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mercoledì 27 giugno 2012

Le ragioni del lavoro


...Continua dal post di identica data 

Con il post precedente abbiamo esaminato un'ulteriore fase di sviluppo del lavoro connesso indissolubilmente allo sviluppo della stessa società. Siamo addirittura arrivati a parlare dell'invenzione della moneta e del suo ruolo nello spingere l'evoluzione del commercio ancora più in là.
E abbiamo visto come la moneta, voluta per lo sviluppo umano, non sia sempre stata utilizzata allo scopo per il quale era stata pensata, a causa della fragile natura umana.
Sotto la spinta dell'Art.4 della Costituzione Italiana, che lo richiede, e sotto la spinta di chi richiede partecipazione e concorso di idee, nonchè sospinti da una naturale antropofilia ci accingiamo ora a spiegare una intuizione, che speriamo possa avere perlomeno una qualche modesto utilità.
Tra le cose che ci sembra giusto rimarcare e sottolineare del precedente post c'è quell' opinione secondo la quale la premessa indispensabile perchè questo sviluppo avvenga è la circolazione della moneta!
Proprio così, la sua circolazione.
A questo punto vale la pena perdere un po' di tempo per capire meglio questa concetto. Ed ecco l'intuizione:
Per comprendere meglio questo concetto dobbiamo servirci di una similitudine.
La similitudine alla quale dobbiamo riferirci è già in qualche modo suggerita dal concetto stesso di circolazione. Infatti questo termine introduce già da solo  un istintivo parallelismo tra la circolazione della moneta e quella del sangue. In effetti a ben pensarci ci sono vari fattori in comune tra questi due diversi sistemi di circolazione. Il sangue nella sua circolazione porta l'ossigeno e le  sostanze  nutritive,  diffondendole 
capillarmente, a tutti gli organi e tessuti del corpo umano, e allo stesso tempo prende le  sostanza  che  questi 
organi e questi tessuti rilasciano come scarti destinandoli ad organi smaltitori. C'è insomma uno scambio che avviene, il cui tramite è il sangue stesso.
Allo stesso modo possiamo pensare al denaro come al sangue della società. Certo si tratta di un sangue diverso e evidente, non foss'altro che per il fatto che quest'ultimo è convenzionale, artificiale, e non naturale come invece è il primo.
Eppure possiamo notare che il denaro funge proprio da tramite capillare nei rapporti di scambio  tra  le  varie
persone di tutte le società come se esse fossero delle cellule e le raggiunge tutte; e che serve proprio perchè le persone stesse scambino beni (commestibili, mobili e immobili), servizi e idee, e favorire anche la circolazione di quest'ultime.
Infatti proprio beni, servizi e idee hanno avuto un incremento della loro circolazione proprio dall'invenzione della moneta in poi; mentre prima il tutto avveniva assai più lentamente perchè era maggiore il numero delle mediazioni che, in virtù del baratto, dovevano avvenire per raggiungere uno specifico bene materiale. 
Serviva un mezzo per fare da mediatore universale, per fare da tramite, per mettere in comunicazione diretta i vari beni tra loro e questo mezzo è stato appunto la moneta. Così come il sangue raggiunge tutti gli organi e tessuti, così la moneta raggiunge tutti i cittadini e tutti i beni, che grazie a lei possono distribuirsi secondo il fabbisogno.
Come il sangue anche la circolazione della moneta è auspicabile che avvenga ad una certà velocità, ne troppo piano ne troppo forte, per non mettere in crisi l''organismo società'. 
Certo sentiamo che il paragone ha bisogno di un approfondimento, di un perfezionamento e che presta il fianco a qualche critica, ma in linea di massima funziona abbastanza bene, dal nostro punto di vista e forse merita di non essere scartato  a priori e di essere anzi preso in considerazione. A corroborare l'idea di questa similitudine ci soccorrono alcuni esempi di espressioni che vengono comunemente usate dai mezzi di informazione di massa come quando parlano di immissione in circolo di denaro; espressioni come: dare una boccata di ossigeno!; oppure similarmente: ecco una boccata di ossigeno per l'economia;  e davanti ad una tassazione ritenuta esagerata: ci hanno dissanguato ecc.ecc.
Quando la circolazione della moneta va in crisi la società tutta ne risente, così come quando la circolazione del sangue o il sangue stesso ha delle patologie l'organismo ne risente.
Ora, tra le patologie che il sangue può avere c'è la ben nota anemia, cioè la riduzione del numero di globuli rossi che in virtù dell'emoglobina che essi contengono trasportano l'ossigeno a tutto l'organismo.
Quando il numero dei globuli rossi diminuisce diminuisce di conseguenza anche la quantità di ossigeno che il sangue trasporta. La questione è maggiormente complessa ma non ci dilungheremo ulteriormente sull'argomento per non disperdere il discorso. Consigliamo piuttosto di consultare qualche buon testo di medicina generale per  l'approfondimento personale.
Ci limeteremo soltanto a far notare che sono tre le cause principali dell'anemia:
1) Insufficente produzione di globuli rossi; 2) troppe quantità di globuli rossi distrutti perifericamente, o in altri termini emolisi; 3) perdita di globuli rossi per emorragia.

