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sabato 29 aprile 2023

Stiamo attraversando un' Epoca Brutta

Sul finire dell’Ottocento l'alta borghesia celebrava i risultati raggiunti dopo pochi decenni di egemonia in molteplici modi, tra i quali i più appariscenti erano rappresentati dalle esposizioni universali, in cui si mostravano le ultime meraviglie della tecnica, e che erano spesso fiancheggiate da conferenze di esploratori, missionari e ufficiali che facevano un resoconto delle proprie esperienze raccontando le grandezze e le miserie di mondi esotici, lontani. In questo modo anche la piccola borghesia, notava un discreto contrasto tra la propria società e quella del resto del mondo, estremamente evidente nei sui elementi più esteriori, per cui l'occidentale si inorgogliva, sentiva di appartenere ad una cultura migliore, progredita, di essere insomma fortunato, di vivere nella porzione giusta del globo. Per quanto spesso in questi raffronti affiorasse anche un po’ di superficialità, tutto sommato non possiamo dare torto a chi provava simili impressioni, a chi aveva simili pensieri. Questo mondo occidentale, con le sue magnificenze, con le sue innovazioni scientifiche e tecnologiche anche al servizio dell’arte, pensiamo per esempio alla fotografia, alla cinematografia, trasmetteva una sensazione decisamente positiva, rassicurante e conferiva la quasi certezza che nulla avrebbe mai potuto scalfire quello stato di cose. Si è trattato ovviamente di una certezza illusoria per certi versi, come lo scoppio della prima guerra mondiale dimostrò, tuttavia prima che vi si giungesse, prima che la Grande guerra sconvolgesse l'Europa, anche le guerre erano percepite come molto lontane. Se con la guerra in casa alcune certezze si frantumarono tuttavia siamo certi che ciò dipese propriamente dalla stessa borghesia? Naturalmente in Francia i dissapori e il malcontento che la guerra francoprussiana aveva lasciato aleggiavano anche nella borghesia e la prima guerra mondiale venne vissuta come rivalsa sulla Germania, quindi un ruolo in qualche modo essa ce l'ebbe, però si trattò principalmente di un esserne trascinata, altri fattori persuadenti, altre dinamiche complesse calavano dall'alto, altre eminenze grigie tessevano invisibili e manipolavano a cascata giungendo a sobillare anche il ceto medio. In ogni caso ciò che la borghesia alta e bassa riuscì a fare precedentemente allo scoppio della prima guerra mondiale, in quel singolare e bel periodo chiamato non a caso Belle Époque, dimostra comunque quale può essere il ruolo attivo, in una società relativamente avanzata, di una classe che potremmo definire media, di una classe cioè di raccordo, che si colloca tra i ceti sociali meno abbienti e quelli alti, questi ultimi di estrema e spesso smisurata agiatezza.


Oggi purtroppo il ruolo della classe media è invece messo fortemente in discussione e non è certo ignota a chi ha un po’ di acume come sia presente un’aspra guerra condotta nei confronti della classe media, veicolata da sistemi politici verticalizzati e da settori economici e finanziari molto esclusivi, e forse propriamente escludenti. Se nella Belle Èpoque la classe media ha rappresentato il centro propulsore della società, un fattore energizzante, creativo e stimolante, propositivo e spesso geniale non per nulla di un Epoca Bella, oggi che essa è messa in discussione anche attraverso una lotta al risparmio della stessa che si nutre di molteplici scuse, oggi che è marginalizzata e bistrattata in vari modi, non potendo suo malgrado svolgere quel ruolo che ebbe a cavallo tra Ottocento e Novecento, non irrora di bellezza questo periodo storico, sembra avervi rinunciato o esserne impossibilitata, tant’è che siamo immersi in una estetica del brutto dilagante, imperante, caratterizzata da un sentimento estetico predominante, come ho avuto modo di scrivere anche in precedenza, che è ben descritto ben rappresentato da quell’Auget deturpationem subiecti coniato da Guglielmo d’Alvernia, vescovo di Parigi, addirittura nel medioevo, anticipando con questo concetto per l'appunto l’estetica del brutto, un tipo di estetica che oggi si riversa copioso, abbondante, in ogni dove. Questo è un ulteriore segnacolo dall’approssimarsi a un nuovo medioevo, certo, un medioevo strano, un tecno feudalesimo, una media tempestas in salsa tecnologica, il che non è un caso se è vero che la manipolazione del clima, anche delle tempeste, sia giunto oggi a livelli impensabili.
Oggi le guerre sono addirittura vicine e ciò che non ha potuto l’influenza negativa esterna ha potuto quella interna, l'autolesionismo, l’autodistruzione che prende le mosse dalla rinuncia consapevole o no alle stesse grandi conquiste occidentali come la Democrazia per esempio, che sta vivendo momenti di autentica crisi, che è crisi di rappresentanza di un popolo che rinuncia ad esercitare il diritto al voto poiché disilluso, deluso dal fatto che esso non sortisca il risultato sperato, crisi probabilmente indotta da forze esterne, che manovrano quelle interne, da pochi centri persuasori, con conseguenze estremamente deleterie per il tessuto sociale che vede aumentare il divario tra le varie classi, dove non c'è più scalettatura, bensì bruschi passaggi. In questo clima lo Stato di diritto si trova ad essere nel migliore dei casi di concezione debole, molto debole, nel peggiore del tutto assente in pratica, per quanto non nominalmente, il che è peggio poiché dissimula il vero, illude che sia presente qualcosa che purtroppo non c'è invece. Oggi non c’è spensieratezza, né sentimenti positivi spontanei, si creano problemi dal nulla particolarmente se funzionali a frantumare la scala sociale, a danneggiare il ceto medio, ci si preoccupa, proprio nel senso etimologico della parole, ci si occupa cioè prima del dovuto, dei problemi che si ipotizza verranno in futuro, oppure si indicano problemi, certo da comprendere e approfondire, per giustificare la plausibilità dei quali si varano teorie alle quali non si rinuncia nemmeno quando sono smentite o criticate da premi NOBEL o da scienziati di tutto rispetto i quali, per quanto preparati, non trovano i giusti strumenti di espressione e di visibilità essendo l’informazione ufficiale sostanzialmente adagiata sul compiacimento delle teorie dominanti e del potere consolidato e quasi sempre governativo, anziché fare, come sarebbe suo compito, il controllore, si dice il cane da guardia del potere stesso. È un compito a cui l'informazione ufficiale ha rinunciato. È epoca dall’evidente antilluminismo che la permea da cima a fondo. No, non è epoca dei lumi appunto, anzi, è epoca dell’ombra, dove alla diffusione delle tenebre dell’ignoranza è assegnato il compito di offuscare la luce dell’intelletto, così da permettere lo sviluppo di un nuovo dogmatismo, non di tipo religioso però, bensì di tipo pseudo scientifico. Per questo è difficile poter contare su di un autentico sviluppo scientifico a beneficio dei cittadini e della stessa classe media, né su di una vera divulgazione scientifica, che ne illumini le caratteristiche, cosa che sarebbe una panacea per risolvere i mali che ci affliggono. A tutto questo porta la marginalizzazione della classe media accompagnata da un divario culturale sempre crescente tra i  centri di diffusione della tecnologia e gli utenti della stessa.  
È esistita un tempo la Belle Èpoque, oggi stiamo vivendo invece l’Epoca Brutta e le ragioni del perché ciò stia avvenendo per qualcuno sono evidenti e quando non sono tali, cioè evidenti, non per questo a livello inconscio una persona sensibile non li percepisce come disarmoniche sensazioni, istintive repulsioni.

