Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







lunedì 28 dicembre 2020

E' stato un anno difficile

Forse a dicembre del 2019 avevamo già sentito parlare del nuovo coronavirus, sembrava una cosa lontana, probabilmente non pensavamo che sarebbe giunto rapidamente da noi, in Italia. Poi invece i primi casi, il paziente 0, la diffusione, insomma il fenomeno ha colpito anche noi. Così un virus sconosciuto, di cui era nota soltanto la famiglia, quella dei coronavirus appunto, ci ha colti alla sprovvista, come si suole dire. All’inizio è stato il caos, ospedali intasati, con il dubbio di quale dovesse essere il protocollo di cura migliore da seguire. Poi col tempo le cure hanno fatto progressi, sono divenute mirate, si è parlato di plasma iperimmune, di idrossiclorochina, si è scoperto che il virus provocava trombo embolia polmonare, e quindi è stata la volta degli attivatori del plasminogeno come l’urochinasi, per sciogliere i coaguli, dell’eparina per scongiurarne la formazione. Alcuni protocolli sono passati agli onori della cronaca, come il Piacenza e alcuni medici sono riusciti ad avere zero decessi. Di fronte a queste notizie incoraggianti, i numeri continuavano però a crescere, in modo preoccupante. Protagonista dei conteggi è stato il tampone, non solo, però in massimo grado. Quanti nuovi positivi? Ecco la domanda che ognuno di noi si faceva nel tardo pomeriggio di ogni giorno di inverno e di primavera. E ce n'è voluto per arrivare a discriminare che positivo non vuol dire malato, cosa che sarebbe stato importante capire prima. Quanti falsi positivi? E falsi negativi? Anche queste domande giustamente cominciavano a subentrare, seppur a fatica, nel circo mediatico. Come avviene il riconoscimento molecolare? Qualcuno si è chiesto anche questo, e ha cercato risposte. La Reazione a Catena della Polimerasi è la tecnica usata per il riconoscimento molecolare e ci hanno spiegato che funziona amplificando il contenuto dei tamponi, che il numero ottimale sarebbe non superiore ai 30 cicli di amplificazione. Alzare questo numero di cicli può essere stato un atto prudenziale da un certo punto di vista, però avendo innalzato il numero dei falsi positivi, ha anche contribuito ad igrossare i numeri generali, quelli che venivano quotidianamente sciorinati senza troppe distinzioni, alimentando l’effetto panico che ha avuto purtroppo un contributo non irrilevante nell' intasare pronto soccorso e ospedali. Ci sono state quindi molte polemiche inevitabilmente e l’informazione avrebbe potuto dare una mano nel fornire risposte al complesso fenomeno che abbiamo vissuto, risposte alle tante domande inevase, ai dubbi espressi, e avrebbe potuto farlo in modo maggiore di quanto non sia stato fatto. I mezzi di informazione di massa sono un potere, è noto, ed è quindi bene che siano orientati in senso deomocratico, nel fornire risposte al popolo, nell'essere esaustivi, precisi, puntuali. Del resto, a proposito di cose mediche, Pier Gildo Bianchi ammoniva che "un'adeguata informazione si impone come dovere civico".

giovedì 26 novembre 2020

Coronavirus e informazioni

Ci formiamo opinioni in base alle informazioni che riceviamo. Cosa fare però quando le informazioni che riceviamo sono contrastanti? Per esempio, nel sito dell’ISS si legge, a proposito di covid, al paragrafo Glossario, che il tampone molecolare è una metodica che permette di identificare in modo altamente specifico e sensibile uno o più geni bersaglio del virus presenti nel campione biologico e di misurare in tempo reale la concentrazione iniziale della sequenza genomica di riferimento. Invece in una conferenza stampa di ottobre alla Camera dei deputati il dottor Domenico Mastrangelo ha affermato che la tecnica della Reazione a Catena della Polimerasi a trascrizione inversa in tempo reale, usata per il riconoscimento molecolare dei tamponi, non è quantitativa bensì qualitativa e in ogni caso largamente NON SPECIFICA. Quando ci sono opinioni contrastanti, non resta che approfondire personalmente e, in base alla documentazione trovata, alle nuove informazioni, addivenire ad una propria conclusione. Dopo un po’ di ricerche personalmente mi sento maggiormente in sintonia con le opinioni di Mastrangelo però non dubito che altri, dopo le proprie ricerche, possano sentirsi maggiormente in sintonia con quanto scritto nel sito dell’ISS. Ognuno ha il diritto di formarsi le proprie opinioni in base alle proprie ricerche, ai propri studi, alle informazioni che cerca e riceve. Non dobbiamo augurarci che una sola voce si imponga sulle altre soffocandole, bensì che tutte le opinioni vengano rappresentate adeguatamente, e che ognuno si formi un’opinione personale dopo avere acquisito le informazioni inerenti le diverse opinioni. Oggi, nell’informazione inerente il coronavirus responsabile della covid, ravvisiamo che non è rappresentato il vario mondo delle opinioni disponibili e che alcune opinioni tendono a sopravanzare le altre, imponendosi come dominanti, non perché intrinsecamente vere, quanto perché non vi è mai un vero e proprio contraddittorio degno di questo nome.

martedì 27 ottobre 2020

Riconoscimento molecolare del tampone con la Reazione a Catena della Polimerasi

Come avviene il riconoscimento molecolare? Ho cercato lungamente questa risposta poiché la ritenevo di fondamentale importanza per comprendere il fenomeno del coronavirus, anche negli aspetti sociali e in quelli legati all’uso dei mezzi di informazione di massa. La tecnica del riconoscimento molecolare è chiamata Reazione a Catena della Polimerasi. Adesso, per fortuna se ne sta parlando, benché non quanto si dovrebbe. La polimerasi è un processo chimico mediante il quale si ottiene un polimero a partire da sostanze a basso peso molecolare, come dei monomeri. In chimica, un monomero è un composto generalmente a basso peso molecolare, appunto, dall'unione delle cui molecole si forma un polimero. Questa tecnica amplifica il contenuto dei tamponi, qualunque esso sia, anche se è composto da una grande percentuale di genoma umano ed è quindi definita largamente aspecifica. Nel caso del covid, essendo il suo genoma costituito da RNA, cioè da una sola elica si deve prima procedere alla trascrizione inversa, che deve affidare a ciscun nucleotide dell’RNA il nucleotide complementare, ed arrivare al DNA. Clementi direttore di microbiologia del San Raffaele di Milano, dice che i risultati oltre i 30 cicli di amplificazione della PCR dovrebbero essere considerati automaticamente negativi e quelli fatti oggi in Italia vanno dai 32 ai 40 cicli. In base ad altre autorevoli opinioni andare sopra i 30 cicli significa produrre spazzatura. Se è così, decisioni importantissime vengono prese sulla base di risultati che taluni scienziati considerano spazzatura. I cicli di amplificazione generalmente vengono alzati quando i tamponi contengono minime sequenze virali, cioè quando la presenza virale, è quantitativamente irrisoria, cosa che dovrebbe dimostrare già di per se stessa che ci troviamo dinanzi a una potenziale dose non infettante, anche nel caso in cui quel minimo campione virale dovesse essere covid, e non è detto che sia così. Dobbiamo tenere presente che i migliori tamponi producono il 51 per cento di falsi positivi, i peggiori il 91 per cento. In sostanza, le impressioni che riceviamo sul fenomeno covid, sono condizionate e derivano da interpretazioni di dati raccolti con sistemi che non sono validati dall’Istituto Superiore di Sanità, da risultati che taluni considerano spazzatura e, peraltro, ad aggravare la situazione, le informazioni inerenti positivi, malati e ricoverati, vengono veicolate mediaticamente senza operare le opportune distinzioni. Est modus in rebus, c’è un limite nelle cose, anche nell’informazione, un limite varcando il quale non può sussistere il giusto, per cui anche il sensazionalismo non rende più, poiché contribuisce alla diffusione del malcontento generale della Nazione.

sabato 12 settembre 2020

Pericolo per la Costituzione!!!

La nostra Costituzione è stata definita la più bella del mondo, anche da noi stessi, forse con una certa enfasi e magari con un po’ di autocompiacimento, però non è un’espressione esagerata. Esserne fieri è giusto, perché essa è veramente una delle migliori Costituzioni del mondo, prova ne sia il fatto che è stata uno dei principali riferimenti per la redazione dei Diritti universali dell’uomo, cosa di cui essere veramente orgogliosi..
Se volessimo un altro indizio che ce ne desse conferma, cioè che ci confermasse il suo essere un’ottima Costituzione lo si potrebbe rintracciare nel fatto che è molto esigente con i cittadini a cui si rivolge, quelli italiani, essa dà molto e chiede molto.
Chiede un impegno, quello di essere primariamente conosciuta, poi compresa, poi applicata. Essa può essere alla scaturigine di un grande lavoro interiore e spingere verso il cambiamento di se stessi in senso migliorativo. Con le parole del Presidente emerito dell’ANPI, Carlo Smuraglia, estrapolate da una lettera alle Sardine si può affermare che “La vera rivoluzione pacifica è la piena attuazione della Costituzione”.  E questo ci dà il senso del potenziale di cambiamento che essa racchiude in sé, un cambiamento rivoluzionario e al contempo pacifico. Per una piena attuazione però, non basta conoscerla e comprenderla. Visto lo sforzo interiore che richiede, serve probabilmente una preparazione specifica, per poterla applicare al meglio, serve la disposizione a compiere uno sforzo, a durare fatica. Forse il fatto che sia sovente posta sul banco degli imputati si deve all'insofferenza che essa genera in chi non è disposto a questo sforzo, e che ci siano persone non disposte a questo sforzo forse dipende dal fatto che non è stata impartita questa preparazione specifica. Come si impara a leggere e a scrivere, cioè compiendo una sforzo, così si impara ad applicare la Costituzione, compiendo uno sforzo analogo, simile e diverso, che necessita della disposizione appunto a faticare. Chi dovesse trovare eccessivo questo sforzo potrebbe essere tentato di cambiare l’oggetto che impone questo sforzo, cioè la Costituzione stessa. Se non sei disposto a faticare, a lavorare, a sudare, la Costituzione può mettere in imbarazzo. Sembra abbastanza logico aspettarsi da persone che non sono disposte a faticare, a sudare, che esse desiderino cambiare la Costituzione, cioè proprio ciò che gli impone il vero cambiamento, quello interiore. Ebbene sì, la nostra Costituzione è un eccellente motore del cambiamento e dell’evoluzione interiore dell’uomo. In questo senso è un patrimonio inestimabile, che dobbiamo difendere in ogni modo, con ogni cellula di noi stessi. Proprio perché essa è un eccellente strumento del cambiamento interiore può essere soggetta agli attacchi del gattopardismo cioè di quel fenomeno politico che si basa sul cambiamento esteriore, perché nulla cambi nella sostanza.
A proposito di gattopardismo, la recente riforma costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari o, se preferite, sul taglio del numero dei seggi di rappresentanza, sembra andare proprio in questa direzione e cercheremo di spiegare perché. Le tre tesi ufficiali per le quali ci vien detto che è stata approntata, discussa e approvata, sono talmente inconsistenti da sembrare semplicemente pretestuose.