Ecco, se dovessimo dire quale crisi economica stiamo vivendo, per mantenere la similitudine tra circolazione della moneta e circolazione del sangue e anzi aiutandoci proprio grazie a questa similitudine, diremmo che stiamo vivendo una crisi da anemia da emorragia.
Guardiamo a titolo di esempio a quella che è una tipica anemia da emorragia, quell'anemia che si verifica quando si rompe un femore, l'osso più grande dello scheletro umano. Quando ciò purtroppo avviene, si possono formare ematomi importanti all'interno della coscia, che possono contenere addirittura due litri di sangue, un terzo o quasi, del contenuto totale dei vasi sanguigni. Riparare a un danno del genere richiede uno sforzo non indifferente per l'organismo. 
Per questo sarebbe importante prendere seriamente in considerazione quella che possiamo definire senza mezzi termini la parola d'ordine dell'ultimo governo degli Stati Uniti d'America, cioè:

Redistribuzione!

Dire re-distribuzione significa dire di conseguenza anche re-circolazione, o perlomeno questa dovrebbe essere una delle conseguenze auspicate.
L'organismo che ha perso un importante quantitativo di sangue deve provvedere o a  reimmetterlo  in circolo
o a produrne di nuovo. Nel caso fisiologico umano, per esempio, non è possibile reimmettere in circolo il sangue fuoriuscito, per via della coagulazione. ed il parallelismo tra la fisiologia umana ed il mondo dell'economia trova qui una sua divergenza.
Pensiamo che ci sia abbastanza materiale per riflettere, e speriamo che qualche riflessione possa essere davvero possibile, chissà...
Ci fermiamo qui per adesso, ma la nostra modesta indagine sulle 'ragioni del lavoro' continuerà con la prossima pubblicazione.

Prosegue...

Le ragioni del lavoro

Riprende dal post pubblicato in data 25/06/2012

Ci siamo lasciati, promettendoci di fare un passo indietro, di ripartire dal tema del 'lavoro delle origini' e dal tema della possibilità di scelta. Dunque riprendiamo...
Anche lo storico che si trovasse a discutere sulla questione del 'lavoro delle origini' ci farebbe notare  come, agli albori della storia umana, non potesse sussistere una vera e propria possibilità di scelta, poichè all'inizio, ovviamente, è il soddisfacimento delle esigenze primarie che determina la scelta operativa, che diventa praticamente obbligata, determinando un'economia di sussistenza caratterizzata essenzialmente da raccolta e caccia.
Anzi da questo punto di vista le attività post-edeniche di Adamo ed Eva ( quella di Adamo suffragata dalle prove scritturali, quella di Eva dalla presunta tradizione popolare cui Cennini deve aver attinto e con tanta disinvoltura da farci pensare che non temesse controversie) ci sembrano rappresentare già una fase evoluta e successiva rispetto a questa.
Dal punto di vista del lavoro solo successivamente, qualcosa cominciò a cambiare e sempre citando il Cennini:

' Poi seguitò molte arti bisognevoli, e differenziate l'una dall'altra;'
(dal 'Libro dell'arte')

Cioè a dire, traducendo e interpretando in un italiano contemporaneo: 

' Poi seguirono molti mestieri differenziati gli uni dagli altri e rispondenti alle varie nuove esigenze e ai vari nuovi bisogni '.

