Per le tecniche miste su carta o altre tecniche che compaiono in questo Diario Elettronico firmate a nome Alessio, tutti i diritti sono riservati.







martedì 27 agosto 2019

La Costituzione e la sua essenza

L’essenza della Costituzione è che la volontà popolare è la sovrana, nel nostro Paese, poiché si dice che la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Vorrei ci concentrassimo sulla questione fondamentale della sovranità. Essa si esprime in modo diretto con le elezioni. Questo dovrebbe spingere le nostre energie a sintonizzarsi in modo particolare, quindi, su ciò che il popolo esprime nelle elezioni, nel cercare di comprendere che cosa esso richieda realmente attraverso il risultato conseguente l’esercizio del voto. Ciò implica un cosciente sintonizzarsi col significato profondo inerente il risultato delle elezioni stesse.
Ora, non c’è alcun dubbio che alle ultime elezioni il popolo abbia chiesto discontinuità col precedente governo che era stato un governo guidato dal Partito Democratico. Questo era talmente evidente che sono stati innanzitutto esponenti del PD stesso a riconoscerlo pienamente, dichiaratamente con grande onestà intellettuale. Dopo poco più di un anno, è difficile pensare che le stesse persone possano aver cambiato idea, sono certo che la pensano allo stesso modo.
Esponenti del PD, avevano cioè dichiarato apertamente che il proprio partito aveva perso le elezioni e che non era giusto governasse.
Naturalmente poi c’erano gli altri, quelli che avevano incrementato notevolmente i propri elettori, che dichiaravano di averle vinte le elezioni, e non credo che sussistano dubbi al riguardo.
Si deve quindi riconoscere, e non riconoscerlo sarebbe un grave errore, che il popolo chiedeva discontinuità col passato, peraltro molto criticato con argomentazioni profonde derivanti da riflessioni ben costruite, e di promuovere un nuovo indirizzo, tra cui doveva esservene uno maggiormente critico nei confronti dell’Unione europea, cosa di cui si sentiva e si sente ancora oggi il bisogno. Per cui rischia di essere un gravissimo errore quello di cercare forzosamente teorie che sembrino plausibili per giustificare la nascita di un governo che non rispecchia la volontà popolare espressa alle ultime elezioni politiche. Si rischia addirittura di fare l'opposto rispetto alle richieste dei cittadini sovrani e questo non può e non deve sembrare giusto per nessuno.


Articolo 1 della Costituzione

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

La esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione sì, ma gli appartiene!

Se veramente vogliamo dare significato a questo concetto fondamentale della nostra Democrazia, se veramente pensiamo che questo sia importante, cioè se condividiamo realmente ciò che siamo chiamati comunque a rispettare per dovere di cittadini e in modo maggiore se abbiamo responsabilità all'interno dello Stato, se crediamo cioè che il popolo sia sovrano, dobbiamo sforzarci di leggere onestamente la volontà del popolo sovrano, perché altri sovrani non ve ne sono nella Repubblica Italiana e perché altrimenti si rischia di ledere uno dei fondamenti del nostro ordinamento giuridico, essendo la Costituzione la fonte delle fonti del diritto, quindi dell'ordinamento giuridico.

Si dice anche: Vox populi, vox Dei!

Per chi crede in questo, non ascoltare la voce del popolo è come non ascoltare la voce di Dio!
Dio ci parla attraverso il popolo. Ecco una ragione ulteriore per ascoltare il popolo.
E mi riferisco in particolare a chi ha una sensibilità e una formazione cattolica, una componente fondamentale della Costituzione.


Per chi non ha una formazione cattolica e predilige una lettura laica, si può considerare anche semplicemente la vox populi, la voce del popolo. Ma essa deve essere interpretata correttamente, in modo imparziale, con coscienza.
Si deve riconoscere onestamente che un governo tra cinque stelle e PD, non corrisponde a ciò che ha chiesto il popolo. Anche il PD lo ha già riconosciuto in passato. Si tratta quindi di ricordarsi quelle opinioni e di renderle attuali. Chiedo quindi per amore di Democrazia, per rispetto dell’essenza della Costituzione, e non di una pura adesione formale, di mettersi una mano sulla coscienza e di convincersi che nello stato attuale la cosa migliore è andare ad elezioni.
 
