Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







lunedì 31 dicembre 2012

La dolce Democrazia

Se la dittatura è amara, la Democrazia è dolce.
Chi ama la Democrazia ha un sorriso che chi non l'ama non ha!
Qualcuno potrebbe rimanere interdetto da una simile osservazione che sposta l'asse del ragionamento politico dal suo luogo precipuo ad un altro forse un po' troppo letterario o poetico o, addirittura sentimentale.
Non è quello che voglio, ma siamo fatti anche di sentimenti, e quale momento migliore per ricordarlo se non l'ultimo dell'anno?! L'ultimo dell'anno di un anno decisamente intenso, almeno per me!
Un anno importante, forse di transizione, nel quale tuttavia la transizione resta tutta da capire, quantomeno da approfondire. Un anno di critiche, anche molto aspre, alle politiche governative, critiche che sempre ho sperato costruttive e mai offensive ricordando tuttavia che le critiche non sono complimenti. Un anno di esperimenti, di esperienze di comunicazione, di tecniche miste su carta, un anno di cambiamenti alcuni dei quali restano probabilmente da assimilare pienamente.
Un anno di novità, di battaglie, di notti insonni, di frustrazioni, ma anche di scoperte e di gioie per fortuna. Un anno di alleanze e unità di intenti, così mi è sembrato,e tuttavia mai  formalmente sancite, e per questo probabilmente anche un anno di qualche rimpianto e dispiacere per cose non fatte, iniziative non intraprese. Un anno in cui ho fatto i conti con i miei limiti, che sono molti, ma anche con le mie possibilità, che sussistono nonostante i limiti. Un anno di possibili fraintendimenti, di suggerimenti che talvolta mi è sembrato di ricevere e che anche per questo penso di voler restituire con riconoscenza, e chissà se riuscirò nell'intento?
Un anno di strade che, se vanno veramente tutte nella stessa direzione, non è detto che prima o poi non si incontrino.
Ma questo anno sta per finire e un altro anno sta per cominciare, ed anzi si fa sera, una sera che accomuna milioni di persone sullo stesso meridiano e che sento essere piuttosto speciale, intrisa di un'atmosfera tutta sua. Ci si prepara ai festeggiamenti, io al mio sobrio ultimo dell'anno, come sempre sono i miei ultimi dell'anno, alla compagnia degli amici ecc. L'atmosfera si fa densa, le battaglie si abbandonano ma, s'intende, temporaneamente, le tensioni si sciolgono, così la stessa atmosfera che sembra alternare densità e rarefazione.
Si apre uno spazio che ha il sapore e la valenza di quello di un tè nel deserto.
Vado incontro ad una cena tra amici e penso al cibo ed a qualche proposito da esprimere.
Penso che nutrirsi di sorrisi e Democrazia possa rappresentare un buon proposito, ed è proprio con questa idea che mi avvicino alla cena.
E' bello andare incontro alla leggerezza e sentire che tutto sommato questa leggerezza  l'hai meritata. Forse il sapore speciale di questa sera stà proprio in questo, chissà?!
Ed è quindi con cuor leggero che mi concedo appunto qualche leggerezza distensiva. Ripenso un'ultima volta ai cambiamenti che quest' anno ha portato anche se non credo di poterli valutare ancora appieno, di renderemene esattamente conto, forse perchè sono ancora troppo coinvolto.
Ma dei cambiamenti naturalmente ci sono stati, nonostante la mia naturale tendenza ad osteggiarli.
Ci sono cose che non potrò fare senza rievocarne immediatamente altre, senza riportarne altre all'attenzione. Ci sono inevitabilmente dei collegamenti e delle associazioni che si sono stabilite tra le nozioni e le immagini talvolta ancora un po' confuse che possono affolare la mente di un neofita di certe materie, specialmente in certi momenti di particolare tensione.
Ma stavo parlando di leggerezze e non di tensione e queste osservazioni hanno un sapore forse troppo pedante.
No, se leggerezza deve essere che leggerezza sia!
E se appunto mi è concessa una leggerezza distensiva, che è leggerezza sì ma non per questo è priva di una sua verità e di una sua consistenza, penso anche, a proposito di cene e di cibo , che da quest'anno...non potrò più mangiare i sofficini ( D ) senza che la loro forma  richiami immediatamente alla mente la parola Democrazia, e il dolce sorriso di chi l'ama!
d..........D

Buon 2+01=3 a tutti!!!

domenica 30 dicembre 2012

Rappel à l'ordr

La poesia si può amare o si può odiare oppure si può provarne indifferenza, ad ognuno la sua reazione più o meno istintiva, ad ognuno la sua risposta o la sua scelta, se di scelta poi si tratta.
A volte mi dico che la poesia, se ti capita di poterla vivere, va colta lì per lì, va presa sul momento altrimenti il momento passa e tu non ne hai ricavato niente di che.
Una sorta di poetico ma tutto sommato modesto 'carpe diem' cioè letteralmente 'cogli il giorno', benchè tradotto per lo più con 'cogli l'attimo'.
Ma poi mi dico anche che, una volta vissuta, subito dopo sarebbe quantomai opportuno operare una sorta di  rappel à l'ordr (ritorno all'ordine), tornare coi piedi per terra, nel presente e soprattutto presenti a se stessi.
Il fatto è che la poesia apre degli spiragli talvolta impensabili e molto attraenti, soprattutto per una certa tipologia di persone, soprattutto quando a corroborarne l'azione subentra come alleata la musica per esempio e questa poi si fonde magari con immagini e pensieri, ricordi e altro e la poesia diventa così, in un certo senso, multimediale.
Il ritorno all'ordine dopo, appare semplice, fattibile anzi fattibilissimo, e ti tranquillizza. - Tutto è tornato al suo posto - ti dici, o almeno così sembra.
Infatti, ammonisce il proverbio, 'sembrare e non essere è come filare e non tessere'...

