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giovedì 11 agosto 2022

Misure che rappresentano la scienza?

C’è chi sostiene che certificazioni covid, restrizioni, confinamenti, ricorso esclusivo ai “vaccini” rappresentino la scienza. Penso che sia sempre utile fare chiarezza su una questione fondamentale, come sono quelle questioni che vorrebbero definire cosa possa essere o non essere scienza.
Quelle non sono misure che rappresenano la scienza, sono misure che rappresentano una visione e che un certa informazione, per quanto estesamente appiattita sulle medesime, quasi avesse ricevuto l’ordine di comportarsi così, vorrebbe far passare per scienza, senza riuscirci peraltro, perché chi è veramente dentro la scienza sa quali siano le opinioni scientifiche, e queste sono state rappresentate da svariati personaggi, italiani e stranieri, blasonati o non, tutti a condividere una visione che l’informazione si è affrettata a soffocare, c’è una panoramica di tutto rispetto che va da Giulio Tarro che per la rivista Millennium è il miglior virologo al mondo, ed è stato uno degli allievi prediletti di Sabin, l’inventore del vaccino anti poliomielite, ecco, questo virologo di fama internazionale aveva detto dall’inizio che le cure ci sono e indicava il plasma iperimmune o cosiddetto convalescente, quello dei guariti, come una di queste, alla stessa stregua del compianto De Donno che è stato martirizzato per la stessa idea che metteva in pratica con successo, tanto che gli telefonavano anche dagli Stati Uniti. L’illustre virologo andava addirittura dicendo che prendendo per tempo la malattia le guarigioni sarebbero state del 100 per cento; c’è poi Luc Montagnier, premio Nobel per la medicina, che ha messo in guardia dai pericoli dei farmaci mRNA, aggiungendo molte altre cose che poi il tempo ha dimostrato vere sebbene sia stato inzialmente moltocriticato; c'è poi anche Geert Vanden Bossche, potremmo parlare di Loretta Bolgan, Peter Doschi, Domenico Mastrangelo, Stefano Montanari, Luigi Di Bella, Stefano Scoglio, unanimi nel dire che non si vaccina in pandemia; e poi consideriamo anche Didier Raoult, Alexandra Henrion Caude, Kulldorff, Robert Malone, che dei farmaci mRNA è considerato uno dei padri, Jhon Ioannidis, Levitt, Honjo, Zelenko, purtroppo recentemente scomparso, e poi Tritto e tanti altri che non hanno trovato un mondo dell’ informazione molto favorevole ad accoglierli, a recepire certi messaggi e le cui opinoni si sono quindi scontrate con una sorta di preimpostazione della macchina mediatica che era quella probabilmente di filtralrle per non lasciarle passare o comunque di contrastarle. Penso che sia scontanto sottolineare come ciò faccia male alla scienza, non solo non la rappresenta, ne rappresenta anzi la perfetta negazione, questi atteggiamenti la negano, perché la scienza è confronto e l’atteggiamento scientifico non è quello di stabilire dei dogmi indiscutibili come se si trattasse di una religione, no, l’atteggiamento scientifico che si traduce nell’atteggiamento pratico dello scienziato e del ricercatore è quello di cercare incessantemente confutazioni alle tesi acquisite, quelle proprie e quelle degli altri, per metterle alla prova e vedere se resistono all’urto delle nuove acquisizioi o della riscoperta delle vecchie, quelle sulle quali si era purtroppo stesa una coltre di polvere, di cui ci si era dimenticati. Pensiamo per fare un esempio proprio al plasma iperimmune, inizialmente dimenticato, poi riscoperto con successo, e in conclusione, nonostante il successo terapeutico, fatto deliberatamente sparire, dimenticare. Sposare tesi aprioristicamente, orienta il discorso solo in certe direzioni, escludendone altre magari molto fruttuose, sipnge a confondere e a confondersi, a forzare e situazioni, rendendo inintelligibile il rapporto causa effetto stesso o forzando a leggere questo rapporto in modo sbagliato cioè a dire, a stabilire per un determinato effetto una causa sbagliata.  
Per far capire il rapporto tra mondo dell’informazione e vera scienza, possiamo prendere a riferimento anche pensieri non prettamente scientifici, quanto piuttosto di critica del comportamento, quasi del costume, ancorché forzosamente indotto. Si pensi a quello che diceva sempre l’illustre virologo Giulio Tarra, già nel 2020, il fatto cioè che egli esortasse a spengere la televisione e a fare una passeggiata, esortazione che è sintomatica di come un certo mondo scientifico e additasse i mezzi di informazione di massa in quel preciso momento, come distorsivi, come imperniati essenzialmente sul terrorismo mediatico, sul cavalcare l’onda del terrorismo psicologico, per cui si suggeriva sostanzialmente di disintossicarsi dalla televisione. Poi non so chi avesse avuto l’intuizione susseguente, quella di dire che spegnendo la televisione si spegneva contemporaneamente anche la pandemia. Non per questo il mondo dell’informazione ha fattto ammenda, anzi, ha continuato imperterrito nella stessa direzione, sciorinando dati che non sono stati validati da nessuno e sulla cui superficiale gestione, dall’approvvigionamento alla verifica, ai riscontri, ci sarebbe molto da dire. Sempre a proposito di mondo dei mezzi di informazione di massa ci sarebbe da sottolineare come l’uso di un determinato linguaggio, che non sembra proprio casuale, abbia contribuito a rendere inintllegibile la situazione, piuttosto che facilitarne la comprensione, esso infatti a cavalcato l’onda delle faicili etichette, creando contrapposizioni spesso inesistenti, fabbricandole, forse per fonmentare polemiche che esacerbassero gli animi e inducessero ad eccessi, accessi di collera, invettive e magari fatti clamorosi da amplificare col sensazionalismo. Insommo, i richiami ad una gestione responsabile, i primi a non averli seguiti sono proprio quei mezzi che se ne facevano portavoce.

