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lunedì 13 giugno 2016

Altra comunicazione di servizio

Personalmente ho una concezione troppo alta del diritto per pensare che sia giusto regredirlo a mezzo di scambio contrattuale! E’ francamente troppo! Ho già espresso questo concetto altre volte, per esempio nell’articolo “Se questo è il nuovo che avanza 2” ma merita ribadire certi concetti ogni tanto, nonché la propria posizione. Così sono a fare questo, a esprimere di nuovo un concetto in cui credo profondamente: i diritti non sono merce di scambio contrattuale. Essi sono sanciti dalla nostra Costituzione, oggi così pesantemente messa in discussione e sono inalienabili. Chiunque pensi di farne oggetto di scambio, chiunque pensi cioè di poter proporre ad un qualunque cittadino lo scambio dell'esercizio di un diritto con qualcos'altro, magari con un altro diritto, è in torto e in errore. Chiunque pensi di poter dire: <<ti concedo un tuo diritto se rinunci all'esercizio di un altro diritto!>>, per esempio la concessione del diritto al lavoro (già sancito dalla Costituzione e quindi fuori discussione) in cambio della rinuncia all’esercizio della libertà d'opinione, commette un abuso ed un errore di partenza, un errore originario, di impostazione, per capirsi. Verrebbe da chiedersi quale opinine abbia della Costituzione un simile personaggio!? Se a farlo è un esponente istituzionale poi, che quei diritti dovrebbe sempre difendere a spada tratta, sempre e comunque, senza se e senza ma, l’errore è ancora più grave. Più alto è il ruolo istituzionale che riveste l’esponente in questione e più grave è l’errore, l’abuso. Vi è in questo un rapporto di proporzionalità diretta!
Benché sia intuibile da chiunque, chiediamoci retoricamente: qual’è questo errore esattamente? Innanzitutto quello di pensare che il raggiungimento di un ruolo istituzionale importante abbia conferito la facoltà di ‘possedere’ i diritti degli altri, al punto da pensare di poterli concedere o non concedere arbitrariamente a seconda della convenienza, magari dello stato d’animo, di come ci si sveglia la mattina oppure a seconda di come il legittimo detentore dei propri diritti (il cittadino defraudato), risponde alle sue proposte o pseudo proposte, tra le quali potrebbe annoverarsi anche quella di cambiare idea su talune questioni che si ritengono politicamente rilevanti o quella di non manifestarle. E’ tutta vecchia politica, lo ribadisco: niente di nuovo sotto il sole.
Ma riprendendo il discorso, questo significa che si pensa di possederli, appunto, questi diritti, che si pensa altresì di poterli usare per i propri fini, e che si pensa anche di aver raggiunto un livello di potere tale da essere al riparo da eventuali critiche che si muovessero a contestare un simile atteggiamento, per cui ci si fa forti del ruolo raggiunto, dei privilegi conquistati dando per scontato che sussisteranno per sempre.
E’ un errore gravissimo naturalmente, e tutti per poco che vi riflettano sarebbero in grado di capirlo.
Il danno sociale è enorme, l’abuso pure, l’esempio dei più deleteri, la prospettiva che preannuncia, foriera di scenari in cui il diritto regredisce, torna indietro. In altri termini si tratta di un passo indietro, di un ritorno al passato! In tutto questo non si vede proprio il nuovo che avanza!
Così tornerò a ripetere che chiunque cerchi di arrivare a fare di un diritto, qualunque esso sia (e a chiunque esso appartenga) una merce di scambio, deprime la nozione stessa di diritto nella sua più alta accezione e di fatto mette in pericolo lo Stato di diritto stesso, ed estensivamente tutti i diritti di tutti i cittadini della Nazione in cui lo Stato di diritto in questione trova la sua attuazione, ovvero commette un illecito, un vero e proprio abuso.
Chiunque proponga uno scambio del genere poi, mette in luce di temere opinioni contrarie alle proprie, e questo timore è il sintomo di una assenza di autopersuasione rispetto alle stesse, rispetto cioè a quelle idee che si vorrebbe promuovere. E questo naturalmente viene percepito in qualche modo ed ha un effetto preciso in chi lo percepisce. Chi cerca invece di promuovere il vero miglioramento della società, il vero progresso, dopo aver proposto un’idea, cerca deliberatamente quelle diverse e magari contrarie, per sottoporle ad una prova, ma anche per favorire un rapporto dialettico costruttivo magari incentrato sull’ironia socratica (che è cosa diversa da quella che chiamiamo comunemente ironia).
Chi cerca il miglioramento e il progresso effettivo non cerca epurazioni e non mette bavagli!
Per quanto mi riguarda ribadirò un altro concetto ancora, anche questo già espresso nell’articolo citato, a dimostrazione del fatto che sono idee che, chi pretende di conoscermi, dovrebbe sapere che professo da tempo, e che sono quindi già note (nessuno stupore quindi se non ho cambiato idea): non rinuncerò alle mie opinioni, neanche quando le si vorrebbe barattare con la non soppressione dei miei diritti.
Sarà piuttosto vero che chi pensa di sottrarmi diritti, chi cercherà di regredirli a merce di scambio (i miei e non solo i miei), minacciandoli, cercando di togliermeli, si mette in una condizione di grave errore e, com’ è ovvio, naturale e scontato che sia (la scienza sacra insegna!), ne renderà conto certamente a Dio!