...E' mattino presto sull'autostrada. Sono ripartito dopo un sosta in Autogrill, un caffè e un bicchiere d'acqua naturale. Ecco il cartello, ancora qualche istante e lascierò dietro di me la Toscana per farvi ritorno nel tardo pomeriggio o la sera, adesso vedremo. Dalla Toscana all'Umbria, dall'Etruria all'Etruria, quasi gemelle...
Direzione sud, ho il sole davanti agli occhi e ascolto della musica, l'unica compagnia. E l'unica compagna tra l'altro, insieme a poche altre attività come per esempio la pittura, da quando mi  sono separato.
La musica mi piace sempre molto, ha un grande potere sui miei stati d'animo, accompagna o addirittura stimola pensieri di ogni tipo, spesso poi trasfigurandoli e generalmente in meglio.
E' così che con l'ausilio della più immateriale delle arti, quasi senza accorgermene, alcuni dei più recenti pensieri ed alcune delle più recenti impressioni, certamente le più forti tra quelle ricevute nell'arco dell'ultimo anno, cominciano a condensarsi inaspettatamente tutti insieme e ad attirare imperiosamente la mia attenzione. E' inutile resistere.
La mia attenzione precipita, non nel senso che svanisce, ma nel senso che precipita proprio lì in quel punto di condensazione, come attratta da una forza di gravità comparsa all'improvviso.
Questa volta la mia volontà, che generalmente di fronte a simili situazioni tenta sempre una sorta di anestetizzazione, si trova presa alla sprovvista, del tutto spiazzata, non può reagire, forse non ne ha neppure il tempo, certamente non ne ha voglia, anzi è quasi certo che stia lasciando del tutto il campo libero ai pensieri automatici e alle emozioni spontanee, non si oppone, non c'è niente da fare.
E che male c'è a lasciare il campo a pensieri automatici ed emozioni spontanee, ci si poptrebbe chiedere?
Nessuno credo, ma il fatto però, è che il mio centro emozionale si trova sollecitato quanto non lo era mai stato da non so quanto tempo a questa parte, e chiunque sappia, per esperienza personale che cosa queste sollecitazioni significhino...se devo dire la verità la cosa mi preoccupa un po'.
La domanda giusta è: che cosa stà succedendo? Che stia assistendo alla costituzione di un centro di gravità? Un centro di gravità lo sembrerebbe davvero effettivamente. Quanto al carattre permanente o impermanente è presto per dirlo, non posso ancora sapere, perchè per sapere questo ci vuole tempo ovviamente...
L'intensità è davvero forte e avrei quasi voglia di accostare la macchina in corsia d'emergenza, senza aspettare piazzole di sorta, e fare un sosta  e riprendere il fiato. Il fiato? Eh sì, proprio così, il fiato. Invece vado avanti, penso a quanti km ho percorso senza aver avuto una esatta consapevolezza delle mie azioni alla guida. Eppure tutto si è svolto in modo assolutamente razionale, assolutamente composto, non un'azione fuoriposto, non il minimo rischio corso, ne fatto correre.
Comincio a pensare alle concessioni fatte alla poesia, e a chiedermi se quelli che credevo essere ritorni all'ordine siano stati realmente tali o se pittosto non siano stati  soltanto apparenti ritorni all'ordine, o magari ritorni ad un ordine sì, ma diverso dal precedente.
Ma quello che comincia ad apparire abbastanza evidente è che quelli che avevo definito 'momenti di poesia' probabilmente avevano lasciato in qualche modo degli spiragli aperti, attraverso i quali aveva appena fatto breccia quel condesato di emozioni che mi ha colto di sorpresa.
E' stato imprudente concederseli? Non lo so.