Il Cennini traccia un quadro sintetico ma pertinente che lo storico non può che corroborare.
Infatti, riprenderebbe lo stesso storico, quando l'uomo comincia a vivere in comunità sempre più ampie e costituite da più clan familiari comincia a sentire il bisogno di una diversa organizzazione sociale e i lavori si diversificano appunto e il loro numero si va a mano a mano ampliando. 
Il lavoro rimane tuttavia un fatto familiare, diventa 'mestiere' e viene tramandato di padre in figlio e acerrimamente difeso;i segreti del mestiere sono una garanzia di sopravvivenzae il passaggio da un mestiere all' altro rappresenta probabilmente una rarità, ancora per molto tempo. 
Per tracciare un quadro sintetico dell' evoluzione del lavoro, possiamo far notare come dapprima si veda l'affermarsi delle già citate attività di raccolta-caccia legate al nomadismo, per passare poi ad attività agricolo-pastorali, con le quali ci si avvia, tra l'altro ad inaugurare le attività di tipo sedentario ( agricole ), alle quali si aggiungono col tempo attività di tipo artigianale sempre più variegate; e poi ancora attività di commercio via terra in un primo momento e successivamente anche via mare; ma anche attività di governo e amministrazione, attività politiche, militari, religiose ecc.
Nasce e cresce una diversa società e con essa una diversa economia non più basata sulla sola sussistenza bensì anche sul concetto di scorta e di scambio. E poi ecco che successivamente dove sorge quella regione che ha Sardi come capitale, la Lidia, con il mitico re Creso, cominciò a circolare la moneta e si trattò di una rivoluzione nel campo del commercio! Il commercio vide tra l'altro allargarsi il proprio raggio d'azione. 
Ma di conseguenza questa invenzione influenzò anche la produzione che cambiò per adeguarsi alla domanda. 
La moneta forma evoluta di denaro, poi universalmente accettata, fù inventata con grande lungimiranza da una mente lucida e illuminata per facilitare lo scambio di merci, di servizi e di idee, il tutto teso a favorire la distribuzione dei beni più svariati e con essa lo sviluppo dell'intero genere umano in ogni suo aspetto. Per questo furono pensati i soldi, per lo sviluppo umano!
Premessa indispensabile perchè ciò potesse accadere, tuttavia, era la sua circolazione!
Creso attende il rogo offrendo una libagione
Anfora a figure rosse da Vulci (500-490 a.C.)
Parigi, Louvre
Ma i tempi probabilmente non erano ancora maturi perchè ciò avvenisse. Forse non fu per avidità, alterigia o presunzione, risultati della cecità a cui porta spesso il denaro, che Creso, sempre più ricco, e persuaso di una sua vittoria dall'oracolo di Delfi, al cui santuario lasciava sovente laute somme, perse di vista quell'atteggiamento prudenziale così ben reso dall'espressione popolare: non svegliare il can che dorme! 
Forse si sentì costretto dagli eventi, forse pensò che fosse la soluzione migliore, fatto stà che egli contravvenendo del tutto al monito insito in questa stessa espressione, arrivò al punto di muovere  verso l'impero persiano con intento bellicoso. L'impero persiano, in piena espansione, dal canto suo, raccolta volentieri la sfida rispose come si suol dire pan per focaccia ed arrivò, vittorioso, al punto di detronizzare lo stesso Creso che successivamente finì addirittura sul rogo! Si dice che forze soprannaturali scatenando pioggia e vento vennero in soccorso di Creso e spensero le fiamme di questo rogo, a dimostrazione del fatto che egli avrebbe agito forse in modo imprudente ma non disonorevole. Creso divenne poi un consigliere di Ciro il Grande. E' tuttavia probabile che le sue immense ricchezze abbiano avuto un ruolo non indifferente nel determinare un atteggiamento di eccessiva sicurezza di sé.
Non sempre una buona invenzione viene utilizzata al meglio.
E con questa ultima frase ci diamo appuntamento al prossimo post dove proseguiremo sullo stesso tema.

