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giovedì 27 settembre 2012

Circolazione, Re-distribuzione, Re-Paideia!

Riallacciandoci alla concezione del parallelismo della circolazione della moneta con la circolazione del sangue, trattato in questo blog nei post intitolati 'Le ragioni del lavoro', si può intanto dire che un organismo sia sano quando il sangue circola in determinate condizioni ottimali. Così pure per l'economia questo è vero: finchè la moneta circola essa crea benessere, ma deve circolare in determinate condizioni favorevoli.
La moneta diviene così il convenzionale sangue della società.
Il grande sperpero di denaro pubblico, le grandi perdite di denaro sia pubblico che privato dovute a spericolate operazioni speculative possono essere paragonate ad emorragie. Uno dei mali della nostra economia attuale, e mi riferisco anche all'economia reale, pare essere determinato proprio dal fatto che l'organismo-società soffre di anemia da emorragia. Nell'organismo umano quando sussiste questo stato patologico le risposte possono essere principalmente di due tipi: fisiologiche e meccaniche.
a) Fisiologiche ad opera delle cellule staminali emopoietiche del midollo osseo (che servono alla creazione di nuove componenti del sangue da reimmettere in circolo nell'organismo). Oppure b) di tipo meccanico cioè si interviene con una trasfusione meccanica di sangue. E così parallelamente nel mondo dell'economia quando ci sono forti perdite di denaro si interviene generalmente reimmettendo una medesima quantità di moneta nei mercati. E' la famosa formula del grande economista inglese J.M.Keynes che in generale sosteneva che nei periodi di crisi la reimmissione di liquidità in circolo nei mercati avrebbe favorito la domanda e quindi la ripresa economica. E questo pare abbia funzionato per un certo periodo.
Perchè non funziona oggi? E'la domanda che gli economisti si stanno facendo.
La crisi c'è e va superata, il problema è: come?
Bisogna conoscere la malattia per stabilire la cura. Ma i governi stanno zitti al riguardo. Che fare allora? Qualche proposta è possibile avanzarla.
Chi ama l'Italia, per esempio, può aiutarla acquistando titoli di stato al tasso di interesse minore possibile.
E' vero che questo sembra contraddire la logica del profitto, ma talvolta è proprio la logica del profitto che mette in crisi una nazione e la stessa economia e questo pare evidente sopratutto oggi.
Potrà sembrare strano ma è così! Che male c'è in un periodo di crisi a rinunciare ad un lauto profitto che indebita il tuo stato, la tua nazione, quando un profitto minore ti aiuterebbe comunque senza mettere in crisi il paese nel quale vivi e lavori e nel quale vivono e lavorano i tuoi concittadini?
Sarebbe così spiacevole aiutare la propria nazione a riemergere? Amare la propria nazione non significa odiare l'Europa, al contrario. E' l' Europa stessa che sottolinea l'importanza del rispetto per le singole specificità culturali e le singole tradizioni costituzionali.
La storia non si cancella e con la propria storia generalmente ci si identifica.
Oltretutto in questo caso si darebbe prova di una grande maturità civica e politica e l'esempio potrebbe essere seguito da altri. In un periodo di crisi si può fornire eccezionalmente e temporaneamente un aiuto che, non solo non costa niente (semplicemente fa guadagnare un po'di meno), ma che può fruttare alla collettività un minor indebitamento del proprio stato o nazione, e quindi un guadagno di ordine sociale e benessere generale! Non è una brutta prospettiva. E'così fattibile poi, Basta volerlo!
I veri profitti se proprio vogliamo, cerchiamo di farli nel mondo dell'economia produttiva, reale, lasciando perdere il profitto nel mondo del finanziamento degli stati.
Le banche in questo senso potrebbero svolgere un ruolo importante nel rivitalizzare le imprese, riacquistando quel ruolo storico che gli è stato proprio dal momento della loro creazione.
Questo costituirebbe una bella assunzione di responsabilità e un passo avanti nella soluzione della crisi.
Ma vediamo un attimo meglio il discorso dell'acquisto dei Titoli:
l'esempio dell'acquisto di Titoli di Stato sembra esemplare, estremamente esplicativo per capire le dinamiche dell'indebitamento.
Infatti maggiore è il tasso di interesse che noi percepiamo dall'acquisto di questi Titoli e maggiore sarà l'indebitamento dello stato. Lo stato si indebita con i privati cittadini per avere i soldi che gli sono utili, così che all'asta successiva dovrà aumentare il numero di Titoli di Stato stessi da vendere ai cittadini per avere i soldi utili sia per le politiche che intende fare sia per gli interessi che deve pagare a coloro che avevano acquistato i titoli precedentemente. E tutto questo porta ad un circolo vizioso difficilmente arginabile.
Da questa situazione la politica se ne esce con le proposte di austerità, che in una ottica Keynesiana rappresenta l'esatto opposto di ciò che si dovrebbe fare, perchè determina una contrazione dei mercati. La domanda svanisce, la produzione rallenta, l'occupazione è a rischio. Un altro circolo vizioso.
L'indebitamento degli stati ed il rapporto debito/pil diventa allora il cavallo di battaglia, ma direi più esattamente la scusa, per la creazione di strutture che nelle intenzioni o nella propaganda avrebbero la funzione di aiutare il pareggio di bilancio e riequilibrare il suddetto rapporto debito/pil, con dubbia efficacia, ma con certezza della perdita della sovranità nazionale.
