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sabato 8 aprile 2017

A che pro, mi chiedo, un esercito europeo?

Torna alla ribalta il tema dell’esercito comune, di un esercito comune per gli Stati dell’Ue.
Il pretesto è stato determinato dagli ultimi tristi eventi avvenuti in Siria. E’ un tema complesso naturalmente e non è possibile sviscerarlo in poche righe. Ma due parole vorrei spenderle.
L’idea non mi trova favorevole per varie ragioni e penso che essa sia cavalcata da chi cerca di apporre un sigillo ad una Ue che sta manifestando tutti i suoi difetti. Piuttosto che ragionare sulle critiche costruttive che si levano a causa di questi difetti, piuttosto che valutare attentamente gli ultimi eventi (vedi Brexit per es.) e altro ancora, gli europeisti ad ogni costo, pur di non retrocedere neanche di fronte ad errori conclamati preferiscono saldare gli errori con un sigillo, quello dell’esercito comune, che è anche un simbolo di violenza poiché è pur sempre un simbolo di guerra col suo portato di armi e divise. Il primo problema è la grande diversità che sussiste tra gli Stati membri, diversità che non è un difetto, badate bene, perché la varietà cui necessariamente riconduce la diversità è una cosa positiva, è ricchezza. Queste diversità sono oggi all’attenzione di ogni pensiero critico sull’Ue, sia esso più o meno radicale. Esse sono comunque un fatto. Queste diversità potrebbero essere appianate soltanto da una egemonia (e qui sta il secondo problema), da uno Stato che prevale sugli altri. Non può e non deve esistere un esercito unico per Paesi così diversi, per Paesi cui l’adozione della moneta unica peraltro ha aumentato le differenze e i dislivelli economici (quelli sì che dovrebbero essere tolti) creando sostanzialmente una egemonia tedesca (unica similitudine), poiché anche in questo caso si tratterebbe di un esercito sostanzialmente tedesco, un esercito lontanissimo dai cittadini. E poi dopo le lezioni apprese da I e II guerra mondiale un esercito europeo a trazione tedesca non sembra proprio una buna idea. Come verrebbe utilizzato? E' lecito essere colti da un dubbio e chiedersi se si è intenzionati ad imparare dalla storia oppure no?!
Nessun orgoglio e nessun egoismo quindi nell’aborrire un esercito comune per l’Ue, ma ragionamenti circostanziati, motivazioni serie, dati di fatto; nessun orgoglio nell’aborrire le cessioni di sovranità che per ora sono servite soltanto a farci governare da chi non abbiamo eletto compromettendo gravissimamente il legame di rappresentatività tra istituzioni e cittadini, nessun orgoglio nell’aborrire le cessioni di sovranità che lo dovrebbero precedere questo esercito nonché le cessioni di sovranità che sono state e sono in corso nell’Ue. A cosa dovrebbe servire quest’esercito in una Ue così fatta, cioè a dire in una Ue in cui è saltato il legame di rappresentanza tra i cittadini e le istituzioni della stessa e in cui vige la legge del più forte? No, nessun orgoglio o egoismo ma la certezza che la natura non sbagli nell’indicare la via e il metodo, quella stessa natura che è così com’è perché è necessario che sia così, perché così l’hanno resa milioni di anni di evoluzione, quella natura che è com’essa si presenta agli occhi degli studiosi, quella natura che ha inventato e posto le barriere, i limiti, vorrei dire, gli spazi circoscritti, come fondamento di se stessa. Basti pensare alla cellula, paradigma assoluto della vita, con la sua membrana cellulare che la isola da cellule esattamente uguali a sé. Qual è l’insegnamento che se ne ricava?
Che i tessuti, formati come sappiamo da una moltitudine di cellule tutte uguali le une alle altre o poco differenziate, non si ottengono eliminando le membrane cellulari delle cellule che lo costituiscono (altrimenti sarebbe il tumore, il cancro) ma, al contrario, un tessuto si può strutturare bene e può sussistere, essere sano e perdurare solo e soltanto se si mantengono tutte le membrane cellulari di ogni cellula in modo integrale, solo se si mantengono tutte le membrane cellulari che isolano cellula da cellula, che distinguono ogni cellula da ognuna delle altre. Questo ci insegna la natura quindi, che solo mantenendo i limiti, le barriere, si creano strutture forti e durevoli. Sono forse orgogliose le cellule?! Non credo…E non c’è nessun tessuto che chiederebbe alle proprie cellule di rinunciare al proprio confine alla propria membrana cellulare…
…E’ un insegnamento molto significativo di cui si dovrebbe tenere conto…senza pregiudizi di sorta…
Del resto l’idea del giusto confine è antica e ne abbiamo un saggio nello stesso Orazio se è vero com’è vero che scrisse:

Est modus in rebus: sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit consistere rectum.”

C’è un modo (o una misura, se preferite, ndr) nelle cose: vi sono precisi confini, oltre i quali e prima dei quali non può sussistere il giusto.

Ci sono molti problemi di cui parlare prima di affrontare il tema di un esercito comune. Nessun sigillo prima di averli affrontati.
C’è un modo nelle cose…