Chi in particolare cerca di promuovere un nuovo corso nel proprio partito, cercando di polarizzare verso sinistra lo stesso, cerchi di non mostrarsi insensibile a questa richiesta. E si ragioni sul fatto che una vera polarizzazione a sinistra, non può che ricominciare da una adesione all’essenza della Costituzione.
 


il voto è la cosa migliore

È legittimo chiedersi perché c'è chi pensa che la soluzione della crisi passi per il voto, ed è giusto rispondere.
Per capire la ragione per cui il voto sembra essere la soluzione migliore si devono tenere presenti diverse cose.
Intanto: perché la crisi? Forse per un errore di valutazione sulle due forze governative che sembravano compatibili intorno a certi punti ma in vero non lo erano. Bisognava però scoprirlo sul campo.
Durante il corso della legislatura vi è stata una differenziazione dei caratteri od un acuirsi delle differenze già presenti o, per meglio dire, un manifestarsi delle differenze, per cui le due forze hanno manifestato visioni molto diverse. Le differenze appaiono oggi basate su questioni sostanziali e non veniali, che rendono difficile riproporre la stessa formazione. Dopo la divisione ci si è lasciati andare ad espressioni feroci che rivelano sentimenti sopiti non proprio nobili.
Così è divenuto evidentemente impossibile fronteggiare un avversario comune, perché per qualcuno che si voleva al nostro fianco nel fronteggiarlo, quell’avversario semplicemente non è un avversario. Spiace ma si deve tenere conto di questo per non incorrere in errori madornali.
Difficile credere che da un “ritorno di fiamma”, ogni cosa si sbloccherebbe immediatamente, magicamente! Mi dispiace, ma non credo che si sbloccherebbe.
Se vuoi fare certi percorsi devi avere compagni di strada affidabili, i pentastellati non si sono rivelati affidabili: pensano ad altro! Ma non ci è dato sapere esattamente a che cosa. Perché, spiace dirlo, ma l’effetto che produce sugli osservatori e sugli elettori chi si riposiziona continuamente e costantemente è quello di divenire inintelligibile, incomprensibile.
Prima “no euro”, adesso “sì euro”; prima a difesa delle rivendicazioni dei no vax, adesso a difesa dei vaccini obbligatori; prima “eurocritici”, adesso convinti assertori dell’asse francotedesco. Altre considerazioni: primarie discutibili, e sorprendente passaggio da “uno vale uno” a “c’è uno che vale più degli altri”. Così non va bene.
Per una forza politica che chiedeva addirittura il vincolo di mandato, l’impressione che si è avuta è stata un’altra: che si volessero sfruttare cinque anni senza vincolo di mandato per riposizionarsi su tutto e fare quello che passa per la testa o che fa comodo al momento.
E’ difficile ipotizzare che, chi in Europa asseconda l’asse tra Parigi e Berlino, possa essere disposto a votare le riforme sulla Banca d’Italia. Ci sono leggi, come quelle sulla proprietà pubblica dell’oro che giacciono nelle commissioni presiedute dai pentastellati, perché? Probabilmente perché non si pensa ai cittadini, contrariamente a quello che si ama dire spesso, come un mantra ormai svuotato di senso, ma a fare strategia e questo nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore verrebbe da chiedersi: a chi vorrebbero appartenesse l’oro?
Queste cose sono il segno di una divergenza profonda. Chi non vuole vedere questa divergenza sbaglia perché rischia di procrastinare una situazione difficile che riproporrebbe problemi su problemi in ogni momento. 
Quando c’è un divorzio è difficile che la colpa stia solo da un lato ed errori sono stati compiuti da entrambi i contraenti del famoso contratto probabilmente. Ma non sembra che sussista alcun dubbio che chi più ha destato stupore sono stati i pentastellati.
In ogni caso, per questo e per molte altre cose l’alleanza si è resa difficile.
Da cui la crisi.
La coalizione fra un partito profondamente critico e uno che critico sembrava ma poi non era è andata in crisi! La vicinanza tra Lega e pentastellati è stata una cartina di tornasole che ha rivelato la vera natura di questi ultimi. Adesso la confusione è tanta sotto il sole e sembra sussistere un’unica soluzione veramente efficacie per affievolire gli animi esacerbati: andare ad elezioni subito!
È un giudizio espresso da cittadino libero, è una opinione che la Costituzione abilita a rilasciare.
In ogni caso il voto non è mai stato escluso dalle ipotesi del Presidente della Repubblica.
Egli sa che per la Lega la prima opzione è il voto, che Fratelli d’Italia vuole il voto, che Forza Italia vuole il voto, che il PD è pronto al voto anche se cerca soluzioni alternative “ma non ad ogni costo”, che il movimento cinque stelle ha dichiarato di non temere il voto, che una vasta percentuale di cittadini vogliono il voto.
Vi è chi sta raccogliendo firme per andare ad elezioni anticipate e incontra elettori del cinque stelle, delusi e offesi dai continui riposizionamenti o dai tatticismi spregiudicati di coloro a cui avevano dato fiducia, una fiducia che sentono tradita.
È giusto andare al voto perché i cittadini che vogliono il voto complessivamente sono molti, c’è chi dice il 72% degli italiani, anche se francamente mi sembra troppo alta come percentuale, forse perché presa da ambienti già in un certo qual modo polarizzati in una certa direzione. Però è quasi certo che la percentuale si collochi tra il 50 e il 60 %, ed è una percentuale alta, più della metà degli italiani. Che peso dare ai sondaggi?
Quello giusto, quello di indicatori. Non è giusto muoversi sulla base dei soli sondaggi, non siamo in una sondaggiocrazia! Ma qui c’è molto altro!
Si dice anche che i sondaggi lascino il tempo che trovano ma poi ciascuno di noi li guarda.
Sarà dunque vero che non si va a votare ogni volta che cambiano i sondaggi, sarebbe pazzesco, ma è senz’altro vero che i sondaggi cambiano per qualche ragione e che non si può evitare le elezioni solo per sfuggire al giudizio degli elettori che intendono esprimere queste ragioni.
Non lasciarle esprimere è pericoloso!
Sandro Pertini, forse il più amato dei nostri presidenti, ha affermato che: “Quando un governo non fa ciò che vuole il popolo, va cacciato via”. E’ un modo per dire che il popolo è sovrano, come dice la Costituzione! In Spagna non desta scalpore che si voti molto spesso, quasi ogni anno di recente.
Certamente il Presidente della Repubblica ha presente la situazione. Sa quindi che la popolazione è in massima parte disposta al voto, che i partiti politici sono disposti al voto. Oltre a ciò, sa che la chiarezza richiesta non è arrivata e a niente vale la chiarezza simulata, che non può essere presa come prova di un governo stabile. Si sono tentate soluzioni alternative ma purtroppo non ce ne sono di risolutive che possano garantire una stabile legislatura.
Risultati quindi in grado di garantire una lunga legislatura non ce ne sono. Aumenta la rabbia, aumenta la frustrazione, il senso di essere stati in qualche modo gabbati, traditi, derisi, offesi. All’interno dei vari partiti aumentano le divisioni interne. Il clima è pesante, la gente disorientata, e non è l’effetto del sole estivo. 
La maggioranza della popolazione chiede di esercitare un giudizio attraverso il voto.
Non sembrano sussistere particolari ostacoli affinché questa opzione del voto possa realizzarsi.


