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giovedì 11 ottobre 2012

Stato di diritto e legge del più forte

Col precedente post ci siamo lasciati col proposito di esaminare alcune frasi che compaiono nel sito ufficiale dell'Unione Europea. Apprestiamoci dunque a farlo. Intanto vorremmo invitare gli eventuali gentili lettori a prendere contatto e magari anche confidenza con il sito europa.eu , che si presenta molto ricco, molto complesso, piuttosto esaustivo e ben costruito nell'insieme, obiettivamente parlando.
Tuttavia, come sappiamo, la migliorabilità, quella bella caratteristica immanente alle cose migliorabili, è certamente propria a molte cose appunto, a quasi tutte direi, ivi incluso questo sito.
E chissà se nel nostro piccolo anche noi non possiamo dare una mano in questo con opportuni suggerimenti, che il sito stesso per altro invita molto democraticamente a dare. Auguriamoci dunque che il miglioramento si estenda a tutti, compreso a chi scrive, e che questo sito stesso possa migliorare conformemente e parallelamente al miglioramento e perfezionamento della stessa Unione Europea (anch'essa migliorabile) di cui il sito è evidentemente e necessariamente un riflesso.
Quello che vorremmo fare, nello specifico è commentare un brano in particolare, poichè ci sembra che nel farlo si possa pervenire a qualche utile supplemento di verità.
Intanto, dove trovare questo brano? é piuttosto semplice...
Una volta giunti alla home page del sito è sufficente guardare in alto a sinistra dove campeggia il titolo del capitolo 'Funzionamento dell'UE'; immediatamente sotto vi è il primo paragrafo intitolato Informazioni di base; ecco, è sufficente cliccarvi sopra per ritrovarsi nella pagina che ci interessa.
Ora, circa a metà della pagina, più o meno all'altezza della fotografia, molto bella tra l'altro della bandiera dell'Unione europea, c'è il brano che ci interessa, eccolo:

"L'Unione europea si fonda sul principio dello stato di diritto. Questo significa che tutti i suoi poteri riposano sui trattati europei, sottoscritti volontariamente e democraticamente dai paesi membri. Questi accordi vincolanti fissano anche gli obiettivi dell'UE nei suoi numerosi settori di attività."

Intanto prendiamo atto che lo stato di diritto è un principio fondante per l'UE e ce ne rallegriamo, non possimo infatti che condividere questa posizione.
Tuttavia è esattamente in questo brano che ravvisiamo qualcosa che forse può configurarsi come una involontaria lacuna di tipo concettuale, e naturalmente ci premuriamo immediatamente di andare a segnalarla, nella speranza di fare cosa gradita o quantomeno utile.
La frase in sè non è sbagliata, intendiamoci, ma offre forse una visione riduttiva del concetto di stato di diritto e, se lacuna vi è, forse è in questo che affiora.
Qual'è dunque questa lacuna?
Se andiamo a rileggerlo notiamo che dopo la prima proposizione: 'L'unione europea si fonda sul principio dello stato di diritto', ne segue una seconda la quale dovrebbe spiegare il senso del contenuto della precedente, dovrebbe cioè spiegare che cosa significhi fondarsi sul principio dello stato di diritto. E' proprio questo passaggio che non è convincente, rileggiamolo:

"Questo significa che tutti i suoi poteri riposano sui trattati europei, sottoscritti volontariamente e democraticamente dai paesi membri."

Ora, se è vero come è vero che uno stato di diritto riposa su leggi e trattati stipulati  democraticamente, cosa tanto scontata quanto difficile da mettere in dubbio e che quindi potremmo naturalmente sottoscrivere senza alcun problema e pacificamente accettare, è pur vero che questo non coglie il senso pieno e più vero del concetto di stato di diritto.
Infatti a nostro modo di vedere manca un passaggio fondamentale, quello che specifica appunto che accogliere il principio dello stato di diritto significa rifiutare lo stato di brutalità, la legge del più forte e quindi la violenza in generale, le prepotenze, il bullismo e tutto ciò che ne deriva.
Quello che viene colto con questo brano è il senso più esteriore, più essoterico potremmo dire che, pur non negando l'altro, non sembra tuttavia capace nella fattispecie di sfiorarlo.
Infatti il senso pieno del concetto di stato di diritto poggia sull'identificazione dello stato di diritto col rifiuto in toto della legge del più forte. Se esiste l'uno l'altra, la legge del più forte, non c'è o non c'è più.
Riteniamo che sia cosa utilissima insistere sull'identificazione dello stato di diritto col  rifiuto in toto della legge del più forte, almeno finchè questi due significati non appaiano assolutamente indissolubili e imprescindibili l'uno dall'altro. E' questo che nel brano non emerge. Doveva esserci per forza? No, semplicemente sarebbe stato meglio, naturalmente dal nostro punto di vista.
Poniamoci ora una domanda:

Quale stato di diritto potrebbe mai essere quello che lascia spazio all'arbitrio della violenza sia essa fisica o psicologica, e all'arbitrio della forza bruta, pur avendo delle leggi sulle quali poggiarsi?

E' questo il principio fondamentale dello stato di diritto, preso nella forma più pura e originale, dalla quale tutte le altre, che ne costituiscono in un certo senso una emanazione nel mondo reale, derivano.
La storia ci insegna che non sempre il sedicente stato di diritto si è mostrato all'altezza della situazione. Anche questo naturalmente sottolinea una volta di più che quando le leggi promulgate non aderiscono al principio fondamentale testè espresso e si lasciano aperte, volontariamente o no, delle brecce dalle quali filtra l'arbitrio, tendenza che a livello popolare viene espressa dal ben noto detto 'fatta la legge trovato l'inganno', lo stato di diritto si trasforma in uno stato di pseudo-diritto.
Questo ci dimostra altresì che può esserci distanza anche in termini generali tra quello che è il valore incorrotto del principio fondamentale nel suo stato originale, quello che si trova nel mondo delle idee e la sua corruttibilità susseguente alla sua immissione nel mondo reale del manifestato.
Pertanto quello che in ultima analisi ravvisiamo è una certa fretta nel passaggio dal primo al secondo periodo, la quale da luogo a una lacuna che è costituita espressamente dall'omissione dell'espressione del principio primo dello stato di diritto e che  speriamo, almeno in parte, di aver colmato.

Ci spiacerebbe di essere tacciati di gratuita pedanteria. Quello che abbiamo cercato di fare, al contrario, oltre a essere stato sentito come un dovere, speriamo che possa essere di una qualche utilità, soprattutto oggi che certi valori sembrano subire una specie di sbiadimento.

Dopotutto questa frase si trova in un sito ufficiale nientemeno che dell'Unione europea, in un paragrafo chiamato informazioni di base, dove è evidente per tutti che base significa simbolicamente, esattamente piattaforma di appoggio, punto di partenza, al di sopra della quale si erge tutto il resto, come una conseguenza.
Non solo ma lo si dice nella prima proposizione del brano stesso che "l'Unione europea si fonda sul principio dello stato di diritto". Per questa ragione è necessario far sentire bene quanto questo è fondamentale e trattarlo come merita, attribuendogli il peso specifico che esso in effetti ha, piuttosto che trattarlo frettolosamente.
Per ribadire quindi diciamo che 'stato di diritto' e 'legge del più forte' non vanno insieme.
Supponiamo che questo concetto sia ben assorbito dai politici e dai funzionari di tutte le nazioni e quindi anche dai parlamentari nazionali ed europei, dai membri della Commissione, del Consiglio e di tutte le istituzioni europee. In altri termini crediamo che su questo punto non sussistano dubbi e ci si trovi tutti d'accordo.
E allora se ci troviamo d'accordo su questo punto dovremmo certamente trovarci d'accordo anche con l'affermazione secondo la quale: lo stato di diritto non è semplicemente la dove sussistano leggi e trattati sui quali poggiarsi, bensì è la dove le leggi e i trattati sui quali  ci si poggia siano stati promulgati in modo da riflettere profondamente l'essenza del principio  secondo il quale stato di diritto equivale espressamente ed esattamente ad assenza della legge del più forte, tale che queste stesse leggi non lascino spazio o brecce dalle quali possano riaffiorare come ospiti indesiderati la brutalità e l'arbitrio in nessuna delle loro manifestazioni.