Prosegue...  

lunedì 25 giugno 2012

Le ragioni del lavoro


Il teologo ci insegna che quando Adamo ed Eva furono cacciati dal Paradiso Terrestre, a causa del loro peccato, a causa cioè del 'peccato originale', si  trovarono a vivere in uno stato tale per cui dovettero far fronte necessariamente a tutte le esigenze di sussistenza e a tutti i fabbisogni primari col sudore della propria fronte.
Così ci ha fatto mirabilmente notare, tra l'altro, nel suo  'Libro dell'Arte', Cennino Cennini di Colle Val d'Elsa pittore e scrittore vissuto agli albori e durante il primo Rinascimento, nostro stimato predecessore nella teoria e nelle  pratiche artistiche. Un artista e un teorico delle tecniche e direi anche dell'estetica, e non un teologo quindi. 
Non per questo però, Cennini si esime dal citare l'episodio della cacciata dal Paradiso Terrestre nell'introduzione  al  suo 'Libro', sottolineando concordemente col teologo che  per  questa  ragione Adamo ed Eva dovettero  trovare il modo di sopravvivere con la  forza de proprio lavoro, esattamente col sudore della propria fronte:

' E così egli ( Adamo, nota mia) incominciò con la zappa, ed Eva col filare. '
( dal 'Libro dell'arte' di Cennini ) 

A onor del vero però, questa specificazione del Cennini poteva sembrare abbastanza azzardosa. Nella Genesi non vi è scritto niente di così esplicito sul lavoro dei progenitori. E' vero, ci si riferisce genericamente all'uomo circa il  lavorare la terra dopo la discacciata e ci sono dei passi che precedono la stessa discacciata dove ci sono dei chiari riferimenti al lavoro della terra stesso, ma il filare di Eva? Di questo non c'è traccia.
E' piuttosto con Caino e Abele che si parla apertamente di lavoro. Si afferma infatti che il primo era coltivatore ed il secondo pastore. Ma la disinvoltura con la quale egli ci parla del 'filare di Eva' lascia pensare che fosse una tesi quantomeno diffusa popolarmente e pobabilmente tollerata se non accettata forse dalla stessa Chiesa e che probabilmente derivava da una tradizione orale popolare non scritturale.
In ogni caso la condizione di particolare felicità  che  era possibile vivere nel giardino dell'Eden, era perduta. 
Persa, per la punizione susseguente alla trasgressione, la condizione edenica, proseguirebbe il teologo, non per questo Adamo ed Eva cessarono  di essere amati da Dio, il quale pur avendo punito, nondimeno si accinse immantinente ad operare un processo salvifico, il quale processo è tuttora in corso.

Anche noi, di conseguenza, abbiamo ereditato questo stato di cose: la perdita di uno stato (quello edenico) altamente desiderabile da un lato, e la nostra inclusione in un progetto salvifico, dall'altro. 
In altri termini siamo figli dello stesso stato post-edenico, siamo anche noi fuori dal Paradiso Terrestre, prorio come Adamo ed Eva, e  proprio  per  questo, ci adoperiamo variamente  secondo le  proprie inclinazioni  e  opportunità a lavorare per la propria sopravvivenza, il che ci consente anche di collaborare al progetto salvifico stesso.
Eppure di strada ne ha dovuta percorrere l'essere umano per lavorare secondo le proprie inclinazioni e propensioni. Lavorare secondo le proprie inclinazioni non è stato, come apparirà subito ovvio, così immediato o scontato; appare ancora oggi, anzi, come un lusso. Basti pensare che dobbiamo aspettare Platone perchè il concetto di inclinazione o propensione , si esplici. Egli infatti sosteneva che se una persona manifestava una certa propensione, l'educazione avrebbe dovuto porsi come finalità quella di garantire e permettere una adeguata preparazione a quello stesso libero cittadino tale da consentirgli di espletarla.
Tuttavia anche allora in Grecia l'educazione non era riservata a tutti, era impartita soltanto agli uomini liberi. 
Ne erano esclusi gli schiavi, gli stranieri, le donne ecc. Quindi anche questo concetto, per quanto fosse importante la sua esplicitazione, non avrebbe potuto trovare neanche allora una applicazione universale. 
A questo punto mi sembra importante fare notare l'importanza universale che invece assume questo stesso concetto nell'Art.4 della Costituzione Italiana da me già parzialmente riportato sotto al titolo del blog e che oggi cito integralmente:

"La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto."

Ma la parte che a noi interessa particolarmente ai fini del nostro discorso è:

"Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società."

Nel concetto di Platone Il valore del termine 'permettere' ci spinge a credere che egli presenti la questione sotto un punto di vista di ' auspicabilità ', la Costituzione parla invece di 'dovere'. 
C'è la sua differenza, ma non approfondiremo la questione in questa sede.
Per adesso ci fermiamo qui, ma con il prossimo post torneremo invece al punto di partenza per parlare di nuovo del lavoro delle origini e della possibilità di scelta.