lunedì 26 agosto 2019

Facciamo chiarezza intorno ad alcuni vocaboli equivocaboli

Cerchiamo di fare chiarezza intorno a vocaboli e concetti che stanno diventando di uso comune poiché vi è l'impressione che spesso vengano travisati.
I sovranisti non vogliono essere sovrani degli altri ma di se stessi.
Dovremmo sgomberare il campo da interpretazioni sbagliate, anche sul vocabolo “nazionalisti” e da troppo facili associazioni tra questo vocabolo e l'altro.
Chi parla di nazionalisti, si riferisce generalmente ai nazionalismi storici, quelli del passato, quelli che incoraggiavano il dominio su altri popoli, che consentissero di divenire sovrani di altri popoli. Da cui la confusione sul vocabolo “sovranista”. Ma i nazionalismi di oggi, sempre ammesso che li si possa definire tali, sono “nazionalismi di difesa” e i sovranisti non si definiscono tali perché vogliono divenire sovrani di altri popoli ma semplicemente perché desiderano essere sovrani di se stessi. In altre parole, vogliono essere liberi, come li vuole la Costituzione. E questo perché si sono accorti che rischiano di non esserlo più, liberi. In ciò vi è una perfetta rispondenza al dettato costituzionale che indica il popolo come sovrano e che, al contempo, dichiara di rifiutare la guerra come sistema per la risoluzione delle controversie internazionali. E infatti i sovranisti usano entrambe le idee esposte. Si può discutere a lungo, quindi, di quanto sia effettivamente meritorio, auspicabile, opportuno, essere sovranisti o no, ma non si può equivocare e confondere l’essere sovranisti con l’essere aggressivi, belligeranti, tesi al dominio degli altri popoli, come erano i nazionalismi storici, del passato. C’è una bella differenza nel sovranismo che difende la propria identità, le proprie prerogative, le proprie caratteristiche, la propria cultura e la propria storia, che vuole gli uomini liberi, c'è una differenza, si diceva, far questi e i nazionalismi di attacco, quelli aggressivi verso gli altri, verso l'esterno, che volevano dominare altri popoli, accompagnati spesso da un'idea di superiorità da manifestare anche con le armi. Non è proprio la stessa cosa, anzi, siamo di fronte a due cose completamente diverse.
Per questo, e per altre ragioni di cui non è possibile argomentare in questa sede, si può ritenere che sia del tutto da escludere che esistano in questo momento energie e forze in grado di riproporre gli errori e gli orrori del passato, e certe paure risultano esagerate, particolarmente se derivano da un fraintendimento che sussiste circa il vocabolo sovranismo. Non c'è pericolo che questi errori possano scaturire da forme di pensiero che difendono l'uomo libero, come lo vuole la Costituzione. Né siamo di fronte ad una riproposizione del fascismo che negando l'uomo libero, nega espressamente il sovranismo che invece lo difende. Al contrario di quello che qualcuno può pensare, le forze sovraniste, sono forze di difesa, che vogliono uomini liberi e non schiavi. Sì, i sovranisti non vogliono gli uomini schiavi, neanche di formule e teorie assurde o di algoritmi che vengono promossi e sospinti anche mediaticamente, quasi come circuiti stampati da immettere nel cervello delle persone. I sovranisti cercano esattamente di evitare di essere dominati da altri, quelli sì aggressivi, con teorie mai messe seriamente in discussione dal potere perché funzionali ad imprimere nei governi nazionali pesanti restrizioni e feroci ricatti, teorie che sembrano innocue ma che, generando effetti paragonabili a quelli di una guerra, evidentemente tanto innocue non sono.
Gli errori del passato non tornano se usiamo le difese immunitarie che si sono create affinché non tornino. Queste difese sono nella Costituzione e vi sono state immesse dalla saggezza dei padri costituenti verso i quali va il nostro grazie, e una di queste è il voto, massimo esercizio democratico del popolo sovrano.