E'ciò che stà avvenendo con l'ESM.
Chi ama l'Italia può aiutarla quindi acquistando titoli di stato a tassi di interesse minori.
In termini generali, minori sono i tassi di interesse e minore è l'indebitamento pubblico e privato. Seguendo questa traiettoria, la teoria della società-organismo e del concomitante concetto di circolazione della moneta come circolazione del sangue, troverebbe nelle sue estreme conseguenze applicative un suo ideale un po' utopistico, date le circostanze, che forse potrebbe spaventare qualcuno, ma che offriamo a livello di semplice concorso di idee e per cominciare a familiarizzare con alcuni concetti che potrebbero essere estesi e sviluppati con maggiore pertinenza da esperti di settore, ricercatori e studiosi di economia e finanza. Si tratta della circolazione del denaro se non a tasso zero, ad un tasso bassissimo o quasi inesistente; in altri termini della sua pura e semplice circolazione!
Ci vorrebbe una fiducia fortissima nell'idea che circolazione è benessere in sè. Ce lo insegna l'organismo sano, che in una situazione di normalità deve fare fronte con le cellule staminali emopoietiche soltanto al decadimento e invecchiamento naturale dei componenti del sangue come per esempio i globuli rossi, le piastrine ecc.
Ma torniamo ancora su ciò che si può fare per risolvere la crisi.
Qualcosa di interessante potrebbe scaturire da quello che potremmo definire il progetto trasparenza, il progetto Glasnost direi. Per esempio sarebbe interessante avere una totale trasparenza sui flussi di denaro relativi alle accise sui carburanti. Una volta ottenuta la quale si potrebbe capire come usare meglio per il bene comune questo gettito. E' solo un esempio.
Un'altra cosa ancora sarebbe una equa ed adeguata redistribuzione del denaro, dai luoghi nei quali oggi esso si addensa infruttuoso oltre ogni limite a quelli periferici attraverso opportune e mirate, ancorchè eque, politiche sociali adottate nell'interesse comune. In altri termini una patrimoniale di solidarietà.
Ricordate la parola d'ordine della precedente campagna elettorale del Presidente degli Stati Uniti d'America Obama? Re-distribuzione! A tale proposito apro una piccola parentesi perchè vorrei ancora una volta far notare che se si è alleati degli Stati Uniti, non lo si deve essere soltanto quando si tratta di mandare truppe in missione di pace, o all'atto dell'acquisto di caccia militari, lo si deve essere anche nel momento della Re-distribuzione!
Se questi aiuti venissero coadiuvati da un aumentato senso di responsabilità internazionale, dovuto ad una espansione dello stato di diritto in modo paritetico all'espansione delle politiche economice, se questi aiuti venissero supportati da serie politiche di reindustriallizzazione, per fare leva sull'economia reale che tenga conto anche dell'ambiente, parte della crisi se ne andrebbe da sè. Così in Europa sarebbe possibile riprendere il cammino dell'integrazione europea su una base diversa da quella attuale che ha questa connotazione così emergenziale, forse interessatamente emergenziale. Si potrebbe ripartire da una base più naturale e meditata in accordo con il tanto bistrattato articolo A del trattato di Maastricht, senza soluzioni affrettate che, tra i loro effetti collaterali non esplicitati ( perchè non esplicitarli?) vedrebbero quello della perdita di sovranità nazionale delle singole nazioni. Così sarebbe possibile riprendere il cammino su basi diverse e facendo leva sulla cultura e sulla consapevolezza che oggi pare essere sopportata con un malcelato senso di fastidio.
L'evoluzione sociale potrà mostrare i suoi benefici solo e soltanto se verrà preceduta da una preparazione specifica al cambiamento a cui deve essere deputata principalmente la scuola. Viceversa sembra che oggi si preferisca fare leva sull'inconsapevolezza, sull'assenza di dibattito, e su una forza muscolare che ha la funzione di mettere i cittadini dinanzi al fatto compiuto ignorando le miriadi di proteste, di richieste, di domande, di proposte ecc.
E' la preparazione culturale una delle chiavi fondamentali attraverso le quali l'integrazione europea potrà avvenire nei giusti modi e nei giusti tempi, senza fretta, che è sempre una cattiva consigliera. Ce lo dicono molti detti popolari, e per chi è credente lo dice la Bibbia.
E a tale proposito dobbiamo riconoscere alla Scuola, particolarmente quella pubblica, e agli insegnati, anche loro un po' bistrattati oggigiorno, il ruolo fondamentale che essi in realtà hanno già adesso, ma che potrebbe addirittura aumentare, essere rivalutato, rivalorizzato, per essere rilanciato energicamente, perchè è anche di questo che abbiamo bisogno.
E' per le ragioni sopra esposte che dobbiamo investire nella cultura e riportare in auge la Scuola e l'educazione civica e morale che essa sa impartire per la formazione del nuovo cittadino europeo che deve saper amare l'Europa perchè sa amare anche il proprio territorio e la propria specifica cultura.
Una nuova educazione in un ottica europea, per la formazione del cittadino europeo di un' Europa democratica e rispettosa delle diversità culturali. L'educazione del cittadino è stato un ideale della stessa antica Grecia. La chiamavano Paideia.
Ancora educazione quindi, di nuovo educazione, di nuovo Paideia, Re-Paideia!
Anzi direi: Circolazione, Re-Distribuzione e Re-Paideia!!!