Chi propone la riforma sostiene che ci sarà risparmio di denaro pubblico ed esagera palesemente nel quantificare questo denaro. Se infatti andiamo a guardare esso ammonterebbe ad un caffè all’anno per persona, una cifra esigua. Senza considerare che una riforma costituzionale non si fa mai per questioni di risparmio. Non esiste miglior denaro di quello speso per la Democrazia e la rappresentanza, sancite dalla Costituzione.

Dicono che la riforma sia pensata per portare efficienza al processo legislativo. Qui ci sarebbe molto da dire, cosa che però rischierebbe di far diventare questo articolo eccessivamente faticoso.
Facciamo solo presente che il depotenziamento delle commissioni parlamentari rischierebbe di far dipendere la maggioranza delle stesse da un esiguo numero di componenti, forse facilmente influenzabili. Probabilmente per ovviare a questa critica qualcuno ha pensato all’idea di accorparle, un po’ come le elezioni e il referendum prossimi, per capirci. Si evidenzia come l’idea dell’accorpamento, divenga una sorta di pensiero di base, di impostazione, di una classe politica che ha in mente l’idea del risparmio ovunque assimilando il Parlamento ad una azienda, errore spesse volte segnalato. Se cominci a risparmiare sulla Democrazia, questa comincia seriamente a deprimersi. In ogni caso l’accorpamento delle commissioni, quindi dei temi, potrebbe dare luogo alla confusione delle competenze, per cui qualcuno competente per una determinata commissione finirebbe per mettere bocca in quella che un tempo sarebbe stata un’altra commissione. Questa non è efficienza, questo è il caos.
Quindi non ci sarebbe maggior efficienza, quanto una maggior confusione. Del resto confusione, etimologicamente significa proprio “fondere insieme”.
Se accettassimo la tesi che si può depotenziare il nostro Parlamento nazionale perché tanto c’è quello europeo, accetteremmo al contempo la tesi che le decisioni di Bruxelles prevalgono su quelle nazionali consegnando le chiavi di casa a chi non eleggiamo, perché la compagine italiana da sola non è sufficiente a reggere la burocrazia e il sistema dei poteri europei.

Dicono poi che dobbiamo portare il nostro Parlamento allo stesso livello di quelli europei.
Per chi ha tempo di andare a controllare si suggerisce un approccio personale al problema per una migliore autopersuasione. Per chi non ha tempo di andare a controllare personalmente si anticiperà che l’Italia per livello di rappresentanza è in questo momento 23^ tra i paesi dell’Unione europea, e che, se la riforma dovesse passare, la nostra Nazione finirebbe ultima in base a certe stime, penultima in altre. Non ci sembra proprio una medaglia da puntare alla propria giacca nelle parate ufficiali e di cui andare orgogliosi. Anzi, per chi ha un po’ di sano orgoglio, questo dovrebbe destare indignazione e un moto di repulsione nei confronti di questa riforma.

I dati che vengono forniti dal fronte del sì, a proposito, sono spesso privi di fondamento, e vengono proposte tabelle inverosimili in cui non vengono conteggiati i senatori dei vari parlamenti.
Nessuna di quelle motivazioni è persuasiva, ed è anzi facilmente smentibile, così che vi è chi propende a pensare che esse siano semplicemente pretestuose e che le vere ragioni per cui si muove ad una riforma costituzionale debbano rintracciarsi in scopi non proprio limpidi.
In pratica nessuno di quei presunti vantaggi millantati dal fronte del sì vi sarebbero, se dovesse passare questa ingiustificata, iniqua e irresponsabile riforma costituzionale. Se ci sono altri scopi e non vengono dichiarati ci troviamo di fronte ad una scorrettezza.
 
Del resto scorrettezze istituzionali e comportamenti poco limpidi ne abbiamo visti durate l’arco del processo di approvazione della riforma e anche dopo. Viene subito da pensare che questi comportamenti siano tipici di chi non sa argomentare e difendere le proprie proposte e cerca di prevenire il rischio di doverlo fare.
Diciamo subito che la riforma è stata discussa e approvata da un Parlamento eletto con una legge elettorale incostituzionale e quindi privo di legittimazione costituente. Ogni legge elettorale in cui non vi siano le preferenze è incostituzionale come ha chiarito la sentenza n 1 del 2014 della Corte costituzionale. E' un parlamento di nominati selezionati dalle segreterie, fedelissimi al cosiddetto capobastone, selezionati forse proprio per questo scopo, cioè approvare una riforma iniqua, demagogica, antidemocratica, salvo poi ravvedersi per questioni di coscienza, che per fortuna ci sono.
Compare nel programma elettorale dei pentastellati, benché in base alle dichiarazioni di vari militanti, gli stessi militanti non l’avessero approvata, come recentissime testimonianze confermano; è stata tra i primi provvedimenti ad essere discussi, ha viaggiato velocissima con poca informazione, quasi alla chetichella; dopo l’approvazione chi l’ha fortemente voluta ha cercato di impedire e ha reso difficile e farraginosa la raccolta firme in Senato per indire il referendum, arrivando ad apporre alcune firme solo alo scopo di ritirarle alla consegna in Cassazione, in modo da far venir meno il numero legale; Contemporaneamente nessuno dei proponenti si è adoperano per informare i cittadini della raccolta firme per indire il referendum, raccolta che quindi non ha avuto successo tra i cittadini, e questo argomento viene utilizzato ad arte adesso, per far passare il concetto che non c'era interesse tra i cittadini a raccogliere le firme, quando l'interesse ci sarebbe anche stato se solo l'informazione ne avesse parlato; è stata cambiata la data del referendum che era un singolo giorno esclusivamente pensato per il quesito referendario, senza indicare contestualmente un nuovo giorno, creando un gravissimo precedente; poi è stato spostano, spalmandolo su due giorni e accorpandolo a Regionali, Comunali e Suppletive, cosa mai vista, costringendo alla campagna referendaria in piena estate, e non una semplice estate, bensì una stagione che coincide con uno dei momenti maggiormente critici della storia repubblicana, in un momento cioè in cui si è invitati a non creare assembramenti causa covid, quindi rendendo difficilissima una adeguata informazione nelle piazze, nei comizi, impedendo anche la costruzione di un sentimento comune, impedendo di fatto una adeguata campagna referendaria e soffocandola con quella elettorale delle amministrative; questa tornata unica elettorale è stata approvata ricorrendo indebitamente al voto di fiducia; nonostante l’impegno preso ad informare nessuno per adesso si è mosso adeguatamente; solo recentissimamente dopo l'intervento dell’AGCOM  l’informazione pubblica ha lievemente incrementanto i tempi dedicati alla non irrilevante questione.

Chi agisce in modo scorretto, rivela la sua forma mentis, che probabilmente resterebbe la stessa, una volta ricevuta una dose maggiore di potere. Perché una delle conseguenza di questa riforma è proprio che un minor numero di parlamentari gestiranno una fetta maggiore di potere. Per fare cosa?
Se il buongiorno si vede dal mattino, per perseguire ulteriormente il depotenziamento del Parlamento, forse allo scopo di dirottare nelle piattaforme digitali private, quelle il cui risultato corrisponde sempre a quello voluto da chi le possiede, le decisioni politiche, innescando una deriva autoritaria molto pericolosa, perché nascosta dietro una formale Democrazia, quella diretta.

Quella diretta dai proprietari di queste piattaforma, si direbbe. Tra chi è propenso a votare sì, si scorgono quelli un po' nostalgici, che desiderano l'uomo forte al comando e quelli che vorrebbero superare il Parlamento, appunto; tra i litiganti potrebbe spuntarla la compagine che vuole la rinascita della monarchia. A questo proposito si fa presente che esiste un noto Piano di rinascita monarchica e aristocratica, che prenderebbe avvio proprio dalla riduzione del numero dei parlamentari. C'è n'è abbastanza per esercitare prudenza e non cedere alla demagogia che mai è stata così pericolosa come in questa occasione.
In questo grave momento serve il massimo della fiducia nei Padri costituenti, i quali hanno inserito in Costituzione i giusti anticorpi per impedire che gli errori e gli orrori del passato potessero tronare!!
Prenditi il tempo di informarti prima di votare, sbagliare questa volta potrebbe essere veramente rischioso, per la Costituzione e forse per la stessa Repubblica!!!

giovedì 27 agosto 2020

La retorica del cambiamento

Non è infrequente sentir dire da un politico, a qualsiasi livello, che è necessario cambiare, che dobbiamo avviarci verso il cambiamento e via discorrendo. La retorica del cambiamento ha sempre avuto una certa presa sui cittadini. Se però guardiamo al significato stretto di quei concetti, ci dovremmo accorgere che sono troppo generici e che si basano su di un assunto che ben lungi dall’essere dato per scontato non risponde al vero, cioè che cambiamento e miglioramento siano quasi sinonimi.
Cominciamo quindi col dire subito che cambiamento e miglioramento non sono e non possono essere sinonimi, quindi non possono essere usati uno in luogo dell’altro.
Molti cambiamenti sono avvenuti nel corso della storia dell’uomo. In effetti la storia è un continuo cambiamento, però questi cambiamenti non sono statati sempre migliorativi, anzi in alcuni casi, per non dire in molti, hanno prodotto degli autentici disastri.
L’avvento del fascismo in Italia, quello del nazismo in Germania, sono solo degli esempi.
Dire che quindi una riforma costituzionale va nella direzione del cambiamento, non significa automaticamente che questo cambiamento sia migliorativo, esso potrebbe essere anzi peggiorativo, particolarmente se si può notare che il numero dei deputati cui si vuole arrivare corrisponde al numero voluto da Mussolini e che c’è in giro un’aria tendente all’autoritarismo.
Sarebbe necessario ricordare a noi stessi, ogni volta che sentiamo parlare di cambiamento, che cambiamento potrebbe significare peggioramento. Se non sussistono altri argomenti o elementi suscettibili di farci identificare il cambiamento con un miglioramento è quasi certo che il cambiamento sarebbe in peggio e non in meglio. Di fronte ad un discorso generico quindi, intanto è necessaria la prudenza, e subito dopo è fondamentale andare a comprendere in che cosa il cambiamento sussista. È ciò che ha fatto il fronte del NO alla riforma costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari, che in questa indagine ha scoperto che sostanzialmente le principali argomentazione del sì sono destituite di fondamento, in pratica false.
Per capire quanto le argomentazione del fronte del sì siano inconsistenti, si rimanda all’articolo precedente di questo Diario Elettronico.


martedì 25 agosto 2020

Schierato per il NO al referendum costituzionale sull'assurdo taglio del numero dei parlamentari

Nei giorni del 20 e 21 settembre si terrà il referendum costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari. L’informazione al riguardo è stata ed è scarsissima per un referendum di rango costituzionale, cosa molto grave, anzi gravissima, che ha già fatto intervenire duramente l’AGICOM.

