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sabato 29 gennaio 2022

Necessario avere numeri attendibili

Ciò che sta emergendo con sempre maggiore evidenza è che i numeri inerenti l'epidemia da nuovo coronavirus forniti in Italia, forse nel mondo, non siano molto attendibili e questo per una serie di ragioni. Ci eravamo già premurati di segnalare in alcuni articoli precedenti come a falsare questi numeri concorresse il sistema PCR, acronimo che sta per Polymerase Chain Reaction, cioè Reazione a Catena della Polimerasi. Questo perché il sistema può adottare un numero di cicli variabile, che possono essere impostati e decisi a priori, e il numero dei cicli con cui avviene questo esame li rende più o meno attendibili. Clementi, In pratica se il numero dei cicli è alto il rischio di errore nel responso è maggiore. Direttore di microbiologia del San Raffaele di Milano, aveva già detto che i risultati oltre i 30 cicli di amplificazione della PCR dovrebbero essere considerati automaticamente negativi e quelli fatti oggi in Italia vanno dai 32 ai 40 cicli e anche più, purtroppo. Significa che con cicli di amplificazione alti è alto anche il numero di falsi positivi. Sempre in articoli precedenti avevamo messo in luce come il linguaggio stesso, usato dai mezzi di informazione di massa, non risultasse adeguato, che il lessico relativo a quella che potremmo definire la vicenda COVID, avesse margini troppo ambigui. Infatti non si distingueva mai tra semplice positivo e 'caso contagiato' conclamato ed accertato, che sono due cose diverse. Positivo non vuol dire malato, non significa avere la COVID, la malattia, quindi non significa nemmeno essere contagiosi. Se poi si dovesse addirittura parlare di cosi di falsi positivi, si comprende come la confusione sui dati sia stata alta, tale da non permettere una visione scientificamente accurata. Adesso la cosa sta emergendo non solo sulle testate alternative e sulle piattaforme sociali, che hanno avuto il pregio di anticipare di molto questo dibattito, bensì anche sui giornali, in televisione e, cosa che stupisce, sembra anche in alcuni servizi della RAI, benché poi si apprenda di autocensura. Facendo gli opportuni distinguo, per cui trasmissioni come REPORT mostrano di avere una proprio autonomia, e di fare servizi anche non graditi al potere, per il resto sulla radiotelevisione Italiana, è andato in scena solo una acritica informazione allarmistica che ha contribuito non poco a generare paura, la quale si è riversata sulle fascie meno informate da un punto di vista scientifico, ed ha prodotto un panico che ha contribuiti ad affollare inutilmente i Pronto Soccorso.

Cosa dire poi del sistema di conteggio delle vittime che, anche se decedute per altre cause, vengono magari sottoposte ad un tampone molecolare, quelli PCR appunto, poco prima o spesso anche dopo il decesso e che se risultano positive vanno ad ingrossare i numeri dei decessi COVID, falsando chiaramente il conteggio. Insomma, purtroppo sui dati non c'è stato quell'approccio scientifico che avrebbe dovuto esserci. Pochi sono anche i dati relativi alle sperimentazioni, elargiti col contagoccie, così da apparire opachi.

Dati trasparenti sono infatti anche quelli che vengono chiesti sui "vaccini" da importanti testate giornalistiche scientifiche come il Britisch Medical Journal, che denunciano gli scarsi progressi fatti in questo senso. << Dobbiamo avere i dati grezzi, ora >> dice Peter Doshi, professore all'Università del Maryland ed editore associato proprio del BMJ che, ricordando lo scandalo del Tamiflu, sottolinea l'importanza della trasparenza sui dati.

Da queste bervi riflessioni vorremmo che si arrivasse a considerare che non si possono mettere in stato di restrizione dei diritti milioni di persone senza che i dati portati a supporto di queste azioni siano scientificamente registrati, veicolati, trattati perché chi chiede un approccio responsabile se vuole essere credibile deve mostrarsi responsabile per primo a cominciare da come i dati vengono gestiti.