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venerdì 26 ottobre 2018

La Democrazia è un tesoro fragile!

La Democrazia è un tesoro fragile sì, come dice Moscovici, che la difende in occasione di un commento in merito all'episodio oggettivamente antipatico della scarpa, in merito al quale ho già solidarizzato con lui. Ma dovrebbe comprendere anche che è per questo, cioè per la Democrazia, che difendiamo la manovra che il popolo ha voluto e che è figlia dell’esercizio democratico del voto e della sovranità popolare sancita dalla Costituzione della Repubblica Italiana. La difendiamo contro chi cerca di bocciarla non avendo alcun mandato dal popolo italiano per farlo. Nel fare questo, sentiamo così di difendere l’Italia democratica contro chi persegue scientemente politiche deflattive per impoverirla e impoverire il suo popolo, col conseguente e concomitante rischio di deprimere e contrarre la Democrazia che ancora vi alberga!
Moscovici deve prendere coscienza del fatto che noi, in Italia, difendiamo la manovra, proprio per difendere quella Democrazia che gli sta tanto a cuore, contro quei fascismi che gli danno tanto fastidio, ed essere così riconoscente con noi che in pratica, quantomeno da questo punto di vista, a quanto pare lavoriamo per lui e per i suoi ideali!


mercoledì 24 ottobre 2018

L'informazione a favore dell'Italia SPA

Le televisioni in questo momento sembrano troppo sbilanciate verso opinioni delle élite europee. Non c’è equilibrio e sembra perfino che provino a fare terrorismo mediatico e a plasmare il pensiero degli ascoltatori su basi sbagliate e presupposti teorici errati ma di grande presa sul pubblico, come lo Stato visto come una famiglia ed altre amenità del genere. Tant’è vero che non ci dicono minimamente qual è stata la reale perdita per il nostro Paese in questi ultimi anni. Per esempio non ci dicono che dal 2008 a oggi il nostro Prodotto Interno Lordo (PIL) è enormemente arretrato, intorno al 10%, e che questo significa che si assommano intorno a 150 miliardi gli scambi reali perduti, più quelli che non abbiamo guadagnato. Questo è il disastro che viviamo attualmente ma nessuno ce lo dice! Ma quello che ferisce di più è che pur di non riconoscerlo e pur di non dircelo si è disposti a difendere a spada tratta chi ci ha messo in questo stato di cose.
C’è solo una strada, mettersi a studiare autonomamente poiché, dispiace dirlo, ma le televisioni, anche quella pubblica, purtroppo stanno rinunciando a svolgere il proprio compito di formazione culturale dei cittadini per rivestire essenzialmente il compito di influenzatori estemporanei delle masse e, nel peggiore dei casi, a fare da cassa di risonanza ad una élite di burocrati non eletti da nessuno che aspirano a fare peggio di quanto fatto fino ad ora, cioè a trasformare lo Stato in una SPA.
Continueremo tuttavia a sperare in una illuminazione, in una crisi di coscienza di qualche giornalista, in un pentimento e in una conversione, in tutto ciò che possa spingere a decidersi a fare una corretta informazione economica basata su presupposti teorico-scientifici ineccepibili e non su criteri improvvisati, su falsi concetti e impressioni personali, insomma, non solo e non più sull’attitudine a fare leva sulla pancia degli italiani.
Insomma, invece di darci una mano, sembra che l'informazione (non tutta per fortuna!) sia schierata con chi aspira a trasformare l'Italia una società per azioni, senza probabilmente considerare con attenzione i rischi che questo comporterebbe per il nostro Paese.


venerdì 19 ottobre 2018

L'Italia è nel giusto!