Di seguito vi sono alcuni spunti di riflessione e alcuni buoni motivi per dire NO a questa riforma costituzionale.

a) Le ragioni del sì, anche ad essere gentili appaiono semplicemente inconsistenti e anche pretestuose, poi vedremo perché. Esse sono prevalentemente 3 e riguardano il risparmio dei costi, l’efficienza del processo legislativo e l’equiparazione del numero dei parlamentari a quello delle altre nazioni.
Per commentare questi 3 cavalli di battaglia del sì, cominciamo intanto col dire che una riforma costituzionale non si fa per risparmiare. In ogni caso il risparmio non ci sarebbe comunque, corrisponderebbe infatti ad un caffè all’anno a cittadino, non al giorno, nota bene, all’ANNO!!!

Anche l'efficienza non ci sarebbe perché un minor numero di parlamentari oltre a costituire di per sé una contrazione della rappresentanza preoccupante e quindi un impoverimento delle idee, dei contributi personali, depotenzierebbe le commissioni parlamentari, che si troverebbero così sguarnite, tale per cui si parla già di accorparle, cosa che condurrebbe semplicemente al caos, anche delle competenze che si accavallerebbero. Non efficienza, bensì caos!!!

L’equiparazione del numero dei parlamentari italiani a quello delle altre nazioni non è assolutamente necessario, se non nel senso inverso a quello proposto.  Stando alla propaganda per il sì al taglio, il Parlamento italiano sarebbe ipertrofico, affollato. FALSO. L'Italia infatti ha un rapporto tra elettori ed eletti che la colloca al 23° posto in Europa per rappresentanza, in questo momento. Stando ai dati quindi già vediamo che in pratica già non è messa benissimo, perché avere 22 stati meglio rappresentati di te su 27 non depone a favore della tesi del parlamento ipertrofico. Con la riforma che cosa accadrebbe dunque? Che l'Italia scivolerebbe all’ultimo posto, e non è proprio un primato di cui vantarsi. Come si può ben capire non ci sarebbe equiparazione bensì distanziamento dalla media con un repentino scivolamento.


Di seguito altre buone ragioni per dire NO.

b) Se vuoi parlamentari meno assenteisti e politici migliori, ledere la rappresentanza portando l’Italia all’ultimo posto, non serve proprio. Per questo servirebbero invece le PREFERENZE, quindi via le liste bloccate!!!


c) Se vuoi risparmiare sui costi della politica, ci sono sistemi migliori, come riduzione degli stipendi, dei rimborsi, delle consulenze, dei costi di funzionamento. Qui invece, pare proprio che ci sia il moltiplicarsi delle commissioni di esperti, naturalmente molto ben pagati, e molti indizi lasciano presagire che le cose continueranno così. Perché, nonostante la buona fede e le migliori intenzioni, anche le commissioni aggiuntive di esperti sono un modo per dire agli elettori che nonostante i voti espressi a decidere non saranno i politici eletti, bensì qualcuno che i politici avranno scelto per decidere al proprio posto, forse perché ritenuti maggiormente competenti, non si sa se a torto o a ragione.  Quindi sostanzialmente questo modo di procedere si configurerebbe come un modo per trascinare il volere del popolo in una direzione che il popolo non avrebbe minimamente immaginato e sulla quale quindi non si è certo potuto esprimere.


d) Se, come stiamo vedendo, le ragioni ufficiali del sì sono evidentemente inconsistenti, le ragioni per le quali questo fronte è favorevole alla riforma, devono stare necessariamente altrove. Dove?
Cominciamo col dire che in pratica la posta in gioco è ben maggiore di quello che vogliono far trasparire. Peraltro l’assenza di informazione sugli argomenti relativi al referendum, già evidente in sede di raccolta firme per l'indizione del referendum,  avrebbe, in base ad alcune interpretazioni, proprio lo scopo di impedire che i veri motivi emergano in modo evidente.
Infatti questa riforma consentirebbe ai pochi parlamentari che rimarrebbero blindati nel palazzo, come una vera e propria casta tra le caste, di farsi le prossime riforme costituzionali a suon di maggioranze di due terzi, facili da trovare, particolarmente se non ci saranno leggi elettorali con le preferenze. Quindi ogni riforma costituzionale che verrà dopo, passerebbe SENZA PASSARE PER L’APPROVAZIONE DEL POPOLO, cioè senza passare per i REFERENDUM.
Sembra essere questo lo scopo principale della riforma sul taglio del numero dei parlamentari, cosa che ovviamente non può essere dichiarata apertamente. Questo significa che se venisse approvata questa riforma, per la Costituzione non ci sarebbe pace!!!


E qui c'è una questione che vale la pena indicare. E' paradossale che proprio un movimento che fa della Democrazia diretta il suo cavallo di battaglia, di fatto ottenga il risultato opposto, cioè faccia allontanare il popolo da quell’esercizio della Democrazia diretta che è costituito proprio dallo strumento del referendum.
Giova ricordare che nella nostra Repubblica parlamentare, l'esercizio del referendum pone l'elettore nella condizione di assurgere a legislatore, divenendo proprio come un parlamentare. Se tu allontani i cittadini da questo esercizio, come puoi dirti per la Democrazia diretta?
E' un fatto sconcertante, preoccupante, anche alla luce dell'antiparlamentarismo imperante.


Ricordiamo, a tale proposito, che c’è chi auspica l’abolizione del Parlamento, e questa riforma sembra propedeutica anche a questo!!!


e) In generale, con il taglio, avremmo un accentramento dei poteri, dinamiche oligarchiche e una riduzione delle garanzie democratiche, un sostanziale allontanamento dei cittadini dalle istituzioni democratiche e dalla vita politica. Questa riforma sarebbe una minaccia anche al pluralismo.


Per queste ragioni consiglio di votare NO al referendum costituzionale!!!


Se l'eventuale gentile lettore dovesse essere ancora incerto, indeciso, un’argomentazione ulteriore potenzialmente dirimente potrebbe essere che il NO è un voto estremamente equilibrato e democratico e, da questo punto di vista, è molto meglio del sì. perché se voti sì, vai a ridurre il potere di voto anche di chi vota NO; se invece voti NO mantieni il potere di voto anche di chi vota sì. Se sei indeciso quindi, dai un voto equilibrato, dacci una mano e vota NO!!!
In ogni caso, Buon voto!!!

martedì 11 agosto 2020

Del riconoscimento molecolare

Molti chiedono di collaborare alla soluzione del problema pandemico. È possibile partecipare a questo sostegno in vari modi, con donazioni per esempio, oppure offrendo preghiere o spunti di riflessione, perché c’è anche chi crede che questo problema si vinca con la cultura.
Ho spesse volte chiesto come avviene il riconoscimento molecolare del coronavirus. Certo non posso pretendere che la domanda sia giunta a chi ha le competenze per rispondere così da sospingerlo ad adoperarsi nel fornire questa risposta. In ogni caso risposte non ce ne sono state e il tempo passa inesorabile e i problemi non si risolvono anzi per certi versi sembrano aggravarsi. Così diviene necessario far fronte all’esigenza di avere una risposta facendo personalmente delle ipotesi, delle congetture.
Inizialmente sento l’esigenza di cominciare dal definire a me stesso la nozione di riconoscimento molecolare.
Cosa potrebbe mai essere il riconoscimento molecolare?
Riconoscere è conoscere nuovamente, quindi a cominciare da un modello di riferimento già conosciuto.
Molti sanno che cos’è una molecola, per esempio la molecola dell’acqua è composta da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno. Ecco, l’RNA, l’acido ribonucleico, che costituisce una componente del coronavirus, cioè il suo genoma, è una macromolecola cioè una grande molecola costituita da componenti di grandezza inferiore come i nucleotidi quali adenina, uracile, citosina e guanina.
Quindi il riconoscimento molecolare deve riconoscere in questo caso nel campione biologico del tampone la presenza della macromolecola di RNA del coronavirus covid. I saggi molecolari mirano a dimostrare la presenza nel campione biologico di sequenze specifiche del virus. Presumibilmente si avvale quindi di un campione che diviene il modello da riconoscere, a questo deve servire tra le altre cose l’isolamento del virus. E quando i tamponi vengono esaminati se si scorgono macromolecole identiche al modello, ecco che avviene il riconoscimento. Nel momento in cui avviene il riconoscimento sappiamo che in quel tampone vi era il coronavirus e che quindi colui al quale il tampone era stato fatto ha nelle mucose entrate in contatto col tampone il virus in questione, per cui risulta positivo al riconoscimento molecolare del tampone.
Sappiamo però che il coronavirus è un virus mutante per cui è necessario chiedersi, come fare ad avere un campione modello? Se il virus muta, non potrà mai adattarsi al modello iniziale di riferimento perché col tempo si trasforma in un’altra cosa che può essere simile naturalmente eppure diversa dal modello stesso. Potrebbe essere poco, abbastanza o molto diversa. Come si può quindi verificare la presenza nel campione biologico di sequenze specifiche del virus se questo, mutando, dimostra di non avere in effetti sequenze specifiche. È proprio il concetto di sequenza specifica che è messo in dubbio, poiché se muta, quale potrebbe essere la sequenza specifica? Specifico significa proprio di quel virus e che non può sussistere in altro virus.
Visto che la variazione del virus è la variazione della sequenza, la domanda di una certa urgenza che si pone è se può esistere una sequenza specifica in caso di virus mutante.
Se la procedura per il riconoscimento molecolare adottasse un unico modello di sequenza, una persona che avesse il coronavirus mutato, non risulterebbe mai positiva da cui il rischio di falsi negativi.
È possibile presumere che non si ritenesse opportuno rischiare di dichiarare negativa una percentuale notevole di potenziali positivi, così l’impostazione del riconoscimento molecolare non ha potuto basarsi sull’identificazione di sequenze identiche al modello, è dovuta cambiare.


Non quando le sequenze del virus del campione biologico del tampone sono uguali identiche al modello di sequenza di riferimento, bensì quando sono semplicemente simili, ecco, in quel caso la macchina deve dichiarare che il paziente da cui il tampone proviene è positivo.


Dentro la macchina non c’è Dio, la macchina è costruita e programmata dall’uomo. Quindi deve essere stata questa l’idea generale che ha animato gli scienziati e predisposto la macchina, in un momento in cui si sapeva che il virus è mutante, e poco altro si sapeva. Probabilmente si è dovuti pervenire a stabilire quanto simile al modello iniziale dovessero essere le sequenze virali presenti nei tamponi per fare dichiarare alla macchina predisposta per il riconoscimento che ci si trovava di fronte al coronavirus.
Qualcuno avrà optato di far dire alla macchina di trovarsi in presenza del famigerato virus quando la sequenza del tampone sarebbe stata molto simile al modello. Forse, per un atteggiamento prudenziale, qualcuno avrà pensato che la macchina avrebbe dovuto fare quella dichiarazione, quando la sequenza sarebbe stata abbastanza simile. E magari vi è stato anche chi avrà pensato che sarebbe stato opportuno far fare alla macchina quella dichiarazione in presenza di una sequenza un po’ simile, poiché sappiamo che muta, però, quanto muta?