Della crisi

Una grande confusione regna in Italia in questo momento. Con la crisi di governo e il tempo dato a disposizione dal Capo dello Stato che passa, la tensione cresce, è in atto una guerra dei nervi, i pensieri corrono veloci, si accavallano, si contraddicono, affermazione, negazione, generando anche una confusione interiore. Cosa fare? È umano e comprensibile considerare, in una situazione simile, posizioni che si erano escluse dall’inizio ma ciò lo si deve probabilmente a tentazioni improvvise, a cedimenti, a pensieri veloci. Purtroppo in situazioni simili è facile vedere la luce là dove invece è l’ombra e viceversa. Lo comprendo negli altri, lo comprendo anche in me. Ma per questo è bene, per quanto mi riguarda, mantenersi coerenti con le idee espresse dall’inizio di questa crisi. Penso che la coerenza, nei momenti di tensione, sia una strada sicura, maestra. I cittadini hanno peraltro bisogno di una visione chiara. La mia idea rimane la stessa e ne sono maggiormente convinto adesso di prima, forse proprio perché ogni soluzione crea notevole scontento in larghe fette della popolazione. La vera soluzione, quella veramente giusta, che placa gli animi e restituisce il sereno, è rappresentata dalle elezioni. Esse ristabilendo l’asticella alla giusta altezza, riallineando la politica col popolo, invitato a giudicare la situazione in corso, ristabiliscono la giusta sintonia, placano gli animi e fanno chiarezza.
 


sabato 24 agosto 2019

La mia posizione non cambia

Le elezioni non sono solo auspicabili, sono possibili e sono l’unica soluzione che possa far tornare realmente il sereno nel Paese deluso e dilaniato. Percentuali molto alte di italiani sono per le elezioni si parla del 72% e questo non si può ignorare. Le divergenze mostrate in Europa tra Lega e pentastellati non erano generate semplicemente dal Primo ministro Conte, come si vorrebbe troppo semplicisticamente avallare, ma riflettevano una vocazione grillina che si è manifestata alla luce del giorno e che si sposava bene anche con la visione del Primo ministro probabilmente, ma che anche da sole avrebbero dato gli stessi risultati. Esse non sono purtroppo rivedibili, avendo già generato una divisione profonda come riconosciuto da leghisti di prestigio e questo è chiaro per tutti, non si può fare finta di niente! Sono il segno di una divergenza profonda. Chi vuol far finta di non vederle sbaglia perché rischia di procrastinare una situazione difficile che riproporrebbe problemi su problemi in ogni momento.  Il voto invece è sempre, comunque la si pensi, un modo per risintonizzare il Paese con i cittadini e la volontà popolare del popolo sovrano.
Mi dispiace ma stavolta per la prima volta mi trovo in disaccordo con le idee di Paolo Becchi, che stimo molto, ma che secondo me in questa occasione sta sbagliando e l'errore potrebbe essere significativamente importante. A che giova procrastinare una situazione divenuta difficile per una autentica differenziazione di vedute? A niente! Poco oltre saremmo sempre lì, allo stesso stallo ed anzi, potrebbe essere maggiormente difficile. Dare la colpa al Primo ministro dimissionario è una spiegazione troppo semplicistica che non fa quadrare la situazione.