L’Italia è nel giusto!
Mattew Lynn poco tempo fa, sul Daily Telegraph, scriveva a proposito di idee economiche che “gli investitori dovrebbero sostenere le recenti idee dell’Italia”. SOSTENERE!
E Larry Elliott, sul Guardian, scriveva che le regole della zona euro sono assurde. ASSURDE!
E mentre ancora oggi arrivano vari moniti a rispettare le assurde e controproducenti regole della zona euro, recentemente registriamo l’intervento di David-Folterts Landau, Il capo economista di Deutsche Bank, che ha detto che la Commissione Ue, sta esagerando con l'Italia, in quanto il deficit è generato solo da interessi sul debito, e che l'Italia è il più virtuoso dei Paesi europei.
Registriamo anche il fatto che la CNBC dà spazio a un articolo aspramente polemico nei confronti dei vertici Ue, che sarebbero colpevoli (COLPEVOLI!) di aver fomentato un inutile dissidio col Governo italiano che sta proponendo semplicemente una manovra economica appena moderatamente espansiva.
l’Italia è il più virtuoso dei Paesi europei quindi ma è anche ultima al mondo per crescita. Cosa dobbiamo fare quindi, austerità o sviluppo?
E' giusto o non è giusto dare voce al legittimo e spontaneo sospetto secondo il quale Moscovici propone all’Italia (che chiede il 2,4 % ) l’austerità affinché possa continuare a non crescere e così facendo avvantaggiare la Francia (che chiede il 2,8 %, ma negli ultimi anni è stata vicina anche all’8% e nessuno si è accorto di niente! E nessuno si è stracciato le vesti!) affinché possa crescere indisturbatamente e senza la concorrenza dell’Italia. Ecco una delle anomalie dell’attuale sistema europeo! Che qualcuno venga qua in Italia (come fece Herman Van Rompuy, ricordate?) a dirci cosa dobbiamo fare in casa nostra pur non essendo mai stato votato da nessun italiano, basandosi solo sul fatto che le regole che questo Governo italiano non ha mai votato, dicono che non dobbiamo sforare il 3% . Ah già, il 3 %! E sì che ciò che l’Italia propone è il 2,4%!
Moscovici da buon francese ama molto la Francia, ed è comprensibile, ma assai meno l’Italia, non facciamoci illusioni.
Quelli di Moscovici sembrano quindi a tutti gli effetti “consigli senza coda”, consigli cioè dati a beneficio del consigliere (egli stesso e la Francia) ma non del consigliato, l’Italia.
Stiamo fiduciosamente aspettando che i giornalisti italiani se ne accorgano!


sabato 13 ottobre 2018

Una Rivoluzione Tranquilla!!!