Ora, è chiaro che così il rischio di passare dai falsi negativi ai falsi positivi aumenta e in proporzione al fatto che si imposti la macchina per dichiarare che ci si trovi dinanzi al coronavirus in base al minor grado di similitudine.

Ora, sappiamo che il coronavirus appartiene a una famiglia di altri virus tra cui quello del raffreddore.
Se appartengono alla stessa famiglia è perché sono virus simili, che hanno delle componenti in comune, RNA e delle sequenze di nucleotidi di questo acido simili.
Se impostiamo la macchina per dichiarare che siamo dinanzi al coronavirus anche in caso di poca similitudine c’è il rischio che il virus del raffreddore che, essendo della stessa famiglia è in qualche modo simile, forse anche nelle sequenze di nucleotidi, a quello del famigerato cugino, venga quindi dichiarato coronavirus?
In altre parole potrebbe essere questa la causa di ipotetici falsi positivi?

È una questione di una certa importanza ovviamente poiché questa evenienza rischia di far lievitare il numero dei falsi positivi che, una volta dichiarati positivi dai mezzi di informazione di massa, contribuirebbero a falsare il dato realistico in senso negativo, drammatizzando una situazione già difficile per molte ragioni, e comunque a creare panico sociale e stato di allerta.

La retrotrascrizione è, in biologia, la capacità da parte di particolari enzimi di sintetizzare una molecola di DNA a partire da RNA. E' con questo metodo che si verificano le similitudini delle sequenze virali. se però non possono sussistere sequenze specifiche per il coronavirus covid, qualcuno ce lo deve dire.
La scienza fornisca risposte chiare, poiché ne abbiamo bisogno, è una richiesta dell'intero Paese!!!

venerdì 31 luglio 2020

Cosa continuo a capire del coronavirus


Nei casi di pandemia ognuno deve adottare un atteggiamento responsabile e responsabilizzante. Anche l'informazione è chiamata a responsabilizzarsi e a cercare di essere scientifica, di promuovere un linguaggio comune. In assenza di un linguaggio comune il rischio è di creare semplicemente confusione. Se poi si varano nuove categorie come quella dei negazionisti, si rischia semplicemente di esacerbare le contrapposizioni anziché favorire la comprensione del fenomeno.
Nonostante le numerosissime ore di televisione dedicate al coronavirus si confondono molte cose.
Per esempio si confonde la quarantena con la serrata del Paese, la chiusura totale.
La quarantena è quel periodo di 14 giorni in cui, dal momento dello sviluppo dei sintomi, il malato deve stare riguardato per evitare di contagiare altre persone. passato quel periodo, se non subentrano complicazioni, egli non può contagiare nessuno perché il virus è vinto.
Da qui si possono arguire varie cose, per esempio che le persone che non sviluppano sintomi e che quindi dimostrano di avere un sistema immunitario efficiente che non ha consentito al virus di farsi strada nel proprio organismo, ancorché positive, in quanto non malate non necessiterebbero di quel numero di giorni di quarantena, bensì di un numero inferiore. Infatti già da subito non sembrerebbero in grado di emanare dosi in grado di infettare qualcuno.

Coronavirus e informazione

L’informazione, in un momento del genere, avrebbe potuto mostrarsi qualitativamente migliore.
Dire, c’è un certo numero di nuovi casi non significa nulla, è una informazione scientificamente insulsa e suscettibile di creare semplicemente confusione e incomprensione.
Cosa sono i nuovi casi, persone con o senza sintomi?
La pessima gestione dell’informazione nei casi di pandemia può raggiungere livelli considerevoli, spesso involontariamente, anche per scongiurare questo si dovrebbe sforzarsi di essere precisi al massimo livello e cercare un linguaggio comune.
Se quelli che sono considerati nuovi casi sono persone che stanno bene, vuol dire che sono tecnicamente sane, poiché tecnicamente non malate. Infatti, tecnicamente il malato è chi sviluppa sintomi. Cosa significa quindi annoverare persone sane tra i nuovi casi? Non c’è nessuno che si chieda quali rischi si corrono e quali distorsioni si possono avere se tra i nuovi casi si annoverano persone sane, cioè se le persone sane vengono annoverate tra i malati di covid? perché il rischio è che i cittadini comuni percepiscano che il numero dei malati è maggiore del numero vero e questo potrebbe creare panico.
Probabilmente per una corretta informazione dovrebbero essere citati esclusivamente i casi di malati di covid evitando altre definizioni.
E il malato di covid è chi sviluppa i sintomi del covid.


sabato 18 luglio 2020

Cosa ho capito del coronavirus

Dopo mesi difficili fatti di rinunce, privazioni, limitazioni, paura, qualcosa dovremmo aver imparato del covid.
Mi chiedo per esempio se è stato compreso che positivo non significa malato, poiché il malato, tecnicamente, è la persona che sviluppa i sintomi del virus. Ci sono per esempio, dei positivi al riconoscimento molecolare del tampone, che stanno bene, alcuni benissimo. Non sempre però ho l’impressione che le persone in generale abbiano compreso questo.
Quindi, siccome mi sfugge che cosa a livello di massa sia stato compreso da questa esperienza, cercherò di illustrare quello che credo di aver compreso io, in un modo però non sistematico, anzi, direi a livello di tempesta d’idee. In ogni caso è una sintesi di quello che ho sentito dalla voce degli esperti che si sono avvicendati in televisione o in rete e che hanno risposto alle domande inerenti il coronavirus. Alcune idee sembrano condivise, altre invece no. Sono state espresse opinioni non sempre facili da conciliare e quindi una certa sintesi personale indubbiamente non può non esserci.


Del covid ho capito che appartiene alla famiglia dei coronavirus, la stessa dei raffreddori, ho capito che non ha DNA, poiché è costituito da un filamento di RNA cioè da uno solo dei due filamenti che costituiscono l’elica dell’acido desossiribonucleico. Ho capito che è un virus fragile, che nell’ambiente non resiste. Questa resistenza può dipendere da vari fattori, per esempio materiali diversi determinano gradi di resistenza diversi. In ogni caso la resistenza dell’ambiente va da una mezz'ora a qualche giorno al massimo. I raggi ultravioletti del sole disattivano il virus in pochi secondi. Nell'ambiente non resiste, però è abbastanza contagioso. Organismi sani sono tuttavia in grado di vincerlo autonomamente senza bisogno di cure e si è stimato che nel 90 per cento dei casi le guarigioni sono spontanee. La grande emergenza è stata determinata dall’afflusso in contemporanea di un grande numero di pazienti che ha intasato letteralmente gli ospedali. In questo stato di ansia si è cercato di dare risposte rapide a un virus sconosciuto, facendo quel che si poteva. Col passare del tempo e un maggior numero di conoscenze, per esempio dopo l'individuazione della proteina d dimero, suscettibile di creare coaguli nel sangue, le cure si sono fatte maggiormente mirate, si è capito che in molti casi non si trattava di polmonite interstiziale bensì di trombo embolia polmonare. Si è cominciato quindi a parlare di idrossiclorochina, di eparina di attivatori del plasminogeno, di plasma iperimmune e di altre terapie. Quindi, se nel 90 per cento dei casi le guarigioni da questo virus sono spontanee, per i restanti casi esistono adesso cure efficaci, non sempre però determinano guarigione, particolarmente se il soggetto è fragile e presenta altre patologie.
Adesso sembra che molti indicatori si orientino al bello, il peggio sembra essere passato, il virus è clinicamente inesistente, il che non significa che non esista in senso assoluto, bensì clinicamente appunto, cioè non arrivano nuovi pazienti in ospedale, non si redigono nuove cartelle cliniche inerenti al virus.
Siamo in estate, il periodo in cui il sole ha maggior impeto e i raggi ultravioletti esercitano la propria funzione, aiutando a sanificare in modo naturale gli ambienti. In questo periodo è meno probabile essere contagiati però la prudenza è sempre ben accetta purché non raggiunga gli estremi che abbiamo visto nel periodo di picco, con scene di improbabili inseguimenti in elicottero a corridori solitari in spiagge deserte.
Positivo non vuol dire quindi malato, poiché il malato sviluppa sintomi. I pazienti che sviluppano sintomi sono quelli in cui il virus ha trovato meno resistenze. Chi è positivo però senza sintomi ha probabilmente già vinto la propria battaglia contro il virus o la sta vincendo, è difficile che possa contagiare qualcuno poiché, proprio il fatto di non avere sintomi dimostra che il suo organismo ha reagito con prontezza al virus, denotando una buona difesa immunitaria.
La dose virale che può trasmettere una persona senza sintomi che ancora stia lottando col virus non è tale da poter impensierire alcuno. Si tratta spesso di persone con poche decine di migliaia di repliche del virus nel proprio organismo, incapaci di dosi infettanti.
Se un atteggiamento prudenziale ha reso improbabile il contagio anche nei momenti di massima virulenza, adesso che siamo in estate, coadiuvati dai raggi del sole, un medesimo atteggiamento prudenziale rende meno probabile il venire contagiati e in particolare essere contagiati da dosi infettanti.
In pratica un organismo sano che dovesse essere contagiato dal covid, potrebbe non mostrare sintomi proprio perché dotato di un efficiente sistema immunitario, efficienza per via della quale le repliche del virus all’interno di quell’organismo potrebbero appunto non superare alcune decine di migliaia cioè non rappresentare un pericolo per quanto riguarda la trasmissione a terzi.
Questo è quello che credo di aver capito sul coronavirus.


