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mercoledì 8 giugno 2016

Comunicazione di servizio...

Partiamo da alcune considerazioni lapalissiane, evidenti: i messaggi esistono; i messaggi si servono di codici; i codici possono essere cifrati; il messaggio veicolato da un codice cifrato è più difficile da comprendere (è di più difficile interpretazione) di un messaggio veicolato da un codice evidente, chiaro, abituale poiché è necessario conoscere la cifratura; viviamo immersi nei messaggi.
A partire da queste considerazioni, piuttosto condivise, vorremmo aggiungere queste altre: i messaggi, sia che si tratti di messaggi che usano codici abituali, sia che si tratti di messaggi che usano codici cifrati, possono essere generati consapevolmente o inconsapevolmente. Vi è di fatto la possibilità di generare involontariamente uno o una moltitudine di messaggi. Di più, essendo l’uso dei codici cifrati più difficile da dimostrare rispetto all’uso di un codice abituale, si può sfruttare questa difficoltà per millantare l’uso di tali codici anche quando questo uso non c’è. Inoltre si può additare un messaggio generato inconsapevolmente come un messaggio generato consapevolmente e intenzionalmente e cambiarne così radicalmente la natura, il senso il significato.
Chiamo chi interpreta un messaggio fortuito come un messaggio intenzionale, lettore sintomale. Il lettore sintomale cioè legge parti o totalità di un messaggio come se fossero il sintomo di una ideologia di una intenzione, di un programma, anche quando questa ideologia, questa intenzione, questo programma non c’è e non ci può essere. Le letture sintomali quindi, sono letture ‘cattive’ come direbbe Umberto Eco, perché bisogna far dire alle persone ciò che intendono realmente dire e non ciò che dicono malgrado le proprie intenzioni.
Ciò premesso, diffido chiunque, lettori sintomali inclusi (ed anzi particolarmente quest’ultimi), dall’interpretare in modo sintomale, cioè ‘cattivo’, cioè interessato, qualsivoglia messaggio intenzionale e non intenzionale, ma particolarmente questi ultimi, cioè particolarmente i messaggi non intenzionali (che potrebbero usare casualmente e fortuitamente codici cifrati o che sembrano tali, simbologie, associazioni simboliche e semantiche e quant’altro ancora, ancorché parzialmente e imperfettamente, poiché appunto inconsapevolmente) per piegare questa lettura ai propri fini, ai propri scopi, spesso opposti magari a quelli che generalmente promuove chi è vittima di tali letture.
Il che la dice lunga sull’onestà intellettuale di simili operazioni.
Una delle moderne forme di violenza infatti, consiste proprio nel far dire alle persone cose che in realtà esse non dicono, per sfruttare questo a vari fini e a vari scopi, spesso anche politici e non solo…
Personalmente, quando ho qualcosa da dire e ritengo di volerla dire, la dico apertamente, chiaramente e semplicemente, intendendo per ‘semplicemente’ attraverso l’uso di quella modalità interpretativa diretta che non abbisogna e non necessita di codici cifrati o simili, nella totale assenza cioè di messaggi secondari o subliminali. Chi vuole farsi una idea delle mie opinioni può quindi leggere ciò che scrivo ed avrà una idea abbastanza precisa, ritengo, anche se forse non esaustiva.
Per quanto mi riguarda quindi dirò questo, che non sono in alcun modo responsabile della generazione di messaggi casuali e che non si può dire di essi che siano intenzionali anche e soprattutto se terze parti intervengono meno casualmente per farmi dire cose che in realtà non dico e non ho intenzione di dire o che addirittura non mi passano nemmeno per la testa o che non condivido o, ancora, che ho già smentito con eventuali miei scritti, ecc. ecc.
Ciò (questa assenza di responsabilità) vale anche per qualsiasi altro argomento di qualsiasi altro ambito di cui magari non ho espresso opinioni...