Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







domenica 29 gennaio 2023

Costituzione e sviluppo armonico

Cos’è la Costituzione? E cos’è lo sviluppo armonico?
La Costituzione è la legge fondamentale di uno Stato, come per esempio la Costituzione della Repubblica Italiana che è la fonte primaria del diritto dello Stato italiano.
Definire lo sviluppo armonico è certo questione maggiormente complessa, anche perché questa nozione è meno nota rispetto alla prima, cui si è abituati sin dall'infanzia, già dalla scuola e che trova una sua possibilità di espressione nell’Educazione civica sia in senso tradizionale, sia nel modo in cui è offerta oggi agli studenti, per quanto la nuova somministrazione di questa disciplina non sia priva di elementi critici che necessiterebbero di un approfondimento, come sarebbe pronta, ritengo, a sostenere la giurista Elisabetta Frezza che su questo argomento ha molto dibattuto. Ci guardiamo bene dal ritenere di poter essere esaustivi al riguardo, cioè nel poter esprimere in poche parole, e così definire la nozione di sviluppo armonico, appunto..
Per darne un'idea approssimativa, possiamo però definire lo sviluppo armonico in generale come uno sviluppo di sé che avvenga in modo conforme alle leggi universali del mondo, intese anche come leggi naturali fisiologiche e fisiche se si vuole, un tipo di sviluppo che per essere definito armonico avvenga, per così dire, senza traumi i quali sono suscettibili purtroppo di determinare rallentamenti o sviluppi unilaterali di certe facoltà a discapito di altre, disarmonie appunto, così che in esso alcune funzioni si trovano arretrate rispetto ad altre, perciò non in grado di partecipare al generale progresso della propria presenza integrale, né di coadiuvarlo, non alla stessa stregua della altre insomma, come se si trovassero ad essere scollegate. Mentre uno sviluppo armonico dovrebbe essere in grado invece di determinare la partecipazione di ogni sfera della persona umana, sia essa istintiva, motoria, emozionale o razionale. Oppure potremmo affermare che in uno sviluppo armonico l'essere e il sapere avanzano di pari passo senza prevalere eccessivamente l'uno sull'altro, per quanto in questo caso, un leggero prevalere, un lieve sopravanzare di uno di questi sull'altro possa essere in un certo modo quasi auspicabile, perché si troverebbe a svolgere la funzione, per così dire, di traino.


E che relazione può sussistere tra l’una e l’altro?


Tra la nostra Costituzione e lo sviluppo armonico in senso lato, inteso cioè sia come sviluppo del singolo, sia come sviluppo collettivo, per somma di singoli si potrebbe dire, sussiste una notevole relazione. Non solo perché in una concezione forte di Stato di diritto, cioè inteso come condizione nella quale domina la legge, una legge che tenda alla giustizia sociale naturalmente, al diritto naturale stesso, che rimuova le diseguaglianze e crei le condizioni perché tutti possano vivere in pace e con mezzi che consentano la sussistenza e permettano la libera e consapevole scelta delle proprie azione e delle proprie direzioni, dovrebbe creare quelle condizioni tali da favorire questo tipo di sviluppo armonico. Anche perché ci sono degli articoli della Costituzione che sembrano esplicitamente impostarsi a questo tipo di nozione. Per esempio l'articolo 3 della stessa.

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
 

Ecco, quando si parla di rimozione degli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana, si intende sottolineare il fatto che essi rappresentano una limitazione, e anche se si precisa il carattere principalmente economico di questi ostacoli, si parla anche del carattere sociale e questo è suscettibile rispetto al primo di essere interpretato in vario modo, apre e autorizza cioè a diverse declinazioni. Un trauma di ordine psicologico o fisico, subìto in un determinato contesto sociale rientra a pieno diritto nel novero di questa vaga e generica fattispecie.

Oggi la nostra società sembra purtroppo orientata all'apposizione di ostacoli piuttosto che alla rimozione di essi. E tuttavia, giacché l'apposizione di ostacoli, per evidenti motivi, è incostituzionale, nessuno  di quelli che si adoperano per farlo si sente di operare in modo esplicito o troppo evidente. E si può arrivare purtroppo ad apporre un ostacolo, di fatto, esattamente nel momento in cui si dice di volerlo rimuovere. Si crea così la condizione di manifestazione di una profonda disarmonia che si associa alla contraddizione, la quale è suscettibile di trasmettersi attraverso il sentimento estetico e che potrebbe essere catalogata con certe categorie medievali di cui si è occupata la ricerca filosofica coeva, per cui si può ricorrere a certe espressioni molto efficaci per descrivere questo sentimento estetico, di una sorta di estetica del brutto, tratte da quel repertorio e dal quel mondo medievale.

Quella che ci sembra appropriata allo scopo di descrivere la disarmonia di cui abbiamo accennato è stata coniata da Guglielmo di Alvernia, vescovo di Parigi nel basso medioevo, e può esprimersi con l'espressione latina 'Auget deturpationem subiecti'.

Questo è solo uno dei segni di un mondo Occidentale in decadenza, e se questo mondo è in piena decadenza, si deve anche al fatto che rinuncia consapevolmente o no alle proprie conquiste, alla Democrazia, alle Costituzioni nazionali per esempio, ad una concezione forte di Stato di diritto, allo sviluppo armonico, all'armonia in generale, spesso alla stessa bellezza, rinuncia poi alla tanto millantata sussidiarietà, alla prossimità, in nome di un distanzialismo, per cui sembra migliore l'amare ciò che è lontano rispetto a ciò che è prossimo, vicino, e spesso in nome di un centralismo vago ed indeterminato dove la nozione di rappresentatività è del tutto rimossa e che può tradursi in veri e propri accentramenti di potere, in verticalizzazioni estreme che scavalcando i sistemi di rappresentanza democratica tradizionali, si sostituiscono ad organismi tradizionalmente preposti al legittimo esercizio del potere deocratico. Chiaramente si tratta di una situazione molto difficile che può essere risolta solo se si fa strada il pieno convincimento che le Costituzioni nazionali sonno valide e contengono una saggezza di cui i redattori delle stesse ci avrebbero fatto depositari, salvo che noi li bistrattiamo superficialmente, li trattiamo con sufficienza, spesso li offendiamo, quando semplicemente non li ignoriamo.

Nel ravvisare la presenza di una cultura che appone ostacoli anziché rimuoverli, affermiamo che essa è incostituzionale, ci diciamo estremamente preoccupati, ed è naturale che sia così per chi è stato cresciuto nella convinzione che ciò che veniva insegnato a scuola, come l'importanza della stessa Costituzione, scopre poi una volta uscito da lì, che il mondo fuori segue altre indicazioni, altre leggi. Se vogliamo vivere in un modo giusto, non possiamo gettare alle ortiche le principali conquiste che faticosamente si sono affermate nel corso del tempo.

Pertanto auspichiamo la rimozione di quegli ostacoli che impediscono di fatto il pieno sviluppo della persona umana, sviluppo che, se avviene conformemente e nel rispetto di certe leggi universali e di certi princìpi, come quello di seguire la direzione verso la quale si è naturalmente condotti dall’indole della propria natura, va a coincidere espressamente con lo sviluppo armonico stesso, principio, quello di seguire la propria natura, la cui appropriatezza d’impiego è sottolineata dall’articolo 4 della Costituzione, dove questo insiste sulla libera scelta di una attività materiale o spirituale che contribuisca al bene sociale, conduca al progresso della società nella quale si alberga. E questo non può non costituire un fatto positivo per la collettività, oltre che per il singolo che riesca a sviluppare la propria persona umana.