martedì 7 luglio 2020

In cosa consiste il buono della Democrazia

La Democrazia, gli effetti dell'applicazione o non applicazione dei suoi prìncipi, si riverberano necessariamente ed automaticamente nella vita di tutte le persone. Cosa pensiamo oggi della Democrazia? Già alcune opinioni gettate apparentemente a casaccio nel calderone mediatico, tenderebbero ad inficiarne la valenza, essendo la Democrazia, in base a queste opinioni, rea di far partecipare alla vita politica e sociale, persone non particolarmente acculturate o competenti. Se il problema è la cultura e la competenza la risposta dovrebbe essere quella di muoversi nella direzione di colmare queste lacune in una ottica illuministica di diffusione della cultura, della conoscenza, della luce, allo scopo di squarciare le tenebre dell’ignoranza, tenendo conto che i mezzi ci sono, a cominciare dalla scuola e sarebbero anche abbastanza potenti e funzionali allo scopo. La risposta alla partecipazione alla vita politica e sociale del Paese di persone non particolarmente acculturate o competenti dovrebbe essere quindi una azione illuministica di diffusione della conoscenza non l’abolizione della Democrazia, come qualcuno suggerisce, cosa peraltro incostituzionale. La Democrazia è una importante, singolare e delicata conquista dell’Occidente, uno dei vanti della nostra cultura. La nostra è una Democrazia rappresentativa, l’Italia è una Repubblica democratica, non una oligarchia. La nozione di Democrazia è ancora capace di smuovere le nostre coscienze, di avere ancora un qualche ruolo nelle nostre vite di cittadini oppure ci siamo lasciati persuadere da opinionisti forse non disinteressati che la Democrazia è un pericolo?
Che la Democrazia venisse percepita come un pericolo anche anticamente è noto, per esempio era temuta dall’aristocrazia greca del V secolo a.C., poiché temeva di vedere diminuito il proprio potere. Eppure senza la Democrazia, per quanto sia stata vista con sospetto, la Grecia non avrebbe resistito ai colpi inferti dalle invasioni persiane e anche gli aristocratici avrebbero patito la dominazione persiana, ogni drastico mutamento che l’assoggettamento all’Impero Persiano avrebbe comportato.
Perché è grazie alla Democrazia che è potuto emergere la figura di Temistocle, il vero artefice della vittoria definitiva dei Greci sui Persiani. Se i Greci avessero ascoltato l’aristocrazia non avrebbero vinto e la nostra stessa cultura occidentale sarebbe stata diversa.
La nostra storia stessa sarebbe stata molto diversa.
Quella che è generalmente ritenuta la prima forma democratica pienamente applicata sorse in Grecia, si tratta della Democrazia diretta di Clistene.
Egli era un aristocratico illuminato che aveva individuato nella Democrazia una strada diversa, migliore, per il governo della polis.
Senza la Democrazia diretta di Clistene non ci sarebbe stato Temistocle, perché Temistocle, a differenza di Clistene, non era un aristocratico e non avrebbe avuto voce senza uno strumento che gliela desse. E senza quest’ultimo non ci sarebbe stata la vittoria definitiva sui Persiani.
La Democrazia è una buona cosa perché allarga la platea dei partecipanti alla vita pubblica e dà voce a persone che altrimenti non l’avrebbero. Ecco dove sta il buono della Democrazia. Emblematico è appunto il caso di Temistocle. Maggiore è il numero dei partecipanti all'assemblea, e maggiormente probabile è che possa trovarsi la voce migliore per argomentare sulle varie situazioni.
La voce di un singolo può risvegliare gli animi, sollecitando e stimolando idee che trovano una eco nelle persone che ascoltano questa voce, perché magari embrioni di queste stesse idee già vivono in ognuno degli individui che insieme formano questa platea di uditori, però magari sono come soffocate, stentano ad emergere all’attenzione e alla coscienza di chi le coltiva in embrione, forse perché nel turbinio della vita moderna non è stato possibile quel contatto che a volte è un’alchimia, una piccola magia. Le ragioni per cui può essere difficile questo contatto della nostra coscienza con idee che vivono in embrione in noi possono essere molte. Però non c'è dubbio che una voce esterna possa stimolarle, aumentando la percezione che di esse possiamo avere.

Oggi, stiamo vivendo un periodo di crisi, acuita dalla recente emergenza relativa al coronavirus, dalla quale non stiamo imparando molto, purtroppo.
Mi sembra anche che oggi stiamo vivendo una situazione analoga a quella della Grecia del V secolo a. C. in un certo senso, nella quale poteri tendenzialmente oligarchici o di natura vagamente aristocratica rischiano di farci sbagliare strada, poiché stanno influenzando il mondo della politica sospingendolo verso una contrazione della rappresentanza, che è un errore sotto molti punti di vista. Serve una maggiore fiducia nella Democrazia. Invece anche la riforma costituzionale per la riduzione del numero dei parlamentari va in questa direzione di riduzione della rappresentanza. E questo è oggettivo. La politica ascolta l'aristocrazia e non i Temistocle. Questa riduzione di rappresentanza è funzionale a rafforzare un certo tipo di potere oligarchico. Opinione personale che mi fregio però di veder corrispondere a certe opinioni di costituzionalisti di prestigio, per esempio ad alcune opinioni di recente espresse da Sabino Cassese in alcune trasmissioni.


Tra le file oligarchiche servirebbe un Clistene probabilmente, una figura illuminata a suggerire l’importanza di dare fiducia alla Democrazia. Quanto a Temistocle, beh, la funzione che potrebbe svolgere oggi un personaggio come lui, praticamente è già stata ampiamente svolta dai componenti dell’Assemblea costituente, che ha lasciato risultati duraturi, condensati nella Costituzione. In sostanza noi i Temistocle li abbiamo già avuti, si chiamano Padri costituenti, è sufficiente seguire per tradizione, cioè per trasmissione, gli insegnamenti che ci hanno impartito e che sono contenuti nella Costituzione per ricevere in un certo qual modo costantemente i migliori suggerimenti, paragonabili a quelli di Temistocle. Questo significa che è sufficiente mantenere e conservare questa nostra stupenda Costituzione, la migliore del mondo, quella che è stata di stimolo per la redazione della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, perché la funzione di Temistocle venga a svolgersi costantemente. Spetta a noi il compito di vigilare e proteggere la Costituzione da ogni rimozione degli anticorpi specificamente pensati per impedire che gli errori e gli orrori del passato potessero tornare. E uno di questi anticorpi è la rappresentanza, rimossa la quale potrebbe innescarsi una sistematica erosione della Costituzione senza limiti, con un conseguente declassamento culturale e sociale del nostro meraviglioso Paese che oggi si mantiene all’avanguardia, nonostante i pesanti colpi che gli sono stati inferti.
La risposta a questa crisi sociale e politica, nonché economica, che è precedente all’evento pandemico benché da esso acuita, non è la diminuzione della Democrazia, bensì una maggiore Democrazia. Quindi la riforma costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari non può rappresentare una risposta a questa crisi, al contrario esso acuirà ulteriormente e significativamente questa crisi, che è una crisi principalmente culturale e, politicamente, da deficit di Democrazia.
Per questo è necessario risvegliare le nostre coscienze, richiamarsi alla nostra tradizione culturale e democratica, ai sublimi consigli dei Padri costituenti e dire NO al taglio del numero dei parlamentari.
L’Italia è un baluardo dell’Occidente e in questo momento è all’avanguardia, in prima linea nella difesa delle conquiste del mondo Occidentale. La difesa di ciò che la costituisce come Repubblica e come Democrazia, cioè la difesa della Costituzione, è la premessa indispensabile per la difesa stessa dell’Occidente.
Come le politiche di destra perseguite da una certa sinistra hanno favorito le destre e non la sinistra, così le politiche tendenzialmente autoritarie in luogo di quelle democratiche favoriranno i totalitarismi e chi li vuole instaurare a danno delle democrazie. Purtroppo il taglio del numero dei parlamentari va in questa direzione.

È così che l’Occidente si accinge a perdere la sfida con i propri competitori.


Se però sapremo dire NO allo scempio della rimozione della rappresentanza, avremo qualche speranza.
Viva la Democrazia!!!


venerdì 3 luglio 2020

Dell'ESM

Sembra che solo in Italia possano svilupparsi surreali dibattiti su strumenti di cui non abbiamo bisogno. Prima di spiegare il perché di questa affermazione però, facciamo un po' di chiarezza intorno all'ESM e ripercorriamo le tappe della sua genesi, anche per migliorare la visione di un inquadramento storico che è sempre suscettibile di fornire supplementi di informazione, utili a farne comprendere meglio taluni aspetti.


Questo organismo, è stato approvato il 23 marzo 2011 dal Parlamento europeo e ratificato dal Consiglio europeo il 25 marzo 2011. Per l’Italia il trattato è stato firmato dal PdC Monti a Bruxelles nel febbraio 2012 e ratificato nello stesso anno, il 12 luglio al Senato e il 19 luglio alla Camera, con numeri plebiscitari e specificamente 325 sì, 53 no e 36 astenuti, e questo ha completato l’iter di ratifica per l’Italia, con la conseguente adesione del nostro Paese all'ESM.
Sempre nel 2012, precisamente il 27 settembre, l'ESM entra in vigore.

Per quanto riguarda i voti in Parlamento riportiamo di seguito alcune considerazioni circa il voto alla Camera dei Deputati.

La Lega Nord Padania che era all’opposizione, fu l'unico partito ad esprimersi contro, Italia Dei Valori, si astenne, gli altri espressero voto favorevole, con vari assenti e varie astensioni e qualche voto contrario tra cui famoso è rimasto quello dell'onorevole Crosetto, motivato da un suo, peraltro condivisibile, intervento specifico.
Per la cronaca e per fugare alcuni dubbi che talvolta vengono alimentati su alcune piattaforme sociali in rete, i pentastellati non erano in Parlamento e quindi non poterono opporsi all'approvazione di questo famigerato organismo, benché si rendesse evidente già dai mesi precedenti che ne erano fermamente contrari.


L'ESM è un ente intergovernativo istituito da un omonimo trattato firmato dai Paesi della zona euro, che nelle intenzioni dichiarate dovrebbe servire per mantenere stabile la zona euro stessa dando sostegno finanziario ai Paesi che ne fanno richiesta e che attraversano momenti finanziariamente difficili. Per questa ragione è noto anche come Fondo Salva Stati. Questa espressione un po' propagandistica serve forse a rendere simpatico uno strumento che in vero presenta molti punti critici. Qualcuno preferisce infatti chiamarlo Fondo Salva Banche, altri Fondo Strappa Sovranità. In effetti le rigide condizioni che esso stabilisce per ricevere l'assistenza finanziaria sono tali per cui sostanzialmente i governatori dell'ESM finiscono per dettare l'agenda di politica economica al posto degli organismo democraticamente eletti per fare questo. L'agenda di politica economica e finanziaria è talmente rilevante da influenzare sostanzialmente l'agenda politica generale di un Paese.
In pratica un organismo non elettivo, quindi non democratico, finisce col sostituirsi ad organismi democratici ed elettivi, annullando il principio democratico che è alla base dei moderni Stati occidentali. Questa tendenza di organismi sostanzialmente tecnici a fare politica del resto, era già emersa con chiarezza dalla famosa lettera del 5 agosto 2011 della BCE, indirizzata al Governo italiano per stabilire, uscendo chiaramente dal proprio mandato, una serie di richieste volte a condizionare il sostegno europeo all'Italia a drastiche misure di risanamento economico in chiave neo liberista. Quello cioè che può essere sintetizzato dall'espressione "Fate le riforme", tormentone che è possibile sentirsi rivolgere anche oggi da figure che confermano l'invalsa tendenza a non disdegnare di uscire dal proprio mandato per influenzare intere popolazioni e dirigerne le scelte che invece devono fare capo ad altre dinamiche elettive e rappresentative, cioè democratiche.