L'attenzione si sposta rapidamene dal mondo interiore a quello esteriore e viceversa. Il traffico è scorrevole sull'autostrada, si viaggia bene. Preso da occupazioni pratiche di primaria importanza, cioè preso dalla guida, si affievolisce l'intensità emozionale e, tanto per dire come si può essere contraddittori con se stessi, ne sono quasi disturbato. Tutto sommato ne sento già la nostalgia e se potessi 'alzerei il volume' per così dire, per ritornare ad una intensità superiore.
Forse perchè mi sono accorto che ci sono delle informazioni nascoste la dentro e comincio a temere di perderle, ed 'alzare il volume' è un po' come prendere una lente di ingrandimento e andare a cercarle. Dunque dovrei alzare il volume, e fin qui va bene, ma come si fa?  Ecco che tuttavia in fondo in fondo credo di averle intercettate queste informazioni. Ogni emozione nasconde delle informazioni e le informazioni si possono leggere. Ripensando a quelle che erano state in passato sollecitazioni emozionali paragonabili a questa mi accorgo che ci sono delle differenze. Queste qui contengono delle informazioni che l'altra volta non c'erano. Forse ho potuto rendermene conto proprio perchè nella mia esperienza personale avevo già vissuto qualcosa di analogo ma diverso e queste informazioni supplementari sono potute emergere per un confronto e una opposizione che altrimenti non avrebbe potuto esservi. Chissà esattamente!
In ogni caso sentivo che non potevo proprio perderle. Intercettate!!!
Alcune sembrano essere risposte a domande che mi ero posto di recente, altre sembrano informazioni del tutto nuove. E naturalmente su questo vige il più assoluto silenzio. Non tutto si può dire.
Dico solo che valeva la pena cercarle. Senso di soddisfazione...
Dopo tutto questo, in una atomesfera rilassata l'attenzione si riporta al modo esteriore e mi costringe a riflettere su dove sono arrivato con l'ideale  tabella di marcia. Rifletto ancora sul fatto che una volta lasciata la Toscana ed entrati in Umbria non passa poi molto tempo che appare il Trasimeno, è una cosa quasi immediata, è lì sul confine. Qui invece è da un pezzetto che sono in Umbria e il velo argenteo del Trasimeno non compare. Ormai è evidente che ho sbagliato qualcosa, dovevo svoltare! già, dovevo svoltare e non l'ho fatto!!
Come non detto, pazienza. Il sole davanti agli occhi, la musica, la mia attenzione delocalizzata, c'era da aspettarselo. Era il minimo che potesse succedere.
Ad un certo punto mi rendo conto che stò percorrendo la strada che potrei percorrere dopodomani semmai mi decidessi ad andare ad un convegno di economia che si tiene a Sora, nel Lazio del sud.
Ma ancora non so, ho molte cose da vagliare e ciò di cui mi rendo immediatamente conto, seduta stante, è che l'esperienza appena vissuta ed i nuovi dati appena incamerati in qualche modo potrebbero incidere sensibilmente su ogni decisione futura, rallentandola, poichè la lista delle cose da passare al vaglio prima di prendere una qualsiasi decisione che non sia una decisione prettamente ordinaria, in qualche modo, e mio malgrado, adesso si è allungata.
Penso a una giornata di oltre venti anni fa passata con alcuni compagni e compagne di Accademia che ci aveva visti sostare anche sul Trasimeno. Così tanto è passato?
E il tempo passa sì. e anche lungo la strada, ormai ho quasi corretto l'errore, sono di nuovo in carreggiata.
Alla fine raggiungerò la meta cui sono diretto, Assisi, col ritardo di un ora sulla tabella di marcia.
Trascorrerò una piacevole giornata.

C'è sempre qualche rischio nell'affrontare delle autobiografie, nell'esporre le proprie esperienze, e se devi raccontare di una tua giornata forse non devi dire proprio tutto di quella giornata, magari non subito.
Sento che potrebbero esserci pareri discordi al riguardo, chissà!
Comunque si può giocare con questo. La vita è anche gioco, sebbene alcuni momenti non sembrino esattamente indicati per giocare. Ma ci sono giochi e giochi.
Quindi potrei dire che forse questi non sono nemmeno elementi autobiografici, forse sono elementi biografici, o forse sono tracce di una storia inventata o magari solo un sogno, perchè no?
Forse un sogno...
Suona la sveglia, mi alzo dopo un sonoro sbadiglio. Ho cose da fare e già penso se negli spazi di tempo lasciati tra un' occupazione e l'altra riuscirò a concedermi dei momenti di poesia.
Poi penso a quella storia che stavo scrivendo su quel viaggio in Umbria. Dove sono quei fogli?
Non so, pazienza!
Spazi di poesia, momenti di poesia, forse potrei concedermeli tra questa occupazione e quest'altra, sì, tanto poi subito dopo farò seguire un rappel à l'ordr! Sempre che poi funzionino questi rappel à l'ordr...

