Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







venerdì 27 settembre 2013

Svendite

Svendere gli asset strategici nazionali non significa essere svegli, come qualcuno vorrebbe farci credere, ma, al contrario, dormire come ghiri.
Attenzione ai 'consigli senza coda del terzo tipo'!L'Italia dovrebbe smettere di essere masochista...
Il segreto, come è ovvio che sia, e basta un po' di buon senso a capirlo, non è nella svendita ovviamente ma nel rimettere in attivo le aziende, e ciò è possibile, basta volerlo!

martedì 24 settembre 2013

Deindustrializzazione

Che l'Italia stia vivendo una vera e propria deindustrializazione è una notizia che non dovrebbe sorprendere nessuno oramai. Che una volta assimilata questa notizia, invece di cercare di ovviare a questa realtà si proceda ad ulteriore deindustrilizzazione con la cessione della Telecom invece sorprende eccome!
Sembra di assistere impotenti ad uno stillicidio inesorabile. Sono tutte notizie che fanno male.
E la classe politica che fa? A nessuno in Italia importa di questo stillicidio?
Oppure questo stillicidio è funzionale a qualcosa ed è per questo che si lasciano andare le cose così?
E a che cosa dovrebbe essere funzionale? Per esempio a fare indebitare l'Italia nei confronti dell'Europa in modo da sottoporla alle sue condizionalità! Sarebbe così sorprendente se qualcuno si chiedesse se per caso tra i fautori del cosiddetto 'europeismo' non ci sia qualcuno che pensi che sia facendo indebitare l'Italia a livello centrale europeo che si rafforzi l'Europa?
Si si, proprio così!
Non sarebbe sorprendente credo.
Noi invece pensiamo che possa esserci un altro modo per costruire l'Europa, ed è necessario pensarlo, perché il primo è troppo pericoloso!
E' pericoloso perché questa strada porta ad una Ue tendenzialmente sempre meno democratica e sempre più oligarchica nonchè sempre più lontana dai cittadini, e ad una Italia sempre più debole e sempre più priva di sovranità!
A proposito di debolezza, c'è qualcos'altro di debole in Europa ed è la concezione di 'stato di diritto'.
Una 'debole' concezione di 'stato di diritto' unitamente all'uso del denaro allo scopo di dettare regole e condizioni, stà facendo naufragare l'idea di Europa dei Popoli! Un pericolo per la Democrazia.
Molti si chiedono se vogliamo una Ue forte o una Ue debole.
Io credo che prima di chiederci se vogliamo una Ue forte o debole dovremmo chiederci se vogliamo una Ue giusta o ingiusta. Cosa importa maggiormente, la forza o la giustizia?
Io credo che l'Ue debba crescere ricevendo supplementi di forza in funzione e in premio ai raggiunti livelli di giustizia. Cosa fa la forza senza la giustizia dovremmo averlo già osservato, c'è bisogno di ripetere la lezione?
Non può esserci Ue forte senza Democrazia. E queste dinamiche ledono la Democrazia!
Per tornare in Italia penso che la domanda che tutti dovrebbero porsi è: ma quali sono le dinamiche  attraverso le quali questa deindustrializzazione è potuta avvenire?
E si dovrebbero spendere tutte le energie fisiche e psichiche nel tentativo di dare delle risposte a queste domande, invece ciò di cui si parla in televisione e sotto gli occhi di tutti!
Purtroppo temo che una certa idea di costruzione dell'Ue molto radicata a livello politico anche e forse soprattutto in Italia non aiuterà a dare queste risposte così necessarie al Paese!
Si pensa che la deindustrializzazione sia il frutto della 'crisi'?
Beh, allora chiediamoci: chi è disposto a ritenere che una crisi sia necessaria o addirittura a  dichiarare che ne abbiamo bisogno, farà esattamente tutto il necessario per impedire che la crisi stessa si manifesti e alberghi nel Paese? Questo chiedevo in post di circa un anno fa. E adesso? Adesso se chi ha preso le redini del governo  fosse per caso sulla stessa lunghezza d'onda come potremmo aspettarci risposte fattive e concrete?
Io credo che questa deindustrializzazione sia funzionale a chi ha una certa idea di costruzione dell'Ue, idea sbagliata secondo me e tuttavia legittima naturalmente ma anche opinabile e criticabile come tutte le idee.
Purtroppo dobbiamo renderci conto che per coloro che credono che l'Europa si rafforzi nel momento in cui gli stati sono costretti a chiedere dei prestiti, questa deindustrializzazione è estremamentre funzionale!
Estremamente funzionale!!
 