Dopo il “vaccino” anti covid, aumentano i casi di bambini con insolita epatite autoimmune costretti al trapianto di fegato. C‘è poi il morbo scimmiesco che sembra essere un effetto avverso degli stessi, e che sarebbe in vero Herpes Zoster, favorito da un indebolimento del sistema immunitario effetto, questo dell’induzione di una immunodeficenza, di cui hanno parlato Joseph Tritto e Loretta Bolgan e che quindi non poteva non essere previsto, esso è anzi una degli effetti calcolati dei farmaci anti covid.
Chi vede la scienza come una cosa importante deve astenersi dal confondere cause ed effetti, perché questa confusione non favorisce la lettura della situazione, mentre può essere favorevole ad un certo tipo di commercio. Allo scopo di raccogliere dati abbondanti per fare tutta una serie di valutazioni anche inerenti le causae e gli effetti, è doveroso ampliare il numero delle categorie di persone che si trovano invischiate nella vicenda covid, cioè a dir, non è bene che essa sia vissuta solo dagli inoculati, deve essere vissuta anche da chi il farmaco non lo riceve o per scelta proopria o perché destinatario di un placebo e per scelta sicentifica nonché politica. Intendo dire che deve sempre esistere in ogni situazione il ‘gruppo di controllo’ per appurare le varie casistiche. Perseguire la politica del 100 per cento dei vaccinati non appare un scelta scientificamente orientata, al contrario, sembra suscettibile di creare le premesse per una confusione tra cause ed effetti e vorremmo che questa cosa divenisse acquisita da ora in poi come tesi favorevole all’acquisizione scentifica dei dati, per una corretta valutazione e stima degli stessi. Dunque perseguire la politica del 100 per cento è sbagliato, e questo a maggior ragione se, come dice la scienza che Tarro rappresenta, se presa per tempo, dalla covid si guarisce per l’appunto proprio nel 100 per cento di casi. Quindi è una politica sbagliata a prescindere, ed a maggior ragione se esiste il 100 per cento di casi di possibile guarigione se le terapie giuste, quelle che l’esperienza ci dice essere basate sulla somministrazione di determinati antinfiammatori, vengono somministrate tempestivamente o addirittura precocemente, come affermano associazioni di medici, passate agli onori della cornaca per il proprio operato. 

Insomma, nessuno dovrebbe correre a dare il titolo di 'coronate dalla scienza' a determinate prese di posizione che rappresentano orientamenti politici piuttosto che scientifici, e questo soprattutto se non si è dato sufficiente spazio a posizioni e opinioni diverse. Possiamo dire che il pensiero scientifico si nutre anch'esso di quello divergente, cioè di quel tipo di pensiero che è portato a trovare molteplici soluzioni ad uno stesso problema, mentre il pensiero convergente promuove una sola soluzione al problema. Se è così non si può ammantare del titolo di scienza un pensiero unico, che non ha dato spazio a quello divergente. Sperimo che queste considerazioni, anche sulle tipologie di pensiero trovino uno sviluppo e aiutino ad affrontare eventuali altre situazioni simili, che naturalmente non ci auguriamo che si affaccino ai disonori della cronaca.