Che i programmi di assistenza finanziaria si leghino quindi ad una cessione del diritto di governare è quindi uno degli aspetti critici maggiormente rilevanti quando si deve discutere se chiedere questa assistenza oppure no.
Per questo oggi, molti di quelli che vorrebbero, non si sa bene per quale ragione, chiederne l'assistenza, sostengono che l'ESM è cambiato, che non è lo stesso. Eppure la modifica al TFUE e in particolare l'aggiunta del comma 3 dell'articolo 136, pensata per istituire questo organismo, è sempre lì, non è cambiata e ci parla di rigorose condizioni. Ed il trattato stesso che istituisce l'ESM, non è cambiato. Come si fa a cambiare senza cambiare? E un mistero a cui i nostri politici dovrebbero rispondere.
Tra quelli che cercano di dare una risposta c'è chi indica un Eurogruppo di aprile di quest'anno in cui è stato menzionato il piano di Supporto alla Crisi Pandemica da coronavirus. Però l'Eurogruppo è un organo informale che non può prendere decisioni mentre i trattati sono lì e non sono cambiati.
La propaganda dell'ESM cerca di cambiare l'immagine di questo ente e quindi per suffragare la tesi del cambiamento ci indica una lettera di Gentiloni e Dombrovskis nella quale promettono l'allentamento del regime di sorveglianza rafforzato. Rimane però il sistema di allerta.
Quindi, ci viene fatto notare, quanto una lettera di due persone per quanto rispettabili, che sono soggette ad essere sostituite nelle proprie cariche da normali avvicendamenti politici, sia effettivamente ed oggettivamente poca cosa rispetto ad un regolamento e ad un trattato.
Qualcuno chiede in cosa consista la sconvenienza dell'ESM, anzi usa proprio l'espressione la fregatura.


L’ESM è uno strumento nato per aiutare finanziariamente uno Stato il cui accesso ai mercati risulti o rischi di essere compromesso. Utilizzarlo quando questo accesso ce l’hai è quindi di per sé assurdo e il paradosso è che se vi accedi è proprio l’ESM che potrebbe costituire un ostacolo per l’accesso ai mercati perché potrebbe essere l’allarme lanciato sul nostro debito dal sistema di allerta che attivi nel momento dell’accesso a comprometterlo. In pratica se accedi all’ESM attivi i sistemi di sorveglianza e altri sistemi di allerta, e questi potrebbero portarti fuori dai mercati.
E così, in caso di richiesta di assistenza finanziaria all'ESM, l'Italia, cioè il Paese che avendo pieno accesso ai mercati non ha bisogno di questa assistenza, grazie ai sistemi di allerta di questo organismo e sulla scorta del potenziale declassamento del debito causa pandemia, potrà salutare i mercati.
E questa è quella che prosaicamente viene definita la fregatura.
C'è anche da dire che l'Italia con il trattato del 2012 si è impegnata a versare a questo ente la consistente cifra di 125 395 900 000 euro, oltre 125 miliardi per il fondo di dotazione che complessivamente, e a regime, ammonterebbe a circa 700 miliardi di euro. Non sono mai stati chiesti integralmente all'Italia, che ne ha versati circa il 10 per cento, stando ad alcune fonti.
Forse perché il dibattito è sempre stato aspro circa questo famigerato organismo, forse perché ne siamo stati fuori come debitori. Che cosa accadrebbe però se ci avvalessimo di una inutile assistenza finanziaria a questo ente? E' possibile che ci vengano richiesti.
Mi sembra già di poter prevenire alcuni argomenti come "Ah, bravi gli italiani sì, quando si tratta di prendere, però quando si tratta di dare, non hanno mica versato quanto richiesto".
Insomma c'è anche questo rischio. Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino.


Queste sono alcune questioni che potremmo definire tecniche. Però la questione veramente importante non è tanto tecnica, quanto piuttosto politica.
C'è un popolo sovrano che alle politiche del 2018 ha conferito un indirizzo politico ben preciso contro questo organismo.
Infatti è bene ricordare che gli italiani hanno già deciso, circa la questione ESM, poiché le forze politiche che acclamavano questo famigerato organismo, hanno avuto una vistosissima riduzione di sostenitori nelle politiche del 2018 e quelle contrarie a quell’organismo hanno avuto uno strabiliante aumento dei consensi, assolutamente sorprendente, premiati appunto dal fatto di avere osteggiato l’ESM. Ci sono i pentastellati per esempio, una di quelle forze che hanno avuto una considerevole affermazione elettorale nel 2018, che hanno chiaramente scritto nel programma elettorale, sezione esteri, che si sarebbero opposti in ogni modo ai ricatti dei mercati e della finanza internazionale e che in particolare si sarebbero impegnati alla liquidazione dell’ESM.   E' il socio di maggioranza del governo che ha offerto questo programma ai propri elettori.
L'indirizzo del popolo sovrano non può essere cambiato a piacimento in corso d'opera, se non si vuole gettare il totale discredito sulla politica e relegare la Costituzione a cui preme il legame tra eletti ed elettori a ruolo di comparsa.
Chi ritiene che si debba chiedere assistenza finanziaria ad esso, non dovrà che fare campagna elettorale alle prossime politiche dichiarando con grande chiarezza di volervi accedere, e se il popolo sovrano dovesse premiare questa scelta di programma, a quel punto il mandato per la richiesta di assistenza potrebbe avere una adeguata investitura democratica.




Nessuno a cui stia a cuore il buon nome della politica può spingere il proprio compagno di strada a tradire le promesse elettorali, non è serio. Significa chiedere di tradire ciò che di più sacro la Costituzione cerca di costruire per sostenere la Democrazia parlamentare rappresentativa, cioè il forte legame che deve sempre sussistere, appunto tra corpo elettorale ed eletti. Poi quando le elezioni vengono disertate dai cittadini chiediamoci come mai questo affievolimento del senso sociale?
Non può proprio considerarsi onorevole o dignitoso un atteggiamento che cerca di ledere il più sacro dei legami che la Costituzione cerca di costruire.
La voce del popolo sovrano, confermata dai sondaggi, non vuole questo organismo per tante ragioni, anche perché ha capito che accedervi avendo accesso ai mercati è assurdo e quindi sospetto.
Non è difficile intravedere in effetti in questa insistenza immotivata, se guardiamo agli argomenti tecnici e alla sconvenienza politica, la  diatriba politica tra chi ritiene che il nostro Paese debba sottostare alla disciplina di bilancio imposta attraverso il vincolo esterno, di cui l ESM è esempio perfetto, e chi invece si rifiuta di sottostare al definitivo commissariamento del nostro Paese.
Per chi, invece di affrontare questo tema, preferisce  improbabili argomenti tecnici o umanitari, quali per esempio quello in base al quale l'accesso all'ESM potrebbe prevenire una ulteriore ondata del covid e una conseguente serrata del Paese, è necessario rispondere che non solo dice una cosa impossibile da verificarsi, dice una cosa molto grave e specula sulla paura degli italiani, come se gli italiani non avessero avuto già abbastanza terrorismo mediatico e psicologico cui dover far fronte.


Del resto a fugare ogni dubbio circa una possibile ulteriore ondata ci sono medici e virologi di prim’ordine, insigni personaggi come Giulio Tarro, per esempio, il quale afferma che non ci saranno nuove ondate.



















lunedì 29 giugno 2020

DEL CORONAVIRUS

L’Italia ha bisogno di capire meglio il covid per impostare la ristrutturazione del comparto sanitario nel suo complesso. Prima di ciò non è possibile parlare di fondi, per farne cosa? Per comprare mascherine o per migliorare la diagnosi? Per curare polmoniti interstiziali o trombo embolie polmonari?
Per comprare macchine per la respirazione artificiale o eparina e attivatori del plasminogeno?
Per promuovere la terapia del plasma iperimmune o per promuovere un efficiente sitsema immunitario?
Prima di sapere questo, la discussione sui fondi da destinarsi al sistema sanitario è un puro esercizio dialettico che non potrà comportare miglioramenti reali per il Paese.
Del resto la crisi sta passando, gli ospedali si svuotano e i positivi, che non sono tecnicamente malati, poiché il malato è chi sviluppa i sintomi, sembra che abbiano una carica virale talmente insignificante in questo momento, da non costituire un pericolo né per se stessi né per gli altri e che il semplice sistema immunitario dei singoli possa vincere il virus autonomamente senza ricoveri o cure pesanti.
A cosa dovrebbero quindi servire i fondi se l'emergenza, nella percezione di un sempre maggior numero di cittadini, sta svanendo? Qualcuno potrebbe rispondere che potrebbero servire a prevenire una eventuale nuova ondata di covid. Se questa è la ragione non è detto che debbano essere così ingenti, nelle cose serve proporzione. E poi per prevenire serve appunto capire, prima di ogni altra cosa, e argomenti di cui discutere ce ne sono.
Accedere ad organismi come l'ESM, che sono evitati da chi li ha conosciuti, e da cui siamo messi in guardia da studiosi di economia che da anni studiano la questione, potrebbe essere la scelta peggiore da fare per il bene del Paese. Rigide condizioni, sorveglianze di ogni genere, e lo status di creditore privilegiato, ne fanno un organismo da evitare in ogni modo. E qualcuno se ne era accorto, i pentastellati per esempio, così da inserire nel proprio programma, il programma esteri, che si sarebbero opposti in ogni modo ai ricatti dei mercati e della finanza internazionale e che in particolare si sarebbero impegnati alla liquidazione dell’ESM.
E' opinione di chi scrive che l'ESM sia da evitare come la peste, comunque potremmo discutere a lungo, tecnicamente, se e quanto convenga. In ogni caso rimane il fatto politicamente rilevante che il socio di maggioranza del Governo ha preso milioni di voti dai cittadini che hanno dato fiducia al programma, compreso la sezione esteri. Ora, non ci sembra che si stiano adoperando francamente per liquidare l'ESM, sarebbe quindi auspicabile che come minimo non si ventilasse l'ipotesi di accedervi, anche in considerazione del fatto che, l'accesso a questo organismo, in base al trattato che lo istituisce, è per chi ha compromesso o rischia di avere compromesso l'accesso ai mercati e l'Italia ha pieno acceso ai mercati.
Una nazione che ha pieno accesso ai mercati, in cui gli ospedali si svuotano, i positivi non sono malati, in cui le cure si fanno ogni giorno maggiormente efficaci, in cui in pratica non sussiste una reale emergenza sanitaria in questo momento, perché dovrebbe prendere dei fondi per il sistema sanitario?
Chi ti dà il denaro ti domina, perché devi restituirglielo e se è un creditore privilegiato, come l'ESM è per definizione del trattato, il dominio politico di questo organismo sul nostro Paese si intensifica.