giovedì 27 dicembre 2012

Imparare a conoscere chi si appoggia

Leggo su 'Virgilio notizie' una notizia secondo la quale il Vaticano sceglierebbe di appoggiare determinate figure tecniche o tecnico-politiche a discapito di altre. Mi chiedo il perchè di certe scelte e provo a riflettere sul significato di tutto ciò. Spero che se sono in errore qualcuno mi soccorra e mi spieghi in che cosa consista l'errore. Dopotutto per un fratello correggere il proprio fratello significa oltretutto salvarlo e se ciò avviene civilmente con una spiegazione verbale ne sarei lieto.
Il mio ragionamento è questo:
La Religione Cattolica è Religione della responsabilità e della coscienza. Ogni volta che un uomo aumenta la propria capacità di coscienza e il proprio senso di responsabilità presumo che un cattolico debba essere lieto di ciò. E tutto ciò dovrebbe essere altrettatnto vero se non di più per strutture complesse nelle quali operano moltitudini di persone dove, si spera che si possa sommare coscienza a coscienza.
Io come cattolico, personalmente sarei lieto se ciò avvenisse e non credo che miei correligionari potrebbero rattristarsi per questo.
Ne consegue che tutto ciò che costituisce una fonte di responsabilizzazione dovrebbe essere ben accetto ai cattolici e che viceversa, tutto ciò che costituisce una fonte di deresponsabilizzazione dovrebbe essere stigmatizzato come fattore regressivo e come tale rigettato. Correggetemi se sbaglio.
Per cui appoggiare figure tecniche o tecnico-politiche che hanno fatto approvare nel corso del proprio governo trattati che tendono per esempio alla deresponsabilizzazione delle Banche anzichè alla loro responsabilizzazione, in quanto tendono a formare meccanismi di perpetua e permanente ricapitalizzazione delle stesse, a  danno dei cittadini, indipendentemente dagli attegiamenti virtuosi o meno che esse adottano nell'ambito delle proprie scelte operative, credo che sia in totale contraddizione con lo spirito responsabilizzante che generalmente la religione Cattolica ha sempre adottato con grande coerenza nel corso della sua storia.
Per cui sapere che il Vaticano appoggierebbe ufficialmente figure tecniche o tecnico-politiche che cercano di instaurare meccanismi che portano alla deresponsabilizzazione di certi settori critici e strategici e importantissimi della nostra società, cosa che ricadrebbe sui cittadini dei ceti sociali più deboli, che dovrebbero essere difesi invero, è una notizia che mi rattrista molto. Io penso, se la notizia è vera, che certe scelte dipendano dal fatto che si ignori  che l'ultimo governo abbia portato all'approvazione di trattati molto opinabili che sostanzialmente fanno ciò che ho descritto sopra, altrimenti non mi spiego il perchè di una simile presa di posizione.
Credo che si debba innanzitutto imparare a conoscere chi si appoggia, andando a leggere i trattati, articolo per articolo, che chi si appoggia ha fatto approvare, trattati che hanno subìto l'imbarazzante fermo di Corti Costituzionali Nazionali, come quella tedesca per esempio e sucessivamente una sentenza tutt'altro che positiva ed anzi con ferme condizionalità.
Sono abbastanza sbigottito sinceramente e lo sono da cattolico. Credo che questo non aiuti il  Paese e spero in un cambio di posizione e prego per questo. Non credo oltretutto che questa posizione rappresenti la totalità dei cattolici. Io non mi ci sento rappresentato e come me forse non vi si sentono rappresentati neanche altri cattolici.
Il fatto è che oggi più che mai si sente il bisogno di responsabilità in ogni settore della società e che la Chiesa potrebbe fare molto a riguardo insitendo appunto sul senso di responsabilità e  questo con i mezzi che gli sono propri e sono molti. E' davvero potenzialmente enorme l'aiuto che potrebbe derivare dalla Chiesa in questo senso.
Spero, anche per questo, di avere presto dei riscontri positivi al riguardo e di notare un cambio di posizione. 

mercoledì 19 dicembre 2012

Un anno di post

Un anno fa, cominciai questo blog, con un post intitolato "L'importanza che talvolta assume l'esplicitare".
Tra i concetti che vi si esprimevano, seppure in modo forse un po' acerbo, c'era quello secondo il quale sarebbe stato opportuno rovistare tra gli scarti di significato per recuperare un maggior senso di aderenza alla realtà.
Oggi potrei dire, a distanza di un anno, che questi scarti altro non sono in un certo senso che il 'non detto', o il 'sottaciuto' di ogni discorso o di ogni comunicazione in generale. Che cosa intendevo dire esattamente? Intendevo dire che la nostra cultura ci ha portato a considerare indistintamente come una cosa positiva la capacità di sintesi, anche e soprattutto nell'ambito della comunicazione.
Quella di sintetizzare un concetto o un discorso rinunciando a tutto ciò che appare superfluo è ritenuta una spece di arte, e forse magari lo è davvero, ma spesso nel fare questo si rinuncia anche a tutta una serie di informazioni supplementari che magari non sono così superflue e che in ogni caso fanno parte della realtà e rinunciando alle quali quindi la rappresentazione della realtà stessa si impoverisce.
I tempi della televisione che dettano legge in ogni dibattito sono paradigmatici di questa realtà e di questa situazione. Se da un lato hanno fatto sviluppare questa grande capacità di sintesi, dall'altro impediscono giocoforza di arrivare ad un reale approfondimento delle varie realtà di cui si vuol discutere incernierando i vari discorsi su formule un tantino prefabbricate e dagli esiti più o meno scontati ancorchè prevedibili, salvo che poi a lungo andare tutto questo si sente e insieme a questo si comincia anche a sentire l'esigenza di una informazione diversa.
E' chiaro che in televisione ci sono tempi che devono essere rispettati e che quella di essere sintetici diventa un aspetto al quale è difficile se non impossibile rinunciare.
La soluzione non è semplice. Gli stessi spot pubblicitari sono esempi di capacità di sintesi spesso di altissimo livello anche estetico e artistico. E sulla base di questi esempi noi ci formiamo non solo i nostri gusti, ma anche la nostra capacità di comunicare. Siamo insomma avvolti da un mondo della comunicazione che avendo adottato la capacità di sintesi come carattere imprescindibile omologa a questa realtà tutti coloro che vi possono attingere e che di fatto ne usufruiscono, cioè la maggior parte delle persone.
Siamo così abituati a tutto questo che neanche ci accorgiamo di tutto ciò che non viene detto e purtroppo non è facile far capire quanto sia importante il non detto.
Una dimostrazione di tutto questo l' abbiamo avuta quest'anno, per esempio, a proposito del trattato ESM. Si potrebbero scrivere fiumi di parole su questo trattato ed anche questo blog nel suo piccolo ha cercato di farlo, eppure non c'è ancora stato un serio dibattito televisivo sul contenuto di questo stesso trattato che viene generalmente e sinteticamente nonchè sistematicamente liquidato con due o tre parole in tutto.
Che questa cultura dell'informazione sintetica abbia cercato deliberatamente e lentamente ma progressivamente di influenzare la capacità di lettura della realtà da parte dei suoi fruitori cioè di noi comuni cittadini che sempre siamo raggiunti dall'informazione e in dosi sempre più massicce? Salvo poi rinunciare a chiedere a noi stessi: ciò di cui siamo stati informati risponde veramente alla nostra reale esigenza di informazione oppure no? Naturalmente le eccezioni non mancano.
Tuttavia è per questo, credo che parallelamente ai mezzi di informazione tradizionali la rete internet va a mano a mano acquistando sempre maggiore spazio e importanza tra le persone e soprattutto tra i giovani che rappresentano realmente il futuro del nostro Paese e di tutti i Paesi del mondo.
E' un elemento di speranza. Il Web insomma raccoglie esattamente quegli scarti, che in realtà poi scarti non sono, di cui avevo accennato nel primo post pubblicato in questo blog e ne fa un elemento di forza, una forza che attualmente, fatte le debite eccezioni, sembra essere assente generalmente nei mezzi di informazione tradizionali, efficenti e sintetici quanto si vuole, ma talvolta un po' distratti rispetto a quelle che sembrano essere delle legittime richieste di informazione su trattati che potrebbero incidere molto pesantemente sugli assetti politici del futuro.
Informazioni sull'ESM, seri ed approfonditi studi, risultati proposti all'attenzione del navigatore internet, dove possono trovarsi se non in rete?
Per questo ancora una volta ringrazio tutti coloro che hanno speso il loro tempo nel dedicarsi con autentica passione e autentico amore per la Democrazia alla diffusione dei contenuti dello stesso. Io per parte mia ho fatto ciò che mi è stato possibile.
Si conclude così un ciclo di post e un altro ciclo comincia...

