Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







lunedì 31 dicembre 2018

Buon Anno Nuovo!!!

Sapere che da domani la fatturazione elettronica diviene obbligatoria, confesso, mi turba non poco.
Dubito che l'obbligatorietà possa portare dei benefici e rendere meno facile l'evasione. Ma se anche del tutto inverosimilmente essa dovesse rendere impossibile l'evasione, sarebbe una conquista? Io dico di no perché mi chiedo: che cosa accadrebbe in un regime di impossibilità ad evadere il fisco se il fisco stesso divenisse improvvisamente iniquo? Si renderebbe contestualmente obbligatoria l'accettazione dell'iniquità, che per molti vorrebbe dire non poter portare avanti la propria azienda. Ecco una delle tante ragioni (solo una) che mi fa essere scettico verso ogni forma di obbligo. I nuovi regimi vivranno di percorsi obbligati, di automatismi, di coercizione, di invadenza e plasmeranno la digitalizzazione in questa direzione, riducendo i livelli di riservatezza e cercando di far convergere tutti i sistemi verso un unico interruttore. Gestito da chi? Auspichiamo che un numero crescente di politici e di cittadini pongano a se stessi queste domande. Auspichiamo anche che ci si adoperi fattivamente per far sì che i cittadini crescano culturalmente e vengano messi al corrente dei rischi insiti in un certo tipo di digitalizzazione, in modo che possano essere consapevoli.
L'emancipazione quindi rimane un traguardo importantissimo che fa rima con indipendenza e autonomia, cose che sembrerebbero stare a cuore a questo Governo. Per cui ci si dovrebbe apsettare che questa obbligatorietà venga tolta in qualche modo. Dire che il mondo va in questa direzione (quella della digitalizzazione) è solo un falso pretesto. Infatti se è varo che il mondo va in questa direzione perché obbligarlo ad andare in una direzione verso cui sta già andando spontaneamente?
Qualcosa non quadra. Questa obbligatorietà è frutto delle politiche del PD principalmente, ma era auspicabile che il nuovo Governo potesse porci rimedio. In questo frangente non l'ha fatto, speriamo che possa farlo in futuro. Ma vige sempre il vecchio detto: prevenire è meglio che curare!
In ogni caso qualche speranza c'è. Molto dell'elettorato che ha votato per i partiti dell'attuale maggioranza sente il problema dell'indipendenza, dell'autonomia e non deve fare altro che rendersi conto che queste istanze non sono compatibili con obblighi e meccanismi automatici (comprese le clausole di salvaguardia). La politica continui ad ascoltare il proprio elettorato, il "popolo sovrano", questa è una speranza e un buon auspicio che in un'ottica di convergenza di energie porterà alla vera emancipazione!
Nell'augurarmi quindi e nell'augurare che il prossimo anno sia un anno di autentica emancipazione per il nostro Paese, un anno di crescita culturale, politica e sociale, porgo i miei migliori auguri per un Buon Anno Nuovo!!!

sabato 15 dicembre 2018

Non c'è pace per la Costituzione?



Non c’è pace per la Costituzione?
Viene annunciata una riforma costituzionale con riduzione del numero dei parlamentari.
Personalmente sono abbastanza deluso da questo annuncio. Mi sono sempre dichiarato contrario alla riduzione del numero dei parlamentari che non è necessaria né urgente né risolutiva. Mi dichiaravo tale mentre avversavo la riforma Costituzionale voluta da Renzi, e con coerenza mi dichiaro tale anche rispetto a quella annunciata recentemente. La forza dell’Italia è nella sua Costituzione, ed è sembrato di percepire che finalmente questa idea fosse entrata con convinzione del cuore di molti cittadini e in modo forse maggiore di ogni sovranista consapevole finalmente che è su di essa che si fonda la sovranità di cui si dice che "appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti" della stessa. Decidere di cambiarla ad ogni legislatura instilla un venefico dubbio: che essa non sia compresa. Additarla di continuo come qualcosa da cambiare dà l’idea di una insofferenza nei confronti della stessa che sembra non conoscere pause. E l’insofferenza che si percepisce per la Costituzione così com’è, si affianca volenti o nolenti, a torto o a ragione con la stessa insofferenza che sembra provare chi vede nel lealismo verso di essa il principale ostacolo ai propri disegni globalisti di indebolimento degli Stati sovrani.
Peraltro appare abbastanza paradossale, per non dire contraddittorio, che chi si fa portavoce dell’idea di Democrazia diretta voglia tagliare un numero cospicuo di parlamentari senza spiegarci come questo vulnus verrebbe colmato. Dalla digitocrazia forse? Dovremmo sforzarci tutti di capire quale danno irreparabile, quale vulnus democratico sarebbe, quello di cambiare la Costituzione per la digitocrazia!
E qualcuno ci avverte che tra digitocrazia e tecnodittatura il passo è breve. La tecnodittatura si nutre di permeabilità informatica potenzialmente gestita da una élite di esperti, di automatismi visibili e invisibili, di meccanicità, di barriere culturali, di manipolazione di massa, di sistemi e percorsi obbligatori che minano la libertà di scelta, di riduzione di rappresentanza sostituita da flasi miti di progresso, di un approccio sempre meno proporzionato alla realtà dell'essere umano e della sua essenza e meno proporzionato alle sue esigenze spirituali (ma anche materiali), allontanando la possibilità di un nuovo umanesimo. Vale la pena riflettervi.
Così si avverte una certa contraddizione nel fatto che pur parlando di Democrazia diretta si vada, con il taglio dei parlamentari, verso qualcosa che somiglia molto di più ad una elitarizzazione della politica, cioè al suo esatto contrario. La Democrazia diretta dovrebbe essere una partecipazione allargata e diretta dei cittadini alla politica, senza intermediazioni, quasi che fossero tutti parlamentari. Ne deriva che ciò che più può assomigliare alla Democrazia diretta è un alto numero di rappresentanti, quelli che i padri costituenti per esempio hanno fissato saggiamente, così come sono stabiliti nella Costituzione. Se non puoi avere il 100% dei partecipanti diretti, cerca di averne il più alto numero possibile, Abbassarlo non sembra coerente. Infatti minore è il numero dei rappresentanti e minore è la rappresentatività dei cittadini e non solo, minore è il numero dei parlamentari e maggiore (e più rischiosa) è la permeabilità dei parlamentari stessi (e del parlamento in generale) da parte di soggetti terzi, di gruppi globalisti di influenza e di pressioni dei gruppi finanziari, per non dire degli organismi come FMI, BCE, e Commissione europea, in pratica della Troika, che sappiamo bene quanto ci tengano ad essere sempre più forti rispetto agli Stati nazionali. In pratica con questa riforma costituzionale annunciata, quella che sembrava essere una pacifica rivoluzione italiana che, seppur pacifica, sembrava avere in sé il carattere di rinnovamento di una vera e propria rivoluzione e che era partita precisamente dalla difesa della Costituzione, perderà di fatto di slancio ed energia, probabilmente per esaurirsi in un niente di fatto. Per contravvenire a tutto ciò la prudenza dovrebbe essere d’obbligo e sembrerebbe doveroso rifarsi alla tradizione italiana, quella nata esattamente nel nostro Paese, quella che è autenticamente nostra, quella che ha una impronta analogica col tessuto del nostro territorio e che da esso è stata forgiata, quella che vive di autenticità, di esperienza, di cultura e che si è condensata nella nostra Costituzione della Repubblica Italiana attraverso l'elaborazione e la saggezza dei padri costituenti.
Il programma del movimento cinque stelle presentato agli italiani al punto "Tagli agli sprechi  e ai costi della politica: 50 miliardi che tornano ai cittadini", specificava subito di seguito:
Stop a pensioni d’oro, vitalizi, privilegi, sprechi della politica e opere inutili. Riorganizzazione delle partecipate, spending review della spesa improduttiva.


Questo era scritto nero su bianco. Posto che la cifra di cinquanta mld debba intendersi come una esagerazione propagandistica (più o meno legittima in campagna elettorale ma non per questo realistica) si notava comunque questo: non un accenno alla riduzione del numero dei parlamentari, non un accenno a riforme costituzionali. Del resto la rappresentanza non è uno spreco della politica.
Se poi qualcuno ritiene che lo sia ciò dovrebbe essere espresso chiaramente ed esplicitato e messo nero su bianco nel programma elettorale. Questo, per fortuna, nel programma elettorale non c'è scritto, ed è un bene che non ci sia scritto.
Se era intenzione del movimento cinque stelle effettuare delle riforme costituzionali sarebbe stato onesto dichiararlo apertamente già dall'inizio, cioè prima del voto del 4 marzo.
C'era di che sentirsi tranquilli, c'era di che fidarsi. C'era un sentimento di fiducia che lentamente stava prendendo piede. E' profondamente sbagliato e dannoso minare questo sentimento.
In ogni caso, visto il programma, era logico aspettarsi che quei cinquanta miliardi (per quanto evidentemente esagerati) derivassero dai punti scritti nero su bianco e non da altro.
Del resto la Democrazia e la rappresentanza che ne è l'essenza stessa, hanno un costo e devono averlo e non si può risparmiare sulla Democrazia.
L'assenza di un solo cenno a qualsiasi ipotesi di riforma costituzionale di pari passo col giuramento fatto sulla Costituzione avevano fatto sperare che finalmente la Costituzione sarebbe stata lasciata in pace. Ricordiamo che il giuramento così recita:


«Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione.»


