le promesse elettorali, non è serio. Significa chiedere di tradire ciò che di più sacro la Costituzione cerca di costruire per sostenere la Democrazia parlamentare rappresentativa, cioè il forte legame che deve sempre sussistere, appunto tra corpo elettorale ed eletti. Poi quando le elezioni vengono disertate dai cittadini chiediamoci come mai questo affievolimento del senso sociale?
Non può proprio considerarsi onorevole o dignitoso un atteggiamento che cerca di ledere il più sacro dei legami che la Costituzione cerca di costruire.
La voce del popolo sovrano, confermata dai sondaggi, non vuole questo organismo per tante ragioni, anche perché ha capito che accedervi avendo accesso ai mercati è assurdo e quindi sospetto.
Non è difficile intravedere in effetti in questa insistenza immotivata, se guardiamo agli argomenti tecnici e alla sconvenienza politica, la  diatriba politica tra chi ritiene che il nostro Paese debba sottostare alla disciplina di bilancio imposta attraverso il vincolo esterno, di cui l ESM è esempio perfetto, e chi invece si rifiuta di sottostare al definitivo commissariamento del nostro Paese.
Per chi, invece di affrontare questo tema, preferisce  improbabili argomenti tecnici o umanitari, quali per esempio quello in base al quale l'accesso all'ESM potrebbe prevenire una ulteriore ondata del covid e una conseguente serrata del Paese, è necessario rispondere che non solo dice una cosa impossibile da verificarsi, dice una cosa molto grave e specula sulla paura degli italiani, come se gli italiani non avessero avuto già abbastanza terrorismo mediatico e psicologico cui dover far fronte.


Del resto a fugare ogni dubbio circa una possibile ulteriore ondata ci sono medici e virologi di prim’ordine, insigni personaggi come Giulio Tarro, per esempio, il quale afferma che non ci saranno nuove ondate.