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sabato 30 luglio 2022

Riduzione del numero dei parlamentari e spregiudicatezza nel governare

Non era opportuno ridurre il numero dei parlamentari. Sono stati molti gli argomenti portati a sostegno di questa tesi, tutti molto condivisibili. C'è n'è uno però che forse si rende evidente solo adesso e di cui vorrei accennare, non prima di aver detto però che ne intuivo la presenza anche prima del referendum e tuttavia non riuscivo a fare chiarezza, a verbalizzare i concetti in modo opportuno, ero emotivamente coinvolto e non lucido quanto avrei voluto, provandone grande insoddisfazione e frustrazione. Premetto che, per quanto il risultato del referendum sia stato chiaramente espresso, la riforma inerente il numero dei parlamentari continua ad essere a mio giudizio incostituzionale per ragioni ben espresse dall'Avvocato Besostri e di cui non possiamo approfondire la questione in questa sede, dedicata ad altro argomento. Accenno soltanto al fatto che nonostante il referendum il volere dei cittadini non può esercitarsi oltre i limiti imposti dalle leggi e dalla Costituzione, come lo stesso Besostri saprebbe ben argomentare.
È stato un grave errore ridurre il numero dei parlamentari, per molte ragioni, dicevamo, però quella sulla quale vorrei soffermarmi adesso, mette questa riduzione in relazione ad un certo modo estremamente spregiudicato di governare. Purtroppo questa riduzione ha creato per alcuni un boccone estremamente appetitoso, desiderabile, inducendo una certa smania di raggiungere concretamente il risultato, e così qualcuno ha pensato bene di osare, nelle azioni di governo, tanto osando al massimo il governo avrebbe potuto divenire dimissionario e condurre ad elezioni. Quindi, dicevamo, ha spinto ad osare e questo, tra l'altro, cioè l’aver osato, ha mostrato anche tutti i limiti dell'opposizione, la scarsa resistenza che si è avuta di fronte ad un simile atteggiamento, cosa che ha incoraggiato e non potrà che incoraggiare ad osare ulteriormente, tant’è che anche se il governo è dimissionario invece di occuparsi degli affari strettamente necessari sembra sospingere il Parlamento ad approvare provvedimenti che sono clave sui cittadini e sui beni pubblici, che tendono cioè a sconquassare tutta una concezione dei beni pubblici.
C'è chi ha fatto notare come sia strano che un PdC che ottiene la fiducia dal Senato rassegni le dimissioni ed è stato detto che c'era voglia di abbandonare la nave. Forse. O forse c'era voglia di andare verso la concretizzazione della riduzione del numero dei parlamentari. Se dopo aver osato tanto l'opposizione è così scarsa da non determinare la conclusione dell'esperienza di governo, oseremo ulteriormente, dev'essere stato il ragionamento, provando a chiedere, anche se non troppo platealmente, i pieni poteri o qualcosa che somigli a questi. Se i parlamentari accetteranno il governo dispiegherà i pieni poteri, se non accetteranno verranno rassegnate le dimissioni. In questo modo, con le successive elezioni si concretizzerebbe l'incostituzionale riduzione del numero dei parlamentari. Sono state fatte osservazioni inerenti la stranezza di questa crisi di governo, qualcuno ha accennato al fatto che c'era voglia di lasciare, suggerendo che serviva una scusa un qualcosa di plausibile che però è effettivamente sembrato molto artificioso, se ci pensiamo.

