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domenica 10 gennaio 2016

La riforma per chi?

La Francia siede al tavolo dell’Unione europea e porta a questo tavolo la propria esperienza; la Germania siede al tavolo dell’Ue e porta a questo tavolo la propria esperienza; l’Inghilterra siede al tavolo dell’Ue e porta a questo tavolo la propria esperienza; così fa la Spagna e così fanno gli altri membri dell’Ue… E l’Italia? L’Italia siede al tavolo dell’Ue e porta a questo tavolo l’esperienza degli altri! Come se non avesse una propria storia o, peggio ancora, come se ritenesse la propria storia una storia sbagliata, una cosa di cui vergognarsi!
Come popolo purtroppo non siamo ancora in grado di fare tesoro della nostra esperienza, della nostra storia, di capirne la profondità, la portata, la ragion d’essere.
L’Italia avrebbe potuto (e potrebbe) portare la propria esperienza a questo fatidico tavolo, farne  capire l’importanza, far capire l'importanza per esempio della rappresentatività (che è una parola nobilissima, non un’offesa né una parolaccia), un concetto quest'ultimo che è stato alla base della ristrutturazione delle proprie istituzioni, avente lo scopo di impedire gli assolutismi e con essi l'arbitrio. Avremmo potuto contribuire a plasmare questa Unione europea secondo modelli realmente democratici affini a questo concetto, così svalutato in vero nell’attuale Ue, e sarebbe stato un beneficio per tutti i membri dell’Ue stessa, per ogni singolo cittadino europeo. Sarebbe stata la cosa giusta da fare, la vera cosa storica e invece…e invece si preferisce lasciare che sia l’Ue a plasmare l’Italia. Ma dobbiamo ricordare che l’Ue è figlia delle nazioni e non madre. Così l'aspetto paternalista non solo non gli si addice per niente ma è l'esatto contrario di quello che dovrebbe essere tenuto per natura, poiché In quanto tale, cioè in quanto figlia, dovrebbe essere lei ad ascoltare i suoi genitori, ogni suo singolo genitore, Italia compresa. Così, l'Italia avrebbe cose da dire all'Ue, ed anche molte, ma prima deve crederci... 
Quando non siamo in grado di comprendere la nostra storia, non siamo nemmeno in grado di comprendere lo spessore delle nostre istituzioni e della nostra organizzazione dello Stato, né siamo in grado di comprendere che il nostro stesso bicameralismo ha dei grandissimi pregi (in numero maggiore dei difetti), quando ci lasciamo convincere da altri che la nostra organizzazione dello Stato non va bene, quando ci lasciamo suggerire da terze parti (consigli senza coda) come dovremmo cambiarla, non facciamo altro che ribadire un concetto, quello secondo il quale la nostra storia per noi non ha senso, quello secondo il quale la nostra organizzazione dello Stato per noi non ha senso, che l'abbiamo trovata così ma non per colpa nostra, è così senza un senso preciso, forse per puro caso, e che siamo pronti a cambiarla secondo la volontà di terze parti, chiaramente non disinteressate (soprattutto a fare i propri interessi). Ma siamo proprio certi che quelle che un tempo (non molto lontano per altro) furono delle nazioni espressamente e dichiaratamente rivali (se non addirittura nemiche), che si strappavano e contendevano il nostro territorio senza guardare in faccia a niente e a nessuno, sapranno darci consigli migliori di quelli che noi potremmo dare a noi stessi? Io qualche dubbio ce l’ho e spero proprio di non essere il solo!
E’ questa l’immagine che offriamo di noi stessi, di un Italia che non crede in se stessa, e si può ben capire come offrendo una simile immagine di sé finiremo solo con l’attirarci le mire di chi è alla ricerca di facili ‘espropri’ e facilissime cessioni di sovranità.
Questa riforma del Senato che approda domani in Parlamento è sintonizzata con questa assenza di carattere, restituisce tutto il sapore di una Italia che non sa cogliere i propri aspetti positivi, gli aspetti interessanti, anzi, quegli aspetti così interessanti che potrebbero diventare addirittura propositivi, e li si spazza via, così, con leggerezza, con sufficienza, forse perché qualcuno lo ha suggerito (per il proprio bene naturalmente, non certo per quello dell’Italia).
Quando le riforme sono sintonizzate con simili cose è quasi certo che siano il frutto di pressioni esterne.
“Quella di compiacere ai più forti è la natura dei popoli italiani” scriveva Guillaume Dufay, celebre musicista fiammingo, nel Quattrocento, durante il suo viaggio in Italia. Pare che una simile natura ancora stenti a lasciare il passo. Il Risorgimento aveva svelato però un altro volto degli italiani. In ogni caso, comunque stiano le cose e qualunque sia la natura degli italiani, i politici di questo Stato hanno il dovere di rappresentare il popolo italiano (sessanta milioni di persone) non certo quello di rappresentare suggeritori esterni!
Queste riforme sembrano infatti pensate per compiacere altre nazioni o altre istituzioni o organismi (non italiani, questo è certo) ed è a queste altre nazioni, istituzioni o organismi che sembrano infatti utili le c.d. riforme più che alla nostra Italia, ormai schiacciata nella morsa di sistemi politico-ingegneristici ricattatori che essa ha contribuito purtroppo volente o nolente a creare.
Questa riforma del Senato dunque per chi è stata fatta? Per il popolo italiano che si vedrà meno rappresentato e peggio? O per la Troika che dall'indebolimento che deriverebbe da questa pensa di trarre profitto?

Distruggere il Senato (Italiano, Romano) può essere stato l'antico sogno delle popolazioni germaniche dai tempi di Teotoburgo (o anche da prima), e si può presumere che siano in molti in Germania a gioire per questa distruzione ancora oggi, e li possiamo comprendere e perfino giustificare sotto certi aspetti.
Più difficile da comprendere è perché dovrebbero essere contenti gli italiani di una simile distruzione che è anche distruzione della propria storia!
Con la distruzione del Senato si indebolisce la nostra nazione, si distrugge la prudenza, la riflessività, la storia appunto, la memoria, la civiltà, si distruggono traguardi importantissimi e si distrugge anche una possibilità, quella di offrire all’Ue un paradigma diverso da quello cui sembra ispirarsi attualmente, un paradigma da cui poter prendere spunto, poiché, lo ripetiamo, quello dell’assenza di rappresentatività è il maggior difetto di questa Ue, e quello di investire nella stessa rappresentatività la maggiore proposta che l'Italia possa fare all'Ue stessa.

Ma se anche noi ci sottomettiamo al paradigma attuale, che non prevede rappresentatività, se lanciamo segnali di questo genere, anche con questa riforma, questa possibilità sfuma...
Il disegno di una certa Ue, di indebolire gli stati membri per poterli meglio controllare a livello centrale, trova in questa riforma del Senato una delle sue migliori e insperate sponde.
Di questo passo torneremo presto ad essere un popolo che non è sovrano di se stesso.
La nostra Costituzione ci aveva illusi che potessimo esserlo (e certo lo potremmo ancora essere se la rispettassimo e la applicassimo) ma la sua distruzione non lascia scampo. Con la distruzione della Costituzione, nei suoi vari Titoli, la via è segnata ed è la perdita dei diritti così faticosamente conquistati e certamente della rappresentatività, che è una cosa bellissima, vorremmo ricordare, e non un’offesa...

venerdì 1 gennaio 2016

Auguri!!!

Il mio augurio per il 2016, è che si possa fermare la deriva antidemocratica che sta attraversando l'Italia e l'Europa!