Ora, quando giuri di osservare lealmente la Costituzione e nel programma elettorale non fai alcun cenno di riforme costituzionali lanci un messaggio ben preciso e tranquillizzante rispetto alla Costituzione stessa, e dovresti fare di tutto per mantenere questa impostazione. Tutti i ministri hanno giurato così!
Se rispetti il giuramento fai forte la tua Nazione. La maggior parte dei problemi di una Nazione deriva dal fatto di non prendere in seria considerazione momento solenni come i giuramenti di fronte allo Stato e ai cittadini, minando alla base il senso di solidità e scurezza che invece deriva dall'onorarli.
Posto che il nostro ordinamento è quello di una Repubblica parlamentare e che chi giura solennemente sulla Costituzione giura di difendere questo ordinamento, se ti fai portavoce di una idea di Democrazia diretta, e quindi si evince che in qualche modo ti sta a cuore la Democrazia, dovresti, si potrebbe ritenere, avere a cuore la rappresentatività dei cittadini italiani. Se è quindi vero che non puoi smantellare l’ordinamento statale e al contempo è vero che ti sta a cuore il fatto che i cittadini siano degnamente rappresentati, il miglior compromesso possibile è quello di un numero sufficientemente alto di rappresentanti del popolo. Quello fissato dai padri costituenti va benissimo. Ci sono talmente tante altre cose da fare per il bene del Paese, veramente tante, ma talmente tante da non sapere da dove rifarsi, da non sapere da dove cominciare: perché quindi cominciare dal cambiare la Costituzione che si è giurato di osservare lealmente? Perché disturbare ancora una volta la Costituzione? Perché lasciarsi sviare da una riforma costituzionale neanche presente nel programma elettorale, che rischia solo di fare perdere di vista le cose veramente importanti.
Questa riforma costituzionale, rispetto alla quale è auspicabile aspettarsi un ripensamento, anche in quanto non necessaria né urgente né risolutiva (e che come tutte le cose non necessarie né urgenti né risolutive rischia di essere semplicemente dannosa), non va nella direzione di un maggior potere contrattuale dell’Italia rispetto alle istituzioni europee che si dice di voler cambiare ma, al contrario, va nella direzione opposta, cioè in quella di un maggior potere contrattuale conferito indirettamente alle istituzioni europee che vorrebbero cambiare l’Italia dall’esterno a propria immagine e somiglianza o, per meglio dire, nel proprio interesse. Del resto è abbastanza evidente che l'idea attraverso la quale si vorrebbe fare presa sui cittadini per attirare il consenso su questa nuova riforma costituzionale annunciata è l'idea del risparmio, quella stessa idea che FMI, BCE e Commisione europea (cioè la Troika) cercano di inculcare nella testa degli italiani (e non solo) e con la quale cercano di modellare il pensiero delle persone, la forma mentis, con la conseguenza di trasformare in SPA uno Stato, il nostro che, una volta reso tale, non potrebbe più riprendersi in eterno. Eppure il sentimento condiviso nell'elettorato alle ultime politiche è stato quello della speranza che l'Italia potesse finalmente risollevarsi. Perché quindi andare nella direzione auspicata dalla Troika che sarà ben felice di apprendere che si vuole ridurre il numero di parlamentari? La Troika infatti sa bene che con quella riduzione si contrae la rappresentanza e quindi la Democrazia ed essa, la Troika, diviene indirettamente più forte. Il falso mito di progresso legato all'espressione "andare al passo coi tempi" (siamo già al passo coi tempi in un senso oggettivo ed esistenziale, e lo siamo se difendiamo la Democrazia e la rappresentanza da chi le vuole contrarre come ad esempio la Troika), accompagnato dal falso mito del "risparmio" (che piace così tanto alla Troika) erano gli argomenti di Renzi, o ci siamo già dimenticati? Se, con simili argomenti, si diminuisce la rappresentanza in Italia gli unici a beneficiarne saranno FMI, BCE e Commissione europea. Sì, è tale la portata della cosa! Il momento quindi è delicato e noi fidiamo nel senso di responsabilità e nella sensibilità di chi ci governa e ci rappresenta per far sì che questa riforma non prenda piede anche perché rischia di compromettere per sempre la possibilità storica, unica ed irripetibile, di una rivoluzione italiana pacifica, combattuta con le sole armi delle idee che potrebbe cambiare l'Ue in meglio ed essere esportata nel mondo intero, perché questa è la potenzialità e la portata di una simile rivoluzione. Ma se fai quel che piace alla Troika, utilizzando gli argomenti della Troika (e di Renzi) ed annullando de facto il solenne giuramento compiuto sulla Carta Costituzionale, questa portata verrà radicalmente ridimensionata. Tutte quelle che sono le realistiche aspettative dei cittadini di poter cambiare l'Europa in un senso democratico e rappresentativo, di farlo da qui, dall'Italia, ritagliandogli un ruolo di primo piano nella storia contemporanea, verrebbero drasticamente ridimensionate e forse spente per sempre. Sono cose che non torneranno. Per questo è meglio rispettare il solenne giuramento e fare quel che veramente serve al Paese senza ulteriori tentazione né distrazioni se non veniali. Ma quando tocchi la Costituzione non c'è niente di veniale. Questa riforma annunciata e, ripeto, di cui si auspica un ripensamento, non può quindi essere accettata tanto facilmente, ritengo, da chi si dichiara orgogliosamente ed autenticamente sovranista, né da chi crede nella rappresentanza, ma neanche da chi si ritiene semplicemente leale alla Costituzione, andando, in definitiva, anche nella migliore delle ipotesi, ad indebolire proprio quella sovranità che appartiene al popolo, sancita dall’art. 1 della Costituzione poiché quella sovranità si esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione cioè nella Democrazia rappresentativa attraverso i rappresentanti che il popolo si sceglie. Serve un adeguato numero di rappresentanti per mantenere forte il legame col territorio. Questo legame è indispensabile per uno Stato sovrano. Lo Stato è sovrano a titolo originario e la sovranità non può essere ceduta, come scritto nel Trattato di Montevideo. E se non deve e non può essere ceduta deve essere tutelata!


venerdì 30 novembre 2018

Il mandato elettorale non è stato conferito per evitare provvedimenti di infrazione

Non credo che il Governo dovrebbe lavorare per evitare un iniquo provvedimento di infrazione tutto politico e niente affatto giustificabile da un punto di vista tecnico. Dovrebbe lavorare per affermare principii inderogabili come quello del diritto a manovre espansive il che coincide con la volontà popolare che lo ha sostanzialmente richiesto il 4 marzo con il voto delle politiche.
Non si deve quindi guardare alla eventuale procedura di infrazione come ad un ponto fondamentale nel proprio operato, anche per una questione di principio, vorrei dire, di difesa dei principii. Ma se vogliamo guardare oltre e considerare anche altri aspetti della questione non inerenti le questioni di principio, si potrebbero scoprire dei vantaggi politici non indifferenti derivanti dall’ignorare la minaccia di procedimento di infrazione, infrazione tutta da dimostrare! Per esempio la risposta elettorale alle elezioni europee, se essa dovesse essere avviata, si farebbe enormemente sentire e poi a procedura avviata si potrebbe rispondere con un ulteriore aumento del deficit per far passare la manovra da modestamente espansiva ad estremamente espansiva. Poiché diciamocelo francamente l’Italia avrebbe bisogno di essere rilanciata da una manovra anche più ambiziosa in termini espansivi e passare quindi da una manovra modestamente espansiva ad una estremamente espansiva non solo sarebbe auspicabile ma potrebbe realmente far un gran bene al nostro Paese!
Ricordiamoci il mandato elettorale. Che cosa hanno chiesto gli italiani in particolar modo? Hanno chiesto di non essere governati da regole e parametri europei (peraltro rispettati con questa manovra) che giudicano assurde e invalidanti, controproducenti ed autolesioniste, ma di guardare al bene del Paese e dei suoi cittadini, visto che a torto o a ragione si è diffusa la convinzione che nelle istituzioni europee a questo bene si guardi molto poco!!!


martedì 13 novembre 2018

Il Governo sbaglia a cedere su privatizzazioni e dismissioni


Il Governo sbaglia a cedere su privatizzazioni e dismissioni.
Il fine, si lascia intendere, sarebbe quello di rientrare dal debito pubblico. Dovrebbe però essere ormai noto ai più che non appena c'è un cenno di ripresa nelle finanze degli Stati, FMI ed altri organismi (perfino istituzioni) richiedono l'immediato rientro dal debito pubblico. Una domanda dovrebbe seguire immediatamente: perché? E sarebbe da stigmatizzare chi dovesse rispondere, seguendo un legittimo sospetto, che ciò avviene, poiché questo modo di procede è funzionale alle politiche deflattive che tengono gli Stati in stallo e sempre sotto costante ricatto. In effetti è così che funziona la politica del debito!
Il debito pubblico è funzionale a chiedere "liberalizzazioni", "privatizzazioni" e "dismissioni" e quindi serve, politicamente parlando, per perseguirle. Di conseguenza come si può stigmatizzare chi, seguendo questo ragionamento, dovesse interpretare gli incrementi cospicui del debito pubblico avvenuti in concomitanza dei Governi Monti e successivi, come funzionali a questo scopo?
Sembra legittimo anche il sospetto che le politiche deflattive servano anche per impedire ad uno Stato di rialzarsi poiché, se in assenza di tali politiche, le condizioni economiche migliorano,  non appena esse migliorano qualcuno chiede subito il rientro dal debito pubblico. Cosa che non sarebbe necessaria se le politiche deflattive, svolgendo la funzione cui sono demandate, impedissero la crescita. Salvo poi dare la colpa a qualcun altro. Anche questo è funzionale a privatizzare e dismettere poiché il mantra che ci hanno inculcato è: lo Stato è cattivo, non riesce a fare politiche di espansione economica, getta il Paese nella recessione, servono "liberalizzazioni", "privatizzazioni" (poiché invece il privato è buono) e "dismissioni". Anche il sospetto che tutto ciò sia orientato a dissolvere gli Stati per erigere un monolitico e antidemocratico sistema in cui non c'è ombra di rappresentanza, è legittimo. E se è legittimo sospettarlo, evidentemente è altrettanto legittima la domanda politica che segue: vogliamo accondiscendere a questo?

La risposta a quest'ultima domanda non dovrebbe essere che no! Per cui da tutto questo ragionamento discende l'opinione, naturalmente, secondo la quale è un errore cedere a queste richieste.
Non ci sarebbe da sorprendersi se taluni ricevessero la sensazione che ancora una volta la politica del nostro Paese la decida chi non è mai stato eletto per deciderla, FMI, BCE, e Commissione europea, così orientate e proclivi a dissolvere in vario modo gli Stati, che Dio invece ama.
Questo è il Governo che agli occhi di molti che hanno votato le forze politiche che lo costituiscono, rimette in pista il ruolo e il concetto stesso di Stato, di Democrazia, di rappresentanza, il peso della nostra specifica Costituzione della Repubblica Italiana.
E’ qui la vera partita. E’ qui che si gioca la credibilità del Governo che, se è il governo del cambiamento, nella percezione di molti lo è proprio perché è in controtendenza rispetto ai soliti mantra di “liberalizzare”, “privatizzare”, “dismettere”, ecc. I quali mantra sono estremamente funzionali al dissolvimento degli Stati.
E col dissolversi degli Stati si avvierebbero processi deleteri. In Italia la dissoluzione dello Stato coinciderebbe con la dissoluzione stessa della sua Costituzione per esempio, che ha valore giuridico entro i suoi confini.
Questi mantra sono quelli tipici di BCE e Commissione europea, nonché della finanza speculativa.
Ricordate la lettere del 5 agosto 2015, firmata dall’allora presidente della BCE Jean Claude Trichet e da Mario Draghi?
Quella lettera non chiedeva forse liberalizzazione, privatizzazioni, dismissioni, in sostanza?
Non è forse vero che le critiche nel metodo e nel merito a queste richieste hanno costituito la piattaforma di partenza per unire in sinergia, energie e intelligenze del nostro Paese, che hanno portato al cambiamento attuale?
Non è forse vero che quella piattaforma di partenza costituisce l’essenza stessa del risultato elettorale del 4 marzo?
Porrei quindi la mia attenzione sul rischio di vanificare una percezione, quella di cui sopra, che è il vero propulsore di questa rivoluzione culturale, sociale e politica!
Perché la storia che l’Italia sta scrivendo è stato possibile scriverla proprio perché c’è stata una condensazione di energie in una specifica direzione, una direzione giusta, pacifica, armata di idee, ma determinata.
Se tale determinazione cede, si rischia di vanificare proprio questo: la possibilità di scrivere la storia, quella che vorremmo noi!
Quella in cui Democrazia e rappresentanza, idee e cultura, valgono più dei condizionamenti degli interessi finanziari di pochi.
Nel frattempo è possibile raccogliere notizie circa tendenze in sintonia con quelle generali espresse da questo movimento di sinergie, di intelligenze, ma anche di popolo, unite in un comune sentore, avvenuto in Italia.
Ecco un sintomo, rilevato da un articolo che ci informa che in Gran Bretagna avvengono critiche simili a quelle che hanno mosso gli italiani: “Privatizzazioni, la Gran Bretagna si pente e rivuole i servizi pubblici”.
E’ solo un articolo, ma evidentemente si sta diffondendo la percezione che “liberalizzazioni”, “privatizzazioni” e “dismissioni”, quelle che vogliono BCE e Commissione europea, non sono ritenute più le ricette migliori possibili, neanche in Gran Bretagna! E scusate se è poco!
Questo Governo incarna una grande speranza, grande!
Questa speranza è una grande ricchezza!!
Porrei attenzione a non deluderla, questa speranza, e a non disperdere questa ricchezza, a non dissiparla, a non disperderne le energie. Eviterei di insinuare venefici dubbi.
Il rischio è evidente: rendere una possibile Rivoluzione, pacifica ma determinata, l’ombra di se stessa!
Rendere la possibilità di un reale cambiamento, nel senso del miglioramento, una mera illusione, trasformare una spinta propulsiva in una implosiva, mutare la possibilità di scrivere realmente la storia (di farla effettivamente e materialmente), in quella di subirla così come la subisce chi, incapace di avere il coraggio di affidarsi alla propria intelligenza, la rigetta ponendosi in uno stato di minorità.
Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! E’ questo che il popolo ci chiede!!
E’ questo che ci chiede l’Illuminismo e la Rivoluzione italiana!!!


venerdì 26 ottobre 2018

La Democrazia è un tesoro fragile!

