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giovedì 29 settembre 2022

Difendere i propri dati personali e la propria riservatezza

Nella odierna società, acquista una sempre maggiore importanza la difesa dei propri dati personali e della propria riservatezza. Questo è dovuto principalmente al grande sviluppo digitale che moltiplica le occasioni in cui si lasciano tracce di sé e informazioni annesse e connesse di ogni tipo, le quali, essendo peraltro ritenute il petrolio del futuro da chi le sa gestire, vengono studiate per molteplici scopi, tra i quali quello di fornire stimoli appropriati per indurre all'acquisto di prodotti su misura del soggetto studiato, potenziale acquirente, consumatore. Sarebbe ingenuo però pensare che le cose si fermino a questo. In ogni caso anche questa sola constatazione ci dimostra che la manipolazione si individualizza, sulla base delle informazioni che ognuno lascia in rete e che vengono carpite quando legittimamente e quando surrettiziamente. La manipolazione di massa è una pratica e un concetto che è sempre bene approfondire, perché non se ne sa mai abbastanza, però è comunque una nozione conosciuta. Ciò che oggi è meno conosciuta è invece la nozione di manipolazione individuale. I livelli che quest'ultimo tipo di manipolazione può raggiungere sono potenzialmente devastanti per la vita private delle persone. In ogni caso, manipolazione di massa e individuale, non si limitano certo ad indurre all'acquisto di determinati prodotti come dicevamo, benché molti di questi siano in effetti suscettibili anche da soli di determinare sostanziali variazioni nello stile di vita delle persone. Essere vincolati ad un cellulare di moderna generazione infatti, significa, anche in questo caso essere controllati in molteplici modi, e la vicenda covid lo dimostra ampiamente, dalle applicazioni aventi lo scopo dichiarato di evitare il contagio o tracciarlo, all'impiego digitale di certificazioni covid che, per quanto siano state spacciate per strumenti aventi lo scopo di facilitare gli spostamenti anche transfrontalieri e di normalizzare le situazioni, di fatto si sono trasformati prestissimo in strumenti per emarginare determinate categorie di persone, per esempio quelle che saggiamente avevano deciso di rinunciare ad incularsi una farmaco che ha dimostrato poi scientificamente tutti i propri limiti, in quanto non ha impedito i contagi e di contro è stato alla scaturigine di numerosissime reazioni avverse anche gravi come riportano i dati Eudravigilance per esempio. Nonostante questa saggia scelta, poi corroborata dal fatto che, come riportano numerosi studi tra i quali uno uscito sulla rivista The Lancet, con dei Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei, presi tempestivamente si sarebbero ridotte del 90 per cento le ospedalizzazioni, in quanto questi farmaci, noti come FANS appunto, si sono dimostrati perfettamente in grado di curare la covid, la malattia scaturita dal nuovo sars cov, il nuovo coronavirus, cosa peraltro ammessa sia implicitamente che esplicitamente dal Ministero della Salute, e di cui dobbiamo dargli atto. Esistendo le cure, l'uso del "vaccino" non è l'unico strumento per contrastare il nuovo coronavirus, anzi, in genere se esistono le cure sono proprio i vaccini ed i "vaccini" ad essere superflui. Se poi questi danno effetti collaterali avversi in numero significativo si comprende come la scelta di NON inocularsi sia stata compiuta nell'esercizio del proprio diritto alla salute e conformemente alla Costituzione che di questo diritto è garante. Ecco, questi strumenti digitali come le certificazioni covid, sono stati utilizzati per togliere lavoro e relativi stipendi a una moltitudine di persone che hanno semplicemente difeso la propria salute nella libera scelta di non rischiare effetti avversi anche gravi, in una situazione in cui farmaci antinfiammatori avrebbero curato adeguatamente una eventuale malattia correlata al nuovo coronavirus. Questo in una Repubblica fondata sul lavoro, come dice l'articolo 1 della Costituzione. Naturalmente il tutto verteva sulla disamina delle certificazioni, le quali per mantenere un minimo di rispetto del diritto alla riservatezza dovevano lasciare il dubbio se il