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lunedì 7 agosto 2023

Diritto individuale e interesse collettivo

 Che rapporto c’è tra le cellule e il tessuto? Privilegiare l’uno o l’altro è forse una questione relativa e comunque la domanda si presenta di un certo interesse anche perché è possibile traslare la questione in altre tipologie di situazione che interessino i rapporti intercorrenti tra il singolo e la moltitudine a cui la somma dei singoli dà luogo, anche nel consesso umano. Infatti lo stesso tipo di dinamiche si stabilisce anche nella società umana appunto e in alcuni settori specifici di essa come per esempio nell’ambito del diritto, oggi molto dibattuto anche a causa della 'vicenda covid' che ha interessato questioni di salute privata e pubblica nonché tutta una legislazione messa in opera per istituire l'emergenza sanitaria prima e per gestirla poi, ed essendo in Italia la fonte del diritto primaria la Costituzione, ha quindi particolarmente interessato l’articolo 32 della stessa che si occupa  del diritto alla salute, e dall'esame di questo il dibattito si è arricchito del rapporto tra diritto individuale e interesse collettivo che in esso è richiamato. Tra le varie considerazioni emerse dal dibattito, spicca probabilmente quella in base alla quale tra diritto e interesse, il primo prevale, in quanto è appunto un diritto e giova ricordare a questo punto che tra tutti i diritti della Costituzione, quello alla salute è l'unico qualificato come inviolabile. Anche se l’interesse ha una sua dignità, un suo peso specifico questo non può superare il peso del diritto. È all’individuo che è rivolto innanzitutto il diritto, ed è alla collettività che è rivolto l’interesse, così si evince dalla formulazione dell’articolo in questione. Quindi di fronte ad un diritto inviolabile, il generico interesse collettivo, cede il passo. Alcune considerazioni interessanti sono quelle che ci portano a dire che il prevalere del diritto individuale è cosa buona poiché nell’esercizio di questo, cioè appunto del diritto individuale, l’interesse collettivo è sempre comunque garantito, mentre non è vero il contrario come cercheremo di spiegare in seguito. Per esempio, nel caso specifico inerente a quella che abbiamo definito la 'vicenda covid', avendo alcuni deciso di non “vaccinarsi” si può affermare che essi abbiano esercitato insieme a un diritto anche un interesse collettivo piuttosto evidente, importantissimo, nell’essersi sostanzialmente trasformati, consapevolmente o no, in un gruppo di controllo, utilissimo alla vera scienza, dal momento che sulla scorta di certi paragoni anche a lunga distanza con chi ha fatto una scelta diversa, con chi cioè si è dosato, si possono stabilire alcuni risultati scientifici riguardanti efficacia ed effetti avversi e questo non può non essere riconosciuto come vero e proprio interesse collettivo, giacché un risultato scientifico veritiero non può che andare a beneficio di tutti. Pensiamo che il mondo scientifico dovrebbe esprimere eterna gratitudine a chi, di proposito o no, si è trasformato in un elemento utile per valutare tutta una serie di parametri che altrimenti rischiavano di sfuggire all'attenzione della scienza. Qui si spiega un po’ come il diritto individuale giochi a favore di tutti. Non così, dicevamo, l’interesse collettivo giacché la collettività essendo costituita da un numero indefinito di singolarità e rimanendo tale anche diminuendo o aumentando il numero dei singoli, anche automutilandosi quindi, cioè rinunciando a porzioni anche cospicue di sé, è dispostissima purtroppo a togliere senza troppi scrupoli diritti a queste porzioni più o meno grandi o a far correre rischi ai singoli anche se ciò dovesse comportare per quel singolo danni gravi e talvolta anche irreparabili. Salvare la collettività non è come salvare il singolo, salvare il tessuto non è come salvare la cellula. Tuttavia non possiamo proprio esimerci a questo punto dal ricordare come nel giuramento di Ippocrate l’impegno del medico sia per il paziente che ha di fronte, esso riguarda cioè il singolo che gli è prossimo, vicino, il che introdurrebbe peraltro una nozione a cui non può essere né estraneo né insensibile per esempio il mondo cattolico, per quanto non possiamo addentrarci adesso ad approfondire la questione. In ogni caso quando al medico si chiede di curare il malato che è vicino a lui, che gli è di fronte, non gli si chiede di curare l'umanità, questa è una questione che non gli compete e che probabilmente non deve competergli, la salvezza dei questa afferisce maggiormente alla sfera dell'escatologia, il che riporta nuovamente alla sfera religiosa, e da questi pochi accenni si dovrebbe comprendere quanto varrebbe la pena di approfondire la questione. Per riassumere quanto sin qui accennato, tornando al parallelismo tra cellula e tessuto, è un po' come se l'articolo 32 della Costituzione conferisse ad ogni cellula il diritto di decidere per sé, conscia del fatto che una buona decisione presa appunto per il proprio bene possa risultare utile al tessuto stesso.
Del resto, tornando nell'ambito giuridico, alcune sentenze della Corte Costituzionale sono state e sono tuttora esplicite al riguardo, andando a corroborare la tesi appena espressa. Infatti, come ha ben affermato la Corte costituzionale in una sentenza del 1996, non è ammasso che qualcuno debba rinunciare alla propria salute in nome degli altri, in pratica nessuno può essere semplicemente chiamato a sacrificare la propria salute a quella degli altri, fossero pure tutti gli altri.
È evidente che qui, in questa sentenza non si dà adito a dubbi su quale debba essere l’interpretazione dell’articolo 32 della Costituzione circa il prevalere del diritto individuale o dell’interesse collettivo l’uno sull’altro. Se nessuno può essere chiamato a sacrificare la propria salute a quella degli altri, fossero pure tutti gli altri, il diritto individuale prevale nettamente sull’interesse collettivo, e quindi dire no ad un farmaco che può dare effetti avversi è legittimo e ciò anche nel caso in cui questo dovesse implicare che qualcuno degli altri non si senta protetto da questo tipo di decisione, il che, del resto, oltre a rientrare nell'ambito dell'autosuggestione, non significherebbe se non il fatto che proprio gli altri, cioè a dire quelli che fanno la scelta di inocularsi sono i primi a non dare affidamento al mezzo scelto, a sollevare dubbi sull’efficacia del farmaco inoculato, confermando implicitamente come la scelta contraria. quella di non inocularsi, sia sostanzialmente giustificata da questi dubbi inconsci. Emerge insomma in tutta la sua pertinenza il diritto a non sacrificarsi per la salute degli altri particolarmente se ciò implica il tracciare una strada utile proprio per la salute degli altri.
Potrebbe apparire un po’ brutale forse, però ‘Ognuno per sé, Dio per tutti’ è un po’ l’espressione popolare che potrebbe adattarsi a questo tipo di situazione, quasi a chiosare quanto appena espresso. Soprattutto per chi ha un po’ di fede c’è Dio, c’è per tutti, e ognuno può decidere per se stesso liberamente essendo confortato in questo dalla presenza salvifica di Dio e poi, laicamente, si è confortati in questo dalla Fonte primaria del diritto, la Costituzione, nonché dalla sentenza menzionata che ne ribadisce la validità e che stabilisce appunto in modo tale da apparirci sostanzialmente inequivocabile che il diritto individuale prevale nettissimamente sull’interesse collettivo, così generico, indefinito e, probabilmente, indefinibile.