lunedì 17 dicembre 2012

Due nature di un blog

Siamo agli ultimi post dell'anno.
Talvolta si riaffaccia imperiosa  l'ansia creativa. Dopotutto questo blog è nato sotto questo segno anche se, come ho già segnalato altre volte, si è trasformato lentamente strada facendo sotto l'impulso di altri fattori che un po'  mi hanno colto di sorpresa, ma che sono contento di aver seguito.
Ma la natura di un blog non può dissolversi nel nulla, soprattutto se, come spero, questa natura era ed è autentica, ma forse non stà a me dirlo. Io sento solo che non è facile dare ad uno stesso blog due faccie così diverse, ma più che essere preoccupato o turbato da questioni che potrei definire tra il serio e il faceto di natura schizofrenica, mi piace pensare a come eventualmente armonizzare le due cose. Cerco in sostanza di vivere la questione come un problema si, ma semplicemente creativo.Tra l'altro il blog ha quasi un anno e visto che un ciclo annuale si stà chiudendo un ritorno alle origini è alquanto appropriato ritengo. Che cosa significa che lascio le battaglie civili contro una certa visione oligarchica dell' Unione europea?
Certamente no!
Qui stà il difficile, qui stà la sfida: armonizzare questi due aspetti e tenerli in equilibrio.
Oggi pubblico una tecnica mista...


Paesaggio
Tecnica mista su carta
2011-2012

venerdì 14 dicembre 2012

Una email ad Europa Direct

Ho inviato una email al servizio Europa Direct, che si trova sul sito ufficiale dell'Unione Europea ed al quale è facilissimo accedere. Una volta giunti alla home page del sito è sufficente guardare in alto a sinistra dove campeggia il titolo del capitolo 'Funzionamento dell'UE'; immediatamente sotto vi è il primo paragrafo intitolato Informazioni di base; ecco, è sufficente cliccarvi sopra per ritrovarsi nella pagina che ci interessa.
In questa pagina in alto a destra c'è una enorme chiocciola che è evidentemente un link attraverso il quale si accede alla pagina di compilazione, basta riempire tutti i campi obbligatori e si può spedire l'email.
Oppure campeggia più sotto il titolo 'Aiutaci a migliorare il sito' con dei campi da riempire ed ancora più sotto il pulsante virtuale invia. Chi accede da qui si ritrova in una pagina al cui centro, è il terzo link dall'alto, si legge: inviarci una email. Cliccando qui sopra si va alla compilazione.
Non sono certo del buon esito dell'invio poichè nessuna scritta è apparsa dopo che ho cliccato su invia.
Una precedente email, da me spedita, è giunta a destinazione correttamente e ad essa ha fatto seguito la risposta del personale incaricato di riceverla.
Se è andato tutto bene nei prossimi giorni arriverà su un mio account di posta elettronica la risposta.
Il personale è gentilissimo e si può certo contare sulla loro risposta che tuttavia naturalmente, come specificato,  non è giuridicamente vincolante. Speriamo che sia andato tutto bene. Comunque, a scanso di equivoci  ho salvato la stessa in un file così da poterla eventualmente spedire in un secondo momento tale e quale.
La forma non è forse bellissima ma il numero dei caratteri è limitato e quindi certe soluzioni stilistiche un po' stringate si spiegano così. E  adesso la propongo anche nel blog con tutti i suoi difetti, eccola:

Gentile personale incaricato, vorrei sapere qualcosa sulle recenti decisioni sull'Unione Bancaria:
qual'è stato il ruolo del Parlamento? E' stato messo ancora una volta nell'angolino, per non dire completamente emarginato? E'così o ha avuto un ruolo? E se non ce l'ha avuto, perchè?
In questo clima tra cosiddetti "europeisti" e "antieuropeisti",il fatto che certi cittadini si chiedano se il Parlamento funga da semplice comparsa non va certo a rafforzare le tesi dei cosiddetti "europeisti"!
E' possibile che simili decisioni vengano prese senza neanche una votazione del Parlamento? Non è un po' strano?
Un'altra sensazione è che un ristretto gruppo di persone non elette dai cittadini europei per rivestire i ruoli che attualmente rivestono (che derivano spesso da "seconde elezioni interne") si arroghino il diritto di cedere sovranità nazionale delle rispettive nazioni senza una legittimazione democratica per farlo! E' una sensazione sempre più diffusa,ve lo segnalo.
Vorrei poi sapere: come è stata recepita la sentenza della Corte Costituzionale Tedesca in merito all'ESM dai promotori dello stesso ESM?
Non abbiamo saputo più niente! Chi può spiegarcelo?
Anche qui la sensazione (e la scarsissima informazione non aiuta) è che sia stata del tutto ignorata.
E'così o mi sbaglio? E se non è così, verrà riscritto?
Anche qui la sensazione è che alcuni politici si siano arrogati il diritto di cedere sovranità nazionale senza esserne stati legittimamente e democraticamente incaricati dai rispettivi popoli. Le procedure sulla ratifica sono state aspramente criticate,a ragion veduta. E'sufficente modificare l'Art.136 per approvare un trattato in cui le parti essenziali sul gettito e sugli strumenti, si dice, devono essere riscritte dai membri del MES in un secondo momento? Non è una delega in  bianco? E le deleghe in bianco possono sussistere in uno stato di diritto?
Ringraziandovi per la cortese attenzione, e anticipatamente per le risposte, porgo i miei più cordiali saluti!
Alessio Abbarchi


Pubblico questa email perchè vorrei invitare tutti coloro che condividono le mie stesse idee, chiaramente critiche, circa i trattati ESM e Fiscal Compact a fare lo stesso.
Spesso qualcuno chiede cosa possiamo fattivamente e concretamente fare per manifestare il proprio dissenso a proposito di questi trattati dai lati oscuri e che sembrano redatti per mettere in ginocchio le nazioni europee. La mia risposta è che una iniziativa come questa, pur nel suo piccolo, è comunque qualcosa di concreto. Chi vuole può copiare la lettera  pari pari non è coperta da copyright. Oppure prenderne semplicemente ispirazione. E' solo una proposta, a voi decidere se vale la pena tentare oppure no.
Io dico soltanto: perchè non farlo dal momento che il sito stesso invita molto democraticamente a scrivere le proprie opinioni e dice che se abbiamo  domande o osservazioni su questo sito, ma anche sull'UE e le sue politiche in generale, possiamo inviare una email? 

sabato 8 dicembre 2012

Nessun "pensiero unico" alla soluzione delle crisi!

