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martedì 27 agosto 2019

il voto è la cosa migliore

È legittimo chiedersi perché c'è chi pensa che la soluzione della crisi passi per il voto, ed è giusto rispondere.
Per capire la ragione per cui il voto sembra essere la soluzione migliore si devono tenere presenti diverse cose.
Intanto: perché la crisi? Forse per un errore di valutazione sulle due forze governative che sembravano compatibili intorno a certi punti ma in vero non lo erano. Bisognava però scoprirlo sul campo.
Durante il corso della legislatura vi è stata una differenziazione dei caratteri od un acuirsi delle differenze già presenti o, per meglio dire, un manifestarsi delle differenze, per cui le due forze hanno manifestato visioni molto diverse. Le differenze appaiono oggi basate su questioni sostanziali e non veniali, che rendono difficile riproporre la stessa formazione. Dopo la divisione ci si è lasciati andare ad espressioni feroci che rivelano sentimenti sopiti non proprio nobili.
Così è divenuto evidentemente impossibile fronteggiare un avversario comune, perché per qualcuno che si voleva al nostro fianco nel fronteggiarlo, quell’avversario semplicemente non è un avversario. Spiace ma si deve tenere conto di questo per non incorrere in errori madornali.
Difficile credere che da un “ritorno di fiamma”, ogni cosa si sbloccherebbe immediatamente, magicamente! Mi dispiace, ma non credo che si sbloccherebbe.
Se vuoi fare certi percorsi devi avere compagni di strada affidabili, i pentastellati non si sono rivelati affidabili: pensano ad altro! Ma non ci è dato sapere esattamente a che cosa. Perché, spiace dirlo, ma l’effetto che produce sugli osservatori e sugli elettori chi si riposiziona continuamente e costantemente è quello di divenire inintelligibile, incomprensibile.
Prima “no euro”, adesso “sì euro”; prima a difesa delle rivendicazioni dei no vax, adesso a difesa dei vaccini obbligatori; prima “eurocritici”, adesso convinti assertori dell’asse francotedesco. Altre considerazioni: primarie discutibili, e sorprendente passaggio da “uno vale uno” a “c’è uno che vale più degli altri”. Così non va bene.
Per una forza politica che chiedeva addirittura il vincolo di mandato, l’impressione che si è avuta è stata un’altra: che si volessero sfruttare cinque anni senza vincolo di mandato per riposizionarsi su tutto e fare quello che passa per la testa o che fa comodo al momento.
E’ difficile ipotizzare che, chi in Europa asseconda l’asse tra Parigi e Berlino, possa essere disposto a votare le riforme sulla Banca d’Italia. Ci sono leggi, come quelle sulla proprietà pubblica dell’oro che giacciono nelle commissioni presiedute dai pentastellati, perché? Probabilmente perché non si pensa ai cittadini, contrariamente a quello che si ama dire spesso, come un mantra ormai svuotato di senso, ma a fare strategia e questo nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore verrebbe da chiedersi: a chi vorrebbero appartenesse l’oro?
Queste cose sono il segno di una divergenza profonda. Chi non vuole vedere questa divergenza sbaglia perché rischia di procrastinare una situazione difficile che riproporrebbe problemi su problemi in ogni momento. 
Quando c’è un divorzio è difficile che la colpa stia solo da un lato ed errori sono stati compiuti da entrambi i contraenti del famoso contratto probabilmente. Ma non sembra che sussista alcun dubbio che chi più ha destato stupore sono stati i pentastellati.
In ogni caso, per questo e per molte altre cose l’alleanza si è resa difficile.
Da cui la crisi.
La coalizione fra un partito profondamente critico e uno che critico sembrava ma poi non era è andata in crisi! La vicinanza tra Lega e pentastellati è stata una cartina di tornasole che ha rivelato la vera natura di questi ultimi. Adesso la confusione è tanta sotto il sole e sembra sussistere un’unica soluzione veramente efficacie per affievolire gli animi esacerbati: andare ad elezioni subito!
È un giudizio espresso da cittadino libero, è una opinione che la Costituzione abilita a rilasciare.
In ogni caso il voto non è mai stato escluso dalle ipotesi del Presidente della Repubblica.
Egli sa che per la Lega la prima opzione è il voto, che Fratelli d’Italia vuole il voto, che Forza Italia vuole il voto, che il PD è pronto al voto anche se cerca soluzioni alternative “ma non ad ogni costo”, che il movimento cinque stelle ha dichiarato di non temere il voto, che una vasta percentuale di cittadini vogliono il voto.
Vi è chi sta raccogliendo firme per andare ad elezioni anticipate e incontra elettori del cinque stelle, delusi e offesi dai continui riposizionamenti o dai tatticismi spregiudicati di coloro a cui avevano dato fiducia, una fiducia che sentono tradita.
È giusto andare al voto perché i cittadini che vogliono il voto complessivamente sono molti, c’è chi dice il 72% degli italiani, anche se francamente mi sembra troppo alta come percentuale, forse perché presa da ambienti già in un certo qual modo polarizzati in una certa direzione. Però è quasi certo che la percentuale si collochi tra il 50 e il 60 %, ed è una percentuale alta, più della metà degli italiani. Che peso dare ai sondaggi?
Quello giusto, quello di indicatori. Non è giusto muoversi sulla base dei soli sondaggi, non siamo in una sondaggiocrazia! Ma qui c’è molto altro!
Si dice anche che i sondaggi lascino il tempo che trovano ma poi ciascuno di noi li guarda.
Sarà dunque vero che non si va a votare ogni volta che cambiano i sondaggi, sarebbe pazzesco, ma è senz’altro vero che i sondaggi cambiano per qualche ragione e che non si può evitare le elezioni solo per sfuggire al giudizio degli elettori che intendono esprimere queste ragioni.
Non lasciarle esprimere è pericoloso!
Sandro Pertini, forse il più amato dei nostri presidenti, ha affermato che: “Quando un governo non fa ciò che vuole il popolo, va cacciato via”. E’ un modo per dire che il popolo è sovrano, come dice la Costituzione! In Spagna non desta scalpore che si voti molto spesso, quasi ogni anno di recente.
Certamente il Presidente della Repubblica ha presente la situazione. Sa quindi che la popolazione è in massima parte disposta al voto, che i partiti politici sono disposti al voto. Oltre a ciò, sa che la chiarezza richiesta non è arrivata e a niente vale la chiarezza simulata, che non può essere presa come prova di un governo stabile. Si sono tentate soluzioni alternative ma purtroppo non ce ne sono di risolutive che possano garantire una stabile legislatura.
Risultati quindi in grado di garantire una lunga legislatura non ce ne sono. Aumenta la rabbia, aumenta la frustrazione, il senso di essere stati in qualche modo gabbati, traditi, derisi, offesi. All’interno dei vari partiti aumentano le divisioni interne. Il clima è pesante, la gente disorientata, e non è l’effetto del sole estivo. 
La maggioranza della popolazione chiede di esercitare un giudizio attraverso il voto.
Non sembrano sussistere particolari ostacoli affinché questa opzione del voto possa realizzarsi.