Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







mercoledì 29 giugno 2016

Che brutti quei fischi al Parlamento europeo

Non credevo che al Parlamento europeo si permettesse (e ci si permettesse) di fischiare chi la pensa diversamente da te.
Quei fischi dimostrano che non è ancora stato recepito un concetto fondamentale che troppe volte diamo per scontato e che invece, evidentemente, così scontato non è: le persone sono libere di professare le proprie idee nel rispetto dei diritti altrui e di agire di conseguenza. Se si hanno argomentazioni contro le si esprima nel rispetto delle opinioni altrui ma soprattutto di chi le professa. Sarebbe saggio riflettere su certi fatti particolarmente significativi nel panorama politico internazionale, ma in Parlamento non c'è stata una sola analisi, non una sola riflessione sulle reali ragioni che hanno portato alla BREXIT. In compenso i fischi non sono mancati. Non mi è ancora del tutto chiaro se quei fischi fossero più all'indirizzo delle idee o più all'indirizzo della persona che se ne è fatta portavoce. Nel primo caso si tratta della manifestazione evidente del non rispetto delle idee altrui, nel secondo del non rispetto della persona, di chi professa idee diverse dalle tue. In entrambi i casi il messaggio che arriva non fa certo onore al Parlamento europeo. questa mancanza di rispetto, questo tentativo di umiliare, è offensivo, profondamente sbagliato, controproducente proprio perché denuncia e manifesta palesemente l’assenza della base stessa di una moderna Democrazia: il rispetto delle altrui idee e soprattutto di chi le professa. Nigel Farage ha fatto la sua battaglia, per altro dichiarata apertamente (ci ha messo la faccia, come si usa dire adesso!), annunciata da tempo e per tempo. L’ha fatta nel pieno rispetto di tutte le regole democratiche, con la forza delle sole idee. Probabilmente i fischi arrivano quando le argomentazioni le si giudica ormai inconsistenti, quando si pensa di non avere idee valide per controbattere in un civile confronto, particolarmente di fronte all’evidenza dei fatti.
Per questo personalmente, come cittadino europeo (in quanto cittadino italiano), esprimo il mio rammarico per lo spettacolo poco edificante di cui il Parlamento ha dato dimostrazione; esprimo il mio senso di vergogna rispetto a ciò a cui abbiamo assistito, e manifesto apertamente (visto che non lo fa nessuno) tutta la mia solidarietà nei confronti di una degnissima persona, Nigel Farage, che non ha fatto altro che esprimere liberamente le proprie idee, le stesse da sempre, e non ha fatto altro che applicarle coerentemente nel pieno rispetto di tutte le regole democratiche. Non si meritava certo di essere trattato così e credo anche che le scuse non sarebbero proprio furi luogo ma anzi piuttosto indicate.
Che brutti quei fischi al Parlmento europeo, in un luogo che dovrebbe e vorrebbe essere l'esempio del rispetto delle idee!