responso verde, corrispondente ad una certificazione valida ad espletare diverse tipologie di mansioni lavorative,  dovesse essere dovuto a tre tipologie, l'esenzione, la guarigione o l'inoculazione. Ciò non ha fermato la vergognosa discriminazione portata avanti dal Governo Draghi, quellotra i Governi che dal dopoguerra ad oggi ha contribuito a deprimere lo Stato di diritto nel nostro Paese come mai era avvenuto prima. Anche se di certificazioni si poteva avere la versione cartacea, non c'è proprio alcun dubbio che la digitalizzazione abbia fornito spunti fondamentali, si è capito benissimo, anzi si è attuato, quello che il digitale prometteva potenzialmente, cioè l'essere usato per controllare le persone, con la centralizzazione, peraltro, di questo controllo. In pratica lo Stato ha preteso di sapere se una persona si era sottoposta o no ad un determinato trattamento sanitario, cui le persone erano sospinte coercitivamente dal ricatto di non poter altrimenti lavorare, cioè in assenza di quelle condizioni che permettono una scelta serena relativamente ad un determinato trattamento sanitario. Se una persona si è sottoposta ad un trattamento o no, dovrebbe essere una condizione personale e segreta che lo Stato non deve sapere, sono dati personali sensibilissimi, riservati. I recenti studi dimostrano che sussistendo le cure e non immunizzando il "vaccino" l'obbligo è stata una inutile forzatura, una scelta sbagliata. Questo è solo un esempio di ciò che significa gestire malamente dati personali così sensibili come quelli sanitari e aggiungiamo che il fascicolo sanitario digitale non è sicuro e permette, come tutte le cose digitali, facili esfiltrazioni. Oggi viviamo nel mondo dell'informazione ridondante, dove c'è un eccesso di dati che circolano, c'è una sovrabbondanza di questi dati, cosa però utile a qualcuno giacché molte informazioni vengono carpite surrettiziamente e utilizzate per ottenere un vantaggio e tutto ciò che diremo potrà essere usato contro di noi. La gestione di dati carpiti surrettiziamente è suscettibile di determinare condizionamento dei comportamenti a livelli assolutamente impensabili. Sono tutti fenomeni legati alla comunicazione anche subliminale e che pertanto, in quanto fenomeni comunicativi, possono essere compresi e studiati attraverso l'utile apporto della semiologia. C'è sempre stato un potere, da che mondo è mondo che ha affermato se stesso anche con la violenza, salvo poi subire la reazione di chi questa violenza riceveva, così, per ovviare a questo problema è cominciata ad affermarsi in taluno l'idea, per non dire la speranza, di poter esercitare un potere violento senza che esso si manifestasse apertamente o potesse essere facilmente additato, subliminale appunto. Essere violenti senza sembrarlo è un obiettivo di un certo potere. Per riuscire a  realizzare questo obiettivo, carpire dati personali è un fattore essenziale. Per questo gli strumenti giuridici come il GDPR e gli istituti di riferimento per la protezione dei dati come il Garante per la Protezione dei Dati Personali, GPDP, sono presidi essenziali per difendersi da questi attacchi, portati ai cittadini in generale, come manipolazione di massa, o ad alcuni cittadini in particolare, come manipolazione individuale. Difendere i propri dati personali è oggi una questione assolutamente essenziale sulla quale sarebbe giusto imperniare un' azione culturale diffusa. Servono studi ed iniziative per fare conoscere il problema dell'esfiltrazione dei dati, delle sue dinamiche, della gestione degli stessi a scopo manipolativo e violento, e di come sia importante difendersi da ciò. A questo punto ci sentiamo di aggiungere in conclusione una considerazione, cioè che ogni volta che rinunciamo ad esercitare il diritto alla difesa dei propri e altrui dati personali sensibili o concediamo la cessione del trattamento degli stessi a terzi senza prendere alcuna precauzione e con estrema leggerezza screditiamo e delegittimiamo proprio quegli istituti che potrebbero salvarci da un uso improprio e potenzialmente devastante degli stessi. Non sembri esagerata l'affermazione per cui dalla difesa di questi dati dipende la stessa libertà dei cittadini ed anche la stessa sopravvivenza della Democrazia.