Quindi ci saranno le elezioni politiche. E come si presenta il panorama?
Coi listini bloccati, intanto, cioè coi parlamentari scelti dal capo bastone e a lui fedeli, così possiamo paventare che un minor numero di parlamentari obbedienti si accinga a far danni al nostro già martoriato Paese in un'ottica neoliberista, presumibilmente enormi. Speriamo di no. I correttivi non ci sono stati. C’è un’unica speranza, ed è che le forze politiche nuove che hanno capito e che si oppongono a ciò, abbiano una propria affermazione, propri rappresentanti all'interno del Parlamento. C'è da dire però che questo sistema non è propriamente pensato per i piccoli, per favorire la rappresentanza, bensì per favorire la cosiddetta governabilità, che tanto piace ad un certo credo politico tendenzialmente neoliberista o anche moderatamente liberista. A distanza di molti anni e nonostante avessimo dato per acquisite certe convinzioni, concetti, nozioni, e per smascherati certi falsi miti, ritorna ossessivo il mantra della governabilità come preferibile alla rappresentatività, e sembra di aver visto spendere e di aver speso energie inutilmente.
Sembrava assimilato, alla vigilia delle elezioni politiche precedenti, quelle del 2018, il concetto che la rappresentanza superasse per importanza la governabilità, complice l'opposizione alla riforma costituzionale che aveva innescato simili ragionamenti, giacché l’inverso poi aveva già ampiamente dimostrato che molte istanze non raggiungevano il palazzo, e l’assenza di queste istanze aveva permesso il consolidamento del vincolo esterno che tanti danni ha provocato e sta provocando al nostro Paese, che sembra l'ombra di se stesso.
Che non ci sia vincolo esterno che possa sostituire il volere interno di un Paese e del suo popolo, chiamatelo se volete, autodeterminazione, dovrebbe essere acclarato, dovrebbe essere implicito nel concetto di Democrazia, oltre che dimostrato dalle recenti vicende politiche. E invece a quanto pare non è così.
L’ultimo governo è stato quello che ha messo in maggior sofferenza lo stato di diritto con provvedimenti che taluni addirittura si sono spinti a definire contro i diritti umani. E in effetti dopo la conclusione dell'esperienza nazista, per usare un eufemismo, è stato stabilito in modo assolutamente inequivocabile che nessuno può essere sottoposto a sperimentazione farmacologica o di altro tipo senza esplicito ed informato consenso, concetto recepito dalla nostra Costituzione, come ha peraltro sottolineato debitamente ed in modo encomiabile il Giudice Susanna Zanda in una recente famosa ordinanza, che in gergo giuridico è definita anche sentenza cautelare, che ha fatto parlare di sé. Si è pensato quindi di poter osare, tanto, troppo, perché dinanzi a simili provvedimenti e a un simile modo di fare, autoritario, il governo al massimo avrebbe ceduto, avvicinando il momento del tanto agognato ridursi del numero dei parlamentari. Se quindi il governo avesse dovuto arrestarsi, pazienza, tanto  in vista c’è la riduzione appunto del numero dei parlamentari cioè un Parlamento tendenzialmente elitario, che esprime i desiderata di élite non democraticamente elette. Questo è stato il modus operandi degli ultimi governi, quelli successivi alla riforma, per quanto incostituzionale, inerente il taglio del numero dei parlamentari.
Questo significa che a creare le premesse di questo stato di sofferenza generalizzato conseguente al modus operandi di cui abbiamo accennato, sono stati indirettamente e per quanto inconsapevolmente proprio quei cittadini che hanno votato la riduzione del numero dei parlamentari, o comunque lo hanno favorito. Sembra strano eppure è così, parzialmente, s'intende. Questo intuivo già prima del referendum, anche per questo mi sono battuto con i miei limitati mezzi contro la riduzione del numero dei parlamentari. Purtroppo è così, avere votato favorevolmente alla riduzione del numero dei parlamentari ha creato un boccone ghiotto, che ha spinto ad osare, a spingersi oltre ogni limite, a forme di governo cioè spregiudicate tanto nel peggiore dei casi gli esiti sarebbero comunque favorevoli per un certo tipo di élite. Non so quanto sia riuscito a persuadere tra i cittadini che hanno votato per la riduzione del numero dei parlamentari quegli eventuali sparuti lettori, che proprio questa riduzione è stata una delle componenti alla scaturigine di quel modo di governare, che ha fatto e fa soffrire molti cittadini. Del resto nessuno può mettere in dubbio che l'obbligo di "vaccinazione" con un farmaco che tanti effetti avversi ha causato in base ai dati ufficiali Eudravigilance per esempio, e sta anche adesso causando, sia stato uno spingersi a limiti che non erano mai stati osati prima. Che ci sia stato un modo spregiudicato di governare, che sia in atto anche in questo momento, non c'è alcun dubbio a nostro giudizio. Che questo modus operandi sia stato preceduto dalla legge di riforma costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentare, è evidente. Ora, mi chiedo, se un cittadino che ha votato favorevolmente alla riduzione del numero dei parlamentari avesse potuto intuire o immaginare che un simile cambiamento del Parlamento avrebbe portato a un tale modo spregiudicato di governare, avrebbe comunque votato favorevolmente?