Prosegue...

La caverna del lavoratore scultore
Tecnica mista su carta
2011

giovedì 7 giugno 2012

La Grande Assente dell'Unione Europea


L'Unione Europea è senza una Costituzione.
Non tutti sanno che Il sito ufficiale dell'Unione Europea invita molto democraticamente ad esprimere le proprie idee e suggerimenti sull' Unione stessa. Non escludo che pure io possa farlo anche da lì, ma per adesso lo faccio da qui, certo che, se da un lato rischio di non rivolgermi direttamente al personale specificamente preparato  per ascoltare i suggerimenti, dall'altro non contravvengo all'invito di esprimere le mie idee, seppure dal mio blog.
Ed e così che mi accingo umilmente a  fornire il mio piccolo contributo.
Dunque l'Unione Europea è senza una costituzione.
E' una vicenda lunga e travagliata quella che ha visto il tentativo di crearne una. Riproporne la storia in modo esaustivo richiederebbe molto spazio. Per questo demando ad ogni lettore il compito di informarsi autonomamente sulla questione. Per quanto mi riguarda, mi limiterò a poche constatazioni di fatto. 
Per esempio che il progetto nel suo complesso è naufragato, benchè alcune parti della stessa vivano nei trattati che si sono succeduti nel corso degli anni. Ma come documento autonomo e specifico essa non esiste ancora appunto. 
Non intendo esprimere un giudizio negativo sulle ragioni del suo naufragio, che potrebbero essere utili e interessanti da comprendere ed approfondire. Sappiamo per esempio che Francia e Olanda l'hanno bocciata con referendum popolare, ma questo ha avuto le sue ragioni d'essere, e queste nazioni erano nella piena e totale legittimità democratica. Questa bocciatura è anzi un trionfo della democrazia perchè sta a significare che la democrazia funziona. Quello che mi chiedo invece è quanto, piuttosto, si siano approfondite queste ragion d'essere?
Intendo dire che è proprio da qui che sarebbero dovute partire delle autocritiche costruttive per una sua revisione e successiva riproposizione. Può darsi che esistano dei tempi tecnici da rispettare, ma che fare nel frattempo?Niente?
Magari mi sbaglio ma l'impressione che ho è che dal momento del suo naufragio sembra quasi di essersi scordati di lei.
Mi domando: si è per caso  giunti a considerarla superflua? E se si, vi si è giunti perchè ci si accontenta del fatto che alcune sue parti vivono nei trattati europei?
O si pensa piuttosto che le Costituzioni Nazionali di ogni singolo stato membro la sostituiscano  degnamente? 
Il problema è molto, molto complesso,ma dobbiamo subito chiederci di rimando: 
è davvero così superflua? 
La domanda è pertinente perchè dietro l'assenza della Costituzione Europea si possono celare  rischi davvero rilevanti. 
Tante altre domande fioccherebbero spontanee, domande alle quali non sarebbe semplice dare una risposta, e anche per questo fermiamoci qui, per il momento, e facciamo alcune altre considerazioni di carattere generale che poi uniremo a queste.

Viviamo in un mondo in continua trasformazione, in un mondo sempre più complesso e in una società che è passata dall'essere quella dell'immagine all'essere quella dell'informazione si potrebbe dire. E questo è utile ovviamente, perchè le informazioni sono utili quando non addirittura necessarie, ma dosi molto alte di informazione possono essere disorientanti e frastornanti. Comunque nonostante questa alta densità di notizie che informano anche dei cambiamenti in atto anche a livello europeo, il singolo cittadino un po' disorientato e frastornato, si trova ad assistere a questi stessi cambiamenti, come un semplice spettatore passivo senza poter veramente intervenire nelle questioni importanti, si sente distante.
Quanti sanno che nel sito ufficiale dell'Unione Europea c'è un corridoio aperto ad ascoltare suggerimenti? Pochi probabilmente!
E così il singolo cittadino si trova ad assistere ad uno scollamento tra le proprie idee, le proprie proposte, le proprie aspettative e aspirazioni, e le decisioni degli organi competenti in materia legislativa a vari livelli, anche a livello europeo appunto, soprattutto quando nota che i parlamentari di lui eletti prendono decisioni diametralmente opposte a quelle che lui  auspicava prendessero, con la sensazione di sentirsi talvolta emarginato, deriso, umiliato.

