Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







giovedì 31 ottobre 2013

Si parla ancora di svendite?

L'Italia deve semplicemente smetterla di farsi del male da sola, di agire masochisticamente, e questo purtroppo sotto molti, anzi moltissimi punti di vista.
Un Paese che vuole rilanciare il proprio turismo, se proprio lo vuole rilanciare, deve poter contare su una compagnia aerea guidata da italiani che così diverrebbe un asset strategico di primaria importanza.
Pare che dall'11 settembre, giorno degli attentati alle torri gemelle invece, Alitalia non abbia più guardato ai voli a lungo raggio, quelli che secondo molti analisti sono quelli che rendono maggiormente in termini economici. E' giusto o non è giusto chiedersi come mai si sia rinunciato alle tratte redditizie mantenendo solo quelle che creano perdite? E' chiaro per chiunque, e non occorre essere dei geni per capirlo, che così una azienda non cresce ed anzi decresce. Da cui tutti i relativi problemi.
E pare che questo abbia coinciso, per altro, anche con una perdita in termini di turismo.
E' casuale la cosa?
Ora, nel recente post intitolato "Svendite" del 27/10/2013 scrivevo che svendere gli asset strategici nazionali non significa essere svegli, come qualcuno vorrebbe farci credere, ma, al contrario, dormire come ghiri. Credo si tratti di una opinione ampiamente condivisibile, correggetemi se sbaglio.
E chiedevo di fare attenzione ai 'consigli senza coda'.
Che cosa siano i 'consigli senza coda' e che cosa significhi questa espressione lo si desume dal post intitolato appunto 'Consigli senza coda' del 4/10/2012 (che naturalmente, come l'altro, è rintracciabile in questo blog). Rileggerlo soddisferebbe sicuramente ogni possibile e legittima curiosità in proposito.
Per adesso mi limeterò a precisare che si tratta di consigli dati non per beneficiare il consigliato ma  piuttosto a beneficio del consigliere stesso. Il nome deriva da una fiaba di Esopo che si intitola "La volpe senza coda". La coda a cui si allude è dunque una coda di volpe, non altro.
Nell'ambito delle letture sintomali o maliziose potrebbe sussistere infatti il caso in cui la si voglia far passare per coda di qualcun' altro, tentando di conferire alla cosa un ambiguo significato.
Orbene, ripeto, di volpe si tratta, e non d'altro!
Precisato quanto sopra riprendo il discorso inerente questo tipo di consigli e la relazione che questi potrebbero avere con la situazione italiana attuale.
Il fatto è che l'Italia già da molto tempo sembra essere stata subissata di 'consigli senza coda'.
Che siano del primo, del secondo o del terzo tipo, non è qui necessario specificarlo, a ciascuno le sue personali conclusioni.
Quello che invece pare importante far notare è che questo tipo di consigli sembrano avere avuto effettivamente una parte rilevante nell'aver determinato la situazione di deindustrializzazione del Paese che molti analisti politici denunciano con preoccupazione.
Deindustrializzazione con conseguente progressivo impoverimento del Paese e con la conseguente diffusione a macchia d'olio di disperazione e malessere.
Continuare sulla stessa lunghezza d'onda non serve a niente, i risultati che un simile attegiamento ha prodotto li abbiamo sotto i nostri occhi, siamo certi di avere proprio bisogno di conferme?
E comunque è meglio invertire la marcia e andare in avanti anziché indietro.
E' meglio rialzare la testa e guardare con fiducia al futuro, perché il nostro Paese fatto di gente per bene, di grandi imprenditori, di bravissimi e laboriosissimi operai, merita il suo futuro.
Smettiamola di essere masochisti, facciamo attenzione ai 'consigli senza coda', e guardiamo con coraggio al futuro.
E se vogliamo invertire la marcia dobbiamo smettere di svendere le nostre industrie.
Guardate che qui non si tratta di un bieco nazionalismo, magari xenofobo e razzista, no!
Qui si tratta innanzitutto di sopravvivenza e poi semmai di un sanissimo amor di Patria, sanissimo sì!
Perché c'è ancora posto oggi, intendo nell'Europa di oggi e nel mondo che cambia, per questo concetto di amor di Patria e forse gli ultimi ad essersene accorti siamo proprio noi italiani, spesso troppo esterofili per accorgercene altro che xenofobi! Infatti gli altri paesi sembra che vivano questa dimensione di amor di Patria legittima, per altro, noi no. E' giusto naturalmente amare gli altri paesi, su questo niente da dire, anch'io ne amo molti, ma l'amore per un altro paese non può spingersi fino al disamoramento del proprio!
Su questo concetto di Patria comunque c'è un post specificamente dedicato, sempre in questa sede, che si intitola appunto " Il rulo del concetto di Patria nell'Europa di oggi e nel mondo che cambia" datato 19/09/2012 che consigliamo di andare a rileggere.
Nella nostra Costituzione ci sono due articoli  degni di nota e che possono gettare una giusta luce su questa situazione, l'art. 41 e l'art. 52 che cito di seguito:
Art. 41:

