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sabato 26 febbraio 2022

Se il mondo reale si affaccia

Quando il mondo reale si affaccia prepotentemente sulla scena, può produrre vari effetti, tra cui risvegliare improvvisamente la coscienza, modificare le proprie percezioni, anche sminuire o contrarre un eventuale mondo fittizio, se c’è, rischiando di fargli subire una profonda contrazione, quasi un ridimensionamento imperioso. Che dire del mondo fittizio appena menzionato? Che se c'è, è vero che è fittizio, pertanto la nozione di verità è presente e in un certo senso  è reale anche quello, però è costruito da premesse dubbie se non sbagliate. Senza stare a sottilizzare troppo o a filosofeggiare, per quanto l'argomento si presterebbe, per 'mondo reale' si vuole intendere qui semplicemente un mondo che è costituito da azioni concrete e tangibili, anche nel caso in cui queste azioni avvengano lontane da te, pur avendo la caratteristica di metterti di fronte a un fatto compiuto delle cui conseguenza il tuo intuito comprende subito la portata, cose che generano un forte scossone o forse, potremmo dire, una autentica doccia fredda, come una concreta azione di guerra. Per mondo fittizio potremmo intendere un mondo in cui il modus vivendi, pur reale e tangibile anche questo, è però determinato da premesse che non sono convincenti, che non sono di immediata comprensione, che forse sono un po' immaginarie, un mondo un po' artificioso, che si regge in piedi sulla base di postulati di difficile dimostrazione e che possono in taluni casi apparire sempre più labili col  passare dei giorni. Pensiamo al fatto per esempio di come sussista oggi, in Italia, un modo di vivere che è tutto impostato sulla lotta ad un virus i cui numeri, a distanza di tempo, sono sostanzialmente assimilabili a quelli di una ordinaria influenza, tale che sembra assurdo andare a ledere diritti fondamentali del cittadino per cercare di impedirne con ogni mezzo il propagarsi dal momento che sarebbe come cercare di impedire il propagarsi di una ordinaria influenza. Nessuno ha mai cercato di impedire il propagarsi di una ordinaria influenza, forse di limitarne l'ampiezza del contagio, questo sì e può apparire comprensibile, però di portarlo a zero mai, e perché? Perché se cerchi di avere zero contagi per un virus influenzale, rischi di distruggere una società, un mondo economico, impianti legislativi, un modus vivendi, tradizioni, consuetudini e stili  di vita, senza peraltro avere la benché minima certezza di riuscire nell'intento anzi, avendo probabilmente contezza del fatto che sono maggiori le probabilità di fallire piuttosto che quelle di riuscire. In pratica il rapporto intercorrente tra costi e benefici non deporrebbe a favore dei benefici, ragion per cui, sarebbe estremamente più ragionevole abbandonare l'idea del contagio zero.

Da un lato una azione reale che ti scuote da cima a fondo e di cui appunto intuisci immediatamente l'ampiezza e le conseguenze. Dall'altro un mondo che è fatto di paure, sostanzialmente indotte e fabbricate da una propaganda e da influenzatori le cui argomentazioni pochi purtroppo sono in grado di controbattere, anche perché avvengono in sedi, quelle televisive, che sono dominate ed impostate dal conduttore che può decidere di non costruire un autentico contraddittorio. Sulla base delle affermazioni non contrastate degli esperti si impostano poi leggi, regole, norme di varia collocazione, per quanto riguarda le fonti del diritto, cioè che si collocano a varie altezze nella gerarchia delle fonti, creando spesso cortocircuiti derivanti dal fatto che possono sussistere fonti di rango maggiore in contrasto con esse.

Potrà forse sembrare irriverente accostare quello che abbiamo definito mondo reale con quello che abbiamo definito mondo fittizio, però questo accostamento avviene quasi spontaneamente e viene fatto dalle persone. Infatti nelle varie piattaforme sociali di cui oggi disponiamo, gli utenti accostano eccome, la questione della guerra con quella del coronavirus, fino ad arrivare a dire che questi primi giorni di guerra hanno spazzato via la pandemia. Sono commenti che ho letto. Pur essendo un po' iperbolici, diciamo pure esagerati, tendono ad affermare proprio questo, che di fronte ad una emergenza di tipo bellico, quella pandemica scricchiola, soprattutto oggi che molto tempo è passato dall'inizio della pandemia, anche perché il virus RNA, cioè di quelli estremamente mutevoli, sta dando luogo all'emergere di varianti come la Omicron, che qualcuno addirittura assimila ad un vaccino naturale, per gli effetti che non sono temibili come quelli prodotti dal ceppo iniziale, tanto che infettarvisi, non procura nella maggioranza dei casi situazioni gravi, conferendo invece una immunizzazione naturale, cioè di un tipo che è addirittura considerata migliore rispetto a quella prodotta da un qualsiasi farmaco, come vari studi tendono a dimostrare, non ultimo quello condotto recentemente da Ioannidis, tra i massimi esperti del settore. Purtroppo però non è facile avere nei nostri studi televisivi italiani personaggi come lui a confronto con i nostri esperti. Né è stata per ora accolta la sfida di Stefano Scoglio, che volentieri si confronterebbe con i virologi che monopolizzano il dibattito in televisione, sempre che si possa parlare di dibattito. Neanche figure estremamente esperte di vaccini e di "vaccini" come quella di Loretta Bolgan vengono mai interpellate nelle trasmissioni in prima serata delle emittenti dominanti e questo è un fatto davvero curioso per non dire incomprensibile.

Da un lato abbiamo oggi la paura della guerra, dall'altro la paura del virus e della malattia. Possiamo forse affermare, anche al netto delle iperboliche affermazioni menzionate, che la prima si è imposta in questi giorni, facendo dimenticare quella pandemica. E se ciò è avvenuto, probabilmente un senso questo, lo deve pur avere.

Del resto se osserviamo le varie manifestazioni per la pace in corso in questo momento, si nota che distanziamento e mascherine sono solo un lontano ricordo, mentre l'assembramento è divenuto la regola imperante.