La Democrazia è un tesoro fragile sì, come dice Moscovici, che la difende in occasione di un commento in merito all'episodio oggettivamente antipatico della scarpa, in merito al quale ho già solidarizzato con lui. Ma dovrebbe comprendere anche che è per questo, cioè per la Democrazia, che difendiamo la manovra che il popolo ha voluto e che è figlia dell’esercizio democratico del voto e della sovranità popolare sancita dalla Costituzione della Repubblica Italiana. La difendiamo contro chi cerca di bocciarla non avendo alcun mandato dal popolo italiano per farlo. Nel fare questo, sentiamo così di difendere l’Italia democratica contro chi persegue scientemente politiche deflattive per impoverirla e impoverire il suo popolo, col conseguente e concomitante rischio di deprimere e contrarre la Democrazia che ancora vi alberga!
Moscovici deve prendere coscienza del fatto che noi, in Italia, difendiamo la manovra, proprio per difendere quella Democrazia che gli sta tanto a cuore, contro quei fascismi che gli danno tanto fastidio, ed essere così riconoscente con noi che in pratica, quantomeno da questo punto di vista, a quanto pare lavoriamo per lui e per i suoi ideali!


mercoledì 24 ottobre 2018

L'informazione a favore dell'Italia SPA

Le televisioni in questo momento sembrano troppo sbilanciate verso opinioni delle élite europee. Non c’è equilibrio e sembra perfino che provino a fare terrorismo mediatico e a plasmare il pensiero degli ascoltatori su basi sbagliate e presupposti teorici errati ma di grande presa sul pubblico, come lo Stato visto come una famiglia ed altre amenità del genere. Tant’è vero che non ci dicono minimamente qual è stata la reale perdita per il nostro Paese in questi ultimi anni. Per esempio non ci dicono che dal 2008 a oggi il nostro Prodotto Interno Lordo (PIL) è enormemente arretrato, intorno al 10%, e che questo significa che si assommano intorno a 150 miliardi gli scambi reali perduti, più quelli che non abbiamo guadagnato. Questo è il disastro che viviamo attualmente ma nessuno ce lo dice! Ma quello che ferisce di più è che pur di non riconoscerlo e pur di non dircelo si è disposti a difendere a spada tratta chi ci ha messo in questo stato di cose.
C’è solo una strada, mettersi a studiare autonomamente poiché, dispiace dirlo, ma le televisioni, anche quella pubblica, purtroppo stanno rinunciando a svolgere il proprio compito di formazione culturale dei cittadini per rivestire essenzialmente il compito di influenzatori estemporanei delle masse e, nel peggiore dei casi, a fare da cassa di risonanza ad una élite di burocrati non eletti da nessuno che aspirano a fare peggio di quanto fatto fino ad ora, cioè a trasformare lo Stato in una SPA.
Continueremo tuttavia a sperare in una illuminazione, in una crisi di coscienza di qualche giornalista, in un pentimento e in una conversione, in tutto ciò che possa spingere a decidersi a fare una corretta informazione economica basata su presupposti teorico-scientifici ineccepibili e non su criteri improvvisati, su falsi concetti e impressioni personali, insomma, non solo e non più sull’attitudine a fare leva sulla pancia degli italiani.
Insomma, invece di darci una mano, sembra che l'informazione (non tutta per fortuna!) sia schierata con chi aspira a trasformare l'Italia una società per azioni, senza probabilmente considerare con attenzione i rischi che questo comporterebbe per il nostro Paese.


venerdì 19 ottobre 2018

L'Italia è nel giusto!

L’Italia è nel giusto!
Mattew Lynn poco tempo fa, sul Daily Telegraph, scriveva a proposito di idee economiche che “gli investitori dovrebbero sostenere le recenti idee dell’Italia”. SOSTENERE!
E Larry Elliott, sul Guardian, scriveva che le regole della zona euro sono assurde. ASSURDE!
E mentre ancora oggi arrivano vari moniti a rispettare le assurde e controproducenti regole della zona euro, recentemente registriamo l’intervento di David-Folterts Landau, Il capo economista di Deutsche Bank, che ha detto che la Commissione Ue, sta esagerando con l'Italia, in quanto il deficit è generato solo da interessi sul debito, e che l'Italia è il più virtuoso dei Paesi europei.
Registriamo anche il fatto che la CNBC dà spazio a un articolo aspramente polemico nei confronti dei vertici Ue, che sarebbero colpevoli (COLPEVOLI!) di aver fomentato un inutile dissidio col Governo italiano che sta proponendo semplicemente una manovra economica appena moderatamente espansiva.
l’Italia è il più virtuoso dei Paesi europei quindi ma è anche ultima al mondo per crescita. Cosa dobbiamo fare quindi, austerità o sviluppo?
E' giusto o non è giusto dare voce al legittimo e spontaneo sospetto secondo il quale Moscovici propone all’Italia (che chiede il 2,4 % ) l’austerità affinché possa continuare a non crescere e così facendo avvantaggiare la Francia (che chiede il 2,8 %, ma negli ultimi anni è stata vicina anche all’8% e nessuno si è accorto di niente! E nessuno si è stracciato le vesti!) affinché possa crescere indisturbatamente e senza la concorrenza dell’Italia. Ecco una delle anomalie dell’attuale sistema europeo! Che qualcuno venga qua in Italia (come fece Herman Van Rompuy, ricordate?) a dirci cosa dobbiamo fare in casa nostra pur non essendo mai stato votato da nessun italiano, basandosi solo sul fatto che le regole che questo Governo italiano non ha mai votato, dicono che non dobbiamo sforare il 3% . Ah già, il 3 %! E sì che ciò che l’Italia propone è il 2,4%!
Moscovici da buon francese ama molto la Francia, ed è comprensibile, ma assai meno l’Italia, non facciamoci illusioni.
Quelli di Moscovici sembrano quindi a tutti gli effetti “consigli senza coda”, consigli cioè dati a beneficio del consigliere (egli stesso e la Francia) ma non del consigliato, l’Italia.
Stiamo fiduciosamente aspettando che i giornalisti italiani se ne accorgano!


sabato 13 ottobre 2018

Una Rivoluzione Tranquilla!!!

Che cos’è lo stato di minorità?
Immanuel Kant ci dice che lo stato di minorità “è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro” (Scritti politici, 1784).
Ecco, la politica negli anni passati ha predisposto lo “stato di minorità” dell’Italia e degli italiani. E la cosa inquietante è che sono stati i politici italiani stessi a farlo. Ma non dubito che alle loro spalle ci siano stati cospicui suggerimenti di terze parti estere, non disinteressate. In quest’ultimo caso si tratta dei dispensatori di “consigli senza coda”, dispensatori di quei consigli cioè che vengono elargiti a beneficio del consigliere e non del consigliato. Ma la politica italiana ha avuto delle responsabilità enormi. Uno stato di minorità è uno stato di dipendenza psicologica o materiale.
Ed oggi assistiamo ad una Ue che da un lato sembra sfruttare questo stato di minorità predisposto in passato, dall’altro lo sostiene e lo rilancia, ne auspica la diffusione in tutta l’Europa, in ogni singolo Stato.
Tra i sistemi adottati per mantenere ed estendere lo stato generalizzato di minorità vi è quello di coltivare e mantenere dei saperi riservati, quasi dei saperi di casta, attraverso i quali predisporre una barriera culturale, stando ben attenti a diffondere l’idea secondo la quale al di qua della barriera si sanno le cose e quindi si possiedono le nozioni per poter fare e prendere decisioni, al di là di essa invece sussiste l’ignoranza, l’incapacità, il populismo. E’ un fenomeno diffuso ed attualissimo quello in cui si assiste a reciproche accuse di incompetenza da parte delle forze politiche. Anche questo fenomeno può essere ascrivibile ad una responsabilità che alberga nell’Ue stessa, non solo nell’Ue, ma certamente anche lì. Sembra paradossale per una Ue che ad ogni occasione propizia ama così tanto ricordarci l’importanza dell’abbattimento delle barriere. Ma a che serve abbattere le barriere visibili se si erigono barriere invisibili? Temo che chi le erige, queste barriere invisibili, sappia bene a cosa serve un simile procedimento, perché quest’ultime sono più pericolose proprio in quanto invisibili. L’invisibilità conferisce a queste barriere un potere d’azione smisurato e nascosto. Inoltre l’abbattimento delle barriere visibili, che potrebbero in un certo qual modo contenere il potere d’azione di quelle invisibili, aumenta a dismisura la forza e la portata di quest'ultime. Dietro alla retorica dell’abbattimento delle barriere spesso vi sono buone intenzioni, altrettanto spesso però si trova un po’ di ingenuità, e purtroppo vi è possibile avvertire anche la presenza, sovente, di una intenzione cosciente, quella di un progetto favorevole all’erezione di barriere invisibili come quelle culturali appunto al fine di perseguire un altrui stato di minorità. Queste sono utili a modellare una società fatta per compartimenti stagni, di conoscenze separate, dove ogni sconfinamento è visto di sbieco, avvertito come una invasione, malamente tollerato perché secondo le intenzioni di chi auspica ad una simile società (quella delle barriere invisibili) i saperi sono controllabili a livello centrale tanto più quanto sono tra essi separati. Sembra di assistere a un divario dei saperi coltivato ad arte in cui cultura popolare (o cultura di massa) e saperi riservati viaggiano su direttrici opposte. Come ci dice Roberto Scarpinato, Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Palermo, nella prefazione al libro della dott.ssa Lidia Undiemi (dottore di ricerca in Diritto dell’Economia) “Il ricatto dei mercati”, <<Le nuove gerarchie di potere non dividono solo chi ha da chi non ha, ma anche chi sa da chi non sa e quest’ultima distinzione è funzionale alla prima. Oggi come ieri, sul terreno del sapere si gioca una partita politica fondametale>>.
Ma se il sapere attraverso un opera di divulgazione e diffusione di stampo illuministico raggiunge vasti strati di popolazione il cambiamento diviene possibile anche a livelli tali da sortire l’effetto di una vera e propria Rivoluzione, e tuttavia, essendo essa Rivoluzione combatutta con le sole armi pacifiche delle idee, di una Rivoluzione che si può fregiare del titolo di Tranquilla, insomma, di una Tranquilla Rivoluzione!
A chi coltiva il divario dei saperi non rimarrà che sfruttare l’alone di prestigio personale, i diplomi, le lauree i riconoscimenti, i premi ricevuti, i riflettori mediatici, in generale la propria immagine ecc. insomma dovrà persuadere il popolo non tanto attraverso le argomentazioni che sono divenute improvvisamente criticabili da parte di una sempre maggiore fetta di popolazione ma attraverso altro, ove per altro debba intendersi anche la censura delle critiche stesse, la messa in ridicolo degli interlocutori, fino alle minacce degli interventi dei mercati e di ulteriori interventi della Troika.
Perché una Tranquilla Rivoluzione sia possibile, dobbiamo quindi difenderci dalla cultura della divisione in scomparti (o compartimenti stagni), dalla cultura della pseudofiducia (cioè dell’atteggiamento di fiducia imposto coercitivamente, il che è una negazione di fatto della vera fiducia) e fare leva sul concetto di interdisciplinarità. Ed è un lavoro grosso perché pieno di ostacoli.
In altre parole oggi l’interdisciplinarità è vista male e con sospetto ma mai ufficialmente. Infatti ufficialmente anch’essa viene sbandierata come un vessillo, soprattutto nella scuola. Quando uno studente a cui è stata insegnata l’importanza dell’interdisciplinarità si trova, alla fine del percorso scolastico, immerso nella società degli adulti e del lavoro, stenterà a riconoscere in essa l’applicazione di quegli insegnamenti, si sentirà spaesato, probabilmente anche tradito e dovrà imparare a sue spese a non sconfinare, a non porre domande, a non chiedersi troppi perché, si troverà a dover dare fiducia a chi gliela chiede sotto la minaccia di ripercussioni, si troverà cioè a non poter fare tutto ciò che la scuola gli ha insegnato e gli ha detto di fare.
Nel dibattito politico attuale sono considerati passatisti i cosiddetti sovranisti perché aspirerebbero ad uno Stato sovrano non condizionabile a livello centrale europeo o comunque meno condizionabile possibile e dotato di proprie frontiere nazionali. Ma se ciò avviene è perché si è avvertita l’esistenza di altre barriere, quelle invisibili appunto, e quindi è emerso il sospetto di un approccio ingannevole alla questione delle barriere. Se mi chiedi fiducia ma poi mi inganni, come potrò avere una reale fiducia in te? In altri termini i sovranisti si sono accorti di un inganno in corso e si sono resi conto anche che le barriere visibili sono un antidoto contro le barriere invisibili. Se le barriere visibili sono un antidoto contro altri mali non possono essere il male assoluto. Ed ecco che la retorica delle barriere viene meno. Chi si lamenta di ciò, chi si lamenta di un ritorno al concetto di Stato Nazione, peraltro mai venuto meno nell’ordinamento giuridico internazionale, dovrebbe probabilmente fare tutta una serie di riflessioni, per non dire di mea culpa, e chiedersi se per caso, le barriere invisibili che si volevano sostituire a quelle visibili non abbiano giocato un qualche ruolo. Se chi cerca barriere e divisioni dei saperi ci vuole guidare gli sarà utile, riteniamo, coltivare un altrui stato di minorità!
Anche questo è un sospetto che alberga in un sempre maggior numero di cittadini.
Per concludere torniamo a chiederci: che cos’è dunque lo stato di minorità?
<<E’ l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro>>. Da cui discende anche che chi cerca di guidarti, talvolta lo fa perseguendo un tuo stato di minorità e non sempre per il tuo bene.
Chi persegue lo stato di minorità lo fa attraverso la separazione dei saperi, le barriere di casta, in generale. attraverso le barriere invisibili, anche attraverso la cosiddetta internazionalizzazione (che spesso purtroppo coincide semplicemente con la creazione di dipendenze artificiose verso altri Stati o organismi) e molte altre cose.
<<L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso>>,(Kant, ibid.) ma anche agli altri spesso.
<<Abbi il coraggio di servirti della tua propria inelligenza!>> dice ancora Kant (ibid.).
Se ci sarà il coraggio di servirsi della propria intelligenza, l’Italia uscirà dallo stato di minorità nella quale ha relegato se stessa (col fattivo contributo di altri) e sarà quindi possibile una Rivoluzione Tranquilla!!!


domenica 7 ottobre 2018

Perché fare quelle affermazioni?

