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martedì 21 giugno 2016

Del BREXIT

Dispiace molto constatare l’alto numero di ingerenze che fioccano per turbare gli animi e condizionare il voto dei britannici sulla BREXIT, per dirigerlo sul non uscire. E’ il solito tentativo che si esprime con il solito terrorismo psicologico che dipinge scenari catastrofici con estrema e studiata esagerazione.
Forse affidandosi anche al concetto del sennò son botte.
Invece penso, come Stiglitz, che anche in caso di uscita non debbano sussistere minimamente azioni ‘punitive’ nei confronti della Gran Bretagna. Del resto che questo concetto esista lo deduciamo proprio dal fatto che lo stesso Stiglitz ammonisce a non usarlo. E il solo ventilarne l’ipotesi, ancorché velatamente, influenza ovviamente la gente. La psicologia non è certo assente da questa campagna referendaria.
La sproporzione delle forze in campo sui pronunciamenti pro o contro l’uscita è tutta a favore del contro in termini di spazi mediatici e di uomini immagine.
Questa sproporzione di forze troppo stridente mi ha indotto a lasciare la posizione di prudenza ed equidistanza che avevo intenzione di assumere e che di fatto ho assunto per tutto l'arco della campagna referendaria. Una posizione di rispettosa distanza, anche visto che i britannici sanno pensare molto bene da soli alle proprie questioni, per lasciare giustamente ai britannici quindi le questioni di loro pertinenza senza interferenza alcuna. Questa sproporzione di forze però, mi ha spronato e sospinto ad esprimere alcune timide opinioni, alcune blande idee, ma per il semplice tentativo di riequilibrare quegli squilibri generati da quella che, vista dall’Italia sembra una disparità, per così dire, di spazi espositivi, o di uomini immagine, appunto. Il tentativo, benché oggettivamente pretenzioso, fa parte della mia natura che tende sempre alla ricerca dell’equilibrio (sarà per l’ascendente bilancia! Permettetemi una battuta.) fino al punto di farmi protendere a spostare i pesi della bilancia vuoi da una parte vuoi dall’altra fino all’ottenimento dell’equilibrio cercato.
Equilibrio è equità, equilibrio è giustizia.
Altro elemento che sottolinea la pretenziosità dell’intento è la scarsa udienza che i miei articoli generalmente hanno, e il fatto che non dubito possano riuscire piuttosto ostici al lettore britannico, che sarebbe il legittimo destinatario del messaggio qualora volessi realmente tentare di incidere su un REERENDUM che in realtà non penso proprio di poter influenzare minimamente, visto che poi sono scrivo in italiano e forse in un italiano non proprio semplicissimo, direi arzigogolato. Diciamoci la verità, sono consapevole che questo articolo non influenzerà in alcun modo il REFERENDUM, ma forse il casuale lettore italiano che si trovasse a passare da qui, legendo potrà forse farsi una certa idea e magari modificare in parte le sue posizioni, e mi riterrei già soddisfatto. Ciò nondimeno la mia natura è quella, e mi suggerisce che uno dei fronti, quello dell’uscita dall'Ue, abbia subito svariati danni dalla sproporzione dei pronunciamenti e purtroppo anche a causa di un gesto inconsulto e ingiustificabile di cui tutti sappiamo.
Ecco dunque il tentativo (non tentativo) pretenzioso, espresso in una formula: riequilibrare gli squilibri generati da un gesto squilibrato.
Ma dobbiamo quindi entrare nel merito. Il fatto è che obiettivamente, alcune argomentazioni a favore dell’uscita sembrano particolarmente fondate e basate su dati estremamente realistici. Una di queste, cui si da pochissimo spazio giornalistico, centra il problema secondo me principale, ponendo l’accento sull’assenza di rappresentatività e di Democrazia in questa Ue. Questo è un fatto centrale, fondamentale, direi, per comprendere il fronte pro BREXIT!
Non posso certo rimanere indifferente a questa tesi, visto e considerato che denuncio da tempo (praticamente da quando scrivo su questo Diario Elettronico) l’esistenza di questo stato di cose; non posso certo restare indifferente visto che denuncio da tempo anche la sordità delle istituzioni europee nel recepire queste critiche, che non sono certo solo le mie ma sono anzi piuttosto condivise e in fase di allargamento dei consensi. Come potrei rimanere indifferente a questa tesi? E’ in gioco anche la mia coerenza e confesso che su di me essa esercita una certa presa. A questa argomentazione, in Gran Bretagna, sul fronte del BREXIT si somma oggi quella estremamente significativa e purtroppo altrettanto realistica, dell’indifferenza (sottolineo l’indifferenza) alle sofferenze causate alla popolazione europea, da parte dei dirigenti di questa Ue che, sintomaticamente dimentichi, e quindi lontani, dall’art. A del trattato di Maastricht (che pure è stato sottoscritto da qualcuno!), prendono decisioni che pesano fortemente sulle spalle dei cittadini europei da posizioni sempre più distanti dagli stessi, e non vicine, come l’art. A del citato trattato invece vorrebbe.