giovedì 22 agosto 2019

Seminatori di zizzania

Abili seminatori di zizzania cercano lo scompiglio, con abili mosse, tecniche psicologiche e trappole varie. Quello in cui credo non l’ho solo detto, si può leggere nell’articolo precedente. E’ ciò a cui credo.
Si può riassumere così: l’esperienza al Parlamento europeo ha dimostrato in maniera inequivocabile una differenziazione caratteriale tra due forze che sembravano coese anche in una linea comune di tipo sovranista, la Lega e il movimento cinque stelle. Purtroppo ci si è dovuti accorgere che non c’è una convergenza vera, circa il modo di intendere il sovranismo, il che implica qualche problema nella linea da tenere in Europa ma anche in Italia, come chiaramente indicato per esempio dal senatore Bagnai, leghista. E’ difficile pensare di proseguire una convivenza quando si evidenzia una così radicale differenziazione caratteriale, un così radicale cambiamento in una linea politica, linea che formava anche una coesione interna, nella nostra Nazione, ma che non è più presente. Essere realisti significa rendersi conto che questa linea ormai non c'è. Se si poteva continuare insieme si potevano trovare prima le ragioni per farlo. Invece è vero, e tutti lo capiscono, che ormai le divergenze sono troppe e la convivenza impossibile. Tentare un esperimento di riunificazione sarebbe un tentativo non lungimirante che tenderebbe semplicemente a procrastinare una situazione oggettivamente difficile. In pratica non sarebbe risolutivo e molti lo pensano.
Molte forze politiche vogliono dichiaratamente optare per le elezioni ed è perfettamente comprensibile. Anche la Lega stessa e il PD si sono detti pronti alle elezioni. Se c’è convergenza su questo, e le forze che lo chiedono sono molte, il momento è giusto anche perché niente come le elezioni può costituire un bagno di salute che riporta l’asticella in sintonia col Paese. Questo rappresenta un bene per chiunque e questo farebbe in modo di restituire il sereno nel Paese. Viceversa, non si sa.
Che il momento sia giusto per le elezioni lo si capisce anche dal fatto che in questo momento c’è un consistente scollamento nella rappresentanza che altera il rapporto tra la volontà popolare e la rappresentanza stessa. Molti elettori non si sentono più rappresentanti dalle forze che hanno votato e da cui, per qualche ragione, sono stati delusi, redistribuendosi i modo diverso. Ma questa redistribuzione non è rappresentata. Con le elezioni non si sbaglia mai. Potrebbe anzi essere un errore non ricorrervi.
Questa era la mia idea ieri, questa è la mia idea oggi, malgrado il lavorio dei seminatori di zizzania.




martedì 20 agosto 2019

Crisi

C'è da dire che un governo che non trova la sua coesione nei successi comuni del recente passato, di cui si è voluto disfare, in una linea dialettica comune in Unione europea, e intorno a questioni particolari nel nostro Paese, ha perso la sua ragion d’essere e si deve prenderne coscienza. Può essere che un compagno di strada si trasformi strada facendo e che all’inizio manifesti una certa fisionomia e poi ne manifesti un’altra. Questo crea sempre scompiglio e si dovrebbe chiedersi: chi è responsabile di questo scompiglio? A testimonianza di tale scompiglio c’è una fuga di elettori consistente di cui si è preferito non parlare, il che rappresenta sempre un errore. Sono milioni di persone, di cittadini che si sono sentiti delusi, per qualche ragione non approfondita, dal movimento cinque stelle. E’ stato opportuno non chiedersi il perché? C’è stato un cambiamento, una differenziazione caratteriale e probabilmente una separazione consensuale è la cosa migliore. Non è possibile ipotizzare una visione comune in Europa tra Lega e movimento cinque stelle. Si evince da questo, che uno coerentemente non sostiene l’asse che porta a politiche austere e deflazionistiche e l’altro contrariamente le sostiene, facendo stupire i propri elettori. Come si fa a non riconoscere questo stato di cose? È evidente per chiunque.
Ci dispiace ma non è chiaramente possibile tornare ad avere una visione comune in Europa. E’ inutile fare finta di non vedere. E questo rispecchia le difficoltà che ci sono anche all’interno, in Italia, dove si possono incontrare giudizi secondo i quali chi sostiene un’alleanza europeista con Prodi e Renzi non potrebbe consentire il sostegno a certe iniziative, riguardanti leggi proposte dalla Lega per esempio sulla riforma di Banca d’Italia e sulla proprietà statale dell’oro. Situazione che in effetti si sta verificando in una commissione presieduta dai cinque stelle. 
Si deve guardare il dato reale e considerare che procrastinare non serve al Paese.
La maggioranza dei partiti politici è disponibile a nuove elezioni, che rappresentano il massimo esercizio civico di un cittadino e possono servire a rasserenare gli animi. Perché la situazione sembra molto tesa nel Paese e questo esercizio civico che ci ricorda che il popolo è il solo vero sovrano nella nostra Repubblica democratica, può contribuire a far tornare il sereno.
Ricuciture pronte a riscucirsi subito dopo non servono. Molte cose invece sono possibili quando ci si mostra coerenti con le proprie iniziative.
La Costituzione ci fa liberi di esprimere i propri pensieri, a maggior ragione se ciò è nell’interesse del Paese che sulla Costituzione che fa del popolo il vero sovrano si fonda.
La mia posizione in ogni caso desidero che sia chiara: la cosa migliore per il Paese è quella di andare ad elezioni il prima possibile.