"L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà,  alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali."

Art. 52 che cito parzialmente, cioè nella parte inerente e funzionale a questo discorso:

"La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. [...]"

Non voglio stare adesso a spiegare come questi due articoli siano in stretta relazione tra di loro, poiché sarebbero troppe le parole da spendere in questo momento, ma sarebbe un discorso interessante da affrontare.

Concludo dicendo soltanto che rilanciare il turismo è una cosa saggia naturalmente ma da solo il turismo non basta, c'è bisogno anche di industria. Spesso anche in televisione si sente dire che in Italia non c'è un serio piano di sviluppo industriale, che forse non c'è proprio questo piano.
Nessuno stenta a crederlo visti i risultati. Ma la domanda è: che cosa si aspetta a creare questo piano di sviluppo industriale?
Comunque sia se vuoi rilanciare il turismo, come dicevamo sopra, avere una compagnia aerea a maggioranza italiana è strategicamente importantissimo. E se vuoi un piano di rilancio industriale quella di unire il rilancio del turismo con l'appoggio di una azienda ad alto contenuto tecnologico e con alto bagaglio tecnico-esperienziale è una occasione unica. Merita fare tutto quanto il possibile per salvare Alitalia e merita farlo sprattutto in questa ottica di rilancio del turismo in un piano a lungo termine o, se preferite, a lungo raggio.

lunedì 28 ottobre 2013

E' sempre meglio agire saggiamente


La cosa più saggia e responsabile che un alto rappresentante delle istituzioni possa fare è certamente quella di rientrare e rimanere nell'alveo del proprio mandato costituzionale!

Ritengo che sia un dovere quello del cittadino, di riferire le impressioni che si producono spontaneamente in lui circa una data situazione.
Ma è sempre con grande e dogmatico rispetto per le alte figure istituzionali e per le istituzioni stesse dello Stato, che parlo e scrivo.
Il fatto è che stiamo vivendo un momento storico molto incerto, critico e delicato sotto molti punti di vista, in cui i cambiamenti costanti, e talvolta anche troppo repentini, quando non addirittura invisibili ( salvo poi trovarsi di fronte all'atto compiuto) creano un clima di forte incertezza ( e pensare che si fa spesso appello alla stabilità!), e contraddistinto da una forte crisi economico-finanziaria.
Cambiamenti, crisi economico-finanziaria, smarrimento culturale (tutti strettamente interconnessi), sono fattori che determinano un clima di particolare incertezza e smarrimento nei cittadini, molti dei quali cominciano a chiedersi che ruolo stia avendo l'art. A del trattato di Maastricht, sì, proprio quello che dice sostanzialmente che nell'Unione europea 'le decisioni verranno prese il più vicino possibile ai cittadini', creando l'illusione, poiché forse solo di illusione si tratta, di riecheggiare quella sovranità popolare sancita in Italia dal primo articolo della nostra Costituzione.
La sensazione invece è che le cose possano prendere pieghe inaspettate e indesiderate, e che non ci siano strumenti per affrontare eventuali derive (magari della Democrazia) e un'altra ancora è quella di sentirsi spettatori impotenti e sostanzialmente inascoltati. E' sempre un grave errore non ascoltare la voce del popolo, concetto che è ben espresso dal detto popolare: Vox populi, vox Dei!
Avvolte ci si può chiedere che valore abbia il ruolo di 'garante' e in quale contesto storico questo ruolo possa assumere una rilevanza particolarmente importante, sì da rassicurare la popolazione.
Ecco io ritengo che in momenti come quelli che stiamo vivendo oggi, in cui per molti, molte certezze e perfino la propria identità sembra vacillare, questo ruolo diventi maggiormente importante, anche perché la piena adesione a questo ruolo di 'garante' costituirebbe un esempio di coerenza e anche di fedeltà da seguire e imitare.

