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domenica 10 marzo 2019

Costituzione e Dieci Comandamenti

Potrebbe non rivelarsi inutile cercare di approfondire il rapporto che intercorre tra Costituzione e Dieci Comandamenti nell’ottica del credente. Come suggerisce il titolo, non si prende in considerazione un credente qualsiasi, ma un credente cattolico che sia (e si senta) anche cittadino di uno Stato e nel caso specifico, dello Stato italiano.
Da questo approfondimento potrebbero scaturire delle considerazioni capaci di fornire un apporto valido nel suggerire quali potrebbero essere gli atteggiamenti opportuni da tenere nei confronti non solo degli altri credenti ma dei cittadini tutti, credenti o non credenti.
Naturalmente si tratta di un argomento non semplice e ci guardiamo bene dal ritenere di poter essere esaustivi al riguardo anche perché l’argomento stesso potrebbe diramarsi in svariate direzioni la cui trattazione esaustiva potrebbe richiedere tempi e spazi considerevoli.
Non volendo essere eccessivamente impegnativi, ma fornire semplicemente alcuni spunti di riflessione, ci limiteremo pertanto ad alcune considerazioni preliminari, senza pretendere di esaurire l’argomento in un così breve spazio, essendo esso, in vero, potenzialmente ampio se non addirittura quasi inesauribile.
Il credente laico italiano, considerato anche in quanto cittadino della Repubblica Italiana, ha dinanzi a sé due esempi: la Costituzione della Repubblica Italiana e i Dieci Comandamenti. Sono entrambe ‘raccolte’ esigenti, non c’è dubbio.
Ma se la Costituzione, così esigente, risulta difficile da rispettare, i Dieci Comandamento sono maggiormente difficili da rispettare.
Così c’è chi propende a pensare che colui che non è in grado di rispettare la prima (cioè la Costituzione), difficilmente sarà in grado di rispettare i secondi.
Se ciò è vero, si potrebbe forse affermare che la misura del rispetto della Costituzione dà la misura del rispetto dei Dieci Comandamenti, nel senso che se non sei in grado di rispettare la Costituzione, difficilmente sarai in grado di rispettare i Dieci Comandamenti.
In parte questo può essere spiegato anche confrontando due concetti: quello di reato e quello di peccato.
La Costituzione si occupa di diritti e doveri e non di peccati. I Dieci Comandamenti si occupano dei precetti trasgredendo i quali si commette peccato.
Ma non si può dire che il decalogo si occupi di reati in senso stretto, pur non essendo difficile ammettere una evidenza, cioè che la trasgressione di alcuni precetti del decalogo sarebbe considerata da molti, se non da tutti, un reato.
La cosa si può forse spiegare nel modo seguente. Ogni reato, in quanto tale, è perciò stesso sempre un peccato; il peccato invece non è detto che sia un reato, potrebbe esserlo ma non è detto proprio in quanto     esistono dei peccati che non sono considerati (e non potrebbero mai essere considerati) reati. Da qui discende l’importanza di distinguere tra peccato e reato considerando, se si vuole, che nel reato è sempre compreso un peccato appunto, mentre nel peccato non è sempre compreso un reato.
Questo si rende comprensibile nel momento in cui si considera che nel catechismo stesso esiste una chiara distinzione tra i peccati, sottolineando il fatto che ne esistano di una natura tale da essere definibili leggeri e di una natura tale da essere definibili pesanti e che quelli leggeri sono chiamati anche veniali.
L’invito a rispettare negli altri i diritti costituzionali è quindi un invito rivolto a tutti i cittadini, sia che si sentano credenti sia che non si sentano credenti. Se infatti è vero che dalla misura del rispetto dei diritti costituzionali (si ricorda a tale proposito che nella redazione della Costituzione ha preso parte una considerevole componente cattolica) si evince il grado di rispetto del decalogo cristiano, nel momento in cui si dovesse appurare che non c’è il rispetto della Costituzione in chi si professa credente si potrebbe legittimamente dubitare di essere di fronte ad un credente in grado di rispettare il decalogo.
Per chi trova che la società potrebbe migliorare nel momento in cui si dovesse diffondere il rispetto del decalogo, il rispetto della Costituzione potrebbe quindi costituire un buon banco di prova.
Ecco quindi un suggerimento importantissimo: difendiamo, applichiamo, rispettiamo la Costituzione.
Sappiamo che non è facile proprio perché Costituzione e Dieci Comandamenti sono molto esigenti, come abbiamo già detto. Ma sforzarsi di difendere, applicare e rispettare la Costituzione dovrebbe costituire per il cittadino italiano una premessa indispensabile esattamente così come per il credente cattolico rappresenta una premessa indispensabile sforzarsi di rispettare i Dieci Comandamenti.
Ma al di là del rapporto intercorrente tra Costituzione e Dieci Comandamenti, per quanto sia sempre utile e proficuo approfondirne la relazione, ed esaminando la questione dei diritti dell’uomo e del cittadino (nella fattispecie italiano) da un punto di vista prettamente e squisitamente laico potremmo rivolgere a noi stessi una domanda: se non rispettassimo i diritti costituzionali nell’altro, che cosa mai potremmo obiettare se non dovessero essere rispettati in noi?
E se non rispettiamo la Costituzione, purtroppo ne facciamo carta straccia. E che cosa potremmo mai opporre a chi volesse stracciarla realmente visto e considerato che, in certo senso, è già stata stracciata dal suo mancato rispetto, dalla sua mancata applicazione?
Impariamo dunque a rispettare i diritti costituzionali di tutti i cittadini.
Chi non rispetta questi diritti negli altri difficilmente potrà obiettare qualcosa dinanzi al mancato rispetto per lui.
Ci viene insegnato infatti che col metro con cui giudichiamo gli altri, saremo giudicati anche noi.