E’ con grande e sincero dispiacere che constatiamo il fatto che esponenti politici di rilievo, fino a qualche mese fa alla guida stessa del Paese, dichiarino con estrema leggerezza che l’attuale ministro dell’interno voglia la distruzione dell’Ue. Il dialogo tra i partiti dovrebbe essere improntato al rispetto ed essere costruttivo mentre così non ci sembra né di ravvisare rispetto né di ravvisare la benché minima intenzione di essere costruttivi.
C’è una grande spinta al cambiamento, questo sì, ma cambiamento non vuol dire distruzione, vuol dire, al contrario, costruzione.
Come dobbiamo interpretare quindi le parole di Gentiloni, secondo il quale appunto la Lega e il movimento cinque stelle vogliono distruggere l’Ue? Dobbiamo evincere che per l’ex Primo ministro, cambiamento vuol dire distruzione?
E quando il cambiamento riguarda l’Italia ed è sospinto dai diktat di Bruxelles non è distruttivo in questo caso?
Cioè a dire: il cambiamento è distruttivo solo quando a sospingerlo e a richiederlo è l’Italia?
E’ giusto o non è giusto chiedersi se si tratti di un profondo convincimento da parte sua o di una interpretazione strumentale?
Se è un profondo convincimento ci sentiamo di poter affermare che è un convincimento sbagliato ma può derivare dal fatto che forse sussiste una qualche consapevolezza del fatto di essere al sostegno di una Ue concepita in modo così ingessato che il semplice tentativo di cambiarla in meglio significa per lui distruggerla. Difficile a dirsi.
Ma cosa c’è di distruttivo nel tentativo di voler cambiare in meglio una Ue che riceve critiche a 360 gradi un po’ ovunque in Europa, cosa c'è di distruttivo nel tentativo per esempio di far divenire il presidente della Commissione europea una “emanazione” del Parlamento europeo? Non sarebbe bello? Non sarebbe democratico?
Cosa c’è di distruttivo nel legittimo tentativo di far divenire il presidente della BCE una “emanazione” del Parlamento europeo?
Questo non significherebbe maggiore Democrazia e maggiore rappresentanza in Ue?
Queste sono semplicemente delle idee di riforma, magari, allo stato attuale, difficili da ottenere, forse utopistiche, ma sono pur sempre riforme o tentativi di riforma. Fino ad oggi ci è almeno sembrato di percepire che le riforme fossero di un qualche interesse per il PD e per Gentiloni stesso! Non è più così?
O per riforme, essi intendono semplicemente quelle propinate e calate dall’alto, anche illegittimamente, come quelle proposte dalla BCE all’Italia nell’agosto del 2011?
Appunto, difficile a dirsi, ma qualche tentativo di risposta c’è, e qualche sospetto aleggia.
Oppure affermare che c’è chi vuole distruggere l’Ue è da interpretarsi semplicemente come il tentativo di creare panico ingiustificato nella popolazione per averne alle elezioni europee prossime venture un qualche tornaconto elettorale?
Ma se è così si rischia di svendere l’onestà intellettuale per una manciata di voti che non si sa neppure se arriveranno. Ci sentiremmo di suggerire sommessamente di non travisare la realtà, di non strumentalizzare interpretazioni forzose (ma diciamolo pure, effettivamente false), di non piegare queste ai propri fini rischiando la reputazione di persona intellettualmente onesta, per cercare di fermare il vento con le mani.
Anche perché da una tale reputazione, quella di persona (e di politico) intellettualmente onesta, potrebbe rinascere una qualche idea di sinistra. Mentre se anche le persone in grado di rimettere in piedi i cocci di una sinistra in aperta ed evidente crisi, ledono la propria immagine propinando ai mezzi di informazione di massa opinioni che non trovano riscontro nella realtà concreta dei fatti, si rischia di minare il tentativo stesso di ricostruire una sinistra e una opposizione in questo Paese, fin dall'inizio. E non c’è alcun dubbio che la latitanza della sinistra in questo momento storico, non sia certo un bene per il Paese.
Comunque sia, tentare di fermare il vento con le mani (questa alla stato attuale dei fatti è la percezione della situazione) è legittimo, per carità, niente da obiettare in proposito anzi, vi è qualcosa di eroico in questo, ma farlo affermando cose non veritiere è sbagliato, e rischia semplicemente di inficiare fin dalle fondamenta questo legittimo seppure velleitario tentativo.


sabato 22 settembre 2018

Acqua, bene pubblico!

La gestione dell’acqua, bene pubblico, deve svincolarsi da politiche di profitto. Se si lasciasse spazio alle politiche del profitto per i beni pubblici come l’acqua, le conseguenze sulla vita delle persone potrebbero essere pesanti.
Un giorno si potrebbe arrivare a privatizzare l’aria!
Pagati gli stipendi di chi lavora nel settore per garantire la corretta erogazione e i livelli di sicurezza inerenti la qualità dell’acqua stessa, il resto dovrebbe essere investito in manutenzione (di cui si sente un grande bisogno) ed in eventuale innovazione, tutto per il bene della collettività.
Fatto questo, se rimangono delle eccedenze, si potrebbe prendere in considerazione l’idea di abbassare le tariffe.
Questo, a nostro avviso, è un modo corretto di pensare alla gestione dei beni pubblici.


domenica 9 settembre 2018

Le origni delle contraddizioni nell'Ue

L’Unione europea, così com’è, sembra essere estremamente funzionale al rafforzamento del potere di una ristrettissima oligarchia. L’Europa dei popoli non è mai esistita, esiste l’Europa dei vertici e non è la stessa cosa. Infatti quei vertici sembrano molto permeabili ai suggerimenti dall’oligarchia di cui sopra, nonché molto inclini a fomentare il neoliberismo capitalistico in funzione privatistica, riducendo gli spazi di ciò che è statale (addirittura mettendo in discussione il concetto stesso di Stato), cioè di ciò che è di tutti e quindi dei popoli. E se è di tutti lo è esattamente perché non è di qualcuno in particolare. Per questo diffido di ogni iniziativa che parte dai vertici, compresa l'iniziativa di una guardia di frontiera comune.
In generale la disonestà intellettuale di fondo (ragione per cui oggi si vivono molte contraddizioni in Ue) è stata quella di perseguire un po' in sordina, l’Europa dei vertici (e non l’Europa dei popoli) attraverso quello che si dice uno specchietto per le allodole, cioè attraverso lo sbandieramento della costruzione dell’Europa dei popoli, che non è e non può essere chiaramente la stessa cosa. Chi vuole costruire l’Europa dei vertici avrà difficoltà a raggiungere i propri obiettivi se dichiara apertamente di volere tale Europa. Meglio dunque aggirare l’ostacolo rischioso di una non condivisione popolare, facendo credere che si vuole costruire l’Europa dei popoli mentre sotto sotto si persegue la costruzione dell'altra. C’è una contraddizione di fondo quindi che ha guidato la costruzione di questa Ue e questa contraddizione, peraltro, non sembra essere nata da una svista. Questa contraddizione, come un nodo nei capelli, non poteva non venire al pettine e di fatto, oggi, per certi aspetti, sembra che sia arrivata al pettine.
La guardia di frontiera comune sembra costituire sotto certi punti di vista semplicemente uno di quei tentativi verticistici attraverso i quali tentare di saldare una Ue sbagliata e verticistica; sembra un tentativo di prosecuzione del progetto verticistico che si pone in contrasto con l'Europa dei popoli.
Guardando a quest’ultima proposta vengono spontanee alcune domande.
Questa guardia di frontiera è veramente la risposta appropriata al fenomeno dell'immigrazione?
Dalla guardia di frontiera comune all'esercito comune quanto è lungo il passo?
Il fenomeno dell’immigrazione giova a qualcuno? E se sì, a chi giova?
Il fenomeno dell’immigrazione è ampio e complesso e non è questa la sede giusta per affrontarlo, ma ai fini del discorso a questo punto non possiamo esimerci dal tentare qualche risposta.
E’ presumibile che giovi a chi cerca concorrenza sleale, a chi cerca l’esercito di lavoratori di riserva pronti a tutto (e quindi anche a sostituire chi non si piega all’eventuale sottrazione di diritti), a chi cerca un esercito di compratori di prodotti scadenti, giova all’abbassamento dei salari e, infine (ultimo ma non ultimo) a chi cerca di saldare una Ue sbagliata creando super-polizie o affini per gestire il fenomeno.
Quindi la guardia di frontiera non sembrerebbe essere la risposa appropriata, laddove invece una risposta appropriata starebbe nel prevenire il fenomeno attraverso la crescita culturale, sociale ed economica dei paesi da cui l’immigrazione proviene. Ma se cerco di saldare una Ue sbagliata e verticistica in contrasto con l'Europa dei popoli, il fenomeno dell’immigrazione mi è utile e quindi perché dovrei sforzarmi di far crescere culturalmente, socialmente ed economicamente quei paesi da cui esso promana?
Inoltre se giova a chi cerca l’esercito di lavoratori di riserva e se coloro a cui giova stanno ai vertici, difficilmente i vertici perseguiranno la piena occupazione, cosa che crea un contrasto con la Costituzione della Repubblica Italiana, punto di riferimento imprescindibile (e non negoziabile) per ogni italiano che si senta facente parte o non facente parte dell'Ue.
Non suscita più stupore la constatazione del fatto che il fenomeno dell’immigrazione è per certi versi fomentato, voluto, cercato. Anche se questo non è facile da vedere è, al contempo, sempre meno difficile da intuire, e se ci chiediamo a chi giova (qui prodest? O cui prodest, che dir si voglia) anche la risposta, a quanto pare, è sempre meno difficile da intuire.


sabato 11 agosto 2018

Purché non sia obbligatoria, la fatturazione elettronica è una buona cosa!!!