In questo Occidente confuso dove si rinuncia alla Democrazia, dove attraverso le tenebre dell’ignoranza si cerca di dissipare la luce dell’intelletto, questa dissipazione è ovviamente estremamente funzionale a diffondere false nozioni e falsi miti di progresso, falsi concetti, utili a condizionare il pensiero, veicolati dai mezzi di informazione di massa. Ce n’è molto poco di pensiero in tutto questo, il pensiero critico, il pensiero divergente, sono sostanzialmente banditi e solo nominalmente accettati perché bisogna pur salvare le apparense. Se all'informazione è affidato il compito di influenzare intere masse circa determinate posizioni da prendere riguardo a certi fenomeni e certe vicende, come nella vicenda del nuovo coronavirus per fare un esempio, la nozione di verità è sostanzialmente bandita, non trova appigli. Eppure è la verità che ci fa liberi, non la menzogna, la luce dell’intelletto è perciò importante anche e soprattutto forse per un fedele.

Nel Barocco la luce della fede illuminava le tenebre del peccato, nel Settecento la luce della ragione illuminava le tenebre dell’ignoranza, nell’Ottocento il sentimento sia esso flamboyant o larmoyant rischiarava comunque la vita umanizzandola e dopo, il positivismo scientifico, quello sano, guidato dalla classe media che aveva raggiunto ottimi livelli culturali, un discreto progresso ed agiatezza, giungeva appunto alla Belle Époque di cui abbiamo accennato. Oggi vige una grande confusione, l’informazione non illumina, né fede, né ragione, il desiderio personale è misura dei diritti, il potere si verticalizza e piomba dall’alto come un macigno, il popolo non ha interlocutori, la politica è lontana, i parlamentari diminuiscono, la scienza propone falsi miti di progresso, soluzioni da fantascienza, farraginose, complicate, che la gente non può comprendere, l’estetica è dominata dall’imperio del brutto. Chi dai pulpiti parla di Democrazia sembra pensare ad altro, sembra usare questa espressione come si usa una maschera e si smentisce coi fatti, aumentando non a caso la stessa sensazione di Auget deturpationem subiecti, la tecnologia contribuisce ad accentrare il potere nelle mani di pochi 'feudatari' aumentando solo apparentemente i livelli di libertà proprio mentre un comando centrale ti dice se puoi o non puoi entrare in un locale, uscire di casa, addirittura se puoi o non puoi lavorare; i reati informatici si diffondono, carpiscono informazioni, credenziali, parole d'accesso, e rendono incerta la salvaguardia dei dati personali, petrolio dell’oggi e del domani e fonte di potenziali manipolazioni comportamentali di massa e individuali.
Insomma per invertire la rotta e tornare ad una auspicabile Belle Époque sono necessarie varie cose tra cui illuminare la scienza con una informazione realmente accurata, diffondendo i veri princìpi scientifici, medici ed epistemologici, rinunciando ai dati manipolati, rifacendosi ai veri testi scientifici particolarmente se indipendenti, rinunciando a censurarli, a bandirli dal circuito dell'informazione; cercare di diffondere la bellezza, piegare la tecnologia alla Democrazia e al rispetto dei diritti fondamentali dell'essere umano, compreso il diritto alla riservatezza, oggi messo gravemente in discussione. Però per ottenere questo c'è bisogno di un passaggio fondamentale senza il quale niente di ciò sarebbe possibile, ed è quello di cessare la lotta alla classe media che, come abbiamo visto, può essere il motore di impulsi vivificanti e creativi, il centro nevralgico di irrorazione di feconde proposte, il punto di passaggio di qualsiasi ascesa o discesa sociale, un elemento essenziale del mondo occidentale, mondo oggi purtroppo pesantemente in crisi.