E' sempre più evidente e sempre più palpabile la distanza che esiste tra il Parlamento ed il popolo Italiano. Possiamo tranquillamente affermare che questa distanza aumenta di giorno in giorno ma a partire da livelli di scollamento che sono marcatissimi almeno già da un anno.
Ci troviamo spesso a sostenere un concetto molto semplice, ma non per questo di facile applicazione evidentemente, lo riconosciamo, quello secondo il quale rappresenta un grave errore mostrarsi incapaci di ascoltare il popolo, che la nostra Costituzione definisce tra l'altro sovrano, e questo soprattutto quando la parola del popolo è verace, sincera, schietta, e soprattutto propositiva.
Ancor più difficile è forse far capire che la volontà popolare non si esaurisce con il semplice voto ma che continua anche dopo il voto stesso.
Sarebbe sbagliato inascoltarlo perfino se la Costituzione non lo definisse così, cioè sovrano, figuriamoci con questa legittimazione costituzionale! Diventa così un errore non solo grave ma addirittura anticostituzionale.
Nessuno dovrebbe ignorare questa sovranità popolare, soprattutto il mondo della politica che nasce per rappresentarla.
Il livello della capacità di ascolto è rimasto sostanzialmente invariato nel tempo, anche se talvolta ci sono state delle eccezioni, che tuttavia nel contesto generale obiettivamente non sono riuscite a compensare un granchè. Sono sforzi comunque apprezzabili benchè insufficienti.
E' per questo che la distanza tra il popolo e quelli che dovrebbero essere i suoi rappresentanti è sempre più ampia. Ormai il Parlamento non rappresenta più il popolo Italiano questo è evidente. Nè il popolo può essere rappresentato da un governo che non è stato eletto. Se il governo non rappresenta il popolo vuol dire che rappresenta qualcos'altro, che cosa poi rappresenti, lo lascio alle singole interpretazioni.
Lo sfondo sul quale certe opinabili e, per certi versi, scusate la parola, assurde decisioni sono state prese, è costituito da uno scenario che ha poco di legittimazione democratica e popolare e che ha invece molto del "pensiero unico".
Il "pensiero unico" è sempre un cattivo consigliere, ce lo insegna la storia.
Come il "pensiero unico" sull'Unione europea per esempio secondo il quale chi non vi aderisce in toto è un antieuropeista. Credo che ci siano vari modi di sentirsi europeisti e chi può assurgere a giudice per dirimere le controversie su quale è il migliore?
Che sia legittimo portare avanti un progetto politico nessuno lo nega, negarlo significherebbe mettere in dubbio diritti inalienabili. Tuttavia è possibile avere punti di vista diversi circa le modalità attraverso le quali un progetto possa e debba svilupparsi. Il pensiero unico in questo caso può rivelarsi controproducente poichè impedisce ad un pensiero maggiormente creativo di svilupparsi e di trovare le migliori risposte possibili per la risoluzione di determinate problematiche più o meno contingenti. Quello che serve è insomma un vero e proprio pensiero divergente, altro che "pensiero unico".
E' noto a molti, soprattutto a insegnanti e pedagogisti che il pensiero divergente, concetto di ambito tipicamente pedagogico appunto, serve a sviluppare quell'attitudine dell'allievo a trovare soluzioni varie, molteplici e originali ad uno stesso problema. Questo pensiero già di per sè è l'indice del fatto che varie soluzioni sono ritenute possibili generalmente di fronte ad uno stesso problema, anche da parte dei pedagogisti che lo insegnano e lo promuovono.
In questo senso si avverte un certo scollamento anche tra quello che è il mondo dell'insegnamento e quindi della scuola in generale, mondo nel quale vengono insegnati e vissuti certi valori molto importanti, e quello che è il mondo reale che vive al di fuori di questo, nella più ampia società, nella quale si fa molta fatica a riconoscere gli stessi valori. E i ragazzi sono ovviamente disorientati.
Il "pensiero unico" invece, da par suo, è sempre stato un ostacolo alle soluzioni creative e quindi alle soluzioni stesse in generale ed è caratterizzato da vistose rigidità molto difficili da accettare da parte di chi ha una certa idea di Democrazia.
Da questo si comprende bene quanto sarebbe opportuno, in termini generali, abbandonare le modalità del "pensiero unico" ovunque esse si manifestino ed aprire spazi sempre più ampi allo sviluppo creativo di un numero maggiore di soluzioni possibili ai vari problemi che si presentano. In Italia questa creatività è molto presente e pulsante ma purtroppo emerge a fatica. Questa creatività è una delle grandi risorse del Paese e dovrebbe essere favorita e incoraggiata con fiducia, non ostacolata con scetticismo.
Ma è chiaro che tutto questo non può avvenire senza la capacità di ascolto da parte della classe politica.
Che ascoltare sia difficile non v'è dubbio, così come non v'è dubbio che molte conquiste debbano ancora essere fatte in questa direzione sulla quale non si insiste mai abbastanza, ripeto, mai abbastanza.
Ascoltare è faticoso, anzi faticosissimo, ed anche per questo risulta così difficile farlo.
D'altro canto se sull'altro piatto della bilancia vi fosse il "pensiero unico" e le sue conclamate rigidità, la scelta anche semplicemente razionale dovrebbe dirigersi ancora una volta necessariamente, e saggiamente sul disporsi all'ascolto per faticoso che possa essere.
Il pensiero unico dovrebbe essere quantomeno spiegato, ma ciò non avviene e se ciò non avviene si deve necessariamente prendere atto di questo e chiedersi che cosa questo significhi.
Partire poi dal presupposto secondo il quale le crisi aiutano, può essere magari il risultato di una attenta analisi politica, sociale ed economica di certe realtà ormai storicizzate e che quindi anche per questo è possibile analizzare.
Ma fare diventare questo presupposto teorico un "progetto" ha i suoi ben evidenti rischi oltre che  i suoi ben evidenti limiti.
Insomma è assolutamente necessario, credo, operare una distinzione nettissima tra analisi e progetto e gurdarsi bene dal confondere l'uno con l'altro.
Dall'analisi di certe realtà si può dunque notare che le crisi, in senso generale, sono risposte  sane ed appropriate a determinate condizioni e sollecitazioni esterne ma anche interne. E questa è l'analisi.
Ma coltivare l'idea secondo la quale, siccome dopo una crisi c'è una risposta positiva alla crisi stessa, si debba cedere deliberatamente spazi alla crisi  ed al suo possibile ingresso e radicamento nel mondo sociale è un meccanismo troppo artificioso, per certi versi prefabbricato se non addirittura un tantino arzigogolato per non dire perverso, troppo per garantire risposte positive e sane ma soprattutto naturali e spontaneamente appropriate o per lasciare spazio al pensiero divergente.
