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martedì 31 dicembre 2019

Si chiude un anno difficile


Si sta chiudendo un anno difficile per l’Italia e per l’Europa.
È difficile non soffrire per la situazione politica instabile.
In questo momento difficile il mio pensiero va alla fonte delle fonti del diritto, la Costituzione, certo che sarebbe unanime il plauso dell’Assemblea costituente nel sapere che, nel momento difficile, si ricorre a illuminare la situazione rivolgendosi ad essa.
Gli italiani hanno nelle proprie mani uno dei fari con i quali illuminare il mondo, la Costituzione della Repubblica Italiana, eppure sembrano ignorarlo, non rendersene conto. Ed è difficile pensare che ci si possa rendere conto che essa è un faro, quando la stessa Costituzione viene implicitamente e sostanzialmente messa sul banco degli imputati. A qualcuno, di recente, è parso indicarci la via dei mali degli italiani individuandola nel numero dei parlamentari, come se diminuendolo si potessero finalmente risolvere problemi economici e di altro genere. Ci si è dovuti adoperare per illustrare ai cittadini italiani che il risparmio è sostanzialmente ininfluente e che questa riduzione avrebbe ripercussioni significative invece sui livelli di rappresentanza e Democrazia. Un sufficiente numero di senatori ha posto la firma per richiedere un referendum confermativo, il che chiama in causa il popolo che su una questione così rilevante non poteva non essere interpellato. E comunque bisognerebbe anche appurare se i tempi dei tre mesi di distanza tra una deliberazione e l’altra siano stati rispettati nel processo legislativo di questa riforma costituzionale.
Ma tentare di riformare la Costituzione, dopo che nella legislatura precedente si era già cercato di riformare la stessa, con l’esito che sappiamo, non significa forse mettere la Costituzione costantemente sul banco degli imputati?
Ora, se metti sul banco degli imputati, il faro col quale illuminare il mondo, non dimostri di non aver compreso pienamente che valenza esso possa avere?
Non è logico pensare che evidentemente non è stata compresa?
C’è molto lavoro da fare in questo senso, nelle scuole, nella società, ovunque.
Questo è un momento difficile.
Nei momenti difficili Calamandrei suggeriva di trovare nella Costituzione le risposte, non l’imputato.


domenica 15 dicembre 2019

Delle "sardine"

Guardo col dovuto rispetto al sorgere di movimenti pacifici che si dimostrano disponibili a partecipare alla vita politica. C’è un movimento in particolare che matura in fretta: quello delle “sardine”. Matura così in fretta che quello che avrei potuto commentare ieri, oggi sembra già risentire del tempo che passa e rischia di essere già desueto. E’ un movimento molto criticato e tacciato di immaturità, ma suscita anche ampie simpatie. Quello che mi sento di dire è che fino ad oggi nessuna delle idee espresse dal movimento, giovane e magari anche per questo un po’ acerbo, mi è sembrata ostativa ad una possibile maturazione che veda incamerare idee anche maggiormente strutturate e profonde. Se per esempio accoglieranno gli spunti di riflessione del Presidente emerito dell’ANPI Carlo Smuraglia, che ha desiderato scrivergli una lettera dopo che ha saputo che in una delle manifestazioni cui avevano dato luogo avevano letto passi della Costituzione, espresse senza invadenza e con rispetto, già questo li spingerebbe verso l’acquisizione, a mio giudizio, di punti di riferimento dal sicuro peso specifico e di altissimo profilo poiché riferentesi nientemeno che alla Costituzione, appunto.
Smuraglia nella sua lettera ci tiene a sottolineare: “Sostengo da tempo, come disse molto tempo fa Piero Calamandrei, che nei momenti difficili del Paese, il punto di riferimento deve essere la Costituzione. È questa che deve illuminarci, nei periodi più ardui e complessi, come punto di riferimento di ogni azione, perché la Costituzione è di tutti.”
Cito anche questo passo: “La sola attuazione di questi aspetti fondamentali della Costituzione rappresenterebbe un cambiamento sostanziale del sistema politico e sociale, un miglioramento della convivenza civile, uno sviluppo della rilevanza della persona e della sua dignità: insomma, una vera rivoluzione pacifica.”
Se dunque l’invito del Presidente emerito dell’ANPI dovesse essere accolto nella sua essenza, potrebbe fungere da rapido elemento di maturazione e anche per questo, ma non solo per questo, vi è da augurarsi che qualcosa di positivo possa scaturire da questo movimento!