Cercheremo di spiegare qui, perché la fatturazione elettronica non è bene che sia obbligatoria.
Cominciamo intanto col notare come viene pubblicizzata. Ci si potrebbe trovare di fronte a enunciazioni di questo tipo:
“Non pensate più alla deforestazione utile per procurarci la carta che finisce per occupare integralmente le vostre scrivanie, adesso c’è la fatturazione elettronica obbligatoria, una rivoluzione fiscale! Questo obbligo coinvolgerà tutti, nessuno escluso, tutte le aziende e tutti i liberi professionisti!”
In pratica ci spingono a gioire per un obbligo aggiuntivo. Sembrano dire: ”Siate contenti adesso c’è un obbligo!”
Notate come viene proposta la questione, con termini quali “rivoluzione” (molto evocativo), con un vago sentimento ecologico, che non fa mai male.
Ma veramente dovremmo essere contenti? Generalmente in noi esistono dei sensori che ci avvertono di taluni pericoli e dovremmo essere in grado di percepirli. Purtroppo però la manipolazione delle menti che fa leva su nobili principii (come quello della salvaguardia ecologica del pianeta) tendono in vario modo a sopire i segnale di questi sensori. Ma in chi mantiene ancora efficienti questi sensori dovrebbe prodursi un segnale, una informazione, che dovrebbe avvertire di un qualcosa che non quadra. E’ giusto seguire questo segnale…
Cominciamo col pensare che naturalmente di fronte ad un obbligo si deve ricorrere ai ripari e, in questo caso, significa ricorrere a nuovi dispositivi, nuovi programmi ecc. Cioè questo obbligo, obbliga talune aziende produttrici ad incassare enormi quantità di denaro. E’ bene che le aziende siano sane e produttive, ma non a discapito della libertà.
Questo segnale di cui i sensori naturali della nostra presenza integrale ci informano ci spinge innanzitutto a riflettere sul fatto che ogni obbligo riduce i margini di libertà e quelli di movimento, riduce gli spazi entro i quali muoverci. Felice è quel potere che volendo controllare i cittadini sa che essi si muovono in spazi sempre più ristretti. Ogni obbligo poi può potenzialmente rappresentare uno spostamento dell’interruttore generale in un numero di mani sempre più ristretto con tutti i rischi annessi e connessi quali l’aumento della subalternità, della dipendenza e della ricattabilità. Essere cittadini della tecnologia e del digitale significa poter scegliere liberamente di usare la tecnologia e, per rimanere in tema di fatturazione elettronica obbligatoria, significa poter scegliere liberamente la fatturazione elettronica stessa che, del resto, se è cosa buona e conveniente sarà scelta spontaneamente e progressivamente da sempre più persone. E’ la strada della scelta spontanea che deve essere perseguita. Le aziende avrebbero comunque di che essere contente.
Ma renderla obbligatoria è un errore. Per suffragare l’idea dell’obbligatorietà vi è chi porta certe argomentazioni come quella cui abbiamo già accennato, quella facente capo ad una idea di salvaguardia ecologica del pianeta, delle sue risorse ecc. Quindi si citerà, a tale proposito, il risparmio della carta e quanto questo sia benefico. Così un po’ alla volta passa il concetto che chi ci obbliga alla fatturazione elettronica lo fa a fin di bene, per nobili scopi e per salvare il pianeta dall’inquinamento. Sono concetti che fanno presa sul vasto pubblico che tendenzialmente desidera aiutare il pianeta a mantenersi sano (e questo è un bene naturalmente) ecc. ma anche il digitale ha un costo ecologico non indifferente e questo non viene mai sottolineato abbastanza tant’è che la gente non lo sa e lo ignora quasi del tutto.
Le più grandi aree a impatto ecologico sono quelle in cui la tecnologia è massimamente sviluppata e il digitale impera come la famosissima Silicon valley che ha un’impronta ecologica altissima, tra le più alte del pianeta. Questo perché anche la rete ha bisogno di sostegno materiale, di parti solide, che necessitano di grandissima quantità di energia. Quindi l’idea di risparmio delle risorse e di opportunità ecologica, di atteggiamento virtuoso, relativamente alla questione della fatturazione elettronica, viene alquanto ridimensionata se non del tutto vanificata da una minima indagine sulla questione. Ma se non è per una questione ecologica, perché tale questione viene così sbandierata? Semplice: perché ha presa sulla gente che non è sufficientemente informata. E ancora, se la questione ecologica non è pertinente all’idea di fatturazione elettronica (e chi propone tale idea probabilmente lo sa) si può essere legittimati a pensare che dietro l’idea di fatturazione elettronica obbligatoria vi sia dell’altro?
Il potere tende a mettere sotto controllo la tecnologia e quindi tecnologizzare significa in qualche modo aderire, consapevolmente o no, ad una sorta di sottomissione al potere che, tendendo ad essere sempre più concentrato nelle mani di pochi, tende ad essere sempre meno democratico. E’ questo ciò a cui dobbiamo pensare per capire qual è la relazione tra tecnologia e Democrazia. Il pensiero dominante è che la tecnologia aiuta la Democrazia e questo è innegabile (basta pensare ad internet) ma, se diventa obbligatoria, non la iuta più ed anzi diviene un potenziale rischio per essa. Ne diviene un pericolo.
L’idea di base, a mio modo di vedere, è che si possa e si debba essere fruitori della tecnologia naturalmente ma in quanto cittadini di essa, in quanto cittadini della tecnologia e del digitale. Ma un conto è essere cittadini e un altro conto è essere sudditi. Noi dobbiamo essere cittadini e non sudditi della tecnologia e del digitale. Ma quando si crea un obbligo si tende sempre verso la sudditanza e questo dovremmo tenerlo molto presente.


lunedì 30 luglio 2018

Esperienze personali e progetti scolastici

Anche quest’anno scolastico, così come nel precedente, ancorché in Istituti Comprensivi diversi, nell’ambito della mia personale azione didattica, nel rispetto dell’autonomia scolastica e di insegnamento, coadiuvato dall’esperienza pluriennale di formazione (propedeutica scacchistica), di organizzazione e arbitraggio di piccoli tornei (per esempio nell’ambito del Settembre Giovanile), ho proposto il “Progetto scacchi”, composto da una serie di lezioni e dal torneo.
L'esperienza personale anche semplicemente di appassionato a scopo ricreativo (non competitivo, ci tengo a precisare, perché bisogna essere molto bravi per affrontare le competizioni e serve una dedizione certamente maggiore della mia), che mi accompagna dall'infanzia e l'opportunità che ho avuto di cimentarmi in attività che vedono gli scacchi come protagonisti, naturalmente aiuta e facilita il compito di farsi portavoce di proposte che vedano gli scacchi come protagonisti anche in ambito scolastico. Quando poi hai la fortuna di seguire corsi di formazione specifici sugli scacchi, proposti da un terzo Istituto Comprensivo in cui ho insegnato prima ancora degli altri due, ti viene facile fare certe proposte e ti sembra di seguire una linea coerente.
Sempre nell’ambito scolastico ho proposto poi ancora un altro progetto di natura interdisciplinare, chiamato “Immagine numerica”.


Il primo progetto ritengo che sia importante poiché mira a sviluppare nel discente abilità trasversali utili in ogni materia.
E’ noto infatti che gli scacchi favoriscano lo sviluppo delle capacità logiche, quelle di consequenzialità e in generale di ragionamento ma anche la creatività, la fantasia e lo spirito di iniziativa sono fortemente coinvolti. Essi stimolano il pensiero organizzato, aiutano ad incrementare l’attenzione, la capacità di sintesi e anche l’abilità di argomentazione. Non solo quindi lo studio della matematica e della logica ne è coinvolto ma anche lo studio delle altre materie come l’italiano, la storia, le scienze e tutte le altre appunto, possono in vario modo trarne vantaggio.
Inoltre, a proposito di vantaggi, essi non si limitano soltanto allo sviluppo mentale ma interessano attivamente anche altri aspetti come la formazione del carattere e la formazione della coscienza sociale.
Per quanto riguarda la formazione del carattere l’attività scacchistica contribuisce senz’altro a controllare l’impulsività e a sviluppare l’esercizio della pazienza, migliorando di conseguenza la capacità di riflessione. Per quanto riguarda invece lo sviluppo della coscienza sociale essi contribuiscono fattivamente a sottolineare l’importanza del rispetto delle regole e del rispetto dell’avversario.
Ecco perché riteniamo che sia importante promuovere l’attività scacchistica nella scuola e ci uniamo al coro di quanti auspicano che essi trovino un sempre maggiore spazio e una sempre maggiore attenzione nella scuola di ogni livello e grado. Ringrazio pertanto il Collegio dei docenti per l'approvazione e chiunque si sia adoperato per la buona riuscita del progetto in questione.
Per quanto riguarda il secondo, il progetto “Immagine numerica”, rimando ad un’altra pubblicazione.


giovedì 26 luglio 2018

Quando dalla Germania si può e si deve imparare

Il voto elettronico è un pericolo per la Democrazia. Ogni sistema informatico non è mai protetto integralmente. Le nozioni e le conoscenze per manipolare i sistemi informatici non sono ovviamente alla portata di tutti, così i sistemi nelle parti vulnerabili non sono permeabili da tutti ma da pochi esperti. Sono in sostanza manipolabili da élite di persone altamente preparate. La conseguenza è che l’interruttore finisce nelle mani di pochi e questo è chiaramente contrario (opposto) alla Democrazia e pericoloso per essa.
In Germania il voto elettronico è incostituzionale e dovremmo lottare perché lo diventi anche in Italia.
Siamo inclini a criticare la Germania per il suo innato senso egemonico e anch'io mi associo a queste critiche ma ci sono aspetti in cui essa si pone all'avanguardia anche rispetto a temi che ci stanno molto a cuore come la difesa della Democrazia che in Germania appunto passa anche per la dichiarazione di incostituzionalità del voto elettronico.
il problema dell'Italia non è il voto cartaceo esattamente così come, per fare un parallelismo, non lo è il contante.
Chi delegittima il contante si pone sullo stesso piano di chi delegittima il voto cartaceo tradizionale (ci sono dei tratti in comune tra queste due tendenze) e, volente o nolente, consapevole o no, lo fa nell'interesse di ristrettissimi gruppi di potere, nell'interesse di pochi.
Si può ancora imparare qualcosa dalla Germania!!!




mercoledì 18 luglio 2018

Breve riflessione sul sostegno come pratica potenzialmente terapeutica

Nella scuola, nell’ambito del sostegno, è forse bene cominciare il lavoro dalle abilità, conoscenze e competenze “certe” del discente certificato, per costruire le successive. Esse non devono essere molte, anche poche vanno bene purché “certe”. E’ bene cercarle e trovarle, appurarne la consistenza e poi utilizzarle sistematicamente come mattoni su cui far poggiare i mattoni successivi fino a costruire una struttura più complessa, come un muro ad esempio, utile magari in futuro per la costruzione di una casa, per rimanere nella similitudine.
Per capire meglio questo, potrebbe non risultare superfluo citare Leibniz. In un breve opuscolo dal lungo titolo, De organo sive arte magna cogitandi (ubi agitur de vera characteristica, cabbala vera, algebra, arte combinatoria, lingua naturae, scriptura universali) Leibniz ricorda che “il massimo rimedio per la mente consiste nella possibilità di scoprire pochi pensieri dai quali scaturiscono in ordine altri infiniti pensieri, allo stesso modo in cui da pochi numeri…si possono derivare in ordine tutti gli altri numeri”.
Se quindi la didattica, attraverso i “pochi” ma “certi” pensieri, diviene “rimedio”, essa si spinge spontaneamente e concretamente al di là della mera didattica per divenire anche pratica terapeutica.
Forse non è una certezza ma una possibilità e anche per questo è forse bene non mettere limiti alla Provvidenza e ritenere possibile che la didattica possa avere anche una funzione terapeutica.


venerdì 6 luglio 2018

Riflessioni sull'indipendenza e la Costituzione Americana e Italiana

Due giorni fa è stato l’anniversario dell’Indipendenza degli Stati Uniti. Un’occasione, per chi vuole, di approfondire certi argomenti come il concetto stesso di indipendenza per esempio.
Altre riflessioni potrebbero scaturire dal desiderio di approfondire la partecipazione italiana alla stessa indipendenza americana, al suo contributo alla stessa Rivoluzione americana in generale nonché  alla stesura della Dichiarazione d’indipendenza e della Costituzione americana. Penso che non tutti sappiano per esempio che un contributo molto rilevante a quanto sopra è stato offerto da due italiani, Filippo Mazzei e Gaetano Filangeri, l’uno toscano, l’altro campano.
Sarebbe una ricerca molto fruttuosa, quella di addentrarsi in queste biografie, tempo ben speso. Questi personaggi hanno inciso su quella che è ritenuta la più antica Costituzione, quella americana appunto.
La Costituzione italiana è più recente ovviamente ma non inferiore per cotenuti.
Ora un'idea su cui recentemente si sta focalizzando la mia attenzione è quella di perseguire l'applicazione della Costituzione della Repubblica Italiana come elemento indispensabile e imprescindibile di coesione sociale. Immettere continuamente e costantemente carburante nella stessa, attraverso una riproposizione costante dei suoi principii.
E’ un’eccellente Costituzione che siamo riusciti a salvare recentemente dalle grinfie del PD. Non era scontato. Nel riflettere su questo pensavo anche che una sola cosa vi aggiungerei, senza toccare il resto, una cosa che per altro è stata formulata esattamente dai due italiani di cui abbiamo accennato sopra. Si tratta di quella che è da sempre ed unanimemente riconosciuta come la più importante affermazione della Dichiarazione d’indipendenza americana e che qui riportiamo:


"Consideriamo queste verità come per sé evidenti, cioè che tutti gli uomini sono creati uguali, che sono dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, che tra questi ci sono la vita, la libertà e il perseguimento della felicità” (Dichiarazione di Indipendenza, 4 luglio 1776).