Che cos’è lo stato di minorità?
Immanuel Kant ci dice che lo stato di minorità “è l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro” (Scritti politici, 1784).
Ecco, la politica negli anni passati ha predisposto lo “stato di minorità” dell’Italia e degli italiani. E la cosa inquietante è che sono stati i politici italiani stessi a farlo. Ma non dubito che alle loro spalle ci siano stati cospicui suggerimenti di terze parti estere, non disinteressate. In quest’ultimo caso si tratta dei dispensatori di “consigli senza coda”, dispensatori di quei consigli cioè che vengono elargiti a beneficio del consigliere e non del consigliato. Ma la politica italiana ha avuto delle responsabilità enormi. Uno stato di minorità è uno stato di dipendenza psicologica o materiale.
Ed oggi assistiamo ad una Ue che da un lato sembra sfruttare questo stato di minorità predisposto in passato, dall’altro lo sostiene e lo rilancia, ne auspica la diffusione in tutta l’Europa, in ogni singolo Stato.
Tra i sistemi adottati per mantenere ed estendere lo stato generalizzato di minorità vi è quello di coltivare e mantenere dei saperi riservati, quasi dei saperi di casta, attraverso i quali predisporre una barriera culturale, stando ben attenti a diffondere l’idea secondo la quale al di qua della barriera si sanno le cose e quindi si possiedono le nozioni per poter fare e prendere decisioni, al di là di essa invece sussiste l’ignoranza, l’incapacità, il populismo. E’ un fenomeno diffuso ed attualissimo quello in cui si assiste a reciproche accuse di incompetenza da parte delle forze politiche. Anche questo fenomeno può essere ascrivibile ad una responsabilità che alberga nell’Ue stessa, non solo nell’Ue, ma certamente anche lì. Sembra paradossale per una Ue che ad ogni occasione propizia ama così tanto ricordarci l’importanza dell’abbattimento delle barriere. Ma a che serve abbattere le barriere visibili se si erigono barriere invisibili? Temo che chi le erige, queste barriere invisibili, sappia bene a cosa serve un simile procedimento, perché quest’ultime sono più pericolose proprio in quanto invisibili. L’invisibilità conferisce a queste barriere un potere d’azione smisurato e nascosto. Inoltre l’abbattimento delle barriere visibili, che potrebbero in un certo qual modo contenere il potere d’azione di quelle invisibili, aumenta a dismisura la forza e la portata di quest'ultime. Dietro alla retorica dell’abbattimento delle barriere spesso vi sono buone intenzioni, altrettanto spesso però si trova un po’ di ingenuità, e purtroppo vi è possibile avvertire anche la presenza, sovente, di una intenzione cosciente, quella di un progetto favorevole all’erezione di barriere invisibili come quelle culturali appunto al fine di perseguire un altrui stato di minorità. Queste sono utili a modellare una società fatta per compartimenti stagni, di conoscenze separate, dove ogni sconfinamento è visto di sbieco, avvertito come una invasione, malamente tollerato perché secondo le intenzioni di chi auspica ad una simile società (quella delle barriere invisibili) i saperi sono controllabili a livello centrale tanto più quanto sono tra essi separati. Sembra di assistere a un divario dei saperi coltivato ad arte in cui cultura popolare (o cultura di massa) e saperi riservati viaggiano su direttrici opposte. Come ci dice Roberto Scarpinato, Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Palermo, nella prefazione al libro della dott.ssa Lidia Undiemi (dottore di ricerca in Diritto dell’Economia) “Il ricatto dei mercati”, <<Le nuove gerarchie di potere non dividono solo chi ha da chi non ha, ma anche chi sa da chi non sa e quest’ultima distinzione è funzionale alla prima. Oggi come ieri, sul terreno del sapere si gioca una partita politica fondametale>>.
Ma se il sapere attraverso un opera di divulgazione e diffusione di stampo illuministico raggiunge vasti strati di popolazione il cambiamento diviene possibile anche a livelli tali da sortire l’effetto di una vera e propria Rivoluzione, e tuttavia, essendo essa Rivoluzione combatutta con le sole armi pacifiche delle idee, di una Rivoluzione che si può fregiare del titolo di Tranquilla, insomma, di una Tranquilla Rivoluzione!
