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mercoledì 24 ottobre 2018

L'informazione a favore dell'Italia SPA

Le televisioni in questo momento sembrano troppo sbilanciate verso opinioni delle élite europee. Non c’è equilibrio e sembra perfino che provino a fare terrorismo mediatico e a plasmare il pensiero degli ascoltatori su basi sbagliate e presupposti teorici errati ma di grande presa sul pubblico, come lo Stato visto come una famiglia ed altre amenità del genere. Tant’è vero che non ci dicono minimamente qual è stata la reale perdita per il nostro Paese in questi ultimi anni. Per esempio non ci dicono che dal 2008 a oggi il nostro Prodotto Interno Lordo (PIL) è enormemente arretrato, intorno al 10%, e che questo significa che si assommano intorno a 150 miliardi gli scambi reali perduti, più quelli che non abbiamo guadagnato. Questo è il disastro che viviamo attualmente ma nessuno ce lo dice! Ma quello che ferisce di più è che pur di non riconoscerlo e pur di non dircelo si è disposti a difendere a spada tratta chi ci ha messo in questo stato di cose.
C’è solo una strada, mettersi a studiare autonomamente poiché, dispiace dirlo, ma le televisioni, anche quella pubblica, purtroppo stanno rinunciando a svolgere il proprio compito di formazione culturale dei cittadini per rivestire essenzialmente il compito di influenzatori estemporanei delle masse e, nel peggiore dei casi, a fare da cassa di risonanza ad una élite di burocrati non eletti da nessuno che aspirano a fare peggio di quanto fatto fino ad ora, cioè a trasformare lo Stato in una SPA.
Continueremo tuttavia a sperare in una illuminazione, in una crisi di coscienza di qualche giornalista, in un pentimento e in una conversione, in tutto ciò che possa spingere a decidersi a fare una corretta informazione economica basata su presupposti teorico-scientifici ineccepibili e non su criteri improvvisati, su falsi concetti e impressioni personali, insomma, non solo e non più sull’attitudine a fare leva sulla pancia degli italiani.
Insomma, invece di darci una mano, sembra che l'informazione (non tutta per fortuna!) sia schierata con chi aspira a trasformare l'Italia una società per azioni, senza probabilmente considerare con attenzione i rischi che questo comporterebbe per il nostro Paese.