La Costituzione italiana è quasi perfetta. Probabilmente al fine del suo perfezionamento ulteriore forse non resta altro che da aggiungere una cosa, ispirati da questa dichiarazione, non resta altro da aggiungere cioè che l’individuo ha il diritto di perseguire la propria felicità concetto principe della stessa Costituzione americana ma che, come abbiamo appunto detto, ha una paternità italiana che ce lo rende molto vicino. Si dice che questa affermazione sia nata forse a Pisa, nel caffè dell’Ussero, frequentato da Mazzei. Chissà? In ogni caso questa aggiunta credo che renderebbe la nostra assolutamente perfetta.


lunedì 25 giugno 2018

Letture sintomali

Uno dei migliori modi per creare i presupposti di una lettura sintomale è quello di “agitare le acque” in un modo o in un altro. Questo crea spesso il presupposto della confusione nella quale ciascuno può leggere ciò che vuole e nella quale il caso torna a dominare e la meccanicità impera.  Così la confusione è funzionale alla lettura sintomale. Spesso questa confusione è determinata da interventi a sproposito o comunque superflui. Nella comunicazione, ci viene insegnato che “il di più, viene dal maligno”. Così, “il di più” determina, spesso aiutato dal caso, situazioni apparenti che vengono lette ciascuno secondo il proprio interesse o comunque, anche quando sono in buona fede, in modo erroneo. Interventi a sproposito, interventi superflui (spesso volutamente indotti e artificiosamente condotti) sono superabili solo da “obiezioni di coscienza” le sole che in certe situazioni riescano ad aprire spazi sacri in cui può operare Dio. L'obiezione di coscienza annulla la violenza insita nel superfluo comunicativo, indotto e cercato per destabilizzare. Vero è che nell'era della comunicazione ridondante non è semplice non essere ridondanti e quindi spesso superflui. Non viene naturale probabilmente. Ma è anche vero che spesso la ridondanza è cercata intenzionalmente per indurre in errore.
In ogni caso, non sono responsabile di dichiarazioni che non faccio e chiunque mi metta in bocca qualche cosa mai detta o pensata, o pretenda di conoscere il significato di gesti, espressioni, parole, figure, leggendoli in chiave simbolica o metaforica, vedendovi significati che non esistono, mente sapendo di mentire e legge quindi in modo sintomale o, nel migliore dei casi (ammesso che sia in buna fede) semplicemente sbaglia. Ma considerando l'energia spesa nel condizionare e dirigere l'immissione di fattori comunicativi superflui e destabilizzanti in determinate situazioni, difficilmente si può pensare alla buona fede e quindi l'idea di vedervi una vera e propria lettura sintomale prende decisamente consistenza.
Poi succede che se cerchi di evitare una lettura sintomale, cadi in una concomitante lettura sintomale.

giovedì 21 giugno 2018

Generica riflessione sui messaggi

Nell'era dell'informazione ridondante, è molto facile travisare un messaggio. E' facile travisarlo quando è esplicito e ancor più facile quando è subliminale. I messaggi subliminali esistono, ma esistono anche le associazioni simboliche che si possono agganciare agli stessi per travisarne il senso o indurre al travisamento del senso il destinatario.
Quando un messaggio è in codice, terze parti che intercettino il messaggio stesso, possono intenzionalmente operare su di esso per indurre in errore il destinatario. La II guerra mondiale insegna...forse anche la I.
Esistono anche messaggi che non nascono come tali, ma che lo diventano semplicemente perché qualcuno in ascolto (e magari non invitato) fa in modo che lo diventino, e vi vede dei significati che non ci sono o che addirittura (e questo è clamoroso ma possibile) vi vede dei significati opposti a quelli cui si dovrebbe pervenire se si intendesse veramente interpretare l'involontario produttore sinceramente. Si può leggere un messaggio in modo errato in buona fede e si può leggere un messaggio in modo errato intenzionalmente. In questo secondo caso io le chiamo "letture sintomali".
Non si faccia dire a nessuno (neanche a me) cose che non si dicono!!!
Per sintetizzare: la chiarezza e la semplicità rimangono un fattore imprescindibile nella comunicazione ("siate semplici come colombe"). Se si cercano forme di comunicazione alternative occorre concordare molto bene il codice, altrimenti il senso delle cose potrebbe prendere sia un verso sia il verso opposto al minimo soffio di vento. Ci sono cose poi così fragili che un alito di vento, anche un solo alito, può spazzarle via. Forse perché sono preziose, com'è prezioso un grande tesoro, nascosto forse in un'isola, magari nell'Isola delle scimmie...

mercoledì 30 maggio 2018

Governo

Quando arrivato a casa dal lavoro, ho raccolto frettolosamente le varie voci e impressioni politiche del giorno, ho creduto che il colloquio informale di Di Maio, al Quirinale, vertesse su un eventuale appoggio ad un esecutivo “Cottarelli”.  Questo naturalmente mi ha sbigottito non poco.
E siccome la fretta è una cattiva consigliera ho scritto di getto alcune cose sulla base di questi dati imprecisi in cui dichiaravo per esempio che, stanti così le cose, meglio il voto, e il prima possibile.
Poi ho capito che la proposta del movimento 5 stelle non era di un eventuale appoggio a un Governo Cottarelli, ma una proposta di fare nascere un Governo politico che non prevedesse Cottarelli PM. In questo caso le cose cambiano naturalmente dal mio punto di vista, ma bisogna vedere la disponibilità dell’altra forza indispensabile per governare, la Lega, che pare abbia il dente avvelenato e non senza una qualche ragione, per poter ipotizzare un Governo politico. Tuttavia se le acque dovessero calmarsi una considerazione da fare sarebbe, a mio modesto giudizio, questa: se hai già una buona mano, non aspettare la mano seguente per giocare, poiché le cose potrebbero non presentarsi esattamente così come le vorresti.
Quando una mano è buona, la si gioca, e lo si fa per il bene del Paese.
Non possiamo che aspettare nuovi sviluppi della situazione.


mercoledì 23 maggio 2018

Riflessioni sulla Costituzione

Giova sempre ricordare articoli della Costituzione e riflettervi sopra poiché essa è la fonte delle fonti del diritto, ma purtroppo spesso non è applicata, è dimenticata, e qualcuno la vive con malcelato senso di insofferenza. Si può e si deve conoscere meglio la Costituzione, per poterla applicare al massimo grado, ma non è facile. Addirittura vi è chi pensa, come il giurista Luciano Barra Caracciolo, che vi sia una diffusa illegalità costituzionale mal dissimulata dall'ossessione per la forma e le procedure. Ed è difficile non concordare con questa tesi. Quindi occorre ancora oggi ribadire con forza l'importanza della nostra Carta e invitare al rispetto di essa. Oggi cito dall'art. 33:


"L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento".


Se libero ne è l'insegnamento, libero ne è l'apprendimento.
Possiamo insomma insegnare ed apprendere liberamente l'arte e la scienza.
Non è una cosa banale.

