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sabato 26 novembre 2022

Informazione e dogmatismo

Nel mondo dell'informazione, scritta, radiofonica o televisiva, si assiste oggi ad un appiattimento quasi totale, come se non potessero sussistere opinioni che non siano praticamente tutte allineate. Per fortuna le eccezioni ci sono, altrimenti sembrerebbe di vivere in un incubo. Preso atto delle rare eccezioni, considerare l'appiattimento di cui dicevamo prima, dovrebbe spingere ad una grande riflessione e preoccupazione. Infatti quando si cerca di creare l'effetto di una grande condivisione sul modo di considerare un determinato fenomeno che si impone all'attenzione, come per esempio il fenomeno covid, senza offrire alternative di pensiero, quando cioè ci si dirige verso un sostanziale pensiero unico, le conseguenze che si producono sono quelle di limitare la creatività e il pensiero di chi fruisce di questo tipo di informazione, quasi incantando il pubblico. Le opinioni non allineate che nonostante l'appiattimento in corso possono prodursi, rischiano di essere bandite e di essere additate come eretiche, ed eretico è considerato colui che si fa portavoce di un punto di vista diverso. C'è insomma una sorta di pensiero pseudoreligioso che sembra permeare la situazione, che incombe dall'alto e che assolve o condanna, dove ad essere assolti sono quelli che si conformano al pensiero unico dominante, e ad essere condannati sono quelli che presentano delle opinioni critiche. A dimostrazione del fatto che nonostante i lodevoli sforzi di chi cerca di evitare conflitti sociali e interpersonali con un decalogo di sani princìpi, invitando a discutere le opinioni senza demonizzare chi se ne fa portavoce, scarsi sono i risultati, particolarmente in quella che abbiamo definito la vicenda covid. Sembra nascere talvolta insomma una sorta di dogmatismo, giacché l'assenza di un pensiero critico favorisce l'insorgere di un principio che si accoglie come vero o come giusto senza alcun esame critico o discussione, magari solo perché viene reiterato ossessivamente il dogma, ed ogni giornale o trasmissione fa semplicemente eco a ciò che è già stato espresso, senza aggiungere niente di sostanziale.

In pratica l'informazione corrente non ha bisogno oggi di un pubblico pensante, bensì di un pubblico credente, che accolga ciò che viene da essa veicolato come una verità rivelata da Dio e imposta ai credenti come articolo di fede, anche quando si tratta di veicolare informazioni che si vorrebbero appartenenti al novero di quelle ascrivibili al mondo scientifico. Solo che a veicolare questa informazione non è Dio. Appare strano quindi che una rivelazione non abbia come origine Dio e la domanda da porsi dovrebbe essere incentrata sull'origine di un simile credo dogmatico. Insomma, se non è Dio a veicolare un principio dogmatico offerto come articolo di fede, di chi si tratta? Se infatti il dogma sta bene in una religione che si basa notoriamente sulla rivelazione e sulla fede, per cui il sentimento di fiducia è importante anche in quanto tale e cementa i rapporti tra correligionari, andando a supplire ciò che non comprendo con la sola ragione, appare quantomai inappropriato nel mondo scientifico che si basa non sulla rivelazione, bensì sull'indagine e sul metodo scientifico, per cui è necessario andare sistematicamente alla ricerca di confutazioni alle proprie tesi, per saggiarne la consistenza o per offrire modelli diversi o aggiornati qualora le confutazioni dovessero trovarsi, il che costituisce sempre o dovrebbe costituire una buona notizia nel mondo scientifico. Invece le confutazioni nella vicenda covid sono state bandite in nome del pensiero unico di tipo dogmatico.

Sarebbero molte le considerazioni che a cominciare da queste riflessioni potrebbero scaturire. Mi limito a fare osservare quale potrebbe essere l'effetto del pensiero unico di tipo dogmatico, il quale esige un pubblico credente, vorrei dire credulone, potrebbe avere nel mondo della scuola. Se il destinatario modello dell'informazione corrente, dogmatica, è un pubblico che non pensi e che accetti tutto quello che viene propinato acriticamente, come atto di fede e a prescindere da qualsiasi approfondimento, è chiaro che una scuola che educasse al pensiero critico sarebbe vista come non funzionale allo scopo. Perché forgiare cittadini in grado di smascherare dogmi e superstizioni, ancorché intrisi da un'aura di scientismo, se ho bisogno di un pubblico, di un destinatario modello, che vorrei accettasse supinamente tutto ciò che gli somministro senza che opponga alcuna obiezione? Evidentemente si immetterebbero nella società degli enormi conflitti di interesse tali da far propendere per una scuola che non insegni il pensiero critico, che abolisca il pensiero divergente, che non inviti a difendere i propri diritti, neanche quello di pensiero. In pratica la direzione intrapresa è tale per cui, se non si corre ai ripari, se non interverremo fattivamente e concretamente a correggere la china di una informazione piatta e dogmatica, questa stessa informazione ed i mezzi di informazione di massa che essa usa, potrebbero essere alla scaturigine di una regressione sociale, culturale e scientifica senza precedenti nella storia umana.

Concludo dicendo che se da un lato l'informazione corrente è notevolmente appiattita, maggiormente vitale e creativo sembra essere il mondo delle piattaforme sociali, della rete, e questo costituisce uno dei fattori per sperare in un futuro migliore.