A chi coltiva il divario dei saperi non rimarrà che sfruttare l’alone di prestigio personale, i diplomi, le lauree i riconoscimenti, i premi ricevuti, i riflettori mediatici, in generale la propria immagine ecc. insomma dovrà persuadere il popolo non tanto attraverso le argomentazioni che sono divenute improvvisamente criticabili da parte di una sempre maggiore fetta di popolazione ma attraverso altro, ove per altro debba intendersi anche la censura delle critiche stesse, la messa in ridicolo degli interlocutori, fino alle minacce degli interventi dei mercati e di ulteriori interventi della Troika.
Perché una Tranquilla Rivoluzione sia possibile, dobbiamo quindi difenderci dalla cultura della divisione in scomparti (o compartimenti stagni), dalla cultura della pseudofiducia (cioè dell’atteggiamento di fiducia imposto coercitivamente, il che è una negazione di fatto della vera fiducia) e fare leva sul concetto di interdisciplinarità. Ed è un lavoro grosso perché pieno di ostacoli.
In altre parole oggi l’interdisciplinarità è vista male e con sospetto ma mai ufficialmente. Infatti ufficialmente anch’essa viene sbandierata come un vessillo, soprattutto nella scuola. Quando uno studente a cui è stata insegnata l’importanza dell’interdisciplinarità si trova, alla fine del percorso scolastico, immerso nella società degli adulti e del lavoro, stenterà a riconoscere in essa l’applicazione di quegli insegnamenti, si sentirà spaesato, probabilmente anche tradito e dovrà imparare a sue spese a non sconfinare, a non porre domande, a non chiedersi troppi perché, si troverà a dover dare fiducia a chi gliela chiede sotto la minaccia di ripercussioni, si troverà cioè a non poter fare tutto ciò che la scuola gli ha insegnato e gli ha detto di fare.
Nel dibattito politico attuale sono considerati passatisti i cosiddetti sovranisti perché aspirerebbero ad uno Stato sovrano non condizionabile a livello centrale europeo o comunque meno condizionabile possibile e dotato di proprie frontiere nazionali. Ma se ciò avviene è perché si è avvertita l’esistenza di altre barriere, quelle invisibili appunto, e quindi è emerso il sospetto di un approccio ingannevole alla questione delle barriere. Se mi chiedi fiducia ma poi mi inganni, come potrò avere una reale fiducia in te? In altri termini i sovranisti si sono accorti di un inganno in corso e si sono resi conto anche che le barriere visibili sono un antidoto contro le barriere invisibili. Se le barriere visibili sono un antidoto contro altri mali non possono essere il male assoluto. Ed ecco che la retorica delle barriere viene meno. Chi si lamenta di ciò, chi si lamenta di un ritorno al concetto di Stato Nazione, peraltro mai venuto meno nell’ordinamento giuridico internazionale, dovrebbe probabilmente fare tutta una serie di riflessioni, per non dire di mea culpa, e chiedersi se per caso, le barriere invisibili che si volevano sostituire a quelle visibili non abbiano giocato un qualche ruolo. Se chi cerca barriere e divisioni dei saperi ci vuole guidare gli sarà utile, riteniamo, coltivare un altrui stato di minorità!
Anche questo è un sospetto che alberga in un sempre maggior numero di cittadini.
Per concludere torniamo a chiederci: che cos’è dunque lo stato di minorità?
<<E’ l’incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro>>. Da cui discende anche che chi cerca di guidarti, talvolta lo fa perseguendo un tuo stato di minorità e non sempre per il tuo bene.
Chi persegue lo stato di minorità lo fa attraverso la separazione dei saperi, le barriere di casta, in generale. attraverso le barriere invisibili, anche attraverso la cosiddetta internazionalizzazione (che spesso purtroppo coincide semplicemente con la creazione di dipendenze artificiose verso altri Stati o organismi) e molte altre cose.
<<L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso>>,(Kant, ibid.) ma anche agli altri spesso.
<<Abbi il coraggio di servirti della tua propria inelligenza!>> dice ancora Kant (ibid.).
Se ci sarà il coraggio di servirsi della propria intelligenza, l’Italia uscirà dallo stato di minorità nella quale ha relegato se stessa (col fattivo contributo di altri) e sarà quindi possibile una Rivoluzione Tranquilla!!!


