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venerdì 31 luglio 2020

Cosa continuo a capire del coronavirus


Nei casi di pandemia ognuno deve adottare un atteggiamento responsabile e responsabilizzante. Anche l'informazione è chiamata a responsabilizzarsi e a cercare di essere scientifica, di promuovere un linguaggio comune. In assenza di un linguaggio comune il rischio è di creare semplicemente confusione. Se poi si varano nuove categorie come quella dei negazionisti, si rischia semplicemente di esacerbare le contrapposizioni anziché favorire la comprensione del fenomeno.
Nonostante le numerosissime ore di televisione dedicate al coronavirus si confondono molte cose.
Per esempio si confonde la quarantena con la serrata del Paese, la chiusura totale.
La quarantena è quel periodo di 14 giorni in cui, dal momento dello sviluppo dei sintomi, il malato deve stare riguardato per evitare di contagiare altre persone. passato quel periodo, se non subentrano complicazioni, egli non può contagiare nessuno perché il virus è vinto.
Da qui si possono arguire varie cose, per esempio che le persone che non sviluppano sintomi e che quindi dimostrano di avere un sistema immunitario efficiente che non ha consentito al virus di farsi strada nel proprio organismo, ancorché positive, in quanto non malate non necessiterebbero di quel numero di giorni di quarantena, bensì di un numero inferiore. Infatti già da subito non sembrerebbero in grado di emanare dosi in grado di infettare qualcuno.