lunedì 19 agosto 2019

Una riforma propedeutica all'abolizione del Senato

Con questa riforma costituzionale si stanno preparando gli argomenti per l'abolizione del Senato della Repubblica Italiana, in una successiva rifrma costituzionale.
A pensarci bene, infatti, al movimento cinque stelle non era estranea l'idea di abolizione del Senato.
Ora, le opinioni sono legittime e rispettabili, anche quella di abolire il Senato, ma devono essere discusse e diffuse , non relegate in una strategia di nascondimento. Quello che dispiace è che a una riforma costituzionale così importante non vengano dati i tempi per una meditazione profonda e compiuta e per informare adeguatamente il popolo. Purtroppo questo sembra fatto di proposito e in questo una qualche responsabilità sembrano averla proprio i cinque stelle.
Anche la fretta con cui è stata calendarizzata questa riforma sembra dipendere proprio dal movimento.
Se dunque le opinioni sono rispettabili e legittime, meno legittimo pare essere per un movimento che dice di essere sintonizzato con i cittadini e di essere contro la casta, sembra essere l'adozione di una strategia tipicamente da casta, che nasconde i veri obiettivi, che non informa il popolo e rende meno intelligibile anche a deputati e senatori leggere una riforma costituzionale complessa, che necessitava di tempi maggiori di meditazione e di sedimentazione delle informazioni.
E' plausibile che per molti deputati e senatori certe riflessioni non ci sia stato il tempo di svolgerle in modo compiuto.
Adesso si dirà: ma cosa c'entra l'abolizione del Senato con questa riforma? Ne sembra propedeutica, questa la risposta in sintesi.
Rendere maggiormente simili Camera e Senato, anche se rimangono diversi perché ciascuna controlla l'altra, sembra propedeutico a questo. così come propedeutico a questo è l'assenza dell'abolizione del pareggio di bilancio in costituzione in questa riforma, argomento che verrebbe usato come scusante per inscenare una succesiva riforma costituzionale.
Questa riforma costituzionale tra i vari difetti che ha ne ha uno in particolare che si evidenzia, è che sembra essere fatta per rendere appunto il Senato il più possibile simile alla Camera dei deputati, con la diminuzione dell’età degli eletti e degli elettori, con ogni probabilità per offrire successivamente l’opportunità di argomentare che sono talmente simili che vale la pena togliere il Senato.
Un parlameneto con meno rappresentanti del popolo, e quindi maggiormente controllabile dall'esterno, potrebbe proporre quindi una successiva riforma costituzionale per procedere con l'annullamento del Senato.
Ma il Senato nasce a Roma, è la storia d'italia, uno dei suoi motivi di orgoglio, è la tadizione del diritto romano, uno dei suoi simboli, è presente nelle maggiori democrazie del mondo e ad esse ricorda la storia d'Italia. Sarebbe paradossale abolirlo proprio in Italia dove esso nasce. Molti all'estero ne trarrebbero una conclusione significativa: che un popolo che abolisce la sua storia non a cuore se stesso ed è pronto ad essere colonizzato culturalmente e politicamente, altro che sovranismi.
I veri sovranisti, e ce ne sono, pensino a queste cose.
Un sovranista deve avere a cuore la storia d'Italia, i suoi motivi di orgoglio, la sua cultura, i suoi simboli. Prima di commettere clamorosi errori, prima di fare passi falsi, occorre riflettere, ma le riforme fatte in fretta non danno il tempo di riflettere. Queste astuzie non sono in sintonia coi cittadini ma al contrario, con l'intento di nascondergli qualcosa. Si ragioni anche sulle modalità con cui questa riforma è stata portata avanti, con una velocità senza pari. La fretta è una cattiva consigliera, non fa pensare, è un errore proporre una riforma in questo modo. Come cittadino italiano che ama la sua Nazione e ne desidera il meglio, conformemente alla Costituzione e nell'esercizio del diritto di espressione, sento mio dovere informare di queste idee i miei concittadini e partecipare al dibattito
sulla riforma costituzionale, visto che non ho potuto farlo durante un impegnativo anno di lavoro in tre plessi, offrendo spunti di riflessione.