Ero incerto se pubblicare o no questo articolo il cui 'nocciolo' già albergava da giorni sotto forma di file nel mio calcolatore.
Tuttavia mi ero ripromesso di farlo e quindi fedele al libro Biblico di Qoelet che recita al versetto quarto del quinto capitolo: "E' meglio non far voti, che farli e poi non mantenerli", che può essere letto estensivamente anche come: "E' meglio non promettere che promettere e non mantenere", ho deciso finalmente di pubblicarlo ritenendo così di ottemperare a quanto mi ero ripromesso ed evitando così, per altro, le sanzioni previste per chi promette e non mantiene.

Ero praticamente già vincolato dai miei stessi principi...

lunedì 21 ottobre 2013

Ripetere giova


Dobbiamo osservare che in generale, ancora oggi, nel terzo millennio, le critiche anche quando si presentano costruttive sia nelle intenzioni che di fatto spesso non sono gradite, ma è compito del cittadino promuoverle nel rispetto delle opinioni altrui e soprattutto di chi le esprime.
Le critiche sono esposizioni di idee e servono a mettere al corrente gli interlocutori di ciò che si è prodotto nella propria mente. Infatti le idee è vero che spesso arrivano dopo un attento esame e un duro e attivo lavoro di ricerca ma altre volte vengono da sé, si producono spontaneamente e l'individuo non deve fare altro che essere il fedele testimone del loro prodursi e semplicemente trascriverle, quindi eventualmente esporle.
Questo secondo tipo di idee sono quelle che ritengo essere le migliori anche perché neutrali in quanto non c'è dubbio che l'apporto personale di preconcetti o pregiudizi non prende parte alcuna o, qualora anche in questo caso ne prendesse, in modo certamente minore rispetto al primo.
Le critiche sono quindi esposizioni di idee per mettere al corrente gli eventuali interlocutori di diò che si è prodotto nella mente di chi le espone, per rendere anche gli altri ugualmente testimoni delle stesse in un modo solo un po' diverso da quello che ne è stato il primo testimone.
<< In me si è pensato questo, ecco che ve lo espongo nella spranza di fare cosa gradita, e in modo tale da rendere testimoni anche voi!>> si potrebbe riassumere...
E questa proprietà non è qualcosa di esclusivo ma appartiene a tutti, solo che non in tutti si producono gli stessi tipi di pensiero ma pensieri con sfumature diverse anche quando tendono a descrivere una medesima realtà. Ne consegue che soltanto raccogliendole tutte insieme queste sfumature di una medesima realtà si può avere della stessa una esaustiva resa. E se vuoi prendere decisioni che incidano sulla realtà, quella di avere una esaustiva resa della stessa è una occasione da non perdere.
Per questo ritengo che dovrebbero essere accolte con favore e attentamente vagliate.
Spesso tuttavia non è così e naturalmente capisco benissimo che le critiche non sono complimenti e che i complimenti fanno sempre piacere, le critiche meno.
Capita quindi, e la storia ce lo insegna, che esse vengano rigettate talvolta anche in malo modo.
Ritengo che si tratti di errori. Eppure è sempre la storia a insegnare che non solo spesso esse sono rigettate e perfino in malo modo ma che si arrivi anche a tentare di dividere un gruppo o insieme di persone che ne condividono la testimonianza, che se ne fa portavoce e che le ritiene degne di essere portate all'attenzione di organi che possano incidere fattivamente sulla realtà, anche in termini legislativi, oppure di renderne edotta la popolazione, di informare i propri concittadini.
Da qui, il tentativo di dividere ( ricorderete senz'altro il 'Divide et Impera', massima militare), frammentare e instillare diffidenza, cose che generalmente sono ritenute efficaci per tenere a freno una opposizione che si riconosca in certe idee.