sabato 19 maggio 2018

Violenza, consapevolezza e obiezione di coscienza

Ci viene insegato che tutta la vita è vissuta in una situazione di sottomissione a vari ordini di leggi meccaniche. Leggi generali che si riversano nel particolare. Meccanicità e influenze che si riverberano variamente nella vita in generale e nella società umana. Anche nella società la vita di una persona è soggetta a leggi di vorio genere, a macro e micro influenze. Banalmente,  si  può dire che particolarmente in una società imperniata sul consumo, influenze e condizionamenti intenzionali mirano per esempio a influenzare abitudini, scelte, ad indurre all'acquisto di un certo prodotto piuttosto che di un altro. Questi condizionamenti sfruttano, consapevolmente o no, queste leggi meccaniche, particolarmente quelle che agiscono a livello inconscio. Spesso si può essere indotti anche a scelte errate da pubblicità ingannevoli. Influenze, inganni, sono all'ordine del giorno. Siamo sempre condizionati. Nella vita quotidiana poi i condizionamenti reciproci sono comunissimi, spesso involontari e altrettanto spesso volontari, studiati, talvolta inevitabili, qualche volta necessari. Ma riuscire a diminuirne la portata, particolarmente di quelli inutili o dannosi, è possibile entro una certa misura.
Ecco perché la crescita personale, la crescita dell’essere e della consapevolezza divengono importanti. Anche per far fronte ad influenze nefaste e poterle evitare.
La consapevolezza dovrebbe essere alla base di ogni nostra azione. Sapere cosa si fa, possibilmente saperlo con esattezza (che rappresenterebbe un bel traguardo), sarebbe piuttosto importante; non saperlo comporta invece una serie di inconvenienti. Questo è vero particolarmente quando ciò che facciamo ci è suggerito da terzi, da altre persone di cui non sappiamo niente, tantomeno gli scopi, ciò è vero cioè particolarmente quando ciò che facciamo non deriva da noi stessi, da una nostra scelta ma dalla scelta di qualcun altro. E vorrei adesso soffermarmi un po' su questo.
Esistono casi in cui terze persone possono dispensare ottimi suggerimenti, addirittura dei casi in cui i suggerimenti sono necessari o auspicabili. Spesso ne richiediamo. Spesso quindi questo suggerimento può essere dato a fin di bene e in buona fede, altrettanto in buona fede può essere compiuta l’azione che ne deriva. Ma potrebbe non essere sempre così, anzi, sussiste il più che fondato sospetto che altrettanto spesso questi suggerimenti non siano dati così in buona fede ma per ottenere un vantaggio personale del suggeritore (o di chi suggerisce al suggeritore, poiché è bene ricordare che esistono pure le catene di condizionamento), per ottenere un effetto studiato, che si basa sul condizionamento di colui cui il suggerimento viene somministrato. E siamo così ai c.d. “consigli senza coda”, cioè quei consigli dati a beneficio del consigliere e non del consigliato. Sono tipologie di suggerimenti che esistono, ce ne parlava già Esopo. Di questa presenza ci si può rendere conto soprattutto quando si avverte una certa insistenza ossessiva, nonché una reiterazione continua e spasmodica così da apparire senza soluzione di continuità. La presenza di questi elementi dovrebbe insospettire. In questi casi non è fuori luogo parlare talvolta, di vero e proprio bullismo, di autentica violenza psicologica. Spesso non è facile accorgersi di ciò ma ci sono delle spie cui stare attenti e l’insistenza, l’eccessiva reiterazione, la sproporzione dell’azione e dei mezzi impiegati per conseguire un fine (talvolta persino la superfluità), non rappresentano se non alcune di queste. In questi casi la presenza di elementi di violenza è praticamente certa. Ci sono scarse possibilità di sbagliare giudizio. Di fronte a qualcuno che ci suggerisce azioni da rivolgere a qualcun’altro, come capire se è a fin di bene o se si tratta di male quindi? Spesso non è facile ma ci sono però delle cose che si possono fare se un dubbio ci assale.
Per non divenire portatori inconsapevoli di violenza si può adottare un atteggiamento improntato alla prudenza e particolarmente all’ascolto della propria coscienza, vorrei dire, all’obiezione di coscienza. Si può fare obiezione di coscienza. Mi dici di fare questo? Ti rispondo che la mia coscienza mi suggerisce che è meglio non farlo.
L’obiezione di coscienza ti svincola dal rischio potenziale di divenire un “portatore sano” di violenza. Il suo esercizio può essere inteso anche semplicemente come un atto di prudenza, qualora non sussistesse l’esatta convinzione di essere indotti in errore da un suggerimento sbagliato, pur avvertendo che qualcosa non quadra. Non so che cosa mi stai chiedendo, pertanto, sospendo il giudizio, mi metto in uno stato di epoché, di attesa, di quella stessa attesa che potrebbe favorire il sopraggiungere della risposta che sto aspettando per risolvere il dubbio, ricevuta la quale deciderò se dirti di sì o di no.
Perché si può dire di NO, non è un reato, e non è nemmeno un peccato, anzi, al contrario. Infatti dire NO a qualsiasi forma di violenza o a qualcosa sospettata di esserlo, è dire SI’ alla propria coscienza, che sempre rifiuta la violenza! E questo si configura, anche da un punto di vista strettamente cattolico, come atto virtuoso, non certo peccaminoso. Quanto al reato, è del tutto evidente che un NO è semplicemente l’esercizio della propria libertà di espressione e di coscienza, e che quindi il reato non sussiste minimamente in questo caso.
Si può quindi dire NO ad una richiesta esosa e sbagliata, soprattutto se questa nega e quindi lede i diritti sacrosanti degli altri, ed è esattamente questa l’obiezione di coscienza: dire No al rischio di ledere i diritti degli altri.
Esercitiamo quindi l’obiezione di coscienza!! Che male c’è?
La consapevolezza è in accordo con la coscienza. Ciò che non è cosciente è meccanico, per cui ciò che non è in accordo con la coscienza è per esempio la catena meccanica degli eventi che si concatenano automaticamente in assenza di quella, ciò che è in disaccordo con la coscienza è anche la catena dei condizionamenti artificiosi, eccessivamente sospinti, coltivati, sfruttati, spesso per scopi personali e in antitesi con gli interessi di chi ne è fatto oggetto.
Ci sono condizionamenti che partono da lontano e che mirano, attraverso gli impulsi meccanici, gli automatismi, i riflessi condizionati, le azioni scarsamente meditate, la velocità (stigmatizzata dalla stessa Bibbia), dispensati anche nell’apparente leggerezza e ilarità (quando non si tratta espressamente e apertamente di coercizione), a condizionare scelte, anche scelte molto importanti, che riguardano il lavoro, la fede, il pensiero politico, le opinioni ed altro ancora (aspetti della vita importantissimi), impedendoti di vivere in pieno i tuoi diritti sanciti dalla Costituzione, come il diritto di compiere le tue scelte personali liberamente, di esprimere le tue opinioni personali ecc. Diritti quindi che pur sanciti dalla Costituzione, ben lungi dall’essere non dico difesi ma quantomeno rispettati, possono venire calpestati, magari inconsapevolmente, ma pur sempre calpestati. E’ possibile che ci si serva appunto dell’inconsapevolezza di colui a cui si somministrano suggerimenti e istruzioni inerenti un qualcosa da compiere su un'altra persona presa a bersaglio, il quale può essere tentato di credere, a torto o a ragione, che ciò sia fatto a fin di bene. Ma potrebbe non essere così.
C’è perfino chi pensa, per qualche ragione, di essere autorizzato a mettere le persone artificiosamente in situazioni di disagio e di poterlo fare reiteratamente, in virtù di una qualche idea di sviluppo della di lui personalità o coscienza, magari per qualche nobile scopo, persino in nome della consapevolezza stessa. L’intento può essere anche lodevole in sé, ma il mezzo però potrebbe essere piuttosto sbagliato.
Vi sono persone che autorizzano altri a metterli in tali situazioni, nel qual caso la cosa è facilmente tollerabile da chi la subisce, poiché chi la subisce è esattamente colui che in un certo senso la richiede. A tale proposito vorrei dirimere un dubbio qualora sussistesse: io non sono tra questi. Personalmente, penso che si debba semplicemente applicare la Costituzione, che in essa vi si debba continuamente immettere carburante, come diceva Calamandrei, e che questo carburante lo si immetta rispettandola e applicandola al massimo grado anche e soprattutto nel rispetto degli altrui diritti. E penso ancora che certe pratiche, se non richieste, siano in netto contrasto con essa. In ogni caso se chi pensa di essere autorizzato a mettere le persone artificiosamente in situazioni di disagio o di prova artificiosa, lo fa nei confronti di chi lo richiede, poco male, c’è il consenso; viceversa si configura la presenza di un certo dolo, se non di un reato vero e proprio ancorché difficilmente dimostrabile. Ma la nuova frontiera della violenza (anzi l'antica) è esattamente quella di poter essere perpetrata nell'indimostrabilità, cioè sotto forme difficilmente individualizzabili e additabili come tali. In questo senso la violenza psicologica è più appetibile e funzionale di quella fisica.
Insomma il condizionamento può avvenire anche all’insaputa del condizionato, nel qual caso i condizionanti hanno una maggiore probabilità di riuscita rispetto ai propri scopi. Anche qui comunque bisogna chiarire subito che non è detto che tale condizionamento sia necessariamente negativo o volto al male, ma è esattamente l’assenza di consapevolezza che rende qualsiasi scelta del condizionato, specie quelle che vanno nella direzione auspicata dai condizionanti, troppo meccanica e quindi allo stesso tempo effimera, inconsistente, senza peso specifico e quindi suscettibile di essere modificata o disconosciuta in futuro con una qualche ragione. Infatti un condizionamento subìto inconsapevolmente porta ad una scelta inconsapevole ed è proprio in ciò che si annida il male. Perfino negli ambienti militari di un tempo, anche dell’antichità, si diceva che “l’obbedienza spontanea supera sempre quella forzata” e sì che si trattava di ambienti militari appunto, ambienti nei quali al soldato non era richiesto se non di obbedire, senza sé e senza ma. Figuriamoci quanto ciò debba considerarsi vero al di fuori di un simile ambiente e particolarmente in un ambiente dove è richiesto un grado di coscienza di un certo tipo. Forzare una scelta senza nemmeno lasciare la possibilità di un assenso o dissenso non è solo disonesto è a lunga scadenza controproducente.
Quindi diviene importante aumentare il grado di consapevolezza sia in generale sia in alcune situazioni specifiche. Se anche questo articolo, pur nella sua scarsa visibilità, riesce a contribuire a questo, a sospingere cioè ad aumentare il grado di consapevolezza di certe azioni o a sospenderle, per il tempo necessario per comprenderne la natura, gli scopi, gli esiti, il tempo speso per redigerlo non sarà stato speso invano.
Esercitiamo l’obiezione di coscienza, questo è l’invito, perché dalla coscienza non può derivare se non un bene!!!


sabato 7 aprile 2018

Un Governo come il popolo vuole!!!

Mi sembra normale che dopo la vittoria alle elezioni di una coalizione (quella del centro-destra) essa si presenti unita alle consultazioni. Non si può obiettare niente a questo proposito. Si deve anzi riconoscere la coerenza.
E’ vero anche, tuttavia, che l’unità di tale compagine non è sembrata del tutto omogenea e questo è apparso così fin dall’inizio.
Ciò si deve sostanzialmente ad una diversa visione di due dei quattro componenti della coalizione, Lega e FI, sull’approccio da tenere nella dialettica con le istituzioni europee (dell’Unione europea). Più critica la Lega assai meno FI, poi vedremo.
C’è anche chi dice che gli elettori che hanno votato Lega lo abbiamo fatto proprio perché essa era alleata con FI. Ma direi che, al contrario, qualcuno ha visto con diffidenza la ricomposizione di una coalizione che nel passato aveva già avuto la possibilità di governare e che ha scontentato molti. Soprattutto perché l’egemonia di FI determinava un appiattimento nella visione nazionale e comunitaria delle cose, nonché la proposizione di stilemi e idee estremiste e spesso errate come la demonizzazione del pubblico in favore del privato con i conseguenti mantra “pubblico brutto, privato bello”, “privatizziamo per abbattere il debito pubblico” e via discorrendo. Mentre dobbiamo riconoscere che la Lega, una volta svincolata dai legacci e dai mantra retrivi di FI, ha saputo crescere e molto, e molto bene, divenendo una forza politica dinamica, aperta, intelligente, che ha saputo intercettare il sentimento nazionale, assorbire intelligenze, creare convergenze di intenti.
Ma il riaffiancamento a FI ha fatto temere che tutto questo potesse scomparire a meno che essa, la Lega, non divenisse la prima forza all’interno della stessa coalizione di centro-destra, poiché la prima forza di una coalizione determina il colore di fondo di quella coalizione. Gli elettori hanno quindi deciso di dare alla coalizione una colorazione diversa, più tendente al verde della Lega che al blu di FI. Nel secondo caso saremmo stati di fronte ad una “Già visto”, nel primo invece no. Ecco perché l’elettorato ha premiato la Lega a discapito di FI.
Ciò detto, veniamo alla situazione delle forze in campo, piuttosto nota, in vero. Nessuna forza piò governare da sola, serve quindi una coalizione. Ci sono due schieramenti vincitori: 1) Il centro destra; 2) il movimento 5 stelle. C’è uno schieramento che ha perso le elezioni ed è il PD. Questo può significare solo che il popolo vuole un cambiamento, vuole discontinuità col passato.
La cosa più ragionevole a questo punto è una coalizione costituita dall’unione del centro-destra col movimento 5 stelle.
Ma si registra una certo disappunto da parte del movimento 5 stelle a coalizzarsi con FI e, d’altro canto, si riscontra un certo disappunto da parte di FI a coalizzarsi col movimento 5 stelle.
Il primo passo a questo punto dovrebbe essere compiuto da FI per evitare di congelare il cambiamento che mai più di ora si sta rendendo possibile.
FI quindi non dovrebbe gelare il cambiamento, dovrebbe assecondarlo anche cominciando a cambiare se stessa se necessario. Infatti se FI rimane quella che è non è utile al cambiamento costruttivo dell’Ue. E che della necessità di un cambiamento costruttivo nell’Ue ci sia bisogno, sono in molti ad essersene accorti finalmente. Così com’è oggi, FI non potrebbe cambiare una virgola poiché manterrebbe lo statu quo.
Prova ne sia il fatto che FI ha approvato il pareggio di bilancio in Costituzione, il trattato (e fondo) ESM, (leggi pure “fondo strappa sovranità” o “fondo salva banche”), il Fiscal compact, ha votato in parlamento europeo per impedire alla Corte di Giustizia Europea di valutare il CETA e via discorrendo. Insomma FI sembra proprio una formazione politica che vive sul dogma che questa Ue sia perfetta così com’è (e che quindi non sia perfettibile) tale per cui ci si può solo piegare ai diktat che da essa provengono anche quando piegarvisi significa mettere in ginocchio una intera economia nazionale e distruggere lo stato sociale. Questo spiega in parte anche il ridimensionamento dei suoi voti. A parole FI si dichiara per il cambiamento in Ue, alla prova dei fatti, approva sempre quello che l’Ue impone, senza mai tentare di opporsi o di proporre una soluzione alternativa. Spiace dirlo ma così com’è FI non è di alcuna utilità al centro-destra né all’evoluzione dell’Ue. FI sembra anzi incarnare il vecchio centro-destra un po’ classista, un po’ globalista, un po’ pro-multinazionali, quel centro-destra che crede che il privato sia l’unica cosa bella e che ciò che è pubblico (e per questa sola ragione) sia brutto e cattivo a prescindere, quel tipo di centro-destra che fomenta il mantra “privato bello, pubblico brutto” appunto, quello che dice che dobbiamo privatizzare per diminuire il debito pubblico e via discorrendo.
Tutti quei difetti di cui la lega si è emendata (ragione per cui cresce assorbendo anche dal bacino di FI) in FI sembrano rimasti come zavorre inamovibili.
Ma cambiare è possibile e quindi, non mettiamo limiti alla provvidenza e speriamo che all’interno di FI si apra una stagione di riflessione e di evoluzione che la porti semplicemente a comprendere che l’Ue è perfettibile e che lei, FI, può contribuire al suo perfezionamento se solo si convince che questo cambiamento è, non solo possibile, ma addirittura auspicabile per tutti!
Riassumendo: è giusto che il centro destra si presenti unito alle consultazioni, ma se FI insiste nel porre veti ad accordi col movimento 5 stelle, si pone fuori da se stessa dal cambiamento, dall’ipotesi di governo.
E per la Lega rimanere ancorata ad una forza che, contrariamente ad ogni ragionevole auspicio, con la sua zavorra impedisce il cambiamento positivo del Paese e dell’Ue, non è una cosa positiva, non è certo il favore più grande che può fare al proprio elettorato e temo quindi che se ne dovranno trarre le debite conclusioni. Se FI ha difficoltà a trattare con i 5 stelle, faccia pure, ma se mette se stessa fuori da un’ipotesi di governo non può pensare di poter trascinare tutti dietro di sé. A questo punto quindi se FI non cambia atteggiamento, non si modernizza, non si apre al nuovo che avanza, impedendo accordi auspicabili, diviene anche giusto, se non doveroso, svincolarsi da una simile zavorra.
Il popolo vuole un cambiamento, è questo che ha chiesto! Un governo come vuole il popolo è possibile, è possibile adesso, senza bisogno di altre elezioni!
Si cerchi di leggere con attenzione ciò che il popolo chiede!!

domenica 1 aprile 2018

Riflessioni nel giorno di Pasqua

Dopo il voto italiano del 4 marzo molti in Ue si affrettano a rilasciare dichiarazioni e dicono di aspettarsi qualcosa dall’Italia; c’è chi dice di aspettarsi responsabilità, chi dice di aspettarsi una prova di realismo, ecc.
Ecco a mio giudizio quello che l’Ue dovrà aspettarsi dall’Italia:
che gli italiani comincino a prendere coscienza del fatto che l’Italia non è una Repubblica fondata sul taglio dei salari o delle pensioni, la cui sovranità appartiene alla BCE o al FMI ma una Repubblica fondata sul lavoro la cui sovranità appartiene al popolo, e che essa riaffermi solennemente la sua determinazione inflessibile a rispettare la sua propria Costituzione, la Costituzione della Repubblica Italiana, che è una Costituzione di una Repubblica sovrana!!!