domenica 18 agosto 2019

Votare è la massima espressione del popolo sovrano

Governare col PD non è una opzione praticabile, e non sarebbe neanche semplice, è evidente.
C'è poi da dire che un governo che non trova la sua coesione nei successi comuni del recente passato ha perso la sua ragion d’essere e si deve prenderne coscienza.
Questo viene peraltro rimarcato non solo da continue provocazioni ma anche da quelli che sembrano essere riposizionamenti sostanziosi dei cinque stelle che non sembrano obiettivamente gli stessi di qualche tempo fa. Da euroscettici desiderosi di cambiare l'Unione europea a sostenitori dell’asse franco tedesco, la differenza è notevole, non si nasconde facilmente e molti del movimento stesso sarebbero disposti anche ad ammetterlo. Forse ci si è prodigati a renderli sempre più somiglianti al PD, in vari modi, forse anche attraverso quei salotti televisivi che prima i cinque stelle erano tenuti a non frequentare, ricordate? Forse vi è chi gioisce nel vederli così simili al PD, tant’è che qualcuno ventila una ipotesi di governo cinque stelle e PD, ma questa ipotesi non potrebbe essere supportata per molte ragioni. E’ consapevole il PD di aver perso le elezioni e lo ha ammesso, non è pensabile che la forza politica che alle ultime elezioni ha perso la fiducia degli italiani come guida del Paese si riproponga sotto le stesse vesti, molti italiani non lo vorrebbero e probabilmente ci sarebbe disappunto anche tra alcuni esponenti dei cinque stelle. Governare col PD non è proprio pensabile. Diviene quindi auspicabile il voto anticipato. E’ auspicabile perché quando le speranze di cambiamento della stessa Ue non vengono sostenute dai dati di fatto, molti pensano che il proprio voto sia stato vanificato e questo non è bene. E’ auspicabile perché quando si crea uno scollamento coi propri elettori una strada è proprio quella di votare per averne di nuove.
Non c'è quindi di che scandalizzarsi se si desidera ricorrere ad un esercizio civico che rappresenta la massima espressione del popolo sovrano! Quindi non c’è niente di male nel proporre le elezioni anticipate e qualcuno lo ha già fatto ed anche a ragion veduta. Quando si verifica uno scollamento con i propri elettori e le energie faticosamente create per una linea comune, anche in Europa, vengono dissipate, quella del voto è sempre una opzione plausibile.  Ricordiamoci che in Italia il sovrano è il popolo. Ogni libero cittadino, in ottemperanza al diritto di espressione sancito dalla Costituzione può esprimere liberamente la sua opinione in proposito, anche quella dell’opportunità di un voto anticipato. Perché il popolo è sovrano!