Ora, per quanto io talvolta ritenga addirittura un pregio l'ingenuità, dirò che sarebbe ingenuo credere che coloro che rigettano la testimonianza di una idea su una data realtà ( soprattutto se in malo modo) non siano tentati poi anche di avvalersi del tentativo di dividere, frammentare e instillare diffidenza nei più svariati modi dai più semplici ai più complessi, da quelli tradizionali a quelli recenti anche , per esempio, attraverso l'uso di linguaggi non convenzionali o di una messaggistica sui generis e quant'altro ancora il repertorio delle moderne tecnologie e dei linguaggi che gli sono propri, mette a disposizione del comunicatore moderno, nonché attraverso tutto ciò che può essere ritenute idoneo ad ottenere questo scopo.
Concludo dicendo che ci sono certo molte valide ragioni per ribadire alcune posizioni o alcuni concetti che si reputano importanti, o entrambe le cose insieme, e quella di evitare questo tipo di situazioni e di divisioni o anche semplicemente il sospetto del loro sussistere è una di queste.
Non è un disco che si incanta ma una esigenza di chiarezza superiore alla possibile e semplicistica critica di ripetermi.
Per cui ripetere giova o, se preferite, repetita juvant!
Così ancora una volta ribadisco con estrema serenità la mia vicinanza morale e spirituale a quanti criticano costruttivamente Pareggio di Bilancio in Costituzione, Fiscal Compact e Trattato ESM, nonché a tutti coloro che ravvisano che è nell'inosservanza della Costituzione che si annidano tutta una moltitudine di problemi e noccioli della questione che stanno purtroppo sfaldando l'Italia e rendendola soltanto l'ombra di se stessa.
Ribadisco la mia vicinanza anche a tutti coloro che mettono la Democrazia ai vertici dei propri valori politici e sociali anche perché magari avvertono che ci sono strade pericolose imboccate le quali sarebbe estremamente difficile non temere una qualche lesione della stessa.
E quando la Democrazia comincia  a essere lesa...

giovedì 17 ottobre 2013

Sfere di energia

Pubblico oggi una tecnica mista su carta. Sono contento perchè effettivamente la pubblicazione di questo tipo di lavori si è fatta un po' rara.
Dunque, che cosa si vede? No, non è una bolla, anche se potrebbe andare d'accordo con l'idea di bolla speculativa evidentemente, la cui esplosione nel 2008 ha contribuito a generare l'attuale crisi  economico-finanziaria.
No, si tratta di sfere di energia. Tutto il resto è lasciato alla fantasia ed alla creatività del riguardante.
Solo pochi altri accenni...
Il problema dell'energia è un problema di primaria importanza come tutti sanno, soprattutto in un mondo che ne richiede un sempre maggiore quantitativo ed è una delle chiavi attraverso le quali si può guardare al futuro.
Un argomento certamente molto complesso.
Come operatore artistico lo interpreto così: forme di energia non meglio specificate che si addensano in strutture sferoidali. C'è l'idea della sfera come forma perfetta che si associa a quella di energia quindi.
Ma c'è anche l'idea della doppia faccia della medaglia, cioè del buono o del pessimo uso che se ne può fare di questa energia, e quindi in senso lato anche del buon o del cattivo governo.
E questa idea della doppia faccia ritengo che affiori da questa sensazione di forza latente che la sfera principale, solo parzialmente visibile, emana anche per questo suo soffio che frantuma e volatilizza le formazioni rocciose, nonostante la sua innoqua sfericità, una forza capace di incidere sulla natura circostante anche con una certa violenza.
Il paesaggio dal canto suo è caratterizzato da un insieme di formazioni  rocciose con dirupi ed orridi che amplificano e riecheggiano la sensazione di asprezza e di frammentazione delle stesse rocce.