venerdì 24 giugno 2016

Vince il leave

E’ stato un grande esercizio di Democrazia. Il popolo britannico si è espresso! E’ Brexit, la Gran Bretagna esce dall’Ue!
L’evento è chiaramente di portata storica.
Questo evento dovrebbe costringere tutti i politici e i burocrati dell’Ue ad una riflessione, ad un esercizio autocritico che potrebbe risultare altamente proficuo se condotto con franchezza e coraggio, guardando nel profondo della propria coscienza. Ma il condizionale è d’obbligo perché le critiche costruttive in effetti aleggiavano già da tempo nei paesi membri dell’Ue, e sono state quasi del tutto ignorate, vi si è glissato sopra con grande sufficienza e alterigia, rispondendo un po’ distrattamente o con posizioni pregiudiziali, preimpostate, con enunciati retorici e dal sapore elettorale del tipo: <<di fronte a questo rispondiamo che c’è bisogno di più Europa!>>. Sta tutta qui la capacità di risposta degli esponenti politici o si può sperare in qualcosa di più articolato? Sta tutta qui la capacità di risposta, in una risposta che significa tutto e il contrario di tutto, tutto e niente?! Ripetiamo dunque che il condizionale è d’obbligo, vista l’esperienza; ripetiamo dunque che ‘dovrebbe’, ma non c’è certezza, perché l’esperienza ci insegna appunto che vige una certa sorda ostinazione a tale proposito, l’ostinazione del pensiero unico sull’Europa la cui esistenza da tempo denunciamo.
Liberi di crederci o di non crederci naturalmente ma quando ricevi sempre e soltanto la stessa risposta, cominci a pensare di parlare a degli automi, e quando cominci a pensare di essere governato da automi, ti spaventi e cerchi una via di fuga. E’ ragionevole pensare adesso ad un qualche tipo di autocritica?
Ma dove risiede l’errore? Perché molti cittadini europei ritengono la permanenza nell’Ue così poco appetibile? Quali sono le politiche sbagliate che generano tutta questa diffidenza e questo tipo di reazioni? Perché l’Ue non è più così attraente?
Queste ed altre sono le domande da porsi; eluderle nuovamente significherebbe persistere nell’errore.
Come prime risposte, poiché anche le risposte naturalmente nel frattempo sono giunte, si potrebbero rispolverare alcune delle argomentazioni del fronte del Brexit: <<l’Ue è governata da una élite non eletta francamente indifferente alle sofferenze che le sue politiche stanno causando>>. E’ solo una delle opinioni ma è già significativamente densa di senso. E’ possibile anche qui aspettarsi un qualche tipo di autocritica?
Sarebbe il caso ma è certo che fino ad oggi questa autocritica non c’è stata.
In ogni caso questo malessere è presente da tempo in Europa e l’uscita della Gran Bretagna è solo il momento emblematico più recente di un processo che ha preso l’avvio dal tradimento del progetto dell’Europa dei popoli in favore dell’Europa delle banche, attraverso il trattato ESM e il Fiscal Compact rispetto all’approvazione dei quali il nostro chiaro suggerimento era, ed è sempre stato, per il NO. Ci avevamo visto giusto e adesso il problema rimane e i danni che è capace di fare questo problema che è rimasto è incalcolabile.
Il fatto è che non ascolta oggi, non ascolta domani, ignora oggi, ignora domani, fai finta di niente oggi e fai finta di niente domani, le situazioni si compromettono e gli animi si esacerbano, si esasperano e la voglia di indipendenza chiaramente tende ad aumentare. Poteva essere evitata questa uscita? Sì, poteva, bastava ascoltere maggiormante le critiche, farle proprie, rifletterci sopra con spirito autocritico, venire incontro alle richieste di rappresentatività e Democrazia, ma così non è stato.
Quando si tocca la libertà decisionale, quando qualcuno che siede così lontano da te, prende decisioni al posto tuo, e queste decisioni neanche ti piacciono e, anzi, sembrano prese per danneggiarti, e oltre a ciò, non puoi neanche dire niente in proposito e se dici qualcosa non sei ascoltato; quando chi deve rappresentarti sembra voltarti le spalle e rappresentare qualcun altro (magari organismi europei o il mondo finanziario), c’è da sentirsi toccati nel vivo, e cominci a chiederti: dov’è finito l’art. A del trattato di Maastricht?
Ma la Gran Bretagna ha preso una decisione e l’Inghilterra ha avuto in questo un ruolo decisivo: si esce dall’Ue!
Certo adesso, sulle prime, qualcuno vede solo i lati negativi, ma sono in tantissimi a gioire; certo adesso è un momento reso difficile dalla temporanea turbolenza dei mercati ma non sarà per sempre e, comunque la si pensi dobbiamo prendere atto della decisione del popolo britannico, piaccia o non piaccia. La Democrazia ha vinto, il REFERENDUM ha vinto! Quando le acque si saranno calmate quello che emergerà con chiarezza è che in questo giorno qualcosa ha vinto e qualcosa ha perso, e ciò che ha vinto con chiarezza è lo spirito di libertà che cerca di affrancarsi dallo stato di minorità, e ciò che ha perso è la retorica del pensiero unico sull’Europa, monolitica e ripetitiva, sorda e ostinata!