In questo giorno di Pasqua in cui Cristo risorge non saremmo scontenti di apprendere che Egli benedice anche il risorgere di una Nazione, l'Italia.
Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso (dal Salmo 118(117)).

E se queste riflessioni e queste speranze troveranno grazia  agli occhi del Signore, rallegriamoci ed esultiamo!


Buona Pasqua di Resurrezione a tutti!!!


giovedì 22 marzo 2018

Troika, in Italia non sei la benvenuta!!!


Ecco la riforma delle pensioni che il FMI suggerisce al futuro governo.
* via 13ma e 14ma;
* ricalcolo col contributivo delle attuali pensioni;
*abbassare contribuzione a carico dei datori di lavoro.
Quello del FMI sembra a tutti gli effetti un cd. “consiglio senza coda”, cioè un consiglio dato a beneficio del consigliere e non a beneficio del consigliato.
Vorremmo far notare al FMI che questo tipo di richieste se accolte deprimerebbero la domanda interna (quella che Monti si è tanto vantato di avere già distrutto nel nostro Paese) e ciò porterebbe come conseguenza a deprimere l’offerta e quindi la produzione. Ciò produrrebbe licenziamenti e quindi disoccupazione e uno stato generale di crisi, se non di vera e propria recessione. Le conseguenze della crisi, non ancora superata, cui devono sommarsi le conseguenze dell’austerità, vedrebbero così sommarvisi la riduzione del potere d’acquisto di una categoria importante di cittadini e tenderebbero ad un aggravarsi complessivo della situazione. Ma il FMI non le conosce le basi dell’economia? Perché delle due l’una: o il FMI è incopetente oppure, se è competente nel suo operato e nei suoi suggerimenti c’è del dolo. Il consiglio così fraterno (scusate l’ironia) che il FMI a propinato al futuro nuovo Governo, produrrebbe se applicato soltanto disagi sociali i quali, vorremo fare notare ancora, innescherebbero un circolo vizioso di cui non si intuisce la fine. Da un simile risultato uno Stato potrebbe essere messo in ginocchio (forse dovremmo dire MESso in ginocchio) e ciò potrebbe portare anche alla scelta estrema del prestito da richiedere al MES (o ESM), che il MES spera sempre venga richiesto, col quale gli organismi democraticamente eletti di uno Stato verrebbero esautorati e sostituiti dal MES stesso.
Vorremmo fare ancora notare al FMI che il MES è la Troika stessa e che la Troika è costituita da Commissione europea, BCE e (guarda guarda!) anche dal FMI!
In altri termini, ripetiamo, i consigli del FMI ci sembrano “consigli senza coda”, cioè consigli dati a beneficio di se stessi (del consigliere) e non del consigliato come si evince dal fatto che, se fossero applicati, porterebbero il FMI stesso (come componente della Troika) a governare uno Stato al posto degli organismi democraticamente eletti (e perciò legittimati a farlo, a differenza del FMI), cioè ad esautorare gli organismi legittimamente preposti per governarlo  in barba alla volontà popolare e alla Costituzione della Repubblica.
Il FMI suggerisce quindi quelle strategie in definitiva per rafforzare se stesso, per il bene di se stesso (non certo per il nostro), per divenire il sostituto del Governo dello Stato cui elargisce i propri suggerimenti.
Quindi…NO, grazie!


giovedì 1 marzo 2018

Considerazioni elettorali 3

Voteremo quindi con la Vlad Tepes (leggi Vlad Zepesc), più nota come Rosatellum, la legge elettorale voluta per vampirizzare i piccoli partiti. Il PD chiede al proprio elettorato di avallare una simile scelta chiedendo voti.
Ora dove sta il fascismo visto e considerato che di recente se ne parla molto? Dove lo si deve cercare? Sappiate che se avallerete coi fatti una legge che vi impedisce di scegliere con le preferenze il vostro candidato premiando chi l’ha voluta, se avallerete una legge che deprime i vostri diritti le forze che un tempo furono alla scaturigine del fascismo e del nazismo e ne costituirono la struttura intima fondamentale, sono già pronte a recepire questa informazione e a trarne le conseguenze, cioè a togliervi quei diritti e altri ancora. Non aspettano altro che di sentirvelo dire. Ecco perché non è opportuno avallare un operato di un partito che ha voluto una legge elettorale per l’ennesima volta in odore di incostituzionalità. Se vogliamo evitare che in futuro si ripeta una situazione del genere dobbiamo imporci di non premiare chi l’ha voluta.
Per i delusi del PD si aprono a sinistra scenari interessanti che potrebbero interessare l’elettorato. Da Liberi e Uguali a Potere al Popolo, a Ingroia, a Rizzo.
Per quanto riguarda il centrodestra è dato per favorito. Ma non è chiaro se si arriverà alla maggioranza assoluta. In questo caso purtroppo realisticamente dobbiamo pensare all’ipotesi "ribaltone" o "inciucio". Al quale starebbero lavorando, si dice (al di là delle dichiarazioni obbligate) Forza Italia, il PD, + Europa, Insieme ecc.
Vorrei esprimere la mia opinione in proposito. Questo dell’inciucio è lo scenario meno auspicabile per il cambiamento nel Paese. Semplicemente tutto rimarrebbe così com’è. Occorre quindi essere previdenti e togliere alla radice il rischio di un simile ribaltone. C’è un solo modo per evitare che ciò possa attuarsi, ed è che la Lega sia davanti a Forza Italia nella coalizione di centro destra. Con il Movimento 5 stelle prima forza politica del Paese e la Lega davanti nel centro-destra ciò sarebbe matematicamente impossibile. Così auspico che appunto la Lega possa trovarsi davanti a Forza Italia che è un partito estremamente adiacente, quest'ultimo, a tutto ciò che le istituzioni europee impongono con i propri diktat. Non posso dimenticare tanto facilmente che i parlamentari europei di Forza Italia hanno votato per impedire alla Corte di Giustizia Europea di appurare se il trattato CETA non leda per caso i principii costitutivi dell’Ue. Perché impedirglielo?  In poche parole se Forza Italia si troverà davanti alla Lega sarà CETA! Un altro punto estremamente negativo per l'Italia, proposto da Forza Italia è la riproposizione delle privatizzazioni per tamponare il debito pubblico. Ripeto qui, che non sono le privatizzazioni ad essere funzionali all'abbattimento del debito pubblico, ma che è il debito pubblico che è funzionale alle privatizzazioni, ragion per cui chi propone una simile soluzione (si fa per dire) non sarà mai interessato ad abbassare il debito, altrimenti che scusa adottare per privatizzare? Vorrei ricordare che questa tesi è stata alla scaturigine della deindustrializzazione del nostro Paese.
Invece credo che sia arrivato il momento di farsi sentire, di ritrovare un po’ di orgoglio nazionale per essere capaci di rigettare politiche, trattati di libero scambio sfavorevoli, trattati che non solo non ci favoriscono ma che addirittura ci danneggiano. Pensiamoci bene quindi prima di votare FI.
Se Forza Italia sarà davanti si parlerà di Esercito comune di Superministri e Superministeri e via discorrendo con tutto ciò che questo comporterà, come per esempio la fagocitosi delle industrie militari italiane da parte della Francia. Questo in un momento in cui si devono necessariamente ridiscutere i Trattati europei che sono cresciuti senza considerare l’armonizzazione con la Costituzione Italiana, per cui ecco che si cerca di cambiare la Costituzione per assoggettarla all’Ue piuttosto che fare il contrario¸ per cui serve una dichiarazione di supremazia della Costituzione italiana sui Trattati europei.
E’ arrivato il momento di proporre i NO che fanno crescere.
Ma se FI sarà davanti ciò non sarà possibile. Per cui elettore, se sei indeciso ma vorresti votare il centro-destra ricordati di preferire la Lega o Fratelli d’Italia a Forza Italia.


martedì 27 febbraio 2018

Considerazioni elettorali 2

Queste elezioni sono caratterizzate da una legge elettorale IMMORALE (così la definisce Ainis, per esempio) e in odore di incostituzionalità.
Questa legge elettorale è stata voluta dal PD. Tutti sanno che il Rosatellum (da Rosato, PD) è una legge elettorale senza preferenze che non ti consente di scegliere il tuo candidato. Tutto questo nonostante la sentenza n.1 del 2014 della Consulta che annoverava tra le ragioni di incostituzionalità del Porcellum,  tra le altre cose, l'assenza di preferenze. Ma in quest'ultima legge elettorale, addirittura se le liste non raggiungono il 3 % i voti presi dalla lista vanno al partito di maggioranza della coalizione.
Lo vedo e ne discuto tutti i giorni perché si dà il caso che mia madre sia candidata deputata nelle fila di Lista Insieme (PSI, Verdi, Sant’Agata) nella coalizione di centro-sinistra. Io non la voterò naturalmente. Ora, se la sua lista non raggiunge il 3 %  e si ferma, mettiamo, al 2,9 %, questo 2,9 % va a infoltire il PD e tu rischi di votare uno ed eleggere un altro. Rischi cioè di votare una lista perché magari ti piace una persona di quella lista, ma il tuo voto va ad eleggere un’altra persona di un altro partito, uno che nemmeno conosci e che magari (se lo conoscessi) non vorresti mai votare in vita tua e anzi, magari vorresti proprio che non potesse mettere mai piede in Parlamento. Ecco, a chi ti fa una simile porcata, a chi ti toglie il diritto di scegliere il tuo candidato è arrivato il momento di dire BASTA! Se voti un partito che ti toglie questo diritto sancito dalla Costituzione gli stai dicendo che sta facendo bene, stai avallando il suo operato e stai gridando al mondo che è giusto per te che ti vengano tolti diritti fondamentali. E non, solo stai anche gridando al mondo che per te è giusto che un partito tolga quel diritto anche ai tuoi concittadini. Quindi, se sei autolesionista e vuoi avallare un simile operato, per me sbagli (e vorrei dissuaderti), perché ti fai del male ma chi può impedirtelo? Però pensa anche che nello stesso tempo stai facendo del male a tutti i tuoi concittadini la cui Costituzione assegna la facoltà di scegliere il proprio candidato. Il nostro senso civico deve farci dire NO ad una simile proposta di legge elettorale, e c'è solo un modo di farlo ed è quello di imporsi per dovere civico di non votare chi l'ha proposta. Il Segretario del PD dice a parole di rispettare gli elettori ma nei fatti concreti dimostra di non permettergli di scegliere, attraverso le preferenze il proprio candidato. Se questo è rispetto!
Per cui dobbiamo acquisire la consapevolezza che possiamo fare molto per cambiare questo modo di fare lesivo della dignità di ogni cittadino. Possiamo per esempio dimostrare il nostro dissenso nei confronti di chi ha voluto e proposto questa indegna legge elettorale, ribadisco, rifiutandoci per responsabilità democratica istituzionale, per amore del diritto, della Costituzione, per dimostrare di non voler essere presi in giro, rifiutandoci dicevamo di votare chi ha voluto questo obbrobrio di legge elettorale. 
Anche per questo quindi, non votare PD!
Il mio grazie, se non lo farai!!!