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sabato 29 settembre 2012

Senso di responsabilità

Come ho già detto in un post precedente sono un operatore artistico, ed è con grande difficoltà che affronto tematiche lontane dal mio originario ambito di appartenenza, ma lo sento come un dovere. Dopotutto prima ancora che operatore artistico sono un cittadino della Repubblica Italina e come tale vivo le vicissitudini della mia nazione che non mi sono indifferenti.
Sono un cittadino che crede nella democrazia e in chi la difende, nelle istituzioni e in chi le difende, nella Costituzione e in chi la difende, e come tale faccio mio l'invito di quest'ultima, nel suo art.4 che campeggia parzialmente qui sopra, di svolgere una funzione che concorra al benessere materiale o spirituale della società'; questa è la speranza. E' così quindi che, sotto l'invito della Costituzione, ma anche sotto l'invito di chi chiede partecipazione e concorso di idee (e sono in molti), che mi accingo ancora una volta con serenità e pacatezza, pacificamente e democraticamente, rispettoso delle altrui opinioni ma soprattutto di chi le esprime, ed eventualmente delle istituzioni che chi le esprime rappresenta, a proporre a mia volta le mie circa il contesto storico nazionale ed europeo molto delicato che stiamo vivendo, così delicato da richiedere in tutti un supplemento di quelle qualità che sono tipicamente connesse a quell'utile e nobile atteggiamento che tutti conosciamo come senso di responsabilità, assolutamente certo di ricevere in cambio lo stesso trattamento e lo stesso rispetto.
Rispetto quindi, il che non significa assenza di fermezza nell'esprimere le proprie opinioni.
Dopotutto mi sono posto in una posizione apertamente critica nei confronti dell'attuale governo, nella speranza che le critiche siano utili e costruttive, benchè forse poco delicate per loro natura.
Ci sono vari problemi in Europa in generale, questo è evidente. Ma ve ne sono anche all'interno delle Istituzioni Europee. Forse questo è meno evidente, ma informarsi è possibile. Poi ce ne sono appunto sul fronte interno Italiano, dove pare sussista una certa mancanza di recettività da parte della politica ad ascoltare i cittadini, forse più che nella stessa Europa. In generale questi problemi hanno il comune denominatore di essere problemi di comunicazione a vari livelli, tra cittadini e politica, tra organismi intergovernativi e Corti Costituzionali e via dicendo, in una gran confusione.
Ed è su questo che vorrei concentrarmi un attimino.
In questo contesto storico così delicato sono in molti a tornare a ripetere che lasciare inascoltate le preoccupate voci dei cittadini è un errore gravissimo anche, e direi soprattutto, quando queste voci si concretizzano in domande costruttive civilissime e di senso compiuto, alle quali non rispondere è innanzitutto, prima di ogni altra cosa, pura e semplice scortesia!
In Italia per esempio non possiamo che concordare naturalmente con le affermazioni di chi sostiene che la Scuola deve essere rilanciata perchè abbiamo bisogno di cultura. Ma quando si tratta di usarla questa cultura perchè non va più bene? E a che cosa serve poi la cultura se alcuni dei suoi frutti migliori vengono del tutto ignorati consapevolmente o no?
A scuola ci hanno insegnato che quando non si capisce qualcosa si alza la mano e si chiede una spiegazione. Anche questa è cultura, cultura pedagogica.
Ma quando si esce dall'ambito scolastico che cosa succede? Queste regole smettono di valere? Dov'è la pedagogia? Dov'è la didattica? Si tratta forse di una pedagogia e di una didattica 'sui generis' che sfrutta il silenzio come forma di insegnamento? Che cosa dovremmo imparare da questo silenzio?
Il fatto è che abbiamo già imparato che l'insegnamento è un evento pedagogico quando determina apprendimento. E per determinare apprendimento in una fase emergenziale si cerca di rispondere con celerità, non di tacere. Altrimenti il legittimo sospetto è che questa emergenza sia fittizia, non reale.
Per quanto riguarda le problematiche del controverso ESM pur nella generale insoddisfazione, almeno da parte mia, della sentenza della Corte Costituzionale Tedesca, perchè speravo in qualcosa di più, obiettivamente bisogna ammettere che le condizionalità espresse dalla stessa Corte hanno una certa rilevanza! Hanno messo per esempio un tetto di 190 mld di euro alla contribuzione della Germania, ma cosa altrettanto  importante, se non di più, pare che si siano espresse sul fatto che la trasparenza in una democrazia sia la cosa più importante!
Questo mi procura una certa soddisfazione poichè nel post intitolato 'Passaggi storici delicati' avevo giusto messo in luce questo aspetto. Tuttavia ancora mi chiedo se qualcuno, anche tra i tifosi dell'ESM, si sia posto il seguente problema: le condizioni della Corte Costituzionale Tedesca ( l'ormai famoso 'si condizionato' all'ESM) non dovrebbero costituire una sorta di emendamento allo stesso trattato ed esservi quindi inserite nero su bianco? A che cosa servono le condizionalità espresse se non vengono scritte nero su bianco all'interno dello stesso trattato? E quando c'è un emendamento il trattato non deve essere riproposto all'approvazione? Che tipo di percorso legislativo è mai questo?
Forse mi sbaglio, almeno lo spero, ma la mia sensazione, e forse quella generale è che le si stia ignorando del tutto queste condizionalità!
Questa sensazione è corroborata dal fatto che c'è già chi sta pensando di quasi triplicare il fondo e passare da 700 a 2000 mld di euro, con grande leggerezza e distrazione rispetto alle realtà che si stanno manifestando in Europa.
Tutto questo avviene infatti mentre i cittadini della Spagna manifestano la propria sofferenza per l'attuale situazione nelle piazze, e  in Grecia altrettanto.
Se siamo cristiani mostriamoci capaci di ascoltare questa sofferenza. Ma anche chi non è cristiano, ed appartiene ad altre confessioni o addirittura è ateo, certamente è capace di raccogliere ugualmente le manifestazioni di sofferenza della gente. Dal punto di vista  di questi nostri concittadini europei penso che sia inspiegabile il fatto di dover versare valanghe di mld di euro, per riprenderli a debito, mentre le politiche di austerità non fanno altro che tagliare e tagliare.
La contraddizione  evidente che si pone come vero e proprio paradosso è che mentre viene chiesto alle fasce più deboli un ventennio di austerità con il 'Fiscal Compact', dall'altro lato si cerca di approntare un meccanismo di raccolta fondi per gettiti illimitati, il MES appunto.
Per tornare al parallelismo con la fisiologia umana di cui ho parlato nel post precedente, questo gettito illimitato significherebbe nientemeno che una emorragia continua ai danni di un paziente che, se è vero che soffre già di anemia (e forse soffre proprio di anemia!) non potrà farlo che  peggiorare.
Ascoltare le sofferenze della gente non è populismo, una parola sempre più spesso adottata da chi cerca forse troppo frettolosamente di etichettare realtà che invece dovrebbero essere esaminate con grande attenzione. Ci sono persone che si sono tolte la vita a causa della crisi, con quale coraggio o superficialità mi chiedo, si parla di populismo? Allora il fatto che stiamo ricordando queste realtà anche all'interno di questo blog, anche questo è populismo? Ne siamo proprio sicuri? Non c'è nemmeno un piccolo dubbio che affiora nella coscienza di chi taccia di populismo coloro che cercano di indicare realtà a forte rischio o politiche anti popolo?
La fretta sembra essere poi  il denominatore comune di tutto un contesto europeo che bando alle richieste e alle perplessità di una moltitudine di cittadini di tutta Europa, ma bando anche alle decisioni delle Corti Costituzionali Nazionali (vedi quella Tedesca) va avanti come se niente fosse, come se non facessero parte di questa Europa e non vedessero quello che gli sta accadendo intorno. Per chi vive in questo contesto decisamente altolocato è tutto urgente, fateci caso. Mentre dal mio punto di vista ciò che è urgente è l'ascolto dei cittadini, dare risposte alle loro domande e ancora e sempre l'aderenza all'art. A del trattato di Maastricht, forse già violentato all'interno dello stesso trattato.
Nel contesto italiano una domanda si impone su tutte e quasi non la si può più trattenere. E' arrivato davvero il momento di dare una risposta!
La domanda non è mia anche se nelle stesse intenzioni di chi l'ha formulata originariamente  certamente sussiste la speranza che ciascuno la faccia propria, così anch'io la faccio mia. La domanda, che circola da tempo e che nasce nell'ambito della ricerca economica è preceduta da una riflessione:
in questo contesto governativo italiano costituito da tecnici ciò che il cittadino si  sarebbe atteso è una risposta tecnica sulle cause che hanno portato l'economia in questo stato. Ecco quindi la domanda:

Potete finalmente spiegarci tecnicamente perchè l'ecomomia verte in questo stato di cose per favore?

Ai concittadini europei greci e spagnoli, ai quali manifesto la mia solidarietà, chiedo intanto di manifestare pacificamente, di tenere duro, ma soprattutto di porre ai propri governanti lo stesso quesito: perchè l'economia verte in questo stato? E' una domanda legittima.
Infatti se chi ci governa conosce la risposta perchè non ce la dice? E se non la sanno come fanno a stabilire le politiche risolutive?
Tutti capiscono infatti, è una questione elementare, che se non si sa di che cosa soffre il malato, non si possono adottare le cure necessarie. Se invece si sa di che cosa soffre il malato allora lo si dica apertamente.
Se le domande non sono comode è bene ricordare che nemmeno questa realtà lo è per una moltitudine di persone. La questione è difficile naturalmente, bisogna ammetterlo e bisogna esserne consapevoli, per questo occorre comprensione anche nei confronti degli stessi governanti che tuttavia essendosi proposti per dei ruoli di responsabilità hanno tra i loro doveri quello di non sottrarsi al dibattito stesso soprattutto nel momento del bisogno.
E poi avere comprensione non significa rinunciare al diritto-dovere di porre domande utili per il proprio paese. Per il cittadino italiano è un dovere farlo, ce lo chiede la nostra Costituzione. Spero che sia così anche per gli altri concittadini europei. Per concludere vorrei dire che sarebbe importante riconoscere la propria difficoltà ad affrontare il problema se c'è ( e pare a tutti che ci sia dal momento che di risposte non ce ne sono), invece di sbandierare soluzioni incomprensibili, che un numero crescente di persone addita come interessate e opinabilissime, e forse la soluzione si avvicina.