giovedì 5 settembre 2013

Comunicazione e responsabilità

Dopo quasi due anni di esperienza nella gestione del mio blog, mi rendo conto di alcune cose. Per esempio di aver scritto un numero di articoli tale da imporre qualche riflessione. Quando si scrive un articolo che può essere letto da un numero potenzialmente alto di persone, il che in realtà non avviene mai nel mio caso, penso che si debba prestare una certa attenzione a come si scrive.
Personalmente cerco sempre di scegliere con attenzione le parole da utilizzare. Le scelgo in modo che siano efficaci ad esprimere i concetti che intendo esprimere, utili a questo scopo ed anche rispettose di qualsiasi potenziale interlocutore.
Quando ho maggior tempo a disposizione le scelgo anche in modo tale che non siano facilmente fraintendibili. Ma talvolta ci sono delle condizioni in cui la fretta ti spinge a trovare nell'immediato una soluzione o una conclusione ad un certo discorso, sia verbale sia scritto. Sono condizioni odiose che mal si adattano alla mia personalità.
Nel caso del discorso scritto penso a quando sei col tuo portatile per esempio sulla spiaggia, in una situazione diversa dal solito, con condizioni di luce molto diverse rispetto a quando ti trovi a casa, al chiuso.
Condizioni che rendono più difficile leggere e scrivere, per via dei riflessi che invadono lo schermo, per via della sabbia, per non dire del fatto che sei lontano da prese di alimentazione della corrente elettrica. Così ti può capitare che la batteria residua non sia sufficente a garantirti una durata tale da permetterti di dirimere un certo discorso come vorresti.
Se poi in quel caso specifico ti sei prefissato di portare comunque a conclusione il discorso ecco che subentra la possibilità di commettere degli errori. Si tratta in effetti di situazioni forzate, e poco importa in questo caso se a forzarle sei tu stesso piuttosto che qualcun altro, poiché il rischio d'errore e il potenziale effetto 'non voluto' sussistono ugualmente.
Facciamo il caso, non di un post, ma di una email (nel qual caso il colore del testo è sempre in verde per me, salvo magari accorgersi a giorni di distanza di aver usato un verde troppo chiaro, a causa dei suddetti riflessi di luce oltre che della fretta: un errore e solo uno dei tanti!) da spedire entro la giornata.
Non hai corrente elettrica e ti accorgi che la batteria residua non ti da certezze sulla durata dell'operatività del tuo portatile.
Ti affretti, cerchi di arrivare ad una conclusione della stessa prima che il computer si spenga e pur di spedirla non rileggi nemmeno il testo.
Poi quando l'hai spedita ti tranquillizzi poiché hai fatto a tempo. Hai battuto sul tempo la batteria! Provi anche un senso di soddisfazione. Così con maggior calma di prima, vai a vedere quello che hai scritto, lo rileggi e magari ti accorgi della presenza di certi errori ( o orrori!).
Cerchi di non drammatizzare ma ti dispiaci di quelli e pensi che sarebbe stato facile eliminarli se solo non fossi stato colto dall'ansia di concludere.
Poi magari successivamente pensi anche al fatto che nell'ambito del possibile sussiste anche la possibilità dell'esistenza e dell'utilizzo di linguaggi non convenzionali nel settore della comunicazione.
Oltretutto ti rendi immediatamente conto che questo tema è tra quelli che ti stanno a cuore, per cui dovresti prestare una attenzione maggiore rispetto a chi non si pone nemmeno il problema di non incorrere in qualcuno di questi linguaggi non convenzionali.
Così ti dici che quell'errore dovuto in vero alla fretta difficilmente non potrà non essere scambiato per un tentativo di messaggio non convenzionale, soprattutto da parte di chi sa che è un argomento che ti sta a cuore, ma in realtà si tratta semplicemente di un errore dovuto alla fretta. Pura e semplice verità.
Ecco perchè odio così tanto la fretta, e a questo odio si è aggiunto ancora un motivo!
Questo è soltanto un esempio, per quanto rispettosamente non esplicitato, di ciò che può succedere nell'ambito della comunicazione privata e anche non privata. E ce ne possono essere tanti e tanti altri anche molto variegati.
E la responsabilità dove la mettiamo? Quale ruolo gioca? Quali sono i suoi limiti, i suoi confini?
Sarebbe un discorso complesso e difficile. Non lo affronto adesso.
Rivolgendo a me stesso e al mio operato il concetto di responsabilità tuttavia, dirò che in ogni caso non ho eletto araldi, non ho eletto portavoce, né ambasciatori. Se ho da dire qualcosa la dico a voce, con semplicità, oppure la scrivo. In questo caso mi sento responsabile di ciò che dico e di ciò che scrivo.