martedì 21 giugno 2016

Del BREXIT

Dispiace molto constatare l’alto numero di ingerenze che fioccano per turbare gli animi e condizionare il voto dei britannici sulla BREXIT, per dirigerlo sul non uscire. E’ il solito tentativo che si esprime con il solito terrorismo psicologico che dipinge scenari catastrofici con estrema e studiata esagerazione.
Forse affidandosi anche al concetto del sennò son botte.
Invece penso, come Stiglitz, che anche in caso di uscita non debbano sussistere minimamente azioni ‘punitive’ nei confronti della Gran Bretagna. Del resto che questo concetto esista lo deduciamo proprio dal fatto che lo stesso Stiglitz ammonisce a non usarlo. E il solo ventilarne l’ipotesi, ancorché velatamente, influenza ovviamente la gente. La psicologia non è certo assente da questa campagna referendaria.
La sproporzione delle forze in campo sui pronunciamenti pro o contro l’uscita è tutta a favore del contro in termini di spazi mediatici e di uomini immagine.
Questa sproporzione di forze troppo stridente mi ha indotto a lasciare la posizione di prudenza ed equidistanza che avevo intenzione di assumere e che di fatto ho assunto per tutto l'arco della campagna referendaria. Una posizione di rispettosa distanza, anche visto che i britannici sanno pensare molto bene da soli alle proprie questioni, per lasciare giustamente ai britannici quindi le questioni di loro pertinenza senza interferenza alcuna. Questa sproporzione di forze però, mi ha spronato e sospinto ad esprimere alcune timide opinioni, alcune blande idee, ma per il semplice tentativo di riequilibrare quegli squilibri generati da quella che, vista dall’Italia sembra una disparità, per così dire, di spazi espositivi, o di uomini immagine, appunto. Il tentativo, benché oggettivamente pretenzioso, fa parte della mia natura che tende sempre alla ricerca dell’equilibrio (sarà per l’ascendente bilancia! Permettetemi una battuta.) fino al punto di farmi protendere a spostare i pesi della bilancia vuoi da una parte vuoi dall’altra fino all’ottenimento dell’equilibrio cercato.
Equilibrio è equità, equilibrio è giustizia.
Altro elemento che sottolinea la pretenziosità dell’intento è la scarsa udienza che i miei articoli generalmente hanno, e il fatto che non dubito possano riuscire piuttosto ostici al lettore britannico, che sarebbe il legittimo destinatario del messaggio qualora volessi realmente tentare di incidere su un REERENDUM che in realtà non penso proprio di poter influenzare minimamente, visto che poi sono scrivo in italiano e forse in un italiano non proprio semplicissimo, direi arzigogolato. Diciamoci la verità, sono consapevole che questo articolo non influenzerà in alcun modo il REFERENDUM, ma forse il casuale lettore italiano che si trovasse a passare da qui, legendo potrà forse farsi una certa idea e magari modificare in parte le sue posizioni, e mi riterrei già soddisfatto. Ciò nondimeno la mia natura è quella, e mi suggerisce che uno dei fronti, quello dell’uscita dall'Ue, abbia subito svariati danni dalla sproporzione dei pronunciamenti e purtroppo anche a causa di un gesto inconsulto e ingiustificabile di cui tutti sappiamo.
Ecco dunque il tentativo (non tentativo) pretenzioso, espresso in una formula: riequilibrare gli squilibri generati da un gesto squilibrato.
Ma dobbiamo quindi entrare nel merito. Il fatto è che obiettivamente, alcune argomentazioni a favore dell’uscita sembrano particolarmente fondate e basate su dati estremamente realistici. Una di queste, cui si da pochissimo spazio giornalistico, centra il problema secondo me principale, ponendo l’accento sull’assenza di rappresentatività e di Democrazia in questa Ue. Questo è un fatto centrale, fondamentale, direi, per comprendere il fronte pro BREXIT!
Non posso certo rimanere indifferente a questa tesi, visto e considerato che denuncio da tempo (praticamente da quando scrivo su questo Diario Elettronico) l’esistenza di questo stato di cose; non posso certo restare indifferente visto che denuncio da tempo anche la sordità delle istituzioni europee nel recepire queste critiche, che non sono certo solo le mie ma sono anzi piuttosto condivise e in fase di allargamento dei consensi. Come potrei rimanere indifferente a questa tesi? E’ in gioco anche la mia coerenza e confesso che su di me essa esercita una certa presa. A questa argomentazione, in Gran Bretagna, sul fronte del BREXIT si somma oggi quella estremamente significativa e purtroppo altrettanto realistica, dell’indifferenza (sottolineo l’indifferenza) alle sofferenze causate alla popolazione europea, da parte dei dirigenti di questa Ue che, sintomaticamente dimentichi, e quindi lontani, dall’art. A del trattato di Maastricht (che pure è stato sottoscritto da qualcuno!), prendono decisioni che pesano fortemente sulle spalle dei cittadini europei da posizioni sempre più distanti dagli stessi, e non vicine, come l’art. A del citato trattato invece vorrebbe.