Se una crisi ha una origine prefabbricata si capisce bene come quegli spazi creativi e quell'elasticità necessaria che in un contesto più naturale costituirebbero gli strumenti opportuni per la ricerca della migliore soluzione possibile, non si trovino più, anche perchè sono sostituiti o impediti da una rigidità strutturale di partenza. Quando una crisi si maniestà con tali livelli di rigidità è giocoforza pensare che abbia una orgine un tantino prefabbricata. 
La struttura prefabbricata in quanto tale manifesta da sè il proprio carattere grazie alle sue rigidità intrinseche a cui accennavamo sopra e che non consentono alle soluzioni creative ne a quelle naturali di svilupparsi opportunamente.
In altri termini le strutture prefabbricate possono soltanto portare a soluzioni altrettanto prefabbricate cioè preconfezionate, forse addirittura prestabilite, perchè quella è la loro natura.
E' evidente quindi il perchè quando una soluzione è prefabbricata gli spazi per la naturalezza e la creatività non sussistano più.
In generale questi prodotti preconfezionati rappresentano e testimoniano, forse dovrei dire denunciano, anche loro malgrado, la presenza di un pensiero pregiudiziale su un determinato argomento o questione in ballo, un "pensiero unico" appunto. La Democrazia avrebbe, tra le altre cose il compito di favorire attraverso il confronto delle idee e il contraddittorio la nascita della soluzione migliore.
I prodotti preconfezionati tolgono questa opportunità ed anche per questo evidenziano la loro sostanziale antidemocraticità, e rivelano palesemente di non partire dal popolo sovrano ne dalle sue reali esigenze ma di partire quindi da altri contesti.
Va poi da sè che in questi altri contesti il livello del contraddittorio sembra essere praticamente assente e le decisioni assumono quindi le sembianze di veri e propri diktat che vengono calati dall'alto, per non dire imposti, come se ci trovassimo in presenza di una monarchia assoluta, neanche parlamentare, ma di una di quelle monarchie vecchio stampo o, per capirsi bene medievali, il chè è evidentemente abbastanza assurdo nel terzo millennio.
Detto questo vorrei aggiungere soltanto che da qui a dire che le crisi siano necessarie ce ne corre.
Infatti le crisi non sono affatto necessarie di per sè, e il compito della politica dovrebbe essere esattamente quello di evitarle. Ci sono sviluppi che si compiono al massimo grado delle proprie potenzialità esattamente in assenza di crisi e non in presenza di esse. Se poi una crisi avviene naturalmente ci si adopera per fronteggiarla,  proprio perchè non solo non è necessaria ma perchè può essere addirittura dannosa.
La presenza di una crisi evidenzia che c'è stato qualcosa nella lettura della realtà che non è stato ben compreso o ben digerito, per cui da fattori sconosciuti o imprevisti magari perchè imprevedibili la crisi stessa è emersa.
Da questa analisi dovrebbero poi svilupparsi gli anticorpi necessari ad impedire l'insorgere di una crisi analoga in futuro.
Dire quindi che una crisi è necessaria è un punto di vista assai opinabile chiaramente, ma arrivare a dire addirittura che ne abbiamo bisogno, questa è una affermazione che si commenta da sola.
Spiace dirlo, ma è giusto o non è giusto chiedersi quanto sia opportuno affidare le redini dell'Italia a chi è persuaso da una simile idea? Dopotutto non è destituito di fondamento, a ragion veduta, formulare il pensiero immediatamente concomitante, quello secondo il quale cioè, chi è disposto a ritenere una crisi necessaria o addirittura a  dichiarare che ne abbiamo bisogno, probabilmente non farà esattamente tutto il necessario per impedire che la crisi stessa si manifesti e alberghi nel paese che governa!
E ci sono dei dati che parlano da soli!!
Si può pensare obiettivamente di voler bissare risultati del genere?
Responsabilità significa anche riconoscere di aver espresso opinioni sbagliate, e ripensare anche le proprie posizioni, e usare il proprio prestigio per il reale interesse del popolo sovrano. Difficile forse, ma non impossibile.
Credo che questo momento debba essere vissuto con grande senso di responsabilità si, ma da parte di tutti, nessuno escluso, e cominciando anche a fare delle autocritiche, nonchè a fare propri alcuni punti che dovrebbero assurgere a punti di riferimento primari, imprescindibili e inalienabili delle prossime politiche nazionali ed estere.
Il primo dei quali è appunto l'ascolto di soluzioni alternative ai vari problemi e particolarmente a quelli finanziari che incidono così pesantemente sulle vite dei sempre più stremati cittadini.
Non vogliamo più scenari come quelli della Grecia, né credo che alcuno li voglia, né che le legittime domande dei cittadini vengano eluse con tanta sufficienza. E il compito di fare questo spetta esattamente alla Democrazia e alla politica che dovrebbe garantirla. Quante volte ci sarebbe stata l'opportunità di rispondere alle legittime interrogazioni dei cittadini attoniti e di venirgli incontro? E se questo non è avvenuto a chi lo dobbiamo imputare?
Per questo sarebbe necessario in questa delicata fase storica per la stessa Unione europea che il tentativo di rinvigorire la Democrazia venisse spalleggiato da campioni di Democrazia e alleati storici come gli Stati Uniti d'America per esempio, ma anche da chiunque creda fermamente nei valori della Democrazia stessa.
C'è chi molto responsabilmente chiede di fare riforme per fronteggiare la crisi, ma senza una accurata analisi del perchè la crisi sussista è difficile capire quali siano le misure giuste da prendere. Potremmo cercarle insieme. Ma quanto si è disposti a entrare nel dibattito su come uscire dalla crisi? Quanto si è disposti a riconoscere che dalla crisi si esce solo e soltanto qualora se ne trovino le cause?
Torniamo dunque a rivalutare l'importanza della Democrazia e delle istituzioni che gli sono proprie perchè, come detto qui e altrove, e altrove anche da parte di persone più qualificate di me, la Democrazia è l'unica forma di governo che garantisca tutti e non è cosa così scontata.
Io nel mio piccolo ho messo la Democrazia ai vertici dei miei interessi perchè sono oltremodo convinto che solo grazie ad essa potremo vincere le sfide del futuro, viceversa chissà... E' solo una opinione e sarebbe mio onore sapere che essa viene presa in considerazione e fattivamente condivisa.
Qualora questo avvenisse anticipatamente e umilmente ringrazio.