Sono, e mi sento, responsabile cioè delle parole che escono dalla mia bocca, e anche di quelle che scrivo naturalmente ma non della loro errata interpretazione soprattuto se l'errore dell'interpretazione è dovuto ad una evidente forzatura, soprattutto se c'è stata una 'lettura sintomale', forzosa, talvolta, chissà, magari interessata. E mi riferisco, qualora sussistessero dei dubbi a casi diversi da quelli sopracitati.
Ma anche nel caso di parole che escono dalla tua bocca non è sempre detto che tu ne sia responsabile al cento per cento. Poniamo infatti il caso in cui tu stia leggendo qualcosa scritto da altri, il che può succedere spessissimo. Sei responsabile in questo caso delle parole che escono dalla tua bocca? Forse si perché sei responsabile delle scelte dei testi che leggi. Ma si da anche il caso in cui si leggano testi il cui contenuto si ignori del tutto. Certo si tratta in questo caso di imprudenza ma anche di ignoranza di cui sono certamente un portatore, e l'ignoranza gioca un suo ruolo. Ma in questi casi, quanto alla responsabilità, bisognerà pur convenire che se si è responsabili lo si è in una misura inferiore rispetto a quei casi nei quali sei tu stesso a sciegliere le parole, personalmente.
Comunque la si voglia mettere vorrei semplicemente far notare come oggi, nel mondo della comunicazione, si assista in generale, ad un intensificarsi dei casi in cui un qualsiasi messaggio possa essere mal interpretato o travisato, talvolta anche deliberatamente travisato, cioè coscientemente, intenzionalmente.
Ancora una volta a scanso di equivoci ci tengo a sottolineare che mi riferisco a casi diversi da quello sopracitato! Non vorrei che sussistessero dubbi al riguardo!
Ma riprendiamo...
In questo caso la responsabilità somiglia un po' a quella che può essere definita dall'espressione: non sono responsabile delle parole che altri mi mettono in bocca!
Quanto ai linguaggi non convenzionali essi prestano il fianco purtroppo a tutta una serie di inconvenienti.
Tra i vari messaggi, quelli non convenzionali sono infatti quelli maggiormente fraintendibili e quelli nei quali è maggiormente possibile insinuare consapevolmente o no delle anfibologie il che può succedere spesso e volentieri (inconsapevolmente, s'intende).
Non solo, sono anche quelli tra i quali è più facile che terze parti possano subentrare, anche a modificarne il senso e dirigerne l'esito.
Attraverso l'uso dei linguaggi non convenzionali è facile per le forze del Divide et Impera svolgere il proprio gioco.
Di contro c'è da dire che essi presentano talvolta un lato piacevole e singolare, a causa della loro intrinseca indeterminatezza, indeterminatezza di sapore quasi leopardiano.
Così questa indeteminatezza li rende particolarmente attraenti e saresti tentato di lasciarti naufragare in questo mare, colmando l'indeterminatezza con frammenti di te. Cosa pensare dunque? La bellezza vale il fraintendimento?
Forse si, forse no. Credo che ci siano situazioni però sulle quali è bene essere 'prudenti come serpenti'.
Per questo ritengo in definitiva che sarebbe quantomai utile ridurne al minimo l'uso e la frequenza.
Ma abbiamo già detto altrove che il linguaggio ha le sue regole e che queste regole non è possibile eluderle, e che dei risultati casuali sono sempre possibili. L'unico modo per eluderle, ci insegnerebbe tra gli altri l'ultimo Federico Fellini, sarebbe forse quello di non usare il linguaggio, di fare un po' più di silenzio e di mettersi  'in ascolto'. Ma Qoelet ammonisce  e insegna: << C'è un tempo per tacere e  un tempo per parlare>>.  Che fare dunque, tacere o parlare?
Forse è il momento di parlare, non so... Ma se è davvero  il momento di parlare ecco che torni ad assoggettarti volente o nolente alle regole del linguaggio, e quindi anche al caso in una certa misura.
Infatti, comunque sia, sussiste sempre la possibilità dell'errore casuale anche perché oltre al linguaggio c'è l'uomo che è una creatura imperfetta, e l'errore per lui è sempre dietro l'angolo.
Ma continuerò a sostenere le cose che ritengo debbano essere sostenute e a non sostenere le cose che ritengo non debbano essere sostenute, in ossequio all'art.4 della Costituzione, per venire incontro a quanti richiedono partecipazione e concorso di idee, e questo naturalmente nonostante il caso, gli errori, le ingenuità, la fretta, i colori sbagliati, i potenziali fraintendimenti, la chiarezza, la foschia, la realtà reale e la realtà immaginata...
...ma per gli errori personali di cui poi mi rendo conto (e nel momento in cui me ne rendo conto) non posso che chiedere scusa!
Dispiaciuto ma non giudico...