Sfere di energia
Tecnica mista su carta
2013
 

lunedì 14 ottobre 2013

La smodata grandezza del mondo della finanza

"Ripristinare il primato della politica rispetto alla finanza"! Questa frase è apparsa spesso in questo blog con un senso ben preciso, quello che deriva da una sua lettura diciamo così, di buon senso.
Il significato di questa frase doveva essere infatti inteso in senso generale come un invito al ripristino del primato della politica sì, ma intesa nella sua accezione più alta, rispetto alla finanza speculativa, e anche rispetto alle svariate altre ingerenze che spesso la stessa è capace di esercitare sulla sfera politica. Oltretutto molti economisti additano la finanza speculativa come la reale responsabile della crisi attuale, cosa che la inquadra come un elemento in grado  di incidere più che sensibilmente, nel bene o nel male, nelle politiche anche interne degli stati nazionali.
Ma mi rendo conto che la frase in questione si presta a svariate interpretazioni, alcune delle quali pur legittime se si sta al senso proprio della frase in sé, vanno nella direzione esattamente opposta  rispetto a quella che speravo e auspicavo.
Il fatto è che la realtà è talmente complessa ed intrecciata che possiamo notare come si presentino i casi più svariati con molteplici gradi e sfumature. In altri termini si può notare come talvolta la politica sia troppo presente là dove dovrebbe esserlo di meno e scarsamente presente là dove dovrebbe esserlo di più.
Quando si pensa al mondo della finanza poi, si pensa ad un mondo estremamente complesso e così vasto, soprattutto oggi, che a ragion veduta lo potremmo definire un mondo sovranazionale, ma con quale legittimazione politica?
Un mondo sovranazionale dove il liberismo, divenuto poi 'eccesso di liberismo' o 'liberismo sfrenato' come spesso gli stessi mass-media ce lo presentano, che sembra impostato in modo tale da favorire il più forte tanto che si è perfino tentati di credere, a torto o a ragione, che vi siano delle regole che il più forte scrive per se stesso senza interpellare il più debole. Il che potrebbe anche apparire scontato a qualcuno o a molti, e magari potrebbe non scandalizzare affatto il cittadino informato, navigato e disincantato, ma vuoi che la cosa desti scalpore vuoi che lasci del tutto indifferenti qualche riflessione dovrebbe scaturirne ugualmente.
Intanto Se così fosse, cioè se le regole fossero scritte dal più forte per se stesso e senza interpellare il più debole ci troveremmo di fronte ad un grave errore, almeno dal nostro punto di vista, perché il principio primo della Democrazia è la partecipazione, in ogni paese che la adotta come proprio valore, partecipazione dicevamo di ogni cittadino alla vita politica e sociale indipendentemente dalla sua forza e questo perchè si dovrebbe ritenere una fonte di ricchezza culturale ogni pensiero creativo che dagli stessi può scaturire.
Un'altra riflessione potrebbe essere la seguente: abbiamo imparato a ritenere che lo 'stato di diritto' sia stato ( e sia ) una delle più grandi conquiste che l'essere umano abbia ottenuto nel corso della storia, e questo perché lo 'stato di diritto' si contrappone proprio alla 'legge del più forte' e la storia ci ha insegnato che non sempre il più 'muscoloso' è quello che ha la soluzione migliore e che, anzi, è vero spesso il contrario. E ancora che per favorire l'emergere delle soluzioni migliori lo 'stato di diritto' è un terreno privilegiato poichè garantendo uguali diritti per tutti, favorisce l'emergere delle voci meno appariscenti e roboanti ma non per questo meno efficaci e creative.
In ogni caso, comunque stiano realmente le cose la domanda che certe realtà impongono è la seguente:
Lo stato di diritto è ancora considerato una conquista o cominciano a sussistere dei dubbi al riguardo?
Il fatto è che questo mondo della finanza si è così talmente ingrandito che necessiterebbe di un corrispettivo appropriato e proporzionato in termini di coscienza di sé e di relativa responsabilità e responsabilizzazione cosa che in questo momento non ci pare sussistere. Ci sono addirittura delle scelte politiche (vedi ESM) che vanno esattemente nella direzione opposta quella cioè di legittimare la deresponsabilizzazione particolarmente delle banche ( altro che responsabilità!) poiché la ricapitalizzazione delle stesse a danno dei cittadini, cioè di coloro che vi rimettono dentro i soldi, sembra prescindere dall'uso virtuoso o non virtuoso che le stesse fanno dei soldi, i quali spesso vengono investiti in spericolate e rischiosissime speculazioni.
E l'atteggiamento di investire in rischiose speculazioni o, come si sente spesso dire, in titoli tossici, non può certo essere considerato un atteggiamento responsabile. Gli economisti cosa dicono al riguardo?
Ma per tornare al concetto di ripristino del primato della politica sulla finanza in questo specifico caso mi chiedo se è la politica che mantendeno un suo primato leggittima meccanismi assai poco virtuosi o se è la finanza che si impone sulla politica dettando le regole del gioco. Non saprei esattamente...
Esistono poi altri casi. Mi vengono in mente casi anche molto diversi nei quali aziende sane e che fatturano piuttosto bene minacciano la chiusura e mandono in cassa integrazione i propri dipendenti nonostante un stato di salute eccellente.
In questo caso che cosa dobbiamo pensare? E' l'impresa che fa impresa o è l'impresa che fa politica?
E come potremmo chiamare questa politica? Non saprei esattamente ma sembra una cosa piuttosto masochistica!