Così, la denuncia dell'assenza di Democrazia e rappresentatività son argomentazioni a mio giudizio valide.
Ma parliamo adesso di un altro concetto: lo stato di minorità! Ora, cos’è lo stato di minorità?
Diciamo con Immanuel Kant che minorità "è l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro" e poi aggiungiamo, sempre con lui che "L'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso [...] Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!-è dunque il motto dell'Illuminismo".
Anche questo concetto sembra echeggiare nel cuore del fronte del Brexit.
Un'altra argomentazione che suscita un certo consenso nello stesso fronte è quella che denuncia l'eccessiva egemonia della Germania sul resto dei paesi dell'unione per cui essa assume la fisionomia del marito, e gli altri paesi assumono la fisionomia delle mogli.
Mi viene in mente che c’è una famosa canzone in Italia che dice: <<dieci ragazze per me posson bastare!>>
Ecco, potremmo chiosare dicendo che la Germania addirittura ne vuole 27, non una di meno!
Ci sono argomentazioni di vario tenore evidentemente ma ciascuna a proprio modo è capace di esercitare un certo consenso e di fare breccia breccia nel cuore della gente, perché sono tutte intrise di un fondo di verità e vanno all’essenza del concetto di libertà.
Queste argomentazioni non c’entrano con la violenza. Sono anzi tenute vive proprio per dire no alla violenza!
Queste argomentazioni non c’entrano con il drammatico fatto purtroppo accaduto e che ha sciupato quella che avrebbe dovuto essere, al di là di quello che sarà l’esito, una festa della Democrazia, solo una festa della Democrazia!
Ecco perché al di là delle strumentalizzazioni, queste argomentazioni scelte, che non sono in sé né xenofobe, né violente ma, al contrario, pacifiche e giuste, riescono a toccare comunque corde profonde.
Visto che in favore del restare (nell'Ue, s'intende) si sono mossi carichi da novanta, si permetterà ad un semplice cittadino, letto da pochi, che scrive in italiano, di esprimere alcune opinioni che tendono semplicemente a voler riequilibrare uno squilibrio, dimostrando che il fronte dell’uscita (sempre dall'Ue, s'intende), del Brexit, ha delle opinioni da esprimere, che queste opinioni sono legittime, che hanno un senso e che non sono connesse in alcun modo con la violenza e con quel gesto inconsulto di cui non avremmo mai voluto sentir parlare, quella violenza inammissibile, assurda, generata da odi di cui solo Dio conosce tutti i pensieri limitrofi, annessi e connessi, tutti.
Quelle opinioni benché relegate (quantomeno in Italia) in secondo piano da tutte le testate giornalistiche o quasi hanno una propria ragion d’essere, hanno una propria dignità!
In ogni caso, comunque la si pensi, se la Gran Bretagna uscirà non sarà un disastro, per nessuno! E se rimarrà non sarà una festa, tutto qui, poiché sappiamo già com’ è l’oggi, lo rivivremo domani, tale e quale.
Ma su una cosa saremo almeno tutti concordi: il REFERNDUM avrà vinto!!!
Ma poi…proviamo per un momento a immaginare…proviamo a pensare se, vincendo il fronte dell’uscita, l’Ue si mettesse a riflettere sui propri errori! Sarebbe bello!
Proviamo a pensare se, vincendo il BREXIT, si ripristinasse per miracolo la rappresentatività in questa Ue! Sarebbe bello!
Proviamo a pensare se, vincendo il leave, si ripristinasse la Democrazia nell’Ue! Non sarebbe forse bello?
Proviamo a pensare se, uscita la Gran Bretagna, l’Ue si mettesse a riflettere realmente, almeno di fronte a questo, sul vero concetto di mercato libero! Sarebbe un passo in avanti!
Proviamo a pensare se, con l’uscita, qualcuno si svegliasse finalmente e si mettesse ad ascoltare!
Anche questo sarebbe un passo in avanti!
E proviamo a pensare ancora se in seguito a questa uscita, pur sempre rettificabile, certamente non irreversibile, l’Ue si facesse finalmente carico delle sofferenze causate ad ogni singolo cittadino, per esempio, al popolo greco e a tanti altri cittadini!
Non si leverebbe forse un grido di giubilo?!
E chi potrebbe fare tutto questo se non la Gran Bretagna?!
E’ così che, con questo REFERENDUM, anche quegli stati che sono consapevoli di non poter osare tanto, convogliano in qualche modo le proprie speranze su un esito che potrebbe significare libertà e Democrazia, autodeterminazione e speranza.
Ora, di fronte a tutto questo, sapendo che niente è irreversibile, che tutto si può aggiustare,
sarebbe così delittuoso scrivere e dire…BREXIT?!