Così, la denuncia dell'assenza di Democrazia e rappresentatività son argomentazioni a mio giudizio valide.
Ma parliamo adesso di un altro concetto: lo stato di minorità! Ora, cos’è lo stato di minorità?
Diciamo con Immanuel Kant che minorità "è l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro" e poi aggiungiamo, sempre con lui che "L'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso [...] Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!-è dunque il motto dell'Illuminismo".
Anche questo concetto sembra echeggiare nel cuore del fronte del Brexit.
Un'altra argomentazione che suscita un certo consenso nello stesso fronte è quella che denuncia l'eccessiva egemonia della Germania sul resto dei paesi dell'unione per cui essa assume la fisionomia del marito, e gli altri paesi assumono la fisionomia delle mogli.
Mi viene in mente che c’è una famosa canzone in Italia che dice: <<dieci ragazze per me posson bastare!>>
Ecco, potremmo chiosare dicendo che la Germania addirittura ne vuole 27, non una di meno!
Ci sono argomentazioni di vario tenore evidentemente ma ciascuna a proprio modo è capace di esercitare un certo consenso e di fare breccia breccia nel cuore della gente, perché sono tutte intrise di un fondo di verità e vanno all’essenza del concetto di libertà.
Queste argomentazioni non c’entrano con la violenza. Sono anzi tenute vive proprio per dire no alla violenza!
Queste argomentazioni non c’entrano con il drammatico fatto purtroppo accaduto e che ha sciupato quella che avrebbe dovuto essere, al di là di quello che sarà l’esito, una festa della Democrazia, solo una festa della Democrazia!
Ecco perché al di là delle strumentalizzazioni, queste argomentazioni scelte, che non sono in sé né xenofobe, né violente ma, al contrario, pacifiche e giuste, riescono a toccare comunque corde profonde.
Visto che in favore del restare (nell'Ue, s'intende) si sono mossi carichi da novanta, si permetterà ad un semplice cittadino, letto da pochi, che scrive in italiano, di esprimere alcune opinioni che tendono semplicemente a voler riequilibrare uno squilibrio, dimostrando che il fronte dell’uscita (sempre dall'Ue, s'intende), del Brexit, ha delle opinioni da esprimere, che queste opinioni sono legittime, che hanno un senso e che non sono connesse in alcun modo con la violenza e con quel gesto inconsulto di cui non avremmo mai voluto sentir parlare, quella violenza inammissibile, assurda, generata da odi di cui solo Dio conosce tutti i pensieri limitrofi, annessi e connessi, tutti.
Quelle opinioni benché relegate (quantomeno in Italia) in secondo piano da tutte le testate giornalistiche o quasi hanno una propria ragion d’essere, hanno una propria dignità!
In ogni caso, comunque la si pensi, se la Gran Bretagna uscirà non sarà un disastro, per nessuno! E se rimarrà non sarà una festa, tutto qui, poiché sappiamo già com’ è l’oggi, lo rivivremo domani, tale e quale.
Ma su una cosa saremo almeno tutti concordi: il REFERNDUM avrà vinto!!!
Ma poi…proviamo per un momento a immaginare…proviamo a pensare se, vincendo il fronte dell’uscita, l’Ue si mettesse a riflettere sui propri errori! Sarebbe bello!
Proviamo a pensare se, vincendo il BREXIT, si ripristinasse per miracolo la rappresentatività in questa Ue! Sarebbe bello!
Proviamo a pensare se, vincendo il leave, si ripristinasse la Democrazia nell’Ue! Non sarebbe forse bello?
Proviamo a pensare se, uscita la Gran Bretagna, l’Ue si mettesse a riflettere realmente, almeno di fronte a questo, sul vero concetto di mercato libero! Sarebbe un passo in avanti!
Proviamo a pensare se, con l’uscita, qualcuno si svegliasse finalmente e si mettesse ad ascoltare!
Anche questo sarebbe un passo in avanti!
E proviamo a pensare ancora se in seguito a questa uscita, pur sempre rettificabile, certamente non irreversibile, l’Ue si facesse finalmente carico delle sofferenze causate ad ogni singolo cittadino, per esempio, al popolo greco e a tanti altri cittadini!
Non si leverebbe forse un grido di giubilo?!
E chi potrebbe fare tutto questo se non la Gran Bretagna?!
E’ così che, con questo REFERENDUM, anche quegli stati che sono consapevoli di non poter osare tanto, convogliano in qualche modo le proprie speranze su un esito che potrebbe significare libertà e Democrazia, autodeterminazione e speranza.
Ora, di fronte a tutto questo, sapendo che niente è irreversibile, che tutto si può aggiustare,
sarebbe così delittuoso scrivere e dire…BREXIT?!