Orbene, giova ricordare a questo punto che il trattato di Maastricht cioè il trattato sull'Unione Europea del 1992 dichiara esplicitamente che ( e cito l'articolo A ):

"Con il presente trattato, le Alte Parti Contraenti istituiscono tra loro un'Unione europea, in appresso denominata «Unione»". 

E fin qui tutto pacifico, ma prosegue:

"Il presente trattato segna una nuova tappa nel processo di creazione di un'unione sempre più stretta tra i popoli dell'Europa, in cui le decisioni siano prese il più vicino possibile ai cittadini".

Qui mi sembra giusto sottolineare e rimarcare bene: " in cui le decisioni siano prese il più vicino possibile ai cittadini"!

Credo che sarebbe opportuno e auspicabile  tornare a leggere e ad assimilare il senso profondo di questa frase che può a buon diritto essere considerata la premessa fondamentale di tutto il trattato ( tant'è vero che è il primo articolo), ed invitare tutti quanti, cittadini, parlmentari nazionali ed europei  a rileggerla, rimeditarla, a farne un punto di riferimento imprescindibile. 
Dal momento poi, che tutti gli stati membri hanno ratificato questo trattato e vi si sono impegnati, e che quello appena citato, ripeto, rappresenta proprio il primo articolo, l'articolo A ( e credo che anche questo appunto, abbia un senso, dal momento che i primi articoli in genere sono quelli 'modellanti' per tutto il resto per così dire) penso che non sia destituito di fondamento, ne tantomeno irrispettoso, ricordare con umiltà alle rispettabilissime Alte Parti Contraenti l'alto significato che esso esprime ed anche il valore vincolante che questo articolo ha.
Ora mi ciedo, in nome di chi le Alte Parti Contraenti, ciascuna per la propria nazione, hanno ratificato il trattato? 
Per quanto riguarda l'Italia, queste non lo hanno forse fatto nel nome del Popolo Italiano?
Così credo che sia anche per le altre Alte Parti Contraenti, correggetemi se sbaglio. Ciascuna cioè, ha ratificato il trattato in nome del proprio popolo. 

Ma è bene sapere che lo stesso trattato sull' Unione Europea insieme a questo e agli altri articoli ha anche l'articolo N, il quale dice, tra le altre cose che:

"1. Il Governo di qualsiasi Stato membro o la Commissione possono sottoporre al Consiglio progetti intesi a modificare i trattati su cui è fondata l'Unione."

Allora sorge spontanea una domanda: 
Possibile che l'assenza della Costituzione Europea crei un vuoto tale da rischiare di consentire, non sia mai, (  magari distrattamente) di apportare delle  modifiche tali ai trattati  da stravolgerne in modo diametralmente opposto la vocazione popolare così ben espressa dall'articolo A, che le stesse Alte Parti Contraenti si sono invece impegnate a rispettare nel nome del proprio popolo? 

Allora forse sarebbe auspicabile integrare l'articolo N con un vincolo, quello che dovrebbe 'non permettere', 'non consentire'di prendere decisioni in materia di modifica dei trattati, in contraddizione con la Costituzione Europea stessa, dove si presume vengano rimarcati i valori espressi dall'articolo A!

Il problema è che la Costituzione Europea non c'è!!!

Insomma sembra proprio che in Europa manchi un principio ordinatore, cioè la Costituzione appunto.
Per quanto possa essere difficile la sua redazione, la sua revisione, il suo aggiornamento, la sua presenza è altamente auspicabile, anche dal momento che dal vuoto della sua assenza, come spesso accade quando ci si trova di fronte ad un vuoto legislativo pare scaturisca una voce che pirandellianamente sembra dire: 
" Io sono colei che mi si crede!".
La 'sua' presenza invece avrebbe lo scopo proprio di ribadire che 'No, essa non è colei che la si crede', bensì che essa ha un carattere ben definito, uno spirito proprio e profondo e che essa è come si disvela e si evince leggendola; che essa è per difendere i popoli, la loro democrazia e la loro libertà!
Ecco chi è la Grande Assente dell'Unione Europea, la Costituzione, ed in assenza di questa ricordiamoci almeno dell'articolo A del trattato di Maastricht  poichè viceversa è fortissimo il rischio di imbattersi in uno pericoloso stato di 'caos'.


Caos
Tecnica mista su carta
2011