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venerdì 24 giugno 2016

Vince il leave

E’ stato un grande esercizio di Democrazia. Il popolo britannico si è espresso! E’ Brexit, la Gran Bretagna esce dall’Ue!
L’evento è chiaramente di portata storica.
Questo evento dovrebbe costringere tutti i politici e i burocrati dell’Ue ad una riflessione, ad un esercizio autocritico che potrebbe risultare altamente proficuo se condotto con franchezza e coraggio, guardando nel profondo della propria coscienza. Ma il condizionale è d’obbligo perché le critiche costruttive in effetti aleggiavano già da tempo nei paesi membri dell’Ue, e sono state quasi del tutto ignorate, vi si è glissato sopra con grande sufficienza e alterigia, rispondendo un po’ distrattamente o con posizioni pregiudiziali, preimpostate, con enunciati retorici e dal sapore elettorale del tipo: <<di fronte a questo rispondiamo che c’è bisogno di più Europa!>>. Sta tutta qui la capacità di risposta degli esponenti politici o si può sperare in qualcosa di più articolato? Sta tutta qui la capacità di risposta, in una risposta che significa tutto e il contrario di tutto, tutto e niente?! Ripetiamo dunque che il condizionale è d’obbligo, vista l’esperienza; ripetiamo dunque che ‘dovrebbe’, ma non c’è certezza, perché l’esperienza ci insegna appunto che vige una certa sorda ostinazione a tale proposito, l’ostinazione del pensiero unico sull’Europa la cui esistenza da tempo denunciamo.
Liberi di crederci o di non crederci naturalmente ma quando ricevi sempre e soltanto la stessa risposta, cominci a pensare di parlare a degli automi, e quando cominci a pensare di essere governato da automi, ti spaventi e cerchi una via di fuga. E’ ragionevole pensare adesso ad un qualche tipo di autocritica?
Ma dove risiede l’errore? Perché molti cittadini europei ritengono la permanenza nell’Ue così poco appetibile? Quali sono le politiche sbagliate che generano tutta questa diffidenza e questo tipo di reazioni? Perché l’Ue non è più così attraente?
Queste ed altre sono le domande da porsi; eluderle nuovamente significherebbe persistere nell’errore.
Come prime risposte, poiché anche le risposte naturalmente nel frattempo sono giunte, si potrebbero rispolverare alcune delle argomentazioni del fronte del Brexit: <<l’Ue è governata da una élite non eletta francamente indifferente alle sofferenze che le sue politiche stanno causando>>. E’ solo una delle opinioni ma è già significativamente densa di senso. E’ possibile anche qui aspettarsi un qualche tipo di autocritica?
Sarebbe il caso ma è certo che fino ad oggi questa autocritica non c’è stata.
In ogni caso questo malessere è presente da tempo in Europa e l’uscita della Gran Bretagna è solo il momento emblematico più recente di un processo che ha preso l’avvio dal tradimento del progetto dell’Europa dei popoli in favore dell’Europa delle banche, attraverso il trattato ESM e il Fiscal Compact rispetto all’approvazione dei quali il nostro chiaro suggerimento era, ed è sempre stato, per il NO. Ci avevamo visto giusto e adesso il problema rimane e i danni che è capace di fare questo problema che è rimasto è incalcolabile.
Il fatto è che non ascolta oggi, non ascolta domani, ignora oggi, ignora domani, fai finta di niente oggi e fai finta di niente domani, le situazioni si compromettono e gli animi si esacerbano, si esasperano e la voglia di indipendenza chiaramente tende ad aumentare. Poteva essere evitata questa uscita? Sì, poteva, bastava ascoltere maggiormante le critiche, farle proprie, rifletterci sopra con spirito autocritico, venire incontro alle richieste di rappresentatività e Democrazia, ma così non è stato.
Quando si tocca la libertà decisionale, quando qualcuno che siede così lontano da te, prende decisioni al posto tuo, e queste decisioni neanche ti piacciono e, anzi, sembrano prese per danneggiarti, e oltre a ciò, non puoi neanche dire niente in proposito e se dici qualcosa non sei ascoltato; quando chi deve rappresentarti sembra voltarti le spalle e rappresentare qualcun altro (magari organismi europei o il mondo finanziario), c’è da sentirsi toccati nel vivo, e cominci a chiederti: dov’è finito l’art. A del trattato di Maastricht?
Ma la Gran Bretagna ha preso una decisione e l’Inghilterra ha avuto in questo un ruolo decisivo: si esce dall’Ue!
Certo adesso, sulle prime, qualcuno vede solo i lati negativi, ma sono in tantissimi a gioire; certo adesso è un momento reso difficile dalla temporanea turbolenza dei mercati ma non sarà per sempre e, comunque la si pensi dobbiamo prendere atto della decisione del popolo britannico, piaccia o non piaccia. La Democrazia ha vinto, il REFERENDUM ha vinto! Quando le acque si saranno calmate quello che emergerà con chiarezza è che in questo giorno qualcosa ha vinto e qualcosa ha perso, e ciò che ha vinto con chiarezza è lo spirito di libertà che cerca di affrancarsi dallo stato di minorità, e ciò che ha perso è la retorica del pensiero unico sull’Europa, monolitica e ripetitiva, sorda e ostinata!