venerdì 17 giugno 2016

A proposito di ponti

Il ponte con la Russia era già stato creato dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, cui rivolgiamo i nostri migliori auguri, il cui ultimo governo sappiamo, per altro, essere stato sovvertito da indebite ingerenze antidemocratiche di talune istituzioni europee. Qualcuno con costante e invisibile lavorio ha distrutto questo ponte e sarebbe interessante approfondire chi e come. Sarebbe un compito da demandare ad esperti giornalisti e storici quello di approfondire tale questione…ma qualche idea ce la possiamo comunque fare…
In ogni caso checché ne dica la Cancelliera federale tedesca Angela Merkel, non è mai troppo presto per togliere le sanzioni alla Russia, visto che sussistono fondati sospetti che per giungere a comminarle, queste sanzioni, ci si sia spinti troppo oltre, comunque troppo audacemente verso qualche sofisticata ingegneria tattico-politica, rischiando con grande superficialità e molto irresponsabilmente un conflitto armato all’interno dell’Europa.
Questioni veramente molto importanti su cui riflettere per l'equilibrio mondiale futuro…

lunedì 13 giugno 2016

Altra comunicazione di servizio

Personalmente ho una concezione troppo alta del diritto per pensare che sia giusto regredirlo a mezzo di scambio contrattuale! E’ francamente troppo! Ho già espresso questo concetto altre volte, per esempio nell’articolo “Se questo è il nuovo che avanza 2” ma merita ribadire certi concetti ogni tanto, nonché la propria posizione. Così sono a fare questo, a esprimere di nuovo un concetto in cui credo profondamente: i diritti non sono merce di scambio contrattuale. Essi sono sanciti dalla nostra Costituzione, oggi così pesantemente messa in discussione e sono inalienabili. Chiunque pensi di farne oggetto di scambio, chiunque pensi cioè di poter proporre ad un qualunque cittadino lo scambio dell'esercizio di un diritto con qualcos'altro, magari con un altro diritto, è in torto e in errore. Chiunque pensi di poter dire: <<ti concedo un tuo diritto se rinunci all'esercizio di un altro diritto!>>, per esempio la concessione del diritto al lavoro (già sancito dalla Costituzione e quindi fuori discussione) in cambio della rinuncia all’esercizio della libertà d'opinione, commette un abuso ed un errore di partenza, un errore originario, di impostazione, per capirsi. Verrebbe da chiedersi quale opinine abbia della Costituzione un simile personaggio!? Se a farlo è un esponente istituzionale poi, che quei diritti dovrebbe sempre difendere a spada tratta, sempre e comunque, senza se e senza ma, l’errore è ancora più grave. Più alto è il ruolo istituzionale che riveste l’esponente in questione e più grave è l’errore, l’abuso. Vi è in questo un rapporto di proporzionalità diretta!
Benché sia intuibile da chiunque, chiediamoci retoricamente: qual’è questo errore esattamente? Innanzitutto quello di pensare che il raggiungimento di un ruolo istituzionale importante abbia conferito la facoltà di ‘possedere’ i diritti degli altri, al punto da pensare di poterli concedere o non concedere arbitrariamente a seconda della convenienza, magari dello stato d’animo, di come ci si sveglia la mattina oppure a seconda di come il legittimo detentore dei propri diritti (il cittadino defraudato), risponde alle sue proposte o pseudo proposte, tra le quali potrebbe annoverarsi anche quella di cambiare idea su talune questioni che si ritengono politicamente rilevanti o quella di non manifestarle. E’ tutta vecchia politica, lo ribadisco: niente di nuovo sotto il sole.
Ma riprendendo il discorso, questo significa che si pensa di possederli, appunto, questi diritti, che si pensa altresì di poterli usare per i propri fini, e che si pensa anche di aver raggiunto un livello di potere tale da essere al riparo da eventuali critiche che si muovessero a contestare un simile atteggiamento, per cui ci si fa forti del ruolo raggiunto, dei privilegi conquistati dando per scontato che sussisteranno per sempre.
E’ un errore gravissimo naturalmente, e tutti per poco che vi riflettano sarebbero in grado di capirlo.
Il danno sociale è enorme, l’abuso pure, l’esempio dei più deleteri, la prospettiva che preannuncia, foriera di scenari in cui il diritto regredisce, torna indietro. In altri termini si tratta di un passo indietro, di un ritorno al passato! In tutto questo non si vede proprio il nuovo che avanza!
Così tornerò a ripetere che chiunque cerchi di arrivare a fare di un diritto, qualunque esso sia (e a chiunque esso appartenga) una merce di scambio, deprime la nozione stessa di diritto nella sua più alta accezione e di fatto mette in pericolo lo Stato di diritto stesso, ed estensivamente tutti i diritti di tutti i cittadini della Nazione in cui lo Stato di diritto in questione trova la sua attuazione, ovvero commette un illecito, un vero e proprio abuso.
Chiunque proponga uno scambio del genere poi, mette in luce di temere opinioni contrarie alle proprie, e questo timore è il sintomo di una assenza di autopersuasione rispetto alle stesse, rispetto cioè a quelle idee che si vorrebbe promuovere. E questo naturalmente viene percepito in qualche modo ed ha un effetto preciso in chi lo percepisce. Chi cerca invece di promuovere il vero miglioramento della società, il vero progresso, dopo aver proposto un’idea, cerca deliberatamente quelle diverse e magari contrarie, per sottoporle ad una prova, ma anche per favorire un rapporto dialettico costruttivo magari incentrato sull’ironia socratica (che è cosa diversa da quella che chiamiamo comunemente ironia).
Chi cerca il miglioramento e il progresso effettivo non cerca epurazioni e non mette bavagli!
Per quanto mi riguarda ribadirò un altro concetto ancora, anche questo già espresso nell’articolo citato, a dimostrazione del fatto che sono idee che, chi pretende di conoscermi, dovrebbe sapere che professo da tempo, e che sono quindi già note (nessuno stupore quindi se non ho cambiato idea): non rinuncerò alle mie opinioni, neanche quando le si vorrebbe barattare con la non soppressione dei miei diritti.
Sarà piuttosto vero che chi pensa di sottrarmi diritti, chi cercherà di regredirli a merce di scambio (i miei e non solo i miei), minacciandoli, cercando di togliermeli, si mette in una condizione di grave errore e, com’ è ovvio, naturale e scontato che sia (la scienza sacra insegna!), ne renderà conto certamente a Dio!


mercoledì 8 giugno 2016

Comunicazione di servizio...