Insomma c'è uno stato di cose, ci sono ragioni tecniche e politiche che non rendono opportuno neanche parlare dell'ESM come ipotesi per avere fondi.
In effetti sembra che solo in Italia possano svilupparsi discorsi surreali sull'uso di uno strumento che non ci serve.
Se il socio di minoranza del Governo insiste con la questione ESM in pratica si erge a pessimo maestro del proprio popolo poiché implicitamente dichiara che i pentastellati, socio di maggioranza, debbano voltare le spalle ai propri elettori. Che insegnamento è mai questo?
Chi ama la politica non può, non deve insegnare questo. Anche i vari responsabili dell'informazione, mi chiedo, si rendono conto che avallando questo tipo di insegnamento creano le premesse per lo scollamento tra il popolo sovrano e i suoi rappresentanti, quando la Costituzione tiene in massima considerazione il legame che invece deve esserci tra rappresentati e rappresentanti?
E non sarebbe improbabile poi sentire dagli stessi che promuovono questo scollamento, nelle serate in cui si attende lo spoglio delle schede guardando le proiezioni delle varie elezioni, che la politica deve cambiare altrimenti c'è una scarsa affluenza al voto dei cittadini, che c'è un affievolimento del senso sociale, che si deve tornare a parlare al popolo, scendere nelle piazze, tra i cittadini, per non creare disamoramento rispetto alla politica e all'esercizio del diritto e del dovere di votare, che si deve impedire di creare fratture tra questo e il mondo della politica.
A proposito di voto, la pandemia in Italia sta passando, il che avrebbe potuto consentire elezioni Regionali e Comunali nel mese di luglio, come erano state programmate, così da lasciare un proprio spazio specifico per il referendum costituzionale sul taglio del numero dei parlamentari.
Questo referendum è importantissimo e avrebbe meritato di essere discusso in modo approfondito, dedicato, il che avrebbe dovuto muovere a tenerlo lontano dall'estate, e lontano da accorpamenti con altri tipi di consultazioni elettorali che non consentiranno di renderlo adeguatamente visibile ai cittadini italiani. E' stato deciso diversamente, purtroppo.
Accorpare Regionali, Comunali e Referendum costituzionale è stata una scorrettezza istituzionale sulla quale avremmo sentito volentieri una opinione del garante della Costituzione, cioè del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella. Speriamo che possa esprimersi intorno alla questione prossimamente, ne saremmo lieti.


La questione coronavirus, come possiamo notare si intreccia con molte altre questioni.
Per questo sostengo che debba essere compresa pienamente, andando a raccogliere informazioni, andando ad intervistare anche personaggi del mondo della scienza e della cultura che sono stati trascurati dall'informazione pubblica e dando maggiore spazio a trasmissioni televisive in cui si cerca di definire meglio la questione, cosa è successo, come prevenire situazioni simili.
Cosa ne pensa Boncinelli della questione coronavirus?
Per quanto mi riguarda affermo che l'ESM non è la soluzione, bensì l'aggravamento del problema.
La soluzione è nella crescita culturale di un Nazione!!!

sabato 9 maggio 2020

Riconoscimento molecolare

Esiste una espressione secondo la quale si deve conoscere per deliberare. Estensivamente possiamo affermare che la consapevolezza, la conoscenza sono indispensabili per prendere decisioni. Le decisioni poi le prendi quando hai compreso bene una situazione appunto e non è sempre facile, se non hai gli elementi giusti che ti aiutino. I cittadini hanno il diritto di ricevere informazioni esaurienti e adeguate sul coronavirus, dagli organi ministeriali e dall’informazione pubblica. Per esempio, come avviene il riconoscimento molecolare?   
E' una domanda che nasce dalla nozione di falso positivo, che si riferisce a quando una analisi molecolare dei tamponi dà esito positivo benché la persona a cui è stato fatto il tampone non abbia il coronavirus.
Sarebbe quindi importante sapere come sono stati calibrati questi riconoscimenti molecolari, però non mi sembra che se ne sia parlato nonostante il numero di ore considerevole, di trasmissioni televisive in cui si è parlato di coronavirus.
I cittadini hanno diritto ad una informazione esauriente per comprende ciò che gli sta accadendo intorno.
Parliamo quindi anche di cose tecniche, senza temere che il popolo non comprenda, perché ci sono dei divulgatori scientifici che sono in grado di rendere comprensibile anche argomenti difficili.

mercoledì 29 aprile 2020

Democrazia e Costituzione


Sembra che non sia stata compresa l’importanza della Democrazia.
È un bene di inestimabile importanza e significato. Essa è sancita dalla nostra Costituzione della Repubblica Italiana, che purtroppo viene messa spesso sul banco degli imputati anziché essere presa ad esempio ed essere osservata per ogni azione politica e sociale del Paese di cui è la fonte delle fonti del diritto. Senza Costituzione non c'è Democrazia, senza Democrazia non c'è eguaglianza dei cittadini né giustizia sociale. Se non è compresa l'importanza della Democrazia figuriamoci quella della Costituzione che la istituisce. Cambiarla un pezzettino alla volta significa arrivare a snaturarne il significato profondo, perché ogni articolo è in relazione con gli altri. Io francamente non riesco a comprendere come sia possibile non ravvisare in questa tendenza che c'è di incolpare ingiustamente la Costituzione, un errore gravissimo da cui discendono a cascata altri errori gravissimi. Anche la riforma costituzionale sulla diminuzione del numero dei parlamentari purtroppo rientra nel novero di quelle situazioni in cui essa viene accusata di non essere efficacie, moderna, opportuna, aggiornata. L’inefficacia della Costituzione purtroppo dipende semplicemente dalla sua non applicazione. Sono poche idee quelle espresse qui, eppure avere queste idee ben presenti e smetterla di imputare alla nostra fonte del diritto, colpe che non ha, farebbe la fortuna di una intera Nazione e probabilmente del mondo intero. Rispettare la Costituzione è l’avanguardia.
Continuare con l’atteggiamento di accusa, anziché amarla, rispettarla, osservarla, divulgarne il significato profondo, è un atteggiamento autodistruttivo da scongiurare.
Chi ama la Democrazia deve difendere sempre la Costituzione.
Se provassimo a fidarci di queste parole e si iniziasse a costruire cominciando dalla sua stretta applicazione?


lunedì 30 marzo 2020

La manipolazione individuale

Siamo abituati a sentir parlare di manipolazione di massa, ma non di manipolazione individuale. Eppure la manipolazione individuale è il nuovo paradigma della pratica manipolatoria, quello sul quale sembra che, volenti o nolenti, ci si stia dirigendo.
Con i mezzi informatici di oggi, è possibile una manipolazione individuale, e dobbiamo per tutelarci, ipotizzare, inscenare fantasie precauzionali, come modelli teorici di cui servirsi per difesa. Si deve ipotizzare l'esistenza teorica di un potere a cui non basta più manipolare le masse, che vuole giungere a manipolare i singoli individui e vuole fare ciò, potendosi riservare il privilegio di sceglierli.
La dove non giunge la manipolazione di massa, ecco dunque che ci si dispone a far giungere la manipolazione individuale.
Questa manipolazione non può essere troppo evidente, deve potersi dissimulare, anche perché si basa e ruota essenzialmente intorno a una forzatura dei confini, quello inerente la violazione sistematica della riservatezza, la detenzione spesso illegittima di dati personali o, nel caso in cui la detenzione sia legittima, nella non adeguata salvaguardia degli stessi, così da consentire fughe di notizie verso luoghi o persone che non hanno il diritto di detenerli. 
Ed ecco spiegato il perché, essa manipolazione, non sia per niente desiderabile ed anzi, da respingere con forza invocando la non violazione dei diritti in generale e di quelli relativi alla riservatezza nello specifico.
Ricordiamo a questo punto come tra i diritti universali dell’uomo sussista il diritto alla riservatezza.
Che esistano i diritti fondamentali dell’uomo non è una cosa da poco, ma è anzi di fondamentale importanza poiché su di essi si dovrebbe imperniare la legislazione, ogni scelta politica.
E naturalmente non c’è nessuno che affermerebbe di violarli expressis verbis poiché sarebbe una ammissione di colpevolezza formalmente individuabile, e quindi impugnabile.
Ecco perché si devono cercare forme non evidenti per giungere a carpire informazioni di ogni tipo sulle persone e poterle usare a scopo manipolatorio. Ed ecco quindi che entra in gioco la tecnologia, particolarmente quella digitale che deve essere presentata come un faro ma che nasconde invece insidie di ogni tipo. La tecnologia non va respinta, ma vissuta criticamente perché si devono creare "cittadini della tecnologia" e non sudditi di essa.
Oggi alla tecnologia informatica e digitale sono affidati compiti importanti, ma spesso, e magari in modo non palese,  ha il compito di informare circa ogni aspetto delle persone, dai gusti personali, agli spostamenti, ai dati maggiormente sensibili che possono essere sicuri solo entro un certo limite.
Ora costruire un mondo che si basi sul paradigma della manipolazione individuale, sulla violazione sistematica di un diritto universale dell’essere umano, quello alla riservatezza, non credo che lo si voglia consapevolmente. Questo significa che dobbiamo aumentare i livelli di consapevolezza, per impedire che malgrado ogni migliore intenzione si costruisca in modo sbagliato, in una direzione sbagliata, che potrebbe significare correre verso un mondo potenzialmente violento, perché la violazione dei diritti dell’uomo è sostanzialmente violenza.
Si deve osservare ogni diritto costituzionale e ogni diritto universale dell'essere umano per non incorrere nel rischio di divenire, magari a nostra insaputa, propagatori di ingiustizia sociale, e peggiorare le condizioni del nostro mondo. Si deve fare obiezione di coscienza, dire NO, alla manipolazione individuale.
La tecnologia informatica, per quanto suadente, rischia di rendere le persone e le istituzioni, permeabili, e le informazioni violabili e quindi fruibili in un senso non legittimo e improprio.
Per questo ogni cambiamento in senso informatico, non può essere preso alla leggera, neanche quello che riguarda la scuola. Le questioni che si potrebbero sollevare sono moltissime.
Nel passato forme di violenza si sono affermate gradualmente e poi hanno manifestato il peggio dell'essere umano. Si deve essere consapevoli che una violenza latente, che alberga in una violazione di diritti che può far sorridere, rischia di poter divenire violenza manifesta, ce lo insegna il passato.
Non si pone abbastanza l’accento su tale questione e questa leggerezza rischia di farci giungere in luoghi indesiderabili dove la violenza dissimulata non aspetta che di potersi palesare in tutta la sua potenza di fuoco, di manifestarsi allo scoperto. Anche il nazismo poté esprimersi nella sua massima potenza di fuoco, solo dopo che certe solide basi andarono consolidandosi.
Dobbiamo scongiurare in ogni modo, che la violenza latente e non percepita, si trasformi in violenza consapevole. Nel nazismo ci si affidava a "portatori sani", persone inconsapevoli di agire per il male, ma quando queste stesse persone erano ormai dentro il sistema, la violenza diveniva manifesta, ma non riuscivano a sfuggire al sistema, finendo per divenire "portatori consapevoli" di campi di sterminio.  La violenza psicologica, prima che fisica, era un sistema adoperato dai nazisti. Anche la manipolazione di massa e quella individuale, potrebbero servirsi della violenza psicologica, e potrebbero essere usate insieme.

