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venerdì 16 agosto 2019

Non serve al Paese ridurre il numero dei parlamentari

Perché il popolo italiano rialzi veramente la testa, come è auspicato da molti, c’è bisogno di una azione concreta di emancipazione generale, della diffisione della consapevolezza circa alcuni argomenti.
Comprendere per esempio che non si può risparmiare sulla Democrazia, che tagliare un terzo dei parlamentari significa tagliare la rappresentanza e quindi la Democrazia stessa.
Comprendere che il taglio dei parlamentari piace a quello stesso “contesto internazionale” che tanto ha voluto e ottenuto la deindustrializzazione del nostro Paese, la svendita di gioielli di Stato in nome di una selvaggia privatizzazione che è avvenuta in Italia ma che non è avvenuta, per esempio, né in Francia né in Germania.
Qualcuno vorrà chiedersi il perché?
La furbizia del “contesto internazionale” consiste nel dispensare consigli che poi il “contesto” non applica a se stesso. Questo “contesto internazionale” è molto incline a dispensare “consigli senza coda”, consigli cioè utili al consigliere e non al consigliato, e quando li dispensa all’Italia, è per renderla maggiormente permeabile dall’esterno, in questo caso.
Nella passata legislatura, sembrava che la maggioranza del popolo avesse compreso che non si fanno le riforme costituzionali per risparmiare, e che la Costituzione non va cambiata ma applicata.
Questa consapevolezza è emancipazione! E quella battaglia aveva portato alla vittoria del NO al referendum costituzionale. Le forze che con zelo avevano difeso la Costituzione hanno poi vinto le politiche e si sono ritrovate al governo del Paese. Difendere la Costituzione, difendere l’operato dei padri costituenti, difendere la tradizione italiana, il significato del giuramento per insediarsi come ministri dello Stato, aveva consentito di vincere apportando notevoli progressi e speranze per il Paese.
Sembrava che il popolo italiano avesse compreso che il problema dell’Italia non è il numero dei parlamentari né la Costituzione in generale salvo che per le modifiche apportate per rendere costituzionale il pareggio di bilancio.
Sembrava che il popolo italiano avesse compreso che lo Stato non deve “risparmiare”, deve “spendere” e quindi far circolare denaro, e che “risparmiare” fa spesso rima con diminuire la circolazione del denaro, che questa diminuzione coincide con una minore “domanda” e che questa porta poi ad una minore “offerta” e di conseguenza ad una minore produzione e a una minore occupazione.
Quanto si risparmierebbe con questa riforma costituzionale? Ecco, la Democrazia vale molto di più e in ogni caso sono soldi che cesserebbero di circolare nel nostro Paese contribuendo ad innescare o a prolungare una tendenza deflazionistica, sarebbe una misura prociclica. Si era argomentato anche che lo Stato non deve essere paragonato a una famiglia né i governi al buon padre di famiglia risparmiatore, che non è la stessa cosa. Anche questo si sperava che il popolo avesse compreso.
Speravamo che il popolo avesse compreso queste cose ed altre, e che ciò corrispondesse esattamente a quell’emancipazione di cui vi era bisogno.
Per cui io non mi lascerei impaurire se l’argomento della diminuzione dei parlamentari e del risparmio, dovesse essere usato in una campagna elettorale, perché l’argomento con cui fargli fronte c’è: chi lo usa non ha a cuore l’emancipazione del popolo italiano, confonde Stato con famiglia, circolazione con risparmio,  e ha bisogno di relegarlo in uno stato di minorità, ha bisogno che non comprenda certe dinamiche e certe situazioni; e chi non ha a cuore l’emancipazione del popolo italiano, si potrebbe fare notare, difficilmente vuole un popolo e una Nazione capace di rialzare la testa e difficilmente, quindi, può volere una scuola capace di emancipare. Rialzare la testa può significare argomentare col “contesto internazionale” ad armi pari, farsi valere, e questo naturalmente è auspicabile, ma se deprimi la rappresentanza e la Democrazia, se crei mostri collegiali da 800 mila elettori, se rendi maggiormente permeabile dall’esterno il tuo Paese usando l’argomento del risparmio, che è l’argomento principale della troika per giustificare politiche economiche deflazionistiche, non avrai un popolo che comprende, che si emancipa e che quindi è capace di rialzare la testa, ma un popolo che segue pedissequamente ciò che il “contesto internazionale”, già reduce dal successo della deindustrializzazione italiana, vuole per il nostro Paese: una minore Democrazia al suo interno!
E’ necessario comprendere che con questa riforma non si fanno gli interessi degli italiani ma quelli del “contesto internazionale”.
Non è il numero dei parlamentari il problema dell’Italia. Non lo era prima e non lo è adesso.
Amo il mio Paese ed è per questo amore che scrivo e cerco, anche con questo, la sua emancipazione, di far raggiungere ai cittadini, ove possibile, una maggiore consapevolezza. Continua a sembrare contraddittorio che chi vuole il massimo della rappresentanza, la diminuisca nel nostro Paese.
Mettiamoci quindi una mano sul cuore, ricordiamo le battaglie del passato, pensiamo all’emancipazione del popolo italiano e diciamo NO a questa riforma costituzionale.
In ogni caso, visto che il suo iter è avvenuto così in fretta, senza che un reale dibattito si sia sviluppato nel Paese, è bene disporsi a far sì che possa passare da un REFERENDUM confermativo popolare.
REFERENDUM, è una parola che la Ue non ama molto, lo sappiamo. Vincere in Unione europea, se è questo che si vuol fare, significa riuscire a fare in modo che questa parola piaccia anche in quel contesto, non a far si che cominci a dispiacere anche in Italia. Altrimenti è una clamorosa sconfitta quella che dovremmo registrare: l'Italia non starebbe vincendo la battaglia in Europa, ma la starebbe perdendo.
Sarebbe un fenomeno estremamente simbolico.