venerdì 16 agosto 2019

Non serve al Paese ridurre il numero dei parlamentari

Perché il popolo italiano rialzi veramente la testa, come è auspicato da molti, c’è bisogno di una azione concreta di emancipazione generale, della diffisione della consapevolezza circa alcuni argomenti.
Comprendere per esempio che non si può risparmiare sulla Democrazia, che tagliare un terzo dei parlamentari significa tagliare la rappresentanza e quindi la Democrazia stessa.
Comprendere che il taglio dei parlamentari piace a quello stesso “contesto internazionale” che tanto ha voluto e ottenuto la deindustrializzazione del nostro Paese, la svendita di gioielli di Stato in nome di una selvaggia privatizzazione che è avvenuta in Italia ma che non è avvenuta, per esempio, né in Francia né in Germania.
Qualcuno vorrà chiedersi il perché?
La furbizia del “contesto internazionale” consiste nel dispensare consigli che poi il “contesto” non applica a se stesso. Questo “contesto internazionale” è molto incline a dispensare “consigli senza coda”, consigli cioè utili al consigliere e non al consigliato, e quando li dispensa all’Italia, è per renderla maggiormente permeabile dall’esterno, in questo caso.
Nella passata legislatura, sembrava che la maggioranza del popolo avesse compreso che non si fanno le riforme costituzionali per risparmiare, e che la Costituzione non va cambiata ma applicata.
Questa consapevolezza è emancipazione! E quella battaglia aveva portato alla vittoria del NO al referendum costituzionale. Le forze che con zelo avevano difeso la Costituzione hanno poi vinto le politiche e si sono ritrovate al governo del Paese. Difendere la Costituzione, difendere l’operato dei padri costituenti, difendere la tradizione italiana, il significato del giuramento per insediarsi come ministri dello Stato, aveva consentito di vincere apportando notevoli progressi e speranze per il Paese.
Sembrava che il popolo italiano avesse compreso che il problema dell’Italia non è il numero dei parlamentari né la Costituzione in generale salvo che per le modifiche apportate per rendere costituzionale il pareggio di bilancio.
Sembrava che il popolo italiano avesse compreso che lo Stato non deve “risparmiare”, deve “spendere” e quindi far circolare denaro, e che “risparmiare” fa spesso rima con diminuire la circolazione del denaro, che questa diminuzione coincide con una minore “domanda” e che questa porta poi ad una minore “offerta” e di conseguenza ad una minore produzione e a una minore occupazione.
Quanto si risparmierebbe con questa riforma costituzionale? Ecco, la Democrazia vale molto di più e in ogni caso sono soldi che cesserebbero di circolare nel nostro Paese contribuendo ad innescare o a prolungare una tendenza deflazionistica, sarebbe una misura prociclica. Si era argomentato anche che lo Stato non deve essere paragonato a una famiglia né i governi al buon padre di famiglia risparmiatore, che non è la stessa cosa. Anche questo si sperava che il popolo avesse compreso.
Speravamo che il popolo avesse compreso queste cose ed altre, e che ciò corrispondesse esattamente a quell’emancipazione di cui vi era bisogno.
Per cui io non mi lascerei impaurire se l’argomento della diminuzione dei parlamentari e del risparmio, dovesse essere usato in una campagna elettorale, perché l’argomento con cui fargli fronte c’è: chi lo usa non ha a cuore l’emancipazione del popolo italiano, confonde Stato con famiglia, circolazione con risparmio,  e ha bisogno di relegarlo in uno stato di minorità, ha bisogno che non comprenda certe dinamiche e certe situazioni; e chi non ha a cuore l’emancipazione del popolo italiano, si potrebbe fare notare, difficilmente vuole un popolo e una Nazione capace di rialzare la testa e difficilmente, quindi, può volere una scuola capace di emancipare. Rialzare la testa può significare argomentare col “contesto internazionale” ad armi pari, farsi valere, e questo naturalmente è auspicabile, ma se deprimi la rappresentanza e la Democrazia, se crei mostri collegiali da 800 mila elettori, se rendi maggiormente permeabile dall’esterno il tuo Paese usando l’argomento del risparmio, che è l’argomento principale della troika per giustificare politiche economiche deflazionistiche, non avrai un popolo che comprende, che si emancipa e che quindi è capace di rialzare la testa, ma un popolo che segue pedissequamente ciò che il “contesto internazionale”, già reduce dal successo della deindustrializzazione italiana, vuole per il nostro Paese: una minore Democrazia al suo interno!
E’ necessario comprendere che con questa riforma non si fanno gli interessi degli italiani ma quelli del “contesto internazionale”.
Non è il numero dei parlamentari il problema dell’Italia. Non lo era prima e non lo è adesso.
Amo il mio Paese ed è per questo amore che scrivo e cerco, anche con questo, la sua emancipazione, di far raggiungere ai cittadini, ove possibile, una maggiore consapevolezza. Continua a sembrare contraddittorio che chi vuole il massimo della rappresentanza, la diminuisca nel nostro Paese.
Mettiamoci quindi una mano sul cuore, ricordiamo le battaglie del passato, pensiamo all’emancipazione del popolo italiano e diciamo NO a questa riforma costituzionale.
In ogni caso, visto che il suo iter è avvenuto così in fretta, senza che un reale dibattito si sia sviluppato nel Paese, è bene disporsi a far sì che possa passare da un REFERENDUM confermativo popolare.
REFERENDUM, è una parola che la Ue non ama molto, lo sappiamo. Vincere in Unione europea, se è questo che si vuol fare, significa riuscire a fare in modo che questa parola piaccia anche in quel contesto, non a far si che cominci a dispiacere anche in Italia. Altrimenti è una clamorosa sconfitta quella che dovremmo registrare: l'Italia non starebbe vincendo la battaglia in Europa, ma la starebbe perdendo.
Sarebbe un fenomeno estremamente simbolico.



mercoledì 14 agosto 2019

Elezioni, non ribaltoni

Con le ultime elezioni politiche il popolo italiano si è espresso in modo eloquente, inequivocabile su un punto: arrivare ad una svolta, non voler essere più governati dal PD. Cercare adesso di formare un governo col PD che è stato il grande sconfitto dalle elezioni politiche è chiaramente un ribaltone che non è in sintonia con ciò che ha espresso il popolo italiano. Chi pensa di saper interpretare il volere del popolo italiano questo deve tenerlo presente e non cercare di dare luogo a governi che non hanno predicato politico né mandato popolare.
Senza considerare che una vasta fetta dell’elettorato del movimento cinque stelle rischierebbe di esserne sconvolta. Già troppi cominciano a pensare che esso somigli in modo progressivamente accelerato a quel PD, verso cui non risparmiava critiche. Se da un lato sembra che ventilare l'ipotesi di un governo cinque stelle e PD vada a suffragare questa tesi, dall'altra non sembra l'ipotesi maggiormente accettabile.
Il movimento cinque stelle dovrebbe avviarsi ad una profonda riflessione.