Adoperare sinergicamente canali individualizzati e strumenti di informazione di massa, per manipolare le persone, potrebbe costituire una tentazione per un certo potere, e una pratica che potrebbe diffondersi a macchia d’olio. Conoscere gusti, preferenze, riti scaramantici, idiosincrasie delle persone può consentire questa manipolazione psicologica.
Le persone ignorano il potenziale di violenza insito in questo tipo di pratiche. Sarebbe bene invece farci mente locale, studiando e imparando dagli errori e dagli orrori del passato perché certe dinamiche del passato potrebbero somigliare molto alle dinamiche di oggi nella propria essenza e struttura di base. In questo senso i partigiani potrebbero avere un ruolo decisivo nel testimoniare quelle del passato, per aver vissuto in prima persona i sistemi di violenza psicologica e fisica, benché modulati su una diversa tecnologia.
E' mio auspicio, per il bene di ognuno, che studiosi di sociologia, di costume, di tecnologia informatica, di teoria e metodi dei mezzi dell'informazione, studino la questione della manipolazione individuale che estende la manipolazione di massa.
In gioco ci son diritti fondamentali.

venerdì 28 febbraio 2020

Proposta di esercizio

A seguito delle parole, piene di saggezza, rivolte dal Presidente emerito dell’ANPI, Carlo Smuraglia, alle "sardine", ho avuto modo di commentare che chiunque riuscisse a comprendere il senso profondo di quelle parole, non potrebbe se non svolgere un ruolo importante all’interno della nostra società, che cambia velocemente, forse troppo velocemente, sì da non consentire spesso di vedere il legame col passato, recente e meno recente, che comunque sempre manteniamo anche a nostra insaputa. Non nasciamo dal nulla, siamo figli di una storia. L’appello di una persona di esperienza che, per quei giovani a cui si rivolge, potrebbe essere un nonno, tende a dimostrare l’esistenza di questo legame e l’esistenza di questa storia.
Quindi l’appello in questione, già di per sé degno di nota, assume un significato ulteriore, se si vuole, proprio alla luce del fatto che tende a ripristinare quei legami che spesso una società rutilante, caotica, dispersiva e confusionaria, come è quella nella quale stiamo vivendo, tende a farci dimenticare.
Lagame significa tradizione, nel senso etimologico di “trasmissione di nozioni e concetti da un soggetto all’altro”, spesso di generazioni diverse.
Ma proprio perché viviamo in un tempo caotico e dispersivo, denso di falsi miti di progresso e dimentico delle conquiste del passato, non si può dare per scontato che un messaggio, per quanto profondo, venga pienamente compreso. Per consentire un’assimilazione adeguata è quindi spesso necessario adoperarsi per creare le condizioni che la favoriscano, ricorrere magari a degli esercizi specifici. E’ così che recentemente ho proposto un esercizio ai destinatari di quel messaggio.
Ma la piattaforma sociale sulla quale ho pubblicato questo esercizio, consentendo un numero limitato di caratteri per singolo messaggio, mi ha costretto a limarne il contenuto, rischiando di renderlo meno comunicativo.
Ecco che quindi lo ripropongo in una versione, per così dire, estesa, per quanto il senso sia fondamentalmente lo stesso. Probabilmente però è spiegato meglio che nel precedente messaggio.

  Esercizio


Alzarsi presto, al mattino e fare una buona colazione.
Sedersi poi comodamente in un luogo silenzioso, rilassarsi e cominciare a osservare il pensiero.
Cercare quindi di sgomberare la mente da ogni pensiero, provarci per tre minuti circa.
Difficilmente i pensieri si lasceranno scacciare.
In ogni caso tentare di lasciare la mente sgombra.
I pensieri che si manifesteranno automaticamente potrebbero risultare interessanti per chi esegue l’esercizio e quindi seguirli, ma solo se si ritengono degni di essere seguiti, altrimenti continuare a tentare di scacciarli per mantenere la mente sgombra nei limiti del possibile.
Dopo questi tre minuti, cominciare col pensiero attivo, ripensare quindi alle parole di Smuraglia, farle riecheggiare in sé, cercare di avvertirne il senso profondo, la saggezza che le permea.
Dedicare a questa fase il tempo necessario, senza contare i minuti.
Solo dopo un esame accurato di queste parole e degli effetti che esse producono a livello della propria coscienza si può concludere l’esercizio.
E’ così che forse se ne può capire la grande importanza.

Grazie!


sabato 18 gennaio 2020

Rappresentanza e Governabilità

Rappresentanza e Governabilità sono due vocaboli che esprimono concetti che sono tornati recentemente di interesse pubblico. Essi tendono a descrivere due polarità che vengono intese come opposte poiché generalmente si ritiene che la presenza dell’una determini l’assenza dell’altra. Ma siamo certi che sia proprio così? Forse no ma prima di arrivare a chiarire meglio la questione fornendo alcune argomentazioni potenzialmente dirimenti, intanto chiediamoci pure in modo immediato: rappresentanza o governabilità, su cosa porre l’accento? Cos’è più importante in una Democrazia compiuta, l’una o l’altra?
A cisacuno la sua risposta immediata. Adesso proviamo però a fornire alcuni elementi per un giudizio maggiormente meditato. Incominciamo col dire che ci sono due tesi opposte ovviamente, una sostiene che sia più importante la governabilità e l’altra sostiene che sia più importante la rappresentanza. Quella che sembra riscuotere il maggiore successo oggi, sembrerebbe essere la prima tesi, anche perché riceve un aiuto mediatico non indifferente e non paragonabile a quello che riceve l’altra tesi. In ogni caso non sarebbe inopportuno tentare di correggere questa prevalenza anche sulla scorta di qualche domanda supplementare da porre a se stessi. E per dirimere la questione quindi, soprattutto in coloro che non avessero già un’opinione definitiva e che potrebbero perciò mostrarsi maggiormente inclini a ricevere lo stimolo di perseguire certe valutazioni, potrà forse non risultare inutile una tabella esemplificativa che metta in relazione le varie possibili interrelazioni tra le due categorie in questione. A tale proposito forniamo di sotto una legenda che possa aiutare la lettura della tabella che poi segue.


R = Rappresentanza; G = Governabilità;
F = Forte; S = Scarsa.

Quindi si ha che:


FR = Forte Rappresentanza; FG = Forte Governabilità;
SR = Scarsa Rappresentanza; SG = Scarsa Governabilità.


Ecco la tabella che ne deriva:









Questa è la tabella che riporta le quattro combinazioni che potrebbero rappresentare delle ipotesi reali di situazioni politiche.
A cominciare da qui si può ragionare intorno a queste possibili combinazioni.
Ogni combinazione dà luogo ad una particolare situazione.
Con uno sforza di immaginazione cerchiamo di pensare a quale potrebbe essere la situazione del Paese per ciascuna delle quattro possibilità riportate.
Aiutiamoci con delle domande:


Quale combinazione somiglia maggiormente ad una Democrazia?
Quale somiglia maggiormente ad una dittatura?
Quale sarebbe la situazione maggiormente auspicabile? Quale vorresti si realizzasse?
Quale sarebbe la situazione meno auspicabile? Quale situazione non vorresti che si realizzasse?


Probabilmente la situazione maggiormente auspicabile sarebbe quella relativa all’unione di FR e FG ma sembrerebbe anche di difficile realizzazione, configurandosi come non probabile.


Quella derivante dall’unione di FR e SG è estremamente probabile sul piano pratico e dopo FR e FG è la maggiormente auspicabile. La Forte Rappresentanza è una componente essenziale di una Democrazia compiuta e la Scarsa Governabilità pur rappresentando un potenziale freno alla realizzazione pratica di un programma condiviso dalla maggioranza della popolazione, è un difetto ammissibile poiché non potrebbe sortire in definitiva se non un ricorso a nuove elezioni, cioè un nuovo ricorso all’esercizio democratico per eccellenza insieme al referendum. Questo determinerebbe che in ogni caso la Democrazia sarebbe sempre comunque presente e garantita. Rimane il rischio legato all’influenza dei mercati che una certa stampa tende, in modo un po’ troppo acritico, ad amplificare irresponsabilmente. Si dice infatti che i mercati gradiscano le situazioni stabili. Pur non essendo una opinione infondata, esiste anche il caso di vistose eccezioni e, in ogni caso, per le frequenti elezioni avvenute di recente in Spagna e in Israele, nessuno si è scandalizzato, e i mercati sono sempre lì a fare il proprio lavoro. I mercati, che sono fatti per l’uomo, devono rispettare l’esercizio democratico, anch’esso fatto per l’uomo. La Democrazia è fertile e costituisce un buon punto d’inizio per qualsiasi mercato.


Quella derivante dall’unione di SR e SG è meno auspicabile ovviamente di quella derivanti da FR e FG e anche di quella derivante da FR e SG, ma si pone a mio giudizio in terza posizione, essendo, in questo caso, il difetto della scarsa rappresentanza, che costituisce sempre un pericolo per la tenuta democratica, mitigato dalla Scarsa Governabilità, che potrebbe portare al non improbabile ricorso a nove elezioni con cui salvare la Democrazia.


Quella derivante dall’unione di SR e FG è a mio giudizio la meno auspicabile poiché è quella che somiglia maggiormente ad una dittatura. Se si tenesse a lungo un Governo non rappresentativo i rischi di una deriva autoritaria crescerebbero esponenzialmente determinando un concreto pericolo per la tenuta democratica. Essa non è di impossibile realizzazione e questo dovrebbe spingere a tenere desta l’attenzione per non incorrere nel pericolo di una sua realizzazione.


A mio giudizio la rappresentanza supera per importanza la governabilità anche se sarebbe interessante coniugarle.
Ma la ricerca di FR e FG contiene un difetto: se non riesce rischia di sfociare in SR e FG, la meno auspicabile.
Considerando quindi che, per quanto auspicabile, FR e FG, è una situazione improbabile e che nel perseguirla si paventano anche rischi non indifferenti per certi versi, ne deriva che è meglio puntare sul perseguire una Forte Rappresentanza, e nel perseguire questa Forte Rappresentanza, è opportuno e conveniente disporsi ad accettare anche che possa essere accompagnata da Scarsa Governabilità.


Esistono comunque numerose sfumature e situazioni intermedie, cosicché nel perseguire una Forte Rappresentanza, per esempio, anche assumendosi il rischio, se così si può dire, di una Scarsa Governabilità, non è detto che non si pervenga ad una buona governabilità, in modo da garantire che questa Forte Rappresentanza possa funzionare per un periodo di tempo adeguato ad inscenare quello che si auspicherebbe essere un buon programma e che sarebbe comunque il programma scelto dal popolo.


In definitiva, chi persegue una FG rischia di trovare insieme ad essa una SR; chi persegue una FR rischia di trovare insieme ad essa una SG. Sono due rischi ma il primo è peggiore del secondo. Mentre il primo caso conduce infatti alla soluzione meno auspicabile, cioè a quella che somiglia ad una dittatura, il secondo caso conduce alla seconda maggiormente auspicabile.
Infatti mentre nel primo caso il ritorno alle elezioni risulta improbabile in tempi brevi, nel secondo caso le votazioni sono senz'altro maggiormente probabili in tempi ragionevoli.


Per concludere si dica che una Costituzione come la nostra, considerata un faro per l'umanità, suggerisce che deve sempre esserci uno stretto legame e una rappresentanza reale tra popolo e rappresentanti del popolo e quindi, anch'essa implicitamente suggerisce che è sempre meglio perseguire la rappresentanza.