Partiamo da alcune considerazioni lapalissiane, evidenti: i messaggi esistono; i messaggi si servono di codici; i codici possono essere cifrati; il messaggio veicolato da un codice cifrato è più difficile da comprendere (è di più difficile interpretazione) di un messaggio veicolato da un codice evidente, chiaro, abituale poiché è necessario conoscere la cifratura; viviamo immersi nei messaggi.
A partire da queste considerazioni, piuttosto condivise, vorremmo aggiungere queste altre: i messaggi, sia che si tratti di messaggi che usano codici abituali, sia che si tratti di messaggi che usano codici cifrati, possono essere generati consapevolmente o inconsapevolmente. Vi è di fatto la possibilità di generare involontariamente uno o una moltitudine di messaggi. Di più, essendo l’uso dei codici cifrati più difficile da dimostrare rispetto all’uso di un codice abituale, si può sfruttare questa difficoltà per millantare l’uso di tali codici anche quando questo uso non c’è. Inoltre si può additare un messaggio generato inconsapevolmente come un messaggio generato consapevolmente e intenzionalmente e cambiarne così radicalmente la natura, il senso il significato.
Chiamo chi interpreta un messaggio fortuito come un messaggio intenzionale, lettore sintomale. Il lettore sintomale cioè legge parti o totalità di un messaggio come se fossero il sintomo di una ideologia di una intenzione, di un programma, anche quando questa ideologia, questa intenzione, questo programma non c’è e non ci può essere. Le letture sintomali quindi, sono letture ‘cattive’ come direbbe Umberto Eco, perché bisogna far dire alle persone ciò che intendono realmente dire e non ciò che dicono malgrado le proprie intenzioni.
Ciò premesso, diffido chiunque, lettori sintomali inclusi (ed anzi particolarmente quest’ultimi), dall’interpretare in modo sintomale, cioè ‘cattivo’, cioè interessato, qualsivoglia messaggio intenzionale e non intenzionale, ma particolarmente questi ultimi, cioè particolarmente i messaggi non intenzionali (che potrebbero usare casualmente e fortuitamente codici cifrati o che sembrano tali, simbologie, associazioni simboliche e semantiche e quant’altro ancora, ancorché parzialmente e imperfettamente, poiché appunto inconsapevolmente) per piegare questa lettura ai propri fini, ai propri scopi, spesso opposti magari a quelli che generalmente promuove chi è vittima di tali letture.
Il che la dice lunga sull’onestà intellettuale di simili operazioni.
Una delle moderne forme di violenza infatti, consiste proprio nel far dire alle persone cose che in realtà esse non dicono, per sfruttare questo a vari fini e a vari scopi, spesso anche politici e non solo…
Personalmente, quando ho qualcosa da dire e ritengo di volerla dire, la dico apertamente, chiaramente e semplicemente, intendendo per ‘semplicemente’ attraverso l’uso di quella modalità interpretativa diretta che non abbisogna e non necessita di codici cifrati o simili, nella totale assenza cioè di messaggi secondari o subliminali. Chi vuole farsi una idea delle mie opinioni può quindi leggere ciò che scrivo ed avrà una idea abbastanza precisa, ritengo, anche se forse non esaustiva.
Per quanto mi riguarda quindi dirò questo, che non sono in alcun modo responsabile della generazione di messaggi casuali e che non si può dire di essi che siano intenzionali anche e soprattutto se terze parti intervengono meno casualmente per farmi dire cose che in realtà non dico e non ho intenzione di dire o che addirittura non mi passano nemmeno per la testa o che non condivido o, ancora, che ho già smentito con eventuali miei scritti, ecc. ecc.
Ciò (questa assenza di responsabilità) vale anche per qualsiasi altro argomento di qualsiasi altro ambito di cui magari non ho espresso opinioni...


giovedì 2 giugno 2016

Evviva la Repubblica!!!

Visto che pare condivisa l’opinione secondo la quale dobbiamo sensibilizzare i giovani al rispetto della Repubblica, della sua storia ma, direi, anche del suo futuro, non ci tireremo indietro e faremo nostra questa proposta, con un modesto ma spero non inutile contributo.