domenica 7 ottobre 2018

Perché fare quelle affermazioni?

E’ con grande e sincero dispiacere che constatiamo il fatto che esponenti politici di rilievo, fino a qualche mese fa alla guida stessa del Paese, dichiarino con estrema leggerezza che l’attuale ministro dell’interno voglia la distruzione dell’Ue. Il dialogo tra i partiti dovrebbe essere improntato al rispetto ed essere costruttivo mentre così non ci sembra né di ravvisare rispetto né di ravvisare la benché minima intenzione di essere costruttivi.
C’è una grande spinta al cambiamento, questo sì, ma cambiamento non vuol dire distruzione, vuol dire, al contrario, costruzione.
Come dobbiamo interpretare quindi le parole di Gentiloni, secondo il quale appunto la Lega e il movimento cinque stelle vogliono distruggere l’Ue? Dobbiamo evincere che per l’ex Primo ministro, cambiamento vuol dire distruzione?
E quando il cambiamento riguarda l’Italia ed è sospinto dai diktat di Bruxelles non è distruttivo in questo caso?
Cioè a dire: il cambiamento è distruttivo solo quando a sospingerlo e a richiederlo è l’Italia?
E’ giusto o non è giusto chiedersi se si tratti di un profondo convincimento da parte sua o di una interpretazione strumentale?
Se è un profondo convincimento ci sentiamo di poter affermare che è un convincimento sbagliato ma può derivare dal fatto che forse sussiste una qualche consapevolezza del fatto di essere al sostegno di una Ue concepita in modo così ingessato che il semplice tentativo di cambiarla in meglio significa per lui distruggerla. Difficile a dirsi.
Ma cosa c’è di distruttivo nel tentativo di voler cambiare in meglio una Ue che riceve critiche a 360 gradi un po’ ovunque in Europa, cosa c'è di distruttivo nel tentativo per esempio di far divenire il presidente della Commissione europea una “emanazione” del Parlamento europeo? Non sarebbe bello? Non sarebbe democratico?
Cosa c’è di distruttivo nel legittimo tentativo di far divenire il presidente della BCE una “emanazione” del Parlamento europeo?
Questo non significherebbe maggiore Democrazia e maggiore rappresentanza in Ue?
Queste sono semplicemente delle idee di riforma, magari, allo stato attuale, difficili da ottenere, forse utopistiche, ma sono pur sempre riforme o tentativi di riforma. Fino ad oggi ci è almeno sembrato di percepire che le riforme fossero di un qualche interesse per il PD e per Gentiloni stesso! Non è più così?
O per riforme, essi intendono semplicemente quelle propinate e calate dall’alto, anche illegittimamente, come quelle proposte dalla BCE all’Italia nell’agosto del 2011?
Appunto, difficile a dirsi, ma qualche tentativo di risposta c’è, e qualche sospetto aleggia.
Oppure affermare che c’è chi vuole distruggere l’Ue è da interpretarsi semplicemente come il tentativo di creare panico ingiustificato nella popolazione per averne alle elezioni europee prossime venture un qualche tornaconto elettorale?
Ma se è così si rischia di svendere l’onestà intellettuale per una manciata di voti che non si sa neppure se arriveranno. Ci sentiremmo di suggerire sommessamente di non travisare la realtà, di non strumentalizzare interpretazioni forzose (ma diciamolo pure, effettivamente false), di non piegare queste ai propri fini rischiando la reputazione di persona intellettualmente onesta, per cercare di fermare il vento con le mani.
Anche perché da una tale reputazione, quella di persona (e di politico) intellettualmente onesta, potrebbe rinascere una qualche idea di sinistra. Mentre se anche le persone in grado di rimettere in piedi i cocci di una sinistra in aperta ed evidente crisi, ledono la propria immagine propinando ai mezzi di informazione di massa opinioni che non trovano riscontro nella realtà concreta dei fatti, si rischia di minare il tentativo stesso di ricostruire una sinistra e una opposizione in questo Paese, fin dall'inizio. E non c’è alcun dubbio che la latitanza della sinistra in questo momento storico, non sia certo un bene per il Paese.
Comunque sia, tentare di fermare il vento con le mani (questa alla stato attuale dei fatti è la percezione della situazione) è legittimo, per carità, niente da obiettare in proposito anzi, vi è qualcosa di eroico in questo, ma farlo affermando cose non veritiere è sbagliato, e rischia semplicemente di inficiare fin dalle fondamenta questo legittimo seppure velleitario tentativo.