Ma riprendendo l'idea di estensione del corpo del mondo della finanza, direi che è qui, in questo luogo della sovranazionalità, che la politica, intesa come luogo di esercizio dell'alto pensiero a favore del 'buon governo', intesa cioè nella sua accezione più alta, potrebbe esercitare la sua presa sulla realtà, svolgendo un ruolo regolatore, discutendo e ridiscutendo leggi e regole per equilibrare ( e riequilibrare) la situazione nella direzione della giustizia, dell'equità e, in ultima analisi, dello 'stato di diritto', verso cioè delle garanzie che garantiscano tutti e non solo il più forte o i più forti.
Per capire l'esempio dell'ingrandimento del corpo del mondo della finanza e degli effetti che questo potrebbe comportare, ci serviremo di un esempio:
è come se un corpo umano cominciasse ad ingrandirsi a dismisura senza mutare atteggiamenti, senza divenire cioè più maturo, consapevole e responsabile ed anzi approfittando addirittura della propria smodata grandezza talvolta per lasciarsi andare ad una sorta di arbitrario potere o magari anche a pressioni se non addirittura a delle intimidazioni.
Eppure la vera forza dell'uomo, ci insegnerebbe la storia ( e l'esperienza in generale lo conferma), non risiede nei muscoli per quanto utilissimi ovviamente nel loro specifico, ma nel cervello e nella coscienza.
Se un corpo normale di un uomo in un momento di stizza sferrando un colpo magari su un tavolo fa sobbalzare le stoviglie e quant'altro vi si trova adagiato, un corpo smisuratamente più grande in un momento di analoga stizza nello sferrare un simile colpo scoperchierebbe forse i tetti delle case e farebbe tremare un intero paese procurando effetti simili a quelli paragonabili ad un terremoto.
La stizza è la stessa, il gesto pure, ma gli effetti sono molto più devastanti e marcati ed è evidente il perchè.
E' chiaro infatti a questo punto che a un corpo maggiore deve corrispondere una coscienza maggiore o, se preferite, una più grande anima, cosa che se non avviene rischia di procurare danni incalcolabili!
Invece la sensazione ( e la speranza sarebbe sempre quella di sbagliarci ) è che a questo corpo ingrandito della finanza non corrisponda un' adeguata anima o una adeguata coscienza o maturazione.
Ecco su cosa bisognerebbe lavorare quindi, su regole o quantomeno norme internazionali, su codici deontologici e professionali, che suppliscano a questa assenza di anima che fa di questo mondo della finanza troppo spesso un vero e proprio far west.
Una semplice e immediata norma comportamentale, deontologica e professionale sarebbe quella di marcare l'accento sul cocetto di rispetto dei popoli e di rispetto delle nazioni, soprattutto di quelle che consideriamo amiche e della cui amicizia quindi spesso ci fregiamo.
Ma come esattamente? Per esempio attraverso una azione culturale, invitando innanzitutto a conoscere il paese nel quale si investono le somme di denaro e mi riferisco non solo alla conoscenza della sua cultura in senso lato, cosa sempre e comunque auspicabilissima naturalmente, ma particolarmente alla conoscenza delle varie carte costituzionali nei principi generali che esse esprimono e da cui sono ispirate ma soprattutto direi negli articoli che riguardano specificamente le questioni relative al lavoro ed agli investimenti.
Nella Costituzione Italiana per esempio ci sono degli articoli che sarebbe bene tutti quanti conoscessimo, ma la cui conoscenza sarebbe opportuna particolarmente per coloro che vogliono investire nel nostro paese. La conoscenza di questi articoli, così come la conoscenza degli articoli corrispettivi delle altre carte costituzionali, verrebbe senz'altro incontro ad ogni sano proposito di rispetto dei popoli e delle nazioni nei quali si desidera investire somme di denaro più o meno cospicue.
Sarebbe in ogni caso un onore e un privilegio notare che sussistono risposte positive all'invito di approfondire la conoscenza del paese ospitante e particolarmente della sua Carta Costituzionale, prima ancora che un dovere da parte dello stato o della finanziaria anche multinazionale ospitata.
Ma questa conoscienza ancor prima di un dovere dovrebbe essere un piacere, questo almeno è ciò che auspichiamo.
A tale proposito cito l'Art. 41 della Costituzione della Repubblica Italiana:

"L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali."

E' un bellissimo articolo che pone l'accento sul ruolo positivo che l'iniziativa economica può esercitare nella società in cui si trova ad espletarsi, cioè sull'utilità rispetto al territorio in cui si svolge concretamente, un territorio che gli è prossimo e che è fatto di tante cose ma soprattutto di cittadini.
In qualche modo qui viene riecheggiato il concetto di 'prossimità', che abbiamo già affrontato almeno in un altro post, in quello intitolato "Il ruolo del concetto di Patria nell'Europa di oggi e nel mondo che cambia" ( settembre 2012 ) che invitiamo a rileggere.
Riteniamo che questo articolo della Costituzione possa  fornire una giusta inquadratura del significato che dovrebbe avere l'espressione 'fare impresa' e di come questa è stata sentita dall'Assemblea Costituente e successivamante dal popolo italiano che l'ha recepita.
Troppo spesso infatti in Italia assistiamo a forme di pseudo-investimento che non hanno niente a che fare con questi principi. Cosa significa infatti investire quando gli investimenti servono ad assumere quote di maggioranza in imprese che poi vengono smantellate e portate a casa, o chiuse ( per concorrenza), o gli utili non vengono reinvestiti in loco o vengono fatte declinare lentamente?
E' un argomento molto aspro e difficile, che merita di essere approfondito ed esaminato.