Qualche breve cenno storico: la Repubblica nasce prima della Costituzione ma sull’urgenza di dare una risposta immediata al problema più incombente: Monarchia o Repubblica? Risolto il dilemma a favore della Repubblica, si è sentita subito come necessaria la creazione di una Carta, la Costituzione ed è stata quindi formata l’Assemblea costituente avente lo scopo di scriverla. Serviva una carta che ne sancisse la natura, i principii fondamentali, le fondamenta giuridiche, che ne diventasse la fonte del diritto!
La Costituzione quindi, in un certo senso, si identifica con la Repubblica stessa, ne è l’elemento vitale, la carta d’identità, più ancora, l’anima. E così come in un uomo non può esservi corpo senza anima, così non può esservi Repubblica senza Costituzione.
Se dunque storicamente prima c’è la Repubblica e poi la Costituzione, ciò nondimeno quest'ultima costituendo la Repubblica stessa, in certo qual modo idealmente la precede.
Partiamo da questa affermazione dunque: non c’è Repubblica italiana senza una Costituzione della Repubblica Italiana (il nome stesso, Costituzione, sta ad indicare che essa la costituisce come tale, come Repubblica!) che la dichiari tale, che la supporti e che ne indichi i principii e i fondamenti giuridici.
Oggi questa Costituzione, definita “La più bella del mondo” è pesantemente messa in discussione. A difenderla (non finiremo mai di ringraziarli) i partigiani dell’ANPI, con grande coerenza, gli stessi che hanno contribuito a scriverla.
La Costituzione è figlia dell’Assemblea costituente, che è figlia della Repubblica, che è figlia della Resistenza, quella combattuta dai partigiani per difenderci dagli assolutismi e dalle dittature sempre proclive a sottrarre diritti se non addirittura a promuovere la costruzione di campi di sterminio per vere e proprie epurazioni di massa.
Dovrebbero essere passaggi abbastanza semplici da comprendere per chiunque, se vogliamo potrebbero essere esplicati meglio, è vero, ma sto sintetizzando e mi espongo quindi ai rischi delle sintesi.
Comunque, se questa festa della Repubblica avviene in un clima pesante, si deve al fatto che pesante e stridente è la contraddizione di chi celebra una festa, quella della Repubblica appunto, che è storicamente associata alla Resistenza, e alla Costituzione, mentre contemporaneamente assiste allo spettacolo di una pesantissima revisione di quest’ultima, con molti cittadini che sono preoccupati per l’incertezza che ne deriverebbe.
E’ per questo che il clima non è dei migliori, si avverte tutto quanto l’imbarazzo della contraddizione stridente in atto.
Vorremmo sensibilizzare i giovani all’amore per la Repubblica e questo, per noi coincide con la sensibilizzazione all’amore per la Costituzione e all’impegno di sempre attuarla.
E proprio per questo ascoltiamo quindi le parole di Calamandrei rivolte esattamente ai giovani, ascoltiamo dalle sue parole dov’è che nasce la Costituzione:

« Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero,
perché lì è nata la nostra Costituzione. »

(Piero Clamandrei, Discorso ai giovani tenuto alla Società Umanitaria, Milano 26 gennaio 1955)

Chi ne cerca una revisione così pesante avrà pensato a questi luoghi? Vi avrà pensato almeno oggi in cui si festeggia la Repubblica? Speriamo di sì ma temiamo di no! In ogni caso, speriamo…
Ma per tornare alla festa della Repubblica chiediamoci anche: in che scenario avviene questa stessa festa? Cosa accade in giro per il mondo?
Mi viene in mente che sono di qualche giorno fa alcune dichiarazioni dell’economista Zingales che, dall’altra parte dell’Atlantico, preannunciava e quasi auspicava l’intervento del MES in Italia. Non possiamo…non possiamo proprio in questo giorno di festa, fare finta di niente e girare la testa dall’altra parte, non possiamo proprio fare finta di non aver combattuto certe battaglie contro l’approvazione del MES, non possiamo proprio fare finta che niente stia accadendo mentre la realtà ci dice che è in atto e sussiste un progetto per cedere la sovranità dell’Italia e trasferirla, da organismi democraticamente eletti ad organismi che invece non lo sono.
Organismi appunto come la Troika e il MES che ne è la strutturazione permanente in Europa. Questo processo di sostituzione è illegittimo, antidemocratico, prepotente, e come tutti i progetti illegittimi, antidemocratici e prepotenti, cerca di non sembrarlo, e, che lo sembri o no, in ogni caso è profondamente sbagliato.
Come cittadini di uno Stato sovrano, come cittadini di una Repubblica, oggi festeggiata, abbiamo il dovere di denunciare l’esistenza di questo processo e il fatto che esso si alimenti di molteplici sviste e leggerezze, di deresponsabilizzazioni e autoassoluzioni, nonché di falsi miti di progresso, di dogmi e superstizioni.
Abbiamo il dovere di avvertire i nostri giovani concittadini che se il progetto va in porto, essi non potranno più essere rappresentati degnamente dalla politica italiana poiché essa, attraverso varie ingegnerie politiche, non ultime le nomine e le immunità (cioè attraverso l’impossibilità di eleggere i propri rappresentanti poiché scelti dalle segreterie di partito, come i senatori per esempio) rappresenterà le decisioni della Troika, cioè di un organismo non democraticamente eletto e quindi non rappresentativo. Abbiamo il dovere di avvertire i nostri giovani concittadini che se il progetto va in porto il loro futuro non sarà più scritto dalla Costituzione ma da persone lontanissime e non elette da nessuno.
Ora, perché sussista la necessità di un intervento del MES (Troika), cioè di un commissariamento, le cose per le banche bisogna che vadano male. A chi imputare la colpa di un simile andamento? Difficile a dirsi quando si approvano leggi che deresponsabilizzano la dirigenza e fanno pagare i danni della pessima gestione ai correntisti! Difficile a dirsi quando questi danni sembrano quasi cercati, chissà, magari proprio per fare intervenire la Troika (ecco come l’attuale strutturazione comunitaria e para-comunitaria crea le premesse di inusitati e immani conflitti di interessi!).
Viene da chiedersi cioè se per caso non si applichino quelle modalità che sfruttano il paradigma chapliniano de “Il monello”, cioè la divisione in due squadre della stessa squadra, con i seguenti compiti assegnati: all’una il compito di spaccare il vetro, all’altra quello di sostituirlo, come nel celebre film. Così si avallano e prendono atto le politiche bancarie fallimentari in Italia (e in Europa), le tendenze autolesionistiche, quelle che creano danni ingenti al Paese, per cui si comincia ad intravedere come necessaria (in vero le alternative ci cono sempre!) l’intervento della Troika (ESM), per sostituire il vetro rotto. E come interverrebbe il MES? Con prestiti ceduti in cambio di rigide condizionalità cioè in cambio del diritto di creare l’agenda politica economica (e non solo economica) Italiana.

A questo punto è necessaria una breve parentesi per riassumere come ci si è creati una gabbia con le proprie mani, come si è arrivati a questo.

Sono incredibili i passaggi che hanno portato a questo! L’Italia di fatto ha avallato l’organismo ESM, durante il governo Monti, non democraticamente eletto, insediatosi su richiesta della BCE (Banca Centrale Europea), con grave e illegittima ingerenza, per sostituire un governo democraticamente eletto (quello dell'ex cavaliere). Ora, dalle interviste, nessuno di coloro che l’hanno approvato aveva neanche letto il trattato ESM. L’Italia si è creata da sola la gabbia nella quale qualcuno adesso vuole rinchiuderla! A niente sono valsi i proclami accorati di chi cercava di mettere in guardia dai rischi di una simile approvazione! Dopo questo l’Italia ha ceduto 60 miliardi di euro a questo organismo (altri 65 sono previsti), in un periodo di grave crisi, di contrazione dei consumi ecc., in cui si poteva usare questa cifra per rilanciare l’economia. Invece (altro comportamento autolesionistico) ce ne siamo privati e probabilmente (cosa che sto cercando di capire da tempo, e che chiedo da tempo) sono stati presi a debito! Da dove? E possibile avere finalmente una riposta? Ci sia data una risposta, per favore!
Così l’Italia potrebbe aver preso a debito una cifra più che consistente per cederla ad un organismo che si muove al di fuori del diritto comunitario, per farseli rendere alla bisogna (sempre a debito, nota bene) dallo stesso organismo e sotto rigide condizionalità, cioè al prezzo dell’abdicazione dell’Italia a scriversi autonomamente l’agenda politica per farsela scrivere dalla Troika, dal MES! E’ un atteggiamento che può essere chiamato semplicemente folle! Non ci sono altri termini per descriverlo! Se avessimo rifiutato l’ESM e ci fossimo tenuti quella cifra ci avremmo guadagnato due volte. Ma a questo porta il bieco e retorico internazionalismo di facciata, a questo porta la retorica dell’interdipendenza, a questo portano le liste di nominati che rispondono solo ai partiti, a questo porta l’atteggiamento di non leggere i trattati che si sottoscrivono. Così sono in molti oggi, quelli che pur avendo approvato l'ESM, celebrano la festa della Repubblica, ma forse adesso è più chiaro, o almeno così si spera, che la cosa è in qualche modo contraddittoria, visto che i conflitti di interesse che la presenza di questo organismo porta in Europa, ed il potere che esso ha  sono tali da mettere in crisi una intera Repubblica. 
Ci credo poi, che il debito pubblico aumenti, e l’Ue (sembra quasi una presa in giro), chiede di ridurre questo debito, quando col progetto ESM ha probabilmente contribuito più di ogni altra cosa ad aumentarlo.
Vorremmo vedere i dati: da dove sono stati presi questi 60 mld di euro? Incidono sul debito pubblico?

Per chiudere la parentesi e tornare a parlare di Repubblica e della necessità di sensibilizzare i giovani alla stessa e alla Costituzione che la definisce e ne fissa i principii, dobbiamo quindi avvertire gli stessi giovani che sono in atto dinamiche di difficile comprensione ma che tendono a ledere la dignità della Repubblica, la sua integrità, la sua autonomia. Dobbiamo dirlo nel giorno della festa della Repubblica, proprio quando si pensa a quanto è costata, la nostra cara Repubblica!

Viva la Repubblica quindi, se viva lo è davvero, se è sovrana, se è libera…per quanto?